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Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

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Indice<br />

Prima Parte<br />

1 Presentazione<br />

2 <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> & <strong>“Lesbia”</strong>: Tsunami di passione ... venti secoli fa!<br />

7 Una “Storia” maledettamente travagliata<br />

8 Clodia-Lesbia dopo <strong>Catullo</strong><br />

9 I Carmi/ L’amore per <strong>Catullo</strong><br />

12 Quando una fiamma feroce mi bruciava il cuore<br />

13 … ne quis malus <strong>in</strong>videre possit<br />

14 Lui e lei f<strong>in</strong>almente soli<br />

15 … Perdito amore …<br />

18 <strong>Catullo</strong> <strong>in</strong> … dialetto Cataldiano<br />

22 Disposto a tollerare pers<strong>in</strong>o le sue scappatelle<br />

25 Hate I, and love I<br />

28 Forse “Lei ” era così …<br />

32 Clodia Metalli e … Baia<br />

35 La rivolta dei gladiatori<br />

37 Gneo Pompeo Magno ripulisce il Mare Mediterraneo dai pirati<br />

Seconda Parte<br />

<strong>Catullo</strong> al di là di Lesbia<br />

39 Aditu Prohiberis! Subsiste meditareque!<br />

42 Carme XVI: monito<br />

43 Il verbo poetico che oltraggia e percuote<br />

44 Feroce con <strong>Gaio</strong> Giulio Cesare<br />

49 Moecilia … professione: adultera<br />

50 Tagliente con i rivali d’amore<br />

54 “A” come Amicizia! e Amore!<br />

55 Mia dolce Ipsitilla<br />

56 Pio con il compianto fratello<br />

57 Secondo la sua Prima ovunque si trovi saluta<br />

58 Forse <strong>Catullo</strong> des<strong>in</strong>ava così …<br />

60 Aforismi Catulliani<br />

61 Aufilena<br />

62 Da noi alle terme ne succedono di tutti i colori!<br />

63 La “Rossa” di Bologna<br />

64 <strong>Catullo</strong> ricalca le orme di Priapo<br />

65 Il Veronese racconta: usi e quotidianità del suo tempo<br />

67 Bibliografia essenziale


P r e s e n t a z i o n e<br />

Clodia Metelli e <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> furono <strong>in</strong>negabilmente assertori conv<strong>in</strong>ti della<br />

religione dei sensi e della energia libidica da essi scaturente. Lei, profetessa delle pulsioni<br />

della carne e del sangue, unanimemente riconosciuta tale dai giovanotti bene, dai politici e<br />

dagli <strong>in</strong>tellettuali di Roma del primo secolo avanti Cristo. Lui, apostolo forse più<br />

illum<strong>in</strong>ato, dato che considerò l’altro sesso e gli efebi di cui s’<strong>in</strong>vaghì non solo come punti<br />

di riferimento esistenziali confluenti nella filosofia dei “basia mille” - il contatto fisico - ma<br />

anche e soprattutto come moventi primari dell’ “odi et amo” - i moti dell’anima.<br />

Raccontare di <strong>Valerio</strong> e Clodia, quando di <strong>Valerio</strong> e Clodia è stato detto tutto con gli<br />

imponenti contributi letterari di autorevoli umanisti ed esegeti d’ogni tempo, è impresa<br />

alquanto ardua. Se poi a farlo è un non addetto ai lavori, allora il cimento si rivela<br />

pressoché proibitivo. I rischi, <strong>in</strong>fatti, d’<strong>in</strong>correre nel banale e nel trito e ritrito si fanno<br />

altamente probabili. Il tentativo, <strong>in</strong> ogni caso, è stato effettuato. Complice la passione<br />

congenita e <strong>in</strong>contenibile per la Letteratura Lat<strong>in</strong>a e la Storia di Roma antica, ben<br />

consapevole d’essere un artigiano lontano anni luce dall’<strong>in</strong>tellighenzia specialistica che ha<br />

trattato del poeta veronese e delle sue vicende affettive. In it<strong>in</strong>ere il lettore comune troverà<br />

notizie dal taglio sostanzialmente snello sulla quotidianità del mondo lat<strong>in</strong>o del I sec. a.C. e<br />

del I sec. A.D. (quest’ultimo ancora nitido riflesso dell’era di <strong>Catullo</strong>) che trova agevole<br />

collocazione nel tessuto narrativo dell’irregolare love affair. Un nutrito numero di<br />

immag<strong>in</strong>i artistiche corroborano l’<strong>in</strong>formazione, con l’<strong>in</strong>tento di fornire una concreta<br />

visione d’<strong>in</strong>sieme del contesto sociale, politico, economico e culturale <strong>in</strong> cui <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> si<br />

trovò a vivere e ad operare. Non mancano, tuttavia, stravaganze fatte <strong>in</strong> tutta scienza e<br />

coscienza, come l’avere reso <strong>in</strong> vernacolo tarant<strong>in</strong>o e <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese arcaico i celebri carmi V e<br />

LXXXV. Nella seconda parte del lavoro, il cultore della lettura avrà modo <strong>in</strong>vece di<br />

scoprire un <strong>Catullo</strong> di rado trattato nei testi di letteratura. Al di là di Clodia-Lesbia potrà<br />

cogliere, qualora lo desideri, un versificatore che collauda con successo qualcosa mai<br />

prima d’allora sperimentato nella poesia lat<strong>in</strong>a d’alto profilo, per quanto mi risulta. Con<br />

impareggiabile bravura egli riesce ad <strong>in</strong>nestare il sermo lubrico di stampo fescenn<strong>in</strong>o e<br />

della parlata popolare del suo tempo <strong>in</strong> versi colti e raff<strong>in</strong>ati, elevandolo a poetico<br />

turpiloquio, per raccontare <strong>in</strong> tutta libertà e con realistica s<strong>in</strong>golarità l’umanità che gli fu<br />

compagna di percorso esistenziale.<br />

Che cosa mi ha <strong>in</strong>dotto a fare tutto questo?! Di certo il volermi mettere cont<strong>in</strong>uamente <strong>in</strong><br />

discussione, il piacere dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e scrupolosa e della scoperta del dato, la presunzione di<br />

potere essere utile <strong>in</strong> qualche modo al benessere <strong>in</strong>tellettivo del prossimo e dei giovani <strong>in</strong><br />

particolare. Perché la memoria antica della nostra nazione, come la fiamma della madre<br />

patria nel braciere dell’oikistes deve essere mantenuta accesa ad ogni costo, giacché oggi<br />

più che mai, essa può <strong>in</strong>segnare ancora tantissimo. Aggiungerei, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, il sentito bisogno<br />

di contribuire, sia pure <strong>in</strong> percentuale <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, alla r<strong>in</strong>ascita di una società avvilita<br />

dal genocidio della cultura attuato da un consumismo sempre più arrogante ed ottuso,<br />

dall'<strong>in</strong>sopportabile forza mediatica dello share - micidiale dispensatore di omissioni<br />

culturali e d’ignoranza gratuita - dalle metastasi <strong>in</strong>vasive di una pubblicità<br />

spudoratamente dis<strong>in</strong>ibita e menzognera, che impone sull’essere e sulla dignità<br />

dell’<strong>in</strong>dividuo il primato dell’avere e dell’apparire.<br />

L’autore


2<br />

<strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> &<strong>“Lesbia”</strong><br />

Tsunami di passione ... venti secoli fa!<br />

a cura di<br />

Enrico Vetrò<br />

“ …Lesbia! Appena<br />

ti vedo, non mi riesce<br />

più di parlare:<br />

la l<strong>in</strong>gua si fa torpida,<br />

un fuoco sottile mi<br />

corre sotto la pelle,<br />

rimbomba no le orecchie per un suono<br />

<strong>in</strong>terno,<br />

e su entrambi gli occhi si fa buio<br />

…”<br />

Carm<strong>in</strong>a<br />

– LI, 6-12<br />

“ ma <strong>in</strong>nanzi<br />

a tutti lei, che mi è più cara di me<br />

stesso,<br />

lei, la luce mia, f<strong>in</strong>ché ella vive,<br />

il vivere per me è<br />

dolce.” Carm<strong>in</strong>a – LXVIII, 159-160.<br />

"Odi et amo "<br />

clicca e ascolta.<br />

Odi et amo.<br />

Quare id faciam<br />

fortasse requiris.<br />

Nescio, sed<br />

fieri sentio, et<br />

excrucior.<br />

Carm<strong>in</strong>a - LXXXV<br />

“Odio e amo.<br />

Magari vuoi sapere perché faccia così.<br />

Non lo so, ma mi succede, lo sento, e per me è il supplizio della croce.”


3<br />

<strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> (Sirmione?/Verona? 87/84 a.C. – Roma?/Sirmione? 57/54 a.C.)<br />

senza f<strong>in</strong>i civili e morali; arte poetica<br />

diretta del duale amare=vivere, alimentata dal puro piacere di<br />

scrivere che si fa scopo di vita.<br />

"Bimillenario della morte di <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>". Francobollo<br />

emesso il 19 Settembre 1949.<br />

Soggetto: sul fondo Ponte Pietra sull'Adige visto da un arco del<br />

teatro romano. Tiratura: 3.131.400 esemplari.<br />

Tutto quello che si sa sulla vita del poeta lat<strong>in</strong>o ci è stato tramandato molti anni dopo la sua morte<br />

e <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>diretta. Ciò vale anche per i suoi 116 Carmi(un corpo lirico di ben 2300 versi),<br />

presumibilmente raccolti dal conterraneo amico e filologo Cornelio Nepote (I sec. a.C). Si dovrà<br />

attendere s<strong>in</strong>o al 1472 per leggere la editio pr<strong>in</strong>ceps stampata (a Venezia) della produzione<br />

poetica di <strong>Catullo</strong> 1 . Le liriche Catulliane si rivelano a tratti veementi, a tratti delicate, sempre<br />

gustose nella loro agile lettura, perché tutte pervase da uno spirito ultramoderno di esprimere i<br />

sentimenti. Il“Nuovo”stile dello scrivere <strong>in</strong> versi divenne corollario di fede abbracciata da anime<br />

sensibili(Neòteroi 2 o Poetae Novi) che – alla pari del nostro rimatore lat<strong>in</strong>o - <strong>in</strong>tesero raccontarsi e<br />

raccontare la vita <strong>in</strong> modo pressoché colloquiale, schietto e contenuto (brevitas), <strong>in</strong> versi, tuttavia,<br />

fortemente evocativi e f<strong>in</strong>emente cesellati(labor limae). Questo tipo di poesia trasse nutrimento dal<br />

groviglio delle esperienze personali quotidiane dei suoi <strong>in</strong>iziatori, sulle quali primeggiò l’eros, <strong>in</strong>teso<br />

come valore essenziale trasgressivo, <strong>in</strong> grado di dare significato alla più che mai fugace esistenza<br />

umana. In contrasto, dunque, con l’<strong>in</strong>transigenza del conservatorismo dei senum severiorum (V,2).<br />

Gli austeri attempati benpensanti, legati a doppio filo alla morale tradizionale lat<strong>in</strong>a, etichettavano<br />

amore e pulsioni come <strong>in</strong>evitabili debolezze dell’età giovanile, tollerandole malapena, a patto che<br />

non si violassero i dettami imposti dal bon ton del vivere sociale di quel tempo. Con <strong>Catullo</strong>, <strong>in</strong><br />

def<strong>in</strong>itiva, si ebbe poesia come libera <strong>in</strong>terpretazione dell’<strong>in</strong>timo sentire, otium <strong>in</strong>dividuale letterario<br />

1 Sulla tradizione manoscritta e le successive edizioni <strong>in</strong> stampa del Liber si consulti: <strong>Catullo</strong>, Le poesie, i grandi libri Garzanti,<br />

<strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di Mario Ramous, prefazione di Luca Canali, XIV ed., Apr. 2004, pagg. xiv-xviii.<br />

2 “Quelli alla moda”. Def<strong>in</strong>izione forse polemica di Cicerone, per il loro gusto ellenizzante ed aristocratico.


Nicoletta Tomas Caravia - acrilico - “Los amantes 120” - Madrid, 2000 - Collezione privata<br />

4<br />

Il primo <strong>in</strong>contro avvenne nel 62, forse a Sirmione nella villa di famiglia di <strong>Catullo</strong>. Ospiti Lesbia e il marito.<br />

Sembra più verosimile, tuttavia, che le due vite si fossero <strong>in</strong>crociate a Roma, dove il poeta si trasferì ventenne 3 .<br />

Il vero nome della donna era Claudia (Clodia) Pulchra Tertia (o Secunda? 4 . Nata forse nel 95 a.C.). Lo scrittorefilosofo<br />

lat<strong>in</strong>o Apuleio [125-170 A.D., Apologia (De Magia), cap. X , 9-10] 5 riferisce che a <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> era<br />

piaciuto attribuirle lo pseudonimo Lesbia, "La fanciulla di Lesbo", raffrontandola così a Saffo, una poetessa cara<br />

a molti <strong>in</strong>tellettuali dell’epoca (Cornelio Nepote, Q. Ortensio Ortalo, L. Calvo, E. C<strong>in</strong>na, Partenio di Nicea<br />

Aurelio, Fabullo, Cornelio, Varrone Atac<strong>in</strong>o, M. Furio Bibaculo, Cornifico, Ticida, G. Memmio e Veranio) 6 .<br />

Nata a Lesbo, isoletta del Mare Egeo, <strong>in</strong>torno alla f<strong>in</strong>e del VII sec. a.C., Saffo era divenuta famosa <strong>in</strong> tutta la<br />

Grecia perché celebratrice ed ispiratrice di sentimenti tanto straord<strong>in</strong>ariamente sensuali, quanto<br />

meditativamente delicati e pacati. Il che ha portato ad ipotizzare che il nostro poeta <strong>in</strong>tendesse implicitamente<br />

cantare la figura di una donna colta, raff<strong>in</strong>ata e affasc<strong>in</strong>ante, tutte qualità queste che provocarono nell’uomo<br />

slanci passionali <strong>in</strong>contenibili. Clodia-Lesbia rimane probabilmente identificabile con la figlia del ricco e potente<br />

Appio Claudio Pulcro (Console nel 79) e sorella del Tribuno della Plebe P. Clodio Pulcro 7 , <strong>in</strong>dividuo<br />

spregiudicato ed audace, (chiamato Pulcro per la sua avvenenza) appartenente al partito dei "populares", alleato<br />

di Giulio Cesare (di cui però <strong>in</strong>sidiò la moglie Pompea nel 62). 8 Clodio sarà <strong>in</strong> seguito ucciso da Milone (<strong>in</strong> una ta-<br />

3<br />

“Viviamo a Roma, quella è la mia casa,/ la mia dimora, lì si svolge la mia vita”. (Carm<strong>in</strong>a, LXVIII, v. 34 sg.).<br />

4<br />

Che ella fosse seconda o terza di tre sorelle rimane questione alquanto controversa. Non pochi propendono per la prima ipotesi.<br />

5<br />

“…Eadem igitur opera accusent C. Catullum, quod Lesbiam pro Clodia nom<strong>in</strong>arit …” (“Similmente, dunque, potrebbero accusare<br />

<strong>Catullo</strong>, perché ha chiamato Lesbia, <strong>in</strong>vece di Clodia, la sua donna …” Cfr.: Senecio, a cura di E. Piccolo e L. Lanza, Napoli 2003, <strong>in</strong>:<br />

www.vicoacitillo.it/senecio/sag/amcatullo.pdf).<br />

Nel secolo XVI fu l’umanista Petrus Victorius (o Pietro Vettori, 1499-1585) ad identificare Lesbia come Clodia figlia di Appio Claudio<br />

Pulcro. Cfr.: http://de.wikipedia.org/wiki/Petrus_Victorius.<br />

6<br />

Probabilmente seguì il vezzo letterario del tempo assegnando un criptonimo alla donna amata. (Cfr:<br />

www.vicoacitillo.it/senecio/sag/amcatullo.pdf).<br />

7 Fu il primo membro della gens Claudia a r<strong>in</strong>unciare al suo rango di patrizio [dato che ambiva alla prestigiosa carica di Tribuno della<br />

Plebe! (M. T. Cicero, Epistulae ad Atticum, Liber II,1, 5)]. Infatti modificò il suo nome nella forma plebea di “Clodius”, probabilmente<br />

anche <strong>in</strong> ossequio all’abitud<strong>in</strong>e sempre più diffusa dei plebei di scrivere e pronunciare “o” il gruppo vocalico “au” . Fu ben presto imitato<br />

da sua sorella Lesbia/Clodia.<br />

8<br />

Nella notte fra il 3 e 4 dicembre del 62, durante le sacre cerimonie <strong>in</strong> onore della Bona Dea (per sole donne e verg<strong>in</strong>i vestali, di solito<br />

tenute nell’abitazione di un magistrato) il Pulcro si <strong>in</strong>trodusse <strong>in</strong> casa del Pontefice Massimo Giulio Cesare truccato da suonatrice di cetra,


5<br />

verna a Boville, sulla via Appia, nei pressi di Roma – Cic., Ad Atticum, V,13,1) sostenitore di Pompeo, avversario<br />

politico di Cesare. Si sa per certo che Marco Tullio Cicerone non esitò a diffamare Lesbia pubblicamente e a<br />

def<strong>in</strong>irla con i peggiori epiteti: “non solum meretrix, sed etiam proterva meretrix procaxque”(non semplice<br />

meretrice, ma meretrice sfrenatamente oscena e procace) 9 , e ancora “Clytaemnestra” (“Assass<strong>in</strong>a”, perché era<br />

conv<strong>in</strong>to che costei avesse avvelenato il marito per dare libero sfogo alla sua natura depravata) e “Quadrantaria”<br />

(Prostituta da quattro soldi) 10 . L’astio dell’Arp<strong>in</strong>ate per la matrona fu lampante <strong>in</strong> occasione del v<strong>in</strong>cente<br />

patroc<strong>in</strong>io di un ex amante di costei, un certo Marco Celio Rufo, tra l’altro discepolo dello stesso difensore 11 :<br />

“Ma se una donna, che non abbia marito, apra la casa propria alle brame di tutti, si metta a fare apertamente una<br />

vita da mondana, usi banchettare con uom<strong>in</strong>i a lei assolutamente estranei; se questo ella faccia <strong>in</strong> città, <strong>in</strong> villa, <strong>in</strong><br />

mezzo alla folla di Baia; se si comporti, non solo nel modo di camm<strong>in</strong>are ma anche nel modo di acconciarsi e nella<br />

compagnia, non solo nello sc<strong>in</strong>tillio degli occhi e nella licenziosità dei discorsi, ma anche per quel suo abbracciare e<br />

baciare sulle spiagge, per le gite <strong>in</strong> barca e per i banchetti che frequenta, <strong>in</strong> modo tale da manifestarsi prostituta,<br />

non soltanto, ma prostituta sfrontata e procace: dimmi, Erennio, un giovanotto che per caso le si accompagnasse lo<br />

chiameresti tu adultero, o amante; diresti tu ch'egli voglia attentare al pudore di lei, o soddisfarne la libid<strong>in</strong>e?” 12<br />

“Hai un giard<strong>in</strong>o sul Tevere, e te lo sei adattato apposta <strong>in</strong> quel luogo perché tutta la gioventù di Roma ci venga col<br />

pretesto del nuoto.” 13<br />

“…Se costei, vedova, vivesse <strong>in</strong> piena libertà; sfrontata, senza sfreni; ricca, con ogni sperpero; libid<strong>in</strong>osa, a modo di<br />

meretrice: dovrei io giudicare adultero colui che trattasse questa donna con qualche confidenza di troppo?” 14<br />

Senza contare la voce che fece circolare ad arte durante il processo, secondo la quale Lesbia sarebbe stata<br />

femm<strong>in</strong>a <strong>in</strong>cestuosa, essendosi concessa al fratello Clodio quando ancora era sposata con Lucullo (Plutarco Vite<br />

Parallele, XXIX, 4):<br />

“… Il tuo m<strong>in</strong>or fratello … che ti ama più di ogni altro, e che, non so per quale, credo io, timidezza di vani terrori notturni, ha<br />

sempre usato dormire con te, come un fanciullo con la sorella maggiore.” 15<br />

giacché coltivava una relazione amorosa con la moglie Pompea. (Plutarchus, Vitae Parallelae, Cicero, XXVIII, 2. M. T. Cicero, Ibidem,<br />

Liber I, 12; I, 13; I, 16.). A causa di tale sfrontatezza il Senato lo citò <strong>in</strong> giudizio con l’accusa di sacrilegio. Durante il processo che si<br />

tenne nel 61, il teste a carico Cesare si rifiutò di deporre contro il giovane amico per non ammettere pubblicamente l’adulterio della<br />

consorte. Pompea sarà poi ripudiata dal marito (Cic., ibidem, I,13) “perché una matrona era tenuta ad essere immune da azioni oscene e<br />

da turpi sospetti”. Nemmeno la deposizione demolitoria di Cicerone valse a fare condannare Clodio. Il giorno del misfatto l’imputato non<br />

poteva trovarsi a Terni nell’abitazione di un certo Caus<strong>in</strong>io Schola, come falsamente dichiarato dallo stesso padrone di casa. Appena<br />

qualche ore prima che si consumasse il sacrilegio il “pulchellus puer” [(lo smilzo damer<strong>in</strong>o), Cic., ibidem, I, 16, 9] si era recato presso la<br />

villa dell’Arp<strong>in</strong>ate sul Palat<strong>in</strong>o, per trattenersi con lui <strong>in</strong> piacevole conversazione. 31giudici prezzolati su 56, temendo la violenta reazione<br />

del popolo che parteggiava per l’<strong>in</strong>crim<strong>in</strong>ato, «scrissero sulle tavolette verdetti <strong>in</strong>decifrabili», che furono tutti <strong>in</strong>terpretati come<br />

assoluzione da scrutatori altrettanto corrotti. Il giovane scapestrato fu pertanto clamorosamente assolto. (Plutarchus, ibidem, XXIX, 1, 6, 9.<br />

M. T. Cic., ibidem, I, 16, 4 e5; II, 1, 5).<br />

9<br />

“Pro Caelio Rufo”, XLIX, L - Aprile del 56 a.C. Nella stessa orazione Clodia fu altresì def<strong>in</strong>ita una “Medea Palat<strong>in</strong>a”, ibidem,<br />

XVIII, temibile, cioè, quanto la maga <strong>in</strong>fanticida. “Palat<strong>in</strong>a” perché, come lei, Celio aveva acquistato una casa sul colle Palat<strong>in</strong>o. Lì<br />

aveva preso a frequentare la conturbante donna. L’<strong>in</strong>izio dei suoi guai.<br />

10<br />

“Ibidem”, LXII, Qu<strong>in</strong>til. viii, 6§53. Letteralmente: donna che richiede la modesta somma di un quadrante, un quarto di asse, per le sue<br />

prestazioni sessuali. Plutarco lo conferma usando il term<strong>in</strong>e Κουαδρανταρίαν (Quadrantarìan) perché uno dei suoi amanti le aveva<br />

mandato una borsa colma di quadranti di bronzo, anziché di monete d’argento. (Cfr.: Plutarco, nota 6). Sembra che Clodia volesse sposare<br />

Cicerone (Plutarco,ibidem, XXIX).<br />

11 La trentottenne Clodia aveva trasc<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> giudizio il giov<strong>in</strong>astro Rufo con la pesante accusa di veneficio macch<strong>in</strong>ato a suo danno, al<br />

f<strong>in</strong>e di appropriarsi dei suoi gioielli (“aurum et venenum”, Ibidem, XXX). Da quel momento di lei si hanno solo scarse e frammentarie<br />

notizie.<br />

12<br />

Ibidem, XLIX. “Si quae non nupta mulier domum suam patefecerit omnium cupiditati palamque sese <strong>in</strong> meretricia vita collocarit,<br />

virorum alienissimorum conviviis uti <strong>in</strong>stituerit, si hoc <strong>in</strong> urbe, si <strong>in</strong> hortis, si <strong>in</strong> Baiarum illa celebritate faciat, si denique ita sese<br />

gerat non <strong>in</strong>cessu solum, sed ornatu atque comitatu, non flagrantia oculorum, non libertate sermonum, sed etiam complexu,<br />

osculatione, actis, navigatione, conviviis, ut non solum meretrix, sed etiam proterva meretrix procaxque videatur: cum hac si qui<br />

adulescens forte fuerit, utrum hic tibi, L. Herenni, adulter an amator, expugnare pudicitiam an explere libid<strong>in</strong>em voluisse videatur?”<br />

13<br />

Ibidem, XXX. “Habes hortos ad Tiberim ac diligenter eo loco paratos, quo omnis iuventus natandi causa venit.”<br />

14<br />

Ibidem, XXXVIII. “… Ssi vidua libere, proterva petulanter, dives effuse, libid<strong>in</strong>osa meretricio more viveret, adulterum ego putarem,<br />

si quis hanc paulo liberius salutasset?”<br />

15<br />

Ibidem XXXVI. L’<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazione espressa <strong>in</strong> forma di edulcorato sarcasmo qui è più che evidente: “ … m<strong>in</strong>imum fratrem … qui te<br />

amat plurimum, qui propter nescio quam, credo, timiditatem et nocturnos quosdam <strong>in</strong>anes metus tecum semper pusio cum maiore<br />

sorore cubitavit.” Il fratello m<strong>in</strong>ore è ovviamente Publius Clodius Pulcro nato <strong>in</strong>torno al 92. Sì, è vero che fossero entrambi figli di A.<br />

C. Pulcro, ma avevano madri diverse.


6<br />

“Ma se, per contro, liquidata costei, nulla rimanga <strong>in</strong> piedi né dell'accusa, né dei mezzi a cui si appoggia, che altro dovremmo<br />

fare noi, avvocati di Celio, se non resp<strong>in</strong>gere chi ci aggredisce? Ed io lo farei anche con maggior violenza, se non mi<br />

trattenesse la mia <strong>in</strong>imicizia col marito ... volevo dire col fratello: sempre lo stesso errore!” 16<br />

La donna dei sogni di <strong>Catullo</strong> fu moglie del primo cug<strong>in</strong>o Q. C. Metello Celere, (e anche fratellastro di P.Clodio per parte di<br />

madre) proconsole del territorio cisalp<strong>in</strong>o tra il 62 e il 61 e console nel 60. Una “seditiosa” col marito (“Ribelle”. Cic. op. cit.,<br />

II, 1), che morì nel 59. Aveva conosciuto <strong>Catullo</strong> nel 61. Lei trentatreenne, lui di dieci anni più giovane. “Occhi di bue” 17 fu<br />

una matrona dell’alta società, dis<strong>in</strong>ibita e sicura di sé. Si concesse al poeta, ma si può dire che lo tradisse senza soluzione di<br />

cont<strong>in</strong>uità. Uno fra i tanti per lei: Egnazio, Gellio, Marruc<strong>in</strong>o … Eppure il verseggiatore nutrì per lei una passione<br />

assurda, più che mai ardente, totalizzante, cagione della sua morte, dicono, avvenuta quando egli non aveva ancora<br />

trent’anni. 18<br />

Nel 57 l’amore per Lesbia è ormai ridotto <strong>in</strong><br />

Nel colpire l’onorabilità della quasi 40enne Clodia,<br />

durante il processo a carico del 24enne Celio Rufo,<br />

Cicerone volle di fatto sfogare il suo rancore nei<br />

confronti del di lei fratello, Clodio, Tribuno della<br />

Plebe. Costui, <strong>in</strong>fatti, lo aveva fatto esiliare per<br />

avere mandato a morte non pochi cospiratori di<br />

Lucio Sergio Catil<strong>in</strong>a con uno processo sbrigativo.<br />

(Legge Clodia, 58 a.C, conosciuta anche come<br />

“Acquae et <strong>in</strong>gnis <strong>in</strong>terdicio”). Lo stesso Cicerone<br />

tentò <strong>in</strong> seguito di difendere Tito Annio Milone,<br />

Intimidito dalle m<strong>in</strong>acce di morte di G. Pompeo<br />

(sostenitore di Clodio) e più volte <strong>in</strong>terrotto dalla<br />

folla, M. Tullio non riuscì per la tensione a<br />

pronunciare la sua arr<strong>in</strong>ga <strong>in</strong> Senato. Sicché<br />

Milone venne imprigionato e poi costretto all’esilio<br />

a Marsiglia. Sarà elim<strong>in</strong>ato da Clodio il 22<br />

Gennaio del 52 durante una lite montata ad arte.<br />

Affreschi Pompeiani<br />

I sec. A.D.<br />

cenere. Per vari motivi, non ultimo il volere<br />

dimenticare la femme fatale, <strong>Catullo</strong> parte<br />

per la Bit<strong>in</strong>ia (Asia M<strong>in</strong>ore nord occidentale –<br />

cfr. la cart<strong>in</strong>a geografica della regione a pag.<br />

9.) <strong>in</strong> qualità di membro della cohors<br />

amicorum, al seguito dell’amico propretore<br />

<strong>Gaio</strong> Memmio. In tale occasione andrà a<br />

visitare <strong>in</strong> Troade (antica regione dell’Asia<br />

M<strong>in</strong>ore <strong>in</strong> parte prospiciente l’isola di Lesbo) la<br />

tomba del suo carissimo fratello, scomparso<br />

<strong>in</strong>aspettatamente. Ritornato prima a Verona,<br />

e poi nel 56 a Roma, cont<strong>in</strong>uano a giungergli<br />

notizie sulla condotta lasciva dell’ancora<br />

avvenente vedova. Forse lei vuole rimettersi<br />

con lui e manda a dirglielo tramite comuni<br />

amici, Furio e Aurelio (c.11). Non gliene<br />

importa più nulla. È davvero f<strong>in</strong>ita per<br />

sempre.<br />

16 Ibidem, XXXII. “S<strong>in</strong> ista muliere remota nec crimen ullum nec opes ad oppugnandum Caelium illis rel<strong>in</strong>quuntur, quid est<br />

aliud quod nos patroni facere debeamus, nisi ut eos, qui <strong>in</strong>sectantur, repellamus? Quod quidem facerem vehementius, nisi<br />

<strong>in</strong>tercederent mihi <strong>in</strong>imicitiae cum istius mulieris viro-- fratre volui dicere; semper hic erro.” Lo conferma anche nelle Epistulae<br />

ad Atticum. [Noli, <strong>in</strong>quam, de uno pede sororis queri; licet etiam alterum tollas. (Non lamentarti del fatto che tua sorella ti concede<br />

un solo piede; puoi prenderti anche l’altro). Op. cit., 21 (II,1)].<br />

17 Epiteto omerico riservato alla dea Era. Cicerone lo utilizzò <strong>in</strong> senso dispregiativo per denunziare maliziosamente i rapporti <strong>in</strong>cestuosi che si vociferava lei avesse con il<br />

fratello. (Epistulae ad Atticum, op. cit., II, 9). Lo stesso <strong>Catullo</strong> sembra confermarlo nel Carme LXXIX.<br />

18 Si dice che morì consunto dalla tisi o di crepacuore. Ignoro su quale base, dato che le pr<strong>in</strong>cipali fonti storiche non fanno alcuna menzione <strong>in</strong> merito alla cattiva salute<br />

del poeta. Risulta <strong>in</strong>vece più facile ritenere che una condotta di vita piena di stravizi gli avesse causato qualche malore improvviso, portandolo all’immatura scomparsa.


