06.06.2013 Views

sotto i due figli a donna - Una città

sotto i due figli a donna - Una città

sotto i due figli a donna - Una città

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

www.unacitta.it<br />

APPUNTI DI UN MESE<br />

15 marzo 2010. Ru 486<br />

Desiderano che la pillola abortiva faccia male<br />

perché desiderano che l’aborto continui a far<br />

male. Sono malvagi?<br />

23 marzo 2010.<br />

Il miracolo della crescita africana<br />

Mentre i paesi asiatici e dell’America latina<br />

stanno emergendo prepotentemente, le cifre<br />

sulla crescita dei paesi africani ci offrono un<br />

quadro quasi deprimente, aggravato dall’allarme<br />

legato ai cambiamenti climatici che rischiano<br />

di peggiorare ulteriormente la condizione di<br />

povertà di questa regione.<br />

Ora però da più parti vengono avanzati dei sospetti<br />

sulla correttezza dei dati utilizzati, un po’<br />

per la difficoltà di raccoglierli, un po’ perché i<br />

sistemi di misura tradizionali non prendono<br />

adeguatamente in considerazione l’economia<br />

informale. Quattro economisti, <strong>due</strong> dei quali<br />

del Fondo Monetario, Simon Johnson, William<br />

Larson, Chris Papageorgiou e Arvind Subramanian,<br />

in un documento presentato lo scorso<br />

autunno mostrano come l’attualizzazione e revisione<br />

dei dati porti a statistiche assolutamente<br />

differenti. Ad esempio, secondo le cifre disponibili<br />

nel 2002, il Pil della Guinea equatoriale<br />

sarebbe cresciuto del 4% all’anno tra il<br />

1975 e il 1999, mentre indagini più recenti e<br />

aggiornate rivelano nello stesso periodo una<br />

decrescita.<br />

Le fonti classiche sono insomma pressoché<br />

inutilizzabili per valutare l’andamento di questi<br />

paesi. Per l’Africa serve un nuovo metodo di<br />

“Forse tra cinquantʼanni, quando sarò appollaiato<br />

su una nuvoletta, mi daranno ragione. Ma<br />

per adesso vengo ritenuto un anomalo, un<br />

eterodosso”. Diceva così lʼeconomista Paolo<br />

Sylos Labini nel libro intervista al giornalista di<br />

Repubblica Roberto Petrini. Dallʼuscita del testo<br />

(Un paese a civiltà limitata, Laterza) sono<br />

passati nove anni, e da cinque Sylos se nʼè<br />

andato sulla nuvoletta, ma già oggi, senza<br />

aspettare mezzo secolo, la sua impronta è forte,<br />

il rimpianto vivissimo. Si è visto lunedì 15<br />

marzo al Piccolo Eliseo di Roma, alla lettura<br />

scenica dellʼintervista fatta da Neri Marcorè.<br />

Ingresso libero, lunghe code di gente tanto<br />

che molti non sono riusciti a entrare, prolungati<br />

applausi che non andavano soltanto al bravissimo<br />

Marcorè e allʼallestimento di Cristina<br />

Comencini, ma innanzitutto a lui, lʼuomo di sinistra<br />

che non ha mai creduto in Marx, che per<br />

primo ha avuto il coraggio di segnalare il declino<br />

anche numerico della classe operaia in Italia,<br />

a costo di farsi bollare come “economista<br />

borghese”.<br />

Per molti è stato un grande maestro, anche<br />

per me. Lʼho incontrato più volte per interviste<br />

e colloqui. Ne intuivo il coraggio intellettuale,<br />

la lucidità, lʼintelligenza vigile che non lʼha mai<br />

abbandonato: fino allʼultimo si è battuto contro<br />

il degrado del Paese incarnato dal berlusconismo,<br />

ma anche per stimolare a sinistra quella<br />

revisione critica che gli ex comunisti hanno<br />

sempre disinvoltamente eluso. Lo appassionavano<br />

le nuove battaglie. Quando fondai una<br />

