Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

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Gaio Valerio Catullo (Sirmione?/Verona? 87/84 a.C. – Roma?/Sirmione? 57/54 a.C.)
senza fini civili e morali; arte poetica
diretta del duale amare=vivere, alimentata dal puro piacere di
scrivere che si fa scopo di vita.
"Bimillenario della morte di Gaio Valerio Catullo". Francobollo
emesso il 19 Settembre 1949.
Soggetto: sul fondo Ponte Pietra sull'Adige visto da un arco del
teatro romano. Tiratura: 3.131.400 esemplari.
Tutto quello che si sa sulla vita del poeta latino ci è stato tramandato molti anni dopo la sua morte
e in maniera indiretta. Ciò vale anche per i suoi 116 Carmi(un corpo lirico di ben 2300 versi),
presumibilmente raccolti dal conterraneo amico e filologo Cornelio Nepote (I sec. a.C). Si dovrà
attendere sino al 1472 per leggere la editio princeps stampata (a Venezia) della produzione
poetica di Catullo 1 . Le liriche Catulliane si rivelano a tratti veementi, a tratti delicate, sempre
gustose nella loro agile lettura, perché tutte pervase da uno spirito ultramoderno di esprimere i
sentimenti. Il“Nuovo”stile dello scrivere in versi divenne corollario di fede abbracciata da anime
sensibili(Neòteroi 2 o Poetae Novi) che – alla pari del nostro rimatore latino - intesero raccontarsi e
raccontare la vita in modo pressoché colloquiale, schietto e contenuto (brevitas), in versi, tuttavia,
fortemente evocativi e finemente cesellati(labor limae). Questo tipo di poesia trasse nutrimento dal
groviglio delle esperienze personali quotidiane dei suoi iniziatori, sulle quali primeggiò l’eros, inteso
come valore essenziale trasgressivo, in grado di dare significato alla più che mai fugace esistenza
umana. In contrasto, dunque, con l’intransigenza del conservatorismo dei senum severiorum (V,2).
Gli austeri attempati benpensanti, legati a doppio filo alla morale tradizionale latina, etichettavano
amore e pulsioni come inevitabili debolezze dell’età giovanile, tollerandole malapena, a patto che
non si violassero i dettami imposti dal bon ton del vivere sociale di quel tempo. Con Catullo, in
definitiva, si ebbe poesia come libera interpretazione dell’intimo sentire, otium individuale letterario
1 Sulla tradizione manoscritta e le successive edizioni in stampa del Liber si consulti: Catullo, Le poesie, i grandi libri Garzanti,
introduzione, traduzione e note di Mario Ramous, prefazione di Luca Canali, XIV ed., Apr. 2004, pagg. xiv-xviii.
2 “Quelli alla moda”. Definizione forse polemica di Cicerone, per il loro gusto ellenizzante ed aristocratico.