Una “storia” maledettamente travagliata.<br />

Da una attenta lettura dei Carmi si ha la netta sensazione che il cielo relazionale affettivo di <strong>Catullo</strong> spasimante e<br />

amante di Lesbia fu sempre denso di scure nuvolaglie, più che mai foriere di <strong>in</strong>evitabili burrasche. Clodia fu<br />

donna elegante, colta e raff<strong>in</strong>ata, ciò è storicamente appurato, ma allo stesso tempo creatura con la coscienza del<br />

piacere, estremamente libera, spregiudicata e trasgressiva, nell’azione e nei modi di porgersi. Nelle poesie<br />

Catulliane tutto ciò è tangibile e riscontrabile, attraverso gli stati d’animo del poeta, impietosamente condizionati<br />

dalla impossibile e quanto mai volubile creatura - “mea vita”(CIX), ci dice esplicitamente, nel bene e nel male –<br />

causa scatenante di uragani passionali ospitati <strong>in</strong> pionieristici monologhi drammatici.<br />

Il più delle volte gli assòlo poetici magnificano l’amore senza riserve, ma non di rado si traducono <strong>in</strong> filmica di un<br />

uomo leso nella sua dignità, per via dei numerosi tradimenti perpetrati dalla donna ai danni del quanto mai cotto<br />

artista. In altre circostanze prorompe il desiderio del bardo lat<strong>in</strong>o di rimuovere per sempre la causa delle sue<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite afflizioni dall’io cosciente. Poeta romantico e sempre attuale, dunque, <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong>, per l’energia che sa<br />

fare prorompere da versi brevi, dai contorni nitidi e decisivi, più che mai sofferti e sentiti. Parole e ritmi lirici, il<br />

più delle volte sono pervasi da una vena di mal<strong>in</strong>conica rassegnazione, che cattura il lettore sensibile e lo fionda <strong>in</strong><br />

balia di vitali sensazioni <strong>in</strong>neggianti alla religione della carne e del sangue, come, per esempio, <strong>in</strong> “Odi et Amo” 19<br />

e <strong>in</strong> “Vivamus mea Lesbia”. Quando leggi i versi Catulliani non ti stanchi mai, simili come sono ad una ipnotica<br />

tarantata, che ti porta tuo malgrado a ritornarci sopra, a rileggerli e ancora a straleggerli, perché la tua anima<br />

giunge a reclamarne la consangu<strong>in</strong>eità. Drammaticamente, sentimentalmente, <strong>in</strong>somma, maledettamente<br />

co<strong>in</strong>volgenti. Un dono questo riveniente da Lesbia - la “musa ispiratrice” di <strong>Catullo</strong> - elargito senza condizioni agli<br />

estimatori del bardo lat<strong>in</strong>o.<br />

7<br />

<strong>“Lesbia”</strong><br />

Nell’immag<strong>in</strong>ario del pittore <strong>in</strong>glese preraffaellita<br />

John Re<strong>in</strong>hard Weguel<strong>in</strong> ( 1849-1927 )<br />

Dip<strong>in</strong>to del 1878<br />

19<br />

Già Teognide di Megara Isea (Sicilia), vissuto probabilmente nella seconda metà del VI a. C., aveva espresso una immag<strong>in</strong>e<br />

simile (Libro I delle sue Elegie) rivolgendosi a Cirno, il giovane da lui amato “Il mio cuore è <strong>in</strong> difficoltà per il tuo<br />

amore:/<strong>in</strong>fatti non ho la forza di odiare né di amare,/ pur sapendo che è difficile odiare,/quando un uomo ha una persona<br />

cara,/è difficile anche amare chi non vuole essere amato.” Cfr.: “Il miele di Afrodite”, a cura di Mar<strong>in</strong>a Cavalli, Mondatori,<br />

1991, pag.53, vv.1091-1094. Altrettanto aveva fatto Anacreonte (570?-480? a.C.), poeta nato a Teo, <strong>in</strong> Asia m<strong>in</strong>ore: “Amo e<br />

non amo, sono/pazzo e non sono pazzo”. Cfr.: B. Gentili, Anacreon Teius, Roma, 1958, pag. 20, fr. 46. Similmente Sofocle<br />

(497-406 a.C.), aveva scritto: “Ti ho odiato e ti ho amato nello stesso giorno”, Elettra, v. 1363, <strong>in</strong>:<br />

http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20062007/Pasetti/<strong>Catullo</strong>Epigrammi.pdf.


8<br />

Clodia-Lesbia dopo <strong>Catullo</strong><br />

Di Clodia non si sa più nulla dopo il 56. I successivi richiami epistolari del 45 e del 44<br />

ad opera di Cicerone fanno pensare che ella fosse ancora attiva e ricca, ammesso che si<br />

parli di lei e non di una sorella. L’Arp<strong>in</strong>ate, <strong>in</strong>fatti, dopo avere pubblicamente detto di<br />

lei peste e corna, si mostra <strong>in</strong>teressato all’acquisto <strong>in</strong> contanti (“repraesentatione”) di<br />

un suo ameno parco con villa sulla riva destra del Lungotevere, gli “horti Clodiae” (Pro<br />

Cael., 36) 20 . Ma gli affari sono affari: “Scripsisti tamen nescio qui de Clodia. Ubi ergo ea<br />

est aut quando ventura? Placet mihi res sic ut secundum Othonem nihil magis. Sed neque<br />

hanc vendituram puto (delectatur enim et copiosa est), et illud alterum quam sit difficile te<br />

non fugit. Sed, obsecro, enimatur ut aliquid ad id cupio excogitemus.” (M. T. Cicerone<br />

“Epistulae ad Atticum”, xii. 42, 1-2. Cfr. anche xiii, 29, 1-2. ) 21 [Hai scritto non so cosa ne<br />

sia di Clodia. Ma dov’è che si trova dunque, o quando verrà? L’affare con lei mi sembra<br />

conveniente, tanto che subito dopo quello con Otone (il parco di Scapula) nessun altro mi<br />

alletterebbe di più. Ritengo tuttavia che lei non venderà (il luogo la soddisfa sul serio ed è<br />

ricca), e, quanto all’altra operazione, non ti sfugge quante difficoltà presenti. Ma <strong>in</strong> nome<br />

del cielo, sforziamoci di escogitare qualcosa per realizzare ciò che desidero]. “Eo magis<br />

delabor ad Clodiam … Sed quando Clodia Romae futura est et quanti rem<br />

aestimas?”Ibidem, xii, 47. [Propendo sempre più per le trattative con Clodia … Ma<br />

quando si troverà a Roma Clodia e quanto ritieni che ammonti il costo dell’operazione?].<br />

Non è escluso che Clodia mirasse all’acquisto dei bellissimi “horti Scapulani”, parco<br />

con villa annessa, all’altezza dell’odierno Lungotevere della Farnes<strong>in</strong>a, ai quali, come<br />

si è già visto, era <strong>in</strong>teressato lo stesso Cicerone: “Clodia quid egerit scribas ad me velim.”<br />

(Ibidem, xiv. 8, 2). [Ti pregherei di comunicarmi che cosa abbia fatto Clodia]. “Si quaeris<br />

quid optem, primum Scapulae, de<strong>in</strong>de Clodiae.” Ibidem, xii. 41. [Se vuoi sapere cosa<br />

desidero, prima i giard<strong>in</strong>i di Scapula, poi quelli di Clodia]. Risulta evidente che<br />

l’Avvocato stimasse tali “horti” come luoghi ideali per costruire il sacello dest<strong>in</strong>ato ad<br />

eternare la memoria della figlia Tullia scomparsa nel 45. (Ibidem, xii. 29, 2 e xiii, 29).<br />

Ma non ne acquisirà nessuno, verosimilmente per via dell’imm<strong>in</strong>ente entrata <strong>in</strong> vigore<br />

di una legge cara a Giulio Cesare, che prevedeva l’esproprio di terreni <strong>in</strong> ampie zone<br />

del Lungotevere, nell’ambito di un piano edilizio non meglio specificato. (Ibidem, xiii,<br />

33a,1).<br />

In ogni caso si ha la netta sensazione che s<strong>in</strong> dal pr<strong>in</strong>cipio l’Arp<strong>in</strong>ate non nutrisse<br />

molte speranze sul buon esito dell’acquisto della tenuta Scapulana, poiché il prezzo di<br />

vendita imposto sull’<strong>in</strong>tera proprietà dall’avido Otone (ib., xii, 42) - uno degli eredi di<br />

T. Qu<strong>in</strong>ctius Scapula autorizzato a condurre qualunque trattativa di cessione dagli<br />

altri beneficiari Crispo, G. Virgilio e Mustela (ibidem, xii 5a; xii,44; xiii,26) - risultava<br />

proibitivo f<strong>in</strong>anche per le sue notevoli disponibilità f<strong>in</strong>anziarie. Solo se ciascuno dei<br />

successori avesse di persona messo all’asta la parte ereditata, la transazione avrebbe<br />

avuto qualche possibilità di concludersi positivamente (Ibidem, xii, 42,4; xii, 43, 2).<br />

L’assenza di ulteriori riferimenti sulla faccenda nelle lettere ad Attico porta a pensare<br />

che anche Clodia abbandonasse la partita per le stesse ragioni.<br />

20<br />

Marco Tullio Cicerone, In difesa di Marco Celio (Pro Caelio), a cura di A. Cavarzere, Venezia, Marsilio, 1987.<br />

21<br />

T. Pomponio Attico, Roma, 109-32 a.C. Amico d’<strong>in</strong>fanzia dell’Arp<strong>in</strong>ate e primo raccoglitore delle Epistulae, <strong>in</strong><br />

quanto libraio ed editore.


9<br />

I Carmi sono stati raggruppati (s’ignora da chi) per "tipo", senza tenere conto del loro ord<strong>in</strong>e<br />

cronologico:<br />

I carmi 1 - 60, def<strong>in</strong>iti nugae, "coserelle", trattano <strong>in</strong> tono apparentemente giocoso e spensierato vari temi<br />

come l'amore, la politica o le amicizie. Si presentano <strong>in</strong> versi polimetri. In essi traspare la profonda e<br />

quanto mai tormentata personalità del loro autore. Qui si trovano le liriche che più manifestano gli<br />

antitetici sentimenti che <strong>Catullo</strong> provò per Lesbia. Costei, libera dal v<strong>in</strong>colo matrimoniale dopo<br />

l’improvvisa dipartita del marito, amava farsi consolare dai tanti giovani farfalloni della Roma bene, fra cui<br />

il poeta, che <strong>in</strong>vece sognava di essere l'unico. La donna, non gli concederà mai tale gioia.<br />

I carmi 61 - 68, i cosiddetti carm<strong>in</strong>a docta, sono <strong>in</strong> esametri. Essi si mostrano più lunghi e più complessi.<br />

Gli studiosi vi hanno ravvisato un maggiore impegno compositivo da parte di <strong>Catullo</strong>, oltre che la forte<br />

l'<strong>in</strong>fluenza stilistico-letteraria esercitata sul bardo veronese dalla poetessa Saffo di Lesbo, vissuta <strong>in</strong>torno<br />

al VII a.C.<br />

I carmi 69 - 116, gli epigrammata, (epigrammi ed elegie) si presentano <strong>in</strong> distici elegiaci di varia lunghezza<br />

ed argomento. Si può dire che le tematiche trattate siano sostanzialmente quelle del primo gruppo. IL<br />

carme 95 è da molti considerato il Manifesto Neoterico.<br />

L’amore per <strong>Catullo</strong><br />

<strong>Catullo</strong> è l’emblema dell'uomo che consapevolmente si lascia risucchiare dai gorghi passionali di<br />

una relazione amorosa disagiata con una creatura femm<strong>in</strong>ile smodatamente dissoluta. Ci troviamo di<br />

fronte ad una vera e propria attrazione fatale.<br />

C’è da dire, poi, che la concezione Catulliana dell’amore è completamente nuova rispetto alla austera<br />

tradizione romana, che conferiva dignità solo all’unione matrimoniale, considerando fuggevoli<br />

licenze le carnali effusioni extraconiugali (stupri consuetudo). Per il poeta sirmionese il legame con<br />

Lesbia, per quanto vissuto con orgogliosa rivendicazione della sua trasgressività contro la rigidezza<br />

dei moralisti, poggia <strong>in</strong> ogni caso su una <strong>in</strong>tesa che implica fedeltà, lealtà, devozione assoluta,<br />

amicizia, stima, rispetto. Sicché la sua vicenda sentimentale, per quanto drammaticamente fuggevole<br />

possa mostrarsi, possiede per <strong>Catullo</strong> valenza morale non <strong>in</strong>feriore a quella di una unione legittima.<br />

Va da sé, qu<strong>in</strong>di, che il Foedus, 22 il patto d’amore rotto da Lesbia, trasformi ben presto il suo<br />

spasimante <strong>in</strong> un malato angustiato da febbrile delirio passionale (taetrum morbum - LXXVI). Una<br />

patologia a decorso maligno questa, che verosimilmente riuscì a m<strong>in</strong>are e dissipare le sue forze<br />

vitali. Con <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong>, <strong>in</strong>somma, si afferma quel modo di sentire e rappresentare l’amore come<br />

passione esclusiva, globale e irrazionale, che è stata all’orig<strong>in</strong>e dell’elegia dei poeti augustei e di<br />

tanta parte della poesia moderna.<br />

La giovane donna, <strong>in</strong> atteggiamento pensoso, regge un<br />

polittico e porta alle labbra uno stilo<br />

Napoli - MN<br />

Dip<strong>in</strong>to r<strong>in</strong>venuto a Pompei (Villa<br />

dei Misteri). Secondo taluni studiosi<br />

l’effigie femm<strong>in</strong>ile raffigurata<br />

rappresenterebbe la poetessa Saffo<br />

di Lesbo. Secondo altri una nobile<br />

fanciulla appartenente ad una gens<br />

locale (gruppo di famiglie che<br />

condividevano lo stesso nomen,<br />

ovvero, l’equivalente del nostro<br />

cognome) .<br />

22 Cfr. Carme 109. Bit<strong>in</strong>ia, con capitale Nicea – Asia M<strong>in</strong>ore.


Pompei – Terme dell’amore<br />

La prima raffigurazione saffica<br />

della storia romana.<br />

10<br />

23<br />

Iscrizione con immag<strong>in</strong>e fallica <strong>in</strong> bassorilievo accanto all’accesso ad un lupanare a Pompei 24<br />

Moneta argentea romana (recto e verso)del I sec. A.D. 25<br />

23<br />

In: http://www.oliari.com/storia/pompei.html.<br />

24<br />

“Lupanare” deriva dalla voce lat<strong>in</strong>a “lupa”, ovvero prostituta. Nell’iscrizione è chiaramente leggibile “HIC<br />

HABITAT FELICITAS” (QUI DIMORA LA FELICITÀ).<br />

25<br />

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che monete del genere fossero gettoni d’<strong>in</strong>gresso a bordelli e bagni promiscui di<br />

prima classe. I gestori delle strutture li distribuivano ai loro raff<strong>in</strong>ati clienti <strong>in</strong> cambio di un congruo esborso che<br />

garantiva loro un trattamento di primissimo ord<strong>in</strong>e.


11<br />

“… amorem<br />

hunc nostrum <strong>in</strong>ter nos perpetuumque fore.” 26<br />

Ecco alcuni esempi <strong>in</strong> cui felicità, passione, torturante gelosia, <strong>in</strong>ganni, scappatelle, abbandoni,<br />

riconciliazioni, speranze, delusioni amarissime, <strong>in</strong>vettive, <strong>in</strong>sulti, addii, preghiere disperate turb<strong>in</strong>ano<br />

nell’animo di un uomo senza tempo. Tutto fuoriesce con un lessico poetico ricco e variegato da questo<br />

tzunami emozionale, che uom<strong>in</strong>i d’ogni epoca – sensibili e non – hanno def<strong>in</strong>ito, def<strong>in</strong>iscono e<br />

cont<strong>in</strong>ueranno a def<strong>in</strong>ire “UNA DANNATA FACCENDA DI CUORE!”<br />

V. La morte <strong>in</strong>combe! Non resta che ubriacarsi … di baci!<br />

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,<br />

i brontolii dei vecchi troppo austeri<br />

facciamo che cont<strong>in</strong>o tutti un soldo!<br />

I soli possono tramontare e ritornare:<br />

per noi, una volta che tramonti la nostra breve luce di vita,<br />

c’è un’unica perpetua notte da dormire.<br />

Dammi mille baci 27 , poi cento,<br />

poi mille altri, poi ancora cento,<br />

poi sempre altri mille, e cento ancora.<br />

E dopo, quando ne avremo accumulati molte migliaia,<br />

li scompiglieremo, per non sapere quanti ce ne siamo dati 28 ,<br />

o perché nessun malvagio ostile possa gettarci il malocchio<br />

sapendo che i baci che ci siamo dati ammontano a tanto. 29 3.300 baci !<br />

Vivamus mea Lesbia, atque amemus,<br />

rumoresque senum seueriorum<br />

omnes unius aestimemus assis!<br />

Soles occidere et redire possunt:<br />

nobis cum semel occidit brevis lux, 5<br />

nox est perpetua una dormienda.<br />

Da mi basia mille, de<strong>in</strong>de centum,<br />

de<strong>in</strong> mille altera, de<strong>in</strong> secunda centum,<br />

de<strong>in</strong>de usque altera mille, de<strong>in</strong>de centum.<br />

De<strong>in</strong>, cum milia multa fecerimus,<br />

conturbabimus illa, ne sciamus,<br />

aut ne quis malus <strong>in</strong>videre possit,<br />

cum tantum sciat esse basiorum.<br />

VII. Ricoprimi di baci <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti come i granelli di sabbia di un deserto o come le stelle <strong>in</strong> cielo …<br />

Chiedi quanti tuoi baci, Lesbia,<br />

mi sian sufficienti e mi avanz<strong>in</strong>o.<br />

Quanto grande è il numero della sabbia libica;<br />

…<br />

o quante numerose stelle, nel silenzio della notte,<br />

contemplano i furtivi amori degli uom<strong>in</strong>i:<br />

se tu mi baci con così tanti baci<br />

basta e avanza a <strong>Catullo</strong> pazzo d’amore …<br />

Quaeris, quot mihi basiationes<br />

tuae, Lesbia, s<strong>in</strong>t satis superque.<br />

quam magnus numerus Libyssae<br />

harenae;<br />

…<br />

aut quam sidera multa, cum tacet nox,<br />

furtivos hom<strong>in</strong>um vident amores:<br />

tam te basia multa basiare<br />

vesano satis et super <strong>Catullo</strong> est …<br />

26 Carm<strong>in</strong>a, CIX. “Questo amore che ci unisce sarà felice e per sempre”.<br />

27 “Basium” è una parola dialettale, presa a prestito dai Celti. Il lat<strong>in</strong>o "puro" avrebbe preferito “osculum”. <strong>Catullo</strong>, come i giovani<br />

d’ogni epoca, predilige un codice l<strong>in</strong>guistico più dis<strong>in</strong>volto e quotidiano, il sermo familiaris.<br />

28 Allora si credeva che la conoscenza precisa di quanto si possedesse fosse di cattivo augurio ed attirasse il malocchio.<br />

29 Cfr.: la versione dialettale tarent<strong>in</strong>a a pag. 12 e quella <strong>in</strong>glese a pag. 19.


12<br />

“Quando una fiamma feroce mi bruciava il cuore”(c. C,7)<br />

“Da mi basia mille…”<br />

Dip<strong>in</strong>to murale con didascalia . Lui dice: “Nolo cum Myrtale/Non voglio farlo con Myrtale” - Pompei – Taverna di Salvius - I sec. A.D.<br />

Napoli – M.N.A.<br />

Il bacio era comunemente <strong>in</strong>dicato con tre vocaboli differenti:<br />

- Osculum/osculari - il bacio di saluto ufficiale fra membri di una famiglia, alle statue raffiguranti<br />

gli dei, alle mulieres <strong>in</strong> pubblico.<br />

- Savium/saviari - il bacio della sfera <strong>in</strong>tima, quello erotico e passionale.<br />

- Basium/basiare - il bacio espressione degli affetti più cari. Secondo gli studiosi il term<strong>in</strong>e non<br />

solo imita il suono naturale che si orig<strong>in</strong>a con il gesto di preparazione delle labbra e l’atto del<br />

baciare vero e proprio, ma sembra anche riprodurre le prime articolazioni verbali dei bamb<strong>in</strong>i<br />

verso madri e nutrici. <strong>Catullo</strong> ha il merito di riutilizzare tale voce, più popolare, ma<br />

probabilmente più congeniale alla sua estetica poetica, <strong>in</strong> direzione di un atto dolce nei confronti<br />

della sua Lesbia-Clodia, per giunta farcito con l’<strong>in</strong>tensa carica passionale ed erotica riscontrabile<br />

nel savium.


13<br />

… ne quis malus <strong>in</strong>videre possit( C.,V,12)<br />

Statuetta lignea del dio Priapo<br />

http://it.geocities.com/artenow/romani.html<br />

Priapo, dio della fertilità, pesa il suo fallo sul piatto di una<br />

bilancia. Il contrappeso è una borsa di monete.<br />

Casa dei Vetti – Pompei<br />

Gettare il Malocchio<br />

Il concetto di “Invidere”, ovvero, di gettare il malocchio, si<br />

rendeva <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o anche con il verbo “fasc<strong>in</strong>are”. Dal<br />

sostantivo “fasc<strong>in</strong>us” o “fasc<strong>in</strong>um”. Quest’ultimo term<strong>in</strong>e<br />

comprendeva anche il significato di membro virile a cui si<br />

attribuiva un efficace potere apotropaico. Tale credenza si<br />

rafforzò maggiormente quando nella penisola italica si diffuse<br />

il culto del dio della fertilità Priapo di Làmpsaco (Ellesponto).<br />

In numerose località prese piede la consuetud<strong>in</strong>e di realizzare<br />

amuleti <strong>in</strong> forma di fallo da appendere ai soffitti delle<br />

abitazioni (t<strong>in</strong>t<strong>in</strong>nabula), o di affrescare le pareti con<br />

l’immag<strong>in</strong>e della div<strong>in</strong>ità ostentante il suo poderoso membro<br />

virile, come simboli di abbondanza e fecondità, e pers<strong>in</strong>o<br />

ciondoli da portare al collo e ai polsi. I cornetti di corallo che<br />

si tengono oggi come portafortuna ne ricordano la forma.<br />

Simulacri del nume si ricavarono, <strong>in</strong>oltre, da blocchi di tufo o<br />

da ceppi di legno stagionati. Essi erano posti a guardia di<br />

vigne, campi coltivati e giard<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>sieme con iscrizioni di<br />

monito, miranti a tenere lontani soprattutto i ladri, oltre che il<br />

malocchio e le entità maligne. In genere gli avvertimenti<br />

davano massimo rilievo all’<strong>in</strong>evitabile castigo a cui sarebbero<br />

stati sottoposti coloro che avessero tentato di rubare nelle<br />

proprietà rurali consacrate al nume. Il suo smisurato fallo non<br />

avrebbe esitato a sodomizzarli o a <strong>in</strong>fliggere loro un’altra<br />

punizione sessuale altrettanto umiliante:<br />

“Fem<strong>in</strong>a si furtum facies mihi virve puerve,<br />

haec cunnum, caput hic praebeat, ille nates.”<br />

(“Venga a rubare qui, sotto a chi tocca, una femm<strong>in</strong>a, un uomo, o un ragazzetto:<br />

lei mi darà la fica, lui la bocca ed il terzo il culetto.”) “Carmi priapei”, cura e<br />

traduzione di Cesare Vivaldi, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1996,<br />

pp. 58-59. In realtà ai proprietari e gestori di fondi rustici,<br />

boschetti e giard<strong>in</strong>i veniva tacitamente concesso il diritto<br />

di punire sessualmente il ladro colto <strong>in</strong> flagranza. Costui<br />

non aveva scelta: subire o la denuncia e la condanna<br />

esemplare da parte delle autorità.