rivista che si occupava di economia del Mez-<br />

44<br />

una <strong>città</strong><br />

misura della crescita.<br />

<strong>Una</strong> possibile soluzione è stata presentata recentemente<br />

in un seminario a Parigi da Alwyn<br />

Young, della London School of Economics. Il<br />

titolo della sua proposta di revisione non lascia<br />

spazio a equivoci: “Il miracolo della crescita<br />

africana”. L’idea di Young focalizza la propria<br />

attenzione sui consumi, in breve sull’accesso ai<br />

confort della vita moderna, gli elettrodomestici,<br />

la tv, ecc. La batteria di dati che ha preso in<br />

considerazione comprende quattro categorie:<br />

primo, il possesso di elettrodomestici e mezzi<br />

di trasporto e di comunicazione (radio, tv, frigo,<br />

auto, bicicletta, telefono); secondo, le condizioni<br />

dell’alloggio (elettricità, acqua potabile, acqua<br />

calda, arredamento); terzo, alimentazione e<br />

salute dei bambini; infine, l’uso del tempo, la<br />

scolarizzazione dei bambini, l’occupazione<br />

femminile...<br />

A partire da questi indicatori alternativi, la stima<br />

della crescita dell’Africa subsahariana dal<br />

1990 sarebbe tre volte superiore ai tassi abitualmente<br />

accettati. Se questi dati si rivelassero<br />

corretti -come in effetti pare- ne uscirebbe che i<br />

paesi dell’Africa subsahariana stanno registrando<br />

tassi di crescita non così diversi da<br />

quelli dei paesi in via di sviluppo degli altri<br />

continenti. Questo risultato sarebbe oltremodo<br />

notevole tenuto conto dei costi umani e economici<br />

dei conflitti armati e dell’epidemia di Aids<br />

che flagellano questi paesi.<br />

Philippe Askenazy, ricercatore del Cnr, e autore<br />

dell’articolo, conclude ricordando che evidentemente<br />

tutto ciò non significa che l’Africa<br />

zogiorno mi diede qualche consiglio e mi disse<br />

“Collaborerei volentieri, se non mi fosse caduta<br />

addosso questa malattia...” Quale malattia,<br />

professore? “La vecchiaia!”, mi rispose lui,<br />

classe 1920, ridendo con i suoi occhi vispi.<br />

Eppure, solo ieri sera posso dire di aver capito<br />

fino in fondo lʼimportanza della sua lezione.<br />

Lʼintervista/spettacolo ha ripercorso la sua<br />

storia: da ragazzo innamorato delle tecnologie<br />

che vuole fare ingegneria ma non può permetterselo<br />

perché il padre, liberale antifascista,<br />

ha perso il lavoro e gli chiede di ripiegare sulla<br />

più breve laurea in giurisprudenza, poi la specializzazione<br />

economica negli Stati Uniti, a<br />

contatto con Gaetano Salvemini e Joseph<br />

Schumpeter. Tornato in Italia, Sylos conosce<br />

Ernesto Rossi e si avvicina al nobile filone del<br />

liberalismo di sinistra del Mondo. Ma anziché<br />

assumere come altri un atteggiamento elitario,<br />

si butta nel dibattito di sinistra a fianco di altri<br />

economisti come Giorgio Fuà, si confronta<br />

con la Cgil e il Pci, vive da vicino lʼesperienza<br />

della programmazione economica con Ugo la<br />

Malfa e Giorgio Ruffolo.<br />

Il suo successo come giovane e brillante economista<br />

provoca le gelosie dei baroni che tardano<br />

a concedergli un riconoscimento accademico<br />

fino a quando, nel 1962, gli viene finalmente<br />

assegnata la cattedra di Economia<br />

Politica alla Sapienza di Roma. I suoi studi<br />

hanno valore internazionale, come gli riconosce<br />

il premio Nobel Paul Samuelson in un<br />

messaggio per i suoi 75 anni: “Gli economisti<br />

di tutto il mondo ti ammirano...”.<br />

