09.06.2013 Views

Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Indice<br />

Prima Parte<br />

1 Presentazione<br />

2 <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> & <strong>“Lesbia”</strong>: Tsunami di passione ... venti secoli fa!<br />

7 Una “Storia” maledettamente travagliata<br />

8 Clodia-Lesbia dopo <strong>Catullo</strong><br />

9 I Carmi/ L’amore per <strong>Catullo</strong><br />

12 Quando una fiamma feroce mi bruciava il cuore<br />

13 … ne quis malus <strong>in</strong>videre possit<br />

14 Lui e lei f<strong>in</strong>almente soli<br />

15 … Perdito amore …<br />

18 <strong>Catullo</strong> <strong>in</strong> … dialetto Cataldiano<br />

22 Disposto a tollerare pers<strong>in</strong>o le sue scappatelle<br />

25 Hate I, and love I<br />

28 Forse “Lei ” era così …<br />

32 Clodia Metalli e … Baia<br />

35 La rivolta dei gladiatori<br />

37 Gneo Pompeo Magno ripulisce il Mare Mediterraneo dai pirati<br />

Seconda Parte<br />

<strong>Catullo</strong> al di là di Lesbia<br />

39 Aditu Prohiberis! Subsiste meditareque!<br />

42 Carme XVI: monito<br />

43 Il verbo poetico che oltraggia e percuote<br />

44 Feroce con <strong>Gaio</strong> Giulio Cesare<br />

49 Moecilia … professione: adultera<br />

50 Tagliente con i rivali d’amore<br />

54 “A” come Amicizia! e Amore!<br />

55 Mia dolce Ipsitilla<br />

56 Pio con il compianto fratello<br />

57 Secondo la sua Prima ovunque si trovi saluta<br />

58 Forse <strong>Catullo</strong> des<strong>in</strong>ava così …<br />

60 Aforismi Catulliani<br />

61 Aufilena<br />

62 Da noi alle terme ne succedono di tutti i colori!<br />

63 La “Rossa” di Bologna<br />

64 <strong>Catullo</strong> ricalca le orme di Priapo<br />

65 Il Veronese racconta: usi e quotidianità del suo tempo<br />

67 Bibliografia essenziale


P r e s e n t a z i o n e<br />

Clodia Metelli e <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> furono <strong>in</strong>negabilmente assertori conv<strong>in</strong>ti della<br />

religione dei sensi e della energia libidica da essi scaturente. Lei, profetessa delle pulsioni<br />

della carne e del sangue, unanimemente riconosciuta tale dai giovanotti bene, dai politici e<br />

dagli <strong>in</strong>tellettuali di Roma del primo secolo avanti Cristo. Lui, apostolo forse più<br />

illum<strong>in</strong>ato, dato che considerò l’altro sesso e gli efebi di cui s’<strong>in</strong>vaghì non solo come punti<br />

di riferimento esistenziali confluenti nella filosofia dei “basia mille” - il contatto fisico - ma<br />

anche e soprattutto come moventi primari dell’ “odi et amo” - i moti dell’anima.<br />

Raccontare di <strong>Valerio</strong> e Clodia, quando di <strong>Valerio</strong> e Clodia è stato detto tutto con gli<br />

imponenti contributi letterari di autorevoli umanisti ed esegeti d’ogni tempo, è impresa<br />

alquanto ardua. Se poi a farlo è un non addetto ai lavori, allora il cimento si rivela<br />

pressoché proibitivo. I rischi, <strong>in</strong>fatti, d’<strong>in</strong>correre nel banale e nel trito e ritrito si fanno<br />

altamente probabili. Il tentativo, <strong>in</strong> ogni caso, è stato effettuato. Complice la passione<br />

congenita e <strong>in</strong>contenibile per la Letteratura Lat<strong>in</strong>a e la Storia di Roma antica, ben<br />

consapevole d’essere un artigiano lontano anni luce dall’<strong>in</strong>tellighenzia specialistica che ha<br />

trattato del poeta veronese e delle sue vicende affettive. In it<strong>in</strong>ere il lettore comune troverà<br />

notizie dal taglio sostanzialmente snello sulla quotidianità del mondo lat<strong>in</strong>o del I sec. a.C. e<br />

del I sec. A.D. (quest’ultimo ancora nitido riflesso dell’era di <strong>Catullo</strong>) che trova agevole<br />

collocazione nel tessuto narrativo dell’irregolare love affair. Un nutrito numero di<br />

immag<strong>in</strong>i artistiche corroborano l’<strong>in</strong>formazione, con l’<strong>in</strong>tento di fornire una concreta<br />

visione d’<strong>in</strong>sieme del contesto sociale, politico, economico e culturale <strong>in</strong> cui <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> si<br />

trovò a vivere e ad operare. Non mancano, tuttavia, stravaganze fatte <strong>in</strong> tutta scienza e<br />

coscienza, come l’avere reso <strong>in</strong> vernacolo tarant<strong>in</strong>o e <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese arcaico i celebri carmi V e<br />

LXXXV. Nella seconda parte del lavoro, il cultore della lettura avrà modo <strong>in</strong>vece di<br />

scoprire un <strong>Catullo</strong> di rado trattato nei testi di letteratura. Al di là di Clodia-Lesbia potrà<br />

cogliere, qualora lo desideri, un versificatore che collauda con successo qualcosa mai<br />

prima d’allora sperimentato nella poesia lat<strong>in</strong>a d’alto profilo, per quanto mi risulta. Con<br />

impareggiabile bravura egli riesce ad <strong>in</strong>nestare il sermo lubrico di stampo fescenn<strong>in</strong>o e<br />

della parlata popolare del suo tempo <strong>in</strong> versi colti e raff<strong>in</strong>ati, elevandolo a poetico<br />

turpiloquio, per raccontare <strong>in</strong> tutta libertà e con realistica s<strong>in</strong>golarità l’umanità che gli fu<br />

compagna di percorso esistenziale.<br />

Che cosa mi ha <strong>in</strong>dotto a fare tutto questo?! Di certo il volermi mettere cont<strong>in</strong>uamente <strong>in</strong><br />

discussione, il piacere dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e scrupolosa e della scoperta del dato, la presunzione di<br />

potere essere utile <strong>in</strong> qualche modo al benessere <strong>in</strong>tellettivo del prossimo e dei giovani <strong>in</strong><br />

particolare. Perché la memoria antica della nostra nazione, come la fiamma della madre<br />

patria nel braciere dell’oikistes deve essere mantenuta accesa ad ogni costo, giacché oggi<br />

più che mai, essa può <strong>in</strong>segnare ancora tantissimo. Aggiungerei, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, il sentito bisogno<br />

di contribuire, sia pure <strong>in</strong> percentuale <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesimale, alla r<strong>in</strong>ascita di una società avvilita<br />

dal genocidio della cultura attuato da un consumismo sempre più arrogante ed ottuso,<br />

dall'<strong>in</strong>sopportabile forza mediatica dello share - micidiale dispensatore di omissioni<br />

culturali e d’ignoranza gratuita - dalle metastasi <strong>in</strong>vasive di una pubblicità<br />

spudoratamente dis<strong>in</strong>ibita e menzognera, che impone sull’essere e sulla dignità<br />

dell’<strong>in</strong>dividuo il primato dell’avere e dell’apparire.<br />

L’autore


2<br />

<strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> &<strong>“Lesbia”</strong><br />

Tsunami di passione ... venti secoli fa!<br />

a cura di<br />

Enrico Vetrò<br />

“ …Lesbia! Appena<br />

ti vedo, non mi riesce<br />

più di parlare:<br />

la l<strong>in</strong>gua si fa torpida,<br />

un fuoco sottile mi<br />

corre sotto la pelle,<br />

rimbomba no le orecchie per un suono<br />

<strong>in</strong>terno,<br />

e su entrambi gli occhi si fa buio<br />

…”<br />

Carm<strong>in</strong>a<br />

– LI, 6-12<br />

“ ma <strong>in</strong>nanzi<br />

a tutti lei, che mi è più cara di me<br />

stesso,<br />

lei, la luce mia, f<strong>in</strong>ché ella vive,<br />

il vivere per me è<br />

dolce.” Carm<strong>in</strong>a – LXVIII, 159-160.<br />

"Odi et amo "<br />

clicca e ascolta.<br />

Odi et amo.<br />

Quare id faciam<br />

fortasse requiris.<br />

Nescio, sed<br />

fieri sentio, et<br />

excrucior.<br />

Carm<strong>in</strong>a - LXXXV<br />

“Odio e amo.<br />

Magari vuoi sapere perché faccia così.<br />

Non lo so, ma mi succede, lo sento, e per me è il supplizio della croce.”


3<br />

<strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong> (Sirmione?/Verona? 87/84 a.C. – Roma?/Sirmione? 57/54 a.C.)<br />

senza f<strong>in</strong>i civili e morali; arte poetica<br />

diretta del duale amare=vivere, alimentata dal puro piacere di<br />

scrivere che si fa scopo di vita.<br />

"Bimillenario della morte di <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>". Francobollo<br />

emesso il 19 Settembre 1949.<br />

Soggetto: sul fondo Ponte Pietra sull'Adige visto da un arco del<br />

teatro romano. Tiratura: 3.131.400 esemplari.<br />

Tutto quello che si sa sulla vita del poeta lat<strong>in</strong>o ci è stato tramandato molti anni dopo la sua morte<br />

e <strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>diretta. Ciò vale anche per i suoi 116 Carmi(un corpo lirico di ben 2300 versi),<br />

presumibilmente raccolti dal conterraneo amico e filologo Cornelio Nepote (I sec. a.C). Si dovrà<br />

attendere s<strong>in</strong>o al 1472 per leggere la editio pr<strong>in</strong>ceps stampata (a Venezia) della produzione<br />

poetica di <strong>Catullo</strong> 1 . Le liriche Catulliane si rivelano a tratti veementi, a tratti delicate, sempre<br />

gustose nella loro agile lettura, perché tutte pervase da uno spirito ultramoderno di esprimere i<br />

sentimenti. Il“Nuovo”stile dello scrivere <strong>in</strong> versi divenne corollario di fede abbracciata da anime<br />

sensibili(Neòteroi 2 o Poetae Novi) che – alla pari del nostro rimatore lat<strong>in</strong>o - <strong>in</strong>tesero raccontarsi e<br />

raccontare la vita <strong>in</strong> modo pressoché colloquiale, schietto e contenuto (brevitas), <strong>in</strong> versi, tuttavia,<br />

fortemente evocativi e f<strong>in</strong>emente cesellati(labor limae). Questo tipo di poesia trasse nutrimento dal<br />

groviglio delle esperienze personali quotidiane dei suoi <strong>in</strong>iziatori, sulle quali primeggiò l’eros, <strong>in</strong>teso<br />

come valore essenziale trasgressivo, <strong>in</strong> grado di dare significato alla più che mai fugace esistenza<br />

umana. In contrasto, dunque, con l’<strong>in</strong>transigenza del conservatorismo dei senum severiorum (V,2).<br />

Gli austeri attempati benpensanti, legati a doppio filo alla morale tradizionale lat<strong>in</strong>a, etichettavano<br />

amore e pulsioni come <strong>in</strong>evitabili debolezze dell’età giovanile, tollerandole malapena, a patto che<br />

non si violassero i dettami imposti dal bon ton del vivere sociale di quel tempo. Con <strong>Catullo</strong>, <strong>in</strong><br />

def<strong>in</strong>itiva, si ebbe poesia come libera <strong>in</strong>terpretazione dell’<strong>in</strong>timo sentire, otium <strong>in</strong>dividuale letterario<br />

1 Sulla tradizione manoscritta e le successive edizioni <strong>in</strong> stampa del Liber si consulti: <strong>Catullo</strong>, Le poesie, i grandi libri Garzanti,<br />

<strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di Mario Ramous, prefazione di Luca Canali, XIV ed., Apr. 2004, pagg. xiv-xviii.<br />

2 “Quelli alla moda”. Def<strong>in</strong>izione forse polemica di Cicerone, per il loro gusto ellenizzante ed aristocratico.


Nicoletta Tomas Caravia - acrilico - “Los amantes 120” - Madrid, 2000 - Collezione privata<br />

4<br />

Il primo <strong>in</strong>contro avvenne nel 62, forse a Sirmione nella villa di famiglia di <strong>Catullo</strong>. Ospiti Lesbia e il marito.<br />

Sembra più verosimile, tuttavia, che le due vite si fossero <strong>in</strong>crociate a Roma, dove il poeta si trasferì ventenne 3 .<br />

Il vero nome della donna era Claudia (Clodia) Pulchra Tertia (o Secunda? 4 . Nata forse nel 95 a.C.). Lo scrittorefilosofo<br />

lat<strong>in</strong>o Apuleio [125-170 A.D., Apologia (De Magia), cap. X , 9-10] 5 riferisce che a <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> era<br />

piaciuto attribuirle lo pseudonimo Lesbia, "La fanciulla di Lesbo", raffrontandola così a Saffo, una poetessa cara<br />

a molti <strong>in</strong>tellettuali dell’epoca (Cornelio Nepote, Q. Ortensio Ortalo, L. Calvo, E. C<strong>in</strong>na, Partenio di Nicea<br />

Aurelio, Fabullo, Cornelio, Varrone Atac<strong>in</strong>o, M. Furio Bibaculo, Cornifico, Ticida, G. Memmio e Veranio) 6 .<br />

Nata a Lesbo, isoletta del Mare Egeo, <strong>in</strong>torno alla f<strong>in</strong>e del VII sec. a.C., Saffo era divenuta famosa <strong>in</strong> tutta la<br />

Grecia perché celebratrice ed ispiratrice di sentimenti tanto straord<strong>in</strong>ariamente sensuali, quanto<br />

meditativamente delicati e pacati. Il che ha portato ad ipotizzare che il nostro poeta <strong>in</strong>tendesse implicitamente<br />

cantare la figura di una donna colta, raff<strong>in</strong>ata e affasc<strong>in</strong>ante, tutte qualità queste che provocarono nell’uomo<br />

slanci passionali <strong>in</strong>contenibili. Clodia-Lesbia rimane probabilmente identificabile con la figlia del ricco e potente<br />

Appio Claudio Pulcro (Console nel 79) e sorella del Tribuno della Plebe P. Clodio Pulcro 7 , <strong>in</strong>dividuo<br />

spregiudicato ed audace, (chiamato Pulcro per la sua avvenenza) appartenente al partito dei "populares", alleato<br />

di Giulio Cesare (di cui però <strong>in</strong>sidiò la moglie Pompea nel 62). 8 Clodio sarà <strong>in</strong> seguito ucciso da Milone (<strong>in</strong> una ta-<br />

3<br />

“Viviamo a Roma, quella è la mia casa,/ la mia dimora, lì si svolge la mia vita”. (Carm<strong>in</strong>a, LXVIII, v. 34 sg.).<br />

4<br />

Che ella fosse seconda o terza di tre sorelle rimane questione alquanto controversa. Non pochi propendono per la prima ipotesi.<br />

5<br />

“…Eadem igitur opera accusent C. Catullum, quod Lesbiam pro Clodia nom<strong>in</strong>arit …” (“Similmente, dunque, potrebbero accusare<br />

<strong>Catullo</strong>, perché ha chiamato Lesbia, <strong>in</strong>vece di Clodia, la sua donna …” Cfr.: Senecio, a cura di E. Piccolo e L. Lanza, Napoli 2003, <strong>in</strong>:<br />

www.vicoacitillo.it/senecio/sag/amcatullo.pdf).<br />

Nel secolo XVI fu l’umanista Petrus Victorius (o Pietro Vettori, 1499-1585) ad identificare Lesbia come Clodia figlia di Appio Claudio<br />

Pulcro. Cfr.: http://de.wikipedia.org/wiki/Petrus_Victorius.<br />

6<br />

Probabilmente seguì il vezzo letterario del tempo assegnando un criptonimo alla donna amata. (Cfr:<br />

www.vicoacitillo.it/senecio/sag/amcatullo.pdf).<br />

7 Fu il primo membro della gens Claudia a r<strong>in</strong>unciare al suo rango di patrizio [dato che ambiva alla prestigiosa carica di Tribuno della<br />

Plebe! (M. T. Cicero, Epistulae ad Atticum, Liber II,1, 5)]. Infatti modificò il suo nome nella forma plebea di “Clodius”, probabilmente<br />

anche <strong>in</strong> ossequio all’abitud<strong>in</strong>e sempre più diffusa dei plebei di scrivere e pronunciare “o” il gruppo vocalico “au” . Fu ben presto imitato<br />

da sua sorella Lesbia/Clodia.<br />

8<br />

Nella notte fra il 3 e 4 dicembre del 62, durante le sacre cerimonie <strong>in</strong> onore della Bona Dea (per sole donne e verg<strong>in</strong>i vestali, di solito<br />

tenute nell’abitazione di un magistrato) il Pulcro si <strong>in</strong>trodusse <strong>in</strong> casa del Pontefice Massimo Giulio Cesare truccato da suonatrice di cetra,


5<br />

verna a Boville, sulla via Appia, nei pressi di Roma – Cic., Ad Atticum, V,13,1) sostenitore di Pompeo, avversario<br />

politico di Cesare. Si sa per certo che Marco Tullio Cicerone non esitò a diffamare Lesbia pubblicamente e a<br />

def<strong>in</strong>irla con i peggiori epiteti: “non solum meretrix, sed etiam proterva meretrix procaxque”(non semplice<br />

meretrice, ma meretrice sfrenatamente oscena e procace) 9 , e ancora “Clytaemnestra” (“Assass<strong>in</strong>a”, perché era<br />

conv<strong>in</strong>to che costei avesse avvelenato il marito per dare libero sfogo alla sua natura depravata) e “Quadrantaria”<br />

(Prostituta da quattro soldi) 10 . L’astio dell’Arp<strong>in</strong>ate per la matrona fu lampante <strong>in</strong> occasione del v<strong>in</strong>cente<br />

patroc<strong>in</strong>io di un ex amante di costei, un certo Marco Celio Rufo, tra l’altro discepolo dello stesso difensore 11 :<br />

“Ma se una donna, che non abbia marito, apra la casa propria alle brame di tutti, si metta a fare apertamente una<br />

vita da mondana, usi banchettare con uom<strong>in</strong>i a lei assolutamente estranei; se questo ella faccia <strong>in</strong> città, <strong>in</strong> villa, <strong>in</strong><br />

mezzo alla folla di Baia; se si comporti, non solo nel modo di camm<strong>in</strong>are ma anche nel modo di acconciarsi e nella<br />

compagnia, non solo nello sc<strong>in</strong>tillio degli occhi e nella licenziosità dei discorsi, ma anche per quel suo abbracciare e<br />

baciare sulle spiagge, per le gite <strong>in</strong> barca e per i banchetti che frequenta, <strong>in</strong> modo tale da manifestarsi prostituta,<br />

non soltanto, ma prostituta sfrontata e procace: dimmi, Erennio, un giovanotto che per caso le si accompagnasse lo<br />

chiameresti tu adultero, o amante; diresti tu ch'egli voglia attentare al pudore di lei, o soddisfarne la libid<strong>in</strong>e?” 12<br />

“Hai un giard<strong>in</strong>o sul Tevere, e te lo sei adattato apposta <strong>in</strong> quel luogo perché tutta la gioventù di Roma ci venga col<br />

pretesto del nuoto.” 13<br />

“…Se costei, vedova, vivesse <strong>in</strong> piena libertà; sfrontata, senza sfreni; ricca, con ogni sperpero; libid<strong>in</strong>osa, a modo di<br />

meretrice: dovrei io giudicare adultero colui che trattasse questa donna con qualche confidenza di troppo?” 14<br />

Senza contare la voce che fece circolare ad arte durante il processo, secondo la quale Lesbia sarebbe stata<br />

femm<strong>in</strong>a <strong>in</strong>cestuosa, essendosi concessa al fratello Clodio quando ancora era sposata con Lucullo (Plutarco Vite<br />

Parallele, XXIX, 4):<br />

“… Il tuo m<strong>in</strong>or fratello … che ti ama più di ogni altro, e che, non so per quale, credo io, timidezza di vani terrori notturni, ha<br />

sempre usato dormire con te, come un fanciullo con la sorella maggiore.” 15<br />

giacché coltivava una relazione amorosa con la moglie Pompea. (Plutarchus, Vitae Parallelae, Cicero, XXVIII, 2. M. T. Cicero, Ibidem,<br />

Liber I, 12; I, 13; I, 16.). A causa di tale sfrontatezza il Senato lo citò <strong>in</strong> giudizio con l’accusa di sacrilegio. Durante il processo che si<br />

tenne nel 61, il teste a carico Cesare si rifiutò di deporre contro il giovane amico per non ammettere pubblicamente l’adulterio della<br />

consorte. Pompea sarà poi ripudiata dal marito (Cic., ibidem, I,13) “perché una matrona era tenuta ad essere immune da azioni oscene e<br />

da turpi sospetti”. Nemmeno la deposizione demolitoria di Cicerone valse a fare condannare Clodio. Il giorno del misfatto l’imputato non<br />

poteva trovarsi a Terni nell’abitazione di un certo Caus<strong>in</strong>io Schola, come falsamente dichiarato dallo stesso padrone di casa. Appena<br />

qualche ore prima che si consumasse il sacrilegio il “pulchellus puer” [(lo smilzo damer<strong>in</strong>o), Cic., ibidem, I, 16, 9] si era recato presso la<br />

villa dell’Arp<strong>in</strong>ate sul Palat<strong>in</strong>o, per trattenersi con lui <strong>in</strong> piacevole conversazione. 31giudici prezzolati su 56, temendo la violenta reazione<br />

del popolo che parteggiava per l’<strong>in</strong>crim<strong>in</strong>ato, «scrissero sulle tavolette verdetti <strong>in</strong>decifrabili», che furono tutti <strong>in</strong>terpretati come<br />

assoluzione da scrutatori altrettanto corrotti. Il giovane scapestrato fu pertanto clamorosamente assolto. (Plutarchus, ibidem, XXIX, 1, 6, 9.<br />

M. T. Cic., ibidem, I, 16, 4 e5; II, 1, 5).<br />

9<br />

“Pro Caelio Rufo”, XLIX, L - Aprile del 56 a.C. Nella stessa orazione Clodia fu altresì def<strong>in</strong>ita una “Medea Palat<strong>in</strong>a”, ibidem,<br />

XVIII, temibile, cioè, quanto la maga <strong>in</strong>fanticida. “Palat<strong>in</strong>a” perché, come lei, Celio aveva acquistato una casa sul colle Palat<strong>in</strong>o. Lì<br />

aveva preso a frequentare la conturbante donna. L’<strong>in</strong>izio dei suoi guai.<br />

10<br />

“Ibidem”, LXII, Qu<strong>in</strong>til. viii, 6§53. Letteralmente: donna che richiede la modesta somma di un quadrante, un quarto di asse, per le sue<br />

prestazioni sessuali. Plutarco lo conferma usando il term<strong>in</strong>e Κουαδρανταρίαν (Quadrantarìan) perché uno dei suoi amanti le aveva<br />

mandato una borsa colma di quadranti di bronzo, anziché di monete d’argento. (Cfr.: Plutarco, nota 6). Sembra che Clodia volesse sposare<br />

Cicerone (Plutarco,ibidem, XXIX).<br />

11 La trentottenne Clodia aveva trasc<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> giudizio il giov<strong>in</strong>astro Rufo con la pesante accusa di veneficio macch<strong>in</strong>ato a suo danno, al<br />

f<strong>in</strong>e di appropriarsi dei suoi gioielli (“aurum et venenum”, Ibidem, XXX). Da quel momento di lei si hanno solo scarse e frammentarie<br />

notizie.<br />

12<br />

Ibidem, XLIX. “Si quae non nupta mulier domum suam patefecerit omnium cupiditati palamque sese <strong>in</strong> meretricia vita collocarit,<br />

virorum alienissimorum conviviis uti <strong>in</strong>stituerit, si hoc <strong>in</strong> urbe, si <strong>in</strong> hortis, si <strong>in</strong> Baiarum illa celebritate faciat, si denique ita sese<br />

gerat non <strong>in</strong>cessu solum, sed ornatu atque comitatu, non flagrantia oculorum, non libertate sermonum, sed etiam complexu,<br />

osculatione, actis, navigatione, conviviis, ut non solum meretrix, sed etiam proterva meretrix procaxque videatur: cum hac si qui<br />

adulescens forte fuerit, utrum hic tibi, L. Herenni, adulter an amator, expugnare pudicitiam an explere libid<strong>in</strong>em voluisse videatur?”<br />

13<br />

Ibidem, XXX. “Habes hortos ad Tiberim ac diligenter eo loco paratos, quo omnis iuventus natandi causa venit.”<br />

14<br />

Ibidem, XXXVIII. “… Ssi vidua libere, proterva petulanter, dives effuse, libid<strong>in</strong>osa meretricio more viveret, adulterum ego putarem,<br />

si quis hanc paulo liberius salutasset?”<br />

15<br />

Ibidem XXXVI. L’<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazione espressa <strong>in</strong> forma di edulcorato sarcasmo qui è più che evidente: “ … m<strong>in</strong>imum fratrem … qui te<br />

amat plurimum, qui propter nescio quam, credo, timiditatem et nocturnos quosdam <strong>in</strong>anes metus tecum semper pusio cum maiore<br />

sorore cubitavit.” Il fratello m<strong>in</strong>ore è ovviamente Publius Clodius Pulcro nato <strong>in</strong>torno al 92. Sì, è vero che fossero entrambi figli di A.<br />

C. Pulcro, ma avevano madri diverse.


6<br />

“Ma se, per contro, liquidata costei, nulla rimanga <strong>in</strong> piedi né dell'accusa, né dei mezzi a cui si appoggia, che altro dovremmo<br />

fare noi, avvocati di Celio, se non resp<strong>in</strong>gere chi ci aggredisce? Ed io lo farei anche con maggior violenza, se non mi<br />

trattenesse la mia <strong>in</strong>imicizia col marito ... volevo dire col fratello: sempre lo stesso errore!” 16<br />

La donna dei sogni di <strong>Catullo</strong> fu moglie del primo cug<strong>in</strong>o Q. C. Metello Celere, (e anche fratellastro di P.Clodio per parte di<br />

madre) proconsole del territorio cisalp<strong>in</strong>o tra il 62 e il 61 e console nel 60. Una “seditiosa” col marito (“Ribelle”. Cic. op. cit.,<br />

II, 1), che morì nel 59. Aveva conosciuto <strong>Catullo</strong> nel 61. Lei trentatreenne, lui di dieci anni più giovane. “Occhi di bue” 17 fu<br />

una matrona dell’alta società, dis<strong>in</strong>ibita e sicura di sé. Si concesse al poeta, ma si può dire che lo tradisse senza soluzione di<br />

cont<strong>in</strong>uità. Uno fra i tanti per lei: Egnazio, Gellio, Marruc<strong>in</strong>o … Eppure il verseggiatore nutrì per lei una passione<br />

assurda, più che mai ardente, totalizzante, cagione della sua morte, dicono, avvenuta quando egli non aveva ancora<br />

trent’anni. 18<br />

Nel 57 l’amore per Lesbia è ormai ridotto <strong>in</strong><br />

Nel colpire l’onorabilità della quasi 40enne Clodia,<br />

durante il processo a carico del 24enne Celio Rufo,<br />

Cicerone volle di fatto sfogare il suo rancore nei<br />

confronti del di lei fratello, Clodio, Tribuno della<br />

Plebe. Costui, <strong>in</strong>fatti, lo aveva fatto esiliare per<br />

avere mandato a morte non pochi cospiratori di<br />

Lucio Sergio Catil<strong>in</strong>a con uno processo sbrigativo.<br />

(Legge Clodia, 58 a.C, conosciuta anche come<br />

“Acquae et <strong>in</strong>gnis <strong>in</strong>terdicio”). Lo stesso Cicerone<br />

tentò <strong>in</strong> seguito di difendere Tito Annio Milone,<br />

Intimidito dalle m<strong>in</strong>acce di morte di G. Pompeo<br />

(sostenitore di Clodio) e più volte <strong>in</strong>terrotto dalla<br />

folla, M. Tullio non riuscì per la tensione a<br />

pronunciare la sua arr<strong>in</strong>ga <strong>in</strong> Senato. Sicché<br />

Milone venne imprigionato e poi costretto all’esilio<br />

a Marsiglia. Sarà elim<strong>in</strong>ato da Clodio il 22<br />

Gennaio del 52 durante una lite montata ad arte.<br />

Affreschi Pompeiani<br />

I sec. A.D.<br />

cenere. Per vari motivi, non ultimo il volere<br />

dimenticare la femme fatale, <strong>Catullo</strong> parte<br />

per la Bit<strong>in</strong>ia (Asia M<strong>in</strong>ore nord occidentale –<br />

cfr. la cart<strong>in</strong>a geografica della regione a pag.<br />

9.) <strong>in</strong> qualità di membro della cohors<br />

amicorum, al seguito dell’amico propretore<br />

<strong>Gaio</strong> Memmio. In tale occasione andrà a<br />

visitare <strong>in</strong> Troade (antica regione dell’Asia<br />

M<strong>in</strong>ore <strong>in</strong> parte prospiciente l’isola di Lesbo) la<br />

tomba del suo carissimo fratello, scomparso<br />

<strong>in</strong>aspettatamente. Ritornato prima a Verona,<br />

e poi nel 56 a Roma, cont<strong>in</strong>uano a giungergli<br />

notizie sulla condotta lasciva dell’ancora<br />

avvenente vedova. Forse lei vuole rimettersi<br />

con lui e manda a dirglielo tramite comuni<br />

amici, Furio e Aurelio (c.11). Non gliene<br />

importa più nulla. È davvero f<strong>in</strong>ita per<br />

sempre.<br />

16 Ibidem, XXXII. “S<strong>in</strong> ista muliere remota nec crimen ullum nec opes ad oppugnandum Caelium illis rel<strong>in</strong>quuntur, quid est<br />

aliud quod nos patroni facere debeamus, nisi ut eos, qui <strong>in</strong>sectantur, repellamus? Quod quidem facerem vehementius, nisi<br />

<strong>in</strong>tercederent mihi <strong>in</strong>imicitiae cum istius mulieris viro-- fratre volui dicere; semper hic erro.” Lo conferma anche nelle Epistulae<br />

ad Atticum. [Noli, <strong>in</strong>quam, de uno pede sororis queri; licet etiam alterum tollas. (Non lamentarti del fatto che tua sorella ti concede<br />

un solo piede; puoi prenderti anche l’altro). Op. cit., 21 (II,1)].<br />

17 Epiteto omerico riservato alla dea Era. Cicerone lo utilizzò <strong>in</strong> senso dispregiativo per denunziare maliziosamente i rapporti <strong>in</strong>cestuosi che si vociferava lei avesse con il<br />

fratello. (Epistulae ad Atticum, op. cit., II, 9). Lo stesso <strong>Catullo</strong> sembra confermarlo nel Carme LXXIX.<br />

18 Si dice che morì consunto dalla tisi o di crepacuore. Ignoro su quale base, dato che le pr<strong>in</strong>cipali fonti storiche non fanno alcuna menzione <strong>in</strong> merito alla cattiva salute<br />

del poeta. Risulta <strong>in</strong>vece più facile ritenere che una condotta di vita piena di stravizi gli avesse causato qualche malore improvviso, portandolo all’immatura scomparsa.


