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Si fa presto a dire acciaio

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conosci la tua barca<br />

di PIERO BALSI<br />

<strong>Si</strong> <strong>fa</strong> <strong>presto</strong> a <strong>dire</strong> <strong>acciaio</strong><br />

Dall’inox al bronzo e al titanio, utilizzo e caratteristiche dei metalli usati nella nautica<br />

<strong>Si</strong>n dalla nascita della navigazione<br />

si rese necessario un sistema<br />

per la giunzione delle varie parti<br />

dell’imbarcazione che fosse solido<br />

e sicuro. La scoperta dei metalli,<br />

che determinò l’inarrestabile progresso<br />

dell’umanità, e il loro utilizzo<br />

consentì di realizzare imbarcazioni<br />

sempre più grandi. Ferro rame<br />

e bronzo sono stati i primi metalli<br />

impiegati con successo nelle<br />

costruzioni nautiche. Esposti in<br />

molti musei possiamo osservare<br />

esempi di chiodi in ferro ritorti per<br />

il fissaggio del <strong>fa</strong>sciame provenienti<br />

da relitti di navi greche, romane<br />

e vichinghe. Ferro rame e<br />

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bronzo furono i primi metalli impiegati<br />

con successo nelle costruzioni<br />

navali e solo grazie al ferro si<br />

potè produrre scafi di grosse dimensioni.<br />

Fintanto che si costruivano<br />

scafi in legno era difficile superare<br />

la lunghezza di circa 70-80<br />

metri. Questo perché la necessaria<br />

resistenza strutturale imponeva<br />

la realizzazzione di travi in legno<br />

di proporzioni esagerate che influivano<br />

poi sul peso finale al punto<br />

che una nave in ferro sarebbe<br />

pesata la metà con volumi interni<br />

maggiori. Intorno al 1850 si iniziarono<br />

a costruire navi completamente<br />

in ferro che nel giro di po-<br />

chi anni superarono anche i 200<br />

metri, ma la vita media era molto<br />

breve, sia per la bassa lega dei metalli<br />

sia per fenomeni di corrosione<br />

allora sconosciuti. <strong>Si</strong> guardava<br />

dunque alla ricerca scientifica in<br />

cerca di nuove soluzioni. La soluzione<br />

per un nuovo metallo venne<br />

solo il 13 agosto 1913 grazie ad<br />

un giovane inglese.<br />

Harry Brearley, figlio di un forgiatore,<br />

terminati gli studi venne convocato<br />

da <strong>fa</strong>bbricanti di armi che<br />

dovevano risolvere l’annoso problema<br />

della corrosione delle canne<br />

delle armi da fuoco dovute al calore<br />

e ai gas prodotti dalle polveri<br />

Prima dell’avvento dell’<strong>acciaio</strong> inox, i<br />

metalli venivano preservati con una<br />

giornaliera lucidatura<br />

da sparo durante l’esplosione. Egli<br />

riuscì attraverso nuovi metodi di<br />

fusione ad inglobare nella lega<br />

dell’<strong>acciaio</strong> comune una certa<br />

quantità di Cromo (circa il 18%).<br />

Era nato l’<strong>acciaio</strong> inossidabile le<br />

cui caratteristiche erano per l’epoca<br />

stupe<strong>fa</strong>centi. Nello stesso periodo<br />

anche la tedesca Krupp rivaleggiò<br />

nello sviluppo di varianti contenenti<br />

anche il Nickel che lo rendeva<br />

più lavorabile e lo scoppio<br />

della Grande Guerra ne decretò<br />

un massiccio impiego e un’ampia<br />

sperimentazione.<br />

Che cos’è e come funziona l’inox<br />

Attualmente vi sono in commercio<br />

centinaia di tipi di <strong>acciaio</strong> inox<br />

differenti, ma funzionano tutti<br />

sullo stesso principio. Per <strong>acciaio</strong><br />

si intende una lega derivante dalla<br />

raffinazione della ghisa composta<br />

da ferro e meno del 2% di carbonio.<br />

Come abbiamo visto, in<br />

