2 giugno 2003 - Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia
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E proprio attorno all’orario di quell’iniziale<br />
pandemonio, nonna ed io<br />
arrivammo belli belli, con il sedere di<br />
marmo, a Pratola, dinanzi alla casa<br />
di una vecchietta sua amica, ubicata<br />
nella parte bassa del Paese. Si chiamava<br />
“zì Liberata”. Era docile, esile,<br />
gentile, più vicina ai novanta che agli<br />
ottanta; con gli occhi acquosi e vispi;<br />
penetranti come quelli del giudice<br />
istruttore di Kafka, ne “Il Processo”, e<br />
peli bianchi dispersi sul labbro superiore<br />
e sul mento raggrinzito.<br />
Era un tipo chiacchierino, affabile,<br />
dolce. Ma tutta la tenerezza che sprigionava<br />
dal suo esser minuto si trasformava<br />
subito in simpatia, in ammirazione,<br />
in stupore ad occhi spalancati,<br />
quando tirava fuori dalla saccoccia<br />
le noci e le tritava con le sole gengive<br />
nude come fossero ovetti di<br />
gianduia.<br />
Dopo mangiato, ruttava sonoramente,<br />
“in c... a Satana”, diceva; con<br />
possanza non nascosta, senza verecondia;<br />
“senza paura di disonoranza<br />
per fallo commesso” (Dante Alighieri).<br />
In quella stessa via dei muli, si<br />
intruppavano anche le moltitudini<br />
scese dai monti della vallata, dai<br />
paesi vicini, da altrove; anch’esse<br />
con i muli tirati per la cavezza, dai cui<br />
basti penzolavano bisacce piene, fiaschi<br />
di vino, mazzi di fiori legati con<br />
lo spago per la Madonna. E, assieme<br />
a queste, due bande, ognuna delle<br />
quali suonava per conto suo: chi “La<br />
canzone del Piave”, chi “Faccetta<br />
Nera”, chi “Giovinezza, Giovinezza”,<br />
chi “Monte Grappa tu sei la mia<br />
Patria” ecc.. Una volta, però, giunte<br />
nelle adiacenze della Chiesa, i suoni<br />
si componevano in un’unica lode alla<br />
Madonna: “Ave, Ave, Ave Maria”. E<br />
la Chiesa era già piena zeppa di gente<br />
vestita a festa quando arrivammo.<br />
E nonna, per farmi ammirare la<br />
Madonna, mi alzò in alto mettendomi<br />
a cavalcioni sulle spalle e, da quella<br />
posizione, riuscii a vedere l’altare, in<br />
fondo, ed i pennacchi dei Carabinieri,<br />
immobili a fianco della statua.<br />
La Messa era “solenne” e l’ascoltavamo<br />
con compunzione: per modo<br />
di dire, spinti come eravamo da tutte<br />
le parti, incalzati da quelli dietro,<br />
spinti anch’essi da altri, come flutti da<br />
flutti, via via, sino all’entrata. Scrive il<br />
Manzoni: “Danno con le schiene ne’<br />
petti, co’ gomiti nelle pance, co’ calcagni<br />
sulle punte de’ piedi a quelli<br />
che son dietro a loro... si fa un pigìo,<br />
una calca, che quelli che si trovavano<br />
in mezzo, avrebbero pagato qualcosa<br />
ad essere altrove”.<br />
Il disagio, però, non era tutto lì,<br />
pressati come pesci in barile! Perché,<br />
una volta ultimata la funzione<br />
liturgica, la statua della Madonna<br />
veniva portata sul baldacchino all’uscita<br />
della Chiesa, dalla parte esterna<br />
al portale. Ma era proprio lì che<br />
avveniva una sorta di asta di aggiudicazione<br />
al miglior offerente, a furor<br />
di dollari. Sgomitando, urlando,<br />
implorando, imprecando, si facevano<br />
avanti coloro che avevano fatto voto<br />
(o ardevano dal desiderio) di portarla<br />
in processione attraverso le strade di<br />
Pratola, per trarne un auspicio di<br />
bene, per soddisfare l’amor proprio.<br />
Una sindrome di passione e di speranza,<br />
un’aspirazione verso il trascendente,<br />
