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mensile - Amici di Monte Mario

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Impaginato 17-06-2008 9:51 Pagina 7<br />

La 180 compie trent’anni<br />

Il 13 maggio del 1978 il Parlamento<br />

italiano, a larghissima maggioranza<br />

(votò contro soltanto il MSI e si<br />

astenne il Partito Liberale) approvò<br />

la legge n° 180, comunemente ma<br />

erroneamente detta “legge Basaglia”<br />

dal titolo “Su i trattamenti sanitari<br />

volontari e obbligatori”.<br />

L’urgenza della legge, approvata<br />

pochi giorni dopo il ritrovamento<br />

del cadavere <strong>di</strong> Aldo Moro, era<br />

dovuta all’imminenza <strong>di</strong> un referendum<br />

promosso dal Partito Ra<strong>di</strong>cale<br />

che avrebbe abrogato la precedente<br />

legge del 1904, determinando una<br />

grave situazione <strong>di</strong> non regolamentazione<br />

in tema <strong>di</strong> cure psichiatriche.<br />

Due furono le gran<strong>di</strong> innovazioni<br />

introdotte dalla 180: la chiusura dei<br />

manicomi con la creazione <strong>di</strong> nuovi<br />

servizi per la cura, la prevenzione e<br />

la riabilitazione delle malattie mentali;<br />

la ra<strong>di</strong>cale trasformazione dei<br />

proce<strong>di</strong>menti che riguardano i trattamenti<br />

obbligatori non più sottoposti<br />

a <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> polizia e non più<br />

legati a criteri <strong>di</strong> pericolosità<br />

(com’era stabilito dalla legge del<br />

1904) ma delegati all’autorità amministrativa<br />

(il sindaco) e giu<strong>di</strong>ziaria<br />

(il giu<strong>di</strong>ce tutelare) e determinati<br />

dalla gravità del <strong>di</strong>sturbo, dalla non<br />

accettazione volontaria delle cure e<br />

dall’impossibilità per i servizi <strong>di</strong><br />

mettere in atto strategie terapeutiche<br />

alternative.<br />

Si determinarono sin da subito gravi<br />

<strong>di</strong>fficoltà nell’applicazione anche<br />

perché le Regioni, alle quali la<br />

nuova normativa aveva delegato la<br />

realizzazione dei nuovi servizi, sembravano<br />

più attente a possibili controriforme<br />

(sino ad oggi se non sbaglio,<br />

si possono contare 29 proposte<br />

<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica) che a provvedere all’istituzione<br />

delle strutture che avrebbero<br />

dovuto sostituire la funzione<br />

sino ad allora svolta dal manicomio<br />

sia per i pazienti che ancora erano<br />

internati (circa centomila) sia per i<br />

nuovi casi che in manicomio non<br />

potevano più essere ricoverati.<br />

Nel Lazio in particolare e a Roma<br />

soprattutto, in quegli anni la situazione<br />

era molto <strong>di</strong>fficile e grande e gravoso<br />

il compito delle famiglie. Basti<br />

pensare che fino al 1989 funzionavano<br />

soltanto tre servizi ospedalieri per<br />

i ricoveri <strong>di</strong> pazienti in trattamento<br />

volontario e obbligatorio.<br />

A lungo si contrapposero due schieramenti:<br />

quello dei <strong>di</strong>fensori della<br />

legge che accusava le autorità della<br />

mancata applicazione e quello che<br />

sosteneva che la legge era inapplicabile<br />

e che pertanto era necessario<br />

tornare all’antico.<br />

Finalmente, a partire dai primi anni<br />

novanta, in tutto il Paese ma con<br />

modalità e risorse <strong>di</strong>seguali, si dette<br />

inizio alla creazione <strong>di</strong> quella rete <strong>di</strong><br />

strutture (il Dipartimento <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale) i centri <strong>di</strong> salute mentale, i<br />

servizi negli ospedali generali, i centri<br />

<strong>di</strong>urni, le residenze e le comunità<br />

che ha permesso un’organizzazione<br />

dell’assistenza psichiatrica che<br />

ormai anche l’Organizzazione Mon-<br />

<strong>di</strong>ale della Sanità ha preso come<br />

modello.<br />

Nel 1999 l’ultimo paziente rimasto<br />

intrappolato nel S. Maria della Pietà,<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> manicomi <strong>di</strong><br />