quello inox, viene introdotta una<br />

percentuale di Cromo pari al 18%<br />

circa. Il segreto dell’inossidabilità<br />

sta proprio nel Cromo. In presenza<br />

di ossigeno il Cromo forma uno<br />

strato inerte sopra il metallo che<br />

funge da protezione impedendo<br />

la corrosione. Questo invisibile<br />

strato di ossido, che riveste il pezzo<br />

di <strong>acciaio</strong>, si rinnova costantemente<br />

in presenza di ossigeno<br />

contenuto nell’aria e nell’acqua.<br />

In aggiunta al Cromo possiamo<br />

trovare il Nickel che ne aumenta<br />

l’inossidabilità. A seconda delle<br />

percentuali dei vari elementi che<br />

compongono l’<strong>acciaio</strong> inox, avviene<br />

la sua classificazione tramite un<br />

numero a tre cifre. Sostanzialmente<br />

abbiamo tre grandi <strong>fa</strong>miglie di<br />

acciai: quelli senza o con una bassissima<br />

quantità di Nickel si dicono<br />

ferritici e martensitici. Essi ricadono<br />

nelle numerazioni della serie<br />

400-450. Questi non sono indicati<br />

per il settore nautico anche se purtroppo<br />

vi si incontrano <strong>fa</strong>cilmente.<br />

Questi tipi di <strong>acciaio</strong> vengono anche<br />

detti magnetici e possono essere<br />

<strong>fa</strong>cilmenti individuati accostandoli<br />

ad una calamita da cui<br />

vengono attratti. Gli acciai inox<br />

con un alto tenore di Nickel si dicono<br />

austenitici e sono quasi totalmente<br />

amagnetici, essi ricadono<br />

nelle numerazioni della serie 300.<br />

Il più frequente ed utilizzato nel<br />

settore nautico è il tipo 304 conosciuto<br />

anche come 18-8, in quanto<br />

è composto dal 18% di Cromo e<br />

dall’8% di Nickel. Per quanto largamente<br />

utilizzato in campo marino<br />

nella bulloneria, accessoristica,<br />

assi, elica e sartiame vario. Esso<br />

non è il migliore ma gli si dovrebbe<br />

preferire il tipo 316 che contie-<br />

Il Great Estern realizzata a metà<br />

dell’800 è la prima nave interamente<br />

in <strong>acciaio</strong> che supera i 200 metri<br />

ne una maggior percentuale di<br />

Nickel, ma soprattutto vede la presenza<br />

del 2% circa di Molibdeno<br />

che aumenta la resistenza alla corrosione.<br />

Oggi esistono e si stanno<br />

af<strong>fa</strong>cciando sul mercato ulteriori<br />

e preferibili leghe studiate appositamente<br />

per la nautica come<br />

l’Aquamet 22 e il Nitronic 50, contenenti<br />

molti altri elementi quali<br />

Fosforo, Nitrogeno, Vanadio, Tantalio,<br />

<strong>Si</strong>licio etc. ma dal costo nettamente<br />

superiore.<br />

L’<strong>acciaio</strong> in barca pro e contro<br />

Come abbiamo visto il segreto dell’inossidabilità<br />

è dovuto a quella<br />

sottile ed invisibile pellicola di ossido<br />

che si forma per reazione con<br />

l’ossigeno sopra il pezzo. Questo<br />

strato è autorinnovante e si riforma<br />

anche se il pezzo viene limato<br />

o lavorato fintanto che esso è<br />

esposto all’aria. Ma questo è anche<br />

il suo limite, quello che sembrava<br />

il metallo miracoloso, dopo<br />

quasi cento anni dalla sua scoperta<br />

e centinaia di miliardi spesi in ricerche<br />

e perfezionamenti ha dimostrato<br />

di non essere universalmente<br />

applicabile e soprattutto limitatamente<br />

nella nautica. Molti<br />

diportisti hanno avuto modo di<br />

verificare a loro spese questi limiti<br />

senza una spiegazione apparente.<br />

Materiali di bordo<br />

BRONZO NAVALE<br />

Il Bronzo comune è una lega metallica composta di Rame (in proporzioni<br />

superiori al 70%) e Stagno. <strong>Si</strong> usa tuttavia chiamare bronzo<br />