14<br />

« Lux mea … mea diva … et dom<strong>in</strong>a »<br />

Lui e Lei f<strong>in</strong>almente soli!<br />

Diario di dolci <strong>in</strong>contri furtivi … a casa di un amico …<br />

“… l’aiuto mi venne da Allio.<br />

Egli … a me, alla mia donna diede la sua casa,<br />

perché lì vivessimo il nostro reciproco amore.<br />

E lì entrando con passo leggero la mia dea<br />

si fermò bianca di luce sulla soglia consunta,<br />

puntando il suo piede nel sandalo con un fruscio ...”<br />

. . .<br />

“E affasc<strong>in</strong>ante …<br />

la luce mia <strong>in</strong> un abbraccio si str<strong>in</strong>se al mio grembo …”<br />

… e a casa sua. Donna con collana ed orecch<strong>in</strong>i<br />

. . . Pompei - I sec. A.D.<br />

“… non fu certo la mano del padre che la condusse,<br />

avvolta di profumi orientali, nella mia casa,<br />

ma lei stessa, fuggendo dalle braccia del marito,<br />

a me si donò furtiva <strong>in</strong> una notte di sogno.<br />

E questo mi basta se lei ricorderà felici<br />

quegli istanti che solo a me, a me solo ha donato.” 30<br />

Acconciatura Flaviana<br />

Musei Capitol<strong>in</strong>i<br />

Palazzo Nuovo - Roma<br />

30 La stupenda <strong>in</strong>terpretazione italiana dei vv. 66-72/ vv. 131-132/ vv.143-148 nel carme LXVIII, è tratta dal testo: <strong>Gaio</strong><br />

<strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Le poesie, i grandi libri Garzanti, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di Mario Ramous, prefazione di Luca<br />

Canali, XVI edizione, aprile 2004, pp. 187-188 e pag. 191.


15<br />

CII. Chi disprezza apprezza…<br />

Lesbia parla sempre male di me e non la smette mai<br />

di sparlare di me: possa morire, se Lesbia non m'ama.<br />

Quale prova ne ho? Perché sono le mie stesse: la maledico<br />

cont<strong>in</strong>uamente, ma possa morire se non la amo.<br />

CIX. Il patto di amore eterno 31 …<br />

Vita mia adorata, affermi che questo<br />

amore che ci unisce sarà felice e per sempre.<br />

Dei del cielo, fate che possa promettermelo s<strong>in</strong>ceramente,<br />

e che dica queste cose per davvero<br />

e dal profondo del suo cuore,<br />

perché ci sia concesso tener fede, tutta una vita,<br />

a questo patto eterno di sacro amore.<br />

… perdito amore… 32<br />

Lesbia mi dicit semper male nec tacet umquam<br />

de me: Lesbia me dispeream nisi amat.<br />

quo signo? quia sunt totidem mea: deprecor<br />

illam<br />

assidue, verum dispeream nisi amo.<br />

Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem<br />

hunc nostrum <strong>in</strong>ter nos perpetuumque fore.<br />

di magni, facite ut vere promittere possit,<br />

atque id s<strong>in</strong>cere dicat et ex animo,<br />

ut liceat nobis tota perducere vita<br />

aeternum hoc sanctae foedus amicitiae.<br />

Amori di Polifemo e Galatea<br />

Casa dei Capitelli colorati<br />

particolare<br />

Pompei 50-79 d.C.<br />

31<br />

Giurare o dare la parola per un romano era cosa sacra. <strong>Catullo</strong> <strong>in</strong> cuor suo sa bene che l’<strong>in</strong>dole di Lesbia è quella di essere bella ma<br />

perfida, nel senso lat<strong>in</strong>o dell’accezione, ossia, sleale, <strong>in</strong>gannatrice. Per questo prega gli dei “ut vere promittere possit”.<br />

32<br />

Carm<strong>in</strong>a, XCI. “Amore perduto, amore disperato”.


16<br />

Stamnos greco<br />

La poetessa Saffo di Skala Eressou (Lesbo) legge seduta una delle sue poesie <strong>in</strong> mezzo a tre leggiadre auditrici.<br />

440-430 a.C circa<br />

Atene – Museo Nazionale Archeologico<br />

<strong>Catullo</strong> non di rado mutuò la struggente forza della passione, la mal<strong>in</strong>conia dell’essere e i delicati moti<br />

dell’animo espressi da Saffo per trasfonderli con stile “nuovo” <strong>in</strong> certe liriche dedicate alla sua Clodia-<br />

Lesbia. Un esempio riviene dal frammento XXXI che al poeta dovette evidentemente ispirare il carme LI ,<br />

divenuto famoso quanto l’orig<strong>in</strong>ale (Cfr. pag. 1):<br />

“… come, anche per poco, ti guardo ecco che non riesco più a parlare, ma la l<strong>in</strong>gua è<br />

spezzata, un fuoco sottile sotto la pelle si è diffuso rapidamente, con gli occhi nulla vedo, le<br />

orecchie ronzano, su me il sudore si spande e un tremito tutta mi cattura, più verde dell' erba<br />

sono, poco lontana dall’essere morta sembro a me stessa ...”<br />

[L’<strong>in</strong>terpretazione è presente nel magnifico e circostanziato saggio di 74 pag<strong>in</strong>e di Gennaro Tedeschi: “Università<br />

degli studi di Trieste – Saffo – Biografia ed Antologia di Versi, a cura di Gennaro Tedeschi – Trieste, 2005”, pagg.<br />

33-34 <strong>in</strong>: http://www.sslmit.univ.trieste.it/crevat<strong>in</strong>/documenti/saffo.pdf.]


17<br />

VIII. Resistere! Resistere! Resistere!<br />

Misero <strong>Catullo</strong>, smetti d’impazzire:<br />

e ciò che vedi esser perso consideralo perduto.<br />

Una fiammata di gioia un tempo i tuoi giorni<br />

quando ti precipitavi dove lei, l'anima tua voleva,<br />

amata come amata non sarà nessuna:<br />

Lì, quando si compivano quei tanti giochi d’amore,<br />

che tu volevi né lei non voleva,<br />

davvero ti rifulsero candidi soli.<br />

Ora lei non vuole piú: e tu pure, coraggio, non volere,<br />

non <strong>in</strong>seguirla, come un miserabile, se fugge,<br />

ma con tutta la tua volontà sopporta, non cedere.<br />

Addio, ragazza. <strong>Catullo</strong> ormai resiste,<br />

non verrà a cercarti, né ti pregherà più se tu rifiuti:<br />

e tu rimpiangerai di non essere più pregata.<br />

Malvagia, guai a te, che vita ti rimane?<br />

Chi ti avvic<strong>in</strong>erà ora? A chi sembrerai car<strong>in</strong>a?<br />

Chi ora amerai? Di chi dirai di essere?<br />

E chi bacerai? A chi le labbra morderai?<br />

Ma tu, <strong>Catullo</strong>, ost<strong>in</strong>ato resisti.<br />

LXXXVII. Nessuna al mondo fu così amata…<br />

… Nessuna donna può dirsi tanto amata<br />

davvero, quanto la mia Lesbia è stata amata da me.<br />

Nessuna lealtà fu mai tanta per alcun patto,<br />

quanta se ne vide <strong>in</strong> me nell’amore che ti portai.<br />

Nulla potest mulier tantum se dicere amatam<br />

vere, quantum a me Lesbia amata mea est.<br />

nulla fides ullo fuit umquam foedere tanta,<br />

quanta <strong>in</strong> amore tuo ex parte reperta mea est.<br />

Miser Catulle, des<strong>in</strong>as <strong>in</strong>eptire,<br />

et quod vides perisse perditum ducas.<br />

fulsere quondam candidi tibi soles,<br />

cum ventitabas quo puella ducebat<br />

amata nobis quantum amabitur nulla.<br />

ibi illa multa cum iocosa fiebant,<br />

quae tu volebas nec puella nolebat,<br />

fulsere vere candidi tibi soles.<br />

nunc iam illa non vult: tu quoque<br />

impotens noli,<br />

nec quae fugit sectare, nec miser vive,<br />

sed obst<strong>in</strong>ata mente perfer, obdura.<br />

vale puella, iam Catullus obdurat,<br />

nec te requiret nec rogabit <strong>in</strong>vitam.<br />

at tu dolebis, cum rogaberis nulla.<br />

scelesta, vae te, quae tibi manet vita?<br />

quis nunc te adibit? cui videberis bella?<br />

quem nunc amabis? cuius esse diceris?<br />

quem basiabis? cui labella mordebis?<br />

at tu, Catulle, dest<strong>in</strong>atus obdura.<br />

LXXVI. Supplica agli dei per la guarigione da una malattia che logora anima e corpo.<br />

È difficile troncare una lunga passione:<br />

è difficile, ma ci devi riuscire <strong>in</strong> qualche modo.<br />

Questa è la sola salvezza, questa la tua vera vittoria;<br />

ma questo fallo, possibile o impossibile che sia.<br />

O dèi, se è vostro compito avere pietà , e se mai offriste<br />

ad alcuno nell’ora della morte un estremo soccorso,<br />

guardate me <strong>in</strong>felice, e se ho vissuto onestamente,<br />

strappatemi a questo male che mi consuma<br />

che <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uandosi <strong>in</strong> me come torpore nel fondo delle membra<br />

ha scacciato la gioia dal profondo del mio animo.<br />

Non chiedo già che lei <strong>in</strong>vece ricambi il mio amore,<br />

o, cosa impossibile, che voglia essere onesta;<br />

desidero guarire e liberarmi da questa crudele malattia,<br />

O dèi, accordatemi questo, per la mia devozione.<br />

Difficile est longum subito deponere amorem:<br />

Difficile est, verum hoc qua lubet efficias.<br />

Una salus haec est, hoc est tibi perv<strong>in</strong>cendum:<br />

Hoc facias, sive id non pote sive pote.<br />

O di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam<br />

Exstremo iam ipsa <strong>in</strong> morte tulistis opem,<br />

Me miserum aspicite et, si vitam puriter egi,<br />

Eripite hanc pestem perniciemque mihi,<br />

Quae mihi subrepens imos ut torpor <strong>in</strong> artus<br />

Expulit ex omni pectore laetitias.<br />

Non iam illud quaero, contra ut me diligat illa,<br />

Aut, quod non potis est, esse pudica velit:<br />

Ipse valere opto et taetrum hunc deponere morbum.<br />

O di, reddite mi hoc pro pietate mea.<br />

La musa Calliope suona la lira sulle rocce del monte Elikon (scritta<br />

dietro i talloni). Ai suoi piedi un uccell<strong>in</strong>o ascolta la melodia.<br />

Lekythos – ca. 445 a.C. – Antikensammlungen Monaco - Germania


18<br />

<strong>Catullo</strong> <strong>in</strong> … dialetto cataldiano<br />

Gaie Valerie Catulle, quìnde carme<br />

Ne l’hama gudè’ ’a vite, Lesbia mèje,<br />

e n’hama vambà’ d’amòre, tu e ije.<br />

Nò ù sciame danne adènze 33 o’ tàgghia-tàgghie 34<br />

de le vicchiarrùne arraggiàte,<br />

ca quidde ’nu sorde fàuze 35 nò vvale.<br />

Ce pòtene pònnere le sòle 36<br />

e arréte mèttere le chiaranzàne 37 ,<br />

mò’ ca a nnuje ne ponne<br />

corte a ccome ète<br />

’a luce d’a vita nostre,<br />

’nu sùle ’tèrne scuròrie 38 hama durmè’.<br />

Damme mìle vase, e ppò cciénde,<br />

e ppò mmìle angore, e ppò n’otr’e cciénde,<br />

e rréte a ll’otre une<br />

otr’e mmìle, e arréte ciénde.<br />

Quanne l’hame accucchiàte a mmìle-a-mmìle,<br />

doppe tutte le bagge hama misckà’ 39 ,<br />

pe’ nnò sapè’ cchiù qquande ’nge n’hame date,<br />

e ppiccè nisciùne n’à dda affascenà’ 40<br />

ce se vendelésce 41 ca le bagge<br />

nuestre numùnne honne state. 42<br />

A jièdde à vògghie male e à vògghie ’nnu bbene<br />

pàcce.<br />

Sarà ca tu vuè cu ssè’ a ccome à state.<br />

Nnò mm’ù sàcce spiacà’ mmànghe ije,<br />

ma jè pprobbie accussij’ ’nguèrpe a mmèje,<br />

e mme ssènde fà’ ca stòche ’ngrucefessate. 43<br />

A lei voglio male e voglio bene da morire.<br />

Forse vuoi sapere come sia accaduto.<br />

Non me lo so spiegare nemmeno io,<br />

ma è proprio così dentro di me,<br />

e mi sento come se mi trovassi crocifisso.<br />

33 Dare retta.<br />

34 Critica<br />

35 Un soldo falso.<br />

36 Tramontare.<br />

37 Qui “mèttere” <strong>in</strong> dialetto nostrano significa sorgere , levarsi.<br />

<strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Carm<strong>in</strong>a, V<br />

Ce la dobbiamo godere, Lesbia mia, la vita,<br />

e dobbiamo ardere d’amore tu ed io.<br />

Non dobbiamo dare retta alle critiche<br />

dei vecchiacci duri e austeri,<br />

ché quelle non valgono un soldo falso.<br />

Se possono tramontare i soli<br />

e un'altra volta sorgere i crepuscoli,<br />

allorché ci tramonterà<br />

effimera com’è<br />

la luce della vita nostra,<br />

un’unica notte perpetua saremo costretti a dormire.<br />

Dammi mille baci, e poi cento,<br />

e poi mille ancora, e poi altri cento,<br />

e senza <strong>in</strong>terruzione<br />

altri mille e nuovamente cento.<br />

Quando ne avremo accumulati molte migliaia<br />

mischieremo poi tutti i baci,<br />

perché più non si sappia quanti ce ne siamo dati,<br />

e perché nessuno possa gettarci il malocchio<br />

se si viene a sapere <strong>in</strong> giro che i baci<br />

nostri sono stati <strong>in</strong> così grande quantità.<br />

Tipologia di antica unità monetaria tarent<strong>in</strong>a:<br />

Didracma d’argento - 430-425 a.C.<br />

Taras, il mitico ecista spartano fondatore di <strong>Taranto</strong>,<br />

cavalca un destriero ed un delf<strong>in</strong>o rispettivamente nel verso<br />

e nel recto della moneta.<br />

38 Una notte senza f<strong>in</strong>e.<br />

39 Mischiare.<br />

40 Gettare il malocchio.<br />

41 Se si porta a conoscenza di tutti.<br />

42 In grande quantità, così tanti.<br />

43 Consulta anche le pagg. 1, 8 e 19. Il Maestro Claudio De Cuia fa notare che nel dialetto tarent<strong>in</strong>o il verbo odiare non<br />

esiste. Rara è pure l’accezione del verbo amare, che si usa esclusivamente per Gesù Cristo, la Madonna e i Santi del<br />

Paradiso. Ecco perché sono stato costretto ad utilizzare <strong>in</strong> loro vece rispettivamente i verbi volere male e volere bene.


19<br />

Tavola Peut<strong>in</strong>geriana (o Tabula Peut<strong>in</strong>geriana). È una copia del XIII secolo di un'antica mappa romana che<br />

mostrava le vie militari dell'Impero. Essa, lunga m. 6.75, si basa sulla carta del mondo, l’Orbis pictus, fatta<br />

disegnare dal generale/ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa (64 a.C. – 12 a.C), amico dall’<strong>in</strong>fanzia e genero<br />

dell'imperatore Cesare Augusto (63-14 a.C.), avendone sposato la figlia Giulia. Alla morte di Agrippa la carta<br />

venne scolpita su marmo e collocata nel Porticus Vipsaniae, non distante dall’Ara Pacis. Ciò avveniva<br />

quarant’anni dopo la scomparsa di <strong>Catullo</strong>. Il particolare mostra la Puglia e <strong>Taranto</strong>. In basso a destra asse<br />

coniato dopo il terzo consolato di M. V. Agrippa. Moneta ritrovata <strong>in</strong> una campagna nell’agro di Barletta.


CRONOLOGIA CATULLIANA<br />

87 data di nascita di <strong>Catullo</strong> secondo la testimonianza di Gerolamo.<br />

84 data di nascita di <strong>Catullo</strong> secondo la ricostruzione dei filologi.<br />

57 anno di partenza per la Bit<strong>in</strong>ia, al seguito di <strong>Gaio</strong> Memmio, propretore di quella prov<strong>in</strong>cia<br />

56 anno di ritorno dalla Bit<strong>in</strong>ia (cfr. carm. 10, 28, 46).<br />

58 data di morte di <strong>Catullo</strong> secondo la testimonianza di Gerolamo, a trent’anni di vita.<br />

54 data di morte secondo la ricostruzione dei filologi (<strong>Catullo</strong> conosce il secondo conso-<br />

lato di Pompeo, carm. 113, che è del 55 a.C., e le imprese di Cesare <strong>in</strong> Gallia e Breta-<br />

gna, cfr. carm. 11, 29 e 45, che avvengono negli anni 55-54 a.C.).<br />

QUALCHE CERTEZZA SULLA VITA DI CATULLO<br />

20<br />

il nome, <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong>.<br />

l’orig<strong>in</strong>e, cfr. carm. 67.34 (Verona è colonia con pieno diritto di cittad<strong>in</strong>anza dall’89 a.C.)<br />

famiglia agiata (Suet. Iul. 73.4).<br />

una villa a Sirmione (carm. 31).<br />

una casa a Roma (carm.68); una casa fuori Roma sulla strada per Tivoli (carm. 44).<br />

morte di un fratello, <strong>in</strong> Troade (carm. 101). Pompei – Cupido cacciatore<br />

un viaggio <strong>in</strong> Bit<strong>in</strong>ia, nella cohors amicorum del pretore <strong>Gaio</strong> Memmio (57-56 a.C.), let-<br />

terato egli stesso e amico di letterati.<br />

STORIA E CULTURA ROMANA INTORNO A CATULLO<br />

84 C<strong>in</strong>na viene ucciso durante tafferugli <strong>in</strong> piazza<br />

Primi trattati retorici: la Rhetorica ad Herennium e il De <strong>in</strong>ventione di Cicerone<br />

Probabile data di nascita di <strong>Catullo</strong>.<br />

83 Ritorno di Silla dall’Oriente; nuove proscrizioni sillane.<br />

81 Debutto oratorio di Cicerone (Pro Qu<strong>in</strong>ctio); Silla assume la dittatura.<br />

79 Silla depone la dittatura e si ritira a vita privata.<br />

78 Morte di Silla; ribellione di Sertorio, un ex luogotenente di Mario, <strong>in</strong> Spagna.<br />

77-75 Campagna di Pompeo, già luogotenente di Silla, contro Sartorio.<br />

74 Spedizione di Lucullo contro Mitridate, re del Ponto.<br />

73-71Rivolta dei gladiatori di Capua, capeggiati da Spartaco. Alla f<strong>in</strong>e, Pompeo scon-<br />

figge Spartaco, subentrando a Crasso nella direzione della guerra.<br />

70 Consolato di Pompeo e Crasso; nascita di Virgilio.<br />

68 Cesare è questore.<br />

67 Grazie a una legge speciale, Pompeo è <strong>in</strong>caricato della guerra contro i pirati.<br />

66-64 Pompeo subentra a Lucullo nel comando della guerra contro Mitridate.<br />

65 Nascita di Qu<strong>in</strong>to Orazio Flacco. Anno, forse, del trasferimento di <strong>Catullo</strong> a Roma.<br />

63 Cicerone è console. La “congiura” di Catil<strong>in</strong>a. Nascita di Cesare Ottaviano.<br />

62 Ritorno trionfale di Pompeo dall’Oriente; Cesare è pretore.<br />

61 Probabile data dell’<strong>in</strong>contro di <strong>Catullo</strong> con Lesbia.<br />

60 Primo triumvirato fra Pompeo, Cesare e Crasso: i tre uom<strong>in</strong>i più <strong>in</strong> vista di Roma<br />

si spartiscono una serie di cariche <strong>in</strong> un accordo privato.<br />

59 Cesare è console; nascita di Tito Livio.<br />

58 Cesare è proconsole <strong>in</strong> Gallia; <strong>in</strong>izia la conquista della Gallia transalp<strong>in</strong>a. A Roma<br />

spadroneggiano Clodio (spalleggiato da Cesare) e Milone (spalleggiato da Pom-<br />

peo). Cicerone è mandato <strong>in</strong> esilio, <strong>in</strong> virtù di una legge retroattiva che punisce il<br />

mancato appello al popolo dei Catil<strong>in</strong>ari giustiziati nel 63.<br />

57 Ritorno di Cicerone dall’esilio. <strong>Catullo</strong> parte per la Bit<strong>in</strong>ia.<br />

56 A Lucca, i triumviri si ripartiscono le cariche per i prossimi c<strong>in</strong>que anni. Cesare<br />

prolunga il suo comando militare <strong>in</strong> Gallia, onde term<strong>in</strong>arne la conquista.<br />

55 Pompeo e Crasso sono consoli per la seconda volta; probabile data di morte di<br />

Lucrezio, il cui De Rerum Natura viene fatto circolare postumo.<br />

54 Cesare <strong>in</strong> Gran Bretagna; Crasso va <strong>in</strong> Oriente a combattere i Parti: morirà l’anno<br />

dopo nella battaglia di Carre, mettendo così f<strong>in</strong>e al primo triumvirato. A Roma<br />

imperversano le squadre armate di Clodio e quelle di Milone, dando orig<strong>in</strong>e a<br />

tumulti che preludono al più aperto scontro fra Cesare e Pompeo.<br />

Probabile data di morte di <strong>Catullo</strong>, il cui Liber viene presumibilmente assemblato Nobile matrona del I sec. - Pompei<br />

postumo.


21<br />

Erma con l’iscrizione “Saffo (di) Eresia (Eressos)”<br />

Musei Capitol<strong>in</strong>i - Roma


LXVIII. Disposto a tollerare pers<strong>in</strong>o le SUE scappatelle, purché LEI sia di LUI, per sempre…<br />

… E sebbene ella non si accontenti del solo <strong>Catullo</strong>,<br />

sopporterò le rare <strong>in</strong>fedeltà della mia vereconda signora,<br />

per non essere molestamente geloso al modo degli stolti …<br />

…quae tamen etsi uno non est contenta <strong>Catullo</strong>,<br />

rara verecundae furta feremus herae,<br />

ne nimium simus stultorum more molesti …<br />

LXX. Le promesse scritte nel vento o nell’acqua scivolano via … Verso il nulla …<br />

… LA MIA DONNA DICE DI NON VOLER FARE L'AMORE CON ALTRI,<br />

SE NON CON ME, NEPPURE CON GIOVE, SE LA CORTEGGIASSE.<br />

DICE COSì: MA QUEL CHE LA DONNA DICE ALL'AMANTE FOLLE DI PASSIONE<br />

BISOGNA SCRIVERLO SUL VENTO, SULL'ACQUA CHE SCORRE VELOCE …<br />

… NULLI SE DICIT MULIER MEA NUBERE MALLE Casa di Marte e Venere – Affresco - Pompei<br />

QUAM MIHI, NON SI SE IUPPITER IPSE PETAT.<br />

DICIT: SED MULIER CUPIDO QUOD DICIT AMANTI<br />

IN VENTO ET RAPIDA SCRIBERE OPORTET AQUA …<br />

La cittad<strong>in</strong>a di “Eressos” oggi<br />

22<br />

Il v<strong>in</strong>o dei vitigni di Lesbo era<br />

ritenuto medicamentoso ai<br />

tempi di <strong>Catullo</strong><br />

XI. Incommensurabile sconsolata tenerezza…<br />

Lesbo. Vista dal satellite (<strong>in</strong> alto a destra). Posizione geografica dell’isola rispetto alla Grecia (<strong>in</strong> rosso).<br />

La freccia nella cart<strong>in</strong>a pr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong>dica Eressos, la cittad<strong>in</strong>a natale della poetessa Saffo, VII secolo a.C.


XI. CHE SE NE VADA CON CHI VUOLE! CON ME HA CHIUSO!<br />

… Viva e se la spassi con i suoi amichetti,<br />

che <strong>in</strong> trecento tiene contemporaneamente abbracciati,<br />

non amandone nessuno davvero, ma allo stesso modo<br />

rompendo le reni di tutti;<br />

e non aspetti, come prima, il mio amore,<br />

che per colpa sua è caduto come<br />

fiore al marg<strong>in</strong>e di un prato, dopo che<br />

è toccato da un aratro che passa.<br />

… Cum suis vivat vale atque moechis,<br />

quos simul complexa tenet trecentos,<br />

nullum amans vere, sed identidem omnium<br />

ilia rumpens;<br />

nec meum respectet, ut ante, amorem,<br />

qui illius culpa cecidit velut prati<br />

ultimi flos, praetereunte postquam<br />

tactus aratro est.<br />

LVIII. Cruda esplosione di compianto per la lasciva meretrice<br />

Celio 44 , la nostra Lesbia 45 , la bella Lesbia,<br />

Lesbia la bella, che lei sola, <strong>Catullo</strong>,<br />

più che se stesso e tutti i suoi, amò,<br />

ora negli <strong>in</strong>croci e nei vicoli<br />

spreme i nipoti del magnanimo Remo.<br />

23<br />

ad Marcum Caelium Rufum 46<br />

Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa,<br />

illa Lesbia, quam Catullus unam Etère, conviti e gozzovigli - Pompei - Casa dei Casti amanti<br />

plus quam se atque suos amavit omnes,<br />

nunc <strong>in</strong> quadriviis et angiportis<br />

glubit magnanimi Remi nepotes.<br />

LXXXIII. Un chiodo fisso, che perfora il cervello …<br />

Lesbia, davanti al marito parla molto male di me:<br />

e questa per quello sciocco è la massima gioia.<br />

Mulo, non capisci nulla? Se dimentica di me tacesse,<br />

sarebbe guarita: ora, poiché sbraita e mi <strong>in</strong>sulta,<br />

non solo ricorda, ma, cosa ben più grave,<br />

è furente. Cioè, brucia d’amore e parla. 47<br />

Lesbia mi praesente uiro male plurima dicit:<br />

haec illi fatuo maxima laetitia est.<br />

Mule, nihil sentis? si nostri oblita taceret,<br />

sana esset: nunc quod gannit et obloquitur,<br />

non solum mem<strong>in</strong>it, sed, quae multo acrior est res,<br />

irata est. hoc est, uritur et loquitur.<br />

L’<strong>in</strong>fedeltà di una donna ha consumato anime e<br />

corpi d’ogni tempo, e … cont<strong>in</strong>ua a farlo!<br />

Lo so. Non giurare, depravata.<br />

Ti accusano le trecce ancora umide di unguento profumato,<br />

gli occhi ti accusano, pesanti per l’<strong>in</strong>sonnia,<br />

e il nastro della corona <strong>in</strong>torno ai tuoi capelli.<br />

Guarda i ricci disfatti, garbuglio d’<strong>in</strong>decenza,<br />

e come barcolli tutta per il v<strong>in</strong>o.<br />

Va’ via sgualdr<strong>in</strong>a. Ti chiamano l’arpa,<br />

amica delle orge, e i crepitanti colpi delle nacchere.<br />

Meleagro, ” 130 - 60 a.C. “ Antologia Palat<strong>in</strong>a”.<br />

44 Si tratta forse di Celio Rufo, amante di Lesbia dal 59 al 57, portato <strong>in</strong> tribunale da costei (su istigazione del fratello, per colpire<br />

<strong>in</strong>direttamente il suo avversario politico Pompeo, amico dello scapestrato Celio) con l’accusa di veneficio. Sembra che un tempo<br />

<strong>Catullo</strong> gli fosse stato amico. Poi la relazione passionale di Rufo con la sua Lesbia aveva causato la rottura del loro rapporto di<br />

amicizia. Una <strong>in</strong>dicazione <strong>in</strong> tal senso ci viene dal Carme 77: “Rufo, che senza frutto e <strong>in</strong>vano ho creduto un amico/(senza<br />

frutto?Anzi con grave perdita e danno), così ti/ sei <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uato <strong>in</strong> me, e bruciando il mio cuore, oh a me/ <strong>in</strong>felice hai sottratto tutto il<br />

mio bene?Lo hai sottratto,/ahimè, crudele veleno della nostra vita, ahimè rov<strong>in</strong>a/della nostra amicizia.” Anche il Carme100<br />

attesterebbe tale sodalizio. Cfr.: http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20062007/Pasetti/<strong>Catullo</strong>Epigrammi.pdf.<br />

45 Lesbia è esplicitamente menzionata da <strong>Catullo</strong> nei carmi 5, 7, 43, 51, 58, 72, 75, 79, 83, 86, 87, 92, 107. Per contro, risulta<br />

<strong>in</strong>direttamente menzionata nei carmi 2, 3, 8, 11, 13, 36, 37, 68, 70, 76, 77, 85, 100, 104, 109.<br />

46 “A Marco Celio Rufo”, coetaneo di <strong>Catullo</strong>. Vedi nota 38.<br />

47 Qui è evidente che la relazione fra i due fosse già <strong>in</strong> fieri quando il marito di Lesbia era ancora <strong>in</strong> vita.