Una “storia” maledettamente travagliata.<br />

Da una attenta lettura dei Carmi si ha la netta sensazione che il cielo relazionale affettivo di <strong>Catullo</strong> spasimante e<br />

amante di Lesbia fu sempre denso di scure nuvolaglie, più che mai foriere di <strong>in</strong>evitabili burrasche. Clodia fu<br />

donna elegante, colta e raff<strong>in</strong>ata, ciò è storicamente appurato, ma allo stesso tempo creatura con la coscienza del<br />

piacere, estremamente libera, spregiudicata e trasgressiva, nell’azione e nei modi di porgersi. Nelle poesie<br />

Catulliane tutto ciò è tangibile e riscontrabile, attraverso gli stati d’animo del poeta, impietosamente condizionati<br />

dalla impossibile e quanto mai volubile creatura - “mea vita”(CIX), ci dice esplicitamente, nel bene e nel male –<br />

causa scatenante di uragani passionali ospitati <strong>in</strong> pionieristici monologhi drammatici.<br />

Il più delle volte gli assòlo poetici magnificano l’amore senza riserve, ma non di rado si traducono <strong>in</strong> filmica di un<br />

uomo leso nella sua dignità, per via dei numerosi tradimenti perpetrati dalla donna ai danni del quanto mai cotto<br />

artista. In altre circostanze prorompe il desiderio del bardo lat<strong>in</strong>o di rimuovere per sempre la causa delle sue<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite afflizioni dall’io cosciente. Poeta romantico e sempre attuale, dunque, <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong>, per l’energia che sa<br />

fare prorompere da versi brevi, dai contorni nitidi e decisivi, più che mai sofferti e sentiti. Parole e ritmi lirici, il<br />

più delle volte sono pervasi da una vena di mal<strong>in</strong>conica rassegnazione, che cattura il lettore sensibile e lo fionda <strong>in</strong><br />

balia di vitali sensazioni <strong>in</strong>neggianti alla religione della carne e del sangue, come, per esempio, <strong>in</strong> “Odi et Amo” 19<br />

e <strong>in</strong> “Vivamus mea Lesbia”. Quando leggi i versi Catulliani non ti stanchi mai, simili come sono ad una ipnotica<br />

tarantata, che ti porta tuo malgrado a ritornarci sopra, a rileggerli e ancora a straleggerli, perché la tua anima<br />

giunge a reclamarne la consangu<strong>in</strong>eità. Drammaticamente, sentimentalmente, <strong>in</strong>somma, maledettamente<br />

co<strong>in</strong>volgenti. Un dono questo riveniente da Lesbia - la “musa ispiratrice” di <strong>Catullo</strong> - elargito senza condizioni agli<br />

estimatori del bardo lat<strong>in</strong>o.<br />

7<br />

<strong>“Lesbia”</strong><br />

Nell’immag<strong>in</strong>ario del pittore <strong>in</strong>glese preraffaellita<br />

John Re<strong>in</strong>hard Weguel<strong>in</strong> ( 1849-1927 )<br />

Dip<strong>in</strong>to del 1878<br />

19<br />

Già Teognide di Megara Isea (Sicilia), vissuto probabilmente nella seconda metà del VI a. C., aveva espresso una immag<strong>in</strong>e<br />

simile (Libro I delle sue Elegie) rivolgendosi a Cirno, il giovane da lui amato “Il mio cuore è <strong>in</strong> difficoltà per il tuo<br />

amore:/<strong>in</strong>fatti non ho la forza di odiare né di amare,/ pur sapendo che è difficile odiare,/quando un uomo ha una persona<br />

cara,/è difficile anche amare chi non vuole essere amato.” Cfr.: “Il miele di Afrodite”, a cura di Mar<strong>in</strong>a Cavalli, Mondatori,<br />

1991, pag.53, vv.1091-1094. Altrettanto aveva fatto Anacreonte (570?-480? a.C.), poeta nato a Teo, <strong>in</strong> Asia m<strong>in</strong>ore: “Amo e<br />

non amo, sono/pazzo e non sono pazzo”. Cfr.: B. Gentili, Anacreon Teius, Roma, 1958, pag. 20, fr. 46. Similmente Sofocle<br />

(497-406 a.C.), aveva scritto: “Ti ho odiato e ti ho amato nello stesso giorno”, Elettra, v. 1363, <strong>in</strong>:<br />

http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20062007/Pasetti/<strong>Catullo</strong>Epigrammi.pdf.


8<br />

Clodia-Lesbia dopo <strong>Catullo</strong><br />

Di Clodia non si sa più nulla dopo il 56. I successivi richiami epistolari del 45 e del 44<br />

ad opera di Cicerone fanno pensare che ella fosse ancora attiva e ricca, ammesso che si<br />

parli di lei e non di una sorella. L’Arp<strong>in</strong>ate, <strong>in</strong>fatti, dopo avere pubblicamente detto di<br />

lei peste e corna, si mostra <strong>in</strong>teressato all’acquisto <strong>in</strong> contanti (“repraesentatione”) di<br />

un suo ameno parco con villa sulla riva destra del Lungotevere, gli “horti Clodiae” (Pro<br />

Cael., 36) 20 . Ma gli affari sono affari: “Scripsisti tamen nescio qui de Clodia. Ubi ergo ea<br />

est aut quando ventura? Placet mihi res sic ut secundum Othonem nihil magis. Sed neque<br />

hanc vendituram puto (delectatur enim et copiosa est), et illud alterum quam sit difficile te<br />

non fugit. Sed, obsecro, enimatur ut aliquid ad id cupio excogitemus.” (M. T. Cicerone<br />

“Epistulae ad Atticum”, xii. 42, 1-2. Cfr. anche xiii, 29, 1-2. ) 21 [Hai scritto non so cosa ne<br />

sia di Clodia. Ma dov’è che si trova dunque, o quando verrà? L’affare con lei mi sembra<br />

conveniente, tanto che subito dopo quello con Otone (il parco di Scapula) nessun altro mi<br />

alletterebbe di più. Ritengo tuttavia che lei non venderà (il luogo la soddisfa sul serio ed è<br />

ricca), e, quanto all’altra operazione, non ti sfugge quante difficoltà presenti. Ma <strong>in</strong> nome<br />

del cielo, sforziamoci di escogitare qualcosa per realizzare ciò che desidero]. “Eo magis<br />

delabor ad Clodiam … Sed quando Clodia Romae futura est et quanti rem<br />

aestimas?”Ibidem, xii, 47. [Propendo sempre più per le trattative con Clodia … Ma<br />

quando si troverà a Roma Clodia e quanto ritieni che ammonti il costo dell’operazione?].<br />

Non è escluso che Clodia mirasse all’acquisto dei bellissimi “horti Scapulani”, parco<br />

con villa annessa, all’altezza dell’odierno Lungotevere della Farnes<strong>in</strong>a, ai quali, come<br />

si è già visto, era <strong>in</strong>teressato lo stesso Cicerone: “Clodia quid egerit scribas ad me velim.”<br />

(Ibidem, xiv. 8, 2). [Ti pregherei di comunicarmi che cosa abbia fatto Clodia]. “Si quaeris<br />

quid optem, primum Scapulae, de<strong>in</strong>de Clodiae.” Ibidem, xii. 41. [Se vuoi sapere cosa<br />

desidero, prima i giard<strong>in</strong>i di Scapula, poi quelli di Clodia]. Risulta evidente che<br />

l’Avvocato stimasse tali “horti” come luoghi ideali per costruire il sacello dest<strong>in</strong>ato ad<br />

eternare la memoria della figlia Tullia scomparsa nel 45. (Ibidem, xii. 29, 2 e xiii, 29).<br />

Ma non ne acquisirà nessuno, verosimilmente per via dell’imm<strong>in</strong>ente entrata <strong>in</strong> vigore<br />

di una legge cara a Giulio Cesare, che prevedeva l’esproprio di terreni <strong>in</strong> ampie zone<br />

del Lungotevere, nell’ambito di un piano edilizio non meglio specificato. (Ibidem, xiii,<br />

33a,1).<br />

In ogni caso si ha la netta sensazione che s<strong>in</strong> dal pr<strong>in</strong>cipio l’Arp<strong>in</strong>ate non nutrisse<br />

molte speranze sul buon esito dell’acquisto della tenuta Scapulana, poiché il prezzo di<br />

vendita imposto sull’<strong>in</strong>tera proprietà dall’avido Otone (ib., xii, 42) - uno degli eredi di<br />

T. Qu<strong>in</strong>ctius Scapula autorizzato a condurre qualunque trattativa di cessione dagli<br />

altri beneficiari Crispo, G. Virgilio e Mustela (ibidem, xii 5a; xii,44; xiii,26) - risultava<br />

proibitivo f<strong>in</strong>anche per le sue notevoli disponibilità f<strong>in</strong>anziarie. Solo se ciascuno dei<br />

successori avesse di persona messo all’asta la parte ereditata, la transazione avrebbe<br />

avuto qualche possibilità di concludersi positivamente (Ibidem, xii, 42,4; xii, 43, 2).<br />

L’assenza di ulteriori riferimenti sulla faccenda nelle lettere ad Attico porta a pensare<br />

che anche Clodia abbandonasse la partita per le stesse ragioni.<br />

20<br />

Marco Tullio Cicerone, In difesa di Marco Celio (Pro Caelio), a cura di A. Cavarzere, Venezia, Marsilio, 1987.<br />

21<br />

T. Pomponio Attico, Roma, 109-32 a.C. Amico d’<strong>in</strong>fanzia dell’Arp<strong>in</strong>ate e primo raccoglitore delle Epistulae, <strong>in</strong><br />

quanto libraio ed editore.


9<br />

I Carmi sono stati raggruppati (s’ignora da chi) per "tipo", senza tenere conto del loro ord<strong>in</strong>e<br />

cronologico:<br />

I carmi 1 - 60, def<strong>in</strong>iti nugae, "coserelle", trattano <strong>in</strong> tono apparentemente giocoso e spensierato vari temi<br />

come l'amore, la politica o le amicizie. Si presentano <strong>in</strong> versi polimetri. In essi traspare la profonda e<br />

quanto mai tormentata personalità del loro autore. Qui si trovano le liriche che più manifestano gli<br />

antitetici sentimenti che <strong>Catullo</strong> provò per Lesbia. Costei, libera dal v<strong>in</strong>colo matrimoniale dopo<br />

l’improvvisa dipartita del marito, amava farsi consolare dai tanti giovani farfalloni della Roma bene, fra cui<br />

il poeta, che <strong>in</strong>vece sognava di essere l'unico. La donna, non gli concederà mai tale gioia.<br />

I carmi 61 - 68, i cosiddetti carm<strong>in</strong>a docta, sono <strong>in</strong> esametri. Essi si mostrano più lunghi e più complessi.<br />

Gli studiosi vi hanno ravvisato un maggiore impegno compositivo da parte di <strong>Catullo</strong>, oltre che la forte<br />

l'<strong>in</strong>fluenza stilistico-letteraria esercitata sul bardo veronese dalla poetessa Saffo di Lesbo, vissuta <strong>in</strong>torno<br />

al VII a.C.<br />

I carmi 69 - 116, gli epigrammata, (epigrammi ed elegie) si presentano <strong>in</strong> distici elegiaci di varia lunghezza<br />

ed argomento. Si può dire che le tematiche trattate siano sostanzialmente quelle del primo gruppo. IL<br />

carme 95 è da molti considerato il Manifesto Neoterico.<br />

L’amore per <strong>Catullo</strong><br />

<strong>Catullo</strong> è l’emblema dell'uomo che consapevolmente si lascia risucchiare dai gorghi passionali di<br />

una relazione amorosa disagiata con una creatura femm<strong>in</strong>ile smodatamente dissoluta. Ci troviamo di<br />

fronte ad una vera e propria attrazione fatale.<br />

C’è da dire, poi, che la concezione Catulliana dell’amore è completamente nuova rispetto alla austera<br />

tradizione romana, che conferiva dignità solo all’unione matrimoniale, considerando fuggevoli<br />

licenze le carnali effusioni extraconiugali (stupri consuetudo). Per il poeta sirmionese il legame con<br />

Lesbia, per quanto vissuto con orgogliosa rivendicazione della sua trasgressività contro la rigidezza<br />

dei moralisti, poggia <strong>in</strong> ogni caso su una <strong>in</strong>tesa che implica fedeltà, lealtà, devozione assoluta,<br />

amicizia, stima, rispetto. Sicché la sua vicenda sentimentale, per quanto drammaticamente fuggevole<br />

possa mostrarsi, possiede per <strong>Catullo</strong> valenza morale non <strong>in</strong>feriore a quella di una unione legittima.<br />

Va da sé, qu<strong>in</strong>di, che il Foedus, 22 il patto d’amore rotto da Lesbia, trasformi ben presto il suo<br />

spasimante <strong>in</strong> un malato angustiato da febbrile delirio passionale (taetrum morbum - LXXVI). Una<br />

patologia a decorso maligno questa, che verosimilmente riuscì a m<strong>in</strong>are e dissipare le sue forze<br />

vitali. Con <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong>, <strong>in</strong>somma, si afferma quel modo di sentire e rappresentare l’amore come<br />

passione esclusiva, globale e irrazionale, che è stata all’orig<strong>in</strong>e dell’elegia dei poeti augustei e di<br />

tanta parte della poesia moderna.<br />

La giovane donna, <strong>in</strong> atteggiamento pensoso, regge un<br />

polittico e porta alle labbra uno stilo<br />

Napoli - MN<br />

Dip<strong>in</strong>to r<strong>in</strong>venuto a Pompei (Villa<br />

dei Misteri). Secondo taluni studiosi<br />

l’effigie femm<strong>in</strong>ile raffigurata<br />

rappresenterebbe la poetessa Saffo<br />

di Lesbo. Secondo altri una nobile<br />

fanciulla appartenente ad una gens<br />

locale (gruppo di famiglie che<br />

condividevano lo stesso nomen,<br />

ovvero, l’equivalente del nostro<br />

cognome) .<br />

22 Cfr. Carme 109. Bit<strong>in</strong>ia, con capitale Nicea – Asia M<strong>in</strong>ore.


Pompei – Terme dell’amore<br />

La prima raffigurazione saffica<br />

della storia romana.<br />

10<br />

23<br />

Iscrizione con immag<strong>in</strong>e fallica <strong>in</strong> bassorilievo accanto all’accesso ad un lupanare a Pompei 24<br />

Moneta argentea romana (recto e verso)del I sec. A.D. 25<br />

23<br />

In: http://www.oliari.com/storia/pompei.html.<br />

24<br />

“Lupanare” deriva dalla voce lat<strong>in</strong>a “lupa”, ovvero prostituta. Nell’iscrizione è chiaramente leggibile “HIC<br />

HABITAT FELICITAS” (QUI DIMORA LA FELICITÀ).<br />

25<br />

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che monete del genere fossero gettoni d’<strong>in</strong>gresso a bordelli e bagni promiscui di<br />

prima classe. I gestori delle strutture li distribuivano ai loro raff<strong>in</strong>ati clienti <strong>in</strong> cambio di un congruo esborso che<br />

garantiva loro un trattamento di primissimo ord<strong>in</strong>e.


11<br />

“… amorem<br />

hunc nostrum <strong>in</strong>ter nos perpetuumque fore.” 26<br />

Ecco alcuni esempi <strong>in</strong> cui felicità, passione, torturante gelosia, <strong>in</strong>ganni, scappatelle, abbandoni,<br />

riconciliazioni, speranze, delusioni amarissime, <strong>in</strong>vettive, <strong>in</strong>sulti, addii, preghiere disperate turb<strong>in</strong>ano<br />

nell’animo di un uomo senza tempo. Tutto fuoriesce con un lessico poetico ricco e variegato da questo<br />

tzunami emozionale, che uom<strong>in</strong>i d’ogni epoca – sensibili e non – hanno def<strong>in</strong>ito, def<strong>in</strong>iscono e<br />

cont<strong>in</strong>ueranno a def<strong>in</strong>ire “UNA DANNATA FACCENDA DI CUORE!”<br />

V. La morte <strong>in</strong>combe! Non resta che ubriacarsi … di baci!<br />

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,<br />

i brontolii dei vecchi troppo austeri<br />

facciamo che cont<strong>in</strong>o tutti un soldo!<br />

I soli possono tramontare e ritornare:<br />

per noi, una volta che tramonti la nostra breve luce di vita,<br />

c’è un’unica perpetua notte da dormire.<br />

Dammi mille baci 27 , poi cento,<br />

poi mille altri, poi ancora cento,<br />

poi sempre altri mille, e cento ancora.<br />

E dopo, quando ne avremo accumulati molte migliaia,<br />

li scompiglieremo, per non sapere quanti ce ne siamo dati 28 ,<br />

o perché nessun malvagio ostile possa gettarci il malocchio<br />

sapendo che i baci che ci siamo dati ammontano a tanto. 29 3.300 baci !<br />

Vivamus mea Lesbia, atque amemus,<br />

rumoresque senum seueriorum<br />

omnes unius aestimemus assis!<br />

Soles occidere et redire possunt:<br />

nobis cum semel occidit brevis lux, 5<br />

nox est perpetua una dormienda.<br />

Da mi basia mille, de<strong>in</strong>de centum,<br />

de<strong>in</strong> mille altera, de<strong>in</strong> secunda centum,<br />

de<strong>in</strong>de usque altera mille, de<strong>in</strong>de centum.<br />

De<strong>in</strong>, cum milia multa fecerimus,<br />

conturbabimus illa, ne sciamus,<br />

aut ne quis malus <strong>in</strong>videre possit,<br />

cum tantum sciat esse basiorum.<br />

VII. Ricoprimi di baci <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti come i granelli di sabbia di un deserto o come le stelle <strong>in</strong> cielo …<br />

Chiedi quanti tuoi baci, Lesbia,<br />

mi sian sufficienti e mi avanz<strong>in</strong>o.<br />

Quanto grande è il numero della sabbia libica;<br />

…<br />

o quante numerose stelle, nel silenzio della notte,<br />

contemplano i furtivi amori degli uom<strong>in</strong>i:<br />

se tu mi baci con così tanti baci<br />

basta e avanza a <strong>Catullo</strong> pazzo d’amore …<br />

Quaeris, quot mihi basiationes<br />

tuae, Lesbia, s<strong>in</strong>t satis superque.<br />

quam magnus numerus Libyssae<br />

harenae;<br />

…<br />

aut quam sidera multa, cum tacet nox,<br />

furtivos hom<strong>in</strong>um vident amores:<br />

tam te basia multa basiare<br />

vesano satis et super <strong>Catullo</strong> est …<br />

26 Carm<strong>in</strong>a, CIX. “Questo amore che ci unisce sarà felice e per sempre”.<br />

27 “Basium” è una parola dialettale, presa a prestito dai Celti. Il lat<strong>in</strong>o "puro" avrebbe preferito “osculum”. <strong>Catullo</strong>, come i giovani<br />

d’ogni epoca, predilige un codice l<strong>in</strong>guistico più dis<strong>in</strong>volto e quotidiano, il sermo familiaris.<br />

28 Allora si credeva che la conoscenza precisa di quanto si possedesse fosse di cattivo augurio ed attirasse il malocchio.<br />

29 Cfr.: la versione dialettale tarent<strong>in</strong>a a pag. 12 e quella <strong>in</strong>glese a pag. 19.


12<br />

“Quando una fiamma feroce mi bruciava il cuore”(c. C,7)<br />

“Da mi basia mille…”<br />

Dip<strong>in</strong>to murale con didascalia . Lui dice: “Nolo cum Myrtale/Non voglio farlo con Myrtale” - Pompei – Taverna di Salvius - I sec. A.D.<br />

Napoli – M.N.A.<br />

Il bacio era comunemente <strong>in</strong>dicato con tre vocaboli differenti:<br />

- Osculum/osculari - il bacio di saluto ufficiale fra membri di una famiglia, alle statue raffiguranti<br />

gli dei, alle mulieres <strong>in</strong> pubblico.<br />

- Savium/saviari - il bacio della sfera <strong>in</strong>tima, quello erotico e passionale.<br />

- Basium/basiare - il bacio espressione degli affetti più cari. Secondo gli studiosi il term<strong>in</strong>e non<br />

solo imita il suono naturale che si orig<strong>in</strong>a con il gesto di preparazione delle labbra e l’atto del<br />

baciare vero e proprio, ma sembra anche riprodurre le prime articolazioni verbali dei bamb<strong>in</strong>i<br />

verso madri e nutrici. <strong>Catullo</strong> ha il merito di riutilizzare tale voce, più popolare, ma<br />

probabilmente più congeniale alla sua estetica poetica, <strong>in</strong> direzione di un atto dolce nei confronti<br />

della sua Lesbia-Clodia, per giunta farcito con l’<strong>in</strong>tensa carica passionale ed erotica riscontrabile<br />

nel savium.


13<br />

… ne quis malus <strong>in</strong>videre possit( C.,V,12)<br />

Statuetta lignea del dio Priapo<br />

http://it.geocities.com/artenow/romani.html<br />

Priapo, dio della fertilità, pesa il suo fallo sul piatto di una<br />

bilancia. Il contrappeso è una borsa di monete.<br />

Casa dei Vetti – Pompei<br />

Gettare il Malocchio<br />

Il concetto di “Invidere”, ovvero, di gettare il malocchio, si<br />

rendeva <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o anche con il verbo “fasc<strong>in</strong>are”. Dal<br />

sostantivo “fasc<strong>in</strong>us” o “fasc<strong>in</strong>um”. Quest’ultimo term<strong>in</strong>e<br />

comprendeva anche il significato di membro virile a cui si<br />

attribuiva un efficace potere apotropaico. Tale credenza si<br />

rafforzò maggiormente quando nella penisola italica si diffuse<br />

il culto del dio della fertilità Priapo di Làmpsaco (Ellesponto).<br />

In numerose località prese piede la consuetud<strong>in</strong>e di realizzare<br />

amuleti <strong>in</strong> forma di fallo da appendere ai soffitti delle<br />

abitazioni (t<strong>in</strong>t<strong>in</strong>nabula), o di affrescare le pareti con<br />

l’immag<strong>in</strong>e della div<strong>in</strong>ità ostentante il suo poderoso membro<br />

virile, come simboli di abbondanza e fecondità, e pers<strong>in</strong>o<br />

ciondoli da portare al collo e ai polsi. I cornetti di corallo che<br />

si tengono oggi come portafortuna ne ricordano la forma.<br />

Simulacri del nume si ricavarono, <strong>in</strong>oltre, da blocchi di tufo o<br />

da ceppi di legno stagionati. Essi erano posti a guardia di<br />

vigne, campi coltivati e giard<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>sieme con iscrizioni di<br />

monito, miranti a tenere lontani soprattutto i ladri, oltre che il<br />

malocchio e le entità maligne. In genere gli avvertimenti<br />

davano massimo rilievo all’<strong>in</strong>evitabile castigo a cui sarebbero<br />

stati sottoposti coloro che avessero tentato di rubare nelle<br />

proprietà rurali consacrate al nume. Il suo smisurato fallo non<br />

avrebbe esitato a sodomizzarli o a <strong>in</strong>fliggere loro un’altra<br />

punizione sessuale altrettanto umiliante:<br />

“Fem<strong>in</strong>a si furtum facies mihi virve puerve,<br />

haec cunnum, caput hic praebeat, ille nates.”<br />

(“Venga a rubare qui, sotto a chi tocca, una femm<strong>in</strong>a, un uomo, o un ragazzetto:<br />

lei mi darà la fica, lui la bocca ed il terzo il culetto.”) “Carmi priapei”, cura e<br />

traduzione di Cesare Vivaldi, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma, 1996,<br />

pp. 58-59. In realtà ai proprietari e gestori di fondi rustici,<br />

boschetti e giard<strong>in</strong>i veniva tacitamente concesso il diritto<br />

di punire sessualmente il ladro colto <strong>in</strong> flagranza. Costui<br />

non aveva scelta: subire o la denuncia e la condanna<br />

esemplare da parte delle autorità.


14<br />

« Lux mea … mea diva … et dom<strong>in</strong>a »<br />

Lui e Lei f<strong>in</strong>almente soli!<br />

Diario di dolci <strong>in</strong>contri furtivi … a casa di un amico …<br />

“… l’aiuto mi venne da Allio.<br />

Egli … a me, alla mia donna diede la sua casa,<br />

perché lì vivessimo il nostro reciproco amore.<br />

E lì entrando con passo leggero la mia dea<br />

si fermò bianca di luce sulla soglia consunta,<br />

puntando il suo piede nel sandalo con un fruscio ...”<br />

. . .<br />

“E affasc<strong>in</strong>ante …<br />

la luce mia <strong>in</strong> un abbraccio si str<strong>in</strong>se al mio grembo …”<br />

… e a casa sua. Donna con collana ed orecch<strong>in</strong>i<br />

. . . Pompei - I sec. A.D.<br />

“… non fu certo la mano del padre che la condusse,<br />

avvolta di profumi orientali, nella mia casa,<br />

ma lei stessa, fuggendo dalle braccia del marito,<br />

a me si donò furtiva <strong>in</strong> una notte di sogno.<br />

E questo mi basta se lei ricorderà felici<br />

quegli istanti che solo a me, a me solo ha donato.” 30<br />

Acconciatura Flaviana<br />

Musei Capitol<strong>in</strong>i<br />

Palazzo Nuovo - Roma<br />

30 La stupenda <strong>in</strong>terpretazione italiana dei vv. 66-72/ vv. 131-132/ vv.143-148 nel carme LXVIII, è tratta dal testo: <strong>Gaio</strong><br />

<strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Le poesie, i grandi libri Garzanti, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di Mario Ramous, prefazione di Luca<br />

Canali, XVI edizione, aprile 2004, pp. 187-188 e pag. 191.


15<br />

CII. Chi disprezza apprezza…<br />

Lesbia parla sempre male di me e non la smette mai<br />

di sparlare di me: possa morire, se Lesbia non m'ama.<br />

Quale prova ne ho? Perché sono le mie stesse: la maledico<br />

cont<strong>in</strong>uamente, ma possa morire se non la amo.<br />

CIX. Il patto di amore eterno 31 …<br />

Vita mia adorata, affermi che questo<br />

amore che ci unisce sarà felice e per sempre.<br />

Dei del cielo, fate che possa promettermelo s<strong>in</strong>ceramente,<br />

e che dica queste cose per davvero<br />

e dal profondo del suo cuore,<br />

perché ci sia concesso tener fede, tutta una vita,<br />

a questo patto eterno di sacro amore.<br />

… perdito amore… 32<br />

Lesbia mi dicit semper male nec tacet umquam<br />

de me: Lesbia me dispeream nisi amat.<br />

quo signo? quia sunt totidem mea: deprecor<br />

illam<br />

assidue, verum dispeream nisi amo.<br />

Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem<br />

hunc nostrum <strong>in</strong>ter nos perpetuumque fore.<br />

di magni, facite ut vere promittere possit,<br />

atque id s<strong>in</strong>cere dicat et ex animo,<br />

ut liceat nobis tota perducere vita<br />

aeternum hoc sanctae foedus amicitiae.<br />

Amori di Polifemo e Galatea<br />

Casa dei Capitelli colorati<br />

particolare<br />

Pompei 50-79 d.C.<br />

31<br />

Giurare o dare la parola per un romano era cosa sacra. <strong>Catullo</strong> <strong>in</strong> cuor suo sa bene che l’<strong>in</strong>dole di Lesbia è quella di essere bella ma<br />

perfida, nel senso lat<strong>in</strong>o dell’accezione, ossia, sleale, <strong>in</strong>gannatrice. Per questo prega gli dei “ut vere promittere possit”.<br />

32<br />

Carm<strong>in</strong>a, XCI. “Amore perduto, amore disperato”.


