Gaio Valerio Catullo &“Lesbia” - Taranto in cartolina

“… mi brucia in corpo un desiderio senza freni” 95
“… mia dolce Ipsitilla”
Amabo, mea dulcis Ipsitilla,
meae deliciae, mei lepores,
iube ad te veniam meridiatum.
et si iusseris, illud adiuvato,
ne quis liminis obseret tabellam,
neu tibi lubeat foras abire,
sed domi maneas paresque nobis
novem continuas fututiones.
verum si quid ages, statim iubeto:
nam pransus iaceo et satur supinus
pertundo tunicamque palliumque.
55
Satiro con Menade Pompei - Casa di Cecilio Giocondo - 1-50 d.C. - M.A.N.N
Ti prego, mia dolce Ipsitilla,
mia delizia, mio tesoro,
fammi venire da te nel pomeriggio.
E se lo farai, organizzati sì che
nessuno chiuda il battente dell'ingresso,
e non ti salti in mente d'andartene fuori,
piuttosto restatene in casa e preparami
nove scopate di fila.
Se ne hai voglia, però, invitami immediatamente:
perché dopo mangiato, così disteso, sazio e supino
io sfondo tunica e mantello. Carmi, XXXII.
95 “… ignis mollibus ardet in medullis”. Carmi, XLV, v.16. Catullo ripagò con la stessa moneta la condotta libertina di Lesbia: Ipsitilla,
Ameana, Aufilena, Postumia, la Rossa di Bologna, e non pochi giovanetti dagli occhi melliflui, come quelli di Giovenzio.