24<br />

<strong>Catullo</strong><br />

Un <strong>in</strong>vitato alla tavola della vita che bene onora chi l’ospita!<br />

48<br />

“Vivamus mea Lesbia, atque amemus …”<br />

48 Ercolano – “Convivium” - Affresco rappresentante una coppia di amanti. Ca. 50 - 79 A.D.


25<br />

“Hate I, and love I. Wherefore so do I haps thou’lt ask me.<br />

Wot I not, yet so I feel, and I am crucified. ”<br />

“La croce! Metafora del tormento d’amore!”<br />

“Let us live, my Lesbia, let us love…”<br />

Satiro e N<strong>in</strong>fa - Casa degli Epigrammi - Pompei<br />

Intonaco dip<strong>in</strong>to - Stabia - ca. 55-79 a.C. - M.A.N. - Napoli<br />

G. V. Catullus, “Lyrical poems”, LXXXV<br />

(cfr.: versioni italiana e lat<strong>in</strong>a <strong>in</strong> prima pag<strong>in</strong>a)<br />

by<br />

Enrico Vetrò<br />

“Let us live, my Lesbia, let us love;<br />

and all the mutter<strong>in</strong>gs of crabbed old<br />

men<br />

let us judge worth be<strong>in</strong>g just one<br />

farth<strong>in</strong>g.<br />

Fall and rise may suns over and over;<br />

to us, whenas our short light hath once<br />

set,<br />

to be slept rema<strong>in</strong>s<br />

of a sole endless night the slumber.<br />

Give me of kisses a thousand, then a<br />

hundred,<br />

another thousand next, a second<br />

hundred that after,<br />

yet more thousand, yet aga<strong>in</strong> a<br />

hundred more.<br />

Then, when we have made up many<br />

thousands,<br />

we will m<strong>in</strong>gle them, that we<br />

may not know the reckon<strong>in</strong>g,<br />

nor anyone malicious blight them with<br />

evil eye,<br />

know<strong>in</strong>g of kisses so a large number<br />

betwixt th<strong>in</strong>e own and m<strong>in</strong>e. ”<br />

G. V. Catullus, “Lyrical poems”, V<br />

by<br />

Enrico Vetrò


26<br />

Mappa di Roma Catulliana<br />

LXXII. Amare di più … volere bene di meno 49 …<br />

Dicevi che conoscevi solo <strong>Catullo</strong>, una volta,<br />

Lesbia, e che a paragone di me non avresti voluto tenere Giove.<br />

Ti volli bene allora non come ne vuole la gente ad<br />

un’amante, ma come il padre ai figli e ai generi.<br />

Ora so chi sei: e anche se più <strong>in</strong>tenso è il desiderio<br />

tuttavia sei diventata sempre più <strong>in</strong>significante e vile.<br />

Come è possibile, tu chiedi? Perché chi ama, un tale tradimento<br />

lo costr<strong>in</strong>ge ad amare di più, ma a voler bene di meno.<br />

Dicebas quondam solum te nosse Catullum,<br />

Lesbia, nec prae me uelle tenere Iouem.<br />

dilexi tum te non tantum ut uolgus amicam,<br />

sed pater ut gnatos diligit et generos.<br />

nunc te cognoui: quare etsi impensius uror, 5<br />

multo mi tamen es uilior et leuior.<br />

qui potis est, <strong>in</strong>quis? quod amantem <strong>in</strong>iuria talis<br />

cogit amare magis, sed bene uelle m<strong>in</strong>us.<br />

LXXV. Anima ridotta a brandelli …<br />

A tal punto [mi] si è ridotta l’anima, o mia Lesbia, per<br />

colpa tua, e così si è perduta per avere compiuto il suo<br />

dovere, che non può più né volerti bene, anche se<br />

diventassi la migliore delle donne, né cessare di amarti,<br />

qualunque cosa tu faccia.<br />

Huc est mens deducta tua mea, Lesbia, culpa<br />

atque ita se officio perdidit ipsa suo,<br />

ut iam nec bene velle queat tibi, si optima fias,<br />

nec desistere amare, omnia si facias.<br />

49 Il dualismo presente nella sottigliezza sentimentale dovrebbe essere così <strong>in</strong>tesa: la passione (amare) non risulta<br />

<strong>in</strong>taccata dai cont<strong>in</strong>ui tradimenti di Lesbia; piuttosto, vengono progressivamente a mancare la stima e l’affetto<br />

(bene velle) che il poeta nutre nei confronti di lei.


27<br />

Le Tre Grazie (Charites) – Affresco proveniente dalla casa di Titus<br />

Dentatus Panthera - Artista ignoto - Pompei - ca.65-79 A.D.<br />

Napoli - Museo Archeologico Nazionale<br />

CVII. A volte, <strong>in</strong>speratamente, LEI ritorna …e il sogno si ammanta di ardente dolcezza<br />

Se mai ti succede ciò che sognavi tanto, qualcosa che ti sei augurato<br />

senza sperarlo, questa è la vera gioia del tuo cuore.<br />

È per questo che anche a me fa piacere ed è più caro dell'oro<br />

che tu ritorni da me, Lesbia, sogno mio.<br />

Ti restituisci ad uno pieno di desiderio - che non sperava più - … di nuovo<br />

a me ti doni. Oh luce dal segno troppo candido! 50<br />

Chi è <strong>in</strong> vita più felice di me? Unico! O chi potrà<br />

dire che c’è da volere di più <strong>in</strong> questa esistenza?<br />

Si quicquam cupido optantique optigit umquam<br />

<strong>in</strong>speranti, hoc est gratum animo proprie.<br />

Quare hoc est gratum nobis quoque carius auro<br />

quod te restituis, Lesbia, mi cupido.<br />

Restituis cupido atque <strong>in</strong>speranti, ipsa refers te<br />

nobis. O lucem candidiore nota!<br />

Quis me uno vivit felicior aut magis hac est<br />

optandus vita dicere quis poterit?<br />

50 Intendi: “Oh, giorno di splendore!” Ovvero giorno da ricordare tra tutti.


28<br />

Forse “Lei” era così …<br />

Fanciulla versante profumo <strong>in</strong> un’ampolla – I sec. A.D. Affresco di villa Farnes<strong>in</strong>a - Roma - Museo Nazionale<br />

XLIII. … occhietti neri, dita affusolate, labbra piccole, piede aggraziato, parlata elegante …<br />

Salve, fanciulla 51 dal naso non m<strong>in</strong>imo<br />

né dal piede grazioso né dai neri occhietti<br />

né dalle dita affusolate né dalla bocca asciutta,<br />

né proprio dalla l<strong>in</strong>gua troppo elegante,<br />

amica del bancarottiere formiano.<br />

La prov<strong>in</strong>cia dice forse che sei graziosa?<br />

A te si paragona la nostra Lesbia?<br />

O secolo ignorante ed <strong>in</strong>sulso!<br />

Salve, nec m<strong>in</strong>imo puella naso<br />

nec bello pede nec nigris ocellis<br />

nec longis digitis nec ore sicco,<br />

nec sane nimis elegante l<strong>in</strong>gua,<br />

decoctoris amica Formiani.<br />

ten prov<strong>in</strong>cia narrat esse bellam?<br />

tecum Lesbia nostra comparatur?<br />

o saeclum <strong>in</strong>sapiens et <strong>in</strong>facetum!<br />

51 Si tratta di Ameana, amica di Mamurra (“il bancarottiere formiano”. Cfr. Carmen LVII, pag. 33). A lei è dedicato<br />

anche il Carme XLIII. Con la tecnica poetica della negazione o del contrasto il poeta sembrerebbe ritrarre Lesbia.


29<br />

o… così…<br />

“Lesbia formosa est, quae cum pulcerrima tota est,<br />

tum omnibus una omnis surripuit Veneres." 52<br />

F<strong>in</strong>e e graziosa, <strong>in</strong>somma!<br />

52 <strong>Catullo</strong>, Carme LXXXVI, vv. 5-6: “È di belle forme Lesbia, lei non solo è bellissima tutta nell’<strong>in</strong>sieme,/ ma anche lei da sola a tutte<br />

le altre ha sottratto le Grazie.” Non si deve escludere che a Cicerone piacessero molto la “flagrantia oculorum” di Clodia (“ gli occhi<br />

sc<strong>in</strong>tillanti/occhi di fuoco”, cfr. pag. 4, nota 11) e non solo quelli. Risulta <strong>in</strong>oltre che fossero vic<strong>in</strong>i di casa sul colle Palat<strong>in</strong>o.<br />

La gelosia di Terenzia, l’arcigna moglie dell’avvocato, giocò un ruolo storico fondamentale. Quasi certamente fu costei ad <strong>in</strong>durlo a<br />

testimoniare contro Clodio nel noto processo a suo carico per oltraggio, per dimostrare con i fatti che il suo Marco Tullio aveva<br />

<strong>in</strong>terrotto ogni tipo di rapporto con l’avvenente sorella.(Cfr. pag. 3, nota 7).


Lesbia <strong>in</strong> lutto<br />

30<br />

Afrodite tra le braccia di Marte, mentre Cupido e Phobos? giocano con le armi del dio.<br />

I sec. A.D. - Museo Archeologico Nazionale - Napoli<br />

Piangete, o Veneri e Cupidi,<br />

e quanto c'è di uom<strong>in</strong>i più belli:<br />

il passero della mia ragazza è morto,<br />

il passero, delizia della mia ragazza,<br />

che lei amava più dei suoi occhi.<br />

Era dolcissimo e la riconosceva proprio<br />

così bene come una ragazza la sua mamma,<br />

e non si muoveva dal suo grembo,<br />

ma saltellando attorno or qua or là<br />

sempre verso la sola padrona pigolava.<br />

Ma lui adesso va per strada tenebrosa<br />

là, dove dicono nessuno ritorni. 53<br />

Ma siate maledette voi, malvagie tenebre<br />

dell'Orco, che divorate tutte le beltà:<br />

Un passero così bello mi toglieste,<br />

o brutta sorte! O passer pover<strong>in</strong>o!<br />

Ora per opera tua alla mia ragazza<br />

piangendo un po' gonfi s'arrossano gli occhietti. C., III<br />

Figura femm<strong>in</strong>ile - affresco<br />

Villa di Arianna – Campo Varano<br />

Antica Stabiae<br />

I sec A.D.<br />

53 “ … illuc, unde negant redire quemquam”. L’ “Amleto” di Shakespeare riporta il motivo nel famoso soliloquio “To be or not to be”: “The undiscovered<br />

country from whose bourn/ no traveller returns…” Atto III, I, 79-80 (“La terra <strong>in</strong>esplorata dalla cui frontiera/ nessun viandante fa ritorno”).


31<br />

Achille (a s<strong>in</strong>istra) e l’amazzone Pentesilea<br />

Achille lotta con l’amazzone Penthesilea<br />

Anfora attica: autore: Exékias – ca. 540-530 a.C.<br />

British Museum – Londra<br />

“… Vi nascerà Achille privo di paura …<br />

Nessun eroe gli si paragonerà <strong>in</strong> guerra …”<br />

<strong>Catullo</strong>, Carm<strong>in</strong>a, LXIV, 338 e 343 54<br />

54 “… Nascetur vobis expers terroris Achilles …/ non illi quisquam bello se conferet heros …”


32<br />

Clodia Metelli e … Baia<br />

“Casta … Laev<strong>in</strong>a … Baianis … coniuge Penelope venit, habit Helene” 55<br />

M.V. Marziale (40-104 ca. A.D.), Epigrammata, Liber I, LXII<br />

Rov<strong>in</strong>e di villa romana su un piccolo promontorio prospiciente il porticciolo di Baia (a sud di Napoli)<br />

Affresco pompeiano di “villa maritima” a terrazza, con portici e un piccolo porto Antica Stabiae - “Villa Maritima” - affresco di Villa S. Marco<br />

L’agiata Lesbia doveva averne una simile a Baia (oggi località del comune di Bacoli , sul golfo di Pozzuoli, Napoli)<br />

Coppia che banchetta<br />

c. 80 a.C. (dettaglio)<br />

Berl<strong>in</strong>o - Pergamon<br />

Museum<br />

Resti di villa romana semisommersa sul mare di Baia, detta Villa Gallo<br />

<strong>Catullo</strong> ne aveva una fra Tivoli e la modesta Sab<strong>in</strong>a (cfr.: C., XLIV) e un’altra<br />

a Sirmione (cfr.: C., XXXI)<br />

55 “La Casta … Lev<strong>in</strong>a (per il poeta Marziale l’equivalente di Lesbia) a Baia … giunse da Penelope, compagna fedele, e se ne ripartì da<br />

Elena (di Troia).” Il nome Baia viene fatto derivare da Baio, il pilota di Ulisse, che qui sarebbe stato sepolto secondo Licofrone,<br />

Alexandra, v. 694. [Licofrone. Tragico greco vissuto ad Alessandria d’Egitto fra il IV e il III sec. a.C. Egli ci fornisce la versione di un<br />

ritorno ad Itaca da parte di Odisseo, che molto differisce dalla versione Omerica. L’eroe si rende conto che la moglie Penelope l’ha<br />

tradito con i Proci <strong>in</strong> sua assenza. Con il concorso di tutti ella ha avuto anche un figlio di nome Pan. (Ciò spiegherebbe l’attribuzione<br />

del nome). Per lo sconforto abbandona l’isola e si eclissa <strong>in</strong> Etruria, rimanendovi s<strong>in</strong>o alla morte. Cfr.: “Odisseo e gli Etruschi: fonti<br />

letterarie e documenti archeologici”, rivista Aufidis, n. 42, Università di Bari, <strong>in</strong>: http://web.tiscal<strong>in</strong>et.it/etruschi_tarqu<strong>in</strong>ia/ulissee.htm].


33<br />

Il riferimento di Marziale la dice lunga su questa amena località alla moda, frequentata ai tempi di<br />

Clodia e durante l’età imperiale da tutta la gente bene di Roma, unitamente ad imperatori, condottieri<br />

e <strong>in</strong>fluenti politici (G. Cesare, Pompeo, Cicerone, Marco Antonio Caligola, Nerone). “La piccola<br />

Roma”non ebbe mai nulla da <strong>in</strong>vidiare alle odierne località vacanziere della Costa azzurra, di Porto<br />

Cervo e di Palm Beach. Aveva acque curative termali 56 all’<strong>in</strong>terno di strutture imponenti, pisc<strong>in</strong>e,<br />

dolci arenili e m<strong>in</strong>uscoli siti naturali dove potersi rilassare e respirare aria estremamente salubre. Ma<br />

con le sue sontuose ville - soprattutto lungo il litorale – Baia fu anche passerella di prime donne e<br />

teatro di <strong>in</strong>trighi, amori e travolgenti passioni. Fu altresì considerata simbolo dei piaceri proibiti, per<br />

donne maritate e non, un luogo di perdizione per ragazze e attempate. Non è dato sapere perché, ma<br />

lì sembra che lascivia e libertà sessuale divenissero il pane quotidiano delle rappresentanti del sesso<br />

femm<strong>in</strong>ile più moralmente <strong>in</strong>tegre. Marziale non fu il solo a pensarla così. Della stessa cosa si<br />

conv<strong>in</strong>se Sesto Aurelio Properzio (49 -16 a.C.):<br />

“ Corrupta … Baias / Ah pereant Baiae crimen amoris aquae ” 57<br />

Sicché Baia e rilassatezza dei costumi si fecero b<strong>in</strong>omio <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibile nell’età di <strong>Catullo</strong>, divenendo un<br />

saldo punto di riferimento topico degli <strong>in</strong>tellettuali dell’età repubblicana (Cicerone, Att. I, 16, 10; Fam.<br />

IX, 2, 5: Pro Caelio 27; Properzio, I, 11; Ovidio, Ars I, 255; Seneca, Ad Lucilium 51, 1; Marziale,<br />

Epigrammata I, 62; VI, 68; X, 30, ma anche Strabone, V, 243, 5; Dione Cassio, XLVIII, 51-2.)<br />

Alla luce di tutto questo, poteva mai Clodia essere <strong>in</strong>sensibile al fasc<strong>in</strong>o del proibito? Ecco come<br />

Cicerone mette <strong>in</strong> risalto la cosa:<br />

“ Gli accusatori hanno costantemente sulla bocca i piaceri, gli amori, gli adulteri, e Baia e<br />

le spiagge, e i conviti, le gozzoviglie, i canti, i concerti, le gite <strong>in</strong> barca (e non pare che<br />

dicano nulla che sia contro la tua volontà (di Clodia)”. 58<br />

Per Q. F. Orazio ( 65 -8 a.C) Baia, <strong>in</strong>vece, sembra rappresentare la positività, la s<strong>in</strong>tesi dell’<strong>in</strong>no alla<br />

vita, da celebrare con tutta l’<strong>in</strong>teriorità d<strong>in</strong>amica preposta alla nostra sopravvivenza:<br />

"Nullus <strong>in</strong> orbe s<strong>in</strong>us Baiis praelucet amoenis" 59<br />

Villa del Casale – g<strong>in</strong>naste <strong>in</strong> bik<strong>in</strong>i – III sec. A.D.<br />

Piazza Armer<strong>in</strong>i - Enna<br />

56<br />

Un po’ ovunque c’erano sorgenti termali. S<strong>in</strong> dal 178 a.C. si hanno <strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> merito all’uso terapeutico delle<br />

acque termali di Baia. Lo storico Tito Livio (59 a.C. – 17 A.D.), Ab Urbe Condita, XLI,16, riferisce che un console<br />

romano di nome Cornelio riuscì ad alleviare <strong>in</strong> quel luogo i postumi di una caduta da cavallo, grazie alle proprietà<br />

curative delle acque.<br />

Scena Saffica<br />

Pompei<br />

Casa di Cecilio Giocondo<br />

Napoli – M.A.N.<br />

57 l. 1. 11. Eleg. v. 27. Ibidem, v.30. “La Corrotta …Baia”… “ In malora le acque di Baia, vergogna di Amore!”<br />

58 Pro Celio, XXXV. “Accusatores quidem libid<strong>in</strong>es, amores, adulteria, Baias, actas, convivia, comissationes, cantus,<br />

symphonias, navigia iactant, idemque significant nihil se te <strong>in</strong>vita dicere”. Sul comportamento di Clodia a Baia, si<br />

veda anche la pag. 4.<br />

59 “Nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia”. (Ep. I,1,84). Sarebbe molto riduttivo, a mio modesto<br />

avviso, ritenere che il godereccio <strong>Catullo</strong> <strong>in</strong>tendesse qui celebrare poeticamente la bontà di un luogo come Baia<br />

unicamente per la sua la ridente posizione geografica.


34<br />

“Ragazze, [aspirate] ai bei doni [delle] Muse dall’odoroso grembo, [e alla chiara],<br />

melodiosa lira”<br />

(Tratto da una lirica di Saffo di dodici versi scoperta nel 2004 su un foglio di papiro <strong>in</strong> cui era avvolta una mummia egiziana. La lirica è<br />

stata pubblicata nel 2005 dal settimanale <strong>in</strong>glese Times Literary supplement . Per chi ne volesse sapere di più cfr.: ed. M. L. West, “A new<br />

Sappho poem”, Times Literary Supplement 5334 [24 June 2005], <strong>in</strong>: http://caelestis.<strong>in</strong>fo/sauvagenoble/2005/06/lsa-pause-sappho-58.html)<br />

“Lesbia e il passerotto”<br />

dip<strong>in</strong>to vittoriano<br />

di<br />

Edward John Poynter (1836 -1919)


35<br />

La rivolta dei gladiatori Vittoria su Spartaco – denario d’argento - 71 a.C.<br />

È legittimo supporre che le agiate famiglie di <strong>Catullo</strong> e Lesbia dovettero vivere con non poca apprensione, del resto<br />

come tutti i ricchi proprietari di schiavi di quel tempo, l’atmosfera di tensione provocata dal susseguirsi di notizie poco<br />

rassicuranti sull’agguerrito esercito di gladiatori <strong>in</strong> rivolta, che m<strong>in</strong>acciarono la sicurezza di Roma nel biennio 73 - 71.<br />

Gladiatore ucciso <strong>in</strong> duello all’ultimo sangue<br />

Particolare di fiasca romana (<strong>in</strong> alto a s<strong>in</strong>istra)<br />

(Römisch-Germanisches Museum, Köln) Gladiatori <strong>in</strong> combattimento – vaso ritrovato a Colchester (UK)<br />

Quando il tracio Spartaco si ribellò a Capua, fuggendo verso il Vesuvio, <strong>Catullo</strong> era appena tredicenne. Lo sparuto<br />

seguito del gladiatore si accrebbe a dismisura <strong>in</strong> poco tempo raggiungendo le 70.000 unità. In un primo momento<br />

Spartaco riuscì a sconfiggere diverse legioni romane <strong>in</strong>viate contro le sue soldatesche. Ma la ribellione venne<br />

def<strong>in</strong>itivamente schiacciata nel 71 a.C., allorché nei pressi del fiume Sele si svolse la battaglia f<strong>in</strong>ale. Vi perirono 60.000<br />

schiavi, tra i quali lo stesso Spartaco, (il corpo del comandante non fu mai trovato). Le perdite dei Romani ammontarono<br />

solo a 1.000 uom<strong>in</strong>i. 6.000 i prigionieri, che Crasso fece crocifiggere nudi lungo la via Appia da Capua a Roma. Circa<br />

diecimila superstiti tentarono la fuga verso nord, ma vennero raggiunti e annientati da Gneo Pompeo Magno.<br />

Mosaico gladiatorio di Tusculum (30 km. a sud di Roma, vic<strong>in</strong>o Frascati) - Galleria Borghese - Roma


GAIO (uno dei massimi giuristi<br />

romani del II sec. A.D. ) <strong>in</strong><br />

"INSTITUTIONUM COMMENTARII<br />

QUATTUOR", II, 12-17, afferma:<br />

"VVii ssoonnoo<br />

ttrree ttiippii ddii uutteennssiillii:: qquueellllii cchhee nnoonn<br />

ssii mmuuoovvoonnoo ee nnoonn ppaarrllaannoo;; qquueellllii<br />

cchhee ssii mmuuoovvoonnoo ee nnoonn ppaarrllaannoo<br />

(animali),, ee qquueellllii cchhee ssii mmuuoovvoonnoo<br />

ee ppaarrllaannoo (schiavi)".<br />

36<br />

6.000 gladiatori di Spartaco furono crocifissi lungo la via Appia<br />

fra Capua e Roma …<br />

“Non amplius, <strong>in</strong>quis, qu<strong>in</strong>quag<strong>in</strong>ta. Cum Spartaco m<strong>in</strong>us multi primo fuerunt” (“Non più di c<strong>in</strong>quanta uom<strong>in</strong>i, dici tu. Al fianco di Spartaco<br />

ce ne furono meno agli <strong>in</strong>izi.” M. T. Cicerone, Epistulae ad Atticum, VI, 2, 8).<br />

Durante la Repubblica e nei primi secoli dell'Impero romano il 15-20% circa della popolazione era<br />

costituito da schiavi (tali anche per debiti <strong>in</strong>soluti, per non essersi presentati alla chiamata di leva obbligatoria o<br />

f<strong>in</strong>anche per <strong>in</strong>capacità di dimostrare la propria identità), ai quali non veniva assicurato alcun diritto<br />

fondamentale, tanto che un proprietario poteva uccidere il suo schiavo nel pieno rispetto della legalità. Nel<br />

I secolo a.C., tuttavia, si <strong>in</strong>iziarono a varare leggi che imponevano il rispetto di regole ben precise sul<br />

mancipio. La legge Cornelia dell'82 a.C., per esempio, vietava l’uccisione di un asservito da parte del suo<br />

padrone; mentre la legge Petronia, del 32 a.C., aboliva l'obbligo da parte di uno schiavizzato di combattere<br />

nel Circo su pretesa del detentore.<br />

Schiavi che pigiano l’uva<br />

Bassorilievo<br />

Schiava che allaccia gioiello alla caviglia della padrona<br />

Particolare di affresco<br />

Gladiatori si affrontano <strong>in</strong> presenza del<br />

Commentarius Magister (Allenatore)<br />

Mosaico pavimentale


37<br />

“Consule Pompeio primum … facto consule nunc iterum”<br />

(C.,CXIII, v.1-2) 60<br />

Gneo Pompeo Magno ripulisce il Mare Mediterraneo dai pirati (67a.C.)<br />

In alto, busto di G. Pompeo Magno<br />

55-50 a.C ca. Copenaghen, e<br />

bassorilievo di battaglia navale I sec.<br />

a.C. (Azio?). M. N. Madrid.<br />

In basso, denario argenteo di 3.80 g.<br />

con profilo del condottiero romano.<br />

La moneta fu coniata per il figlio<br />

Sesto, che volle commemorare suo<br />

padre riportandone l’effigie nel verso.<br />

Nell’autunno del 69 a.C. il porto romano di Ostia viene messo a ferro e fuoco dai pirati Cilici, 61 la flotta da<br />

guerra consolare lì ormeggiata è distrutta, due stimati senatori sono rapiti con le guardie del corpo e il loro<br />

seguito. Le sangu<strong>in</strong>ose scorrerie di questi predoni contro imbarcazioni d’ogni tipo, città costiere, uom<strong>in</strong>i,<br />

donne e bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong>ermi sono sulla bocca di tutti e proseguono da decenni a causa delle <strong>in</strong>adeguate<br />

contromisure prese dalle autorità preposte. <strong>Catullo</strong> non può non sapere. L’atto terroristico di Ostia si<br />

traduce così <strong>in</strong> sfida. La potenza di Roma e i suoi traffici marittimi ora sono apertamente m<strong>in</strong>acciati. Un<br />

trentanovenne uomo d’armi, nonché politico opportunista, il console Gneo Pompeo Magno (29 Sett.106 – 28<br />

Sett. 48 a.C., figlio del generale Gneo Pompeo Strabone), con la decisiva complicità di un suo tenente, il tribuno<br />

della plebe Aulus Gab<strong>in</strong>us (ma anche con gli appoggi politici di G. Cesare 62 e M. T. Cicerone), sfrutta gli echi<br />

del clamoroso accadimento a vantaggio delle sue malcelate ambizioni. Egli riesce a fare varare dal Senato un<br />

provvedimento d’emergenza, la Lex Gab<strong>in</strong>ia (67 a.C., dal nome del proponente tribuno), contro la non più<br />

tollerabile piaga della pirateria. Ecco <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi quanto si stabilisce: Pompeo muoverà guerra totale ai pirati.<br />

Una flotta di 500 navi, 20 legioni (120.000 fanti e 5000 cavalieri), 24 senatori e 2 questori saranno ai suoi<br />

ord<strong>in</strong>i diretti. Viene pertanto nom<strong>in</strong>ato generale unico con libertà d’azione <strong>in</strong>condizionata sui mari e nell’entroterra<br />

60<br />

Pompeo è eletto console per la prima volta nel 70, <strong>in</strong>sieme con Marco Lic<strong>in</strong>io Crasso. La seconda nel 55 con il medesimo rivale politico e<br />

militare.<br />

61<br />

La Cilicia, terra sulla costa orientale dell’Asia M<strong>in</strong>ore (Turchia) a nord di Cipro.<br />

62<br />

Nel 74 Cesare stesso era stato per trentotto giorni prigioniero dei pirati nell’isola di Farmacussa, nel Dodecanneso , a sud di Mileto. Quando<br />

fu riscattato con la somma di 50 talenti, egli ritornò nell’isola con alcune navi. Catturò i pirati, che successivamente fece prima strangolare e<br />

poi crocifiggere.