anche leghe in cui lo stagno è assente e sostituito da altri elementi.<br />

Il bronzo comune è stato ampiamente impiegato nella nautica<br />

per le sue caratteristiche di resistenza alla corrosione atmosferica<br />

e all’abrasione (bronzine). Negli ultimi anni si sono diffusi, per<br />

migliore lavorabilità e basso costo, bronzi con Alluminio o<br />

Manganese per la produzione di eliche, valvole o prese a mare.<br />

MONEL<br />

Il monel è una lega composta per due terzi di Nikel ed un terzo di<br />

Rame. È molto resistente alla corrosione in ambienti marini e alle<br />

alte temperature. È molto costosa se paragonata all’<strong>acciaio</strong> inox e<br />

viene generalmente impiegata nella produzione di assi per elica,<br />

rivetti e bulloni per fissaggio chiglie.<br />

TITANIO<br />

Metallo eccezionale grazie ad un’insolita combinazione di proprietà,<br />

ha densità e quindi peso inferiore al Ferro, durezza superiore<br />

all’Alluminio, resistenza alla corrosione pari a quella del Platino.<br />

Impiegato in costruzioni aerospaziali, motori e non a caso equipaggiamenti<br />

marini da competizione. Difficilmente lavorabile con macchine<br />

utensili a causa della durezza viene tagliato generalmente<br />

con il laser. Difficilissima e sconsigliata la saldatura.<br />

OTTONE<br />

È la lega più comune a base di Rame per due terzi e Zinco per un<br />

terzo. È amagnetico con una buona conducibilità elettrica e termica.<br />

Puo essere <strong>fa</strong>cilmente lucidato ed è resistente a molti acidi ma<br />

