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classe e sono pure nella scuola divenuta famosa<br />
per il crocifisso. Anche lì quando è arrivata<br />
la sentenza della Corte europea, qualcuno della<br />
mia scuola ha detto: “Ma se adesso togliamo il<br />
crocifisso, i bambini rimarranno traumatizzati”,<br />
figuriamoci! Tanto più che in molte classi i<br />
crocifissi erano già coperti dalle cartine geografiche.<br />
Laura. Da noi adesso sono comparsi, perché<br />
qualche genitore l’ha chiesto esplicitamente.<br />
Chiara. Da noi è arrivato il parroco e ci ha regalato<br />
trenta crocifissi affinché li mettessimo<br />
in ogni aula, così in qualche aula sono ricomparsi...<br />
Nella vostra esperienza ci sono stati episodi<br />
di mancanza di rispetto grave, di bullismo?<br />
Gianpiero. Ho avuto un solo caso grave che arrivò<br />
anche a minacciare il preside, mettendogli<br />
Bergamo<br />
quasi le mani addosso. Era un ragazzo seguito<br />
dagli psicologi, ma non ne siamo venuti a capo.<br />
Ogni anno la classe dov’era lui veniva inserita<br />
in un progetto in cui intervenivano le psicologhe,<br />
però non siamo riusciti, finché non è andato<br />
via è stata una lotta.<br />
E invece rispetto ai rapporti tra maschi e<br />
femmine, è cambiato qualcosa?<br />
Gianpiero. Quando li portavo in gita, per evitare<br />
problemi, nelle camere doppie mettevo un<br />
maschio e una femmina, così non andavano in<br />
giro tutta la notte… No, questo è quello che dicevo<br />
loro durante il viaggio!<br />
Laura. Dipende. Quando c’è uno squilibrio,<br />
quando ci sono troppi maschi e pochissime ragazze,<br />
vedo che i rapporti diventano difficili: i<br />
maschi tendono a prevalere, anche in maniera<br />
violenta, cercano di imporre la loro volontà<br />
sulla classe, di fare i capetti. Quelli che fanno<br />
così, in genere, sono gli ipernegativi, quelli che<br />
chiedono sempre di fare meno, che ti boicottano.<br />
Le ragazze sono più passive, non dicono<br />
niente, subiscono…<br />
Annalisa. Anch’io ho questa impressione. Tant’è<br />
che negli ultimi anni in più di un’occasione<br />
mi sono messa spudoratamente a favorire le<br />
femmine, facendolo anche notare ai ragazzi. E’<br />
un metodo che li ridimensiona, perché loro tendono<br />
veramente a sopraffarle, salvo quando si<br />
imbattono in una ragazza veramente in gamba.<br />
Ne ho conosciuta qualcuna che teneva testa,<br />
però è un caso raro. Anche qui il loro comportamento<br />
è influenzato dalle famiglie, dal contesto<br />
familiare, in cui non raramente prevale una<br />
visione maschilista.<br />
C’è un ritorno di maschilismo?<br />
Annalisa. Secondo me sì. Purtroppo. Quella<br />
battaglia non è finita. Forse dipende anche da<br />
noi donne, da come ci siamo lasciate di nuovo<br />
mettere i piedi in testa.<br />
Voi date confidenza, parlate coi ragazzi?<br />
Gianpiero. Se ho una classe dalla prima alla<br />
quinta, in genere all’inizio sono molto severo,<br />
integerrimo, non ammetto che si parli quando<br />
parlano gli altri, me compreso. Quando si apre<br />
la discussione, pretendo che sia ordinata, civile,<br />
rispettosa. So che devo portarli in quinta e<br />
che se comincio a “mollare” subito è finita.<br />
Piano piano però mollo e quando arrivo in<br />
quinta, l’ora di matematica diventa l’ora ricreativa.<br />
Il punto è che in certi momenti bisogna<br />
fermarsi e fregarsene del programma. Nell’ultimo<br />
anno sono molto <strong>sotto</strong> pressione, hanno bisogno<br />
di sdrammatizzare, di sfogarsi, di parlare,<br />
di distrarsi anche. Io ad esempio tanti anni<br />
fa avevo stilato una sorta di “decalogo del maschilista”,<br />
molto provocatorio; i miei ragazzi se<br />
ne ricordano ancora.<br />
A me interessava soprattutto che fossero educati,<br />
nel momento in cui si era stabilito il giusto<br />
rapporto, si poteva anche parlare.<br />
Chiara. Avendo una classe per tre anni per dodici,<br />
quattordici ore alla settimana è quasi impossibile<br />
che non si stabilisca un rapporto con<br />
loro. Alla fine ti riconoscono affettivamente, al<br />
di là dell’autorità. Sempre col buon esempio.<br />
Io ho lottato per anni perché entrassero in classe<br />
senza doverli chiamare ripetutamente. Appena<br />
suonava la campana, ero fuori ad aspettarli.<br />
Ci vuole del tempo, però all’inizio del secondo<br />
anno, come mi presentavo, la mia classe arrivava<br />
automaticamente, non dovevo dire niente.<br />
era un film di animazione, con<br />
una musica bellissima, un ritmo<br />
serrato, perfetto per loro,<br />
la reazione è stata: “Che noia!”<br />
Gianpiero. L’esempio è fondamentale, anche<br />
nelle piccole cose. Il telefonino, ad esempio,<br />
non va usato, neanche da noi. Tra un’ora e l’altra,<br />
qualcuno telefona, ma non potrebbero.<br />
Annalisa. A parte per comunicare tra di loro,<br />
cercano di utilizzarlo anche per i compiti, per<br />
le verifiche. Per esempio se devono fare una<br />
versione di latino e hanno il collegamento a internet,<br />
basta digitare alcune parole e la tirano<br />
fuori. Ormai in ogni scuola, il regolamento del-<br />
una <strong>città</strong> 13