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IL CALITRANO N. <strong>50</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2012<br />
IO SONO ACHILLE:<br />
VI RACCONTO LA MIA STORIA<br />
ella scrittura di V. Rossi siamo abituati a<br />
Nvedere descritte e vissute la natura, la vita,<br />
l’Amore; ma soprattutto la poesia che in ognuna<br />
di queste cose è la componente più importante.<br />
Tutto nella natura appare a Rossi carico<br />
di significati espressivi come fonte di emozione,<br />
ma contemporaneamente anche come<br />
stimolo di significati intellettuali; e queste riflessioni<br />
ricollegano ad eventi che in qualche<br />
modo possono vedersi fuori dal “tempo” e<br />
dalle consuetudini. Ho appena finito di leggere<br />
il suo ultimo lavoro: « Io sono Achille: Vi<br />
racconto la mia storia.»<br />
Achille non è altro che un gatto che dopo il<br />
latte materno e l’abbandono della madre spalanca<br />
gli occhi su un mondo ostile che apparentemente<br />
non lo vuole, e lui, con una sorta<br />
di disperazione, parte alla conquista della vita.<br />
In questo pellegrinaggio trova poche carezze,<br />
la fame, la solitudine e la fatica di vivere. Fortunosamente<br />
poi viene portato dal “Filosofo<br />
poeta” e finalmente trova la sicurezza di un rifugio<br />
e ciò che serve per vivere… Al momento,<br />
crede quasi di essere approdato in paradiso,<br />
ma poi si accorge che questo non basta; per<br />
essere felice ha bisogno dell’amore e di un<br />
amico e istintivamente si accorge che deve<br />
conquistarseli.<br />
Dopo una serie di peripezie, riesce a farsi notare<br />
e a farsi accettare come compagno di<br />
viaggio nelle lunghe passeggiate con il “Poeta<br />
filosofo” fino ad arrivare all’amicizia che conta,<br />
al dialogo. In Achille l’amicizia e l’amore<br />
nascono quasi come un miracolo. Vincenzo<br />
Rossi li ha dati ad Achille umanizzandolo; rimane<br />
quasi fulminato da una luce calda ed<br />
improvvisa svelandogli sensazioni sconosciute<br />
che aprono la magica chiave attraverso la<br />
quale si dischiudono i valori dell’anima. Credo<br />
quindi che l’apparente semplicità di questo<br />
scritto, venga da profonde meditazioni del suo<br />
universo interiore, depositarie di un’antica unitarietà<br />
di fede, come trovo ci sia quel flusso di<br />
comunicazione essenziale, di fronte all’immanenza<br />
delle universali sofferenze.<br />
Una scrittura poetica che trasmette immagini<br />
che hanno, in un certo qual modo, l’indicazione<br />
per quel “cammino” evolutivo che ogni<br />
essere umano dovrebbe compiere, avvalendosi<br />
di volta in volta, di una creatività sempre<br />
nuova, suggestiva, affascinante. Trovo in questo<br />
scritto che l’idea per diventare visione necessiti<br />
di grande e approfondita riflessione, per<br />
comprendere nella sua interezza il significato<br />
nascosto, è necessario che il lettore non si fer-<br />
di Lycia Santos Do Castilla<br />
mi alle apparenze… Un racconto quindi che è<br />
semplice del testo, troveremo un richiamo silenzioso,<br />
una sorta di ultrasuono che solo la<br />
parte più nascosta di noi può sentire… Un racconto<br />
quindi che è semplice e complesso, come<br />
complessa è la vita; credo che il viaggio di<br />
Achille dentro la favola nasconda la grande<br />
verità delle “Valigie di cartone”. L’abbandono,<br />
il viaggio per terre lontane e sconosciute, la fatica<br />
di farsi accettare, le nostalgie, il bisogno<br />
d’affetto, la fatica di vivere… <strong>Il</strong> racconto che<br />
prima era favola, diventa metafora… Discorso<br />
questo di Vincenzo Rossi dove la tecnica scrittoria,<br />
in un certo senso, gareggi con la pittura,<br />
in quanto legata alle leggi di energia spirituale<br />
che opera come mezzo di rivelazione, poiché<br />
le immagini che vivono nella realtà del suo<br />
animo immaginifico hanno la forza di divenire<br />
quasi reali nello scritto. Si ha così la netta impressione<br />
che Vincenzo Rossi, guardando la<br />
natura, possa sempre vedere o ritrovare il lampo<br />
del lume primordiale; nella descrizione<br />
poetica può dare colore all’aria, come in questo<br />
scritto ha saputo dare umanità ad Achille.<br />
<strong>Il</strong> racconto si snoda tra la linea sottile che passa<br />
nella realtà, nel sogno e nelle intermittenze<br />
della memoria, scendendo con precisione estetica<br />
un tempo fuori dal tempo, in un narrato<br />
che passa attraverso la morbidezza delle trame<br />
narrative arriva alla profondità dei contenuti.<br />
Una storia scandita da un largo respiro compositivo,<br />
che dà spazio all’attualità della vita,<br />
fatta di pieni illusori e vuoti reali: il nitore<br />
incisivo dello stile ce ne offre un’immagine<br />
lucida, ma anche melanconica per la solitudi-<br />
18<br />
ne dell’uomo, che si ha anche in mezzo alla<br />
folla…<br />
Una scrittura che ha pause e ritmo, entro il<br />
quale si inserisce e ci viene incontro il maestoso<br />
silenzio della natura.<br />
Nei suoi testi di scrittura ho rilevato spesso<br />
un’energia primaria, legata ai significati e ai<br />
ritmi poetici che ne rilevano la più intima essenza…<br />
Così troviamo che il discorso con Achille si<br />
amplia sino a toccare “luci ed ombre” dell’essere<br />
umano.<br />
Un Vincenzo Rossi quindi, in cui un po’ parla<br />
il poeta, in po’ il filosofo, che alla fine si<br />
uniscono, dove il pensiero umano non ha più<br />
potere di andare oltre quelle quattro domande<br />
che non consumano lui, ma l’umanità intera…<br />
<strong>Il</strong> suo pensiero è come fiamma che brucia nell’energia<br />
primordiale, piena di misteriosi percorsi<br />
del sapere, per cercare di squarciare il<br />
velo di quella perduta dimensione del Divino,<br />
quando l’uomo era ancora angelo, dove<br />
solo era possibile sapere…<br />
Quattro domande:<br />
1. Quando è nato, quando finirà e che senso<br />
ha l’ Eterno?<br />
2. Dove comincia e dove finisce l’infinito?<br />
3. Che cos’è la vita?<br />
4. Che cos’è la morte?<br />
Quattro domande: ermetiche, chiuse, impenetrabili,<br />
dove “l’ignoto” lascia il discorso<br />
aperto, stimolante, ma senza soluzione…<br />
Nell’anima del tempo…<br />
Calitri, 2001/2002. Quattro generazioni della famiglia Nigro (br’handiegghij). Da sinistra: Michele, il figlio<br />
Giovanni, il nipote Michele e il pronipote Errico.