16<br />

Stamnos greco<br />

La poetessa Saffo di Skala Eressou (Lesbo) legge seduta una delle sue poesie <strong>in</strong> mezzo a tre leggiadre auditrici.<br />

440-430 a.C circa<br />

Atene – Museo Nazionale Archeologico<br />

<strong>Catullo</strong> non di rado mutuò la struggente forza della passione, la mal<strong>in</strong>conia dell’essere e i delicati moti<br />

dell’animo espressi da Saffo per trasfonderli con stile “nuovo” <strong>in</strong> certe liriche dedicate alla sua Clodia-<br />

Lesbia. Un esempio riviene dal frammento XXXI che al poeta dovette evidentemente ispirare il carme LI ,<br />

divenuto famoso quanto l’orig<strong>in</strong>ale (Cfr. pag. 1):<br />

“… come, anche per poco, ti guardo ecco che non riesco più a parlare, ma la l<strong>in</strong>gua è<br />

spezzata, un fuoco sottile sotto la pelle si è diffuso rapidamente, con gli occhi nulla vedo, le<br />

orecchie ronzano, su me il sudore si spande e un tremito tutta mi cattura, più verde dell' erba<br />

sono, poco lontana dall’essere morta sembro a me stessa ...”<br />

[L’<strong>in</strong>terpretazione è presente nel magnifico e circostanziato saggio di 74 pag<strong>in</strong>e di Gennaro Tedeschi: “Università<br />

degli studi di Trieste – Saffo – Biografia ed Antologia di Versi, a cura di Gennaro Tedeschi – Trieste, 2005”, pagg.<br />

33-34 <strong>in</strong>: http://www.sslmit.univ.trieste.it/crevat<strong>in</strong>/documenti/saffo.pdf.]


17<br />

VIII. Resistere! Resistere! Resistere!<br />

Misero <strong>Catullo</strong>, smetti d’impazzire:<br />

e ciò che vedi esser perso consideralo perduto.<br />

Una fiammata di gioia un tempo i tuoi giorni<br />

quando ti precipitavi dove lei, l'anima tua voleva,<br />

amata come amata non sarà nessuna:<br />

Lì, quando si compivano quei tanti giochi d’amore,<br />

che tu volevi né lei non voleva,<br />

davvero ti rifulsero candidi soli.<br />

Ora lei non vuole piú: e tu pure, coraggio, non volere,<br />

non <strong>in</strong>seguirla, come un miserabile, se fugge,<br />

ma con tutta la tua volontà sopporta, non cedere.<br />

Addio, ragazza. <strong>Catullo</strong> ormai resiste,<br />

non verrà a cercarti, né ti pregherà più se tu rifiuti:<br />

e tu rimpiangerai di non essere più pregata.<br />

Malvagia, guai a te, che vita ti rimane?<br />

Chi ti avvic<strong>in</strong>erà ora? A chi sembrerai car<strong>in</strong>a?<br />

Chi ora amerai? Di chi dirai di essere?<br />

E chi bacerai? A chi le labbra morderai?<br />

Ma tu, <strong>Catullo</strong>, ost<strong>in</strong>ato resisti.<br />

LXXXVII. Nessuna al mondo fu così amata…<br />

… Nessuna donna può dirsi tanto amata<br />

davvero, quanto la mia Lesbia è stata amata da me.<br />

Nessuna lealtà fu mai tanta per alcun patto,<br />

quanta se ne vide <strong>in</strong> me nell’amore che ti portai.<br />

Nulla potest mulier tantum se dicere amatam<br />

vere, quantum a me Lesbia amata mea est.<br />

nulla fides ullo fuit umquam foedere tanta,<br />

quanta <strong>in</strong> amore tuo ex parte reperta mea est.<br />

Miser Catulle, des<strong>in</strong>as <strong>in</strong>eptire,<br />

et quod vides perisse perditum ducas.<br />

fulsere quondam candidi tibi soles,<br />

cum ventitabas quo puella ducebat<br />

amata nobis quantum amabitur nulla.<br />

ibi illa multa cum iocosa fiebant,<br />

quae tu volebas nec puella nolebat,<br />

fulsere vere candidi tibi soles.<br />

nunc iam illa non vult: tu quoque<br />

impotens noli,<br />

nec quae fugit sectare, nec miser vive,<br />

sed obst<strong>in</strong>ata mente perfer, obdura.<br />

vale puella, iam Catullus obdurat,<br />

nec te requiret nec rogabit <strong>in</strong>vitam.<br />

at tu dolebis, cum rogaberis nulla.<br />

scelesta, vae te, quae tibi manet vita?<br />

quis nunc te adibit? cui videberis bella?<br />

quem nunc amabis? cuius esse diceris?<br />

quem basiabis? cui labella mordebis?<br />

at tu, Catulle, dest<strong>in</strong>atus obdura.<br />

LXXVI. Supplica agli dei per la guarigione da una malattia che logora anima e corpo.<br />

È difficile troncare una lunga passione:<br />

è difficile, ma ci devi riuscire <strong>in</strong> qualche modo.<br />

Questa è la sola salvezza, questa la tua vera vittoria;<br />

ma questo fallo, possibile o impossibile che sia.<br />

O dèi, se è vostro compito avere pietà , e se mai offriste<br />

ad alcuno nell’ora della morte un estremo soccorso,<br />

guardate me <strong>in</strong>felice, e se ho vissuto onestamente,<br />

strappatemi a questo male che mi consuma<br />

che <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uandosi <strong>in</strong> me come torpore nel fondo delle membra<br />

ha scacciato la gioia dal profondo del mio animo.<br />

Non chiedo già che lei <strong>in</strong>vece ricambi il mio amore,<br />

o, cosa impossibile, che voglia essere onesta;<br />

desidero guarire e liberarmi da questa crudele malattia,<br />

O dèi, accordatemi questo, per la mia devozione.<br />

Difficile est longum subito deponere amorem:<br />

Difficile est, verum hoc qua lubet efficias.<br />

Una salus haec est, hoc est tibi perv<strong>in</strong>cendum:<br />

Hoc facias, sive id non pote sive pote.<br />

O di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam<br />

Exstremo iam ipsa <strong>in</strong> morte tulistis opem,<br />

Me miserum aspicite et, si vitam puriter egi,<br />

Eripite hanc pestem perniciemque mihi,<br />

Quae mihi subrepens imos ut torpor <strong>in</strong> artus<br />

Expulit ex omni pectore laetitias.<br />

Non iam illud quaero, contra ut me diligat illa,<br />

Aut, quod non potis est, esse pudica velit:<br />

Ipse valere opto et taetrum hunc deponere morbum.<br />

O di, reddite mi hoc pro pietate mea.<br />

La musa Calliope suona la lira sulle rocce del monte Elikon (scritta<br />

dietro i talloni). Ai suoi piedi un uccell<strong>in</strong>o ascolta la melodia.<br />

Lekythos – ca. 445 a.C. – Antikensammlungen Monaco - Germania


18<br />

<strong>Catullo</strong> <strong>in</strong> … dialetto cataldiano<br />

Gaie Valerie Catulle, quìnde carme<br />

Ne l’hama gudè’ ’a vite, Lesbia mèje,<br />

e n’hama vambà’ d’amòre, tu e ije.<br />

Nò ù sciame danne adènze 33 o’ tàgghia-tàgghie 34<br />

de le vicchiarrùne arraggiàte,<br />

ca quidde ’nu sorde fàuze 35 nò vvale.<br />

Ce pòtene pònnere le sòle 36<br />

e arréte mèttere le chiaranzàne 37 ,<br />

mò’ ca a nnuje ne ponne<br />

corte a ccome ète<br />

’a luce d’a vita nostre,<br />

’nu sùle ’tèrne scuròrie 38 hama durmè’.<br />

Damme mìle vase, e ppò cciénde,<br />

e ppò mmìle angore, e ppò n’otr’e cciénde,<br />

e rréte a ll’otre une<br />

otr’e mmìle, e arréte ciénde.<br />

Quanne l’hame accucchiàte a mmìle-a-mmìle,<br />

doppe tutte le bagge hama misckà’ 39 ,<br />

pe’ nnò sapè’ cchiù qquande ’nge n’hame date,<br />

e ppiccè nisciùne n’à dda affascenà’ 40<br />

ce se vendelésce 41 ca le bagge<br />

nuestre numùnne honne state. 42<br />

A jièdde à vògghie male e à vògghie ’nnu bbene<br />

pàcce.<br />

Sarà ca tu vuè cu ssè’ a ccome à state.<br />

Nnò mm’ù sàcce spiacà’ mmànghe ije,<br />

ma jè pprobbie accussij’ ’nguèrpe a mmèje,<br />

e mme ssènde fà’ ca stòche ’ngrucefessate. 43<br />

A lei voglio male e voglio bene da morire.<br />

Forse vuoi sapere come sia accaduto.<br />

Non me lo so spiegare nemmeno io,<br />

ma è proprio così dentro di me,<br />

e mi sento come se mi trovassi crocifisso.<br />

33 Dare retta.<br />

34 Critica<br />

35 Un soldo falso.<br />

36 Tramontare.<br />

37 Qui “mèttere” <strong>in</strong> dialetto nostrano significa sorgere , levarsi.<br />

<strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Carm<strong>in</strong>a, V<br />

Ce la dobbiamo godere, Lesbia mia, la vita,<br />

e dobbiamo ardere d’amore tu ed io.<br />

Non dobbiamo dare retta alle critiche<br />

dei vecchiacci duri e austeri,<br />

ché quelle non valgono un soldo falso.<br />

Se possono tramontare i soli<br />

e un'altra volta sorgere i crepuscoli,<br />

allorché ci tramonterà<br />

effimera com’è<br />

la luce della vita nostra,<br />

un’unica notte perpetua saremo costretti a dormire.<br />

Dammi mille baci, e poi cento,<br />

e poi mille ancora, e poi altri cento,<br />

e senza <strong>in</strong>terruzione<br />

altri mille e nuovamente cento.<br />

Quando ne avremo accumulati molte migliaia<br />

mischieremo poi tutti i baci,<br />

perché più non si sappia quanti ce ne siamo dati,<br />

e perché nessuno possa gettarci il malocchio<br />

se si viene a sapere <strong>in</strong> giro che i baci<br />

nostri sono stati <strong>in</strong> così grande quantità.<br />

Tipologia di antica unità monetaria tarent<strong>in</strong>a:<br />

Didracma d’argento - 430-425 a.C.<br />

Taras, il mitico ecista spartano fondatore di <strong>Taranto</strong>,<br />

cavalca un destriero ed un delf<strong>in</strong>o rispettivamente nel verso<br />

e nel recto della moneta.<br />

38 Una notte senza f<strong>in</strong>e.<br />

39 Mischiare.<br />

40 Gettare il malocchio.<br />

41 Se si porta a conoscenza di tutti.<br />

42 In grande quantità, così tanti.<br />

43 Consulta anche le pagg. 1, 8 e 19. Il Maestro Claudio De Cuia fa notare che nel dialetto tarent<strong>in</strong>o il verbo odiare non<br />

esiste. Rara è pure l’accezione del verbo amare, che si usa esclusivamente per Gesù Cristo, la Madonna e i Santi del<br />

Paradiso. Ecco perché sono stato costretto ad utilizzare <strong>in</strong> loro vece rispettivamente i verbi volere male e volere bene.


19<br />

Tavola Peut<strong>in</strong>geriana (o Tabula Peut<strong>in</strong>geriana). È una copia del XIII secolo di un'antica mappa romana che<br />

mostrava le vie militari dell'Impero. Essa, lunga m. 6.75, si basa sulla carta del mondo, l’Orbis pictus, fatta<br />

disegnare dal generale/ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa (64 a.C. – 12 a.C), amico dall’<strong>in</strong>fanzia e genero<br />

dell'imperatore Cesare Augusto (63-14 a.C.), avendone sposato la figlia Giulia. Alla morte di Agrippa la carta<br />

venne scolpita su marmo e collocata nel Porticus Vipsaniae, non distante dall’Ara Pacis. Ciò avveniva<br />

quarant’anni dopo la scomparsa di <strong>Catullo</strong>. Il particolare mostra la Puglia e <strong>Taranto</strong>. In basso a destra asse<br />

coniato dopo il terzo consolato di M. V. Agrippa. Moneta ritrovata <strong>in</strong> una campagna nell’agro di Barletta.


CRONOLOGIA CATULLIANA<br />

87 data di nascita di <strong>Catullo</strong> secondo la testimonianza di Gerolamo.<br />

84 data di nascita di <strong>Catullo</strong> secondo la ricostruzione dei filologi.<br />

57 anno di partenza per la Bit<strong>in</strong>ia, al seguito di <strong>Gaio</strong> Memmio, propretore di quella prov<strong>in</strong>cia<br />

56 anno di ritorno dalla Bit<strong>in</strong>ia (cfr. carm. 10, 28, 46).<br />

58 data di morte di <strong>Catullo</strong> secondo la testimonianza di Gerolamo, a trent’anni di vita.<br />

54 data di morte secondo la ricostruzione dei filologi (<strong>Catullo</strong> conosce il secondo conso-<br />

lato di Pompeo, carm. 113, che è del 55 a.C., e le imprese di Cesare <strong>in</strong> Gallia e Breta-<br />

gna, cfr. carm. 11, 29 e 45, che avvengono negli anni 55-54 a.C.).<br />

QUALCHE CERTEZZA SULLA VITA DI CATULLO<br />

20<br />

il nome, <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong>.<br />

l’orig<strong>in</strong>e, cfr. carm. 67.34 (Verona è colonia con pieno diritto di cittad<strong>in</strong>anza dall’89 a.C.)<br />

famiglia agiata (Suet. Iul. 73.4).<br />

una villa a Sirmione (carm. 31).<br />

una casa a Roma (carm.68); una casa fuori Roma sulla strada per Tivoli (carm. 44).<br />

morte di un fratello, <strong>in</strong> Troade (carm. 101). Pompei – Cupido cacciatore<br />

un viaggio <strong>in</strong> Bit<strong>in</strong>ia, nella cohors amicorum del pretore <strong>Gaio</strong> Memmio (57-56 a.C.), let-<br />

terato egli stesso e amico di letterati.<br />

STORIA E CULTURA ROMANA INTORNO A CATULLO<br />

84 C<strong>in</strong>na viene ucciso durante tafferugli <strong>in</strong> piazza<br />

Primi trattati retorici: la Rhetorica ad Herennium e il De <strong>in</strong>ventione di Cicerone<br />

Probabile data di nascita di <strong>Catullo</strong>.<br />

83 Ritorno di Silla dall’Oriente; nuove proscrizioni sillane.<br />

81 Debutto oratorio di Cicerone (Pro Qu<strong>in</strong>ctio); Silla assume la dittatura.<br />

79 Silla depone la dittatura e si ritira a vita privata.<br />

78 Morte di Silla; ribellione di Sertorio, un ex luogotenente di Mario, <strong>in</strong> Spagna.<br />

77-75 Campagna di Pompeo, già luogotenente di Silla, contro Sartorio.<br />

74 Spedizione di Lucullo contro Mitridate, re del Ponto.<br />

73-71Rivolta dei gladiatori di Capua, capeggiati da Spartaco. Alla f<strong>in</strong>e, Pompeo scon-<br />

figge Spartaco, subentrando a Crasso nella direzione della guerra.<br />

70 Consolato di Pompeo e Crasso; nascita di Virgilio.<br />

68 Cesare è questore.<br />

67 Grazie a una legge speciale, Pompeo è <strong>in</strong>caricato della guerra contro i pirati.<br />

66-64 Pompeo subentra a Lucullo nel comando della guerra contro Mitridate.<br />

65 Nascita di Qu<strong>in</strong>to Orazio Flacco. Anno, forse, del trasferimento di <strong>Catullo</strong> a Roma.<br />

63 Cicerone è console. La “congiura” di Catil<strong>in</strong>a. Nascita di Cesare Ottaviano.<br />

62 Ritorno trionfale di Pompeo dall’Oriente; Cesare è pretore.<br />

61 Probabile data dell’<strong>in</strong>contro di <strong>Catullo</strong> con Lesbia.<br />

60 Primo triumvirato fra Pompeo, Cesare e Crasso: i tre uom<strong>in</strong>i più <strong>in</strong> vista di Roma<br />

si spartiscono una serie di cariche <strong>in</strong> un accordo privato.<br />

59 Cesare è console; nascita di Tito Livio.<br />

58 Cesare è proconsole <strong>in</strong> Gallia; <strong>in</strong>izia la conquista della Gallia transalp<strong>in</strong>a. A Roma<br />

spadroneggiano Clodio (spalleggiato da Cesare) e Milone (spalleggiato da Pom-<br />

peo). Cicerone è mandato <strong>in</strong> esilio, <strong>in</strong> virtù di una legge retroattiva che punisce il<br />

mancato appello al popolo dei Catil<strong>in</strong>ari giustiziati nel 63.<br />

57 Ritorno di Cicerone dall’esilio. <strong>Catullo</strong> parte per la Bit<strong>in</strong>ia.<br />

56 A Lucca, i triumviri si ripartiscono le cariche per i prossimi c<strong>in</strong>que anni. Cesare<br />

prolunga il suo comando militare <strong>in</strong> Gallia, onde term<strong>in</strong>arne la conquista.<br />

55 Pompeo e Crasso sono consoli per la seconda volta; probabile data di morte di<br />

Lucrezio, il cui De Rerum Natura viene fatto circolare postumo.<br />

54 Cesare <strong>in</strong> Gran Bretagna; Crasso va <strong>in</strong> Oriente a combattere i Parti: morirà l’anno<br />

dopo nella battaglia di Carre, mettendo così f<strong>in</strong>e al primo triumvirato. A Roma<br />

imperversano le squadre armate di Clodio e quelle di Milone, dando orig<strong>in</strong>e a<br />

tumulti che preludono al più aperto scontro fra Cesare e Pompeo.<br />

Probabile data di morte di <strong>Catullo</strong>, il cui Liber viene presumibilmente assemblato Nobile matrona del I sec. - Pompei<br />

postumo.


21<br />

Erma con l’iscrizione “Saffo (di) Eresia (Eressos)”<br />

Musei Capitol<strong>in</strong>i - Roma


LXVIII. Disposto a tollerare pers<strong>in</strong>o le SUE scappatelle, purché LEI sia di LUI, per sempre…<br />

… E sebbene ella non si accontenti del solo <strong>Catullo</strong>,<br />

sopporterò le rare <strong>in</strong>fedeltà della mia vereconda signora,<br />

per non essere molestamente geloso al modo degli stolti …<br />

…quae tamen etsi uno non est contenta <strong>Catullo</strong>,<br />

rara verecundae furta feremus herae,<br />

ne nimium simus stultorum more molesti …<br />

LXX. Le promesse scritte nel vento o nell’acqua scivolano via … Verso il nulla …<br />

… LA MIA DONNA DICE DI NON VOLER FARE L'AMORE CON ALTRI,<br />

SE NON CON ME, NEPPURE CON GIOVE, SE LA CORTEGGIASSE.<br />

DICE COSì: MA QUEL CHE LA DONNA DICE ALL'AMANTE FOLLE DI PASSIONE<br />

BISOGNA SCRIVERLO SUL VENTO, SULL'ACQUA CHE SCORRE VELOCE …<br />

… NULLI SE DICIT MULIER MEA NUBERE MALLE Casa di Marte e Venere – Affresco - Pompei<br />

QUAM MIHI, NON SI SE IUPPITER IPSE PETAT.<br />

DICIT: SED MULIER CUPIDO QUOD DICIT AMANTI<br />

IN VENTO ET RAPIDA SCRIBERE OPORTET AQUA …<br />

La cittad<strong>in</strong>a di “Eressos” oggi<br />

22<br />

Il v<strong>in</strong>o dei vitigni di Lesbo era<br />

ritenuto medicamentoso ai<br />

tempi di <strong>Catullo</strong><br />

XI. Incommensurabile sconsolata tenerezza…<br />

Lesbo. Vista dal satellite (<strong>in</strong> alto a destra). Posizione geografica dell’isola rispetto alla Grecia (<strong>in</strong> rosso).<br />

La freccia nella cart<strong>in</strong>a pr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong>dica Eressos, la cittad<strong>in</strong>a natale della poetessa Saffo, VII secolo a.C.


XI. CHE SE NE VADA CON CHI VUOLE! CON ME HA CHIUSO!<br />

… Viva e se la spassi con i suoi amichetti,<br />

che <strong>in</strong> trecento tiene contemporaneamente abbracciati,<br />

non amandone nessuno davvero, ma allo stesso modo<br />

rompendo le reni di tutti;<br />

e non aspetti, come prima, il mio amore,<br />

che per colpa sua è caduto come<br />

fiore al marg<strong>in</strong>e di un prato, dopo che<br />

è toccato da un aratro che passa.<br />

… Cum suis vivat vale atque moechis,<br />

quos simul complexa tenet trecentos,<br />

nullum amans vere, sed identidem omnium<br />

ilia rumpens;<br />

nec meum respectet, ut ante, amorem,<br />

qui illius culpa cecidit velut prati<br />

ultimi flos, praetereunte postquam<br />

tactus aratro est.<br />

LVIII. Cruda esplosione di compianto per la lasciva meretrice<br />

Celio 44 , la nostra Lesbia 45 , la bella Lesbia,<br />

Lesbia la bella, che lei sola, <strong>Catullo</strong>,<br />

più che se stesso e tutti i suoi, amò,<br />

ora negli <strong>in</strong>croci e nei vicoli<br />

spreme i nipoti del magnanimo Remo.<br />

23<br />

ad Marcum Caelium Rufum 46<br />

Caeli, Lesbia nostra, Lesbia illa,<br />

illa Lesbia, quam Catullus unam Etère, conviti e gozzovigli - Pompei - Casa dei Casti amanti<br />

plus quam se atque suos amavit omnes,<br />

nunc <strong>in</strong> quadriviis et angiportis<br />

glubit magnanimi Remi nepotes.<br />

LXXXIII. Un chiodo fisso, che perfora il cervello …<br />

Lesbia, davanti al marito parla molto male di me:<br />

e questa per quello sciocco è la massima gioia.<br />

Mulo, non capisci nulla? Se dimentica di me tacesse,<br />

sarebbe guarita: ora, poiché sbraita e mi <strong>in</strong>sulta,<br />

non solo ricorda, ma, cosa ben più grave,<br />

è furente. Cioè, brucia d’amore e parla. 47<br />

Lesbia mi praesente uiro male plurima dicit:<br />

haec illi fatuo maxima laetitia est.<br />

Mule, nihil sentis? si nostri oblita taceret,<br />

sana esset: nunc quod gannit et obloquitur,<br />

non solum mem<strong>in</strong>it, sed, quae multo acrior est res,<br />

irata est. hoc est, uritur et loquitur.<br />

L’<strong>in</strong>fedeltà di una donna ha consumato anime e<br />

corpi d’ogni tempo, e … cont<strong>in</strong>ua a farlo!<br />

Lo so. Non giurare, depravata.<br />

Ti accusano le trecce ancora umide di unguento profumato,<br />

gli occhi ti accusano, pesanti per l’<strong>in</strong>sonnia,<br />

e il nastro della corona <strong>in</strong>torno ai tuoi capelli.<br />

Guarda i ricci disfatti, garbuglio d’<strong>in</strong>decenza,<br />

e come barcolli tutta per il v<strong>in</strong>o.<br />

Va’ via sgualdr<strong>in</strong>a. Ti chiamano l’arpa,<br />

amica delle orge, e i crepitanti colpi delle nacchere.<br />

Meleagro, ” 130 - 60 a.C. “ Antologia Palat<strong>in</strong>a”.<br />

44 Si tratta forse di Celio Rufo, amante di Lesbia dal 59 al 57, portato <strong>in</strong> tribunale da costei (su istigazione del fratello, per colpire<br />

<strong>in</strong>direttamente il suo avversario politico Pompeo, amico dello scapestrato Celio) con l’accusa di veneficio. Sembra che un tempo<br />

<strong>Catullo</strong> gli fosse stato amico. Poi la relazione passionale di Rufo con la sua Lesbia aveva causato la rottura del loro rapporto di<br />

amicizia. Una <strong>in</strong>dicazione <strong>in</strong> tal senso ci viene dal Carme 77: “Rufo, che senza frutto e <strong>in</strong>vano ho creduto un amico/(senza<br />

frutto?Anzi con grave perdita e danno), così ti/ sei <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uato <strong>in</strong> me, e bruciando il mio cuore, oh a me/ <strong>in</strong>felice hai sottratto tutto il<br />

mio bene?Lo hai sottratto,/ahimè, crudele veleno della nostra vita, ahimè rov<strong>in</strong>a/della nostra amicizia.” Anche il Carme100<br />

attesterebbe tale sodalizio. Cfr.: http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20062007/Pasetti/<strong>Catullo</strong>Epigrammi.pdf.<br />

45 Lesbia è esplicitamente menzionata da <strong>Catullo</strong> nei carmi 5, 7, 43, 51, 58, 72, 75, 79, 83, 86, 87, 92, 107. Per contro, risulta<br />

<strong>in</strong>direttamente menzionata nei carmi 2, 3, 8, 11, 13, 36, 37, 68, 70, 76, 77, 85, 100, 104, 109.<br />

46 “A Marco Celio Rufo”, coetaneo di <strong>Catullo</strong>. Vedi nota 38.<br />

47 Qui è evidente che la relazione fra i due fosse già <strong>in</strong> fieri quando il marito di Lesbia era ancora <strong>in</strong> vita.


24<br />

<strong>Catullo</strong><br />

Un <strong>in</strong>vitato alla tavola della vita che bene onora chi l’ospita!<br />

48<br />

“Vivamus mea Lesbia, atque amemus …”<br />

48 Ercolano – “Convivium” - Affresco rappresentante una coppia di amanti. Ca. 50 - 79 A.D.


25<br />

“Hate I, and love I. Wherefore so do I haps thou’lt ask me.<br />

Wot I not, yet so I feel, and I am crucified. ”<br />

“La croce! Metafora del tormento d’amore!”<br />

“Let us live, my Lesbia, let us love…”<br />

Satiro e N<strong>in</strong>fa - Casa degli Epigrammi - Pompei<br />

Intonaco dip<strong>in</strong>to - Stabia - ca. 55-79 a.C. - M.A.N. - Napoli<br />

G. V. Catullus, “Lyrical poems”, LXXXV<br />

(cfr.: versioni italiana e lat<strong>in</strong>a <strong>in</strong> prima pag<strong>in</strong>a)<br />

by<br />

Enrico Vetrò<br />

“Let us live, my Lesbia, let us love;<br />

and all the mutter<strong>in</strong>gs of crabbed old<br />

men<br />

let us judge worth be<strong>in</strong>g just one<br />

farth<strong>in</strong>g.<br />

Fall and rise may suns over and over;<br />

to us, whenas our short light hath once<br />

set,<br />

to be slept rema<strong>in</strong>s<br />

of a sole endless night the slumber.<br />

Give me of kisses a thousand, then a<br />

hundred,<br />

another thousand next, a second<br />

hundred that after,<br />

yet more thousand, yet aga<strong>in</strong> a<br />

hundred more.<br />

Then, when we have made up many<br />

thousands,<br />

we will m<strong>in</strong>gle them, that we<br />

may not know the reckon<strong>in</strong>g,<br />

nor anyone malicious blight them with<br />

evil eye,<br />

know<strong>in</strong>g of kisses so a large number<br />

betwixt th<strong>in</strong>e own and m<strong>in</strong>e. ”<br />

G. V. Catullus, “Lyrical poems”, V<br />

by<br />

Enrico Vetrò


26<br />

Mappa di Roma Catulliana<br />

LXXII. Amare di più … volere bene di meno 49 …<br />

Dicevi che conoscevi solo <strong>Catullo</strong>, una volta,<br />

Lesbia, e che a paragone di me non avresti voluto tenere Giove.<br />

Ti volli bene allora non come ne vuole la gente ad<br />

un’amante, ma come il padre ai figli e ai generi.<br />

Ora so chi sei: e anche se più <strong>in</strong>tenso è il desiderio<br />

tuttavia sei diventata sempre più <strong>in</strong>significante e vile.<br />

Come è possibile, tu chiedi? Perché chi ama, un tale tradimento<br />

lo costr<strong>in</strong>ge ad amare di più, ma a voler bene di meno.<br />

Dicebas quondam solum te nosse Catullum,<br />

Lesbia, nec prae me uelle tenere Iouem.<br />

dilexi tum te non tantum ut uolgus amicam,<br />

sed pater ut gnatos diligit et generos.<br />

nunc te cognoui: quare etsi impensius uror, 5<br />

multo mi tamen es uilior et leuior.<br />

qui potis est, <strong>in</strong>quis? quod amantem <strong>in</strong>iuria talis<br />

cogit amare magis, sed bene uelle m<strong>in</strong>us.<br />

LXXV. Anima ridotta a brandelli …<br />

A tal punto [mi] si è ridotta l’anima, o mia Lesbia, per<br />

colpa tua, e così si è perduta per avere compiuto il suo<br />

dovere, che non può più né volerti bene, anche se<br />

diventassi la migliore delle donne, né cessare di amarti,<br />

qualunque cosa tu faccia.<br />

Huc est mens deducta tua mea, Lesbia, culpa<br />

atque ita se officio perdidit ipsa suo,<br />

ut iam nec bene velle queat tibi, si optima fias,<br />

nec desistere amare, omnia si facias.<br />

49 Il dualismo presente nella sottigliezza sentimentale dovrebbe essere così <strong>in</strong>tesa: la passione (amare) non risulta<br />

<strong>in</strong>taccata dai cont<strong>in</strong>ui tradimenti di Lesbia; piuttosto, vengono progressivamente a mancare la stima e l’affetto<br />

(bene velle) che il poeta nutre nei confronti di lei.