38<br />

d’ogni costa, dove potrà sp<strong>in</strong>gersi <strong>in</strong> profondità per 70 km. (imperium <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itum). Ha tre anni di tempo per chiudere i<br />

conti con i masnadieri e uno stanziamento di 144 milioni di sesterzi per le spese belliche, quasi l’<strong>in</strong>tero ammontare del<br />

tesoro romano. Il sogno del figlio di Strabone diviene realtà! Plutarco 63 ci fa sapere che l’imperator divide il<br />

Mediterraneo, il Tirreno, i mari della Sardegna, della Sicilia e della Corsica <strong>in</strong> 13 quadranti operativi, ognuno sotto il<br />

monitoraggio sistematico di un legato a cui viene affidato un cont<strong>in</strong>gente di navi, fanti e cavalleria. In tal modo<br />

l’<strong>in</strong>tercettazione di unità ostili è resa altamente probabile. La strategia corale si rivela efficace, tanto che nel volgere di<br />

tre mesi Pompeo debella i predoni e cattura loro 800 navigli. Va a sconfiggerli pers<strong>in</strong>o a casa, <strong>in</strong> Cilicia, presso il<br />

promontorio di Coracesium (oggi Alanya, <strong>in</strong> Turchia), quando con sessanta triremi sorprende le navi superstiti riuniti <strong>in</strong><br />

quel tratto di mare per opporgli l’ultima e disperata resistenza. Alla f<strong>in</strong>e della campagna militare 20.000 prigionieri<br />

sono utilizzati come manodopera per il lavoro delle terre <strong>in</strong>colte di Roma e della penisola Italica sotto il suo dom<strong>in</strong>io<br />

(<strong>Taranto</strong> <strong>in</strong>clusa! Virgilio, Georgiche, IV, vv.116-148). Proprio <strong>in</strong> Cilicia egli fonda una città che porta il suo nome,<br />

Pompeiopolis, a mo’ di sovrano ellenistico (aveva per modello Alessandro Magno!). Dopo la strabiliante impresa il<br />

Senato non richiama Pompeo <strong>in</strong> patria. Gli assegna, <strong>in</strong>vece, un altro delicatissimo compito (Lex Manilia): il comando<br />

della guerra contro Mitridate VI Eupatore (132-66 a.C.), re del Ponto (zona nordorientale dell’Asia M<strong>in</strong>ore). Pompeo,<br />

non solo sconfigge Mitridate, ma assoggetta anche una parte consistente del Medio Oriente. Il 29 settembre del 61,<br />

giorno del suo quarantac<strong>in</strong>quesimo compleanno, e ancora il dì successivo, il generalissimo si gode il trionfo nell’Urbe!<br />

Il massimo onore concessogli per le vittorie riportate contro i nemici esterni di Roma. Le <strong>in</strong>segne poste alla testa<br />

dell’imponente corteo – seguite da schiavi, forzieri zeppi d’oro e tanti altri splendidi bott<strong>in</strong>i di guerra - <strong>in</strong>dicano genti<br />

e paesi sottomessi:<br />

[CN. POMPEIVS CN.F. SEX.N. MAGNVS III] PRO COS.<br />

CUM ORAM MARITIMAM PRAEDONIBVS LIBERASSET<br />

ET IMPERIVM MARIS POPVLO ROMANO RESTITVISSET<br />

EX ASIA PONTO ARMENIA PAPHLAGONIA CAPPADOCIA CILICIA SYRIA<br />

SCYTHIS IVDAEIS ALBANIS HIBERIA INSVLA CRETA BASTERNIS<br />

ET SVPER HAEC DE REGE MITHRIDATE ATQVE TIGRANE TRIVMPHAVIT. 64<br />

"Avendo liberato le coste dai pirati e avendo restituito il dom<strong>in</strong>io del mare al popolo romano, ha<br />

trionfato su Asia, Ponto, Armenia, Paflagonia, Cappadocia, Cilicia, Siria, Sciti, Giudei, Albani,<br />

Iberia, sull’isola di Creta, sui Basterni e, <strong>in</strong>oltre, sul re Mitridate e su Tigrane”<br />

63 (Lucius?) Mestrius Plutarchus ( 46 - 120 A.D.). Vite parallele. Agesilao – Pompeo, Rizzoli - Collana: BUR - Classici<br />

Greci e Lat<strong>in</strong>i, 2000. Le <strong>in</strong>formazioni sono tratte dal V, capp. 24 - 25 i pirati; cap. 25 la Legge Gab<strong>in</strong>ia e l’appoggio di<br />

Cesare; cap. 26 pieni poteri a Pompeo e la vittoria; cap. 28 la vittoria presso il promontorio di Coracesium <strong>in</strong> Cilicia, Il<br />

Mediterraneo è ripulito dai pirati <strong>in</strong> tre mesi.<br />

64 <strong>Gaio</strong> Pl<strong>in</strong>io Secondo (23-79 A.D.), Naturalis Historia, VII, 98, Guard<strong>in</strong>i, Pisa, 1984. L’affresco è di Cesare<br />

Maccari, Roma, Palazzo Madama, sala Maccari. “Cicerone denuncia Catil<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Senato”, 1880.


39<br />

Aditu prohiberis !<br />

Subsiste meditareque!65<br />

Oltre questo muro troverai un <strong>Catullo</strong> che non t’aspetti. Non più cantore dell’“odi et amo” e dei “basia<br />

mille”, delle autentiche emozioni passionali, dell’amore struggente, un miraggio, quest’ultimo, r<strong>in</strong>corso<br />

ost<strong>in</strong>atamente s<strong>in</strong>o alla dissoluzione, sotto il sole dei tradimenti perpetrati da una dark lady venerata senza<br />

riserve. Qui, per contro, scoprirai un personaggio che con i suoi “versiculi molliculi” reclama il diritto di<br />

scendere dal piedistallo mielato sul quale addetti ai lavori di tutti i tempi hanno <strong>in</strong>teso porlo. Dando per<br />

scontata la buona fede dell’atteggiamento di pudicizia più o meno conv<strong>in</strong>ta di tantissimi esegeti, della<br />

severità censoria imposta loro da regimi ed <strong>in</strong>tellettuali benpensanti, la comprensibile impossibilità da parte<br />

della editoria scolastica di pubblicare certi contenuti del Liber, è comunque <strong>in</strong>negabile che a generazioni di<br />

lettori comuni e appassionati di letteratura lat<strong>in</strong>a sia stata il più delle volte impedita, o quanto meno poco<br />

propagandata, la scalata di un versante estremamente <strong>in</strong>teressante di quella montagna quale è la variegata e<br />

complessa poetica di <strong>Catullo</strong>. La conseguenza di tutto ciò ha portato ad una visione <strong>in</strong>giustamente mutila<br />

della personalità di chi deve la sua fama al love affair con Lesbia/Clodia. Se per contro si arriva <strong>in</strong> vetta dal<br />

declivio ai più sconosciuto, ci si rende immediatamente conto di come - al di là del fulgido stereotipo amoroso<br />

laccato di mito - <strong>Catullo</strong> sia un lirico di prim’ord<strong>in</strong>e anche quando con il vigore delle sue sferzanti salacità<br />

<strong>in</strong>tende presentarci uno spaccato delle fragilità e manchevolezze di tant’altra parte di umanità del suo<br />

tempo. Di qui il brillante utilizzo di registri comunicativi della l<strong>in</strong>gua parlata, dim<strong>in</strong>utivi <strong>in</strong>clusi, che<br />

pennellano quel vissuto con t<strong>in</strong>te assolutamente realistiche. Allora come non sentirlo uno di noi?! Si ha la<br />

sensazione che a tratti egli si compiaccia della taccia di poeta “parum pudicum” affibbiata da altri sodali<br />

della sua cerchia. Pur stando al gioco, è pronto a dissentire e a chiarire la sua posizione quando qualcuno<br />

glielo ricorda esplicitamente, con energiche arr<strong>in</strong>ghe accusatorie, più che difensive. Il carme XVI risulta<br />

illum<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> tal senso. Sì, è vero! L’autore ammette chiaramente che talune composizioni di sua<br />

appartenenza appaiano <strong>in</strong>dubbiamente lascive e spudorate. Ma sono state create a bella posta con tanto “sal<br />

et lepos” per colpire chi merita, e non certo per scandalizzare gli <strong>in</strong>nocenti e puri di cuore, “non dico pueris”.<br />

Non esita a ribellarsi allorquando gli si fa notare di essere un “male marem”, <strong>in</strong>capace, cioè, di mantenere la<br />

65 “Limite <strong>in</strong>valicabile! Fermati e rifletti!”.


40<br />

dignità del vir romano perché autore di versi sdolc<strong>in</strong>ati pieni di “multa milia basiorium”. O allorché gli si dice<br />

che i dardi delle trivialità poetiche lanciati verso tutto e tutti costituiscano la lampante dimostrazione che egli<br />

non abbia a cuore il rispetto per gli dei, le pratiche religiose, la patria, i genitori, i parenti, gli amici e i<br />

conoscenti. In def<strong>in</strong>itiva gli viene mossa l’accusa di essere un “impius” per ciò che scrive, e dunque uomo da<br />

biasimare quanto a condotta. Il poeta ci comunica che così non è, anche <strong>in</strong> altre circostanze (Cfr.: c.<br />

LXXVI/CI). Casomai il contrario. Dalla sua poesia traspare pers<strong>in</strong>o rettitud<strong>in</strong>e e coscienza civile,<br />

<strong>in</strong>sospettabili <strong>in</strong> un giovane all’apparenza spregiudicato. Nel carme LII si avverte chiaramente il suo senso di<br />

profonda amarezza riveniente dalla constatazione di uno Stato governato da <strong>in</strong>dividui la cui immoralità si<br />

legge sui loro corpi deformi. E con parole di fuoco è pronto a ribadire che l’<strong>in</strong>tegrità morale di un artista<br />

presc<strong>in</strong>de dai contenuti dell’opera d’arte! In def<strong>in</strong>itiva sbaglia di grosso chi lo giudica moralmente discutibile<br />

per via di certe sue creazioni poetiche oscene: “Nam castum esse decet pium poetam/ ipsum, versiculos nihil<br />

necesse est”. Un concetto tremendamente evoluto, che ha molto da spartire con l’antivittoriano dogma<br />

estetico di Oscar Wilde nella prefazione del suo celebre romanzo: “There is no such th<strong>in</strong>g as a moral or an<br />

immoral book. Books are well written, or badly written. That is all. … No artist is ever morbid. The artist can<br />

express everyth<strong>in</strong>g. … Vice and virtue are to the artist materials for an art. … Diversity of op<strong>in</strong>ion about a work<br />

of art shows that the work is new, complex, and vital.” 66<br />

Una sanguigna sensibilità congenita porta il bardo lat<strong>in</strong>o a reagire senza esitazione contro quanti m<strong>in</strong>acciano<br />

pr<strong>in</strong>cipi e certezze che gli appartengono, <strong>in</strong> ossequio ad un codice d’onore personale che non ammette mezze<br />

misure. La rappresaglia che ne consegue si concretizza <strong>in</strong>tessuta di sermo lubrico al vetriolo. Spesso il<br />

disprezzo si traduce <strong>in</strong> eros iperaggressivo, come, ad esempio, nel giuramento di rendere taluni 67 di sua<br />

conoscenza allo stato di passive femm<strong>in</strong>elle (“Pedicabo ego vos et irrumabo”, c., XVI), perché ignoranti<br />

<strong>in</strong>capaci di comprendere che il suo prodotto poetico, senza eccezione di sorta, nasce da chi ascolta i “moti del<br />

dentro”. Non è azzardato ritenere che tale violenza verbale dichiaratamente oscena possa anche essere stata<br />

mutuata dalla satira mordace dei Fescenn<strong>in</strong>i e da certi spiritosi ed altrettanto sconci epigrammi priapei 68 . Il<br />

magma di immag<strong>in</strong>i a chiare t<strong>in</strong>te scurrili, il crudo vigore di certi volgarismi, le scariche di collera <strong>in</strong>giuriosa<br />

devastano fondamentalmente 69 due categorie di esseri umani che satellitano la quotidianità Catulliana:<br />

• coloro i quali <strong>in</strong>tendono m<strong>in</strong>are l’amore per Lesbia;<br />

• quanti con i loro comportamenti si prodigano - consciamente o <strong>in</strong>consciamente - per<br />

annichilire la dignità dell’uomo.<br />

Amici di bagordi <strong>in</strong>fedeli, rozzi rivali <strong>in</strong> amore, arroganti prevaricatori, lenoni, stolti, topi di terme, mariuoli<br />

di bassa lega e ladroni alla grande, etère d’alto ed <strong>in</strong>fimo rango, adultere, pedofili, efebi, pederasti, licenziosi<br />

gaudenti, pidocchiosi spilorci, logorroici poetastri da strapazzo, parassiti sociali, potenti arraffoni politici,<br />

sporcaccioni plur<strong>in</strong>cestuosi, rappresentano tutti il vivaio-bersaglio da cui att<strong>in</strong>gere prima e scagliare poi<br />

oltraggiosi e virulenti epiteti. E quando il poeta non passa alle vie di fatto, m<strong>in</strong>accia di farlo! Perché <strong>Catullo</strong><br />

sembra essere fermamente conv<strong>in</strong>to che la m<strong>in</strong>accia possa rivelarsi efficace quanto la stessa esecuzione: “ …<br />

hendecayllabos trecentos/expecta …”(c. XII, vv.10-11); “At non effugies meos iambos”(Fragmenta, 3). “Adeste,<br />

hendecasyllabi, quot estis/omnes undique, quotquot estis omnes ”(c. XLII, vv.1-2) 70 . Gli impasti lessicali da<br />

“salax taberna” 71 , <strong>in</strong>ducono alla schietta risata, non di rado condita di meditata amarezza, e rivelano un<br />

<strong>Catullo</strong> ancora una volta s<strong>in</strong>golare. Scoprirlo senza riserve mentali nel turpiloquio poetico <strong>in</strong>neggiante al<br />

66 “Non esiste un libro morale o immorale. I libri, o sono scritti bene, o sono scritti male. Tutto qui. … L’artista non è mai morboso. Può<br />

esprimere tutto. … Il vizio e la virtù sono per l’artista materiali di un’arte. … La differenza di op<strong>in</strong>ione su un’opera d’arte <strong>in</strong>dica che<br />

l’opera è nuova, complessa, vitale.” Wilde, Oscar. The Picture of Dorian Gray. Ed. Robert Mighall. London: Pengu<strong>in</strong>, 2003.<br />

67 Furio ed Aurelio. Quest’ultimo non doveva essere simpatico a <strong>Catullo</strong>, se il poeta vuole riservargli lo stesso trattamento nel carme 21.<br />

68 Nel primo dei tre Fragmenta <strong>Catullo</strong> consacra un bosco, forse di sua proprietà, al dio ellenistico-asiatico Priapo, il cui culto (importato<br />

dalle città di Làmpsaco e Priapo nella Misia, oggi Turchia nord-occidentale) a Roma va ad amalgamarsi con l’equivalente div<strong>in</strong>ità locale<br />

Mutunus Tutunus (o Mut<strong>in</strong>us Tut<strong>in</strong>us). Non è azzardato pensare che epigrammi Priapei fossero <strong>in</strong> circolazione numerosi già ai tempi di<br />

<strong>Catullo</strong>, oltre che nel I sec. A.D, di cui solo ottanta componimenti del genere ci sono pervenuti <strong>in</strong> forma anonima. Cfr.: Carmi priapei. Le<br />

ottanta poesie anonime, di volta <strong>in</strong> volta attribuite ai grandi poeti lat<strong>in</strong>i, che hanno celebrato la forza procreatrice del dio greco, cura e<br />

traduzione di Cesare Vivaldi, testo lat<strong>in</strong>o a fronte, edizione <strong>in</strong>tegrale, grandi tascabili economici Newton, Milano,1996, pp. 207.<br />

69 Fondamentalmente, perché non mancano aneddoti osceni e contestazioni altrettanto virulente che non rientrano negli ambiti <strong>in</strong>dicati.<br />

70 Aspettati trecento endecasillabi(XII)/Ma non sfuggirai ai miei giambi(F.3)/Avanti, endecasillabi, accorrete tutti, tutti da ogni parte(XLII).<br />

71 Sboccati, facilmente udibili <strong>in</strong> un luoghi moralmente discutibili come una “ignobile osteria”(c. XXXVII), con bordello annesso.


41<br />

goliardico motteggio - prerogativa che contesta con forza la cultura ormai stantia e immobile della vecchia<br />

aristocrazia<br />

( “… his pilosis/ qui duros nequeunt movere lumbos.” - c. XVI, vv.10-11/… rumoresque senum severiorum/omnes<br />

unius aestimemus assis. - c.,V, vv. 2-3 ) – non potrebbe che ampliare lo spazio del campo di osservazione di un<br />

grande della letteratura italica del primo secolo. Alla luce dei predetti riscontri, allora, il lemmario sboccato<br />

sparso nell’opera a macchia di leopardo non può <strong>in</strong>taccare <strong>in</strong> alcun modo il carisma poetico del creatore. Esso,<br />

piuttosto, va considerato come <strong>in</strong>nesto <strong>in</strong> poesia colta, frutto di orig<strong>in</strong>ale sperimentazione fortemente auspicata<br />

e portata a term<strong>in</strong>e con successo <strong>in</strong> un “saeclum <strong>in</strong>sapiens et <strong>in</strong>facetum”(c. XLIII, v.8) a detta dello stesso autore.<br />

La riflessione trova sostegno nella constatazione che il l<strong>in</strong>guaggio poetico osceno è ravvisabile <strong>in</strong> ben 41 dei 116<br />

carmi e 3 frammenti pervenutici, pari al 34,45% del Liber (6, 10, 14, 15, 16, 21, 23, 25, 28b, 29, 32, 33, 36, 37,<br />

39, 41, 42, 53 54, 55,56 57, 59, 67,69,71, 74, 77, 78b, 80, 88, 89, 94, 97, 98, 105, 110, 112, 113, 114, 115) 72 . Una<br />

parte consistente, dunque, che <strong>in</strong> assoluto non può passare sotto silenzio. Di certo a non pochi <strong>in</strong>tellettuali,<br />

anche al di fuori della cerchia del poeta, piacque tutelare “la novità” Catulliana, che un illustre esegeta italiano<br />

ha def<strong>in</strong>ito a buona ragione “goliardia e snobismo pubblicizzati <strong>in</strong> poesia colta dai circoli raff<strong>in</strong>ati<br />

dell’avanguardia … arcadia rovesciata”. 73 Se così non fosse stato, mi domando come sarebbe potuta giungere<br />

s<strong>in</strong>o a noi tanta esibizione di s<strong>in</strong>golari impudiche turbolenze.<br />

Riflessioni di un uomo senza maschera?!<br />

Affresco Pompeiano<br />

Se tutto questo ti risulta difficile da capire, se consideri il turpiloquio<br />

e la scurrilità <strong>in</strong> ogni caso sconvenienti e <strong>in</strong>ammissibili, allora, ti<br />

prego, non valicare questo limite e lasciamoci qui, senza rancore!<br />

72 In rosso i più scurrili, a mio modesto avviso.<br />

73 Luca Canali, <strong>in</strong>: <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op. cit., pag. LX.


42<br />

Carme XVI<br />

Monito<br />

Guai a chi mi giudica immorale<br />

solo perché scrivo qualche verso libert<strong>in</strong>o!<br />

Subirebbe lo stesso supplizio che Priapo riserva a<br />

quanti rubano nei campi a lui consacrati!<br />

“Io ve lo ficcherò <strong>in</strong> bocca e <strong>in</strong> culo,<br />

a te Aurelio, checca che non sei altro, e a te <strong>in</strong>vertito d’un Furio,<br />

che dalle mie poesiole mi giudicaste<br />

quasi un depravato perché sono libert<strong>in</strong>e.<br />

Che debba essere casto e pio il poeta, questo è giusto,<br />

ma perché dovrebbero essere così i versi suoi?!<br />

Hanno una loro grazia ed eleganza,<br />

proprio perché un po’ sp<strong>in</strong>ti e senza pudore,<br />

e riescono ad eccitare quello che prude,<br />

non dico nei fanciulli, ma <strong>in</strong> qualche caprone<br />

con le reni <strong>in</strong>chiodate dall’artrite.<br />

E voi, solo perché leggete nei miei versi di baci a migliaia,<br />

pensate che io non sia un maschio a dovere?<br />

Io ve lo ficcherò <strong>in</strong> bocca e <strong>in</strong> culo”.<br />

Pedicabo ego vos et irrumabo,<br />

Aureli pathice et c<strong>in</strong>aede Furi,<br />

qui me ex versiculis meis putastis,<br />

quod sunt molliculi, parum pudicum.<br />

nam castum esse decet pium poetam<br />

ipsum, versiculos nihil necesse est;<br />

qui tum denique habent salem ac leporem,<br />

si sunt molliculi ac parum pudici,<br />

et quod pruriat <strong>in</strong>citare possunt,<br />

non dico pueris, sed his pilosis<br />

qui duros nequeunt movere lumbos.<br />

vos, quod milia multa basiorum<br />

legistis, male me marem putatis?<br />

pedicabo ego vos et irrumabo.<br />

Ritratto di poeta<br />

Pompei


Il verbo poetico<br />

che oltraggia e<br />

percuote<br />

43<br />

29. Culus voracior =culo più vorace<br />

30. Lupanar = troia<br />

31. Lutum=fogna, sporcaccione<br />

32. Magna mentula =cazzone<br />

33. Moecha putida=lurida puttana<br />

34. Moecha turpis = puttana <strong>in</strong>fame<br />

35. Moechare=fare sesso<br />

36. Molesta=impert<strong>in</strong>ente<br />

37. Morbosus=depravato<br />

38. Multus pathicus=gran f<strong>in</strong>occhio<br />

39. Pathicus= checca, bocch<strong>in</strong>aro<br />

40. Pedicare/paedicare=sodomizzare<br />

41. Penis languidus=pene flaccido<br />

42. Perdepsuere uxorem=farsi la (altrui) moglie<br />

43. Pessimae puellae= donne di facili<br />

costumi<br />

1. Aleo=baro<br />

2. Cacatus=schifoso<br />

3. Cacata carta=cartacce di merda<br />

4. Canis ore=muso di cagna<br />

5. Caper =caprone<br />

6. C<strong>in</strong>aedus=checca, <strong>in</strong>vertito<br />

7. Confutuere= fottere<br />

8. Conturbenales=compagni di<br />

bordello<br />

9. Culos l<strong>in</strong>gere=leccare i culi<br />

10. Cunnus=vulva<br />

11. Defututus=fottuto<br />

12. Descendere=Penetrare<br />

13. Diffututa mentula=cazzo<br />

rammollito<br />

14. Febriculosi scorti=puttane<br />

impestate<br />

44. Puella defututa=puttanella fottuta<br />

45. Puellae trusantem=scopatore<br />

Febriculosi scorti=puttane<br />

impestate<br />

pro telo rigida mea=con il coso<br />

duro a mo’ di dardo<br />

46. Pusilli=mezzeseghe, mesch<strong>in</strong>i<br />

15. Fellat=succhiare l’uccello<br />

47. Putide=schifoso<br />

16. Femellas=donnacce<br />

48. Salaputium disertum= cazzetto<br />

17. Fututiones=scopate<br />

sapiente/coglione sapiente<br />

18. Fututus=fottuto<br />

49. Salax=libid<strong>in</strong>oso<br />

19. Grandia tenta vorare=divorare<br />

50. Salse=buffone<br />

peni enormi 51. Sceleste=scellerato<br />

20. Hircus=cornuto/bestia<br />

52. Scortillum=sgualdr<strong>in</strong>ella<br />

puzzolente 53. Scortum=puttana<br />

21. Improbus=sfrontato, <strong>in</strong>fame<br />

54. Scrofola=scrofa, bubbone pestilenziale<br />

22. Impudicus=spudorato/pederastra<br />

55. Semitarii moechi=puttanieri di vicoli<br />

23. Inrumare=penetrare oralmente<br />

56. Sopio=pene/vulva/scemo/cazzone<br />

24. Inrumatione=irrumazione<br />

57. Spurca saliva=sudicio sperma/<br />

25. Inrumator =sporcaccione<br />

sudicia saliva<br />

26. Inrumatus=irrumato<br />

58. Subtile et leve peditum=<br />

27. Insulsa=<strong>in</strong>sulsa<br />

scorreggia timida e soffocata<br />

28. Insulsissimus homo=uomo<br />

stupidissimo<br />

59. Vorax adultera=adultera <strong>in</strong>saziabile<br />

L’Umanità di <strong>Catullo</strong><br />

Acme, Acqu<strong>in</strong>o, Alfeno, Allio, Anzio Arrio, As<strong>in</strong>io,<br />

Aurelio, Ameana, Aufileno, Aufilena, Balbo, Calvo,<br />

Camerio, Catone, Cecilio, Celio, Cesare, Cesio,<br />

Cicerone, C<strong>in</strong>na, Clodia, Clodio, Com<strong>in</strong>io, Cornelio,<br />

Cornificio, Egnazio, Emilio, Erio, Fabullo, Flavio, Furio,<br />

Gallo, Gellio, Geranio, Giovenzio, Ipsitilla, la Rossa di<br />

Bologna, Libone, Lic<strong>in</strong>io, Mamurra, Memmio, Menenio,<br />

Metello, Moecilia, Nasone, Nonio, Nepote, Ortensio,<br />

Ottone, Pisone, Porcio, Pompeo, Postumia, Qu<strong>in</strong>zio,<br />

Qu<strong>in</strong>zia, Ràvido, Rufo, Sestio, Settimio, Silla, Silone,<br />

Socrazio, Suffeno, Sufficio, Tallo, Vat<strong>in</strong>io, Varo,<br />

Veranio, Vezio, Vibennio e figlio, Volusio.


