Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

GAIO (uno dei massimi giuristi
romani del II sec. A.D. ) in
"INSTITUTIONUM COMMENTARII
QUATTUOR", II, 12-17, afferma:
"VVii ssoonnoo
ttrree ttiippii ddii uutteennssiillii:: qquueellllii cchhee nnoonn
ssii mmuuoovvoonnoo ee nnoonn ppaarrllaannoo;; qquueellllii
cchhee ssii mmuuoovvoonnoo ee nnoonn ppaarrllaannoo
(animali),, ee qquueellllii cchhee ssii mmuuoovvoonnoo
ee ppaarrllaannoo (schiavi)".
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6.000 gladiatori di Spartaco furono crocifissi lungo la via Appia
fra Capua e Roma …
“Non amplius, inquis, quinquaginta. Cum Spartaco minus multi primo fuerunt” (“Non più di cinquanta uomini, dici tu. Al fianco di Spartaco
ce ne furono meno agli inizi.” M. T. Cicerone, Epistulae ad Atticum, VI, 2, 8).
Durante la Repubblica e nei primi secoli dell'Impero romano il 15-20% circa della popolazione era
costituito da schiavi (tali anche per debiti insoluti, per non essersi presentati alla chiamata di leva obbligatoria o
finanche per incapacità di dimostrare la propria identità), ai quali non veniva assicurato alcun diritto
fondamentale, tanto che un proprietario poteva uccidere il suo schiavo nel pieno rispetto della legalità. Nel
I secolo a.C., tuttavia, si iniziarono a varare leggi che imponevano il rispetto di regole ben precise sul
mancipio. La legge Cornelia dell'82 a.C., per esempio, vietava l’uccisione di un asservito da parte del suo
padrone; mentre la legge Petronia, del 32 a.C., aboliva l'obbligo da parte di uno schiavizzato di combattere
nel Circo su pretesa del detentore.
Schiavi che pigiano l’uva
Bassorilievo
Schiava che allaccia gioiello alla caviglia della padrona
Particolare di affresco
Gladiatori si affrontano in presenza del
Commentarius Magister (Allenatore)
Mosaico pavimentale