27<br />

Le Tre Grazie (Charites) – Affresco proveniente dalla casa di Titus<br />

Dentatus Panthera - Artista ignoto - Pompei - ca.65-79 A.D.<br />

Napoli - Museo Archeologico Nazionale<br />

CVII. A volte, <strong>in</strong>speratamente, LEI ritorna …e il sogno si ammanta di ardente dolcezza<br />

Se mai ti succede ciò che sognavi tanto, qualcosa che ti sei augurato<br />

senza sperarlo, questa è la vera gioia del tuo cuore.<br />

È per questo che anche a me fa piacere ed è più caro dell'oro<br />

che tu ritorni da me, Lesbia, sogno mio.<br />

Ti restituisci ad uno pieno di desiderio - che non sperava più - … di nuovo<br />

a me ti doni. Oh luce dal segno troppo candido! 50<br />

Chi è <strong>in</strong> vita più felice di me? Unico! O chi potrà<br />

dire che c’è da volere di più <strong>in</strong> questa esistenza?<br />

Si quicquam cupido optantique optigit umquam<br />

<strong>in</strong>speranti, hoc est gratum animo proprie.<br />

Quare hoc est gratum nobis quoque carius auro<br />

quod te restituis, Lesbia, mi cupido.<br />

Restituis cupido atque <strong>in</strong>speranti, ipsa refers te<br />

nobis. O lucem candidiore nota!<br />

Quis me uno vivit felicior aut magis hac est<br />

optandus vita dicere quis poterit?<br />

50 Intendi: “Oh, giorno di splendore!” Ovvero giorno da ricordare tra tutti.


28<br />

Forse “Lei” era così …<br />

Fanciulla versante profumo <strong>in</strong> un’ampolla – I sec. A.D. Affresco di villa Farnes<strong>in</strong>a - Roma - Museo Nazionale<br />

XLIII. … occhietti neri, dita affusolate, labbra piccole, piede aggraziato, parlata elegante …<br />

Salve, fanciulla 51 dal naso non m<strong>in</strong>imo<br />

né dal piede grazioso né dai neri occhietti<br />

né dalle dita affusolate né dalla bocca asciutta,<br />

né proprio dalla l<strong>in</strong>gua troppo elegante,<br />

amica del bancarottiere formiano.<br />

La prov<strong>in</strong>cia dice forse che sei graziosa?<br />

A te si paragona la nostra Lesbia?<br />

O secolo ignorante ed <strong>in</strong>sulso!<br />

Salve, nec m<strong>in</strong>imo puella naso<br />

nec bello pede nec nigris ocellis<br />

nec longis digitis nec ore sicco,<br />

nec sane nimis elegante l<strong>in</strong>gua,<br />

decoctoris amica Formiani.<br />

ten prov<strong>in</strong>cia narrat esse bellam?<br />

tecum Lesbia nostra comparatur?<br />

o saeclum <strong>in</strong>sapiens et <strong>in</strong>facetum!<br />

51 Si tratta di Ameana, amica di Mamurra (“il bancarottiere formiano”. Cfr. Carmen LVII, pag. 33). A lei è dedicato<br />

anche il Carme XLIII. Con la tecnica poetica della negazione o del contrasto il poeta sembrerebbe ritrarre Lesbia.


29<br />

o… così…<br />

“Lesbia formosa est, quae cum pulcerrima tota est,<br />

tum omnibus una omnis surripuit Veneres." 52<br />

F<strong>in</strong>e e graziosa, <strong>in</strong>somma!<br />

52 <strong>Catullo</strong>, Carme LXXXVI, vv. 5-6: “È di belle forme Lesbia, lei non solo è bellissima tutta nell’<strong>in</strong>sieme,/ ma anche lei da sola a tutte<br />

le altre ha sottratto le Grazie.” Non si deve escludere che a Cicerone piacessero molto la “flagrantia oculorum” di Clodia (“ gli occhi<br />

sc<strong>in</strong>tillanti/occhi di fuoco”, cfr. pag. 4, nota 11) e non solo quelli. Risulta <strong>in</strong>oltre che fossero vic<strong>in</strong>i di casa sul colle Palat<strong>in</strong>o.<br />

La gelosia di Terenzia, l’arcigna moglie dell’avvocato, giocò un ruolo storico fondamentale. Quasi certamente fu costei ad <strong>in</strong>durlo a<br />

testimoniare contro Clodio nel noto processo a suo carico per oltraggio, per dimostrare con i fatti che il suo Marco Tullio aveva<br />

<strong>in</strong>terrotto ogni tipo di rapporto con l’avvenente sorella.(Cfr. pag. 3, nota 7).


Lesbia <strong>in</strong> lutto<br />

30<br />

Afrodite tra le braccia di Marte, mentre Cupido e Phobos? giocano con le armi del dio.<br />

I sec. A.D. - Museo Archeologico Nazionale - Napoli<br />

Piangete, o Veneri e Cupidi,<br />

e quanto c'è di uom<strong>in</strong>i più belli:<br />

il passero della mia ragazza è morto,<br />

il passero, delizia della mia ragazza,<br />

che lei amava più dei suoi occhi.<br />

Era dolcissimo e la riconosceva proprio<br />

così bene come una ragazza la sua mamma,<br />

e non si muoveva dal suo grembo,<br />

ma saltellando attorno or qua or là<br />

sempre verso la sola padrona pigolava.<br />

Ma lui adesso va per strada tenebrosa<br />

là, dove dicono nessuno ritorni. 53<br />

Ma siate maledette voi, malvagie tenebre<br />

dell'Orco, che divorate tutte le beltà:<br />

Un passero così bello mi toglieste,<br />

o brutta sorte! O passer pover<strong>in</strong>o!<br />

Ora per opera tua alla mia ragazza<br />

piangendo un po' gonfi s'arrossano gli occhietti. C., III<br />

Figura femm<strong>in</strong>ile - affresco<br />

Villa di Arianna – Campo Varano<br />

Antica Stabiae<br />

I sec A.D.<br />

53 “ … illuc, unde negant redire quemquam”. L’ “Amleto” di Shakespeare riporta il motivo nel famoso soliloquio “To be or not to be”: “The undiscovered<br />

country from whose bourn/ no traveller returns…” Atto III, I, 79-80 (“La terra <strong>in</strong>esplorata dalla cui frontiera/ nessun viandante fa ritorno”).


31<br />

Achille (a s<strong>in</strong>istra) e l’amazzone Pentesilea<br />

Achille lotta con l’amazzone Penthesilea<br />

Anfora attica: autore: Exékias – ca. 540-530 a.C.<br />

British Museum – Londra<br />

“… Vi nascerà Achille privo di paura …<br />

Nessun eroe gli si paragonerà <strong>in</strong> guerra …”<br />

<strong>Catullo</strong>, Carm<strong>in</strong>a, LXIV, 338 e 343 54<br />

54 “… Nascetur vobis expers terroris Achilles …/ non illi quisquam bello se conferet heros …”


32<br />

Clodia Metelli e … Baia<br />

“Casta … Laev<strong>in</strong>a … Baianis … coniuge Penelope venit, habit Helene” 55<br />

M.V. Marziale (40-104 ca. A.D.), Epigrammata, Liber I, LXII<br />

Rov<strong>in</strong>e di villa romana su un piccolo promontorio prospiciente il porticciolo di Baia (a sud di Napoli)<br />

Affresco pompeiano di “villa maritima” a terrazza, con portici e un piccolo porto Antica Stabiae - “Villa Maritima” - affresco di Villa S. Marco<br />

L’agiata Lesbia doveva averne una simile a Baia (oggi località del comune di Bacoli , sul golfo di Pozzuoli, Napoli)<br />

Coppia che banchetta<br />

c. 80 a.C. (dettaglio)<br />

Berl<strong>in</strong>o - Pergamon<br />

Museum<br />

Resti di villa romana semisommersa sul mare di Baia, detta Villa Gallo<br />

<strong>Catullo</strong> ne aveva una fra Tivoli e la modesta Sab<strong>in</strong>a (cfr.: C., XLIV) e un’altra<br />

a Sirmione (cfr.: C., XXXI)<br />

55 “La Casta … Lev<strong>in</strong>a (per il poeta Marziale l’equivalente di Lesbia) a Baia … giunse da Penelope, compagna fedele, e se ne ripartì da<br />

Elena (di Troia).” Il nome Baia viene fatto derivare da Baio, il pilota di Ulisse, che qui sarebbe stato sepolto secondo Licofrone,<br />

Alexandra, v. 694. [Licofrone. Tragico greco vissuto ad Alessandria d’Egitto fra il IV e il III sec. a.C. Egli ci fornisce la versione di un<br />

ritorno ad Itaca da parte di Odisseo, che molto differisce dalla versione Omerica. L’eroe si rende conto che la moglie Penelope l’ha<br />

tradito con i Proci <strong>in</strong> sua assenza. Con il concorso di tutti ella ha avuto anche un figlio di nome Pan. (Ciò spiegherebbe l’attribuzione<br />

del nome). Per lo sconforto abbandona l’isola e si eclissa <strong>in</strong> Etruria, rimanendovi s<strong>in</strong>o alla morte. Cfr.: “Odisseo e gli Etruschi: fonti<br />

letterarie e documenti archeologici”, rivista Aufidis, n. 42, Università di Bari, <strong>in</strong>: http://web.tiscal<strong>in</strong>et.it/etruschi_tarqu<strong>in</strong>ia/ulissee.htm].


33<br />

Il riferimento di Marziale la dice lunga su questa amena località alla moda, frequentata ai tempi di<br />

Clodia e durante l’età imperiale da tutta la gente bene di Roma, unitamente ad imperatori, condottieri<br />

e <strong>in</strong>fluenti politici (G. Cesare, Pompeo, Cicerone, Marco Antonio Caligola, Nerone). “La piccola<br />

Roma”non ebbe mai nulla da <strong>in</strong>vidiare alle odierne località vacanziere della Costa azzurra, di Porto<br />

Cervo e di Palm Beach. Aveva acque curative termali 56 all’<strong>in</strong>terno di strutture imponenti, pisc<strong>in</strong>e,<br />

dolci arenili e m<strong>in</strong>uscoli siti naturali dove potersi rilassare e respirare aria estremamente salubre. Ma<br />

con le sue sontuose ville - soprattutto lungo il litorale – Baia fu anche passerella di prime donne e<br />

teatro di <strong>in</strong>trighi, amori e travolgenti passioni. Fu altresì considerata simbolo dei piaceri proibiti, per<br />

donne maritate e non, un luogo di perdizione per ragazze e attempate. Non è dato sapere perché, ma<br />

lì sembra che lascivia e libertà sessuale divenissero il pane quotidiano delle rappresentanti del sesso<br />

femm<strong>in</strong>ile più moralmente <strong>in</strong>tegre. Marziale non fu il solo a pensarla così. Della stessa cosa si<br />

conv<strong>in</strong>se Sesto Aurelio Properzio (49 -16 a.C.):<br />

“ Corrupta … Baias / Ah pereant Baiae crimen amoris aquae ” 57<br />

Sicché Baia e rilassatezza dei costumi si fecero b<strong>in</strong>omio <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dibile nell’età di <strong>Catullo</strong>, divenendo un<br />

saldo punto di riferimento topico degli <strong>in</strong>tellettuali dell’età repubblicana (Cicerone, Att. I, 16, 10; Fam.<br />

IX, 2, 5: Pro Caelio 27; Properzio, I, 11; Ovidio, Ars I, 255; Seneca, Ad Lucilium 51, 1; Marziale,<br />

Epigrammata I, 62; VI, 68; X, 30, ma anche Strabone, V, 243, 5; Dione Cassio, XLVIII, 51-2.)<br />

Alla luce di tutto questo, poteva mai Clodia essere <strong>in</strong>sensibile al fasc<strong>in</strong>o del proibito? Ecco come<br />

Cicerone mette <strong>in</strong> risalto la cosa:<br />

“ Gli accusatori hanno costantemente sulla bocca i piaceri, gli amori, gli adulteri, e Baia e<br />

le spiagge, e i conviti, le gozzoviglie, i canti, i concerti, le gite <strong>in</strong> barca (e non pare che<br />

dicano nulla che sia contro la tua volontà (di Clodia)”. 58<br />

Per Q. F. Orazio ( 65 -8 a.C) Baia, <strong>in</strong>vece, sembra rappresentare la positività, la s<strong>in</strong>tesi dell’<strong>in</strong>no alla<br />

vita, da celebrare con tutta l’<strong>in</strong>teriorità d<strong>in</strong>amica preposta alla nostra sopravvivenza:<br />

"Nullus <strong>in</strong> orbe s<strong>in</strong>us Baiis praelucet amoenis" 59<br />

Villa del Casale – g<strong>in</strong>naste <strong>in</strong> bik<strong>in</strong>i – III sec. A.D.<br />

Piazza Armer<strong>in</strong>i - Enna<br />

56<br />

Un po’ ovunque c’erano sorgenti termali. S<strong>in</strong> dal 178 a.C. si hanno <strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> merito all’uso terapeutico delle<br />

acque termali di Baia. Lo storico Tito Livio (59 a.C. – 17 A.D.), Ab Urbe Condita, XLI,16, riferisce che un console<br />

romano di nome Cornelio riuscì ad alleviare <strong>in</strong> quel luogo i postumi di una caduta da cavallo, grazie alle proprietà<br />

curative delle acque.<br />

Scena Saffica<br />

Pompei<br />

Casa di Cecilio Giocondo<br />

Napoli – M.A.N.<br />

57 l. 1. 11. Eleg. v. 27. Ibidem, v.30. “La Corrotta …Baia”… “ In malora le acque di Baia, vergogna di Amore!”<br />

58 Pro Celio, XXXV. “Accusatores quidem libid<strong>in</strong>es, amores, adulteria, Baias, actas, convivia, comissationes, cantus,<br />

symphonias, navigia iactant, idemque significant nihil se te <strong>in</strong>vita dicere”. Sul comportamento di Clodia a Baia, si<br />

veda anche la pag. 4.<br />

59 “Nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia”. (Ep. I,1,84). Sarebbe molto riduttivo, a mio modesto<br />

avviso, ritenere che il godereccio <strong>Catullo</strong> <strong>in</strong>tendesse qui celebrare poeticamente la bontà di un luogo come Baia<br />

unicamente per la sua la ridente posizione geografica.


34<br />

“Ragazze, [aspirate] ai bei doni [delle] Muse dall’odoroso grembo, [e alla chiara],<br />

melodiosa lira”<br />

(Tratto da una lirica di Saffo di dodici versi scoperta nel 2004 su un foglio di papiro <strong>in</strong> cui era avvolta una mummia egiziana. La lirica è<br />

stata pubblicata nel 2005 dal settimanale <strong>in</strong>glese Times Literary supplement . Per chi ne volesse sapere di più cfr.: ed. M. L. West, “A new<br />

Sappho poem”, Times Literary Supplement 5334 [24 June 2005], <strong>in</strong>: http://caelestis.<strong>in</strong>fo/sauvagenoble/2005/06/lsa-pause-sappho-58.html)<br />

“Lesbia e il passerotto”<br />

dip<strong>in</strong>to vittoriano<br />

di<br />

Edward John Poynter (1836 -1919)


35<br />

La rivolta dei gladiatori Vittoria su Spartaco – denario d’argento - 71 a.C.<br />

È legittimo supporre che le agiate famiglie di <strong>Catullo</strong> e Lesbia dovettero vivere con non poca apprensione, del resto<br />

come tutti i ricchi proprietari di schiavi di quel tempo, l’atmosfera di tensione provocata dal susseguirsi di notizie poco<br />

rassicuranti sull’agguerrito esercito di gladiatori <strong>in</strong> rivolta, che m<strong>in</strong>acciarono la sicurezza di Roma nel biennio 73 - 71.<br />

Gladiatore ucciso <strong>in</strong> duello all’ultimo sangue<br />

Particolare di fiasca romana (<strong>in</strong> alto a s<strong>in</strong>istra)<br />

(Römisch-Germanisches Museum, Köln) Gladiatori <strong>in</strong> combattimento – vaso ritrovato a Colchester (UK)<br />

Quando il tracio Spartaco si ribellò a Capua, fuggendo verso il Vesuvio, <strong>Catullo</strong> era appena tredicenne. Lo sparuto<br />

seguito del gladiatore si accrebbe a dismisura <strong>in</strong> poco tempo raggiungendo le 70.000 unità. In un primo momento<br />

Spartaco riuscì a sconfiggere diverse legioni romane <strong>in</strong>viate contro le sue soldatesche. Ma la ribellione venne<br />

def<strong>in</strong>itivamente schiacciata nel 71 a.C., allorché nei pressi del fiume Sele si svolse la battaglia f<strong>in</strong>ale. Vi perirono 60.000<br />

schiavi, tra i quali lo stesso Spartaco, (il corpo del comandante non fu mai trovato). Le perdite dei Romani ammontarono<br />

solo a 1.000 uom<strong>in</strong>i. 6.000 i prigionieri, che Crasso fece crocifiggere nudi lungo la via Appia da Capua a Roma. Circa<br />

diecimila superstiti tentarono la fuga verso nord, ma vennero raggiunti e annientati da Gneo Pompeo Magno.<br />

Mosaico gladiatorio di Tusculum (30 km. a sud di Roma, vic<strong>in</strong>o Frascati) - Galleria Borghese - Roma


GAIO (uno dei massimi giuristi<br />

romani del II sec. A.D. ) <strong>in</strong><br />

"INSTITUTIONUM COMMENTARII<br />

QUATTUOR", II, 12-17, afferma:<br />

"VVii ssoonnoo<br />

ttrree ttiippii ddii uutteennssiillii:: qquueellllii cchhee nnoonn<br />

ssii mmuuoovvoonnoo ee nnoonn ppaarrllaannoo;; qquueellllii<br />

cchhee ssii mmuuoovvoonnoo ee nnoonn ppaarrllaannoo<br />

(animali),, ee qquueellllii cchhee ssii mmuuoovvoonnoo<br />

ee ppaarrllaannoo (schiavi)".<br />

36<br />

6.000 gladiatori di Spartaco furono crocifissi lungo la via Appia<br />

fra Capua e Roma …<br />

“Non amplius, <strong>in</strong>quis, qu<strong>in</strong>quag<strong>in</strong>ta. Cum Spartaco m<strong>in</strong>us multi primo fuerunt” (“Non più di c<strong>in</strong>quanta uom<strong>in</strong>i, dici tu. Al fianco di Spartaco<br />

ce ne furono meno agli <strong>in</strong>izi.” M. T. Cicerone, Epistulae ad Atticum, VI, 2, 8).<br />

Durante la Repubblica e nei primi secoli dell'Impero romano il 15-20% circa della popolazione era<br />

costituito da schiavi (tali anche per debiti <strong>in</strong>soluti, per non essersi presentati alla chiamata di leva obbligatoria o<br />

f<strong>in</strong>anche per <strong>in</strong>capacità di dimostrare la propria identità), ai quali non veniva assicurato alcun diritto<br />

fondamentale, tanto che un proprietario poteva uccidere il suo schiavo nel pieno rispetto della legalità. Nel<br />

I secolo a.C., tuttavia, si <strong>in</strong>iziarono a varare leggi che imponevano il rispetto di regole ben precise sul<br />

mancipio. La legge Cornelia dell'82 a.C., per esempio, vietava l’uccisione di un asservito da parte del suo<br />

padrone; mentre la legge Petronia, del 32 a.C., aboliva l'obbligo da parte di uno schiavizzato di combattere<br />

nel Circo su pretesa del detentore.<br />

Schiavi che pigiano l’uva<br />

Bassorilievo<br />

Schiava che allaccia gioiello alla caviglia della padrona<br />

Particolare di affresco<br />

Gladiatori si affrontano <strong>in</strong> presenza del<br />

Commentarius Magister (Allenatore)<br />

Mosaico pavimentale


37<br />

“Consule Pompeio primum … facto consule nunc iterum”<br />

(C.,CXIII, v.1-2) 60<br />

Gneo Pompeo Magno ripulisce il Mare Mediterraneo dai pirati (67a.C.)<br />

In alto, busto di G. Pompeo Magno<br />

55-50 a.C ca. Copenaghen, e<br />

bassorilievo di battaglia navale I sec.<br />

a.C. (Azio?). M. N. Madrid.<br />

In basso, denario argenteo di 3.80 g.<br />

con profilo del condottiero romano.<br />

La moneta fu coniata per il figlio<br />

Sesto, che volle commemorare suo<br />

padre riportandone l’effigie nel verso.<br />

Nell’autunno del 69 a.C. il porto romano di Ostia viene messo a ferro e fuoco dai pirati Cilici, 61 la flotta da<br />

guerra consolare lì ormeggiata è distrutta, due stimati senatori sono rapiti con le guardie del corpo e il loro<br />

seguito. Le sangu<strong>in</strong>ose scorrerie di questi predoni contro imbarcazioni d’ogni tipo, città costiere, uom<strong>in</strong>i,<br />

donne e bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong>ermi sono sulla bocca di tutti e proseguono da decenni a causa delle <strong>in</strong>adeguate<br />

contromisure prese dalle autorità preposte. <strong>Catullo</strong> non può non sapere. L’atto terroristico di Ostia si<br />

traduce così <strong>in</strong> sfida. La potenza di Roma e i suoi traffici marittimi ora sono apertamente m<strong>in</strong>acciati. Un<br />

trentanovenne uomo d’armi, nonché politico opportunista, il console Gneo Pompeo Magno (29 Sett.106 – 28<br />

Sett. 48 a.C., figlio del generale Gneo Pompeo Strabone), con la decisiva complicità di un suo tenente, il tribuno<br />

della plebe Aulus Gab<strong>in</strong>us (ma anche con gli appoggi politici di G. Cesare 62 e M. T. Cicerone), sfrutta gli echi<br />

del clamoroso accadimento a vantaggio delle sue malcelate ambizioni. Egli riesce a fare varare dal Senato un<br />

provvedimento d’emergenza, la Lex Gab<strong>in</strong>ia (67 a.C., dal nome del proponente tribuno), contro la non più<br />

tollerabile piaga della pirateria. Ecco <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi quanto si stabilisce: Pompeo muoverà guerra totale ai pirati.<br />

Una flotta di 500 navi, 20 legioni (120.000 fanti e 5000 cavalieri), 24 senatori e 2 questori saranno ai suoi<br />

ord<strong>in</strong>i diretti. Viene pertanto nom<strong>in</strong>ato generale unico con libertà d’azione <strong>in</strong>condizionata sui mari e nell’entroterra<br />

60<br />

Pompeo è eletto console per la prima volta nel 70, <strong>in</strong>sieme con Marco Lic<strong>in</strong>io Crasso. La seconda nel 55 con il medesimo rivale politico e<br />

militare.<br />

61<br />

La Cilicia, terra sulla costa orientale dell’Asia M<strong>in</strong>ore (Turchia) a nord di Cipro.<br />

62<br />

Nel 74 Cesare stesso era stato per trentotto giorni prigioniero dei pirati nell’isola di Farmacussa, nel Dodecanneso , a sud di Mileto. Quando<br />

fu riscattato con la somma di 50 talenti, egli ritornò nell’isola con alcune navi. Catturò i pirati, che successivamente fece prima strangolare e<br />

poi crocifiggere.


38<br />

d’ogni costa, dove potrà sp<strong>in</strong>gersi <strong>in</strong> profondità per 70 km. (imperium <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itum). Ha tre anni di tempo per chiudere i<br />

conti con i masnadieri e uno stanziamento di 144 milioni di sesterzi per le spese belliche, quasi l’<strong>in</strong>tero ammontare del<br />

tesoro romano. Il sogno del figlio di Strabone diviene realtà! Plutarco 63 ci fa sapere che l’imperator divide il<br />

Mediterraneo, il Tirreno, i mari della Sardegna, della Sicilia e della Corsica <strong>in</strong> 13 quadranti operativi, ognuno sotto il<br />

monitoraggio sistematico di un legato a cui viene affidato un cont<strong>in</strong>gente di navi, fanti e cavalleria. In tal modo<br />

l’<strong>in</strong>tercettazione di unità ostili è resa altamente probabile. La strategia corale si rivela efficace, tanto che nel volgere di<br />

tre mesi Pompeo debella i predoni e cattura loro 800 navigli. Va a sconfiggerli pers<strong>in</strong>o a casa, <strong>in</strong> Cilicia, presso il<br />

promontorio di Coracesium (oggi Alanya, <strong>in</strong> Turchia), quando con sessanta triremi sorprende le navi superstiti riuniti <strong>in</strong><br />

quel tratto di mare per opporgli l’ultima e disperata resistenza. Alla f<strong>in</strong>e della campagna militare 20.000 prigionieri<br />

sono utilizzati come manodopera per il lavoro delle terre <strong>in</strong>colte di Roma e della penisola Italica sotto il suo dom<strong>in</strong>io<br />

(<strong>Taranto</strong> <strong>in</strong>clusa! Virgilio, Georgiche, IV, vv.116-148). Proprio <strong>in</strong> Cilicia egli fonda una città che porta il suo nome,<br />

Pompeiopolis, a mo’ di sovrano ellenistico (aveva per modello Alessandro Magno!). Dopo la strabiliante impresa il<br />

Senato non richiama Pompeo <strong>in</strong> patria. Gli assegna, <strong>in</strong>vece, un altro delicatissimo compito (Lex Manilia): il comando<br />

della guerra contro Mitridate VI Eupatore (132-66 a.C.), re del Ponto (zona nordorientale dell’Asia M<strong>in</strong>ore). Pompeo,<br />

non solo sconfigge Mitridate, ma assoggetta anche una parte consistente del Medio Oriente. Il 29 settembre del 61,<br />

giorno del suo quarantac<strong>in</strong>quesimo compleanno, e ancora il dì successivo, il generalissimo si gode il trionfo nell’Urbe!<br />

Il massimo onore concessogli per le vittorie riportate contro i nemici esterni di Roma. Le <strong>in</strong>segne poste alla testa<br />

dell’imponente corteo – seguite da schiavi, forzieri zeppi d’oro e tanti altri splendidi bott<strong>in</strong>i di guerra - <strong>in</strong>dicano genti<br />

e paesi sottomessi:<br />

[CN. POMPEIVS CN.F. SEX.N. MAGNVS III] PRO COS.<br />

CUM ORAM MARITIMAM PRAEDONIBVS LIBERASSET<br />

ET IMPERIVM MARIS POPVLO ROMANO RESTITVISSET<br />

EX ASIA PONTO ARMENIA PAPHLAGONIA CAPPADOCIA CILICIA SYRIA<br />

SCYTHIS IVDAEIS ALBANIS HIBERIA INSVLA CRETA BASTERNIS<br />

ET SVPER HAEC DE REGE MITHRIDATE ATQVE TIGRANE TRIVMPHAVIT. 64<br />

"Avendo liberato le coste dai pirati e avendo restituito il dom<strong>in</strong>io del mare al popolo romano, ha<br />

trionfato su Asia, Ponto, Armenia, Paflagonia, Cappadocia, Cilicia, Siria, Sciti, Giudei, Albani,<br />

Iberia, sull’isola di Creta, sui Basterni e, <strong>in</strong>oltre, sul re Mitridate e su Tigrane”<br />

63 (Lucius?) Mestrius Plutarchus ( 46 - 120 A.D.). Vite parallele. Agesilao – Pompeo, Rizzoli - Collana: BUR - Classici<br />

Greci e Lat<strong>in</strong>i, 2000. Le <strong>in</strong>formazioni sono tratte dal V, capp. 24 - 25 i pirati; cap. 25 la Legge Gab<strong>in</strong>ia e l’appoggio di<br />

Cesare; cap. 26 pieni poteri a Pompeo e la vittoria; cap. 28 la vittoria presso il promontorio di Coracesium <strong>in</strong> Cilicia, Il<br />

Mediterraneo è ripulito dai pirati <strong>in</strong> tre mesi.<br />

64 <strong>Gaio</strong> Pl<strong>in</strong>io Secondo (23-79 A.D.), Naturalis Historia, VII, 98, Guard<strong>in</strong>i, Pisa, 1984. L’affresco è di Cesare<br />

Maccari, Roma, Palazzo Madama, sala Maccari. “Cicerone denuncia Catil<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Senato”, 1880.


