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Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

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16<br />

Stamnos greco<br />

La poetessa Saffo di Skala Eressou (Lesbo) legge seduta una delle sue poesie <strong>in</strong> mezzo a tre leggiadre auditrici.<br />

440-430 a.C circa<br />

Atene – Museo Nazionale Archeologico<br />

<strong>Catullo</strong> non di rado mutuò la struggente forza della passione, la mal<strong>in</strong>conia dell’essere e i delicati moti<br />

dell’animo espressi da Saffo per trasfonderli con stile “nuovo” <strong>in</strong> certe liriche dedicate alla sua Clodia-<br />

Lesbia. Un esempio riviene dal frammento XXXI che al poeta dovette evidentemente ispirare il carme LI ,<br />

divenuto famoso quanto l’orig<strong>in</strong>ale (Cfr. pag. 1):<br />

“… come, anche per poco, ti guardo ecco che non riesco più a parlare, ma la l<strong>in</strong>gua è<br />

spezzata, un fuoco sottile sotto la pelle si è diffuso rapidamente, con gli occhi nulla vedo, le<br />

orecchie ronzano, su me il sudore si spande e un tremito tutta mi cattura, più verde dell' erba<br />

sono, poco lontana dall’essere morta sembro a me stessa ...”<br />

[L’<strong>in</strong>terpretazione è presente nel magnifico e circostanziato saggio di 74 pag<strong>in</strong>e di Gennaro Tedeschi: “Università<br />

degli studi di Trieste – Saffo – Biografia ed Antologia di Versi, a cura di Gennaro Tedeschi – Trieste, 2005”, pagg.<br />

33-34 <strong>in</strong>: http://www.sslmit.univ.trieste.it/crevat<strong>in</strong>/documenti/saffo.pdf.]

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