ISTITUTO DI RICERCHE ECONOMICHE E SOCIALI - Ires
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A questo proposito è di rilievo notare come i percorsi formativi degli imprenditori<br />
intervistati siano nel complesso “deboli”. Nella filiera olivicola il 55% degli imprenditori non<br />
ha frequentato corsi di formazione. Il 45% che li ha frequentati per l’85% dei casi ha<br />
frequentato un corso per il primo insediamento (Giovani Agricoltori), mentre solo in 4 casi<br />
è stato svolto un corso per Igiene alimentare.<br />
Per il settore lattiero di contro la percentuale di chi non ha aggiornato la propria<br />
preparazione è del 40%. In questa filiera i corsi per giovani agricoltori sono circoscritti e<br />
assumono invece peso le tematiche tecniche: fecondazione artificiale (40% circa),<br />
alimentazione, informatica. Da segnalare alcuni corsi su tematiche che si possono<br />
ricondurre all’era qualità (HACCP, benessere animale).<br />
In definitiva, seppur in modo differenziato, le due filiere analizzate esprimono un<br />
notevole fabbisogno di intervento pubblico, anche in termini di formazione per la quale la<br />
domanda è da ritenersi sostenuta sia a livello espresso che, soprattutto, latente.<br />
10.2 Il quadro generale: un sistema in cambiamento<br />
Le testimonianze delle indagini qualitative ed in profondità e le risposte degli<br />
imprenditori agricoli, raccontano un settore investito da un processo evolutivo complesso<br />
e non ancora compiuto, volto a ridisegnarne le strategie per favorirne la sopravvivenza in<br />
un contesto globale che si trasforma e che seleziona gli operatori.<br />
La globalizzazione, ha aperto le barriere alla libera circolazione dei prodotti e ai<br />
Paesi emergenti, che riescono a competere con costi molto bassi, insidiando la leadership<br />
italiana nel settore. Questa situazione, impone la necessità da parte degli imprenditori<br />
agricoli di rivedere il proprio approccio al mercato, per stimolarne la competitività, pur<br />
nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e della tutela della sicurezza alimentare, invocata da<br />
un consumatore sempre più sensibile ai temi della salubrità e della tracciabilità.<br />
Accanto a questa nuova situazione economica e sociale che caratterizza l’Europa<br />
Unita, si inserisce la svolta impressa dalla nuova PAC, che tende a rivedere il sistema<br />
agro- alimentare in chiave qualitativa a scapito delle quantità prodotte, aprendo così nuovi<br />
spazi alla programmazione della produzione, alla valorizzazione delle tipicità, della qualità<br />
e alla tutela del territorio.<br />
In questo contesto il produttore agricolo deve realmente trasformarsi in un<br />
imprenditore, in grado di confrontarsi con il mercato, di fare scelte strategiche produttive<br />
e commerciali, di diversificare la propria attività offrendo servizi, come consentito dalla<br />
multifunzionalità, e in grado di confrontarsi con gli squilibri interni alla filiera e soprattutto<br />
con il crescente potere contrattuale della grande distribuzione e la conseguente riduzione<br />
dei margini di guadagno.<br />
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