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50 - Il Calitrano

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N. <strong>50</strong> n.s. – Maggio-Agosto 2012 IL CALITRANO<br />

ichele Arcangelo Di Maio, nacque a<br />

MCalitri nel 1931 da Benedetto e da<br />

Rosa Cerreta e, come molti altri ragazzi,<br />

trascorse parte dell’adolescenza nel suo<br />

paese, prima di andar fuori per continuare<br />

gli studi. Dopo aver conseguito il Diploma<br />

di Geometra a Salerno, si iscrisse<br />

all’Istituto Superiore di Educazione Fisica<br />

della Farnesina di Roma, appena rinato<br />

dopo il Fascismo. Tornò, quindi, a<br />

Calitri come docente di questa materia e<br />

prestò servizio presso la Scuola Media e<br />

l’Istituto Tecnico Commerciale.<br />

Conobbe allora Marisa Franco, originaria<br />

di Bovino, giunta nell’Istituto Tecnico<br />

Commerciale in qualità d’insegnante<br />

d’Inglese e con lei si fidanzò. Una canzone<br />

in voga a quel tempo era Love in<br />

Portofino. Insieme poi decisero di trasferirsi<br />

a Napoli e di sposarsi nel 1961.<br />

A Napoli, Michele ebbe la cattedra presso<br />

l’Istituto “Galiani”, che si trova in prossimità<br />

di Piazza Carlo III. Contemporaneamente<br />

si inserì come istruttore e preparatore<br />

atletico nell’ampio circuito napoletano<br />

delle attività sportive, collaborando<br />

con l’Associazione Italiana di Cultura e<br />

Sport.<br />

I suoi legami con la famiglia e con l’intera<br />

comunità di origine, però, si mantennero<br />

sempre fortissimi. Tornava frequentemente<br />

a Calitri, dove trascorreva qualche<br />

giorno con immenso piacere. Nell’andirivieni<br />

in mezzo alla gente durante le feste<br />

patronali, cioè nel tradizionale andare su<br />

e giù tra le bancarelle o appresso alla processione<br />

di San Canio e dell’Immacolata,<br />

era difficile fare due passi con<br />

lui. Si fermava ad ogni piè<br />

sospinto, ora con uno ora con<br />

un altro. A volte solo per un<br />

rapido saluto, ma più spesso per<br />

farsi raccontare anche le novità.<br />

Rientrava a casa sempre a notte<br />

fonda, dopo aver partecipato a<br />

infinite chiacchiere con gli<br />

amici ritrovati e ai tanti successivi<br />

allegri capannelli formati<br />

intorno alla sua figura aitante, al<br />

suo inconfondibile modo di<br />

gesticolare e alla sua schietta<br />

risata.<br />

E i calitrani ricambiavano i<br />

sentimenti d’affetto per lui.<br />

Quando è giunta la notizia della<br />

sua morte, avvenuta il 12 di -<br />

cembre del 2011, qui a Calitri<br />

PERSONAGGI<br />

<strong>Il</strong> campione calitrano<br />

Olimpiadi Invernali di Cortina, 1956. Michele<br />

Di Maio con Sophia Loren.<br />

c’è stato un sincero dispiacere. Nonostante<br />

la recente malattia, Michele era<br />

stato visto in macchina poco tempo prima<br />

e nulla lasciava immaginare che la sua<br />

vita fosse ridotta al lumicino.<br />

Tempo addietro, quando egli già non<br />

stava più bene, io e lui ci siamo fermati al<br />

Belvedere del Corso, poco distanti dal<br />

grigio torrione emerso dai ruderi del terremoto<br />

dell’80. Spaziavamo lo sguardo<br />

nella valle dell’Ofanto e ammiravamo le<br />

varie gradazioni di verde davanti a noi e,<br />

Olimpiadi Invernali di Cortina, 1956. Michele Di Maio e Lino Lacedelli,<br />

uno dei conquistatori del K2.<br />

7<br />

in alto, il cielo azzurro e terso. Di fronte,<br />

sui monti dell’Appennino, i nostri occhi si<br />

fermavano progressivamente sulla grande<br />

cupola rotonda dell’Osservatorio Astronomico<br />

di Castelgrande, poi su Pescopagano<br />

e infine su Sant’Andrea di Conza.<br />

Intanto il sole cominciava a nascondersi<br />

dietro le tre gobbe di Gagliano mettendo<br />

in scena a poco a poco, alla nostra destra,<br />

il rosso bellissimo del tramonto. È stato<br />

allora che Michele sorridendo mi ha detto<br />

all’improvviso: « È questo che mi mancherà,<br />

quando morrò».<br />

Ricordo sempre questa frase ogni volta<br />

che vado a fargli visita al cimitero. E non<br />

mi pare vero che ora stia lì, dopo averlo<br />

visto all’opera nelle attività più impensate:<br />

riparare la sua scoppiettante campagnola,<br />

caricare la sua barca a vela per portarla<br />

a Campomarino, usare i colori a tempera<br />

per esprimere la sua vena artistica,<br />

andare a caccia con Diva, il suo cane<br />

fedele, uscire dall’acqua del Lago di<br />

Monticchio dopo essersi immerso con un<br />

gesto da esperto nuotatore.<br />

Michele era davvero una persona speciale.<br />

Non lo dico perché era mio cugino,<br />

ma per tutto ciò che sapeva fare e che<br />

altri non osavano neppure pensare. E per<br />

la simpatia che era capace di catturare<br />

dalla gente. Con lui, anche i più timidi si<br />

sentivano invogliati a parlare, qualunque<br />

fosse il pretesto occasionale da cui poteva<br />

iniziare la conversazione.<br />

Per queste ragioni, e non solo per la sua<br />

dedizione allo sport, i suoi amici lo chiamavano<br />

«il Campione». In un certo senso<br />

lo era davvero e, comunque,<br />

egli era stato a stretto contatto<br />

con dei veri campioni. Come<br />

studente della Farnesina aveva<br />

anche fatto parte dello staff tecnico<br />

delle Olimpiadi Invernali<br />

di Cortina d’Ampezzo nel<br />

1956, cioè del gruppo di giovani<br />

atleti incaricati di curare la<br />

tenuta delle piste sulle quali<br />

avvenivano le gare di sci. A<br />

Cortina trascorreva il tempo<br />

libero con Lino Lacedelli, uno<br />

dei conquistatori del K2, ed<br />

altri atleti conosciuti sui campi<br />

da sci. Durante la sfilata olimpica<br />

inaugurale fece parte della<br />

squadra dei portabandiere e, tra<br />

le sue mansioni, ebbe anche<br />

quella di accompagnare le per-

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