39<br />

Aditu prohiberis !<br />

Subsiste meditareque!65<br />

Oltre questo muro troverai un <strong>Catullo</strong> che non t’aspetti. Non più cantore dell’“odi et amo” e dei “basia<br />

mille”, delle autentiche emozioni passionali, dell’amore struggente, un miraggio, quest’ultimo, r<strong>in</strong>corso<br />

ost<strong>in</strong>atamente s<strong>in</strong>o alla dissoluzione, sotto il sole dei tradimenti perpetrati da una dark lady venerata senza<br />

riserve. Qui, per contro, scoprirai un personaggio che con i suoi “versiculi molliculi” reclama il diritto di<br />

scendere dal piedistallo mielato sul quale addetti ai lavori di tutti i tempi hanno <strong>in</strong>teso porlo. Dando per<br />

scontata la buona fede dell’atteggiamento di pudicizia più o meno conv<strong>in</strong>ta di tantissimi esegeti, della<br />

severità censoria imposta loro da regimi ed <strong>in</strong>tellettuali benpensanti, la comprensibile impossibilità da parte<br />

della editoria scolastica di pubblicare certi contenuti del Liber, è comunque <strong>in</strong>negabile che a generazioni di<br />

lettori comuni e appassionati di letteratura lat<strong>in</strong>a sia stata il più delle volte impedita, o quanto meno poco<br />

propagandata, la scalata di un versante estremamente <strong>in</strong>teressante di quella montagna quale è la variegata e<br />

complessa poetica di <strong>Catullo</strong>. La conseguenza di tutto ciò ha portato ad una visione <strong>in</strong>giustamente mutila<br />

della personalità di chi deve la sua fama al love affair con Lesbia/Clodia. Se per contro si arriva <strong>in</strong> vetta dal<br />

declivio ai più sconosciuto, ci si rende immediatamente conto di come - al di là del fulgido stereotipo amoroso<br />

laccato di mito - <strong>Catullo</strong> sia un lirico di prim’ord<strong>in</strong>e anche quando con il vigore delle sue sferzanti salacità<br />

<strong>in</strong>tende presentarci uno spaccato delle fragilità e manchevolezze di tant’altra parte di umanità del suo<br />

tempo. Di qui il brillante utilizzo di registri comunicativi della l<strong>in</strong>gua parlata, dim<strong>in</strong>utivi <strong>in</strong>clusi, che<br />

pennellano quel vissuto con t<strong>in</strong>te assolutamente realistiche. Allora come non sentirlo uno di noi?! Si ha la<br />

sensazione che a tratti egli si compiaccia della taccia di poeta “parum pudicum” affibbiata da altri sodali<br />

della sua cerchia. Pur stando al gioco, è pronto a dissentire e a chiarire la sua posizione quando qualcuno<br />

glielo ricorda esplicitamente, con energiche arr<strong>in</strong>ghe accusatorie, più che difensive. Il carme XVI risulta<br />

illum<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> tal senso. Sì, è vero! L’autore ammette chiaramente che talune composizioni di sua<br />

appartenenza appaiano <strong>in</strong>dubbiamente lascive e spudorate. Ma sono state create a bella posta con tanto “sal<br />

et lepos” per colpire chi merita, e non certo per scandalizzare gli <strong>in</strong>nocenti e puri di cuore, “non dico pueris”.<br />

Non esita a ribellarsi allorquando gli si fa notare di essere un “male marem”, <strong>in</strong>capace, cioè, di mantenere la<br />

65 “Limite <strong>in</strong>valicabile! Fermati e rifletti!”.


40<br />

dignità del vir romano perché autore di versi sdolc<strong>in</strong>ati pieni di “multa milia basiorium”. O allorché gli si dice<br />

che i dardi delle trivialità poetiche lanciati verso tutto e tutti costituiscano la lampante dimostrazione che egli<br />

non abbia a cuore il rispetto per gli dei, le pratiche religiose, la patria, i genitori, i parenti, gli amici e i<br />

conoscenti. In def<strong>in</strong>itiva gli viene mossa l’accusa di essere un “impius” per ciò che scrive, e dunque uomo da<br />

biasimare quanto a condotta. Il poeta ci comunica che così non è, anche <strong>in</strong> altre circostanze (Cfr.: c.<br />

LXXVI/CI). Casomai il contrario. Dalla sua poesia traspare pers<strong>in</strong>o rettitud<strong>in</strong>e e coscienza civile,<br />

<strong>in</strong>sospettabili <strong>in</strong> un giovane all’apparenza spregiudicato. Nel carme LII si avverte chiaramente il suo senso di<br />

profonda amarezza riveniente dalla constatazione di uno Stato governato da <strong>in</strong>dividui la cui immoralità si<br />

legge sui loro corpi deformi. E con parole di fuoco è pronto a ribadire che l’<strong>in</strong>tegrità morale di un artista<br />

presc<strong>in</strong>de dai contenuti dell’opera d’arte! In def<strong>in</strong>itiva sbaglia di grosso chi lo giudica moralmente discutibile<br />

per via di certe sue creazioni poetiche oscene: “Nam castum esse decet pium poetam/ ipsum, versiculos nihil<br />

necesse est”. Un concetto tremendamente evoluto, che ha molto da spartire con l’antivittoriano dogma<br />

estetico di Oscar Wilde nella prefazione del suo celebre romanzo: “There is no such th<strong>in</strong>g as a moral or an<br />

immoral book. Books are well written, or badly written. That is all. … No artist is ever morbid. The artist can<br />

express everyth<strong>in</strong>g. … Vice and virtue are to the artist materials for an art. … Diversity of op<strong>in</strong>ion about a work<br />

of art shows that the work is new, complex, and vital.” 66<br />

Una sanguigna sensibilità congenita porta il bardo lat<strong>in</strong>o a reagire senza esitazione contro quanti m<strong>in</strong>acciano<br />

pr<strong>in</strong>cipi e certezze che gli appartengono, <strong>in</strong> ossequio ad un codice d’onore personale che non ammette mezze<br />

misure. La rappresaglia che ne consegue si concretizza <strong>in</strong>tessuta di sermo lubrico al vetriolo. Spesso il<br />

disprezzo si traduce <strong>in</strong> eros iperaggressivo, come, ad esempio, nel giuramento di rendere taluni 67 di sua<br />

conoscenza allo stato di passive femm<strong>in</strong>elle (“Pedicabo ego vos et irrumabo”, c., XVI), perché ignoranti<br />

<strong>in</strong>capaci di comprendere che il suo prodotto poetico, senza eccezione di sorta, nasce da chi ascolta i “moti del<br />

dentro”. Non è azzardato ritenere che tale violenza verbale dichiaratamente oscena possa anche essere stata<br />

mutuata dalla satira mordace dei Fescenn<strong>in</strong>i e da certi spiritosi ed altrettanto sconci epigrammi priapei 68 . Il<br />

magma di immag<strong>in</strong>i a chiare t<strong>in</strong>te scurrili, il crudo vigore di certi volgarismi, le scariche di collera <strong>in</strong>giuriosa<br />

devastano fondamentalmente 69 due categorie di esseri umani che satellitano la quotidianità Catulliana:<br />

• coloro i quali <strong>in</strong>tendono m<strong>in</strong>are l’amore per Lesbia;<br />

• quanti con i loro comportamenti si prodigano - consciamente o <strong>in</strong>consciamente - per<br />

annichilire la dignità dell’uomo.<br />

Amici di bagordi <strong>in</strong>fedeli, rozzi rivali <strong>in</strong> amore, arroganti prevaricatori, lenoni, stolti, topi di terme, mariuoli<br />

di bassa lega e ladroni alla grande, etère d’alto ed <strong>in</strong>fimo rango, adultere, pedofili, efebi, pederasti, licenziosi<br />

gaudenti, pidocchiosi spilorci, logorroici poetastri da strapazzo, parassiti sociali, potenti arraffoni politici,<br />

sporcaccioni plur<strong>in</strong>cestuosi, rappresentano tutti il vivaio-bersaglio da cui att<strong>in</strong>gere prima e scagliare poi<br />

oltraggiosi e virulenti epiteti. E quando il poeta non passa alle vie di fatto, m<strong>in</strong>accia di farlo! Perché <strong>Catullo</strong><br />

sembra essere fermamente conv<strong>in</strong>to che la m<strong>in</strong>accia possa rivelarsi efficace quanto la stessa esecuzione: “ …<br />

hendecayllabos trecentos/expecta …”(c. XII, vv.10-11); “At non effugies meos iambos”(Fragmenta, 3). “Adeste,<br />

hendecasyllabi, quot estis/omnes undique, quotquot estis omnes ”(c. XLII, vv.1-2) 70 . Gli impasti lessicali da<br />

“salax taberna” 71 , <strong>in</strong>ducono alla schietta risata, non di rado condita di meditata amarezza, e rivelano un<br />

<strong>Catullo</strong> ancora una volta s<strong>in</strong>golare. Scoprirlo senza riserve mentali nel turpiloquio poetico <strong>in</strong>neggiante al<br />

66 “Non esiste un libro morale o immorale. I libri, o sono scritti bene, o sono scritti male. Tutto qui. … L’artista non è mai morboso. Può<br />

esprimere tutto. … Il vizio e la virtù sono per l’artista materiali di un’arte. … La differenza di op<strong>in</strong>ione su un’opera d’arte <strong>in</strong>dica che<br />

l’opera è nuova, complessa, vitale.” Wilde, Oscar. The Picture of Dorian Gray. Ed. Robert Mighall. London: Pengu<strong>in</strong>, 2003.<br />

67 Furio ed Aurelio. Quest’ultimo non doveva essere simpatico a <strong>Catullo</strong>, se il poeta vuole riservargli lo stesso trattamento nel carme 21.<br />

68 Nel primo dei tre Fragmenta <strong>Catullo</strong> consacra un bosco, forse di sua proprietà, al dio ellenistico-asiatico Priapo, il cui culto (importato<br />

dalle città di Làmpsaco e Priapo nella Misia, oggi Turchia nord-occidentale) a Roma va ad amalgamarsi con l’equivalente div<strong>in</strong>ità locale<br />

Mutunus Tutunus (o Mut<strong>in</strong>us Tut<strong>in</strong>us). Non è azzardato pensare che epigrammi Priapei fossero <strong>in</strong> circolazione numerosi già ai tempi di<br />

<strong>Catullo</strong>, oltre che nel I sec. A.D, di cui solo ottanta componimenti del genere ci sono pervenuti <strong>in</strong> forma anonima. Cfr.: Carmi priapei. Le<br />

ottanta poesie anonime, di volta <strong>in</strong> volta attribuite ai grandi poeti lat<strong>in</strong>i, che hanno celebrato la forza procreatrice del dio greco, cura e<br />

traduzione di Cesare Vivaldi, testo lat<strong>in</strong>o a fronte, edizione <strong>in</strong>tegrale, grandi tascabili economici Newton, Milano,1996, pp. 207.<br />

69 Fondamentalmente, perché non mancano aneddoti osceni e contestazioni altrettanto virulente che non rientrano negli ambiti <strong>in</strong>dicati.<br />

70 Aspettati trecento endecasillabi(XII)/Ma non sfuggirai ai miei giambi(F.3)/Avanti, endecasillabi, accorrete tutti, tutti da ogni parte(XLII).<br />

71 Sboccati, facilmente udibili <strong>in</strong> un luoghi moralmente discutibili come una “ignobile osteria”(c. XXXVII), con bordello annesso.


41<br />

goliardico motteggio - prerogativa che contesta con forza la cultura ormai stantia e immobile della vecchia<br />

aristocrazia<br />

( “… his pilosis/ qui duros nequeunt movere lumbos.” - c. XVI, vv.10-11/… rumoresque senum severiorum/omnes<br />

unius aestimemus assis. - c.,V, vv. 2-3 ) – non potrebbe che ampliare lo spazio del campo di osservazione di un<br />

grande della letteratura italica del primo secolo. Alla luce dei predetti riscontri, allora, il lemmario sboccato<br />

sparso nell’opera a macchia di leopardo non può <strong>in</strong>taccare <strong>in</strong> alcun modo il carisma poetico del creatore. Esso,<br />

piuttosto, va considerato come <strong>in</strong>nesto <strong>in</strong> poesia colta, frutto di orig<strong>in</strong>ale sperimentazione fortemente auspicata<br />

e portata a term<strong>in</strong>e con successo <strong>in</strong> un “saeclum <strong>in</strong>sapiens et <strong>in</strong>facetum”(c. XLIII, v.8) a detta dello stesso autore.<br />

La riflessione trova sostegno nella constatazione che il l<strong>in</strong>guaggio poetico osceno è ravvisabile <strong>in</strong> ben 41 dei 116<br />

carmi e 3 frammenti pervenutici, pari al 34,45% del Liber (6, 10, 14, 15, 16, 21, 23, 25, 28b, 29, 32, 33, 36, 37,<br />

39, 41, 42, 53 54, 55,56 57, 59, 67,69,71, 74, 77, 78b, 80, 88, 89, 94, 97, 98, 105, 110, 112, 113, 114, 115) 72 . Una<br />

parte consistente, dunque, che <strong>in</strong> assoluto non può passare sotto silenzio. Di certo a non pochi <strong>in</strong>tellettuali,<br />

anche al di fuori della cerchia del poeta, piacque tutelare “la novità” Catulliana, che un illustre esegeta italiano<br />

ha def<strong>in</strong>ito a buona ragione “goliardia e snobismo pubblicizzati <strong>in</strong> poesia colta dai circoli raff<strong>in</strong>ati<br />

dell’avanguardia … arcadia rovesciata”. 73 Se così non fosse stato, mi domando come sarebbe potuta giungere<br />

s<strong>in</strong>o a noi tanta esibizione di s<strong>in</strong>golari impudiche turbolenze.<br />

Riflessioni di un uomo senza maschera?!<br />

Affresco Pompeiano<br />

Se tutto questo ti risulta difficile da capire, se consideri il turpiloquio<br />

e la scurrilità <strong>in</strong> ogni caso sconvenienti e <strong>in</strong>ammissibili, allora, ti<br />

prego, non valicare questo limite e lasciamoci qui, senza rancore!<br />

72 In rosso i più scurrili, a mio modesto avviso.<br />

73 Luca Canali, <strong>in</strong>: <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op. cit., pag. LX.


42<br />

Carme XVI<br />

Monito<br />

Guai a chi mi giudica immorale<br />

solo perché scrivo qualche verso libert<strong>in</strong>o!<br />

Subirebbe lo stesso supplizio che Priapo riserva a<br />

quanti rubano nei campi a lui consacrati!<br />

“Io ve lo ficcherò <strong>in</strong> bocca e <strong>in</strong> culo,<br />

a te Aurelio, checca che non sei altro, e a te <strong>in</strong>vertito d’un Furio,<br />

che dalle mie poesiole mi giudicaste<br />

quasi un depravato perché sono libert<strong>in</strong>e.<br />

Che debba essere casto e pio il poeta, questo è giusto,<br />

ma perché dovrebbero essere così i versi suoi?!<br />

Hanno una loro grazia ed eleganza,<br />

proprio perché un po’ sp<strong>in</strong>ti e senza pudore,<br />

e riescono ad eccitare quello che prude,<br />

non dico nei fanciulli, ma <strong>in</strong> qualche caprone<br />

con le reni <strong>in</strong>chiodate dall’artrite.<br />

E voi, solo perché leggete nei miei versi di baci a migliaia,<br />

pensate che io non sia un maschio a dovere?<br />

Io ve lo ficcherò <strong>in</strong> bocca e <strong>in</strong> culo”.<br />

Pedicabo ego vos et irrumabo,<br />

Aureli pathice et c<strong>in</strong>aede Furi,<br />

qui me ex versiculis meis putastis,<br />

quod sunt molliculi, parum pudicum.<br />

nam castum esse decet pium poetam<br />

ipsum, versiculos nihil necesse est;<br />

qui tum denique habent salem ac leporem,<br />

si sunt molliculi ac parum pudici,<br />

et quod pruriat <strong>in</strong>citare possunt,<br />

non dico pueris, sed his pilosis<br />

qui duros nequeunt movere lumbos.<br />

vos, quod milia multa basiorum<br />

legistis, male me marem putatis?<br />

pedicabo ego vos et irrumabo.<br />

Ritratto di poeta<br />

Pompei


Il verbo poetico<br />

che oltraggia e<br />

percuote<br />

43<br />

29. Culus voracior =culo più vorace<br />

30. Lupanar = troia<br />

31. Lutum=fogna, sporcaccione<br />

32. Magna mentula =cazzone<br />

33. Moecha putida=lurida puttana<br />

34. Moecha turpis = puttana <strong>in</strong>fame<br />

35. Moechare=fare sesso<br />

36. Molesta=impert<strong>in</strong>ente<br />

37. Morbosus=depravato<br />

38. Multus pathicus=gran f<strong>in</strong>occhio<br />

39. Pathicus= checca, bocch<strong>in</strong>aro<br />

40. Pedicare/paedicare=sodomizzare<br />

41. Penis languidus=pene flaccido<br />

42. Perdepsuere uxorem=farsi la (altrui) moglie<br />

43. Pessimae puellae= donne di facili<br />

costumi<br />

1. Aleo=baro<br />

2. Cacatus=schifoso<br />

3. Cacata carta=cartacce di merda<br />

4. Canis ore=muso di cagna<br />

5. Caper =caprone<br />

6. C<strong>in</strong>aedus=checca, <strong>in</strong>vertito<br />

7. Confutuere= fottere<br />

8. Conturbenales=compagni di<br />

bordello<br />

9. Culos l<strong>in</strong>gere=leccare i culi<br />

10. Cunnus=vulva<br />

11. Defututus=fottuto<br />

12. Descendere=Penetrare<br />

13. Diffututa mentula=cazzo<br />

rammollito<br />

14. Febriculosi scorti=puttane<br />

impestate<br />

44. Puella defututa=puttanella fottuta<br />

45. Puellae trusantem=scopatore<br />

Febriculosi scorti=puttane<br />

impestate<br />

pro telo rigida mea=con il coso<br />

duro a mo’ di dardo<br />

46. Pusilli=mezzeseghe, mesch<strong>in</strong>i<br />

15. Fellat=succhiare l’uccello<br />

47. Putide=schifoso<br />

16. Femellas=donnacce<br />

48. Salaputium disertum= cazzetto<br />

17. Fututiones=scopate<br />

sapiente/coglione sapiente<br />

18. Fututus=fottuto<br />

49. Salax=libid<strong>in</strong>oso<br />

19. Grandia tenta vorare=divorare<br />

50. Salse=buffone<br />

peni enormi 51. Sceleste=scellerato<br />

20. Hircus=cornuto/bestia<br />

52. Scortillum=sgualdr<strong>in</strong>ella<br />

puzzolente 53. Scortum=puttana<br />

21. Improbus=sfrontato, <strong>in</strong>fame<br />

54. Scrofola=scrofa, bubbone pestilenziale<br />

22. Impudicus=spudorato/pederastra<br />

55. Semitarii moechi=puttanieri di vicoli<br />

23. Inrumare=penetrare oralmente<br />

56. Sopio=pene/vulva/scemo/cazzone<br />

24. Inrumatione=irrumazione<br />

57. Spurca saliva=sudicio sperma/<br />

25. Inrumator =sporcaccione<br />

sudicia saliva<br />

26. Inrumatus=irrumato<br />

58. Subtile et leve peditum=<br />

27. Insulsa=<strong>in</strong>sulsa<br />

scorreggia timida e soffocata<br />

28. Insulsissimus homo=uomo<br />

stupidissimo<br />

59. Vorax adultera=adultera <strong>in</strong>saziabile<br />

L’Umanità di <strong>Catullo</strong><br />

Acme, Acqu<strong>in</strong>o, Alfeno, Allio, Anzio Arrio, As<strong>in</strong>io,<br />

Aurelio, Ameana, Aufileno, Aufilena, Balbo, Calvo,<br />

Camerio, Catone, Cecilio, Celio, Cesare, Cesio,<br />

Cicerone, C<strong>in</strong>na, Clodia, Clodio, Com<strong>in</strong>io, Cornelio,<br />

Cornificio, Egnazio, Emilio, Erio, Fabullo, Flavio, Furio,<br />

Gallo, Gellio, Geranio, Giovenzio, Ipsitilla, la Rossa di<br />

Bologna, Libone, Lic<strong>in</strong>io, Mamurra, Memmio, Menenio,<br />

Metello, Moecilia, Nasone, Nonio, Nepote, Ortensio,<br />

Ottone, Pisone, Porcio, Pompeo, Postumia, Qu<strong>in</strong>zio,<br />

Qu<strong>in</strong>zia, Ràvido, Rufo, Sestio, Settimio, Silla, Silone,<br />

Socrazio, Suffeno, Sufficio, Tallo, Vat<strong>in</strong>io, Varo,<br />

Veranio, Vezio, Vibennio e figlio, Volusio.


44<br />

<strong>Catullo</strong> … al di là di Lesbia<br />

L’<strong>in</strong>terpretazione obiettiva dei rapporti di <strong>Catullo</strong> con Lesbia rimane sempre cosa ardua, data l’esiguità<br />

delle fonti storiche attendibili a nostra disposizione. La stessa problematica si ripropone con<br />

veemenza anche quando si tenta di ricostruire il relazionarsi quotidiano del poeta con altra gente del<br />

suo tempo, l’Umanità al di là di Lesbia, <strong>in</strong>somma. La Storia desumibile dal Liber, <strong>in</strong> buona sostanza il<br />

pensiero emozionale, sociale, politico ed economico del suo creatore, si presenta sovente come<br />

distillato di mito, per via delle legittime esigenze stilistico-poetiche dell’autore. Sicché è lecito<br />

mantenere una certa dose di prudenza nell’<strong>in</strong>terpretare l’<strong>in</strong>carnato di vita desumibile dai carmi extra<br />

Clodiani, anche quando la realtà <strong>in</strong> essi contenuta sembra offrirsi <strong>in</strong>controvertibile al lettore.<br />

Feroce con … <strong>Gaio</strong> Giulio Cesare<br />

<strong>Catullo</strong> seguì le vicende delle campagne belliche condotte da Cesare <strong>in</strong> Gallia e Britannia. Di lui fu<br />

censore feroce e all’occorrenza non esitò ad attaccarlo apertamente. Pari sorte ebbe Mamurra, uno<br />

stretto collaboratore del condottiero <strong>in</strong>sieme con Nonio, Vat<strong>in</strong>io e Sufficio. Egli usò l’arma astiosa della<br />

satira scurrile nei confronti dell’aspirante tiranno di Roma, def<strong>in</strong>endolo senza mezzi term<strong>in</strong>i con i<br />

peggiori epiteti: 74 “improbus c<strong>in</strong>aedus” (svergognato omosessuale), “morbosus” (depravato),<br />

“eruditulus”(letteratucolo), “vorax adulter”(adultero <strong>in</strong>saziabile), “aleo” (biscazziere), capace soprattutto<br />

di “uncta devorare patrimonia” (divorare consistenti patrimoni):<br />

"Caesaris visens monimenta magni,/ Gallicum Rhenum horribile aequor/ ultimosque Britannos..." (Carme XI,10-<br />

12); " … imperator unice, / fuisti <strong>in</strong> ultima occidentis <strong>in</strong>sula,/ ut ista vestra diffututa mentula/ ducenties comesset<br />

aut trecenties?" (Carme XXIX, 11-14); “… Aut quid hic potest nisi uncta devorare patrimonia?”(Carme XXIX, 21-<br />

22). “irascere iterum meis iambis/ <strong>in</strong>merentibus, unice imperator.” (Carme LIV, vv.6-7) 75<br />

Denario d’argento (3.92 g.) 44 a.C. Recto.<br />

Profilo di G. Cesare laureato con iscrizione da<br />

ds. CAESAR.IM (PERATOR) [Cesare Generale<br />

vittorioso]. A sn. Luna crescente (simbolo di<br />

buon auspicio) fra P(ONTIFEX) e M(AXIMUS)<br />

[Pontefice Massimo - capo del collegio dei<br />

sacerdoti ]. Uno dei primi ritratti di Cesare <strong>in</strong> vita.<br />

Denario d’argento – Verso.<br />

Venere porta lo scettro e impalma la Vittoria<br />

Alata. Da ds. a sn. del campo:<br />

L(UCIUS)AEMILIUS BUCA<br />

[QUATTUORVIR <strong>in</strong> carica. Ovvero uno dei<br />

quattro magistrati autorizzati dal Senato a<br />

sovr<strong>in</strong>tendere congiuntamente la coniatura<br />

ed emissione delle monete nella zecca<br />

mobile al seguito del Generalissimo.]<br />

Busto di G. G. Cesare 13 Qu<strong>in</strong>tile (luglio) 100 - 15 marzo 44 a.C<br />

74 Lo fece anche il suo amico M.F. Bibaculo (n. 103 a.C.?), come ci ricorda il tardo grammatico Diomede (IV sec. A.D.). Cfr.: Grammatici<br />

Lat<strong>in</strong>i ex recensione Henrici Keilii, a cura di He<strong>in</strong>rich Keil/Hermann Hogan, ed. B. G. Teubneri, Lipsia,1857-1880, vol.1,48.<br />

75 “Visitando le opere del grande Cesare,/ il gallico Reno, il mare orrendo/ e gli ultimi Britanni …”. “ … Generale unico/ fosti <strong>in</strong> quell’ultima<br />

isola dell’occidente,/ perché questa vostra fottuta m<strong>in</strong>chia/ mangiasse duecentomila o trecentomila sesterzi?”. [Qui “vostra” si riferisce a<br />

Cesare e Mamurra di Formia. Quest’ultimo, appartenente all’ord<strong>in</strong>e equestre e soprannom<strong>in</strong>ato “mentula”o“magna mentula”(cazzone, ma<br />

ricco, e perciò potenzialmente deleterio a tutto tondo) dal poeta (Carm<strong>in</strong>a, CXIV/CXV). Fu Praefectus Fabrum, cioè capo del genio militare<br />

(Gaius Secundus Pl<strong>in</strong>ius, Naturalis Historia, XXXVI, 48). Il ricchissimo e fidato collaboratore del condottiero stette al suo seguito nelle<br />

campagne di guerra di Gallia e Spagna. Morì nel Dicembre 45 a.C. Cesare accolse impassibile la notizia, mentre era nella sala da bagno della<br />

villa di Cicerone a Pozzuoli. (M. T. Cicero, Epistulae ad Atticum, op. cit., XIII, 52)]“ …O cosa può costui(Cesare)/se non divorare grassi<br />

patrimoni?”. “Arrabbiati ancora per i miei giambi/ <strong>in</strong>nocenti, generalissimo.”


“draco”<br />

45<br />

“ascia”<br />

“tiara”<br />

“culullus"<br />

“aspergillum”<br />

Denario d’argento coniato con il nome “Cesare” senza consenso senatoriale, al ritorno dalla vittoriosa campagna di<br />

Gallia [presumibilmente a Mediolanum (Milano)], prima che G. Giulio varcasse il Rubicone (11 Febbraio del 49, ossia<br />

c<strong>in</strong>que anni dopo la scomparsa di <strong>Catullo</strong>). Una sfida aperta alle istituzioni repubblicane! La zecca mobile al seguito del<br />

condottiero emise monete analoghe nel biennio 49 – 48 a. C. per retribuire lo stipendium ai legionari, e più <strong>in</strong> generale<br />

per far fronte alle spese di guerra.<br />

Nel recto, <strong>in</strong> esergo, si legge CAESAR. Un elefante (<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua punica “caesar”…) si appresta ad attaccare un<br />

drago. Risulta evidente l’impianto allegorico dell’affermazione del bene sul male. Nel verso sono visibili gli<br />

emblemi sacrali del Pontifex Maximus, carica ricoperta da Cesare al momento della coniatura: “culullus”, tazza<br />

per bere; “aspergillum”, l’aspersorio; “ascia”, l’ascia per immolare gli animali sacrificali alle div<strong>in</strong>ità; “tiara”, il<br />

copricapo da portare durante il cerimoniale. Qualche tempo dopo il Senato, mostrando buon viso a cattivo gioco,<br />

accorderà al potente uomo di Roma privilegi alla pari di un monarca. A Cesare fu <strong>in</strong>fatti concesso l’onore perenne<br />

di fregiarsi dei paludamenti del trionfatore: il mantello di porpora e l’alloro. Il qu<strong>in</strong>to mese dell’antico anno prese<br />

il suo nome (Luglio=Giulio) e gli fu eretta una statua nel tempio di Quir<strong>in</strong>o, dio delle armate romane <strong>in</strong> tempo di<br />

pace. Per di più poté sedersi su un trono aureo, e addirittura raffigurarsi sulle unità monetarie alla maniera dei<br />

regnanti ellenistici. In tal modo veniva ad essere clamorosamente cancellata la rigida regola repubblicana di<br />

tenere la moneta al di fuori di ogni <strong>in</strong>fluenza politica. Siffatta pretesa di vanità e totalizzante autosponsorizzazione<br />

diventerà <strong>in</strong> seguito appannaggio di tutti gli imperatori romani, perdurando s<strong>in</strong>o alla est<strong>in</strong>zione dell’Impero. Oltre<br />

al titolo di Pontifex Maximus e di Imperator (“Colui che regna <strong>in</strong> assoluto sull’Impero e Comandante <strong>in</strong> Capo<br />

dell’Esercito di Roma”), costoro pretenderanno l’iscrizione della denom<strong>in</strong>azione “Caesar” su ogni esemplare di<br />

emissione monetale <strong>in</strong>erente al periodo di reggenza, ovverosia “Nobile, di grande dignità e degno di lode”.<br />

Ma quale fu l’atteggiamento di Cesare nei confronti del godereccio scapestrato della Roma abbiente?!<br />

Sembra che <strong>Gaio</strong> Giulio tendesse volutamente ad ignorare le sue maligne frecciat<strong>in</strong>e <strong>in</strong> versi (Qu<strong>in</strong>tiliano, Inst.,<br />

11,1,38) non reputandolo <strong>in</strong> alcun modo <strong>in</strong> grado di ostacolare la sua prestigiosa ascesa politico-sociale con il<br />

solo ausilio della vis poetica. E non esistono elementi probatori per non pensare che egli lo considerasse una<br />

simpatica canaglia dallo stile proclive alla “espressione lirica popolare” poco ossequiosa; una ventata di<br />

dissacrante novità, <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dei conti, <strong>in</strong>trodotta dal poeta nuovo 76 nella Urbs dei conservatori dalla rigida morale<br />

comune (… rumoresque senum severiorum - Carm<strong>in</strong>a, V, 2). <strong>Catullo</strong>, <strong>in</strong> buona sostanza, era la prova evidente<br />

dei processi di trasformazione <strong>in</strong> corso nella vecchia repubblica ormai al tramonto. Egli rappresentava l’uomo<br />

nuovo nel campo letterario. Progressista, mordace, spregiudicato e <strong>in</strong>tellettualmente attivo, proprio come<br />

Cesare <strong>in</strong> quello politico. L’alter ego del futuro autocrate, <strong>in</strong>somma. Il tono caustico di altri versi lasciano<br />

76 Un poeta del genere non è impegnato <strong>in</strong> valori civili o politici. Scrive per otium, ovvero per il piacere di svolgere un’attività <strong>in</strong>tellettuale.<br />

La poesia diviene divertimento. I Neoteroi rifiutano i componimenti lunghi e le ampollose composizioni mitologiche, consapevoli della<br />

eleganza di un manufatto poetico breve. Si privilegia così la concisione. I Poetae Novi hanno il culto per la bellezza formale, per la parola<br />

cesellata. Il labor limae è dimostrazione di grande competenza l<strong>in</strong>guistica e mitologica. Il mito rappresentato nella composizione poetica<br />

funge da velo da cui traspaiono i sentimenti del suo creatore.


