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Luigi Riccoboni, Il liberale per forza / L'italiano ... - irpmf - CNRS

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28 – Valentina Gallo<br />

[8] Non posso dispensarmi di avertire il lettore che, se in qualche comedia si vederanno<br />

scene che abbino immitazione a cert’una del teatro di M. Molieres, non è già che da lui siano<br />

prese, ma ben sì quel famoso poeta comico cavò dagli antichi fonti delle buone italiane<br />

comedie o dalla comune sorgente delle latine. [9] Questo io dico non <strong>per</strong> scoprire a chi nol<br />

sapesse che il glorioso Molieres abbia preso dagli italiani e latini la maggior parte delle sue<br />

idee, e qualcheduna delle più belle dal famoso Bocaccio, come in molti luoghi del suo Avaro<br />

si vede imitato il Gelli nella sua comedia della Sporta, nel Dépit amoureux tradotto il Sechi<br />

in quella del’Interesse, nel Cocu imaginaire, nel Pourcegnac, nel Fâcheux, ed altre che ha prese da<br />

soggetti antichi d’ignoti autori, e che noi recitiamo tutta via, e così dal Bocaccio L’ecole des<br />

maris, el George Dandin, etc. [10] Ma solo il dico <strong>per</strong>ché non si faccia paragone delle nostre<br />

scene simili a quelle di Molieres con le sue, poiché le nostre come recitate al’improviso,<br />

non possono essere paragonate a quelle che sono ripiene di spirito e di morale, bene che<br />

non potiamo avere con tanta facilità nella comedia italiana, prodotta sul teatro a caso e non<br />

premeditata con lungo studio al tavolino. [11] Conosco ancor io quanta disaprovazione<br />

meriti quest’uso da cento anni in circa introdotto in Italia di recitarsi e trattarsi qual si voglia<br />

motivo teatrale al’improviso da’ comici su la scena, già che riesce di molta pena al comico,<br />

qual ora vogli con attenzione compire al suo dovere, e qualche volta di rischio <strong>per</strong> la poca<br />

riuscita di una comedia, all’ora quando l’attore svogliato o di poca salute non può con tutto<br />

lo spirito aggire; ma non è possibile riparare a questo disordine troppo omai avanzato; e se<br />

una volta, essendo in Italia, ho seriamente pensato a questo, ora abbandono affatto un tale<br />

pensiero, vedendo che in Parigi questo modo di recitare è non solo piacciuto, ma dà qualche<br />

riputazione al’italiano teatro.<br />

[12] Abbandono intieramente ancora l’intenzione di recitar tragedie, dalla comune<br />

opinione assicurato che non potrei riuscirne, troppo prevenuto questo publico dalla tragica<br />

declamazione francese particolare di questa virtuosa nazione, non essendo un tal modo<br />

praticato né dagli Inglesi, né da’ Spagnoli od Alemani, e che io stesso, comico italiano tanto<br />

ignaro di quest’uso, approvo e lodo, dillettandomene a segno che, qual ora men vado alla<br />

rapresentazione d’una tragedia, sorpreso dalla magnifi cenza del’abito tragico da’ signori<br />

comici francesi usitato, e dalla strana impressione che fa in me il loro declamare, uscendo io<br />

dalla memoria de’ nostri tempi, inganno me stesso, e mi do quasi ad intendere di vedere e<br />

sentire che gli eroi che questi bravi attori ed eccellenti attrici dimostrano; e non posso non<br />

comendare la prima disposizione di quegli attori od auttori che la declamazione inventarono<br />

<strong>per</strong> il teatro francese; <strong>per</strong>ché io mi fi guro pensassero con tal ritrovato immitare in qualche<br />

forma il canto tragico dei Greci, e lo strepitoso tuono de’ tragici latini, cercando un modo<br />

che a quello si accosti senza dispiacere al’età nostra, tanto lontana da quegli antichi costumi,<br />

anzi dillettarla, come <strong>per</strong> tutta la Francia sucede e massime nel famoso teatro di Parigi, nel<br />

quale gli illustri M o Beaubourg, M o Ponteuil, e M rs Quinaut li frattelli, e le due eccellentissime<br />

attrici mesdames Duclos e des Mares, con tutto il restante della loro scielta truppa, toccano<br />

l’ultimo segno della <strong>per</strong>fezione.<br />

© IRPMF, 2008 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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