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6 eventi eventi GRANDI NUMERI ANCHE A CUNEO E ALESSANDRIA L’Alessandria Challenger 2009 (30.000 euro maschile) e l’International Country Club ’09 – Banca Regionale Europea (100.000 $ ITF femminile) sono andati in archivio con grossi Molto successo anche a Cuneo per il Torneo Internazionale Femminile WTA risultati numerici riguardanti i molti aspetti dell’organizzazione. Sia ad Alessandria che a Cuneo sono stati circa 10.000 gli spettatori che hanno seguito i match nei rispettivi siti di gara, ovvero il Centro Sportivo Comunale “Innocenzo Barberis” o “Borsalino” e il Country Club. Circa duecento i volontari, per ciascun torneo, che si sono distinti quali raccattapalle, giudici di linea, staff organizzativo, transportation e similari. Due vere e proprie “macchine da guerra”, indispensabili per la riuscita delle manifestazioni: “Ogni anno – precisa Paolo Ponzio, direttore del torneo al Country Cuneo – ci stupiamo di quanto riescano a fare i nostri volontari, e siamo ormai giunti all’11esima edizione della rassegna. Sono infaticabili e preziosissimi. Le giocatrici hanno imparato a beneficiare della nostra ospitalità e di anno in anno cercano di calendarizzare il nostro torneo nella loro fitta programmazione. In molte sono tornate e con altrettanto trasporto il pubblico cuneese, avendole un po’ adottate, ne segue poi le gesta nel massimo circuito”. R.B. I NUMERI DEL TENNIS PIEMONTESE Il Piemonte conta 253 circoli affiliati alla federazione, con un totale di 16.942 tesserati, ossia con un incremento del 46% negli ultimi tre anni di cui 6148 giovani (under 16). Si stimano 34.000 praticanti, con un’organizzazione di 416 tornei all’anno in tutte la categorie, di cui 135 solo giovanili. Le squadre iscritte ai campionati federali nazionali sono 980, di cui 255 giovanili. Nell’organizzazione dei tornei internazionali, per montepremi il Piemonte è secondo solo al Lazio se si includono gli Internazionali d’Italia di Roma; diversamente con un totale di 365.000 $ è primo in classifica, seguito dal Lazio con 250.000 $, dalla Lombardia con 355.000 $, dall’Emilia Romagna con 230.000 $, dalla Campania con 195.000 $ e dal Veneto con 155.000 $. E’ comunque l’unica regione che ha il maggior numero di tornei con montepremi da 100.000 $ (Torino, Cuneo e Biella), seguita dalla Lombardia con un torneo da 125.000 $ (Bergamo) e dalla Campania con un torneo da 100.000 $ (Napoli).
Si chiama Biella, si pronuncia Europa L’impegno, la saggezza e la serietà del club laniero hanno riportato il basket piemontese ai livelli della Berloni di Guerrieri di Guido Ercole E adesso, l’Europa! Per il basket biellese si apre un nuovo capitolo: archiviata una stupenda stagione contrassegnata dall’inaugurazione del nuovo attesissimo palasport e dalla fantastica cavalcata nei playoff, fino alla semifinale, ora l’orizzonte si allarga con l’annunciata (e meritata) partecipazione all’Eurocup. Ma sempre, come è nella natura dei biellesi, con i piedi ben piantati per terra, attenti a non fare il passo più lungo della gamba, a non tradire quella politica da “scopritori di talenti” che ha contraddistinto le ultime stagioni, in continua crescita, del club piemontese. Eppure, in una stagione eccezionale, c’è sempre qualcosa da recriminare. In questo caso è proprio il caso di dire: maledetta, maledetta Milano! Sempre lei, sempre l’Olimpia, ora Armani Jeans, a mettersi di traverso sulla strada dei lanieri, stavolta a batterli in semifinale, quasi a confermare quella accesa rivalità che risale addirittura agli inizi degli Anni ’60, quando le mitiche imbattibili Scarpette Rosse del “Principe” Rubini lasciarono inopinatamente e vergognosamente le penne nella palestrina biellese grazie a un tiro libero di Briga a tempo scaduto. Una rivalità che ha una sua ragione di essere per le manovre sotterranee di Rubini, quando tentò di portar via dalla Libertas Biella Capitan Uncino, al secolo Ottorino Flaborea, proponendogli un lautissimo ingaggio purché riuscisse a svincolarsi dal club, evidentemente senza conoscere l’onestà del buon Fla- borea che invece finì per accasarsi, regolarmente ceduto, tra gli acerrimi rivali di Varese. E ancora: lo scippo, questo sì riuscito, del “Rosso” Kenney, che proprio mentre stava per firmare per Biella fu imbarcato in macchina e trascinato a Milano: e Arturo il Duro, grazie alla sua combattività avrebbe probabilmente consentito a Biella di restare nella massima serie pur schierando una squadra di matricole, terribili sì ma pur sempre matricole, come Caglieris, Riva, Lucarelli ecc. Insomma, sempre Milano a rompere le uova nel paniere! Era l’estate ‘67 quando la Biella dei bambini-prodigio retrocesse, e sembrò che la bella avventura fosse definitivamente terminata. Società in liquidazione, diaspora dei giocatori. Il miracolo fatto in casa, la Libertas del “prufe” Bonali, la squadra che aveva lanciato campioni da Nazionale come Motto, Gavagnin e Flaborea, ma anche i vari Calvino, Briga, Tomba, Gava, Pizzichemi… sembrava ormai un altro dei tanti capitoli chiusi del basket piemontese. Come quella Cairoli Novara che negli Anni ‘20 disputò una finale scudetto e poi sparì, o come la Ginnastica Torino protagonista in serie A negli Anni ‘30 e ‘40 per poi vivacchiare nelle serie minori con un paio di sporadici sprazzi. Ma a Biella la fiammella del basket, quella che avevano acceso fin dagli Anni ‘30 i soci della Pietro Micca, quando si giocava nel gelo dello società società stadio Lamarmora, non si spense mai completamente, alimentata da BBC (non la radio inglese, ma il Biella Basket Club) e da Amici del Basket, che nel 1994 decisero di fondersi e dar vita all’attuale Pallacanestro Biella. E si ricomincia da tre, per dirla alla Troisi: Savio il presidente, Atripaldi, che lascia la carriera da giornalista all’Eco di Biella per fare il manager, e Danna, già collaudato allenatore su una panchina di serie A a Torino. E’ il nuovo capitolo della storia, quello che è culminato in questa stagione esaltante. Per la verità, nei playoff scudetto, Biella aveva già fatto le sue belle imprese: dopo un’apparizione sfortunata contro Napoli nel 2003, nel 2006 era uscita ancora al primo turno, ma battuta dalla Fortitudo Bologna poi finalista, e la storia si era ripetuta l’anno seguente, stavolta contro la Virtus (ma costretta ad arrivare alla quinta partita, e con un contestatissimo successo nei supplementari a Bologna), anch’essa poi sfortunata finalista contro Siena. Fino all’exploit di quest’anno: una squadra partita con l’obiettivo minimo della salvezza e poi cresciuta di gara in 7
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