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Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

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66<br />

• Le donne <strong>in</strong> travaglio <strong>in</strong>vocavano la protezione di Giunone Luc<strong>in</strong>a, un altro nome di<br />

Diana (c. 34).<br />

• I Romani veneravano una div<strong>in</strong>ità di orig<strong>in</strong>e greco-egizia di nome Arpocrate. Era il dio<br />

del silenzio! Era rappresentato da un fanciullo che chiedeva di tacere con l’<strong>in</strong>dice della<br />

mano destra sulla bocca ( c. 74).<br />

• Lo starnuto veniva considerato segno di buon augurio e di approvazione da parte delle<br />

div<strong>in</strong>ità(c. 45).<br />

• La prima toga era <strong>in</strong>dossata dai maschi all’età di 17 anni ed era priva di ornamenti e<br />

colori (c. 68).<br />

• La figlia unica avanti negli anni veniva esclusa dall’eredità paterna. Il patrimonio era<br />

dest<strong>in</strong>ato al primo figlio maschio nato da costei. In tal modo altri parenti non<br />

potevano vantare alcun diritto alla eredità (c. 68).<br />

• Sui muri degli edifici si scrivevano giudizi positivi o negativi su conoscenti e persone<br />

<strong>in</strong>contrate occasionalmente, prostitute comprese ( c. 37).<br />

• Alcune popolazioni della Spagna avevano l’abitud<strong>in</strong>e di sbiancarsi i denti con l’ur<strong>in</strong>a.<br />

In Italia, di norma, si usava l’acqua pura (c. 39).<br />

• Il Circo Massimo, fra i colli Palat<strong>in</strong>o e Avent<strong>in</strong>o, era il ritrovo di molte cortigiane<br />

(c.55).<br />

• Il giorno delle nozze di un vir c’era l’usanza di regalare noci ai bamb<strong>in</strong>i, a ricordo del<br />

passaggio della sua sposa dalla pubertà alla vita matrimoniale ( c. 61).<br />

• Era credenza popolare che un collo <strong>in</strong>grossato o gonfio derivasse da un’unione feconda<br />

(c. 64).<br />

• Sembra che i Calibi, un piccolo popolo sul Mar Nero, fossero gli scopritori del ferro (c.<br />

66).<br />

• Le fanciulle verg<strong>in</strong>i non usavano profumo ( c.66).<br />

• I Romani, come i Cretesi, contrassegnavano i giorni lieti con una pietruzza bianca. I<br />

tristi con una nera( c.68).<br />

• La punizione riservata agli adulteri consisteva spesso nella umiliazione sessuale.<br />

L’irrumazione era effettuata con radici e pesci (c.15).<br />

• I Romani adoravano Serapide, una div<strong>in</strong>ità di orig<strong>in</strong>e orientale( cc. 10, 12).<br />

• Gli antichi consideravano il manc<strong>in</strong>o subdolo e pertanto ladro (c.12).<br />

• Si costumava calzare gli animali da tiro con una sorta di sandalo di ferro(c.17).<br />

• I Romani usavano i palimpsestos, pergamene che potevano essere utilizzate per scrivere<br />

più volte, raschiandone la superficie. La carta migliore, la carta regia, era per contro<br />

costituita da papiro egiziano. Su una bacchetta di osso o legno, l’umbilius, si avvolgeva<br />

il rotolo di papiro. Il volumen, squadrato e rasato con pomice, era legato da c<strong>in</strong>ghie di<br />

cuoio t<strong>in</strong>to di rosso. Per conservare i rotoli si usavano gli scr<strong>in</strong>ia, <strong>in</strong>volucri di forma<br />

cil<strong>in</strong>drica. La membrana era l’<strong>in</strong>volucro di pergamena che proteggeva un rotolo di<br />

papiro. I rotolo era legato probabilmente con i lora, c<strong>in</strong>ghiette o nastri rossi. I testi<br />

erano acquistabili presso i chioschi dei librai, scr<strong>in</strong>ia librarium (cc. 1, 14, 22).<br />

• Talasio era la div<strong>in</strong>ità italica del matrimonio e personificazione del grido nuziale<br />

augurale <strong>in</strong>vocato dagli sposi e dai loro parenti (c.61).<br />

Amor<strong>in</strong>o sul dorso di un granchio<br />

Pompei – Casa dei Vetti<br />

A sn. Pompei - Ifigenia particolare di<br />

dip<strong>in</strong>to murale - ca. I sec A.D.

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