46<br />

<strong>in</strong>tendere che l’artefice delle imprese di Gallia (58-56 a.C) e Britannia (55-54 a.C.) ritenesse la penna del poeta<br />

giovevole alla sponsorizzazione della sua ambiziosa politica di tornaconto personale, e che plaudisse il modo<br />

di comporre brillante e dis<strong>in</strong>ibito del rimatore per accattivarsene il favore. Si trattava, dopotutto, del giudizio<br />

di un competente <strong>in</strong> ambito culturale. Sappiamo da Plutarco di Cheronea, <strong>in</strong>fatti, che il condottiero fu ottimo<br />

oratore e seppe dist<strong>in</strong>guersi per la <strong>in</strong>cisiva semplicità stilistica dei suoi numerosi scritti; prosa asciutta e<br />

limpida,stile da soldato, 77 apprezzati f<strong>in</strong>anche da Cicerone. <strong>Catullo</strong>, però, non la pensava così: Chi Cesare?!<br />

Un eruditulus da strapazzo. Il veronese, dunque, non aveva mostrato alcun entusiasmo per le sviol<strong>in</strong>ate del<br />

rampollo della Gens Julia e senza tanti complimenti gli aveva risposto di non prenderlo neppure <strong>in</strong><br />

considerazione. Un affronto gravissimo e raff<strong>in</strong>atamente crudele all’<strong>in</strong>dirizzo di un uomo - amico di famiglia,<br />

tra l’altro 78 - che di fatto si era guadagnato il centro dell’attenzione del mondo per le sue straord<strong>in</strong>arie azioni<br />

militari:<br />

“Nil nimium studeo Caesar tibi velle placere./ Nec scire utrum sis albus an ater homo”(C., XCIII, 1-2) 79 .<br />

Non mancarono, tuttavia, i momenti di collera da parte del generalissimo contro la punzecchiante<br />

impert<strong>in</strong>enza del giovane verseggiatore, evidentemente allergico ad ogni forma di dispotica arroganza:<br />

“ …irascere iterum meis iambis/<strong>in</strong>merentibus, unice imperator ”(C., LIV, 6-7) 80 .<br />

È strano come la calvizie di Cesare non sia stata oggetto dei giambi al curaro del poeta! Forse un po’ troppo anche per<br />

un impert<strong>in</strong>ente dis<strong>in</strong>ibito come lui!<br />

Si hanno fondate ragioni per ritenere che molti uom<strong>in</strong>i di cultura della Roma repubblicana considerassero<br />

Cesare soltanto un arrivista senza scrupoli, donnaiolo e licenzioso bisessuale. Lo storico Caio Tranquillo<br />

Svetonio (?70 – 140? A.D.), per esempio, riporta che <strong>Gaio</strong> Giulio fosse convolato a nozze quattro volte e<br />

sempre con donne di condizioni agiate: Cossuzia, Cornelia, Pompea e Calpurnia. Amò <strong>in</strong>oltre numerose nobili<br />

matrone: Postumia, moglie di Servio Sulpicio; Lollia, moglie di Aulo Gab<strong>in</strong>io; Tertulla, moglie di Marco<br />

Crasso; e Mucia, moglie di Gneo Pompeo. Ma più di ogni altra ebbe a cuore Servilia, madre di Marco Bruto:<br />

“Sed ante alias dilexit Marci Bruti matrem Serviliam, cui et primo suo consulatu sexagiens sestertium<br />

margaritam mercatus est.” 81<br />

La più celebre delle amanti di Cesare, a parte la reg<strong>in</strong>a Eunce, moglie di Bogude di Mauritania, fu<br />

Cleopatra, 82 reg<strong>in</strong>a dell’antico Egitto, che egli tenne con sé dal 48 s<strong>in</strong>o al di lui assass<strong>in</strong>io. In concomitanza<br />

delle sue imprese militari e del crescente prestigio politico, divenne di pubblico dom<strong>in</strong>io che G. Giulio non<br />

disdegnasse le relazioni sessuali maschili. E dato che agli occhi dei romani un c<strong>in</strong>edo effem<strong>in</strong>ato suscitava<br />

particolare sdegno, si commentano da soli gli <strong>in</strong>fuocati versi di <strong>Catullo</strong> all’<strong>in</strong>dirizzo di chi sarebbe diventato<br />

l’uomo più potente di Roma:<br />

Pulcre convenit improbis c<strong>in</strong>aedis,<br />

Mamurrae pathicoque Caesarique.<br />

nec mirum: maculae pares utrisque,<br />

C’è accordo tra gli sfrontati f<strong>in</strong>occhi,<br />

Mamurra, che è un pederastra passivo, e Cesare.<br />

Non c’è da stupire: hanno entrambi la medesima macchia,<br />

l’una è di Roma e l’altra viene da Formia,<br />

urbana altera et illa Formiana, entrambe rimangono impresse e non si toglieranno;<br />

impressae resident nec eluentur: depravati alla pari, veri fratelli gemelli,<br />

morbosi pariter, gemelli utrique,<br />

tutti e due letteratucoli, e coricati <strong>in</strong> un solo letto,<br />

uno <strong>in</strong> lecticulo erudituli ambo,<br />

non questo più di quello adultero sfrenato,<br />

non hic quam ille magis vorax adulter,<br />

rivales socii puellularum.<br />

pulcre convenit improbis c<strong>in</strong>aedis. (Carm<strong>in</strong>a, LVII)<br />

rivali compagni di ragazz<strong>in</strong>e.<br />

S’<strong>in</strong>tendono a meraviglia gli svergognati <strong>in</strong>vertiti.<br />

77 Plutarco ( 46? A.D/125?A.D..)., Vita di Cesare, 3, a cura di Bonamente G., collana Filo di perle, Studio Tesi Editore, 1994, pagg. XLVIII-207.<br />

78 Svetonio ci dice che sovente Cesare era gradito ospite dell’agiata e nobile famiglia di <strong>Catullo</strong> quando era governatore della Gallia Cisalp<strong>in</strong>a (Italia<br />

Settentrionale). Riporta <strong>in</strong>oltre che l’Imperator fece altrettanto con <strong>Catullo</strong>, ma dopo che questi andò a porgergli le scuse per avere offeso tanto lui quanto<br />

l’amico Mamurra con la satira velenosa dei suoi versi. Svetonius, De vita Caesarum, Divus Julius, Liber I, LXXIII.<br />

79 “Non me ne importa niente, o Cesare, di volerti piacere./ Né m’<strong>in</strong>teressa sapere se tu sia un uomo bianco o nero.”<br />

80 “E torna pure ad <strong>in</strong>cazzarti/ Generalissimo, contro i miei versi <strong>in</strong>nocenti.”<br />

81 Sv., op. cit., Liber I, L: “Ma più di tutte amò Servilia, la madre di Marco Bruto, per la quale - nel corso del suo primo consolato - acquistò una perla del<br />

valore di sei milioni di sesterzi”. (Equivalenti a circa 11 milioni e mezzo di Euro! Pressappoco 22 miliardi di lire del vecchio conio).<br />

82 Sv., op. cit., LII, ci parla della reg<strong>in</strong>a della Muritania Eunoe. Cleopatra VII Tea Filopatore (Κλεοπάτρα θεά φιλοπάτωρ - Cleopatra Tea Filopatore, 69 –<br />

30 a.C) fu l'ultima reg<strong>in</strong>a dell'antico Egitto e l'ultimo membro della D<strong>in</strong>astia tolemaica. Il nome "Cleopatra" significa "gloria del padre" <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua greca.


47<br />

D'altronde lo stesso Svetonio ce lo conferma più di una volta. Durante la campagna di Britannia, ad<br />

esempio, Cesare acquistava schiavi raff<strong>in</strong>ati di bella presenza, spendendo forti somme di denaro. Per una<br />

sorta di pudore personale ord<strong>in</strong>ava poi di non <strong>in</strong>cludere tali spese nel suo bilancio ufficiale:<br />

“…servitia rectiora politioraque <strong>in</strong>menso pretio, et cuius ipsum etiam puderet, sic ut rationibus vetaret<br />

<strong>in</strong>ferri.”(Svetonius. I, xlvii)<br />

Ci parla poi del love affair con Nicomede IV Filopatore, re di Bit<strong>in</strong>ia. Il romano, allora sedicenne, era<br />

stato <strong>in</strong>viato dal console Marco M<strong>in</strong>ucio Termo <strong>in</strong> quella piccola regione dell’Asia M<strong>in</strong>ore (cfr. cart<strong>in</strong>a<br />

geografica pag.9) al f<strong>in</strong>e di richiedere un supporto navale per la riconquista dell’isola di Lesbo. Fu amore<br />

a prima vista. Il “discendente di venere” tornò ad <strong>in</strong>contrare la sua fiamma qualche tempo dopo,<br />

adducendo la scusa del recupero di un credito presso un liberto. 83<br />

Pers<strong>in</strong>o le legioni di Cesare vittorioso <strong>in</strong> Gallia nei carm<strong>in</strong>a triumphalia 84 pervenutici facevano<br />

riferimento al “vizietto” del loro comandante supremo, che canzonavano sguaiatamente:<br />

“Gallico denique triumpho milites eius <strong>in</strong>ter cetera carm<strong>in</strong>a, qualia currum prosequentes ioculariter canunt,<br />

etiam illud vulgatissimum pronuntiaverunt:<br />

Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem: ecce Caesar nunc triumphat qui subegit Gallias,<br />

Nicomedes non triumphat qui subegit Caesarem” 85<br />

Legionari <strong>in</strong> marcia - monete romane risalenti all’epoca di Cesare Ottaviano Augusto<br />

Durante la dittatura di G. Cesare le prov<strong>in</strong>ce romane divennero 18. Dieci <strong>in</strong> occidente (Sicilia, Sardegna, Corsica, Gallia Cisalp<strong>in</strong>a, Illirico, Gallia Narbonese, Gallia Comata,<br />

Spagna Citeriore, Spagna Ulteriore, Africa Vetus, Africa Nova) e 8 <strong>in</strong> oriente (Macedonia, Acaia ed Epiro, Creta, Asia, Bit<strong>in</strong>ia e Ponto, Cilicia e Cipro, Siria, Cirenaica. Tali<br />

territori furono distribuiti ai veterani e <strong>in</strong> essi vennero stabilite numerosissime colonie militari. Cfr.: “Storia d’Italia” di Luisa Gabbiani Flynn, <strong>in</strong>:<br />

http://www.italystl.com/storia.htm.<br />

83 Svetonius, op. cit: II. Lo storico tratta di Cesare anche nei paragrafi XLVII, XLIX, L, LI, LII,LVII.<br />

64 Erano canti che i legionari romani <strong>in</strong> marcia improvvisavano a conclusione di imprese militari vittoriose da parte del loro comandante.<br />

Tali motivetti contenevano <strong>in</strong>sieme espressioni di elogio e di sbeffeggiamento nei confronti del v<strong>in</strong>citore. Pare che la loro funzione fosse<br />

quella di mitigare con il riso l'esaltazione della vittoria, per non <strong>in</strong>durre alla superbia il protagonista della spedizione militare. Cfr.:<br />

http://it.wikipedia.org/wiki/Fescenn<strong>in</strong>i. G.S. Curione Padre (m. 53 a.C.), citato anche da Svetonio, ebbe a dire nei suoi “Discorsi” che<br />

Cesare era “la moglie di tutti i mariti e il marito di tutte le mogli”.<br />

85 Svetonius, op. cit. XLIX. Si allude addirittura all’omosessualità passiva di Cesare: “Inf<strong>in</strong>e nel suo (di Cesare) trionfo <strong>in</strong> Gallia i di lui<br />

soldati - tra le canzonc<strong>in</strong>e sfottenti che di solito venivano cantate da quanti erano al seguito del carro (del vittorioso condottiero) -<br />

stornellavano un motivetto ben noto ancora oggi: Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede ha sottomesso Cesare: ecco, Cesare che ha<br />

sottomesso le Gallie, ora trionfa, Nicomede che ha sottomesso Cesare non riporta nessun trionfo”. Ma cantavano anche: “Urbani, servate<br />

uxores: moechum calvom adducimus./ Aurum <strong>in</strong> Gallia effutuisti, hic sumpsisti mutuum.” [“Cittad<strong>in</strong>i, sorvegliate le vostre donne: vi<br />

portiamo l’adultero calvo; / In Gallia, o Cesare, hai dissipato con le donne il denaro che qui hai preso <strong>in</strong> prestito.”]. (Svetonius , o.c. I, LI).


48<br />

M. T. Cicerone - Musei Capitol<strong>in</strong>i - Roma<br />

Cleopatra VII Tea Filopatore “Il più eloquente dei nipoti di Romolo”(<strong>Catullo</strong>, C., xlix,1)<br />

86<br />

British Museum – Londra “Le idi di Marzo sono il nostro conforto”<br />

“La fuga della reg<strong>in</strong>a (Cleopatra) non mi dà fastidio” 87<br />

“Aureo” raffigurante Marco Giunio Bruto Cepione (85-42 a.C.), il Cesaricida.<br />

Recto. IMP(ERATOR) BRUT(US) L.(UCIUS ) PLAET.(ORIUS) CEST(IANUS)<br />

Verso. EID(IBUS).MAR(TIIS)<br />

[(R..) Bruto Comandante vittorioso dell’esercito (repubblicano che operò <strong>in</strong> Illiria e Macedonia dal 43 al 42 a.C.).<br />

Lucio Pletorio Cestiano (magistrato coniatore <strong>in</strong> carica della zecca mobile di Bruto). (V.) Idi di Marzo ].<br />

A s<strong>in</strong>istra M. G. Bruto appare raffigurato di profilo con la barba, tratto dist<strong>in</strong>tivo di rispetto e dignità. A destra compaiono due<br />

pugnali, la più che eloquente firma di Bruto e Cassio cesaricidi. Fra le armi si staglia<br />

il pileo frigio, simbolo di libertà. Il berretto era di solito portato dagli schiavi affrancati.<br />

86 “Idus Martiae consolantur”. M. T. Cicerone, “Lettere ad Attico”, XIV, 4, [scritta a Lanuvio il 10 Aprile del 44, anno 358 A.U.C.].<br />

87 “Reg<strong>in</strong>ae fuga mihi non molesta est”. Ibidem XIV,8, 1. [16 aprile del 44 a.C. - 362 ab Urbe Condita]. Cleopatra fu presumibilmente<br />

costretta ad abbandonare Roma <strong>in</strong> tutta fretta, dopo l’assass<strong>in</strong>io di Cesare, temendo per sé e per il figlio Cesarione, frutto della relazione con<br />

il dittatore.


49<br />

M o e c i l i a … 88<br />

professione: adultera<br />

Con un solo colpo ben assestato d’ironia commista a disprezzo <strong>Catullo</strong> centra due bersagli contigui:<br />

l’ambizioso Pompeo - con Cesare padrone di Roma e saccheggiatore del mondo - e Mucia (amica di Clodia-<br />

Lesbia), la di lui ex moglie, che con la sua condotta libert<strong>in</strong>a viola costantemente le leggi del vero amore.<br />

Per il versificatore veronese tutto questo sembra essere <strong>in</strong>tollerabile. Un legame amoroso credibile deve<br />

seguire un pr<strong>in</strong>cipio assoluto affettivo che veda il bene velle, l’aeternum e il sanctae foedus amicitiae (C., CIX,<br />

6) prevalere sul carnale amare (C.,LXXII), pur riconoscendo all’energia libidica che si libera da quest’ultimo<br />

atto il ruolo di farci sentire vivi al mondo. Nel corso del primo consolato di Pompeo (70 a.C.) Mucia aveva<br />

due amanti. Ora che il consorte - dal quale nel frattempo ha divorziato - è console per la seconda volta (55<br />

a.C.), la cifra due è la stessa, ma …con tre zeri <strong>in</strong> più! (Anche Giulio Cesare è da annoverare fra i tanti<br />

libert<strong>in</strong>i accontentati! Cfr. pag. 33).<br />

Consule Pompeio primum duo, C<strong>in</strong>na 89 , solebant<br />

Moeciliam: facto consule nunc iterum<br />

manserunt duo, sed creuerunt milia <strong>in</strong> unum<br />

s<strong>in</strong>gula. fecundum semen adulterio. (C., CXIII)<br />

Scena erotica su coppa romana <strong>in</strong> argento - I sec. A.D.<br />

“The Warren Cup” - British Museum - Londra<br />

Sotto il primo consolato di Pompeo due, C<strong>in</strong>na, avevano<br />

commercio amoroso con Moecilia: adesso, diventato quello<br />

console per la seconda, i due sono rimasti, ma crebbero ognuno<br />

s<strong>in</strong>o a mille per ciascuno. È fecondo il seme dell'adulterio.<br />

Denario d’argento con il busto di Gneo Pompeo<br />

Magno (106-48 a.C.)<br />

Zecca di Cantana - Sicilia<br />

Ai lati oggetti religiosi rituali: urna e lituus<br />

Periodo repubblicano 49-39 a.C.<br />

“MAG(nus)PIVS IMP(erator)ITER”<br />

Museum of f<strong>in</strong>e arts - Boston<br />

« … urbis o putissimei/ socer generque … » (C., XXIX vv. 24-25 ) 90<br />

88<br />

Moecilia, Moecilla o Mucilla sono i dim<strong>in</strong>utivi di Mucia, ex moglie di Pompeo. In alto a ds. fanciulla <strong>in</strong> bik<strong>in</strong>i (particolare). Enna, villa<br />

romana del casale, ca. IV AD.<br />

89<br />

G. Elvio C<strong>in</strong>na, orig<strong>in</strong>ario di Brescia, poeta neoterico del I sec. a.C. <strong>Catullo</strong> lo ammirò per l’epillio Zmyrna. Cfr. anche cc.10 e 113.<br />

90<br />

“… Perle rare di Roma/suocero e genero”(NB che qui putissimei è assonanza di putidissimi = fetentissimi). G. Pompeo Magno sposò<br />

Giulia, figlia di Cesare, nel 59 a.C. Con il suocero e Marco Lic<strong>in</strong>io Crasso - il v<strong>in</strong>citore di Spartaco - fece parte di un accordo segreto def<strong>in</strong>ito


Tagliente con i rivali <strong>in</strong> amore … (“puttanieri di angiporti”)<br />

91<br />

50<br />

Rufo si domanda perché le donne lo resp<strong>in</strong>gano 92<br />

Semplice! Nelle sue ascelle abita un selvaggio caprone!<br />

Noli admirari, quare tibi fem<strong>in</strong>a nulla,<br />

Rufe, uelit tenerum supposuisse<br />

femur,<br />

non si illam rarae labefactes munere<br />

uestis<br />

aut perluciduli deliciis lapidis.<br />

laedit te quaedam mala fabula, qua tibi fertur<br />

ualle<br />

sub alarum trux habitare caper.<br />

hunc metuunt omnes; neque mirum: nam<br />

mala ualde<br />

est<br />

bestia, nec quicum bella puella cubet.<br />

quare aut crudelem nasorum <strong>in</strong>terfice pestem,<br />

aut<br />

admirari des<strong>in</strong>e cur fugiunt. Carm<strong>in</strong>a,LXIX<br />

Non stupirti perché nessuna donna,<br />

o Rufo, voglia stendere sotto di te le sue tenere cosce,<br />

neppure se tentassi di farla vacillare col dono di una<br />

rara veste o con l’attrazione di una pietra di trasparenza<br />

delicata. Ti nuoce una cattiva diceria, secondo cui si<br />

dice che nell’avvallamento delle tue ascelle abita un<br />

selvaggio caprone.<br />

Questo<br />

temono tutte, e non c’è da stupirsi: <strong>in</strong>fatti<br />

è<br />

una gran brutta bestia, con cui nessuna bella ragazza<br />

va a letto.<br />

Per cui o uccidi quella crudele pestilenza per i nasi,<br />

o smetti di stupirti perché le donne ti evitano.<br />

G iochi di Taverna<br />

via di Mercurio<br />

Pompei<br />

Primo Triunvirato (60 a.C.). In pratica la cricca dei tre (Crasso aveva il denaro, Pompeo i veterani, Cesare l’appoggio della plebe) si<br />

garantiva aiuto reciproco contro il Senato, al f<strong>in</strong>e di ottenere vantaggi politici consistenti che avrebbero consentito loro di spartirsi il potere.<br />

A Roma, ovviamente, molti <strong>in</strong>tellettuali come <strong>Catullo</strong> osteggiarono sdegnosi questo <strong>in</strong>trallazzo alla grande, conv<strong>in</strong>ti che le mire politiche<br />

della triade sarebbero state fonte di violenza civile.<br />

91 “Semitarii moechii”, Carm<strong>in</strong>a, 37, v.16.<br />

92 Sembra essere Marco Celio Rufo (82-48 a.C.). Allievo di Cicerone. Lesbia lo preferì a <strong>Catullo</strong> (Cfr.: pag.4, nota 10). Nel carme LXIX,<br />

forse dedicato a Lesbia, ci dice che lo spregevole <strong>in</strong>dividuo è affetto anche da gotta (podagra) In alto a destra mosaico di giovane romano.<br />

Terme di Caracalla. 211-217 A.D.


51<br />

Egnatius “denti bianchi”…<br />

lui, ride … ride sempre!<br />

“Se tu fossi Romano o Sab<strong>in</strong>o o di Tivoli<br />

o grasso Umbro o Etrusco obeso<br />

o Lanuv<strong>in</strong>o nero e tutto denti<br />

uno dell’Oltrepò, per metterci anche i miei,<br />

o chiunque, che si lava i denti con acqua pura,<br />

anche allora vorrei che tu<br />

non ridessi cont<strong>in</strong>uamente d’ogni cosa:<br />

niente è più sciocco di un modo sciocco di ridere.<br />

Per di più sei Celtibero: e <strong>in</strong> terra di Celtiberia<br />

la matt<strong>in</strong>a tutti si strof<strong>in</strong>ano a sangue<br />

gengive e denti con la propria ur<strong>in</strong>a.<br />

Così più bianchi sono questi vostri denti<br />

e più rivelano il piscio che hai bevuto.” (C., XXXIX, vv.15-21) 93<br />

«Si urbanus esses aut Sab<strong>in</strong>us aut Tiburs<br />

aut p<strong>in</strong>guis Vmber aut obesus Etruscus<br />

aut Lanuv<strong>in</strong>us ater atque dentatus<br />

aut Transpadanus, ut meos quoque att<strong>in</strong>gam,<br />

aut quilubet, qui puriter lavit dentes,<br />

tamen renidere usque quaque te nollem:<br />

nam risu <strong>in</strong>epto res <strong>in</strong>eptior nulla est.<br />

nunc Celtiber es: Celtiberia <strong>in</strong> terra,<br />

quod quisque m<strong>in</strong>xit, hoc sibi solet mane<br />

dentem atque russam defricare g<strong>in</strong>givam,<br />

ut quo iste vester expolitior dens est,<br />

hoc te amplius bibisse praedicet loti».<br />

La più antica protesi dentaria scoperta <strong>in</strong> tempi recentissimi<br />

(maggio 2007). Appartenne ad una agiata donna romana del I o II<br />

sec A.D. I denti erano tenuti <strong>in</strong>sieme da un filo d’oro di molti<br />

carati.<br />

Cfr.: http://guide.dada.net/lat<strong>in</strong>o/<strong>in</strong>terventi/2007/05/295340.shtml<br />

A sn.: mosaico pompeiano di figura femm<strong>in</strong>ile<br />

Ora al museo di Capodimonte - Napoli<br />

93 Egnazio è uno spagnolo di orig<strong>in</strong>e italica con nome sannitico, uno dei tanti farfalloni che volano <strong>in</strong>torno a Lesbia e gozzovigliano con lei.<br />

<strong>Catullo</strong>, evidentemente geloso, reagisce con feroce eleganza, scior<strong>in</strong>ando poeticamente le sue peggiori abitud<strong>in</strong>i comportamentali. Il<br />

Celtibero doveva risultare particolarmente antipatico al poeta, giacché lo bersagliò di versi al curaro s<strong>in</strong> dal carme 37, vv.17-20. La tematica<br />

dei denti bianchi compare lì per la prima volta. In più il poeta sfodera il suo migliore sarcasmo nei confronti del giovane rivale. Come può<br />

andare fiero del proprio aspetto uno che è esageratamente capellone, porta la barba <strong>in</strong>colta ed è “ nato fra i conigli della Spagna”?!


52<br />

Pillole …<br />

Ai tempi di <strong>Catullo</strong> si viaggiava così …<br />

“Raeda” - Bassorilievo funerario – Virunum (Zollfeld) – Car<strong>in</strong>zia(Austria)<br />

La raeda, <strong>in</strong>sieme al cisium, all’essedum, al cov<strong>in</strong>us, e al carpentium, divenne la vettura di uso più comune a Roma per il<br />

trasporto di persone e/o bagagli su lunghe distanze. Coperta e abbastanza confortevole per quei tempi, era <strong>in</strong> genere tra<strong>in</strong>ata da<br />

due as<strong>in</strong>i/onagri. I benestanti ambivano ad acquistarne una con due cavalli da tiro per meglio ostentare la loro agiatezza:“Hic<br />

Vedius mihi obviam venit cum duobus essedis et raeda equis iuncta et laectica et familia magna …” [“Questo Vedio (Publio Vedio<br />

Pollione?) mi è venuto <strong>in</strong>contro con due calessi, una carrozza da viaggio tirata da cavalli, una lettiga ed un seguito imponente di schiavi…”<br />

Cic., Aepistulae ad Atticum, VI, 1, 24]. Era noleggiabile, anche con raedarium (vetturale), presso le mansiones, ossia le stazioni postali<br />

situate ad una giornata di viaggio le une dalle altre, dove era possibile effettuare un cambio di pariglia di bestie da tra<strong>in</strong>o ben<br />

riposate ed allogate negli stabula (magazz<strong>in</strong>i e scuderie). Tale operazione era eseguibile anche presso le mutationes (luoghi di tappa<br />

e di rifornimento viveri ogni 5 miglia romane. 1 miglio romano = 1478,5 m.). Il vettur<strong>in</strong>o/passeggero poteva effettuare una sosta di<br />

riposo presso gli hospitia (alberghi) e i deversorioli (alberghetti, locande. Cic., ibidem, XIV, 8 ) dissem<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> buon numero lungo i percorsi.<br />

Una raeda tirata da due spediti destrieri era <strong>in</strong> grado di raggiungere l’<strong>in</strong>credibile velocità di sei miglia romane all’ora (circa 9 km.<br />

all’ora). Svetonio ci racconta che <strong>in</strong> Gallia Giulio Cesare era solito noleggiarne una per trasferirsi più celermente - “<strong>in</strong>credibili<br />

celeritate”- da un luogo all’altro del territorio, riuscendo a percorrere “centena passuum milia <strong>in</strong> s<strong>in</strong>gulos dies”[(“100.000 passi al<br />

giorno”, pari a 100 km al giorno, dato che 1 passo romano equivaleva ad 1 metro.) - De vita Caesarum, Divus Julius, Liber I, LVII.].<br />

Cicerone - che da Governatore della Cilicia aveva viaggiato <strong>in</strong> raeda (ad Atticum, V, 16, 1 - 51 a.C.) - <strong>in</strong> un certo senso, avalla quanto<br />

asserisce Svetonio allorché Clodio, lo scapestrato fratello di Lesbia, afferma di aver percorso la distanza Mess<strong>in</strong>a-Roma <strong>in</strong> sette<br />

giorni [691 km., più il tempo della “traiectio” (traghettamento)]. È molto probabile, qu<strong>in</strong>di, che egli si fosse servito dello stesso<br />

mezzo di trasporto:“Ex Sicilia septimo die Romam” [(“Dalla Sicilia a Roma ce l’hai fatta <strong>in</strong> sette giorni”) – Cic., ad Atticum II, 1, 5].<br />

La raeda era orig<strong>in</strong>aria della Gallia e della Britannia, usata anche come carro da guerra. Gli artigiani Romani <strong>in</strong>iziarono a<br />

produrla per il mercato <strong>in</strong>terno dopo che numerosi esemplari erano stati portati nell’Urbe come bott<strong>in</strong>o di guerra.


