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Approccio diagnostico e terapeutico alla degenerazione maculare ...

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JPH - Year 7, Volume 6, Number 2, Suppl. 3, 2009<br />

I T A L I A N J O U R N A L O F P U B L I C H E A L T H<br />

[20]. Un terzo approccio prevede invece la<br />

riattivazione dei fattori locali antiangiogenici<br />

preesistenti [20].<br />

Il trattamento antiangiogenico si caratterizza<br />

per essere un trattamento a lungo termine, della<br />

durata di mesi o anni, non esente da effetti<br />

collaterali, anche sistemici. La somministrazione<br />

dei farmaci antiangiogenici per il trattamento<br />

della AMD avviene per iniezione intravitreale con<br />

una riduzione degli effetti collaterali sistemici. I<br />

farmaci antiangiogenici oggi disponibili<br />

comprendono: pegaptanib, bevacizumab e<br />

ranibizumab.<br />

Pegaptanib (Macugen®)<br />

Pegaptanib è un aptamero, cioè un piccolo<br />

frammento di RNA sintetico che, legandosi al<br />

VEGF 165, ne impedisce il legame con il proprio<br />

recettore bloccando la conseguente formazione di<br />

vasi anomali e l’aumento della permeabilità<br />

vascolare [21]. Esso viene somministrato tramite<br />

iniezione intravitreale (0,3 mg) ogni 6 settimane<br />

per almeno due anni, previa anestesia locale.<br />

Il pegaptanib sodium è stato il primo agente<br />

anti-VEGF disponibile per uso oculare e anche il<br />

primo aptamero <strong>terapeutico</strong> approvato d<strong>alla</strong> FDA<br />

nel dicembre del 2004 [22]. La sicurezza e<br />

l’efficacia del trattamento sono state valutate da 2<br />

trial multicentrici, randomizzati, controllati e in<br />

doppio cieco (VISION) che hanno reclutato 1186<br />

pazienti affetti da CNV prevalentemente e<br />

minimamente classica e occulta in 117 centri di<br />

tutto il mondo [23, 24]. I risultati pubblicati dopo<br />

12 mesi di terapia hanno evidenziato che circa il<br />

70% dei pazienti trattati con pegaptanib (70% con<br />

0,3 mg, 71% con 1 mg e 65% con 3 mg) aveva<br />

manifestato un calo visivo inferiore a 15 lettere, in<br />

confronto al 55% dei controlli [23]. A 102<br />

settimane il 59% dei soggetti trattati aveva perso<br />

meno di 15 lettere rispetto al 45% dei soggetti<br />

trattati con placebo [24]. Sulla base di questi<br />

risultati e della scarsità di eventi avversi, il<br />

pegaptanib sodium è stato approvato per il<br />

trattamento di tutti i tipi di CNV secondaria ad<br />

AMD.<br />

Bevacizumab (Avastin®)<br />

Bevacizumab è un anticorpo monoclonale<br />

umanizzato anti-VEGF, prodotto mediante la<br />

tecnica del DNA ricombinante [21]. Il farmaco è<br />

stato approvato d<strong>alla</strong> FDA per il trattamento del<br />

cancro del colon metastatico nel 2004 e il suo<br />

utilizzo intravitreale nella AMD è oggi off-label. Al<br />

momento i risultati disponibili sull’efficacia del<br />

farmaco si basano su osservazioni aneddotiche e<br />

su dati preliminari di studi di limitata numerosità.<br />

S 1 6 C A P I T O L O 2<br />

Le possibili applicazioni del bevacizumab al di<br />

fuori del campo oncologico riguardano la terapia<br />

delle degenerazioni maculari di tipo neovascolare<br />

e delle malattie vascolari della retina caratterizzate<br />

da una marcata componente edematosa ed<br />

essudativa, come la retinopatia diabetica e<br />

l’occlusione della vena centrale della retina.<br />

La terapia della AMD prevede l’iniezione<br />

intraoculare della sostanza che, diffondendo nel<br />

corpo vitreo e nello spessore della retina, giunge a<br />

contatto con la CNV dove esercita i seguenti<br />

effetti [25]: inibizione della crescita e<br />

dell’estensione del processo neovascolare,<br />

regressione della neovascolarizzazione,<br />

stabilizzazione delle membrane endoteliali e<br />

decremento del grado di permeabilità nel<br />

microcircolo della CNV, riduzione dell’intensità di<br />

diffusione delle molecole proteiche e lipidiche<br />

negli spazi extravascolari e diminuzione<br />

dell’edema e normalizzazione dello spessore<br />

retinico <strong>maculare</strong> centrale.<br />

Ranibizumab (Lucentis®)<br />

Ranibizumab (RhuFab V2; Lucentis) è un<br />

frammento umanizzato, nello specifico la catena<br />

kappa, dell’anticorpo monoclonale IgG 1 diretto<br />

contro il VEGF [21], destinato all’uso intravitreale.<br />

Ranibizumab lega e blocca tutte le forme di<br />

VEGF (VEGF165, VEGF121 e VEGF110),<br />

prevenendo così il legame del VEGF ai suoi<br />

recettori VEGFR-1 e VEGFR-2 e, di conseguenza, la<br />

proliferazione delle cellule endoteliali, la<br />

neovascolarizzazione e l’aumento della<br />

permeabilità vasale [26]. Rispetto al suo<br />

precursore bevacizumab, ranibizumab è una<br />

molecola più piccola con raggio e peso<br />

molecolare inferiore (48 kD), caratteristiche che<br />

giustificano la maggior capacità di penetrare tutti<br />

gli strati della retina e, quindi, di diffondere nello<br />

spazio sottoretinico dopo somministrazione<br />

intravitreale. Ciò massimizza l’effetto inibitorio nei<br />

confronti del VEGF nella retina minimizzando,<br />

però, l’inibizione sistemica del VEGF [27].<br />

Le più importanti evidenze scientifiche circa<br />

l’efficacia di ranibizumab derivano da tre trial<br />

clinici: lo studio MARINA (Minimally<br />

classic/occult trial of the Anti-VEGF antibody<br />

Ranibizumab In the treatment of Neovascular<br />

AMD) [28], lo studio ANCHOR (ANti-VEGF<br />

Antibody for the Treatment of Predominantly<br />

Classic CHORoidal Neovascularization in AMD)<br />

[29] e lo studio PIER (Phase IIIb, Multicenter,<br />

Randomized, Double-Masked, Sham Injection-<br />

Controlled Study of the Efficacy and Safety of<br />

Ranibizumab in Subjects with Subfoveal<br />

Choroidal Neovasularization with or without

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