44<br />

<strong>Catullo</strong> … al di là di Lesbia<br />

L’<strong>in</strong>terpretazione obiettiva dei rapporti di <strong>Catullo</strong> con Lesbia rimane sempre cosa ardua, data l’esiguità<br />

delle fonti storiche attendibili a nostra disposizione. La stessa problematica si ripropone con<br />

veemenza anche quando si tenta di ricostruire il relazionarsi quotidiano del poeta con altra gente del<br />

suo tempo, l’Umanità al di là di Lesbia, <strong>in</strong>somma. La Storia desumibile dal Liber, <strong>in</strong> buona sostanza il<br />

pensiero emozionale, sociale, politico ed economico del suo creatore, si presenta sovente come<br />

distillato di mito, per via delle legittime esigenze stilistico-poetiche dell’autore. Sicché è lecito<br />

mantenere una certa dose di prudenza nell’<strong>in</strong>terpretare l’<strong>in</strong>carnato di vita desumibile dai carmi extra<br />

Clodiani, anche quando la realtà <strong>in</strong> essi contenuta sembra offrirsi <strong>in</strong>controvertibile al lettore.<br />

Feroce con … <strong>Gaio</strong> Giulio Cesare<br />

<strong>Catullo</strong> seguì le vicende delle campagne belliche condotte da Cesare <strong>in</strong> Gallia e Britannia. Di lui fu<br />

censore feroce e all’occorrenza non esitò ad attaccarlo apertamente. Pari sorte ebbe Mamurra, uno<br />

stretto collaboratore del condottiero <strong>in</strong>sieme con Nonio, Vat<strong>in</strong>io e Sufficio. Egli usò l’arma astiosa della<br />

satira scurrile nei confronti dell’aspirante tiranno di Roma, def<strong>in</strong>endolo senza mezzi term<strong>in</strong>i con i<br />

peggiori epiteti: 74 “improbus c<strong>in</strong>aedus” (svergognato omosessuale), “morbosus” (depravato),<br />

“eruditulus”(letteratucolo), “vorax adulter”(adultero <strong>in</strong>saziabile), “aleo” (biscazziere), capace soprattutto<br />

di “uncta devorare patrimonia” (divorare consistenti patrimoni):<br />

"Caesaris visens monimenta magni,/ Gallicum Rhenum horribile aequor/ ultimosque Britannos..." (Carme XI,10-<br />

12); " … imperator unice, / fuisti <strong>in</strong> ultima occidentis <strong>in</strong>sula,/ ut ista vestra diffututa mentula/ ducenties comesset<br />

aut trecenties?" (Carme XXIX, 11-14); “… Aut quid hic potest nisi uncta devorare patrimonia?”(Carme XXIX, 21-<br />

22). “irascere iterum meis iambis/ <strong>in</strong>merentibus, unice imperator.” (Carme LIV, vv.6-7) 75<br />

Denario d’argento (3.92 g.) 44 a.C. Recto.<br />

Profilo di G. Cesare laureato con iscrizione da<br />

ds. CAESAR.IM (PERATOR) [Cesare Generale<br />

vittorioso]. A sn. Luna crescente (simbolo di<br />

buon auspicio) fra P(ONTIFEX) e M(AXIMUS)<br />

[Pontefice Massimo - capo del collegio dei<br />

sacerdoti ]. Uno dei primi ritratti di Cesare <strong>in</strong> vita.<br />

Denario d’argento – Verso.<br />

Venere porta lo scettro e impalma la Vittoria<br />

Alata. Da ds. a sn. del campo:<br />

L(UCIUS)AEMILIUS BUCA<br />

[QUATTUORVIR <strong>in</strong> carica. Ovvero uno dei<br />

quattro magistrati autorizzati dal Senato a<br />

sovr<strong>in</strong>tendere congiuntamente la coniatura<br />

ed emissione delle monete nella zecca<br />

mobile al seguito del Generalissimo.]<br />

Busto di G. G. Cesare 13 Qu<strong>in</strong>tile (luglio) 100 - 15 marzo 44 a.C<br />

74 Lo fece anche il suo amico M.F. Bibaculo (n. 103 a.C.?), come ci ricorda il tardo grammatico Diomede (IV sec. A.D.). Cfr.: Grammatici<br />

Lat<strong>in</strong>i ex recensione Henrici Keilii, a cura di He<strong>in</strong>rich Keil/Hermann Hogan, ed. B. G. Teubneri, Lipsia,1857-1880, vol.1,48.<br />

75 “Visitando le opere del grande Cesare,/ il gallico Reno, il mare orrendo/ e gli ultimi Britanni …”. “ … Generale unico/ fosti <strong>in</strong> quell’ultima<br />

isola dell’occidente,/ perché questa vostra fottuta m<strong>in</strong>chia/ mangiasse duecentomila o trecentomila sesterzi?”. [Qui “vostra” si riferisce a<br />

Cesare e Mamurra di Formia. Quest’ultimo, appartenente all’ord<strong>in</strong>e equestre e soprannom<strong>in</strong>ato “mentula”o“magna mentula”(cazzone, ma<br />

ricco, e perciò potenzialmente deleterio a tutto tondo) dal poeta (Carm<strong>in</strong>a, CXIV/CXV). Fu Praefectus Fabrum, cioè capo del genio militare<br />

(Gaius Secundus Pl<strong>in</strong>ius, Naturalis Historia, XXXVI, 48). Il ricchissimo e fidato collaboratore del condottiero stette al suo seguito nelle<br />

campagne di guerra di Gallia e Spagna. Morì nel Dicembre 45 a.C. Cesare accolse impassibile la notizia, mentre era nella sala da bagno della<br />

villa di Cicerone a Pozzuoli. (M. T. Cicero, Epistulae ad Atticum, op. cit., XIII, 52)]“ …O cosa può costui(Cesare)/se non divorare grassi<br />

patrimoni?”. “Arrabbiati ancora per i miei giambi/ <strong>in</strong>nocenti, generalissimo.”


“draco”<br />

45<br />

“ascia”<br />

“tiara”<br />

“culullus"<br />

“aspergillum”<br />

Denario d’argento coniato con il nome “Cesare” senza consenso senatoriale, al ritorno dalla vittoriosa campagna di<br />

Gallia [presumibilmente a Mediolanum (Milano)], prima che G. Giulio varcasse il Rubicone (11 Febbraio del 49, ossia<br />

c<strong>in</strong>que anni dopo la scomparsa di <strong>Catullo</strong>). Una sfida aperta alle istituzioni repubblicane! La zecca mobile al seguito del<br />

condottiero emise monete analoghe nel biennio 49 – 48 a. C. per retribuire lo stipendium ai legionari, e più <strong>in</strong> generale<br />

per far fronte alle spese di guerra.<br />

Nel recto, <strong>in</strong> esergo, si legge CAESAR. Un elefante (<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua punica “caesar”…) si appresta ad attaccare un<br />

drago. Risulta evidente l’impianto allegorico dell’affermazione del bene sul male. Nel verso sono visibili gli<br />

emblemi sacrali del Pontifex Maximus, carica ricoperta da Cesare al momento della coniatura: “culullus”, tazza<br />

per bere; “aspergillum”, l’aspersorio; “ascia”, l’ascia per immolare gli animali sacrificali alle div<strong>in</strong>ità; “tiara”, il<br />

copricapo da portare durante il cerimoniale. Qualche tempo dopo il Senato, mostrando buon viso a cattivo gioco,<br />

accorderà al potente uomo di Roma privilegi alla pari di un monarca. A Cesare fu <strong>in</strong>fatti concesso l’onore perenne<br />

di fregiarsi dei paludamenti del trionfatore: il mantello di porpora e l’alloro. Il qu<strong>in</strong>to mese dell’antico anno prese<br />

il suo nome (Luglio=Giulio) e gli fu eretta una statua nel tempio di Quir<strong>in</strong>o, dio delle armate romane <strong>in</strong> tempo di<br />

pace. Per di più poté sedersi su un trono aureo, e addirittura raffigurarsi sulle unità monetarie alla maniera dei<br />

regnanti ellenistici. In tal modo veniva ad essere clamorosamente cancellata la rigida regola repubblicana di<br />

tenere la moneta al di fuori di ogni <strong>in</strong>fluenza politica. Siffatta pretesa di vanità e totalizzante autosponsorizzazione<br />

diventerà <strong>in</strong> seguito appannaggio di tutti gli imperatori romani, perdurando s<strong>in</strong>o alla est<strong>in</strong>zione dell’Impero. Oltre<br />

al titolo di Pontifex Maximus e di Imperator (“Colui che regna <strong>in</strong> assoluto sull’Impero e Comandante <strong>in</strong> Capo<br />

dell’Esercito di Roma”), costoro pretenderanno l’iscrizione della denom<strong>in</strong>azione “Caesar” su ogni esemplare di<br />

emissione monetale <strong>in</strong>erente al periodo di reggenza, ovverosia “Nobile, di grande dignità e degno di lode”.<br />

Ma quale fu l’atteggiamento di Cesare nei confronti del godereccio scapestrato della Roma abbiente?!<br />

Sembra che <strong>Gaio</strong> Giulio tendesse volutamente ad ignorare le sue maligne frecciat<strong>in</strong>e <strong>in</strong> versi (Qu<strong>in</strong>tiliano, Inst.,<br />

11,1,38) non reputandolo <strong>in</strong> alcun modo <strong>in</strong> grado di ostacolare la sua prestigiosa ascesa politico-sociale con il<br />

solo ausilio della vis poetica. E non esistono elementi probatori per non pensare che egli lo considerasse una<br />

simpatica canaglia dallo stile proclive alla “espressione lirica popolare” poco ossequiosa; una ventata di<br />

dissacrante novità, <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dei conti, <strong>in</strong>trodotta dal poeta nuovo 76 nella Urbs dei conservatori dalla rigida morale<br />

comune (… rumoresque senum severiorum - Carm<strong>in</strong>a, V, 2). <strong>Catullo</strong>, <strong>in</strong> buona sostanza, era la prova evidente<br />

dei processi di trasformazione <strong>in</strong> corso nella vecchia repubblica ormai al tramonto. Egli rappresentava l’uomo<br />

nuovo nel campo letterario. Progressista, mordace, spregiudicato e <strong>in</strong>tellettualmente attivo, proprio come<br />

Cesare <strong>in</strong> quello politico. L’alter ego del futuro autocrate, <strong>in</strong>somma. Il tono caustico di altri versi lasciano<br />

76 Un poeta del genere non è impegnato <strong>in</strong> valori civili o politici. Scrive per otium, ovvero per il piacere di svolgere un’attività <strong>in</strong>tellettuale.<br />

La poesia diviene divertimento. I Neoteroi rifiutano i componimenti lunghi e le ampollose composizioni mitologiche, consapevoli della<br />

eleganza di un manufatto poetico breve. Si privilegia così la concisione. I Poetae Novi hanno il culto per la bellezza formale, per la parola<br />

cesellata. Il labor limae è dimostrazione di grande competenza l<strong>in</strong>guistica e mitologica. Il mito rappresentato nella composizione poetica<br />

funge da velo da cui traspaiono i sentimenti del suo creatore.


46<br />

<strong>in</strong>tendere che l’artefice delle imprese di Gallia (58-56 a.C) e Britannia (55-54 a.C.) ritenesse la penna del poeta<br />

giovevole alla sponsorizzazione della sua ambiziosa politica di tornaconto personale, e che plaudisse il modo<br />

di comporre brillante e dis<strong>in</strong>ibito del rimatore per accattivarsene il favore. Si trattava, dopotutto, del giudizio<br />

di un competente <strong>in</strong> ambito culturale. Sappiamo da Plutarco di Cheronea, <strong>in</strong>fatti, che il condottiero fu ottimo<br />

oratore e seppe dist<strong>in</strong>guersi per la <strong>in</strong>cisiva semplicità stilistica dei suoi numerosi scritti; prosa asciutta e<br />

limpida,stile da soldato, 77 apprezzati f<strong>in</strong>anche da Cicerone. <strong>Catullo</strong>, però, non la pensava così: Chi Cesare?!<br />

Un eruditulus da strapazzo. Il veronese, dunque, non aveva mostrato alcun entusiasmo per le sviol<strong>in</strong>ate del<br />

rampollo della Gens Julia e senza tanti complimenti gli aveva risposto di non prenderlo neppure <strong>in</strong><br />

considerazione. Un affronto gravissimo e raff<strong>in</strong>atamente crudele all’<strong>in</strong>dirizzo di un uomo - amico di famiglia,<br />

tra l’altro 78 - che di fatto si era guadagnato il centro dell’attenzione del mondo per le sue straord<strong>in</strong>arie azioni<br />

militari:<br />

“Nil nimium studeo Caesar tibi velle placere./ Nec scire utrum sis albus an ater homo”(C., XCIII, 1-2) 79 .<br />

Non mancarono, tuttavia, i momenti di collera da parte del generalissimo contro la punzecchiante<br />

impert<strong>in</strong>enza del giovane verseggiatore, evidentemente allergico ad ogni forma di dispotica arroganza:<br />

“ …irascere iterum meis iambis/<strong>in</strong>merentibus, unice imperator ”(C., LIV, 6-7) 80 .<br />

È strano come la calvizie di Cesare non sia stata oggetto dei giambi al curaro del poeta! Forse un po’ troppo anche per<br />

un impert<strong>in</strong>ente dis<strong>in</strong>ibito come lui!<br />

Si hanno fondate ragioni per ritenere che molti uom<strong>in</strong>i di cultura della Roma repubblicana considerassero<br />

Cesare soltanto un arrivista senza scrupoli, donnaiolo e licenzioso bisessuale. Lo storico Caio Tranquillo<br />

Svetonio (?70 – 140? A.D.), per esempio, riporta che <strong>Gaio</strong> Giulio fosse convolato a nozze quattro volte e<br />

sempre con donne di condizioni agiate: Cossuzia, Cornelia, Pompea e Calpurnia. Amò <strong>in</strong>oltre numerose nobili<br />

matrone: Postumia, moglie di Servio Sulpicio; Lollia, moglie di Aulo Gab<strong>in</strong>io; Tertulla, moglie di Marco<br />

Crasso; e Mucia, moglie di Gneo Pompeo. Ma più di ogni altra ebbe a cuore Servilia, madre di Marco Bruto:<br />

“Sed ante alias dilexit Marci Bruti matrem Serviliam, cui et primo suo consulatu sexagiens sestertium<br />

margaritam mercatus est.” 81<br />

La più celebre delle amanti di Cesare, a parte la reg<strong>in</strong>a Eunce, moglie di Bogude di Mauritania, fu<br />

Cleopatra, 82 reg<strong>in</strong>a dell’antico Egitto, che egli tenne con sé dal 48 s<strong>in</strong>o al di lui assass<strong>in</strong>io. In concomitanza<br />

delle sue imprese militari e del crescente prestigio politico, divenne di pubblico dom<strong>in</strong>io che G. Giulio non<br />

disdegnasse le relazioni sessuali maschili. E dato che agli occhi dei romani un c<strong>in</strong>edo effem<strong>in</strong>ato suscitava<br />

particolare sdegno, si commentano da soli gli <strong>in</strong>fuocati versi di <strong>Catullo</strong> all’<strong>in</strong>dirizzo di chi sarebbe diventato<br />

l’uomo più potente di Roma:<br />

Pulcre convenit improbis c<strong>in</strong>aedis,<br />

Mamurrae pathicoque Caesarique.<br />

nec mirum: maculae pares utrisque,<br />

C’è accordo tra gli sfrontati f<strong>in</strong>occhi,<br />

Mamurra, che è un pederastra passivo, e Cesare.<br />

Non c’è da stupire: hanno entrambi la medesima macchia,<br />

l’una è di Roma e l’altra viene da Formia,<br />

urbana altera et illa Formiana, entrambe rimangono impresse e non si toglieranno;<br />

impressae resident nec eluentur: depravati alla pari, veri fratelli gemelli,<br />

morbosi pariter, gemelli utrique,<br />

tutti e due letteratucoli, e coricati <strong>in</strong> un solo letto,<br />

uno <strong>in</strong> lecticulo erudituli ambo,<br />

non questo più di quello adultero sfrenato,<br />

non hic quam ille magis vorax adulter,<br />

rivales socii puellularum.<br />

pulcre convenit improbis c<strong>in</strong>aedis. (Carm<strong>in</strong>a, LVII)<br />

rivali compagni di ragazz<strong>in</strong>e.<br />

S’<strong>in</strong>tendono a meraviglia gli svergognati <strong>in</strong>vertiti.<br />

77 Plutarco ( 46? A.D/125?A.D..)., Vita di Cesare, 3, a cura di Bonamente G., collana Filo di perle, Studio Tesi Editore, 1994, pagg. XLVIII-207.<br />

78 Svetonio ci dice che sovente Cesare era gradito ospite dell’agiata e nobile famiglia di <strong>Catullo</strong> quando era governatore della Gallia Cisalp<strong>in</strong>a (Italia<br />

Settentrionale). Riporta <strong>in</strong>oltre che l’Imperator fece altrettanto con <strong>Catullo</strong>, ma dopo che questi andò a porgergli le scuse per avere offeso tanto lui quanto<br />

l’amico Mamurra con la satira velenosa dei suoi versi. Svetonius, De vita Caesarum, Divus Julius, Liber I, LXXIII.<br />

79 “Non me ne importa niente, o Cesare, di volerti piacere./ Né m’<strong>in</strong>teressa sapere se tu sia un uomo bianco o nero.”<br />

80 “E torna pure ad <strong>in</strong>cazzarti/ Generalissimo, contro i miei versi <strong>in</strong>nocenti.”<br />

81 Sv., op. cit., Liber I, L: “Ma più di tutte amò Servilia, la madre di Marco Bruto, per la quale - nel corso del suo primo consolato - acquistò una perla del<br />

valore di sei milioni di sesterzi”. (Equivalenti a circa 11 milioni e mezzo di Euro! Pressappoco 22 miliardi di lire del vecchio conio).<br />

82 Sv., op. cit., LII, ci parla della reg<strong>in</strong>a della Muritania Eunoe. Cleopatra VII Tea Filopatore (Κλεοπάτρα θεά φιλοπάτωρ - Cleopatra Tea Filopatore, 69 –<br />

30 a.C) fu l'ultima reg<strong>in</strong>a dell'antico Egitto e l'ultimo membro della D<strong>in</strong>astia tolemaica. Il nome "Cleopatra" significa "gloria del padre" <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua greca.


47<br />

D'altronde lo stesso Svetonio ce lo conferma più di una volta. Durante la campagna di Britannia, ad<br />

esempio, Cesare acquistava schiavi raff<strong>in</strong>ati di bella presenza, spendendo forti somme di denaro. Per una<br />

sorta di pudore personale ord<strong>in</strong>ava poi di non <strong>in</strong>cludere tali spese nel suo bilancio ufficiale:<br />

“…servitia rectiora politioraque <strong>in</strong>menso pretio, et cuius ipsum etiam puderet, sic ut rationibus vetaret<br />

<strong>in</strong>ferri.”(Svetonius. I, xlvii)<br />

Ci parla poi del love affair con Nicomede IV Filopatore, re di Bit<strong>in</strong>ia. Il romano, allora sedicenne, era<br />

stato <strong>in</strong>viato dal console Marco M<strong>in</strong>ucio Termo <strong>in</strong> quella piccola regione dell’Asia M<strong>in</strong>ore (cfr. cart<strong>in</strong>a<br />

geografica pag.9) al f<strong>in</strong>e di richiedere un supporto navale per la riconquista dell’isola di Lesbo. Fu amore<br />

a prima vista. Il “discendente di venere” tornò ad <strong>in</strong>contrare la sua fiamma qualche tempo dopo,<br />

adducendo la scusa del recupero di un credito presso un liberto. 83<br />

Pers<strong>in</strong>o le legioni di Cesare vittorioso <strong>in</strong> Gallia nei carm<strong>in</strong>a triumphalia 84 pervenutici facevano<br />

riferimento al “vizietto” del loro comandante supremo, che canzonavano sguaiatamente:<br />

“Gallico denique triumpho milites eius <strong>in</strong>ter cetera carm<strong>in</strong>a, qualia currum prosequentes ioculariter canunt,<br />

etiam illud vulgatissimum pronuntiaverunt:<br />

Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem: ecce Caesar nunc triumphat qui subegit Gallias,<br />

Nicomedes non triumphat qui subegit Caesarem” 85<br />

Legionari <strong>in</strong> marcia - monete romane risalenti all’epoca di Cesare Ottaviano Augusto<br />

Durante la dittatura di G. Cesare le prov<strong>in</strong>ce romane divennero 18. Dieci <strong>in</strong> occidente (Sicilia, Sardegna, Corsica, Gallia Cisalp<strong>in</strong>a, Illirico, Gallia Narbonese, Gallia Comata,<br />

Spagna Citeriore, Spagna Ulteriore, Africa Vetus, Africa Nova) e 8 <strong>in</strong> oriente (Macedonia, Acaia ed Epiro, Creta, Asia, Bit<strong>in</strong>ia e Ponto, Cilicia e Cipro, Siria, Cirenaica. Tali<br />

territori furono distribuiti ai veterani e <strong>in</strong> essi vennero stabilite numerosissime colonie militari. Cfr.: “Storia d’Italia” di Luisa Gabbiani Flynn, <strong>in</strong>:<br />

http://www.italystl.com/storia.htm.<br />

83 Svetonius, op. cit: II. Lo storico tratta di Cesare anche nei paragrafi XLVII, XLIX, L, LI, LII,LVII.<br />

64 Erano canti che i legionari romani <strong>in</strong> marcia improvvisavano a conclusione di imprese militari vittoriose da parte del loro comandante.<br />

Tali motivetti contenevano <strong>in</strong>sieme espressioni di elogio e di sbeffeggiamento nei confronti del v<strong>in</strong>citore. Pare che la loro funzione fosse<br />

quella di mitigare con il riso l'esaltazione della vittoria, per non <strong>in</strong>durre alla superbia il protagonista della spedizione militare. Cfr.:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Fescenn<strong>in</strong>i. G.S. Curione Padre (m. 53 a.C.), citato anche da Svetonio, ebbe a dire nei suoi “Discorsi” che<br />

Cesare era “la moglie di tutti i mariti e il marito di tutte le mogli”.<br />

85 Svetonius, op. cit. XLIX. Si allude addirittura all’omosessualità passiva di Cesare: “Inf<strong>in</strong>e nel suo (di Cesare) trionfo <strong>in</strong> Gallia i di lui<br />

soldati - tra le canzonc<strong>in</strong>e sfottenti che di solito venivano cantate da quanti erano al seguito del carro (del vittorioso condottiero) -<br />

stornellavano un motivetto ben noto ancora oggi: Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede ha sottomesso Cesare: ecco, Cesare che ha<br />

sottomesso le Gallie, ora trionfa, Nicomede che ha sottomesso Cesare non riporta nessun trionfo”. Ma cantavano anche: “Urbani, servate<br />

uxores: moechum calvom adducimus./ Aurum <strong>in</strong> Gallia effutuisti, hic sumpsisti mutuum.” [“Cittad<strong>in</strong>i, sorvegliate le vostre donne: vi<br />

portiamo l’adultero calvo; / In Gallia, o Cesare, hai dissipato con le donne il denaro che qui hai preso <strong>in</strong> prestito.”]. (Svetonius , o.c. I, LI).


48<br />

M. T. Cicerone - Musei Capitol<strong>in</strong>i - Roma<br />

Cleopatra VII Tea Filopatore “Il più eloquente dei nipoti di Romolo”(<strong>Catullo</strong>, C., xlix,1)<br />

86<br />

British Museum – Londra “Le idi di Marzo sono il nostro conforto”<br />

“La fuga della reg<strong>in</strong>a (Cleopatra) non mi dà fastidio” 87<br />

“Aureo” raffigurante Marco Giunio Bruto Cepione (85-42 a.C.), il Cesaricida.<br />

Recto. IMP(ERATOR) BRUT(US) L.(UCIUS ) PLAET.(ORIUS) CEST(IANUS)<br />

Verso. EID(IBUS).MAR(TIIS)<br />

[(R..) Bruto Comandante vittorioso dell’esercito (repubblicano che operò <strong>in</strong> Illiria e Macedonia dal 43 al 42 a.C.).<br />

Lucio Pletorio Cestiano (magistrato coniatore <strong>in</strong> carica della zecca mobile di Bruto). (V.) Idi di Marzo ].<br />

A s<strong>in</strong>istra M. G. Bruto appare raffigurato di profilo con la barba, tratto dist<strong>in</strong>tivo di rispetto e dignità. A destra compaiono due<br />

pugnali, la più che eloquente firma di Bruto e Cassio cesaricidi. Fra le armi si staglia<br />

il pileo frigio, simbolo di libertà. Il berretto era di solito portato dagli schiavi affrancati.<br />

86 “Idus Martiae consolantur”. M. T. Cicerone, “Lettere ad Attico”, XIV, 4, [scritta a Lanuvio il 10 Aprile del 44, anno 358 A.U.C.].<br />

87 “Reg<strong>in</strong>ae fuga mihi non molesta est”. Ibidem XIV,8, 1. [16 aprile del 44 a.C. - 362 ab Urbe Condita]. Cleopatra fu presumibilmente<br />

costretta ad abbandonare Roma <strong>in</strong> tutta fretta, dopo l’assass<strong>in</strong>io di Cesare, temendo per sé e per il figlio Cesarione, frutto della relazione con<br />

il dittatore.


49<br />

M o e c i l i a … 88<br />

professione: adultera<br />

Con un solo colpo ben assestato d’ironia commista a disprezzo <strong>Catullo</strong> centra due bersagli contigui:<br />

l’ambizioso Pompeo - con Cesare padrone di Roma e saccheggiatore del mondo - e Mucia (amica di Clodia-<br />

Lesbia), la di lui ex moglie, che con la sua condotta libert<strong>in</strong>a viola costantemente le leggi del vero amore.<br />

Per il versificatore veronese tutto questo sembra essere <strong>in</strong>tollerabile. Un legame amoroso credibile deve<br />

seguire un pr<strong>in</strong>cipio assoluto affettivo che veda il bene velle, l’aeternum e il sanctae foedus amicitiae (C., CIX,<br />

6) prevalere sul carnale amare (C.,LXXII), pur riconoscendo all’energia libidica che si libera da quest’ultimo<br />

atto il ruolo di farci sentire vivi al mondo. Nel corso del primo consolato di Pompeo (70 a.C.) Mucia aveva<br />

due amanti. Ora che il consorte - dal quale nel frattempo ha divorziato - è console per la seconda volta (55<br />

a.C.), la cifra due è la stessa, ma …con tre zeri <strong>in</strong> più! (Anche Giulio Cesare è da annoverare fra i tanti<br />

libert<strong>in</strong>i accontentati! Cfr. pag. 33).<br />

Consule Pompeio primum duo, C<strong>in</strong>na 89 , solebant<br />

Moeciliam: facto consule nunc iterum<br />

manserunt duo, sed creuerunt milia <strong>in</strong> unum<br />

s<strong>in</strong>gula. fecundum semen adulterio. (C., CXIII)<br />

Scena erotica su coppa romana <strong>in</strong> argento - I sec. A.D.<br />

“The Warren Cup” - British Museum - Londra<br />

Sotto il primo consolato di Pompeo due, C<strong>in</strong>na, avevano<br />

commercio amoroso con Moecilia: adesso, diventato quello<br />

console per la seconda, i due sono rimasti, ma crebbero ognuno<br />

s<strong>in</strong>o a mille per ciascuno. È fecondo il seme dell'adulterio.<br />

Denario d’argento con il busto di Gneo Pompeo<br />

Magno (106-48 a.C.)<br />

Zecca di Cantana - Sicilia<br />

Ai lati oggetti religiosi rituali: urna e lituus<br />

Periodo repubblicano 49-39 a.C.<br />

“MAG(nus)PIVS IMP(erator)ITER”<br />

Museum of f<strong>in</strong>e arts - Boston<br />

« … urbis o putissimei/ socer generque … » (C., XXIX vv. 24-25 ) 90<br />

88<br />

Moecilia, Moecilla o Mucilla sono i dim<strong>in</strong>utivi di Mucia, ex moglie di Pompeo. In alto a ds. fanciulla <strong>in</strong> bik<strong>in</strong>i (particolare). Enna, villa<br />

romana del casale, ca. IV AD.<br />

89<br />

G. Elvio C<strong>in</strong>na, orig<strong>in</strong>ario di Brescia, poeta neoterico del I sec. a.C. <strong>Catullo</strong> lo ammirò per l’epillio Zmyrna. Cfr. anche cc.10 e 113.<br />

90<br />

“… Perle rare di Roma/suocero e genero”(NB che qui putissimei è assonanza di putidissimi = fetentissimi). G. Pompeo Magno sposò<br />

Giulia, figlia di Cesare, nel 59 a.C. Con il suocero e Marco Lic<strong>in</strong>io Crasso - il v<strong>in</strong>citore di Spartaco - fece parte di un accordo segreto def<strong>in</strong>ito


Tagliente con i rivali <strong>in</strong> amore … (“puttanieri di angiporti”)<br />

91<br />

50<br />

Rufo si domanda perché le donne lo resp<strong>in</strong>gano 92<br />

Semplice! Nelle sue ascelle abita un selvaggio caprone!<br />

Noli admirari, quare tibi fem<strong>in</strong>a nulla,<br />

Rufe, uelit tenerum supposuisse<br />

femur,<br />

non si illam rarae labefactes munere<br />

uestis<br />

aut perluciduli deliciis lapidis.<br />

laedit te quaedam mala fabula, qua tibi fertur<br />

ualle<br />

sub alarum trux habitare caper.<br />

hunc metuunt omnes; neque mirum: nam<br />

mala ualde<br />

est<br />

bestia, nec quicum bella puella cubet.<br />

quare aut crudelem nasorum <strong>in</strong>terfice pestem,<br />

aut<br />

admirari des<strong>in</strong>e cur fugiunt. Carm<strong>in</strong>a,LXIX<br />

Non stupirti perché nessuna donna,<br />

o Rufo, voglia stendere sotto di te le sue tenere cosce,<br />

neppure se tentassi di farla vacillare col dono di una<br />

rara veste o con l’attrazione di una pietra di trasparenza<br />

delicata. Ti nuoce una cattiva diceria, secondo cui si<br />

dice che nell’avvallamento delle tue ascelle abita un<br />

selvaggio caprone.<br />

Questo<br />

temono tutte, e non c’è da stupirsi: <strong>in</strong>fatti<br />

è<br />

una gran brutta bestia, con cui nessuna bella ragazza<br />

va a letto.<br />

Per cui o uccidi quella crudele pestilenza per i nasi,<br />

o smetti di stupirti perché le donne ti evitano.<br />

G iochi di Taverna<br />

via di Mercurio<br />

Pompei<br />

Primo Triunvirato (60 a.C.). In pratica la cricca dei tre (Crasso aveva il denaro, Pompeo i veterani, Cesare l’appoggio della plebe) si<br />

garantiva aiuto reciproco contro il Senato, al f<strong>in</strong>e di ottenere vantaggi politici consistenti che avrebbero consentito loro di spartirsi il potere.<br />

A Roma, ovviamente, molti <strong>in</strong>tellettuali come <strong>Catullo</strong> osteggiarono sdegnosi questo <strong>in</strong>trallazzo alla grande, conv<strong>in</strong>ti che le mire politiche<br />

della triade sarebbero state fonte di violenza civile.<br />

91 “Semitarii moechii”, Carm<strong>in</strong>a, 37, v.16.<br />

92 Sembra essere Marco Celio Rufo (82-48 a.C.). Allievo di Cicerone. Lesbia lo preferì a <strong>Catullo</strong> (Cfr.: pag.4, nota 10). Nel carme LXIX,<br />

forse dedicato a Lesbia, ci dice che lo spregevole <strong>in</strong>dividuo è affetto anche da gotta (podagra) In alto a destra mosaico di giovane romano.<br />

Terme di Caracalla. 211-217 A.D.


