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PAROLA DI DIO e dalla Vita - Webdiocesi

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―Ancora latino! Che cosa vai farfugliando ora?‖<br />

―Niente — mormorò il ragazzo — Dicevo per dire‖<br />

Mastro Spatola tornò a far l‘atto di ghermirgli il pennello, ma si<br />

trattenne. ―Che cosa hai dipinto finora?‖ domandò. L‘altro abbozzò un<br />

gesto ancora più vago: ―Cieli.., campagne...‖. Il pittore fece una<br />

smorfia. ―Paesaggi‖ ridacchiò. E con una specie di curiosità stizzosa<br />

stette a guardarlo lavorare.<br />

Ma la curiosità diventò presto meraviglia e la stizza si cambiò in<br />

commozione. Con tre o quattro pennellate miracolose, il ragazzo aveva<br />

creato una Madonna d‘una bellezza inimmaginabile.<br />

Mastro Spatola non credeva ai suoi occhi. ―Ragazzo mio, — disse con<br />

un tremito nella voce — dove mai ti è capitato di vedere una donna<br />

così stupenda?‖.<br />

―Sono vissuto con lei per tanti anni‖.<br />

―E chi è? » insisté, sempre tremando, il pittore.<br />

―Mia madre‖ disse il ragazzo. E sorrise...<br />

…………………..<br />

Più tardi, quando Fioravante arrivò, ancor mezzo addormentato, e<br />

s‘arrampicò sulla scaletta a pioli, di malavoglia, come se andasse<br />

all‘assalto, pronto a ritirar la testa alla prima scarica, si meravigliò del<br />

gran silenzio che regnava in chiesa. Giunto in cima azzardò una<br />

timidissima occhiata e vide.., vide Mastro Spatola, lungo disteso tra le<br />

sue latte di colore. Si avvicinò tremando. Non doveva trattarsi di<br />

malore improvviso: il pittore giaceva bocconi sul tavolato, ma in<br />

un‘attitudine raccolta, composta, come di profondissima adorazione.<br />

Rinvenne, quando si sentì toccare e chiamar per nome.<br />

―L‘ho visto‖ mormorò, levandosi faticosamente sulle ginocchia. E lo<br />

sguardo era assente, quasi abbacinato.<br />

Finì di rizzarsi, aiutato da Fioravante più sbalordito che mai. ―L‘ho<br />

visto‖ ripeteva. ―E dire che io, vecchio asino orecchiuto e caudato, non<br />

ho saputo riconoscerlo‖.<br />

Senza por tempo in mezzo, afferrò un pennello e, su un tratto di parete<br />

sgombra, cominciò a dipingere con intensa concentrazione.<br />

Il priore giunse mezz‘ora dopo e, levando il naso verso la parete, si<br />

scompigliò la barba <strong>dalla</strong> meraviglia. Sotto il pennello di Mastro<br />

Spatola, era nato un asino ch‘era un portento, un asino mansueto,<br />

compunto, profumato d‘umiltà: un tale capolavoro, insomma, che il<br />

biscione del paradiso terrestre, se avesse potuto farlo, non avrebbe<br />

esitato, <strong>dalla</strong> vergogna, a imbucarsi chissà dove, magari nel canestro di<br />

sant‘Isidoro, ch‘era lì poco distante.<br />

―O dove l‘avete preso, Mastro Spatola, un ciuchino così?‖<br />

Mastro Spatola non rispose. A cavallo dell‘asino, tra uno sventolio di<br />

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