più debole verso l’acqua salata.<br />

ALLUMINIO<br />

Metallo che si ricava tramite un procedimento elettrolitico dalla<br />

bauxite. È leggero duttile e malleabile, con ottima conduzione elettrica<br />

e termica. Tende a combinarsi con l’ossigeno formando un<br />

ossido superficiale che serve a proteggerlo dalla corrosione atmosferica.<br />

Utilizzato sottoforma di leghe nella nautica e aeronautica<br />

oltre alla produzione di motori.<br />

DICEMBRE 05<br />

127


conosci la tua barca<br />

Trucchi sporchi<br />

Come abbiamo visto l’<strong>acciaio</strong><br />

inox dovrebbe essere del tutto<br />

o quasi amagnetico. Le normali<br />

calamite in ferrite non<br />

riescono ad attirarlo,<br />

ma esistono le<br />

potenti calamite al<br />

Neodimio, elemento<br />

che ricade nelle<br />

“terre rare”, che seppur<br />

leggermente possono<br />

“agganciarlo”. Tuttavia per<br />

rimuovere o fissare viti in punti<br />

difficili possiamo “incollarle” e<br />

trattenerle sulla punta del cacciavite<br />

con del grasso denso. In<br />

alternativa possiamo fissare<br />

provvisoriamente dadi sull’occhio<br />

di una chiave a stella con<br />

nastro isolante. Per recuperare<br />

dadi e bulloni caduti sotto i<br />

motori o in punti delle sentine<br />

poco accessibili possiamo servirci<br />

dell’apposito strumento<br />

che serve a recuperare oggetti<br />

caduti nei lavandini.<br />

1 Un’arridatoio bloccato dalla corrosione<br />

interna; 2 In acque poco ossiggenate<br />

è possibile che gli assi subiscano<br />

corrosioni nei punti più nascosti; 3<br />

Trefoli delle draglie spezzati per l’ossidazione;<br />

4 Tipiche macchie di ruggine<br />

su accessori esterni; 5 Sotto le<br />

<strong>fa</strong>sce che fermano i serbatoi si può<br />

originare corrossione per mancanza di<br />

ossigeno. In basso: in uno scafo in<br />

legno, viene ripristinata la chiodatura<br />

del <strong>fa</strong>sciame utilizzando chiodi in<br />

ferro zincato anziché <strong>acciaio</strong> inox<br />

128 DICEMBRE 05<br />

1 2<br />

3 4 5<br />

Ma allora perché continuiamo ad<br />

adoperarlo? Semplice, perché è il<br />

metallo che a conti <strong>fa</strong>tti richiede la<br />

minor manutenzione rispetto ad<br />

altri metalli. In effetti per secoli<br />

prima dell’avvento dell’<strong>acciaio</strong> si<br />

sono adoperati metalli sulle navi,<br />

ma per mantenerli erano lucidati<br />

quotidianamente, splendidi<br />

esempi li abbiamo sui velieri ancora<br />

naviganti. In pratica una altissima<br />

lucidità superficiale impedisce<br />

l’attecchire di sostanze ossidanti,<br />

ma deve essere costantemente<br />

mantenuta. Il problema<br />

con l’<strong>acciaio</strong> nasce quando<br />

viene a mancare o non si<br />

rinnova lo strato di ossido<br />

superficiale, vediamo alcuni<br />

casi classici con cui si misura<br />

spesso il diportista.<br />

Arridatoi<br />

Nell’andare a tensionare le draglie<br />

si deve agire sugli arridatoi<br />

che molto spesso troviamo bloccati.<br />

Se osserviamo la parte svitabile<br />

essa risulta quasi sempre inspiega-<br />

bilmente arruginita e corrosa fino<br />

a formare un corpo unico con la<br />

parte centrale. All’interno della filettatura<br />

ha modo di entrare acqua<br />

marina, ma non vi è ricambio<br />

d’aria e quindi lo strato di ossido<br />

non ha modo di riformarsi. La situazione<br />

è spesso aggravata dalla<br />

presenza di coperture in cuoio dala<br />

funzione più estetica che pratica.<br />

Queste in<strong>fa</strong>tti impediscono il<br />

necessario passaggio d’aria divenendo<br />

la prima causa del problema.<br />

Le stesse coperture sono da<br />

evitare all’incrocio tra sartie e crocette,<br />

dove oggi sono state relizzate<br />

coperture in plastica rigida<br />

non aderente, che garantisce il<br />

passaggio d’aria.<br />

Serbatoi<br />

Le forature dei serbatoi spesso dipendono<br />

e si verificano in prossimità<br />

delle <strong>fa</strong>sce che li trattengono allo<br />

scafo. Il motivo è sempre la mancanza<br />

d’aria sotto le <strong>fa</strong>sce che spesso<br />

hanno anche strisce in gomma<br />

ancor più “asfissianti” per l’<strong>acciaio</strong>.<br />

Saldatura<br />

<strong>Si</strong> ha spesso modo di osservare come<br />

i punti di saldatura di serbatoi,<br />

pulpiti, rollbar, corrimano e<br />

tientibene siano il punto di partenza<br />

per vistose formazioni di<br />

ruggine. Questo si verifica perché<br />

durante la saldatura si sviluppa un<br />

altissimo aumento della temperatura<br />

nella zona interessata e il Cromo<br />

si combina con il carbonio perdendo<br />

la funzione “passivante”,<br />

ossia di rinnovare lo strato protettivo<br />

superficiale. Questa parte viene<br />