51<br />

Egnatius “denti bianchi”…<br />

lui, ride … ride sempre!<br />

“Se tu fossi Romano o Sab<strong>in</strong>o o di Tivoli<br />

o grasso Umbro o Etrusco obeso<br />

o Lanuv<strong>in</strong>o nero e tutto denti<br />

uno dell’Oltrepò, per metterci anche i miei,<br />

o chiunque, che si lava i denti con acqua pura,<br />

anche allora vorrei che tu<br />

non ridessi cont<strong>in</strong>uamente d’ogni cosa:<br />

niente è più sciocco di un modo sciocco di ridere.<br />

Per di più sei Celtibero: e <strong>in</strong> terra di Celtiberia<br />

la matt<strong>in</strong>a tutti si strof<strong>in</strong>ano a sangue<br />

gengive e denti con la propria ur<strong>in</strong>a.<br />

Così più bianchi sono questi vostri denti<br />

e più rivelano il piscio che hai bevuto.” (C., XXXIX, vv.15-21) 93<br />

«Si urbanus esses aut Sab<strong>in</strong>us aut Tiburs<br />

aut p<strong>in</strong>guis Vmber aut obesus Etruscus<br />

aut Lanuv<strong>in</strong>us ater atque dentatus<br />

aut Transpadanus, ut meos quoque att<strong>in</strong>gam,<br />

aut quilubet, qui puriter lavit dentes,<br />

tamen renidere usque quaque te nollem:<br />

nam risu <strong>in</strong>epto res <strong>in</strong>eptior nulla est.<br />

nunc Celtiber es: Celtiberia <strong>in</strong> terra,<br />

quod quisque m<strong>in</strong>xit, hoc sibi solet mane<br />

dentem atque russam defricare g<strong>in</strong>givam,<br />

ut quo iste vester expolitior dens est,<br />

hoc te amplius bibisse praedicet loti».<br />

La più antica protesi dentaria scoperta <strong>in</strong> tempi recentissimi<br />

(maggio 2007). Appartenne ad una agiata donna romana del I o II<br />

sec A.D. I denti erano tenuti <strong>in</strong>sieme da un filo d’oro di molti<br />

carati.<br />

Cfr.: http://guide.dada.net/lat<strong>in</strong>o/<strong>in</strong>terventi/2007/05/295340.shtml<br />

A sn.: mosaico pompeiano di figura femm<strong>in</strong>ile<br />

Ora al museo di Capodimonte - Napoli<br />

93 Egnazio è uno spagnolo di orig<strong>in</strong>e italica con nome sannitico, uno dei tanti farfalloni che volano <strong>in</strong>torno a Lesbia e gozzovigliano con lei.<br />

<strong>Catullo</strong>, evidentemente geloso, reagisce con feroce eleganza, scior<strong>in</strong>ando poeticamente le sue peggiori abitud<strong>in</strong>i comportamentali. Il<br />

Celtibero doveva risultare particolarmente antipatico al poeta, giacché lo bersagliò di versi al curaro s<strong>in</strong> dal carme 37, vv.17-20. La tematica<br />

dei denti bianchi compare lì per la prima volta. In più il poeta sfodera il suo migliore sarcasmo nei confronti del giovane rivale. Come può<br />

andare fiero del proprio aspetto uno che è esageratamente capellone, porta la barba <strong>in</strong>colta ed è “ nato fra i conigli della Spagna”?!


52<br />

Pillole …<br />

Ai tempi di <strong>Catullo</strong> si viaggiava così …<br />

“Raeda” - Bassorilievo funerario – Virunum (Zollfeld) – Car<strong>in</strong>zia(Austria)<br />

La raeda, <strong>in</strong>sieme al cisium, all’essedum, al cov<strong>in</strong>us, e al carpentium, divenne la vettura di uso più comune a Roma per il<br />

trasporto di persone e/o bagagli su lunghe distanze. Coperta e abbastanza confortevole per quei tempi, era <strong>in</strong> genere tra<strong>in</strong>ata da<br />

due as<strong>in</strong>i/onagri. I benestanti ambivano ad acquistarne una con due cavalli da tiro per meglio ostentare la loro agiatezza:“Hic<br />

Vedius mihi obviam venit cum duobus essedis et raeda equis iuncta et laectica et familia magna …” [“Questo Vedio (Publio Vedio<br />

Pollione?) mi è venuto <strong>in</strong>contro con due calessi, una carrozza da viaggio tirata da cavalli, una lettiga ed un seguito imponente di schiavi…”<br />

Cic., Aepistulae ad Atticum, VI, 1, 24]. Era noleggiabile, anche con raedarium (vetturale), presso le mansiones, ossia le stazioni postali<br />

situate ad una giornata di viaggio le une dalle altre, dove era possibile effettuare un cambio di pariglia di bestie da tra<strong>in</strong>o ben<br />

riposate ed allogate negli stabula (magazz<strong>in</strong>i e scuderie). Tale operazione era eseguibile anche presso le mutationes (luoghi di tappa<br />

e di rifornimento viveri ogni 5 miglia romane. 1 miglio romano = 1478,5 m.). Il vettur<strong>in</strong>o/passeggero poteva effettuare una sosta di<br />

riposo presso gli hospitia (alberghi) e i deversorioli (alberghetti, locande. Cic., ibidem, XIV, 8 ) dissem<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> buon numero lungo i percorsi.<br />

Una raeda tirata da due spediti destrieri era <strong>in</strong> grado di raggiungere l’<strong>in</strong>credibile velocità di sei miglia romane all’ora (circa 9 km.<br />

all’ora). Svetonio ci racconta che <strong>in</strong> Gallia Giulio Cesare era solito noleggiarne una per trasferirsi più celermente - “<strong>in</strong>credibili<br />

celeritate”- da un luogo all’altro del territorio, riuscendo a percorrere “centena passuum milia <strong>in</strong> s<strong>in</strong>gulos dies”[(“100.000 passi al<br />

giorno”, pari a 100 km al giorno, dato che 1 passo romano equivaleva ad 1 metro.) - De vita Caesarum, Divus Julius, Liber I, LVII.].<br />

Cicerone - che da Governatore della Cilicia aveva viaggiato <strong>in</strong> raeda (ad Atticum, V, 16, 1 - 51 a.C.) - <strong>in</strong> un certo senso, avalla quanto<br />

asserisce Svetonio allorché Clodio, lo scapestrato fratello di Lesbia, afferma di aver percorso la distanza Mess<strong>in</strong>a-Roma <strong>in</strong> sette<br />

giorni [691 km., più il tempo della “traiectio” (traghettamento)]. È molto probabile, qu<strong>in</strong>di, che egli si fosse servito dello stesso<br />

mezzo di trasporto:“Ex Sicilia septimo die Romam” [(“Dalla Sicilia a Roma ce l’hai fatta <strong>in</strong> sette giorni”) – Cic., ad Atticum II, 1, 5].<br />

La raeda era orig<strong>in</strong>aria della Gallia e della Britannia, usata anche come carro da guerra. Gli artigiani Romani <strong>in</strong>iziarono a<br />

produrla per il mercato <strong>in</strong>terno dopo che numerosi esemplari erano stati portati nell’Urbe come bott<strong>in</strong>o di guerra.


53<br />

Emilio e Vezio … aliti micidiali!<br />

Affresco I sec a.C. - Ca.mare di Stabia (Na)<br />

“<br />

Non (ita me di ament) quicquam referre putavi,<br />

utrumne os an culum olfacerem Aemilio.<br />

nilo mundius hoc, nihiloque immundius illud,<br />

verum etiam culus mundior et melior:<br />

nam s<strong>in</strong>e dentibus est. hic dentis sesquipedalis,<br />

g<strong>in</strong>givas vero ploxeni habet veteris,<br />

praeterea rictum qualem diffissus <strong>in</strong> aestu<br />

meientis mulae cunnus habere solet.<br />

hic futuit multas et se facit esse venustum,<br />

et non pistr<strong>in</strong>o traditur atque as<strong>in</strong>o?<br />

quem siqua att<strong>in</strong>git, non illam posse putemus<br />

aegroti culum l<strong>in</strong>gere carnificis? Carm<strong>in</strong>a, XCVII<br />

In te, si <strong>in</strong> quemquam, dici pote, putide Victi,<br />

id quod verbosis dicitur et fatuis.<br />

ista cum l<strong>in</strong>gua, si usus veniat tibi, possis<br />

culos et crepidas l<strong>in</strong>gere carpat<strong>in</strong>as.<br />

si nos omn<strong>in</strong>o vis omnes perdere, Victi,<br />

hiscas: omn<strong>in</strong>o quod cupis efficies.<br />

Carm<strong>in</strong>a, XCVIII<br />

Non ho mai creduto (che gli dei non si offendano) che facesse differenza,<br />

annusare la bocca o il culo di Emilio.<br />

L’una non è più pulita o sporca dell’altro,<br />

o meglio, di certo è più pulito e migliore il culo:<br />

<strong>in</strong>fatti è senza denti. Quella <strong>in</strong>vece ha denti enormi,<br />

e gengive simili alle sponde di un carro vecchio,<br />

poi di solito tiene la bocca aperta come<br />

la vulva spaccata di una mula <strong>in</strong> calore mentre piscia.<br />

Costui ne ha fottute molte di femm<strong>in</strong>e e si considera bello,<br />

ma perché non lo mandano a far l’as<strong>in</strong>o nel mul<strong>in</strong>o?<br />

Se una femm<strong>in</strong>a lo palpeggia, non pensiamo forse che quella sarebbe<br />

capace<br />

pers<strong>in</strong>o di leccare il culo di un boia appestato?<br />

A nessuno peggiore di te, Vezio schifoso, si può dire,<br />

ciò che si dice ai ciarlatani ed agli ottusi.<br />

Con quella tua l<strong>in</strong>guaccia, se mai ti capitasse l’occasione, potresti<br />

leccare culi e scarponi di cuoio.<br />

E se <strong>in</strong> un colpo vorrai farci crepare tutti, Vezio,<br />

apri la bocca: otterrai <strong>in</strong> un colpo ciò che desideri.


54<br />

“A”… come Amicizia! e Amore!<br />

Giovenzio … “mi puer/ meos amores”C., xxi<br />

Mellitos oculos tuos, Iuventi 94 ,<br />

si quis me s<strong>in</strong>at usque basiare,<br />

usque ad milia basiem trecenta<br />

nec numquam videar satur futurus,<br />

non si densior aridis aristis<br />

sit nostrae seges osculationis. Carm<strong>in</strong>a, XLVIII<br />

Melliflui gli occhi tuoi, Giovenzio,<br />

se mai mi si permettesse di baciarli sempre,<br />

sempre f<strong>in</strong>o a trecentomila volte li bacerei<br />

e non mi sembra che sarei mai sazio,<br />

nemmeno se la messe del nostro baciarci<br />

fosse più densa delle spighe mature.<br />

Busto di Ant<strong>in</strong>ous Mondragone<br />

(amante dell’Imperatore Adriano)<br />

ca. 130 A.D. - Louvre - Parigi<br />

300.000 baci e …<br />

non sentirsi mai sazio!<br />

Il “Vizio Greco”<br />

La pederastia non era biasimata se praticata<br />

con schiavi e liberti, dato che quest’ultimi<br />

avevano il dovere di accondiscendere sempre<br />

alla volontà del loro padrone. Ad un romano<br />

era consentito <strong>in</strong>trattenersi con uno “scortum”<br />

(prostituto), potendo contare sulla certezza dell’<br />

impunibilità. Ma nel rapporto omoerotico tra<br />

due liberi cittad<strong>in</strong>i, si <strong>in</strong>fliggeva la pena -<br />

un’ammenda - a colui che fosse stato sorpreso<br />

<strong>in</strong> flagrante atteggiamento passivo, “mollis<br />

impudicitia”, (<strong>in</strong> ossequio al concetto romano di<br />

“vir”). La multa era molto salata e ammontava a<br />

10.000 sesterzi, “multa rogata”.<br />

La “Lex Scat<strong>in</strong>ia” (149 a.C.), regolamentò, per<br />

così dire, la pratica omosessuale, apparendo<br />

nel contempo come il primo timido tentativo di<br />

tutelare i fanciulli liberi. Costoro circolavano<br />

portando al collo un legaccio di cuoio o una<br />

catenella con un pendente /amuleto, la “bulla”,<br />

<strong>in</strong>dicante la loro condizione sociale. In caso di<br />

rapporto fra adulti e “pueri” o “praetextati” (da<br />

“praetexta”, la tunica bianca con l’orlo di porpora<br />

che portavano i fanciulli ancora non maturi<br />

sessualmente) veniva punito solo l'adulto,<br />

“stuprum cum puero libero”.<br />

Cfr.: “Vita quotidiana nell’Antica Roma”, <strong>in</strong>:<br />

http://www.archeoempoli.it/anticaroma.htm.<br />

“L’omosessualità a Roma”, <strong>in</strong>:<br />

http://www.luzappy.eu/omosessualita/omosex-pres.doc<br />

94 Anche Giovenzio, (un efebo di Verona?!) lo tortura con “il supplizio della croce” (C. 99). Il poeta lo descrive volubile e scontroso nei suoi riguardi.<br />

L’ambiguità nella vita sessuale di un <strong>in</strong>dividuo <strong>in</strong> genere non destava particolare scalpore <strong>in</strong> quei tempi a Roma. Il giovane si trova al centro dell’attenzione<br />

sentimentale del poeta anche nei Carm<strong>in</strong>a 15, 21, 24, e 81, e molti amici del poeta se lo contendono, Aurelio compreso (C., 21). Da notare come <strong>Catullo</strong> sia<br />

solito dispensare baci a migliaia ai suoi amori: 300.000 a Giovenzio nel carme XLVIII e 3500 a Lesbia nel V. La generosità di tali dimostrazioni di affetto è<br />

criticata dai suoi amici, come si ev<strong>in</strong>ce dal virulentissimo carme XVI. <strong>Catullo</strong> e i suoi contemporanei ritenevano che un vero uomo potesse permettersi di tutto<br />

dal punto di vista sessuale. Si poteva corteggiare ed amare una donna sposata, avere pers<strong>in</strong>o rapporti omosessuali con adulti e ragazzi, conservando<br />

sostanzialmente rispettabilità e dignità agli occhi del mondo (cfr.: Cesare pagg. 31-34). Ciò che non doveva mai venire meno era <strong>in</strong>vece la virilità di un uomo.<br />

Tale tesi è sostenuta con forza da Thomas Nelson W<strong>in</strong>ter <strong>in</strong>: “Catullus Purified” – University of Nebraska-L<strong>in</strong>con, year 1973, pag. 261. L’articolo letterario è<br />

reperibile per <strong>in</strong>tero nel web <strong>in</strong>: http://digitalcommons.unl.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1001&context=classicsfacpub.


“… mi brucia <strong>in</strong> corpo un desiderio senza freni” 95<br />

“… mia dolce Ipsitilla”<br />

Amabo, mea dulcis Ipsitilla,<br />

meae deliciae, mei lepores,<br />

iube ad te veniam meridiatum.<br />

et si iusseris, illud adiuvato,<br />

ne quis lim<strong>in</strong>is obseret tabellam,<br />

neu tibi lubeat foras abire,<br />

sed domi maneas paresque nobis<br />

novem cont<strong>in</strong>uas fututiones.<br />

verum si quid ages, statim iubeto:<br />

nam pransus iaceo et satur sup<strong>in</strong>us<br />

pertundo tunicamque palliumque.<br />

55<br />

Satiro con Menade Pompei - Casa di Cecilio Giocondo - 1-50 d.C. - M.A.N.N<br />

Ti prego, mia dolce Ipsitilla,<br />

mia delizia, mio tesoro,<br />

fammi venire da te nel pomeriggio.<br />

E se lo farai, organizzati sì che<br />

nessuno chiuda il battente dell'<strong>in</strong>gresso,<br />

e non ti salti <strong>in</strong> mente d'andartene fuori,<br />

piuttosto restatene <strong>in</strong> casa e preparami<br />

nove scopate di fila.<br />

Se ne hai voglia, però, <strong>in</strong>vitami immediatamente:<br />

perché dopo mangiato, così disteso, sazio e sup<strong>in</strong>o<br />

io sfondo tunica e mantello. Carmi, XXXII.<br />

95 “… ignis mollibus ardet <strong>in</strong> medullis”. Carmi, XLV, v.16. <strong>Catullo</strong> ripagò con la stessa moneta la condotta libert<strong>in</strong>a di Lesbia: Ipsitilla,<br />

Ameana, Aufilena, Postumia, la Rossa di Bologna, e non pochi giovanetti dagli occhi melliflui, come quelli di Giovenzio.


56<br />

Pio con il compianto fratello<br />

“… <strong>in</strong> perpetuum, frater, ave atque vale.”<br />

Il fratello di <strong>Catullo</strong> morì <strong>in</strong> Bithynia nel 58 a.C. Il poeta ebbe occasione di visitarne la tomba tra il 57 e il 56.<br />

Multas per gentes et multa per aequora<br />

vectus<br />

advenio has miseras, frater, ad <strong>in</strong>ferias,<br />

ut te postremo donarem munere mortis<br />

et mutam nequiquam alloquerer<br />

c<strong>in</strong>erem.<br />

quandoquidem fortuna mihi tete abstulit<br />

ipsum.<br />

heu miser <strong>in</strong>digne frater adempte mihi,<br />

nunc tamen <strong>in</strong>terea haec, prisco quae<br />

more parentum<br />

tradita sunt tristi munere ad <strong>in</strong>ferias,<br />

accipe fraterno multum manantia fletu,<br />

atque <strong>in</strong> perpetuum, frater, ave atque<br />

vale.<br />

NB) La cerimonia funebre, consistente<br />

nell’onorare con offerte rituali (v<strong>in</strong>o, miele,<br />

fiori, cibo, cfr. c. 59) la memoria dei propri cari<br />

sulle tombe, era denom<strong>in</strong>ata “parentatio”<br />

perché <strong>in</strong> tale occasione si gridava “o parens!”,<br />

(o antenato!).<br />

Portato per molte genti e per molti mari<br />

sono giunto, fratello, a queste meste<br />

offerte funebri,<br />

per donarti l'estremo dono di morte<br />

e per parlare <strong>in</strong>vano col tuo cenere muto.<br />

Dal momento che la sorte mi ha strappato<br />

proprio te.<br />

Ohimè <strong>in</strong>felice fratello <strong>in</strong>giustamente<br />

strappatomi,<br />

ora tuttavia <strong>in</strong>tanto accogli queste cose, che<br />

secondo l'antica consuetud<strong>in</strong>e degli antenati<br />

sono a te offerte <strong>in</strong> triste tributo come<br />

sacrificio funebre,<br />

accoglile grondanti assai di pianto fraterno,<br />

e stammi bene, fratello, addio per sempre.<br />

Carm<strong>in</strong>a, CI


57<br />

“Secondo la sua Prima ovunque si trovi saluta. T’imploro d’amarmi, Signora” 96<br />

“Secundus Prim(a)e suae ubique isse(t)[esset] salute. Rogo, dom<strong>in</strong>a, ut me amis [ames].”<br />

Pompei I sec. a.C. (8000 ab. ca.) – iscrizione parietale –<br />

[Corpus Inscriptionum Lat<strong>in</strong>arum – vol. IV - n.1023]<br />

Ercole e Deianira o tenerezze fra<br />

una coppia di amanti.<br />

Affresco parietale - Pompei<br />

“Bulla” d’oro – I sec. a.C.<br />

Ariccia - Roma - Palazzo Massimo alle Terme<br />

Museo Nazionale (cfr.: pag. 54)<br />

96<br />

Irridere sui muri delle abitazioni la irreprensibilità altrui, lodare, esprimere sentimenti di passione e di odio<br />

all’<strong>in</strong>dirizzo di qualcuno/a erano nel mondo lat<strong>in</strong>o pratiche molto comuni. <strong>Catullo</strong>, per esempio, non di rado m<strong>in</strong>accia di bollare<br />

d’<strong>in</strong>famia i suoi rivali d’amore nei modi più disparati a lui congeniali. Uno tra questi è graffire sulla parete esterna della taverna <strong>in</strong> cui<br />

si trovano a gozzovigliare con la sua Lesbia – conv<strong>in</strong>ti di cornificarlo – che essi sono degli emeriti “culattoni” : “ Atqui putate:<br />

namque totius vobis/frontem tabernae sopionibus scribam.” (Perciò credetelo: scriverò su tutto il frontone dell’osteria che avete il<br />

culo rotto). C., xxxvii, vv.9-10.


58<br />

Forse <strong>Catullo</strong> des<strong>in</strong>ava così …<br />

“I Romani mangiavano seduti su uno sgabello, di rado, a tavola, quasi sempre <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a accanto al fuoco se faceva freddo. Con<br />

il passare del tempo e con il miglioramento delle condizioni economiche, i Romani più abbienti dest<strong>in</strong>arono una stanza al pasto<br />

(tabl<strong>in</strong>um). Soltanto dal II secolo a.C. essi <strong>in</strong>iziarono a mangiare sdraiati sul tricl<strong>in</strong>ium” 97<br />

Di buon’ora, appena sveglio e senza neanche lavarsi le mani, il Romano consuma uno dei due pasti della giornata,<br />

una colazione sostanziosa a base di pane e formaggio, frutta e carne. Si tratta spesso degli avanzi della cena del<br />

giorno prima, che gli <strong>in</strong>vitati ad un banchetto possono portarsi a casa <strong>in</strong> un cest<strong>in</strong>o. Sbrigati i primi affari, si<br />

dedica al prandium, lo spunt<strong>in</strong>o della tarda matt<strong>in</strong>ata, sobrio e veloce. L’evento cul<strong>in</strong>ario della giornata si svolge<br />

<strong>in</strong>vece al pomeriggio, quando il Romano abbiente, dopo il consueto bagno alle terme, e qu<strong>in</strong>di verso le tre o le<br />

quattro del pomeriggio, si siede comodamente a tavola f<strong>in</strong>o al calare del sole. Qui le portate sono numerose, f<strong>in</strong>o<br />

a sei, ognuna con una serie svariata di piatti. Nella cena normale dopo l’antipasto - gustatio - seguono le portate<br />

pr<strong>in</strong>cipali di carne e pesce e si chiude con le secundae mensae, cioè i dessert. La serata cont<strong>in</strong>ua con il simposio,<br />

<strong>in</strong> cui alla mescita di v<strong>in</strong>o - sempre annacquato - si accompagna ancora qualche cibo, come i porri, che stimolano<br />

la voglia di bere. Una serie di norme di buona educazione e di etichetta regola la cena, anche rispetto alla<br />

disposizione dei posti a tavola. Nel tricl<strong>in</strong>io (sala da pranzo), <strong>in</strong>fatti, il padrone di casa fa disporre i letti tricl<strong>in</strong>iari,<br />

su cui i convitati si distendono a due o tre, sostenendosi con il braccio s<strong>in</strong>istro piegato. In tal modo la mano<br />

destra è libera di afferrare i cibi dai bassi tavol<strong>in</strong>i accuratamente imbanditi davanti agli ospiti.<br />

Il posto d’onore, detto “consolare”, è all’estrema destra del letto centrale, ed è così chiamato dal fatto che un<br />

messaggero, entrando dalla porta postagli di fronte, può facilmente trasmettere al convitato ivi disteso una<br />

comunicazione importante e urgente. Il padrone di casa si dispone subito a s<strong>in</strong>istra dell’ospite d’onore.<br />

Nelle case più ricche le sale da pranzo sono più d’una, e vengono occupate secondo la stagione dell’anno e<br />

l’orientamento : i tricl<strong>in</strong>i estivi, spesso sem<strong>in</strong>terrati e contenenti fontanelle e giochi d’acqua, sono orientati a<br />

nord, mentre quelli <strong>in</strong>vernali prospettano a ovest, fatto che permette di cogliere gli ultimi raggi di sole della<br />

giornata. L’alimentazione romana di epoca arcaica e repubblicana è sobria, a base di legumi, cereali, formaggio e<br />

frutta ; con la conquista dell’Oriente, <strong>in</strong>vece, almeno sulle mense ricche, arrivano nuovi <strong>in</strong>gredienti da tutte le<br />

prov<strong>in</strong>ce.Accanto al pane quotidiano, alla puls (sorta di polenta condita), alle grandi quantità di lup<strong>in</strong>i, lenticchie,<br />

ceci e soprattutto fave, oltre a lattughe, cavoli e porri, fichi, mele e pere, <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano ad essere consumati anche<br />

cibi di lontana provenienza, come le ciliege, importate per la prima volta dall’Oriente da Lucullo.<br />

Il Romano povero, ovviamente, non ha accesso ai cibi importati e costosi e <strong>in</strong> casa non ha neanche il tricl<strong>in</strong>io. Egli<br />

cont<strong>in</strong>ua la tradizione antica di pasti frugali ed economici. Il Romano ricco, <strong>in</strong>vece, come ci tramandano<br />

abbondantemente le fonti, offre frequentemente banchetti, cui partecipano dec<strong>in</strong>e di amici e clienti. Qui i cibi<br />

sono vari, cuc<strong>in</strong>ati con cura ed anche molto elaborati, almeno stando alle ricette del cuoco Apicio, giunte f<strong>in</strong>o a<br />

noi. Sono molto apprezzate le uova di anitra, piccione e pernice e molto consumato è il pesce, fresco o <strong>in</strong><br />

salamoia. Simile ad alcune salse orientali moderne a base di pesce salato e fermentato (come il Nuoc Nam<br />

<strong>in</strong>doc<strong>in</strong>ese), è il garum, una delle salse più note dell’antichità, di cui esistono diverse varietà. Ancora più diffuso,<br />

però, è sicuramente l’olio d’oliva, importato soprattutto dalla Baetica (odierna Andalusia) e dall’Africa<br />

settentrionale, le cui anfore da trasporto hanno formato <strong>in</strong> Roma, <strong>in</strong> circa tre secoli, una vera e propria coll<strong>in</strong>etta<br />

artificiale : il monte Testaccio (detto “Monte dei cocci”). Si mangia raramente carne bov<strong>in</strong>a, più spesso carne<br />

ov<strong>in</strong>a e capr<strong>in</strong>a, e comune è il maiale, del quale si è imparato a sfruttare ogni parte. Il consumo di <strong>in</strong>saccati è<br />

enorme e apprezzata la carne di volatili - da cortile e da voliera - prodotta <strong>in</strong>tensivamente nelle ville rustiche o<br />

cacciata, <strong>in</strong>sieme a selvagg<strong>in</strong>a più grande, come c<strong>in</strong>ghiali, da<strong>in</strong>i, cervi e caprioli. Una delle caratteristiche<br />

fondamentali della cuc<strong>in</strong>a romana è l’accostamento di gusti opposti, del piccante con il dolce, del dolce con<br />

l’aromatico. Oggi non troveremmo poi così gradevoli gran parte delle ricette che ci sono pervenute, ad esempio le<br />

pere lesse con miele, passito, salsa di pesce, olio e uova, e forse neanche le pietanze a base di gru, fenicotteri,<br />

pappagalli e pavoni che ornavano certe tavole molto raff<strong>in</strong>ate.<br />

Fruttiera di vetro e vasi ricolmi di prodotti della terra<br />

Casa di Julia Felix – Pompei – 63/79 A.D.<br />

“ientaculum” (colazione) “prandium”<br />

(pranzo) “coena” (cena) “mappa”<br />

(tovagliolo) “tricl<strong>in</strong>ium” (sala da<br />

pranzo) “lectus tricl<strong>in</strong>aris” (panca coperta da<br />

materasso o cusc<strong>in</strong>i) “gustus” (antipasto) “<br />

primae mensae” “secundae mensae”<br />

(primo e secondo piatto)<br />

97 Da: “Cuc<strong>in</strong>a dell’antica Roma”, <strong>in</strong>: http://cuc<strong>in</strong>astorica.blogspot.com/2007/11/cuc<strong>in</strong>a-dellantica-roma.html. L’articolo a due colonne è di Simona<br />

Moretta, <strong>in</strong>: http://www.activitaly.it/subura/romaoggi/cuc<strong>in</strong>aromana/antichi_romani_cibo.htm.


