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Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...

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<strong>di</strong> Carpi, nella quale era andata a servizio, per seguire la Compagnia <strong>di</strong><br />

Operette de Angelis. I genitori che la cercavano e non la trovavano da<br />

nessuna parte, si rivolsero alla Polizia ma c’era il sospetto che la madre,<br />

donna <strong>di</strong> pessimi costumi, fosse interessata a far “rimpatriare la figlia …<br />

per mercanteggiare sulla sua gioventù”. Poi venne ritrovata, fu più volte<br />

fatta curare perché infetta, venne rimpatriata da Carpi e da Cento con<br />

foglio <strong>di</strong> via, stazionò anche alcuni giorni nel postribolo <strong>di</strong> Cento tenuto<br />

da Enrica Salvi ed alla fine, nel 1893, accettò <strong>di</strong> farsi curare a domicilio.<br />

I luoghi più consueti <strong>di</strong> prostituzione tollerata, ma anche clandestina,<br />

erano alcune abitazioni private e alcune osterie, in cui si riservavano una o<br />

più camere appartate nelle quali le donne ricevevano i “signori” o i soldati<br />

o comunque i frequentatori del mercato e delle fiere. Sono citate più volte<br />

le osterie del Leoncino, del Giubagino, della Stella, <strong>di</strong> Via S. Apollinare.<br />

Nel 1867 si trova un’istanza al Questore <strong>di</strong> Bologna da parte degli osti<br />

<strong>di</strong>onigio Scagliarini e Margherita Michelini che, <strong>di</strong>chiarandosi carichi<br />

<strong>di</strong> numerosa famiglia e <strong>di</strong> vita assai stentata, chiedevano in occasione<br />

della fiera, per una settimana, “la grazia <strong>di</strong> consentire che l’uno e l’altra<br />

[potessero] tenere due prostitute per ciascuno per vedere <strong>di</strong> guadagnare<br />

qualche cosa”. La risposta fu perentoria: la Questura ha l’incarico <strong>di</strong><br />

tutelare la pubblica moralità e non darà mai il suo assenso a che pubblici<br />

esercenti si facciano strumento <strong>di</strong> corruzione e non asseconderà.“la turpe<br />

speculazione che i due osti vorrebbero intraprendere” .<br />

Alcune delle donne compaiono nei documenti in una sola o poche<br />

circostanze, mentre altre saranno presenti per <strong>di</strong>versi anni, protagoniste<br />

<strong>di</strong> visite, malattie, ricoveri, prescrizioni, carcerazioni, espulsioni, ribellioni,<br />

trasferimenti, fughe, gravidanze clandestine, provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>versi,<br />

mentre nuove figure si faranno presenti <strong>di</strong> anno in anno sulla scena, citate<br />

oltre che con i loro nomi anagrafici anche con i loro soprannomi, a volte<br />

curiosi, a volte storpiati o usati ad<strong>di</strong>rittura come cognomi.<br />

Virginia Piccinini, alias Luzzi o Luzì o Luzy o la Luzzi, nel 1859<br />

venne trovata affetta da mal francese ed arrestata perché de<strong>di</strong>ta “all’arte<br />

meretricia”. In seguito venne trovata ripetutamente malata, poi autorizzata<br />

a curarsi sotto il controllo del padre e dei fratelli perché “non si d[esse] a<br />

uomo” fino alla guarigione. dopo ulteriori reclami da parte <strong>di</strong> Carabinieri<br />

contagiati fu internata nel Ricovero, da cui fuggì con una compagna<br />

calandosi da una finestra e attraversando il canale in secca. Fu fatta ricercare<br />

e per mezzo dei connotati registrati sappiamo che aveva “20 anni circa,<br />

occhi neri, capelli neri, naso e mento regolari, carnagione olivastra, statura<br />

giusta” e indossava “una vesta <strong>di</strong> cambriule scura e su<strong>di</strong>cia”. Ritrovata a

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