53<br />

Emilio e Vezio … aliti micidiali!<br />

Affresco I sec a.C. - Ca.mare di Stabia (Na)<br />

“<br />

Non (ita me di ament) quicquam referre putavi,<br />

utrumne os an culum olfacerem Aemilio.<br />

nilo mundius hoc, nihiloque immundius illud,<br />

verum etiam culus mundior et melior:<br />

nam s<strong>in</strong>e dentibus est. hic dentis sesquipedalis,<br />

g<strong>in</strong>givas vero ploxeni habet veteris,<br />

praeterea rictum qualem diffissus <strong>in</strong> aestu<br />

meientis mulae cunnus habere solet.<br />

hic futuit multas et se facit esse venustum,<br />

et non pistr<strong>in</strong>o traditur atque as<strong>in</strong>o?<br />

quem siqua att<strong>in</strong>git, non illam posse putemus<br />

aegroti culum l<strong>in</strong>gere carnificis? Carm<strong>in</strong>a, XCVII<br />

In te, si <strong>in</strong> quemquam, dici pote, putide Victi,<br />

id quod verbosis dicitur et fatuis.<br />

ista cum l<strong>in</strong>gua, si usus veniat tibi, possis<br />

culos et crepidas l<strong>in</strong>gere carpat<strong>in</strong>as.<br />

si nos omn<strong>in</strong>o vis omnes perdere, Victi,<br />

hiscas: omn<strong>in</strong>o quod cupis efficies.<br />

Carm<strong>in</strong>a, XCVIII<br />

Non ho mai creduto (che gli dei non si offendano) che facesse differenza,<br />

annusare la bocca o il culo di Emilio.<br />

L’una non è più pulita o sporca dell’altro,<br />

o meglio, di certo è più pulito e migliore il culo:<br />

<strong>in</strong>fatti è senza denti. Quella <strong>in</strong>vece ha denti enormi,<br />

e gengive simili alle sponde di un carro vecchio,<br />

poi di solito tiene la bocca aperta come<br />

la vulva spaccata di una mula <strong>in</strong> calore mentre piscia.<br />

Costui ne ha fottute molte di femm<strong>in</strong>e e si considera bello,<br />

ma perché non lo mandano a far l’as<strong>in</strong>o nel mul<strong>in</strong>o?<br />

Se una femm<strong>in</strong>a lo palpeggia, non pensiamo forse che quella sarebbe<br />

capace<br />

pers<strong>in</strong>o di leccare il culo di un boia appestato?<br />

A nessuno peggiore di te, Vezio schifoso, si può dire,<br />

ciò che si dice ai ciarlatani ed agli ottusi.<br />

Con quella tua l<strong>in</strong>guaccia, se mai ti capitasse l’occasione, potresti<br />

leccare culi e scarponi di cuoio.<br />

E se <strong>in</strong> un colpo vorrai farci crepare tutti, Vezio,<br />

apri la bocca: otterrai <strong>in</strong> un colpo ciò che desideri.


54<br />

“A”… come Amicizia! e Amore!<br />

Giovenzio … “mi puer/ meos amores”C., xxi<br />

Mellitos oculos tuos, Iuventi 94 ,<br />

si quis me s<strong>in</strong>at usque basiare,<br />

usque ad milia basiem trecenta<br />

nec numquam videar satur futurus,<br />

non si densior aridis aristis<br />

sit nostrae seges osculationis. Carm<strong>in</strong>a, XLVIII<br />

Melliflui gli occhi tuoi, Giovenzio,<br />

se mai mi si permettesse di baciarli sempre,<br />

sempre f<strong>in</strong>o a trecentomila volte li bacerei<br />

e non mi sembra che sarei mai sazio,<br />

nemmeno se la messe del nostro baciarci<br />

fosse più densa delle spighe mature.<br />

Busto di Ant<strong>in</strong>ous Mondragone<br />

(amante dell’Imperatore Adriano)<br />

ca. 130 A.D. - Louvre - Parigi<br />

300.000 baci e …<br />

non sentirsi mai sazio!<br />

Il “Vizio Greco”<br />

La pederastia non era biasimata se praticata<br />

con schiavi e liberti, dato che quest’ultimi<br />

avevano il dovere di accondiscendere sempre<br />

alla volontà del loro padrone. Ad un romano<br />

era consentito <strong>in</strong>trattenersi con uno “scortum”<br />

(prostituto), potendo contare sulla certezza dell’<br />

impunibilità. Ma nel rapporto omoerotico tra<br />

due liberi cittad<strong>in</strong>i, si <strong>in</strong>fliggeva la pena -<br />

un’ammenda - a colui che fosse stato sorpreso<br />

<strong>in</strong> flagrante atteggiamento passivo, “mollis<br />

impudicitia”, (<strong>in</strong> ossequio al concetto romano di<br />

“vir”). La multa era molto salata e ammontava a<br />

10.000 sesterzi, “multa rogata”.<br />

La “Lex Scat<strong>in</strong>ia” (149 a.C.), regolamentò, per<br />

così dire, la pratica omosessuale, apparendo<br />

nel contempo come il primo timido tentativo di<br />

tutelare i fanciulli liberi. Costoro circolavano<br />

portando al collo un legaccio di cuoio o una<br />

catenella con un pendente /amuleto, la “bulla”,<br />

<strong>in</strong>dicante la loro condizione sociale. In caso di<br />

rapporto fra adulti e “pueri” o “praetextati” (da<br />

“praetexta”, la tunica bianca con l’orlo di porpora<br />

che portavano i fanciulli ancora non maturi<br />

sessualmente) veniva punito solo l'adulto,<br />

“stuprum cum puero libero”.<br />

Cfr.: “Vita quotidiana nell’Antica Roma”, <strong>in</strong>:<br />

http://www.archeoempoli.it/anticaroma.htm.<br />

“L’omosessualità a Roma”, <strong>in</strong>:<br />

http://www.luzappy.eu/omosessualita/omosex-pres.doc<br />

94 Anche Giovenzio, (un efebo di Verona?!) lo tortura con “il supplizio della croce” (C. 99). Il poeta lo descrive volubile e scontroso nei suoi riguardi.<br />

L’ambiguità nella vita sessuale di un <strong>in</strong>dividuo <strong>in</strong> genere non destava particolare scalpore <strong>in</strong> quei tempi a Roma. Il giovane si trova al centro dell’attenzione<br />

sentimentale del poeta anche nei Carm<strong>in</strong>a 15, 21, 24, e 81, e molti amici del poeta se lo contendono, Aurelio compreso (C., 21). Da notare come <strong>Catullo</strong> sia<br />

solito dispensare baci a migliaia ai suoi amori: 300.000 a Giovenzio nel carme XLVIII e 3500 a Lesbia nel V. La generosità di tali dimostrazioni di affetto è<br />

criticata dai suoi amici, come si ev<strong>in</strong>ce dal virulentissimo carme XVI. <strong>Catullo</strong> e i suoi contemporanei ritenevano che un vero uomo potesse permettersi di tutto<br />

dal punto di vista sessuale. Si poteva corteggiare ed amare una donna sposata, avere pers<strong>in</strong>o rapporti omosessuali con adulti e ragazzi, conservando<br />

sostanzialmente rispettabilità e dignità agli occhi del mondo (cfr.: Cesare pagg. 31-34). Ciò che non doveva mai venire meno era <strong>in</strong>vece la virilità di un uomo.<br />

Tale tesi è sostenuta con forza da Thomas Nelson W<strong>in</strong>ter <strong>in</strong>: “Catullus Purified” – University of Nebraska-L<strong>in</strong>con, year 1973, pag. 261. L’articolo letterario è<br />

reperibile per <strong>in</strong>tero nel web <strong>in</strong>: http://digitalcommons.unl.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1001&context=classicsfacpub.


“… mi brucia <strong>in</strong> corpo un desiderio senza freni” 95<br />

“… mia dolce Ipsitilla”<br />

Amabo, mea dulcis Ipsitilla,<br />

meae deliciae, mei lepores,<br />

iube ad te veniam meridiatum.<br />

et si iusseris, illud adiuvato,<br />

ne quis lim<strong>in</strong>is obseret tabellam,<br />

neu tibi lubeat foras abire,<br />

sed domi maneas paresque nobis<br />

novem cont<strong>in</strong>uas fututiones.<br />

verum si quid ages, statim iubeto:<br />

nam pransus iaceo et satur sup<strong>in</strong>us<br />

pertundo tunicamque palliumque.<br />

55<br />

Satiro con Menade Pompei - Casa di Cecilio Giocondo - 1-50 d.C. - M.A.N.N<br />

Ti prego, mia dolce Ipsitilla,<br />

mia delizia, mio tesoro,<br />

fammi venire da te nel pomeriggio.<br />

E se lo farai, organizzati sì che<br />

nessuno chiuda il battente dell'<strong>in</strong>gresso,<br />

e non ti salti <strong>in</strong> mente d'andartene fuori,<br />

piuttosto restatene <strong>in</strong> casa e preparami<br />

nove scopate di fila.<br />

Se ne hai voglia, però, <strong>in</strong>vitami immediatamente:<br />

perché dopo mangiato, così disteso, sazio e sup<strong>in</strong>o<br />

io sfondo tunica e mantello. Carmi, XXXII.<br />

95 “… ignis mollibus ardet <strong>in</strong> medullis”. Carmi, XLV, v.16. <strong>Catullo</strong> ripagò con la stessa moneta la condotta libert<strong>in</strong>a di Lesbia: Ipsitilla,<br />

Ameana, Aufilena, Postumia, la Rossa di Bologna, e non pochi giovanetti dagli occhi melliflui, come quelli di Giovenzio.


56<br />

Pio con il compianto fratello<br />

“… <strong>in</strong> perpetuum, frater, ave atque vale.”<br />

Il fratello di <strong>Catullo</strong> morì <strong>in</strong> Bithynia nel 58 a.C. Il poeta ebbe occasione di visitarne la tomba tra il 57 e il 56.<br />

Multas per gentes et multa per aequora<br />

vectus<br />

advenio has miseras, frater, ad <strong>in</strong>ferias,<br />

ut te postremo donarem munere mortis<br />

et mutam nequiquam alloquerer<br />

c<strong>in</strong>erem.<br />

quandoquidem fortuna mihi tete abstulit<br />

ipsum.<br />

heu miser <strong>in</strong>digne frater adempte mihi,<br />

nunc tamen <strong>in</strong>terea haec, prisco quae<br />

more parentum<br />

tradita sunt tristi munere ad <strong>in</strong>ferias,<br />

accipe fraterno multum manantia fletu,<br />

atque <strong>in</strong> perpetuum, frater, ave atque<br />

vale.<br />

NB) La cerimonia funebre, consistente<br />

nell’onorare con offerte rituali (v<strong>in</strong>o, miele,<br />

fiori, cibo, cfr. c. 59) la memoria dei propri cari<br />

sulle tombe, era denom<strong>in</strong>ata “parentatio”<br />

perché <strong>in</strong> tale occasione si gridava “o parens!”,<br />

(o antenato!).<br />

Portato per molte genti e per molti mari<br />

sono giunto, fratello, a queste meste<br />

offerte funebri,<br />

per donarti l'estremo dono di morte<br />

e per parlare <strong>in</strong>vano col tuo cenere muto.<br />

Dal momento che la sorte mi ha strappato<br />

proprio te.<br />

Ohimè <strong>in</strong>felice fratello <strong>in</strong>giustamente<br />

strappatomi,<br />

ora tuttavia <strong>in</strong>tanto accogli queste cose, che<br />

secondo l'antica consuetud<strong>in</strong>e degli antenati<br />

sono a te offerte <strong>in</strong> triste tributo come<br />

sacrificio funebre,<br />

accoglile grondanti assai di pianto fraterno,<br />

e stammi bene, fratello, addio per sempre.<br />

Carm<strong>in</strong>a, CI


57<br />

“Secondo la sua Prima ovunque si trovi saluta. T’imploro d’amarmi, Signora” 96<br />

“Secundus Prim(a)e suae ubique isse(t)[esset] salute. Rogo, dom<strong>in</strong>a, ut me amis [ames].”<br />

Pompei I sec. a.C. (8000 ab. ca.) – iscrizione parietale –<br />

[Corpus Inscriptionum Lat<strong>in</strong>arum – vol. IV - n.1023]<br />

Ercole e Deianira o tenerezze fra<br />

una coppia di amanti.<br />

Affresco parietale - Pompei<br />

“Bulla” d’oro – I sec. a.C.<br />

Ariccia - Roma - Palazzo Massimo alle Terme<br />

Museo Nazionale (cfr.: pag. 54)<br />

96<br />

Irridere sui muri delle abitazioni la irreprensibilità altrui, lodare, esprimere sentimenti di passione e di odio<br />

all’<strong>in</strong>dirizzo di qualcuno/a erano nel mondo lat<strong>in</strong>o pratiche molto comuni. <strong>Catullo</strong>, per esempio, non di rado m<strong>in</strong>accia di bollare<br />

d’<strong>in</strong>famia i suoi rivali d’amore nei modi più disparati a lui congeniali. Uno tra questi è graffire sulla parete esterna della taverna <strong>in</strong> cui<br />

si trovano a gozzovigliare con la sua Lesbia – conv<strong>in</strong>ti di cornificarlo – che essi sono degli emeriti “culattoni” : “ Atqui putate:<br />

namque totius vobis/frontem tabernae sopionibus scribam.” (Perciò credetelo: scriverò su tutto il frontone dell’osteria che avete il<br />

culo rotto). C., xxxvii, vv.9-10.


58<br />

Forse <strong>Catullo</strong> des<strong>in</strong>ava così …<br />

“I Romani mangiavano seduti su uno sgabello, di rado, a tavola, quasi sempre <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a accanto al fuoco se faceva freddo. Con<br />

il passare del tempo e con il miglioramento delle condizioni economiche, i Romani più abbienti dest<strong>in</strong>arono una stanza al pasto<br />

(tabl<strong>in</strong>um). Soltanto dal II secolo a.C. essi <strong>in</strong>iziarono a mangiare sdraiati sul tricl<strong>in</strong>ium” 97<br />

Di buon’ora, appena sveglio e senza neanche lavarsi le mani, il Romano consuma uno dei due pasti della giornata,<br />

una colazione sostanziosa a base di pane e formaggio, frutta e carne. Si tratta spesso degli avanzi della cena del<br />

giorno prima, che gli <strong>in</strong>vitati ad un banchetto possono portarsi a casa <strong>in</strong> un cest<strong>in</strong>o. Sbrigati i primi affari, si<br />

dedica al prandium, lo spunt<strong>in</strong>o della tarda matt<strong>in</strong>ata, sobrio e veloce. L’evento cul<strong>in</strong>ario della giornata si svolge<br />

<strong>in</strong>vece al pomeriggio, quando il Romano abbiente, dopo il consueto bagno alle terme, e qu<strong>in</strong>di verso le tre o le<br />

quattro del pomeriggio, si siede comodamente a tavola f<strong>in</strong>o al calare del sole. Qui le portate sono numerose, f<strong>in</strong>o<br />

a sei, ognuna con una serie svariata di piatti. Nella cena normale dopo l’antipasto - gustatio - seguono le portate<br />

pr<strong>in</strong>cipali di carne e pesce e si chiude con le secundae mensae, cioè i dessert. La serata cont<strong>in</strong>ua con il simposio,<br />

<strong>in</strong> cui alla mescita di v<strong>in</strong>o - sempre annacquato - si accompagna ancora qualche cibo, come i porri, che stimolano<br />

la voglia di bere. Una serie di norme di buona educazione e di etichetta regola la cena, anche rispetto alla<br />

disposizione dei posti a tavola. Nel tricl<strong>in</strong>io (sala da pranzo), <strong>in</strong>fatti, il padrone di casa fa disporre i letti tricl<strong>in</strong>iari,<br />

su cui i convitati si distendono a due o tre, sostenendosi con il braccio s<strong>in</strong>istro piegato. In tal modo la mano<br />

destra è libera di afferrare i cibi dai bassi tavol<strong>in</strong>i accuratamente imbanditi davanti agli ospiti.<br />

Il posto d’onore, detto “consolare”, è all’estrema destra del letto centrale, ed è così chiamato dal fatto che un<br />

messaggero, entrando dalla porta postagli di fronte, può facilmente trasmettere al convitato ivi disteso una<br />

comunicazione importante e urgente. Il padrone di casa si dispone subito a s<strong>in</strong>istra dell’ospite d’onore.<br />

Nelle case più ricche le sale da pranzo sono più d’una, e vengono occupate secondo la stagione dell’anno e<br />

l’orientamento : i tricl<strong>in</strong>i estivi, spesso sem<strong>in</strong>terrati e contenenti fontanelle e giochi d’acqua, sono orientati a<br />

nord, mentre quelli <strong>in</strong>vernali prospettano a ovest, fatto che permette di cogliere gli ultimi raggi di sole della<br />

giornata. L’alimentazione romana di epoca arcaica e repubblicana è sobria, a base di legumi, cereali, formaggio e<br />

frutta ; con la conquista dell’Oriente, <strong>in</strong>vece, almeno sulle mense ricche, arrivano nuovi <strong>in</strong>gredienti da tutte le<br />

prov<strong>in</strong>ce.Accanto al pane quotidiano, alla puls (sorta di polenta condita), alle grandi quantità di lup<strong>in</strong>i, lenticchie,<br />

ceci e soprattutto fave, oltre a lattughe, cavoli e porri, fichi, mele e pere, <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano ad essere consumati anche<br />

cibi di lontana provenienza, come le ciliege, importate per la prima volta dall’Oriente da Lucullo.<br />

Il Romano povero, ovviamente, non ha accesso ai cibi importati e costosi e <strong>in</strong> casa non ha neanche il tricl<strong>in</strong>io. Egli<br />

cont<strong>in</strong>ua la tradizione antica di pasti frugali ed economici. Il Romano ricco, <strong>in</strong>vece, come ci tramandano<br />

abbondantemente le fonti, offre frequentemente banchetti, cui partecipano dec<strong>in</strong>e di amici e clienti. Qui i cibi<br />

sono vari, cuc<strong>in</strong>ati con cura ed anche molto elaborati, almeno stando alle ricette del cuoco Apicio, giunte f<strong>in</strong>o a<br />

noi. Sono molto apprezzate le uova di anitra, piccione e pernice e molto consumato è il pesce, fresco o <strong>in</strong><br />

salamoia. Simile ad alcune salse orientali moderne a base di pesce salato e fermentato (come il Nuoc Nam<br />

<strong>in</strong>doc<strong>in</strong>ese), è il garum, una delle salse più note dell’antichità, di cui esistono diverse varietà. Ancora più diffuso,<br />

però, è sicuramente l’olio d’oliva, importato soprattutto dalla Baetica (odierna Andalusia) e dall’Africa<br />

settentrionale, le cui anfore da trasporto hanno formato <strong>in</strong> Roma, <strong>in</strong> circa tre secoli, una vera e propria coll<strong>in</strong>etta<br />

artificiale : il monte Testaccio (detto “Monte dei cocci”). Si mangia raramente carne bov<strong>in</strong>a, più spesso carne<br />

ov<strong>in</strong>a e capr<strong>in</strong>a, e comune è il maiale, del quale si è imparato a sfruttare ogni parte. Il consumo di <strong>in</strong>saccati è<br />

enorme e apprezzata la carne di volatili - da cortile e da voliera - prodotta <strong>in</strong>tensivamente nelle ville rustiche o<br />

cacciata, <strong>in</strong>sieme a selvagg<strong>in</strong>a più grande, come c<strong>in</strong>ghiali, da<strong>in</strong>i, cervi e caprioli. Una delle caratteristiche<br />

fondamentali della cuc<strong>in</strong>a romana è l’accostamento di gusti opposti, del piccante con il dolce, del dolce con<br />

l’aromatico. Oggi non troveremmo poi così gradevoli gran parte delle ricette che ci sono pervenute, ad esempio le<br />

pere lesse con miele, passito, salsa di pesce, olio e uova, e forse neanche le pietanze a base di gru, fenicotteri,<br />

pappagalli e pavoni che ornavano certe tavole molto raff<strong>in</strong>ate.<br />

Fruttiera di vetro e vasi ricolmi di prodotti della terra<br />

Casa di Julia Felix – Pompei – 63/79 A.D.<br />

“ientaculum” (colazione) “prandium”<br />

(pranzo) “coena” (cena) “mappa”<br />

(tovagliolo) “tricl<strong>in</strong>ium” (sala da<br />

pranzo) “lectus tricl<strong>in</strong>aris” (panca coperta da<br />

materasso o cusc<strong>in</strong>i) “gustus” (antipasto) “<br />

primae mensae” “secundae mensae”<br />

(primo e secondo piatto)<br />

97 Da: “Cuc<strong>in</strong>a dell’antica Roma”, <strong>in</strong>: http://cuc<strong>in</strong>astorica.blogspot.com/2007/11/cuc<strong>in</strong>a-dellantica-roma.html. L’articolo a due colonne è di Simona<br />

Moretta, <strong>in</strong>: http://www.activitaly.it/subura/romaoggi/cuc<strong>in</strong>aromana/antichi_romani_cibo.htm.


59<br />

“… bonam atque magnam/cenam, non s<strong>in</strong>e candida puella/ et v<strong>in</strong>o et sale et omnibus cach<strong>in</strong>nis.” 98<br />

Schiavi che servono ad una cena - III sec. a.C. - Cartag<strong>in</strong>e<br />

Banchetto -Pompei Louvre - Parigi<br />

In alto a s<strong>in</strong>istra: fiasche di v<strong>in</strong>o a trottola - 125-90<br />

a.C. Ornavasso – Verbania. A destra: figura<br />

femm<strong>in</strong>ile che serve un vassoio di cibo.<br />

Pompei - Villa dei Misteri - particolare di affresco.<br />

Il sale per i Romani costituiva un vero e<br />

proprio alimento. Rappresentava pers<strong>in</strong>o<br />

un sistema di pagamento, dato che i soldati<br />

lo ricevevano come completamento della<br />

paga (salarium). La fornitura di sale alla<br />

Roma repubblicana era assicurata dalle<br />

sal<strong>in</strong>e create dal re Anco Marzio alla foce<br />

del Tevere. Costava molto e il suo prezzo<br />

aumentava per via delle spese per<br />

trasportarlo <strong>in</strong> località parecchio distanti<br />

dal mare. Molto spesso, però, veniva<br />

distribuito gratuitamente al popolo dagli<br />

uffici annonari. Era anche <strong>in</strong>saporito con<br />

spezie, giacché i Romani lo consideravano<br />

un contorno e sovente lo mangiavano con<br />

il pane. Serviva <strong>in</strong> casa come medic<strong>in</strong>ale di<br />

pronto uso per certi disturbi.<br />

Il v<strong>in</strong>o era raramente limpido e veniva di solito filtrato con un pass<strong>in</strong>o (colum), si beveva quasi sempre allungato con acqua calda o fredda (<strong>in</strong> 11,460<br />

parti. In <strong>in</strong>verno a volte anche con neve) <strong>in</strong> modo da ridurne la gradazione alcolica di solito da 15/16 a 5/6 gradi. I tipi più pregiati erano il Falerno del<br />

Massico (a sud di S<strong>in</strong>uessa/Campania), il Cecubo, il Caleno (Capua), il Volturno, l'Albano e il Sab<strong>in</strong>o (dal Lazio) e il Set<strong>in</strong>o. I più dozz<strong>in</strong>ali erano il<br />

Veietano (come tutti i v<strong>in</strong>i dell'Etruria era considerato di qualità scadente), quello del Vaticano e quello di Marsiglia (i v<strong>in</strong>i della Gallia narbonese<br />

venivano affumicati e spesso contraffatti ). Il Gustaticium era <strong>in</strong>vece un v<strong>in</strong>o aperitivo al quale si aggiungeva miele e si beveva a digiuno prima del<br />

pasto. Il Passim, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, era un v<strong>in</strong>o fatto con uve secche (passito), serviva per i malati. 99 Cfr.: “Gli utilizzi del sale nel mondo<br />

Romano”, <strong>in</strong>: http://gold.<strong>in</strong>dire.it/datafiles/BDP-<br />

GOLD00000000002039A3/ma...non%20sar%E0%20<strong>in</strong>d<br />

igesto.doc<br />

Alle donne romane, salvo le dovute eccezioni, era vietato bere<br />

v<strong>in</strong>o. Se scoperte venivano punite dai mariti o dai familiari. Cfr.: http://www.tibursuperbum.it/ita/note/romani/V<strong>in</strong>oRomani.htm. V<strong>in</strong>i esteri come quelli<br />

di Taso, di Chio, di Lesbo (ritenuto medicamentoso), di Sicione, di Cipro, di Telmeso, di Tripoli d’Asia, di Beyrut (Libano) e di Sebennys (Egitto)<br />

seppero contendere il primato a non pochi vitigni locali perché venduti a prezzi molto competitivi, determ<strong>in</strong>ando così l’azzeramento produttivo dei<br />

v<strong>in</strong>i meno pregiati. (<strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> parte att<strong>in</strong>te da: “I Romani a Tavola”, <strong>in</strong>: www.bibliolab.it/I%20Romani%20a%20tavola/i%20v<strong>in</strong>i.htm ).<br />

98 “… cena abbondante e succulenta, non senza una bella ragazza e v<strong>in</strong>o e sale ed un mucchio di risate.” Carm<strong>in</strong>a, xiii, vv. 3-5.<br />

99 Da: “Vita quotidiana nell’Antica Roma”, <strong>in</strong>: http://www.archeoempoli.it/anticaroma.htm.


60<br />

Aforismi Catulliani …<br />

Pompei - coppia di benestanti - affresco. Ca. 45 -79 A.D. 100 M. N. Napoli<br />

“Ad ognuno si affibbia un difetto: ma ciò che sta nella bisaccia sulle<br />

nostre spalle noi non lo vediamo” 101<br />

“L’<strong>in</strong>gratitud<strong>in</strong>e è di tutti; e il bene fatto nulla,/anzi fonte di amarezze e di mali peggiori”c.73<br />

“La candida vecchiaia/muovendo la fronte tremula/annuisce tutto a tutti”c.61<br />

100 Si tratta del panettiere Terentius Neo e consorte, come rivela l'iscrizione graffita all'<strong>in</strong>terno della casa. I due si fecero ritrarre <strong>in</strong> posa di<br />

persone colte e facoltose. Per lungo tempo è stato ritenuto a torto che la figura maschile appartenesse ad un <strong>in</strong>fluente personaggio di nome<br />

Paquius Proculus. Cfr.: http://marcheo.sanc.remuna.org/cerca/cerca/Contents/Catalogo/createPage?<strong>in</strong>v=9058.<br />

101 Carm<strong>in</strong>a, xxii, vv. 20-21. “… Suus cuique attributus est error;/ sed non videmus manticae quod <strong>in</strong> tergo est.” Parole che ricordano molto:<br />

“Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?” Vangelo di Luca: 6,41-42; 6,45.


61<br />

Aufilena<br />

Il poeta deplora la donna, che ha <strong>in</strong>tascato monete sonanti promettendo di darsi a lui. La promessa non<br />

è stata mantenuta. Aufilena è pertanto scesa al livello di una <strong>in</strong>gorda meretrice.<br />

Pompei, Casa dei casti amanti: gallo che becca una melagrana<br />

Pompei, Casa del Centurione - Cubicolo di lupanare 102<br />

Le buone amiche, Aufilena, sono sempre da lodare:<br />

accettano denaro per le cose che si impegnano a fare.<br />

Tu che mi hai promesso sapendo di mentire, non sei un’amica,<br />

e visto che non dai mai e prendi spesso, commetti una malvagità.<br />

Il fare è da nobildonna, il non promettere, Aufilena, sarebbe stato<br />

da virtuosa: ma prendere quanto è stato dato<br />

sottraendosi ai doveri, è peggio dell’agire di una puttana <strong>in</strong>gorda<br />

che si prostituisce con tutto il suo corpo.<br />

Carmen CX.<br />

Aufilena, bonae semper laudantur amicae:<br />

accipiunt pretium quae facere <strong>in</strong>stituunt.<br />

tu, quod promisti, mihi quod mentita, <strong>in</strong>imica es,<br />

quod nec das et fers saepe, facis fac<strong>in</strong>us.<br />

aut facere <strong>in</strong>genuae est, aut non promisse pudicae,<br />

Aufilena, fuit: sed data corripere<br />

fraudando officiis plus quam meretricis avarae est,<br />

quae sese toto corpore prostituit. 103<br />

Pompei – Coppia<br />

Affresco <strong>in</strong> mostra presso il<br />

museo statale dell’Hermitage<br />

San Pietroburgo<br />

Dicembre 2007<br />

102 Il term<strong>in</strong>e lupanare deriva da "lupa", l’appellativo delle meretrici. Come lupi nella notte al chiaro di luna, sembra che esse ululassero per<br />

attirare la clientela. Anche la mitologia romana fa notare che gli stessi fondatori di Roma, Romolo e Remo, erano stati adottati da una "lupa",<br />

un nome alquanto ambiguo. Infatti, Acca Laurentia, la moglie del pastore che li aveva trovati, era una "lupa", cioè una prostituta. Altri nomi<br />

ancora oggi conosciuti, s<strong>in</strong>onimi di lupa sono "puttana", dal lat<strong>in</strong>o putere, puzzare e "troia", altra radice dispregiativa che fa riferimento alle<br />

femm<strong>in</strong>e del maiale, e qu<strong>in</strong>di "troiaio", porcile, ovvero, il luogo sporco e fetido dove <strong>in</strong> genere erano costrette a soggiornare le prostitute.<br />

103 Il poeta ci parla di Aufilena anche nei carmi C e CXI. In quest’ultimo la diffama con la sua consueta feroce ironia, <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uando che la<br />

donna non disdegna fornicare con il di lei zio, dal quale è stata addirittura resa gravida … “Accontentarsi di un uomo solo, Aufilena,/ è fra le<br />

lodi la lode d’ogni donna;/ ma meglio è concedersi come e a chi tu vuoi/ che partorire cug<strong>in</strong>i al proprio zio.”


