Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

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La rivolta dei gladiatori Vittoria su Spartaco – denario d’argento - 71 a.C.
È legittimo supporre che le agiate famiglie di Catullo e Lesbia dovettero vivere con non poca apprensione, del resto
come tutti i ricchi proprietari di schiavi di quel tempo, l’atmosfera di tensione provocata dal susseguirsi di notizie poco
rassicuranti sull’agguerrito esercito di gladiatori in rivolta, che minacciarono la sicurezza di Roma nel biennio 73 - 71.
Gladiatore ucciso in duello all’ultimo sangue
Particolare di fiasca romana (in alto a sinistra)
(Römisch-Germanisches Museum, Köln) Gladiatori in combattimento – vaso ritrovato a Colchester (UK)
Quando il tracio Spartaco si ribellò a Capua, fuggendo verso il Vesuvio, Catullo era appena tredicenne. Lo sparuto
seguito del gladiatore si accrebbe a dismisura in poco tempo raggiungendo le 70.000 unità. In un primo momento
Spartaco riuscì a sconfiggere diverse legioni romane inviate contro le sue soldatesche. Ma la ribellione venne
definitivamente schiacciata nel 71 a.C., allorché nei pressi del fiume Sele si svolse la battaglia finale. Vi perirono 60.000
schiavi, tra i quali lo stesso Spartaco, (il corpo del comandante non fu mai trovato). Le perdite dei Romani ammontarono
solo a 1.000 uomini. 6.000 i prigionieri, che Crasso fece crocifiggere nudi lungo la via Appia da Capua a Roma. Circa
diecimila superstiti tentarono la fuga verso nord, ma vennero raggiunti e annientati da Gneo Pompeo Magno.
Mosaico gladiatorio di Tusculum (30 km. a sud di Roma, vicino Frascati) - Galleria Borghese - Roma