Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina
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Mappa di Roma Catulliana<br />
LXXII. Amare di più … volere bene di meno 49 …<br />
Dicevi che conoscevi solo <strong>Catullo</strong>, una volta,<br />
Lesbia, e che a paragone di me non avresti voluto tenere Giove.<br />
Ti volli bene allora non come ne vuole la gente ad<br />
un’amante, ma come il padre ai figli e ai generi.<br />
Ora so chi sei: e anche se più <strong>in</strong>tenso è il desiderio<br />
tuttavia sei diventata sempre più <strong>in</strong>significante e vile.<br />
Come è possibile, tu chiedi? Perché chi ama, un tale tradimento<br />
lo costr<strong>in</strong>ge ad amare di più, ma a voler bene di meno.<br />
Dicebas quondam solum te nosse Catullum,<br />
Lesbia, nec prae me uelle tenere Iouem.<br />
dilexi tum te non tantum ut uolgus amicam,<br />
sed pater ut gnatos diligit et generos.<br />
nunc te cognoui: quare etsi impensius uror, 5<br />
multo mi tamen es uilior et leuior.<br />
qui potis est, <strong>in</strong>quis? quod amantem <strong>in</strong>iuria talis<br />
cogit amare magis, sed bene uelle m<strong>in</strong>us.<br />
LXXV. Anima ridotta a brandelli …<br />
A tal punto [mi] si è ridotta l’anima, o mia Lesbia, per<br />
colpa tua, e così si è perduta per avere compiuto il suo<br />
dovere, che non può più né volerti bene, anche se<br />
diventassi la migliore delle donne, né cessare di amarti,<br />
qualunque cosa tu faccia.<br />
Huc est mens deducta tua mea, Lesbia, culpa<br />
atque ita se officio perdidit ipsa suo,<br />
ut iam nec bene velle queat tibi, si optima fias,<br />
nec desistere amare, omnia si facias.<br />
49 Il dualismo presente nella sottigliezza sentimentale dovrebbe essere così <strong>in</strong>tesa: la passione (amare) non risulta<br />
<strong>in</strong>taccata dai cont<strong>in</strong>ui tradimenti di Lesbia; piuttosto, vengono progressivamente a mancare la stima e l’affetto<br />
(bene velle) che il poeta nutre nei confronti di lei.