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IL CLUB DEI PROTAGONISTI<br />
40 N.41 CM<br />
«Senza dubbio. Nella mia famiglia siamo due<br />
fratelli: uno è diventato notaio, mentre io ho<br />
preferito fare l’avvocato. Non ho mai invidiato il<br />
lavoro di mio fratello perché lui ha dovuto sempre<br />
studiare e appartiene ad una casta certamente<br />
prestigiosa ma, a mio avviso, anche un po’<br />
“statica”. Io sono sempre in giro per il mondo,<br />
passo da un consiglio di amministrazione all’altro,<br />
da un collegio sindacale all’altro, mi muovo in<br />
continuazione, mi informo e mi documento su<br />
ogni cosa, sono curioso di tutto e tengo la mente<br />
in perenne ebollizione: non avrei mai potuto<br />
trascorrere le mie giornate chiuso in ufficio a<br />
studiare carte e documenti senza partecipare<br />
attivamente alla frenetica attività che comporta la<br />
mia professione».<br />
Suo figlio Giorgio lavora con lei, gli dà mai<br />
qualche consiglio?<br />
«È molto più difficile dare consigli, ordini o<br />
istruzioni a un figlio piuttosto che ad un estraneo.<br />
Lui non me li chiede mai, piuttosto si rivolge ai<br />
miei soci che, a loro volta, vengono a chiedere<br />
il mio parere. Però, e non lo dico perché sono<br />
suo padre, è molto bravo ed è un professionista<br />
attento e scrupoloso del quale non posso che<br />
andare orgoglioso. Da quando poi è diventato<br />
responsabile dell’informatizzazione dell’ufficio,<br />
materia che mi vede assolutamente impreparato,<br />
sono io che chiedo a lui qualche suggerimento<br />
per come utilizzare il mio modestissimo personal<br />
computer. Sono veramente contento del carattere<br />
di continuità che caratterizza lo studio che ho<br />
creato. Ho 71 anni e prima o poi arriverà anche<br />
per me il momento di appendere la toga al chiodo,<br />
ma lo farò con molta serenità perché, anche se<br />
certamente non ho creato né una scuola di diritto<br />
e tanto meno una scuola di pensiero, ho dato vita<br />
ad una struttura destinata a proseguire nel tempo<br />
e ad adeguarsi tempestivamente ai mutamenti di<br />
una società in continua evoluzione».<br />
Cosa farà il giorno che deciderà di smettere?<br />
«Dico sempre di voler smettere, ma credo proprio<br />
che non lo farò mai, almeno fino a che la mia<br />
testa continuerà a funzionare e le mie capacità<br />
intellettive non perderanno troppi colpi. Il mio<br />
sogno è di continuare a lavorare fino a quando<br />
mi sentirò in grado di farlo, perché credo che il<br />
riposo e l’ozio contribuiscano ad intristire e ad<br />
invecchiare. In effetti già adesso ho un sacco di<br />
interessi. Lavoro dal martedì al giovedì e gli altri<br />
giorni li trascorro nella mia casa al mare dove<br />
mi diverto a fare il contadino, giocando con il<br />
mio orto e producendo artigianalmente qualche<br />
bottiglia di ottimo olio. Poi ho molti hobbies, le<br />
mostre d’arte, l’antiquariato, gli argenti antichi:<br />
insomma, è difficile che mi annoi e che non<br />
sappia come trascorrere il tempo…<br />
Eppure, non riesco ancora a lavorare meno e<br />
seguo personalmente tutte le cause fallimentari<br />
che passano dal mio studio perché è una materia<br />
che mi appassiona enormemente».<br />
Qual è la cosa più bella che ricorda della sua<br />
carriera?<br />
«Potrei scrivere un libro per tutte le cose che ho<br />
fatto. Ad esempio, 21 anni fa, salvai un signore<br />
che era rovinato dagli strozzini. Era pronto a tutto,<br />
anche a un gesto estremo, perché la situazione<br />
nella quale si era cacciato non offriva vie d’uscita.<br />
Non aveva neppure i soldi per pagare la parcella,<br />
ma mi guardò diritto negli occhi trasmettendomi,<br />
oltre alla sua disperazione, anche la voglia<br />
di lottare e di continuare a vivere. In quella<br />
vicenda ce la misi davvero tutta, mi impegnai<br />
fino in fondo e tirai fuori il meglio di me. Oggi<br />
quell’uomo è un imprenditore di successo che<br />
ha pagato tutti i suoi debiti e che conduce una<br />
vita serena e felice. Ogni anno, a Natale, mi<br />
invia un regalo bellissimo perché, dopo tanti<br />
anni, si ricorda ancora di me e di quello che ho<br />
fatto per salvarlo. È l’aspetto umano della nostra<br />
professione, quello che forse mi gratifica più di<br />
ogni altra cosa. L’avvocato, è sempre e comunque<br />
un uomo che ha il dovere di immedesimarsi<br />
nei problemi dei clienti che assiste cercando<br />
di risolverli come se fossero suoi. Contesto<br />
quei giudici che in una mattina emettono venti<br />
sentenze di separazione e non considerano che<br />
dietro ognuna di esse ci sono famiglie, figli, vite<br />
spezzate in pochi minuti…».<br />
Una storia che invece le ha lasciato l’amaro in<br />
bocca?<br />
«L’amaro in bocca c’è sempre quando sei<br />
convinto di aver fatto bene il tuo lavoro, di aver<br />
ragione e ti trovi una sentenza che non ti soddisfa.<br />
Capita, perché il giudizio è sempre soggettivo,<br />
anche se si applica la Legge. Da noi esiste<br />
l’Appello proprio per correggere gli errori».<br />
Che cosa vorrebbe regalare un giorno ai suoi<br />
figli, a livello spirituale e professionale?<br />
«Un buon ricordo di me come padre, come quello<br />
che io ho di mio padre. E poi la stima e il rispetto<br />
che si rispecchia in questo studio associato che<br />
non è mai stato e non sarà mai un condominio<br />
di avvocati, ma una fucina di professionisti dove<br />
ognuno dà il meglio di se stesso».<br />
IL CLUB DEI PROTAGONISTI<br />
Fortunato Galbiati ha<br />
creato a Carate Brianza<br />
uno studio che opera<br />
in tutto il mondo<br />
N.41<br />
CM 41