anche ad avere una differenza<br />

di potenziale con il metallo circostante<br />

che scatena una reazione<br />

elettrochimica di corrosione.<br />

Viti e bulloni<br />

Dove vi sono viti e bulloni passanti<br />

attraverso strati di legno o annegati<br />

nella resina e dove può penetrare<br />

o ristagnare acqua marina<br />

senza ricambio d’aria, si verifica<br />

la corrosione anche completa di<br />

viti e bulloni. Non a caso il <strong>fa</strong>sciame<br />

delle imbarcazioni in legno<br />

6 7<br />

8 9<br />

viene fissato con chiodi in ferro<br />

zincato o rame anziché <strong>acciaio</strong><br />

proprio perchè, in assenza di aria,<br />

rimangono inossidabili. Il chiodo<br />

in ferro zincato, apparentemente<br />

poco durevole in ambiente marino,<br />

in realtà grazie alla zincatura è<br />

più durevole dell’<strong>acciaio</strong>.<br />

Assi per elica e timoni<br />

Questi elementi vengono attaccati<br />

dalla corrosione soprattutto<br />

quando manca un’efficiente ri-<br />

10<br />

cambio di acqua ricca di ossigeno<br />

nella zona circostante. L’ossigeno<br />

presente nell’acqua garantisce il<br />

ripristinarsi dello strato di ossido<br />

protettivo sull’asse. Tale effetto<br />

può però venire a mancare all’interno<br />

delle bronzine o nelle boccole<br />

aderenti agli assi. <strong>Si</strong> sono riscontrati<br />

punti di corrosione sotto<br />

a fili da pesca rimasti avvolti a lungo<br />

sugli assi elica. Quando la barca<br />

viene lasciata a lungo in zone con<br />

acqua estremamente ferma e senza<br />

ricambio, il pericolo di corrosione<br />

aumenta perché negli interstizi<br />

di parti in <strong>acciaio</strong> ristagna acqua<br />

senza ricambio di ossigeno. In<br />

questo caso sarebbe bene muovere<br />

spesso la barca per <strong>fa</strong>vorire uno<br />

scambio con acqua “nuova” e fresca.<br />

Oltre al problema dovuto alla<br />

reale inossidabilità, l’<strong>acciaio</strong> soffre<br />

di altri inconvenienti dovuti a<br />

stress meccanici che possono creare<br />

microfratture e originare nuovi<br />

punti di corrosione non riscontrabili<br />

a occhio nudo. Essendo un ma-<br />

teriale molto rigido esso non tollera<br />

grandi variazioni dimensionali o<br />

dilatazioni, originando fratture<br />

che non sono prevedibili e si verificano<br />

inprovvisamente. L’unico sistema<br />

per essere al sicuro è quello<br />

di <strong>fa</strong>re radiografie ai pezzi o sostituire<br />

arbitrariamente le parti più<br />

importanti come si <strong>fa</strong> ad esempio<br />

con il sartiame ogni dieci anni. Se<br />

osserviamo i motori marini possiamo<br />

scoprire che nell’assemblaggio<br />

non sono utilizzate bullonerie<br />

inox, questa non è una leggerezza<br />

del costruttore ma dove occorrono<br />

precise coppie di serraggio con tolleranze<br />

dovute alle dilatazioni termiche<br />

del motore non è assolutamente<br />

consigliato impiegare bulloni<br />

in <strong>acciaio</strong> inox che essendo<br />

molto rigidi si possono spezzare<br />

sotto sollecitazioni. Se si tenta di<br />

piegare un bullone inox è più <strong>fa</strong>cile<br />

che esso si spezzi di netto al<br />

contrario di un bullone in <strong>acciaio</strong><br />

comune che può piegarsi e<br />

raddrizzarsi.<br />

6, 7, 10 Tracce di ruggine provenienti<br />

dalla parte “annegata” di perni e bulloni<br />

per mancanza di aria; 8, 9 I punti<br />

di saldatura di serbatoi e tubi possono<br />

essere origine di ossidazione. La<br />

saldatura in<strong>fa</strong>tti modifica la composizione<br />

del metallo nella zona interessata<br />

rendendolo ossidabile<br />

La tavola in barca<br />

In inglese l’<strong>acciaio</strong> inox vie-<br />

ne definito “stainless<br />

steel” ossia “<strong>acciaio</strong><br />

senza macchia”. Il primo<br />

impiego di questo<br />

nuovo materiale fu destinato<br />

proprio alla produzione<br />

di posaterie che<br />

all’epoca erano in ferro argentato<br />

o nichelato. Ma le<br />

lame dei coltelli erano <strong>fa</strong>cilmente<br />

attaccabili dall’aceto<br />

e dal limone contenenti<br />

acidi (da qui l’utilizzo di apposite<br />

posate per il pesce).<br />

Esse andavano subito<br />

lavate e asciugate per<br />

evitare ruggine e corrosione,<br />

nel caso strofinate<br />

contro l’apposita<br />

pietra al carborundum.<br />

La necessità<br />

di lame inossidabili era<br />

ancora più sentita da pescatori<br />

e marinai che contribuirono<br />

a decretarne il successo non prima<br />

di aver vinto la classica diffidenza<br />

di questi ultraconservativi<br />

ambienti verso le novità.<br />

DICEMBRE 05<br />

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