Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

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Carme XVI
Monito
Guai a chi mi giudica immorale
solo perché scrivo qualche verso libertino!
Subirebbe lo stesso supplizio che Priapo riserva a
quanti rubano nei campi a lui consacrati!
“Io ve lo ficcherò in bocca e in culo,
a te Aurelio, checca che non sei altro, e a te invertito d’un Furio,
che dalle mie poesiole mi giudicaste
quasi un depravato perché sono libertine.
Che debba essere casto e pio il poeta, questo è giusto,
ma perché dovrebbero essere così i versi suoi?!
Hanno una loro grazia ed eleganza,
proprio perché un po’ spinti e senza pudore,
e riescono ad eccitare quello che prude,
non dico nei fanciulli, ma in qualche caprone
con le reni inchiodate dall’artrite.
E voi, solo perché leggete nei miei versi di baci a migliaia,
pensate che io non sia un maschio a dovere?
Io ve lo ficcherò in bocca e in culo”.
Pedicabo ego vos et irrumabo,
Aureli pathice et cinaede Furi,
qui me ex versiculis meis putastis,
quod sunt molliculi, parum pudicum.
nam castum esse decet pium poetam
ipsum, versiculos nihil necesse est;
qui tum denique habent salem ac leporem,
si sunt molliculi ac parum pudici,
et quod pruriat incitare possunt,
non dico pueris, sed his pilosis
qui duros nequeunt movere lumbos.
vos, quod milia multa basiorum
legistis, male me marem putatis?
pedicabo ego vos et irrumabo.
Ritratto di poeta
Pompei