un bisogno metafisico!<br />
Quel fiducioso abbandono alla<br />
Madonna ciascuno lo praticava con<br />
l’intenzione di stornare un pericolo<br />
“in fieri” esistente nell’inconscio, un’ipotesi<br />
di danno; un qualcosa di ignoto<br />
che vagava dentro le protuberanze<br />
occipitali, capace di compromettere<br />
la salute, la sicurezza, il bene della<br />
vita e della famiglia.<br />
Essendo otto (se ben ricordo) i<br />
portatori della statua, quattro da un<br />
lato e quattro dall’altro, succedeva<br />
che il prezzo della devota prestazione<br />
si adeguava alla legge della<br />
domanda e dell’offerta e saliva a proporzione<br />
degli offerenti, fino ad assestarsi<br />
ad un punto che Vilfredo Pareto<br />
chiama “della massima utilità”.<br />
Ed i fortunati vincitori, sudati, pregni<br />
di gioia, tremando, piangendo,<br />
subito attaccavano sul corpetto della<br />
Madonna i bigliettoni verdi da 10, 50,<br />
100 dollari con le spille da balia; uno<br />
alla volta, con ordine, in lungo ed in<br />
largo; sovrapponendoli anche, per la<br />
legge fisica dell’impenetrabilità dei<br />
corpi, alle collane e catenine d’oro<br />
(massiccio), anelli, braccialetti, stupendi<br />
lavori di oreficeria da altri<br />
donati con non meno fervore, già<br />
allogati dappertutto addosso alla sta-<br />
tua.<br />
Quella gara spasmodica creava<br />
fatalmente uno stuolo di esclusi,<br />
diciamo di perdenti, che si ritirava in<br />
buon ordine, rimescolandosi fra la<br />
gente, rassestando le banconote nel<br />
portafoglio.<br />
Senonché, proprio quando si supponeva<br />
che tutto fosse in ordine per<br />
dare il via alla processione, un tizio<br />
con la cravatta di cuoio, texano falso<br />
prima facie, in uno spasimo di devozione,<br />
afflitto e sconsolato, gettò in<br />
aria una folta manciata di dollari<br />
attorno alla statua, che volando da<br />
tutte le parti, gridando come un forsennato:<br />
“Viva la Madonna della<br />
Libera”.<br />
Apriti Cielo!<br />
Come un branco di bisonti che<br />
pascola nella prateria e percepisce<br />
un rumore anomalo ai suoi orecchi e,<br />
confuso, addrizza il crine verso il cielo;<br />
poi, come colto da follia, si slancia<br />
con uno scarto improvviso in una<br />
fuga disperata, sbandando da tutte le<br />
parti, muggendo all’unisono, mutando<br />
direzione a seconda del dettato<br />
degli istinti, alla stessa maniera la<br />
massa dei fedeli che gravitava attorno<br />
ondeggiò paurosamente alla vista<br />
di quei bigliettoni volteggianti come<br />
farfalle verdi, che scendevano lentamente.<br />
A me, sbalordito, sembrò un<br />
campo di grano che si piega sotto la<br />
sferza del vento, un tintinnar di spighe<br />
mosse. Le teste all’ingiù cercavano<br />
quei foglietti, fra spinte e controspinte,<br />
reclami, esclamazioni,<br />
spintoni, “padreterni”, fra piedi bellerini,<br />
in un giubilo frenetico, inconsulto.<br />
Fu questione di una diecina di<br />
minuti. Poi, tornò una calma solenne.<br />
E iniziò finalmente la processione.<br />
La Madonna camminava sopra<br />
un manto di rose rosse, solo per Lei!<br />
Le calpestavano quei fedeli che la<br />
trasportavano sull’ondeggiante baldacchino<br />
con sudore, soldi, fatica e<br />
devozione immensa; fra urla e implorazioni.<br />
“Ricordati di me”, esclamò un<br />
poveretto che si reggeva con due<br />
stampelle. “Bella...bella mia”, le disse<br />
una vecchietta. “Benedici...benedici”,<br />
soggiunse un’altra, in uno scroscio<br />
di lacrime. “Guarisci lu spose<br />
14 Fiamme Gialle 6 / <strong>2003</strong>