62<br />

Da noi alle terme ne succedono di tutti colori!<br />

Vibennio e suo figlio costituiscono un tandem ben affiatato di ladruncoli di terme. Per un certo periodo di<br />

tempo il latroc<strong>in</strong>io viene perpetrato con successo, grazie ad una tecnica tanto semplice quanto efficace. Mentre<br />

il giovane pederasta si prodiga per rendere, diciamo così, più gradevole la pausa di relax dei frequentatori dei<br />

bagni termali, suo padre ha tutto il tempo per depredarli degli oggetti e capi d’abbigliamento lasciati<br />

<strong>in</strong>custoditi presumibilmente nei locali adibiti a spogliatoio. Ma ora il trucchetto non funziona più. Le vittime<br />

hanno sparso la voce sulle imprese dei due, e al loro <strong>in</strong>gresso i guard<strong>in</strong>ghi bagnanti non si fanno più<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>occhiare. Tempi duri, dunque, per il pater familias, e quotazioni del figlio, ahimè, ridotte ormai al<br />

lumic<strong>in</strong>o, gli assicura sardonico il poeta. Spietata e caustica come sempre l’apostrofe contro la disonestà.<br />

Sembra che anche <strong>Catullo</strong> sia stato vittima<br />

egli stesso di un latroc<strong>in</strong>io del genere. Nel<br />

carme XXV, <strong>in</strong>fatti, si scaglia contro con<br />

un certo Thallo, un omosessuale che gli ha<br />

trafugato una fazzoletto prezioso, un<br />

mantello e dei pizzi f<strong>in</strong>emente lavorati<br />

della terra attigua alla Bit<strong>in</strong>ia(Thyni).<br />

O artista dei ladri di terme<br />

Vibennio padre, e tu, il figlio, maestro dei pederasti:<br />

più il genitore è di mano lurida,<br />

più è famelico il culo del suo erede maschio.<br />

Perché non ve ne andate <strong>in</strong> esilio,<br />

<strong>in</strong> terre maledette? Ormai le ruberie di papà<br />

sono sulla bocca di tutti, e le chiappe tue pelose,<br />

figliolo mio, non puoi offrirle che per un soldo. 104 (C., xxxiii)<br />

104 “O furum optime balneariorum/ Vibenni pater et c<strong>in</strong>aede fili/ nam dextra pater <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>atiore,/ culo filius est voraciore,/ cur<br />

non exilium malasque <strong>in</strong> oras/ itis? quandoquidem patris rap<strong>in</strong>ae/ notae sunt populo, et natis pilosas,/ fili, non potes asse<br />

venditare.” Le tre immag<strong>in</strong>i riguardano rispettivamente: le terme romane di Bath (Inghilterra), gli spogliatoi delle terme<br />

romane di Stabiae ed il plastico di stabilimento termale nella Roma del I sec. A.D. Cfr.:<br />

http://www.vroma.org/~bmcmanus/baths.html.


63<br />

La “Rossa” di Bologna. Una poco di buono nota a molti, ma anche una povera<br />

disgraziata che per mangiare è costretta a rubare offerte votive lasciate sulle tombe!<br />

La Rossa di Bologna moglie di Menenio<br />

fa pomp<strong>in</strong>i a Rufolo,<br />

quella che spesso hai visto<br />

tra i sepolcreti rubare dallo stesso rogo la cena,<br />

e mentre si getta sul pane che rotola dal fuoco<br />

è frustata da uno che crema cadaveri<br />

rapato a metà per punizione. (c., LIX) 105<br />

Davvero strano l’aneddoto esilarante narrato all’amico:<br />

una scena per la strada, l’impulso improvviso e … il tiro birbone!<br />

Oh, Catone, una cosa da scompisciarsi dal ridere,<br />

ed è giusto che tu lo sappia e ne rida.<br />

Rid<strong>in</strong>e, Catone, se ami un po’ <strong>Catullo</strong>:<br />

credi è uno scherzo troppo divertente.<br />

Ora, sorpresi un bambol<strong>in</strong>o che perforava<br />

una ragazza; io, Diona mia 106 ,<br />

un fulm<strong>in</strong>e, col coso mio duro gli sono sopra e lo impalo. (c., LVI) 107<br />

Satiro e N<strong>in</strong>fa<br />

Mosaico Satiro e N<strong>in</strong>fa<br />

Napoli - M.A.N.<br />

105<br />

Il Rufulum di turno della Bolognese sembra essere ancora Marco Celio Rufo, lo stesso dei carmi 69 e 71. Dato che “ la Rossa” ha<br />

comportamenti da mendicante, disprezzabili perché lesivi della dignità di un Romano, anche l’attività erotica appare qui frutto di necessità. La<br />

degradazione della rossa umilia automaticamente chi lo frequenta, cioè il rivale <strong>in</strong> amore del poeta. Il crematore rapato a metà è con molta<br />

probabilità lo schiavo di un imprenditore di pompe funebri (libit<strong>in</strong>arius) che ha tentato la fuga. Cfr.: <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op. cit., pag.308, nota 59.<br />

106<br />

Diona era la madre di Venere, identificata più tardi con la stessa dea della bellezza. L’<strong>in</strong>vocazione serve ad <strong>in</strong>terrompere l’oscenità<br />

della situazione. <strong>Catullo</strong> si compiace di essere parte attiva dell’ammucchiata.<br />

107<br />

Catone. Forse Catone l’Uticense, o Pubblio <strong>Valerio</strong> Catone, poeta e storico del I sec. a.C., nato nella Gallia Cisalp<strong>in</strong>a, o nessuno dei<br />

due.


64<br />

<strong>Catullo</strong> ricalca le orme di Priapo!<br />

La pena che il dio riserva ai ladri di campi<br />

sarà la medesima per chi osasse rubargli il suo Giovenzio<br />

Carme 15<br />

A te come me stesso raccomando il mio amore,<br />

Aurelio. Chiedo un favore riservato,<br />

che, se hai adocchiato qualcosa col tuo cuore,<br />

e la vorresti casta ed <strong>in</strong>tegra,<br />

serbami pulito questo mio ragazzo,<br />

non dico dal popolo - per nulla temo<br />

quelli, che <strong>in</strong> piazza ora qua ora là<br />

passano occupati <strong>in</strong> loro faccende -<br />

ma di te temo e del tuo fallo<br />

nefasto per ragazzi buoni e cattivi.<br />

Tu maneggia chi ti piace, dove ti piace,<br />

quanto vuoi, fuori, quando sarà ritto e pronto:<br />

questo solo ti proibisco, come credo, riservatamente.<br />

Che se una brutta <strong>in</strong>tenzione ed un furore pazzo<br />

ti sp<strong>in</strong>gerà a sì grave colpa, disgraziato,<br />

da aggredire con <strong>in</strong>sidie la stessa mia persona …<br />

oh allora povero te, per la sorte che ti viene!<br />

Divaricate le gambe, per quella porta<br />

ti attraverseranno ravanelli e cefali. 108<br />

Testa maschile<br />

I sec. a. C.<br />

108 Al marito si concedeva tacitamente la facoltà di punire così chi avesse <strong>in</strong>sidiato le propria consorte. Questo<br />

porterebbe alla ipotesi non troppo azzardata che il legame affettivo con Giovenzio aveva per <strong>Catullo</strong> il valore di v<strong>in</strong>colo<br />

matrimoniale. Cfr. <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op. cit., pag. 300, nota al carme 15.


65<br />

Il veronese racconta: usi e quotidianità del suo tempo. 109<br />

Figura maschile<br />

II-I sec. a.C.<br />

Museo di Tarqu<strong>in</strong>ia<br />

Il Liber fornisce una grande quantità d’<strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong> merito a curiosità, fatti ed usanze di<br />

vita nell’Urbe, nella penisola italica e nelle terre di conquista romane del I sec. a.C. Eccone<br />

alcuni:<br />

Tavoletta romana per<br />

scrivere e due stiletti.<br />

250 a.D.<br />

Dalla parte appuntita<br />

<strong>in</strong>cidevano la tavoletta<br />

di cera, dall’altra<br />

cancellavano.<br />

• Le donne romane usavano profumi assiri per essere più seducenti. (c. 6).<br />

• La Bit<strong>in</strong>ia – Asia M<strong>in</strong>ore – era famosa fra le nobildonne romane per fornire prestanti<br />

portatori di lettighe e pizzi (c.10/25).<br />

• Setabi, città della Spagna, era r<strong>in</strong>omata per la produzione di stoffe di l<strong>in</strong>o f<strong>in</strong>emente<br />

ricamate (c.12/25).<br />

• Sembra che a Roma e <strong>in</strong> certe zone della penisola italica si praticasse una rozza forma<br />

di riciclaggio della carta ai tempi di <strong>Catullo</strong>. Essa era riutilizzata per avvolgere il pesce<br />

acquistato (c.95).<br />

• La Thynia era una regione dell’Asia m<strong>in</strong>ore sulle rive del Mare di Marmora.<br />

Conf<strong>in</strong>ava con la Bit<strong>in</strong>ia dalla quale era divisa dal fiume Psilio (c.25).<br />

• I Saturnali, erano una sorta di Carnevale. Si celebravano il 17 dicembre alla f<strong>in</strong>e delle<br />

sem<strong>in</strong>e di autunno. Erano occasione per fare baldoria, scambiarsi doni e scherzi (c.14).<br />

• La sposa veniva presa <strong>in</strong> braccio da chi l’accompagnava perché non <strong>in</strong>ciampasse sulla<br />

soglia della nuova casa. Inciampare era considerato di cattivo auspicio. Il novello<br />

marito l’accoglieva porgendole acqua e fuoco, simboli della vita futura. Poi andava a<br />

sdraiarsi su un talamo di porpora, dove l’attendeva per consumare la prima notte di<br />

matrimonio ( c.61).<br />

• <strong>Catullo</strong> amava bere il Falerno amaro, cioè, <strong>in</strong>vecchiato e non mescolato con acqua ( c. 27).<br />

• La Fede era una div<strong>in</strong>ità venerata sul Campidoglio (c. 30).<br />

109 La ricerca delle curiosità ritrovate nei versi Catulliani deve tanto a: <strong>Catullo</strong>, Le poesie, op., cit., pagg. 295-326.


66<br />

• Le donne <strong>in</strong> travaglio <strong>in</strong>vocavano la protezione di Giunone Luc<strong>in</strong>a, un altro nome di<br />

Diana (c. 34).<br />

• I Romani veneravano una div<strong>in</strong>ità di orig<strong>in</strong>e greco-egizia di nome Arpocrate. Era il dio<br />

del silenzio! Era rappresentato da un fanciullo che chiedeva di tacere con l’<strong>in</strong>dice della<br />

mano destra sulla bocca ( c. 74).<br />

• Lo starnuto veniva considerato segno di buon augurio e di approvazione da parte delle<br />

div<strong>in</strong>ità(c. 45).<br />

• La prima toga era <strong>in</strong>dossata dai maschi all’età di 17 anni ed era priva di ornamenti e<br />

colori (c. 68).<br />

• La figlia unica avanti negli anni veniva esclusa dall’eredità paterna. Il patrimonio era<br />

dest<strong>in</strong>ato al primo figlio maschio nato da costei. In tal modo altri parenti non<br />

potevano vantare alcun diritto alla eredità (c. 68).<br />

• Sui muri degli edifici si scrivevano giudizi positivi o negativi su conoscenti e persone<br />

<strong>in</strong>contrate occasionalmente, prostitute comprese ( c. 37).<br />

• Alcune popolazioni della Spagna avevano l’abitud<strong>in</strong>e di sbiancarsi i denti con l’ur<strong>in</strong>a.<br />

In Italia, di norma, si usava l’acqua pura (c. 39).<br />

• Il Circo Massimo, fra i colli Palat<strong>in</strong>o e Avent<strong>in</strong>o, era il ritrovo di molte cortigiane<br />

(c.55).<br />

• Il giorno delle nozze di un vir c’era l’usanza di regalare noci ai bamb<strong>in</strong>i, a ricordo del<br />

passaggio della sua sposa dalla pubertà alla vita matrimoniale ( c. 61).<br />

• Era credenza popolare che un collo <strong>in</strong>grossato o gonfio derivasse da un’unione feconda<br />

(c. 64).<br />

• Sembra che i Calibi, un piccolo popolo sul Mar Nero, fossero gli scopritori del ferro (c.<br />

66).<br />

• Le fanciulle verg<strong>in</strong>i non usavano profumo ( c.66).<br />

• I Romani, come i Cretesi, contrassegnavano i giorni lieti con una pietruzza bianca. I<br />

tristi con una nera( c.68).<br />

• La punizione riservata agli adulteri consisteva spesso nella umiliazione sessuale.<br />

L’irrumazione era effettuata con radici e pesci (c.15).<br />

• I Romani adoravano Serapide, una div<strong>in</strong>ità di orig<strong>in</strong>e orientale( cc. 10, 12).<br />

• Gli antichi consideravano il manc<strong>in</strong>o subdolo e pertanto ladro (c.12).<br />

• Si costumava calzare gli animali da tiro con una sorta di sandalo di ferro(c.17).<br />

• I Romani usavano i palimpsestos, pergamene che potevano essere utilizzate per scrivere<br />

più volte, raschiandone la superficie. La carta migliore, la carta regia, era per contro<br />

costituita da papiro egiziano. Su una bacchetta di osso o legno, l’umbilius, si avvolgeva<br />

il rotolo di papiro. Il volumen, squadrato e rasato con pomice, era legato da c<strong>in</strong>ghie di<br />

cuoio t<strong>in</strong>to di rosso. Per conservare i rotoli si usavano gli scr<strong>in</strong>ia, <strong>in</strong>volucri di forma<br />

cil<strong>in</strong>drica. La membrana era l’<strong>in</strong>volucro di pergamena che proteggeva un rotolo di<br />

papiro. I rotolo era legato probabilmente con i lora, c<strong>in</strong>ghiette o nastri rossi. I testi<br />

erano acquistabili presso i chioschi dei librai, scr<strong>in</strong>ia librarium (cc. 1, 14, 22).<br />

• Talasio era la div<strong>in</strong>ità italica del matrimonio e personificazione del grido nuziale<br />

augurale <strong>in</strong>vocato dagli sposi e dai loro parenti (c.61).<br />

Amor<strong>in</strong>o sul dorso di un granchio<br />

Pompei – Casa dei Vetti<br />

A sn. Pompei - Ifigenia particolare di<br />

dip<strong>in</strong>to murale - ca. I sec A.D.


67<br />

Bibliografia essenziale<br />

Enrico Vetrò<br />

Docente di L<strong>in</strong>gua e Letteratura Inglese<br />

Liceo “Aristosseno” - <strong>Taranto</strong><br />

• Aldo Luisi, V<strong>in</strong>o & Poesia d’amore nell’antica Roma, TIEMME Manduria (Ta),<br />

novembre 2003.<br />

• Andrea Freudiani, I grandi generali di Roma antica, Edizione speciale per il Giornale,<br />

Newton & Compton editori s.r.l., Roma, 2003.<br />

• Antonio Sp<strong>in</strong>osa, Cesare, il grande giocatore, Mondadori, Milano, 1995.<br />

• Antonelli Giuseppe, Clodia, Terenzia, Fulvia: la licenziosa Lesbia di <strong>Catullo</strong>, l’astuta<br />

moglie di Cicerone, la crudele consorte di Marco Antonio: tre matrone di età tardorepubblicana,<br />

tre diversi tentativi di emancipazione femm<strong>in</strong>ile, Newton & Compton,<br />

Milano, 1996.<br />

• Aut. vari, “Storia civiltà e vita ai tempi di Roma Antica” vol. 4. - De Agost<strong>in</strong>i editore,<br />

1999.<br />

• Carmi priapei. Le ottanta poesie anonime, di volta <strong>in</strong> volta attribuite ai grandi poeti lat<strong>in</strong>i,<br />

che hanno celebrato la forza procreatrice del dio greco, cura e traduzione di Cesare<br />

Vivaldi, testo lat<strong>in</strong>o a fronte, edizione <strong>in</strong>tegrale, grandi tascabili economici Newton,<br />

Milano,1996.<br />

• <strong>Catullo</strong>, Le poesie, a cura di F. Della Corte, Mondadori, Milano, 1977.<br />

• <strong>Catullo</strong>, Le poesie, i grandi libri Garzanti, <strong>in</strong>troduzione, traduzione e note di Mario<br />

Ramous, prefazione di Luca Canali, XIV edizione: aprile 2004.<br />

• Catullus LXXXXV, read by Matt Dillon, Professor and Chair of Classics and<br />

Archaeology, Loyola Marymount University, Los Angeles, CA.<br />

<strong>in</strong>http://lat<strong>in</strong>um.mypodcast.com/<br />

• Cesare, La guerra gallica, Garzanti, IX edizione, Garzanti, 2005.<br />

• Christian Meier, “Giulio Cesare”, il Giornale, Biblioteca Storica, Garzanti Editore,<br />

2004.<br />

• Cicerone M. T., Epistole ad Attico, a cura di Carlo Di Spigno, testo a fronte, vol.1, Libri<br />

I-VIII, UTET S.p.A., Tor<strong>in</strong>o, Novembre 2005.<br />

• Cicerone M. T., Epistole ad Attico, a cura di Carlo Di Spigno, testo a fronte, vol. 2, Libri<br />

IX-XVI, UTET S.p.A., Tor<strong>in</strong>o, Novembre 2005.<br />

• Cicerone M. T, In difesa di Marco Celio (Pro Caelio), a cura di A. Cavarzere, Venezia,<br />

Marsilio, 1987.<br />

• Claudia (Clodia), <strong>in</strong>: Furio Scampoli, “Le grandi donne di Roma antica”, il Giornale,<br />

Biblioteca Storica, Newton & Compton editori s.r.l., Roma, 2003, pagg.54-63.


68<br />

• Claudiano Claudio, Epitalami e fescenn<strong>in</strong>i, curatore Bianch<strong>in</strong>i E., collana Mnemos<strong>in</strong>e,<br />

Le Càriti Editore, Firenze, 2004<br />

• Di Berard<strong>in</strong>o, L'omosessualità nell'antichità classica, <strong>in</strong> W. Henkel (a cura di),<br />

Ecclesiae Memoria, Misc. J. Metzler, Roma, 1991.<br />

• Div<strong>in</strong>a puella : l’amore e la donna <strong>in</strong> <strong>Catullo</strong>, a cura di Domitilla Leali, C. Signorelli,<br />

Milano, 2001.<br />

• Domenico Ludovico De V<strong>in</strong>centis – Vocabolario del dialetto Tarant<strong>in</strong>o – Arnaldo Forni<br />

Editore, Sala Bolognese, 1977.<br />

• Dupont Florence, La vita quotidiana nella Roma repubblicana, collana economica<br />

Laterza - traduzione di Roberto C<strong>in</strong>cotta (“La vie quotidienne du citoyen roma<strong>in</strong> sous<br />

la République, 509-27 a.C.”) - Gius. Laterza e figli, 2006.<br />

• E. Salza Pr<strong>in</strong>a Ricotti, Dossier: Cibi e banchetti nell'antica Roma, <strong>in</strong>: Archeo, nº 46,<br />

Dicembre 1988, pp. 52-97.<br />

• Eugenio Pucci, “Pompei”, Bonechi, edizioni il “Turismo”, Firenze, 1970.<br />

• Eva Cantarella, “Pompei. I volti dell’amore.” - Arnoldo Mondadori Editore, 1999.<br />

F. Della Corte, <strong>in</strong> CATULLO, Le poesie, a cura di F. Della Corte, Milano, Mondadori,<br />

1977, p.223.<br />

• <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>, Le poesie, a cura di G. Paduano – A. Grilli, Tor<strong>in</strong>o, E<strong>in</strong>audi,<br />

1997 (collana Tascabili).<br />

<strong>Gaio</strong> Pl<strong>in</strong>io Secondo, Naturalis Historia, Guard<strong>in</strong>i, Pisa, 1984.<br />

• Gerhard F<strong>in</strong>k, Ditelo <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o. Insulti, <strong>in</strong>giurie, contumelie dell’Antichità romana <strong>in</strong> un<br />

dilettevole dizionario ragionato ad uso dei moderni, traduzione dall’orig<strong>in</strong>ale tedesco di<br />

Simona Ferrari, Longanesi & C., Milano,1992.<br />

• Giac<strong>in</strong>to Agnello, Arnaldo Orlando, Un poeta e il suo mondo: <strong>Catullo</strong>, G. B. Palumbo,<br />

Palermo, 2003.<br />

• G. Mosconi – F. Polacco, L’onda del passato. Dalle orig<strong>in</strong>i dell’umanità all’apogeo<br />

dell’impero romano, vol. 1, edizioni il capitello, Tor<strong>in</strong>o, 2008.<br />

• Grammatici Lat<strong>in</strong>i ex recensione Henrici Keilii. A cura di He<strong>in</strong>rich Keil/ Hermann<br />

Hogan, ed. B.G. Teubneri, Lipsia 1857-1880.<br />

• T.E. K<strong>in</strong>sey, Catullus 16, “Latomus”, 1966, pp.101-106.<br />

• I canti, <strong>Gaio</strong> <strong>Valerio</strong> <strong>Catullo</strong>; <strong>in</strong>troduzione e note di Alfonso Tra<strong>in</strong>a, traduzione di<br />

Enzo Mandruzzato – Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1986.<br />

• Il miele di Afrodite. Tredici secoli di poesia d’amore <strong>in</strong> Grecia e <strong>in</strong> Roma, Introduzione,<br />

traduzione e note a cura di Mar<strong>in</strong>a Cavalli, Arnoldo Mondatori Editore, Oscar<br />

Mondadori, novembre 1991, I edizione.<br />

• Jerome Carcop<strong>in</strong>o, Giulio Cesare, Rusconi, 1999.<br />

• A. La Penna, Note sul l<strong>in</strong>guaggio erotico dell’elegia lat<strong>in</strong>a, “Maia”, 1951, pp.187-209.<br />

• La festa della frusta, <strong>in</strong>: Focus Storia, n.18 – febbraio/marzo 2008,<br />

Gruner+Jahr/Mondatori S.p.A, Milano, pagg.18-23.<br />

• Luca Canali, Amore e sessualità negli autori lat<strong>in</strong>i, collana saggi, Bompiani, Milano,<br />

2001.<br />

• Luca Canali, Introduzione a <strong>Catullo</strong>, Le poesie, trad. M. Ramous, Garzanti, Milano,<br />

1975<br />

• M. Fabio Qu<strong>in</strong>tiliano - Istituzioni oratorie – curato da Pennac<strong>in</strong>i A., Biblioteca delle<br />

Pléiadi, E<strong>in</strong>audi, 2001.<br />

• Marziale, I cento epigrammi proibiti, a cura di Franco Zagato, tascabili economici<br />

Newton, 1992.<br />

• Menichelli Wanda, <strong>Catullo</strong>: eros e amore, Camunia, Milano, 1995.<br />

• Michael H. Crawford, “Roman Republican Co<strong>in</strong>age” - Cambridge University Press,<br />

1974.


69<br />

• Neil Grant, Everyday Life <strong>in</strong> Ancient Rome, Smart Apple Media (North Mankato, MN),<br />

2003.<br />

• Nemora. Letteratura e antropologia di Roma antica. 1. Dalle orig<strong>in</strong>i all’età di Augusto.<br />

Storia, autori, testi. A cura di Maurizio Bett<strong>in</strong>i. La Nuova Italia, 2008, seconda<br />

ristampa.<br />

• Nicola Gigante - Dizionario della Parlata Tarant<strong>in</strong>a (Storico Critico Etimologico) –<br />

Mandese Editore, <strong>Taranto</strong>, 2002.<br />

• P. Y. Forsyth, The Lady and the Poem: Catullus 35-42 The Classical Journal, Vol. 80,<br />

No. 1 (Oct. - Nov., 1984), pp. 24-26<br />

• Plutarco, Vita di Cesare, a cura di Bonamente G., collana Filo di perle, Studio Tesi<br />

Editore, 1994, pagg. XLVIII-207.<br />

• Plutarco, Vite parallele. Agesilao - Pompeo, Rizzoli - Collana: BUR - Classici Greci e<br />

Lat<strong>in</strong>i, 2000.<br />

• Poeti e prosatori lat<strong>in</strong>i, antologia lat<strong>in</strong>a per il triennio del liceo scientifico: Cesare,<br />

<strong>Catullo</strong>. Poeti elegiaci: Virgilio,Orazio, Sallustio, Livio, Tacito, Seneca, Cicerone,<br />

Lucrezio. Prosatori lat<strong>in</strong>i dell’età Cristiana, a cura di R. Greco [e altri], Napoli, Il<br />

tripode, 1984.<br />

• Remo Cappelli, Manuale di Numismatica, Mursia, Milano, 1995, qu<strong>in</strong>dicesima<br />

edizione.<br />

• Romeo Schieven<strong>in</strong>, Poesia e turpiloquio nel carme 16 di <strong>Catullo</strong>, <strong>in</strong>: materiali e<br />

discussioni per l’analisi dei testi classici, ISSN 0392-6338, Nº 44, 2000, pagg. 195-210.<br />

• Saffo, Frammenti, a cura di Eleonora Cavall<strong>in</strong>i, Ugo Guanda Editore, Parma, 1986.<br />

• Saffo, Poesie. Misteri afrodisiaci tra il sacro e il profano <strong>in</strong> una lirica di spregiudicati<br />

sentimenti, a cura di Ilaria Dagn<strong>in</strong>i, testo greco a fronte, edizione <strong>in</strong>tegrale, Grandi<br />

Tascabili Economici Newton, aprile 1999, terza edizione.<br />

• Salvatore Armando, Studi catulliani, Loffredo, Napoli, 1984.<br />

• Svetonio Caio Tranquillo, Le vite di dodici Cesari. Vol .I. Cesare, Augusto, Tiberio,<br />

Caligola, testo lat<strong>in</strong>o e versione di G.Vitali, Bologna, Zanichelli 1990.<br />

• Svetonio Caio Tranquillo, Vite dei Cesari (Cesare - Augusto - Tiberio - Caligola) -<br />

Bologna : Zanichelli, 1964.<br />

• Svetonio, Le vite dei dodici Cesari, a cura di Guido Vitali, Zanichelli, Bologna,1959.<br />

• Thomas Nelson W<strong>in</strong>ter, Catullus purified: a brief history of carmen16, <strong>in</strong>: Religious<br />

Studies, Faculty Publications, Classics and Religious Studies Department, University of<br />

Nebraska-L<strong>in</strong>coln, year 1973.<br />

• Un amore antico: <strong>Catullo</strong> e Lesbia, antologia Catulliana, a cura di Mario Marzi,<br />

seconda ed., Canova, Treviso, 1995.<br />

• Università degli studi di Trieste – Saffo – Biografia ed Antologia di Versi, a cura di<br />

Gennaro Tedeschi – Trieste, 2005.<br />

• V. Buchheit, “Sal et lepos versiculorum (Catull c. 16)”, Hermes, 104 (1976) 331-347.<br />

• Wilde, Oscar. The Picture of Dorian Gray. Ed. Robert Mighall. London: Pengu<strong>in</strong>, 2003.<br />

• Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray, Edited by Michael Patrick Gillespie, Norton,<br />

W.W. & Company, Inc., Norton critical edition, 2006, second edition.<br />

• NB) A pag. 2: Catullus LXXXXV, letto da Matt Dillon, Professor and Chair of Classics and<br />

Archaeology, Loyola Marymount University, Los Angeles, California. In http://lat<strong>in</strong>um.mypodcast.com/


70<br />

Atlete <strong>in</strong> bik<strong>in</strong>i con manubri e disco - Piazza Armer<strong>in</strong>i - Enna, villa romana del casale, ca. IV AD.<br />

“STATIONIS PRIMAE<br />

F I N I S<br />

SED NON ITINERIS<br />

NEC INVESTIGATIONIS”110<br />

110 “Term<strong>in</strong>e della prima meta, ma non del percorso, né della ricerca”.


71<br />

Enrico Vetrò<br />

Idibus Martiis<br />

Anno Dom<strong>in</strong>i Duo Millesimo Octavo<br />

“Disclaimer”<br />

I CONTENUTI QUI PUBBLICATI appartengono all'autore e non possono<br />

essere replicati neanche parzialmente senza il suo consenso. Il resto<br />

del materiale pubblicato, dove non <strong>in</strong>dicato espressamente, è<br />

copyright dei rispettivi legittimi proprietari, e ha il solo scopo di<br />

recensione/divulgazione. Sono a disposizione per eventuali<br />

<strong>in</strong>volontarie omissioni o <strong>in</strong>esattezze nella citazione delle fonti e delle<br />

illustrazioni. MI SENTIRÒ PIÙ CHE MAI LUSINGATO SE DAGLI SCRITTI<br />

PRODOTTI VERRÁ VOGLIA A CHIUNQUE DI ATTINGERE A SCOPO<br />

UNICAMENTE FORMATIVO-DOCUMENTATIVO. LA CULTURA DEVE<br />

ESSERE APPANNAGGIO DEL MONDO, NE SONO PIÙ CHE MAI<br />

CONVINTO. TUTTAVIA LA CITAZIONE DELLA FONTE È DOVEROSA E<br />

SEMPRE AUSPICABILE. Enrico Vetrò

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!