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PAROLA DI DIO e dalla Vita - Webdiocesi

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l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue<br />

risposte. [48]Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse:<br />

. [49]Ed egli rispose: .<br />

[50]Ma essi non compresero le sue parole. [51]Partì dunque con loro<br />

e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. SUA MADRE SERBAVA<br />

TUTTE QUESTE COSE NEL SUO CUORE.<br />

Nel giorno della festa del cuore di Maria vi offro ancora un racconto di<br />

Don Bossù sia per ricordare a Maria un suo caro devoto sia per<br />

ricordare che nel cuore di Maria c‘è posto per tutti fosse anche per un<br />

asino come Mastro Spatola o come noi.<br />

Quel giorno Mastro Spatola aveva un diavolo per capello. I capelli erano<br />

esattamente tre, disperatamente superstiti sulla sua zucca di pittore<br />

bizzarro, ma tre diavoli son più che sufficienti a trasformare in una<br />

specie d‘inferno anche una chiesa piena zeppa di santi. Quella del<br />

convento ne riboccava: un intero ciclo di storie edificanti: e Antonio, e<br />

Barbara, e Agnese, e Martino... Tutti usciti dal pennello di Mastro<br />

Spatola, ch‘era un pittore abilissimo, geniale e incredibilmente fecondo:<br />

un vulcano, addirittura. In tutti i sensi, però. Se aveva la luna a<br />

rovescio, cosa che gli avveniva spesso, entrava in eruzione ed erano<br />

guai: invece di vampe e lapilli, scagliava su Fioravante (il suo giovane<br />

aiuto) pennelli, spatole e barattoli. Quel giorno, dunque, stava<br />

pennelleggiando furiosamente, perché era indietro nel lavoro e quel<br />

solennissimo rompistivali del padre priore, ch‘era peggio d‘una mosca<br />

cavallina, non avrebbe tardato a ronzargli intorno. Lavorando, pensava<br />

che, mentre lui si dannava l‘anima a quel modo, l‘ineffabile Fioravante,<br />

dopo aver fatto l‘ore piccole con gli amici, votando boccali e pizzicando<br />

la mandola, adesso sonava beatamente il contrabbasso, con le coperte<br />

tirate fin sugli orecchi. Uh! Mastro Spatola, solo a pensarci, si sentiva<br />

schiattare. Per l‘appunto, stava dipingendo il serpente del paradiso<br />

terrestre e, con tutto quel veleno in corpo e la collaborazione di quei tre<br />

diavoli che sapete, il lavoro non poteva fallire. Difatti, ne venne fuori un<br />

serpentaccio coi fiocchi, una viscida meraviglia <strong>dalla</strong> pelle screziata, un<br />

rotolo di furore represso, di malizia e d‘orgoglio.<br />

L‘aveva appena terminato, quando sentì uno scalpiccio: quel canchero<br />

arrivava finalmente!<br />

Ma, sporgendo il capo dal tavolato d‘assi e d‘abetelle su cui stava<br />

lavorando, vide sul limitare un ragazzo di forse quindici anni. Alto,<br />

snello, in calzoni attillati e giustacuore, potava a tracolla una bisaccia;<br />

un fagottino gli pendeva dal bastone appoggiato alla spalla. ―Salve,<br />

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