59<br />

“… bonam atque magnam/cenam, non s<strong>in</strong>e candida puella/ et v<strong>in</strong>o et sale et omnibus cach<strong>in</strong>nis.” 98<br />

Schiavi che servono ad una cena - III sec. a.C. - Cartag<strong>in</strong>e<br />

Banchetto -Pompei Louvre - Parigi<br />

In alto a s<strong>in</strong>istra: fiasche di v<strong>in</strong>o a trottola - 125-90<br />

a.C. Ornavasso – Verbania. A destra: figura<br />

femm<strong>in</strong>ile che serve un vassoio di cibo.<br />

Pompei - Villa dei Misteri - particolare di affresco.<br />

Il sale per i Romani costituiva un vero e<br />

proprio alimento. Rappresentava pers<strong>in</strong>o<br />

un sistema di pagamento, dato che i soldati<br />

lo ricevevano come completamento della<br />

paga (salarium). La fornitura di sale alla<br />

Roma repubblicana era assicurata dalle<br />

sal<strong>in</strong>e create dal re Anco Marzio alla foce<br />

del Tevere. Costava molto e il suo prezzo<br />

aumentava per via delle spese per<br />

trasportarlo <strong>in</strong> località parecchio distanti<br />

dal mare. Molto spesso, però, veniva<br />

distribuito gratuitamente al popolo dagli<br />

uffici annonari. Era anche <strong>in</strong>saporito con<br />

spezie, giacché i Romani lo consideravano<br />

un contorno e sovente lo mangiavano con<br />

il pane. Serviva <strong>in</strong> casa come medic<strong>in</strong>ale di<br />

pronto uso per certi disturbi.<br />

Il v<strong>in</strong>o era raramente limpido e veniva di solito filtrato con un pass<strong>in</strong>o (colum), si beveva quasi sempre allungato con acqua calda o fredda (<strong>in</strong> 11,460<br />

parti. In <strong>in</strong>verno a volte anche con neve) <strong>in</strong> modo da ridurne la gradazione alcolica di solito da 15/16 a 5/6 gradi. I tipi più pregiati erano il Falerno del<br />

Massico (a sud di S<strong>in</strong>uessa/Campania), il Cecubo, il Caleno (Capua), il Volturno, l'Albano e il Sab<strong>in</strong>o (dal Lazio) e il Set<strong>in</strong>o. I più dozz<strong>in</strong>ali erano il<br />

Veietano (come tutti i v<strong>in</strong>i dell'Etruria era considerato di qualità scadente), quello del Vaticano e quello di Marsiglia (i v<strong>in</strong>i della Gallia narbonese<br />

venivano affumicati e spesso contraffatti ). Il Gustaticium era <strong>in</strong>vece un v<strong>in</strong>o aperitivo al quale si aggiungeva miele e si beveva a digiuno prima del<br />

pasto. Il Passim, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, era un v<strong>in</strong>o fatto con uve secche (passito), serviva per i malati. 99 Cfr.: “Gli utilizzi del sale nel mondo<br />

Romano”, <strong>in</strong>: http://gold.<strong>in</strong>dire.it/datafiles/BDP-<br />

GOLD00000000002039A3/ma...non%20sar%E0%20<strong>in</strong>d<br />

igesto.doc<br />

Alle donne romane, salvo le dovute eccezioni, era vietato bere<br />

v<strong>in</strong>o. Se scoperte venivano punite dai mariti o dai familiari. Cfr.: http://www.tibursuperbum.it/ita/note/romani/V<strong>in</strong>oRomani.htm. V<strong>in</strong>i esteri come quelli<br />

di Taso, di Chio, di Lesbo (ritenuto medicamentoso), di Sicione, di Cipro, di Telmeso, di Tripoli d’Asia, di Beyrut (Libano) e di Sebennys (Egitto)<br />

seppero contendere il primato a non pochi vitigni locali perché venduti a prezzi molto competitivi, determ<strong>in</strong>ando così l’azzeramento produttivo dei<br />

v<strong>in</strong>i meno pregiati. (<strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> parte att<strong>in</strong>te da: “I Romani a Tavola”, <strong>in</strong>: www.bibliolab.it/I%20Romani%20a%20tavola/i%20v<strong>in</strong>i.htm ).<br />

98 “… cena abbondante e succulenta, non senza una bella ragazza e v<strong>in</strong>o e sale ed un mucchio di risate.” Carm<strong>in</strong>a, xiii, vv. 3-5.<br />

99 Da: “Vita quotidiana nell’Antica Roma”, <strong>in</strong>: http://www.archeoempoli.it/anticaroma.htm.


60<br />

Aforismi Catulliani …<br />

Pompei - coppia di benestanti - affresco. Ca. 45 -79 A.D. 100 M. N. Napoli<br />

“Ad ognuno si affibbia un difetto: ma ciò che sta nella bisaccia sulle<br />

nostre spalle noi non lo vediamo” 101<br />

“L’<strong>in</strong>gratitud<strong>in</strong>e è di tutti; e il bene fatto nulla,/anzi fonte di amarezze e di mali peggiori”c.73<br />

“La candida vecchiaia/muovendo la fronte tremula/annuisce tutto a tutti”c.61<br />

100 Si tratta del panettiere Terentius Neo e consorte, come rivela l'iscrizione graffita all'<strong>in</strong>terno della casa. I due si fecero ritrarre <strong>in</strong> posa di<br />

persone colte e facoltose. Per lungo tempo è stato ritenuto a torto che la figura maschile appartenesse ad un <strong>in</strong>fluente personaggio di nome<br />

Paquius Proculus. Cfr.: http://marcheo.sanc.remuna.org/cerca/cerca/Contents/Catalogo/createPage?<strong>in</strong>v=9058.<br />

101 Carm<strong>in</strong>a, xxii, vv. 20-21. “… Suus cuique attributus est error;/ sed non videmus manticae quod <strong>in</strong> tergo est.” Parole che ricordano molto:<br />

“Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?” Vangelo di Luca: 6,41-42; 6,45.


61<br />

Aufilena<br />

Il poeta deplora la donna, che ha <strong>in</strong>tascato monete sonanti promettendo di darsi a lui. La promessa non<br />

è stata mantenuta. Aufilena è pertanto scesa al livello di una <strong>in</strong>gorda meretrice.<br />

Pompei, Casa dei casti amanti: gallo che becca una melagrana<br />

Pompei, Casa del Centurione - Cubicolo di lupanare 102<br />

Le buone amiche, Aufilena, sono sempre da lodare:<br />

accettano denaro per le cose che si impegnano a fare.<br />

Tu che mi hai promesso sapendo di mentire, non sei un’amica,<br />

e visto che non dai mai e prendi spesso, commetti una malvagità.<br />

Il fare è da nobildonna, il non promettere, Aufilena, sarebbe stato<br />

da virtuosa: ma prendere quanto è stato dato<br />

sottraendosi ai doveri, è peggio dell’agire di una puttana <strong>in</strong>gorda<br />

che si prostituisce con tutto il suo corpo.<br />

Carmen CX.<br />

Aufilena, bonae semper laudantur amicae:<br />

accipiunt pretium quae facere <strong>in</strong>stituunt.<br />

tu, quod promisti, mihi quod mentita, <strong>in</strong>imica es,<br />

quod nec das et fers saepe, facis fac<strong>in</strong>us.<br />

aut facere <strong>in</strong>genuae est, aut non promisse pudicae,<br />

Aufilena, fuit: sed data corripere<br />

fraudando officiis plus quam meretricis avarae est,<br />

quae sese toto corpore prostituit. 103<br />

Pompei – Coppia<br />

Affresco <strong>in</strong> mostra presso il<br />

museo statale dell’Hermitage<br />

San Pietroburgo<br />

Dicembre 2007<br />

102 Il term<strong>in</strong>e lupanare deriva da "lupa", l’appellativo delle meretrici. Come lupi nella notte al chiaro di luna, sembra che esse ululassero per<br />

attirare la clientela. Anche la mitologia romana fa notare che gli stessi fondatori di Roma, Romolo e Remo, erano stati adottati da una "lupa",<br />

un nome alquanto ambiguo. Infatti, Acca Laurentia, la moglie del pastore che li aveva trovati, era una "lupa", cioè una prostituta. Altri nomi<br />

ancora oggi conosciuti, s<strong>in</strong>onimi di lupa sono "puttana", dal lat<strong>in</strong>o putere, puzzare e "troia", altra radice dispregiativa che fa riferimento alle<br />

femm<strong>in</strong>e del maiale, e qu<strong>in</strong>di "troiaio", porcile, ovvero, il luogo sporco e fetido dove <strong>in</strong> genere erano costrette a soggiornare le prostitute.<br />

103 Il poeta ci parla di Aufilena anche nei carmi C e CXI. In quest’ultimo la diffama con la sua consueta feroce ironia, <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uando che la<br />

donna non disdegna fornicare con il di lei zio, dal quale è stata addirittura resa gravida … “Accontentarsi di un uomo solo, Aufilena,/ è fra le<br />

lodi la lode d’ogni donna;/ ma meglio è concedersi come e a chi tu vuoi/ che partorire cug<strong>in</strong>i al proprio zio.”


62<br />

Da noi alle terme ne succedono di tutti colori!<br />

Vibennio e suo figlio costituiscono un tandem ben affiatato di ladruncoli di terme. Per un certo periodo di<br />

tempo il latroc<strong>in</strong>io viene perpetrato con successo, grazie ad una tecnica tanto semplice quanto efficace. Mentre<br />

il giovane pederasta si prodiga per rendere, diciamo così, più gradevole la pausa di relax dei frequentatori dei<br />

bagni termali, suo padre ha tutto il tempo per depredarli degli oggetti e capi d’abbigliamento lasciati<br />

<strong>in</strong>custoditi presumibilmente nei locali adibiti a spogliatoio. Ma ora il trucchetto non funziona più. Le vittime<br />

hanno sparso la voce sulle imprese dei due, e al loro <strong>in</strong>gresso i guard<strong>in</strong>ghi bagnanti non si fanno più<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>occhiare. Tempi duri, dunque, per il pater familias, e quotazioni del figlio, ahimè, ridotte ormai al<br />

lumic<strong>in</strong>o, gli assicura sardonico il poeta. Spietata e caustica come sempre l’apostrofe contro la disonestà.<br />

Sembra che anche <strong>Catullo</strong> sia stato vittima<br />

egli stesso di un latroc<strong>in</strong>io del genere. Nel<br />

carme XXV, <strong>in</strong>fatti, si scaglia contro con<br />

un certo Thallo, un omosessuale che gli ha<br />

trafugato una fazzoletto prezioso, un<br />

mantello e dei pizzi f<strong>in</strong>emente lavorati<br />

della terra attigua alla Bit<strong>in</strong>ia(Thyni).<br />

O artista dei ladri di terme<br />

Vibennio padre, e tu, il figlio, maestro dei pederasti:<br />

più il genitore è di mano lurida,<br />

più è famelico il culo del suo erede maschio.<br />

Perché non ve ne andate <strong>in</strong> esilio,<br />

<strong>in</strong> terre maledette? Ormai le ruberie di papà<br />

sono sulla bocca di tutti, e le chiappe tue pelose,<br />

figliolo mio, non puoi offrirle che per un soldo. 104 (C., xxxiii)<br />

104 “O furum optime balneariorum/ Vibenni pater et c<strong>in</strong>aede fili/ nam dextra pater <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>atiore,/ culo filius est voraciore,/ cur<br />

non exilium malasque <strong>in</strong> oras/ itis? quandoquidem patris rap<strong>in</strong>ae/ notae sunt populo, et natis pilosas,/ fili, non potes asse<br />

venditare.” Le tre immag<strong>in</strong>i riguardano rispettivamente: le terme romane di Bath (Inghilterra), gli spogliatoi delle terme<br />

romane di Stabiae ed il plastico di stabilimento termale nella Roma del I sec. A.D. Cfr.:<br />

http://www.vroma.org/~bmcmanus/baths.html.


63<br />

La “Rossa” di Bologna. Una poco di buono nota a molti, ma anche una povera<br />

disgraziata che per mangiare è costretta a rubare offerte votive lasciate sulle tombe!<br />

La Rossa di Bologna moglie di Menenio<br />

fa pomp<strong>in</strong>i a Rufolo,<br />

quella che spesso hai visto<br />

tra i sepolcreti rubare dallo stesso rogo la cena,<br />

e mentre si getta sul pane che rotola dal fuoco<br />

è frustata da uno che crema cadaveri<br />

rapato a metà per punizione. (c., LIX) 105<br />

Davvero strano l’aneddoto esilarante narrato all’amico:<br />

una scena per la strada, l’impulso improvviso e … il tiro birbone!<br />

Oh, Catone, una cosa da scompisciarsi dal ridere,<br />

ed è giusto che tu lo sappia e ne rida.<br />

Rid<strong>in</strong>e, Catone, se ami un po’ <strong>Catullo</strong>:<br />

credi è uno scherzo troppo divertente.<br />

Ora, sorpresi un bambol<strong>in</strong>o che perforava<br />

una ragazza; io, Diona mia 106 ,<br />

un fulm<strong>in</strong>e, col coso mio duro gli sono sopra e lo impalo. (c., LVI) 107<br />

Satiro e N<strong>in</strong>fa<br />

Mosaico Satiro e N<strong>in</strong>fa<br />

Napoli - M.A.N.<br />

105<br />

Il Rufulum di turno della Bolognese sembra essere ancora Marco Celio Rufo, lo stesso dei carmi 69 e 71. Dato che “ la Rossa” ha<br />

comportamenti da mendicante, disprezzabili perché lesivi della dignità di un Romano, anche l’attività erotica appare qui frutto di necessità. La<br />

degradazione della rossa umilia automaticamente chi lo frequenta, cioè il rivale <strong>in</strong> amore del poeta. Il crematore rapato a metà è con molta<br />

probabilità lo schiavo di un imprenditore di pompe funebri (libit<strong>in</strong>arius) che ha tentato la fuga. Cfr.: <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op. cit., pag.308, nota 59.<br />

106<br />

Diona era la madre di Venere, identificata più tardi con la stessa dea della bellezza. L’<strong>in</strong>vocazione serve ad <strong>in</strong>terrompere l’oscenità<br />

della situazione. <strong>Catullo</strong> si compiace di essere parte attiva dell’ammucchiata.<br />

107<br />

Catone. Forse Catone l’Uticense, o Pubblio <strong>Valerio</strong> Catone, poeta e storico del I sec. a.C., nato nella Gallia Cisalp<strong>in</strong>a, o nessuno dei<br />

due.


64<br />

<strong>Catullo</strong> ricalca le orme di Priapo!<br />

La pena che il dio riserva ai ladri di campi<br />

sarà la medesima per chi osasse rubargli il suo Giovenzio<br />

Carme 15<br />

A te come me stesso raccomando il mio amore,<br />

Aurelio. Chiedo un favore riservato,<br />

che, se hai adocchiato qualcosa col tuo cuore,<br />

e la vorresti casta ed <strong>in</strong>tegra,<br />

serbami pulito questo mio ragazzo,<br />

non dico dal popolo - per nulla temo<br />

quelli, che <strong>in</strong> piazza ora qua ora là<br />

passano occupati <strong>in</strong> loro faccende -<br />

ma di te temo e del tuo fallo<br />

nefasto per ragazzi buoni e cattivi.<br />

Tu maneggia chi ti piace, dove ti piace,<br />

quanto vuoi, fuori, quando sarà ritto e pronto:<br />

questo solo ti proibisco, come credo, riservatamente.<br />

Che se una brutta <strong>in</strong>tenzione ed un furore pazzo<br />

ti sp<strong>in</strong>gerà a sì grave colpa, disgraziato,<br />

da aggredire con <strong>in</strong>sidie la stessa mia persona …<br />

oh allora povero te, per la sorte che ti viene!<br />

Divaricate le gambe, per quella porta<br />

ti attraverseranno ravanelli e cefali. 108<br />

Testa maschile<br />

I sec. a. C.<br />

108 Al marito si concedeva tacitamente la facoltà di punire così chi avesse <strong>in</strong>sidiato le propria consorte. Questo<br />

porterebbe alla ipotesi non troppo azzardata che il legame affettivo con Giovenzio aveva per <strong>Catullo</strong> il valore di v<strong>in</strong>colo<br />

matrimoniale. Cfr. <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op. cit., pag. 300, nota al carme 15.


65<br />

Il veronese racconta: usi e quotidianità del suo tempo. 109<br />

Figura maschile<br />

II-I sec. a.C.<br />

Museo di Tarqu<strong>in</strong>ia<br />

Il Liber fornisce una grande quantità d’<strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> merito a curiosità, fatti ed usanze di<br />

vita nell’Urbe, nella penisola italica e nelle terre di conquista romane del I sec. a.C. Eccone<br />

alcuni:<br />

Tavoletta romana per<br />

scrivere e due stiletti.<br />

250 a.D.<br />

Dalla parte appuntita<br />

<strong>in</strong>cidevano la tavoletta<br />

di cera, dall’altra<br />

cancellavano.<br />

• Le donne romane usavano profumi assiri per essere più seducenti. (c. 6).<br />

• La Bit<strong>in</strong>ia – Asia M<strong>in</strong>ore – era famosa fra le nobildonne romane per fornire prestanti<br />

portatori di lettighe e pizzi (c.10/25).<br />

• Setabi, città della Spagna, era r<strong>in</strong>omata per la produzione di stoffe di l<strong>in</strong>o f<strong>in</strong>emente<br />

ricamate (c.12/25).<br />

• Sembra che a Roma e <strong>in</strong> certe zone della penisola italica si praticasse una rozza forma<br />

di riciclaggio della carta ai tempi di <strong>Catullo</strong>. Essa era riutilizzata per avvolgere il pesce<br />

acquistato (c.95).<br />

• La Thynia era una regione dell’Asia m<strong>in</strong>ore sulle rive del Mare di Marmora.<br />

Conf<strong>in</strong>ava con la Bit<strong>in</strong>ia dalla quale era divisa dal fiume Psilio (c.25).<br />

• I Saturnali, erano una sorta di Carnevale. Si celebravano il 17 dicembre alla f<strong>in</strong>e delle<br />

sem<strong>in</strong>e di autunno. Erano occasione per fare baldoria, scambiarsi doni e scherzi (c.14).<br />

• La sposa veniva presa <strong>in</strong> braccio da chi l’accompagnava perché non <strong>in</strong>ciampasse sulla<br />

soglia della nuova casa. Inciampare era considerato di cattivo auspicio. Il novello<br />

marito l’accoglieva porgendole acqua e fuoco, simboli della vita futura. Poi andava a<br />

sdraiarsi su un talamo di porpora, dove l’attendeva per consumare la prima notte di<br />

matrimonio ( c.61).<br />

• <strong>Catullo</strong> amava bere il Falerno amaro, cioè, <strong>in</strong>vecchiato e non mescolato con acqua ( c. 27).<br />

• La Fede era una div<strong>in</strong>ità venerata sul Campidoglio (c. 30).<br />

109 La ricerca delle curiosità ritrovate nei versi Catulliani deve tanto a: <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op., cit., pagg. 295-326.


66<br />

• Le donne <strong>in</strong> travaglio <strong>in</strong>vocavano la protezione di Giunone Luc<strong>in</strong>a, un altro nome di<br />

Diana (c. 34).<br />

• I Romani veneravano una div<strong>in</strong>ità di orig<strong>in</strong>e greco-egizia di nome Arpocrate. Era il dio<br />

del silenzio! Era rappresentato da un fanciullo che chiedeva di tacere con l’<strong>in</strong>dice della<br />

mano destra sulla bocca ( c. 74).<br />

• Lo starnuto veniva considerato segno di buon augurio e di approvazione da parte delle<br />

div<strong>in</strong>ità(c. 45).<br />

• La prima toga era <strong>in</strong>dossata dai maschi all’età di 17 anni ed era priva di ornamenti e<br />

colori (c. 68).<br />

• La figlia unica avanti negli anni veniva esclusa dall’eredità paterna. Il patrimonio era<br />

dest<strong>in</strong>ato al primo figlio maschio nato da costei. In tal modo altri parenti non<br />

potevano vantare alcun diritto alla eredità (c. 68).<br />

• Sui muri degli edifici si scrivevano giudizi positivi o negativi su conoscenti e persone<br />

<strong>in</strong>contrate occasionalmente, prostitute comprese ( c. 37).<br />

• Alcune popolazioni della Spagna avevano l’abitud<strong>in</strong>e di sbiancarsi i denti con l’ur<strong>in</strong>a.<br />

In Italia, di norma, si usava l’acqua pura (c. 39).<br />

• Il Circo Massimo, fra i colli Palat<strong>in</strong>o e Avent<strong>in</strong>o, era il ritrovo di molte cortigiane<br />

(c.55).<br />

• Il giorno delle nozze di un vir c’era l’usanza di regalare noci ai bamb<strong>in</strong>i, a ricordo del<br />

passaggio della sua sposa dalla pubertà alla vita matrimoniale ( c. 61).<br />

• Era credenza popolare che un collo <strong>in</strong>grossato o gonfio derivasse da un’unione feconda<br />

(c. 64).<br />

• Sembra che i Calibi, un piccolo popolo sul Mar Nero, fossero gli scopritori del ferro (c.<br />

66).<br />

• Le fanciulle verg<strong>in</strong>i non usavano profumo ( c.66).<br />

• I Romani, come i Cretesi, contrassegnavano i giorni lieti con una pietruzza bianca. I<br />

tristi con una nera( c.68).<br />

• La punizione riservata agli adulteri consisteva spesso nella umiliazione sessuale.<br />

L’irrumazione era effettuata con radici e pesci (c.15).<br />

• I Romani adoravano Serapide, una div<strong>in</strong>ità di orig<strong>in</strong>e orientale( cc. 10, 12).<br />

• Gli antichi consideravano il manc<strong>in</strong>o subdolo e pertanto ladro (c.12).<br />

• Si costumava calzare gli animali da tiro con una sorta di sandalo di ferro(c.17).<br />

• I Romani usavano i palimpsestos, pergamene che potevano essere utilizzate per scrivere<br />

più volte, raschiandone la superficie. La carta migliore, la carta regia, era per contro<br />

costituita da papiro egiziano. Su una bacchetta di osso o legno, l’umbilius, si avvolgeva<br />

il rotolo di papiro. Il volumen, squadrato e rasato con pomice, era legato da c<strong>in</strong>ghie di<br />

cuoio t<strong>in</strong>to di rosso. Per conservare i rotoli si usavano gli scr<strong>in</strong>ia, <strong>in</strong>volucri di forma<br />

cil<strong>in</strong>drica. La membrana era l’<strong>in</strong>volucro di pergamena che proteggeva un rotolo di<br />

papiro. I rotolo era legato probabilmente con i lora, c<strong>in</strong>ghiette o nastri rossi. I testi<br />

erano acquistabili presso i chioschi dei librai, scr<strong>in</strong>ia librarium (cc. 1, 14, 22).<br />

• Talasio era la div<strong>in</strong>ità italica del matrimonio e personificazione del grido nuziale<br />

augurale <strong>in</strong>vocato dagli sposi e dai loro parenti (c.61).<br />

Amor<strong>in</strong>o sul dorso di un granchio<br />

Pompei – Casa dei Vetti<br />

A sn. Pompei - Ifigenia particolare di<br />

dip<strong>in</strong>to murale - ca. I sec A.D.


67<br />

Bibliografia essenziale<br />

Enrico Vetrò<br />

Docente di L<strong>in</strong>gua e Letteratura Inglese<br />

Liceo “Aristosseno” - <strong>Taranto</strong><br />

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che hanno celebrato la forza procreatrice del dio greco, cura e traduzione di Cesare<br />

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IX-XVI, UTET S.p.A., Tor<strong>in</strong>o, Novembre 2005.<br />

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• NB) A pag. 2: Catullus LXXXXV, letto da Matt Dillon, Professor and Chair of Classics and<br />

Archaeology, Loyola Marymount University, Los Angeles, California. In http://lat<strong>in</strong>um.mypodcast.com/


70<br />

Atlete <strong>in</strong> bik<strong>in</strong>i con manubri e disco - Piazza Armer<strong>in</strong>i - Enna, villa romana del casale, ca. IV AD.<br />

“STATIONIS PRIMAE<br />

F I N I S<br />

SED NON ITINERIS<br />

NEC INVESTIGATIONIS”110<br />

110 “Term<strong>in</strong>e della prima meta, ma non del percorso, né della ricerca”.


71<br />

Enrico Vetrò<br />

Idibus Martiis<br />

Anno Dom<strong>in</strong>i Duo Millesimo Octavo<br />

“Disclaimer”<br />

I CONTENUTI QUI PUBBLICATI appartengono all'autore e non possono<br />

essere replicati neanche parzialmente senza il suo consenso. Il resto<br />

del materiale pubblicato, dove non <strong>in</strong>dicato espressamente, è<br />

copyright dei rispettivi legittimi proprietari, e ha il solo scopo di<br />

recensione/divulgazione. Sono a disposizione per eventuali<br />

<strong>in</strong>volontarie omissioni o <strong>in</strong>esattezze nella citazione delle fonti e delle<br />

illustrazioni. MI SENTIRÒ PIÙ CHE MAI LUSINGATO SE DAGLI SCRITTI<br />

PRODOTTI VERRÁ VOGLIA A CHIUNQUE DI ATTINGERE A SCOPO<br />

UNICAMENTE FORMATIVO-DOCUMENTATIVO. LA CULTURA DEVE<br />

ESSERE APPANNAGGIO DEL MONDO, NE SONO PIÙ CHE MAI<br />

CONVINTO. TUTTAVIA LA CITAZIONE DELLA FONTE È DOVEROSA E<br />

SEMPRE AUSPICABILE. Enrico Vetrò

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