non sia una delle regioni più povere della terra.<br />

Significa però che non c’è più ragione di farsi<br />

prendere da uno scorato fatalismo quando si<br />

parla dell’Africa.<br />

(www.lemonde.fr)<br />

29 marzo 2010. Pensando alle elezioni<br />

Prima di trarre conclusioni dai risultati elettorali<br />

bisognerebbe mettersi d’accordo su un presupposto:<br />

Berlusconi, in tutti questi anni, ha<br />

fatto prendere voti al centrodestra o ne ha fatti<br />

perdere? Nella prima ipotesi, quella che metà<br />

dell’elettorato italiano ami Berlusconi, saremmo<br />

all’“eterno fascismo italiano” e alla sinistra<br />

non resterebbe che cercare di raffazzonare un<br />

qualche Cln che possa far conquistare il vantaggio<br />

di un senatore, con quali prospettive s’è<br />

poi già visto; se riuscisse poi, nel contempo, a<br />

evitare di metter su la boria moralista da “barone<br />

universitario di sinistra che si vergogna andando<br />

all’estero” sarebbe già una gran cosa;<br />

nella seconda, quella che la destra, senza Berlusconi,<br />

sarebbe oltre al 60 per cento, perché in<br />

questi anni ha saputo interpretare e rappresentare,<br />

sia pure in malo modo, le aspettative, le<br />

speranze, gli interessi, le frustrazioni, di buona<br />

parte della società, la sinistra, pur se votata per<br />

un bel po’ a sicura sconfitta, avrebbe tantissimo<br />

da fare. Forse i risultati fanno propendere<br />

per la seconda?<br />

30 marzo 2010. Pensando alle elezioni<br />

Smettiamola anche con questa storia del corpo<br />

del capo, e pure dei corpi che lo circondano,<br />

che non si capisce mai di cosa si parla. Le elezioni<br />

le ha vinte un signore con un corpo menomato.<br />

E questo fatto, almeno, merita rispetto.<br />

un altro socialismo<br />

I suoi messaggi non li mandava a dire: nel<br />

1974 si dimise dal Comitato tecnico scientifico<br />

del Ministero del Bilancio perché il Ministro<br />

Andreotti aveva nominato <strong>sotto</strong>segretario Salvo<br />

Lima, plurindagato per mafia. Protestò anche<br />

con il presidente del consiglio Aldo Moro.<br />

“Lima è troppo forte e pericoloso”, gli rispose<br />

Moro, che sapeva scivolar via dai problemi.<br />

Contro il berlusconismo Sylos fu altrettanto<br />

duro, anche se negli ultimi anni confessava il<br />

suo sconforto per lʼinvoluzione italiana. Amante<br />

del jazz, descriveva lʼItalia degli anni Duemila<br />

come un brano di Duke Ellington: “Blue<br />

Indigo”, <strong>due</strong> colori, il blu e lʼindaco, che segnalano<br />

insieme tristezza e passione.<br />

Le sue battaglie più appassionate di “socialista<br />

liberale” Sylos le combattè sul fronte delle<br />

idee. Considerava Nicolò Machiavelli, Karl<br />

Marx e Benedetto Croce responsabili a vario<br />

titolo dei mali italiani. Marx, che oltre a tutto<br />

era un uomo privo di principi morali (cosa difficile<br />

da accettare per uomo di valori intemerati<br />

come Sylos) aveva provocato nella sinistra<br />

italiana “danni tremendi”. Ci sarebbe voluta<br />

unʼautocritica, che il machiavellismo imperante<br />

impedì ai comunisti e agli ex comunisti. Sul<br />

fronte opposto, i danni li aveva fatti Croce che,<br />

sulle orme di Vico, aveva creato una filosofia<br />

che era in realtà “la fabbrica del fumo”: filofesserie,<br />

come diceva Salvemini.<br />

Insomma, Paolo Sylos Labini era un uomo<br />

scomodo per tutti. Ci manca.<br />

(www.donatosperoni.it)

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!