Europa che a metà degli anni ’60<br />

accoglieva circa tremila persone<br />

duecento delle quali erano bambini<br />

<strong>di</strong> età compresa tra uno e 14 anni, è<br />

stato <strong>di</strong>messo.<br />

Il parco (trenta ettari circa) è <strong>di</strong>venuto<br />

una preziosa risorsa per il quartiere<br />

ma sino ad oggi, sono trascorsi<br />

<strong>di</strong>eci anni, per la maggior parte dei<br />

quaranta pa<strong>di</strong>glioni manca un progetto<br />

complessivo <strong>di</strong> riuso e i pa<strong>di</strong>glioni<br />

ristrutturati con finanziamenti<br />

finalizzati a creare un ostello durante<br />

il Giubileo del 2000 sono stati riutilizzati<br />

come strutture della Azienda<br />

Sanitaria.<br />

Molte cose certamente restano ancora<br />

da fare perché il lungo percorso,<br />

iniziato a Gorizia da Franco Basaglia<br />

15 anni prima della legge 180,<br />

<strong>di</strong> trasformazione delle cure psichiatriche,<br />

sia pienamente sod<strong>di</strong>sfacente<br />

per i pazienti, per le loro famiglie e<br />

per gli operatori del settore.<br />

Da alcuni anni le risorse impegnate<br />

si vanno progressivamente riducendo,<br />

gli operatori invecchiano senza<br />

che vengano immessi nuovi elementi,<br />

i servizi faticosamente realizzati<br />

corrono seriamente il rischio <strong>di</strong> chiudere<br />

per mancanze <strong>di</strong> risorse economiche<br />

e <strong>di</strong> personale. Proprio in questi<br />

giorni una comunità ad Isola Farnese,<br />

aperta nel 1996 per ospitare un<br />

gruppo <strong>di</strong> signore <strong>di</strong>messe dal pa<strong>di</strong>glione<br />

tre<strong>di</strong>ci del S. Maria della<br />

Pietà, è stata chiusa. Nove signore<br />

sono state ricoverate <strong>di</strong> nuovo e<br />

senza giustificato motivo clinico in<br />

una casa <strong>di</strong> cura a <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong> con<br />

un costo giornaliero triplo rispetto a<br />

quello sostenuto per il soggiorno<br />

nella comunità. Dopo do<strong>di</strong>ci anni<br />

durante i quali si era lavorato per<br />

restituire loro i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza<br />

sono tornate ad essere soltanto<br />

pazienti psichiatriche che per motivi<br />

economici (sic!) non possono continuare<br />

a vivere in quella che finalmente<br />

era <strong>di</strong>ventata la loro casa.<br />

All’ingresso del Museo della Mente,<br />

al decimo pa<strong>di</strong>glione del S. Maria<br />

della Pietà, che racconta la storia<br />

pluricentenaria <strong>di</strong> quell’istituzione,<br />

abbiamo messo una frase <strong>di</strong> Primo<br />

Levi “È successo quin<strong>di</strong> può succedere”.<br />

Con grand’emozione ho scoperto<br />

che la stessa frase, in tedesco,<br />

è stata posta all’ingresso del memoriale<br />

dell’olocausto a Berlino.<br />

La memoria è in<strong>di</strong>spensabile per<br />

evitare <strong>di</strong> rifare gli errori commessi<br />

in passato e le leggi oltre che rispettate<br />

devono essere applicate, giorno<br />

dopo giorno, con intelligenza, con<br />

competenza e con il rispetto della<br />

sofferenza, in particolare <strong>di</strong> quelle<br />

persone che, per la loro fragilità,<br />

hanno maggiori <strong>di</strong>fficoltà a <strong>di</strong>fendersi.<br />

Tommaso Losavio<br />

Direttore per la chiusura del S.<br />

Maria della Pietà dal 1993 al 1999.<br />

Bianco a <strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong><br />

Una foto al mese<br />

Raccolta <strong>di</strong>fferenziata<br />

Cercasi il gommista che perio<strong>di</strong>camente si libera dei pneumatici usati gettandoli<br />

in un cassonetto <strong>di</strong> via della Camilluccia. È purtroppo <strong>di</strong>ffuso il<br />

malvezzo <strong>di</strong> gettare nei cassonetti dei rifiuti or<strong>di</strong>nari non riciclabili –<br />

ripetutamente ed in grande quantità – materiali che devono essere avviati<br />

al riciclaggio o ad<strong>di</strong>rittura ai rifiuti speciali da conferire nei mo<strong>di</strong> prescritti.<br />

Ciò costituisce non solo un danno per l’ambiente ma anche uno schiaffo<br />

a tutte quelle famiglie che si prendono la pena <strong>di</strong> selezionare i rifiuti<br />

domestici e <strong>di</strong> portarli agli specifici cassonetti, spesso lontano e saturi. Chi<br />

<strong>di</strong> dovere dovrebbe sorvegliare e sanzionare.<br />

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