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Lex Aurea –numero- 38 - Fuoco Sacro

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<strong>Lex</strong> <strong>Aurea</strong> <strong>38</strong> – Libera Rivista di Formazione Esoterica<br />

Sito Web di riferimento www.fuocosacro.com Contatti lexaurea@fuocosacro.com<br />

l'uomo a un più diretto rapporto con se stesso<br />

e con Dio. I Padri e gli autori spirituali hanno<br />

sempre affermato la relazione e<br />

l'interdipendenza tra conoscenza di sé e<br />

conoscenza di Dio. San Basilio (329-379)<br />

dedica un‟intera omelia sull'Attende tibi (PG<br />

31,197-218) come via maestra all'incontro<br />

con Dio, mentre di sant'Agostino (354-430) si<br />

ricorda il celebre detto: “Noverim Te,<br />

noverim me - che io conosca Te, che conosca<br />

me”. A sua volta Riccardo di San Vittore<br />

(1123c.-1173) afferma nel Beniamin maior:<br />

“Se ti prepari a scrutare le profondità di Dio,<br />

volgiti prima alle profondità del tuo spirito”<br />

(3, 8: PL 196,118). Santa Caterina da Siena<br />

(1347-1<strong>38</strong>0) sostiene che si giunge alla<br />

perfezione solo “serrandosi nella casa del<br />

conoscimento di sé. Questo conoscimento -<br />

così le dice il Signore - vuol essere condito<br />

con il conoscimento di me” (Dialogo, 73).<br />

Solo se si è radicati “nella propria cognizione,<br />

si può dire di aver trovato la porta e la strada<br />

per andare a Dio”, scrive santa Veronica<br />

Giuliani (1660-1727), nel suo tanto celebre<br />

quanto sterminato Diario (II,101). Le fa eco<br />

Bossuet (1627-1704), che nell'Introduzione<br />

dell'opera intitolata Della conoscenza di Dio e<br />

di se stesso nota: “la saggezza consiste nel<br />

conoscere Dio e nel conoscere se stessi. La<br />

conoscenza di noi stessi ci deve elevare alla<br />

conoscenza di Dio”.<br />

Quanto abbiamo ripreso dagli autori spirituali<br />

citati, trae origine da un antico aforisma, caro<br />

alla tradizione patristica, in cui sono<br />

sintetizzate le tappe essenziali dell'itinerario<br />

spirituale: “Ab exterioribus ad intima, ex<br />

intimis ad Deum - dalle realtà esterne a quelle<br />

interiori e dall'interiorità a Dio”. Noteremo a<br />

questo punto che si danno itinerari spirituali<br />

che considerano l'interiorità come momento<br />

intermedio e senz'altro obbligato per aprirsi<br />

alla trascendenza, e itinerari che, quantomeno<br />

in apparenza, sembrano chiudersi<br />

nell'immanenza. Fra di essi va annoverato lo<br />

Zen nella sua formulazione più rigorosa,<br />

secondo cui la pratica dello zazen significa<br />

che “l'uomo fa se stesso da se stesso in se<br />

stesso”. 4 In quanto finalizzata al silenzio del<br />

proprio essere, questa pratica meditativa trova<br />

ampi consensi in ambito occidentale e viene<br />

facilmente ripensata in chiave teista. Cosa<br />

peraltro non arbitraria, sia per la luce che la<br />

Rivelazione cristiana getta sui sentieri<br />

spirituali dell'umanità, sia in considerazione<br />

dello stesso ideogramma che esprime il<br />

termine Zen e che nasconde un senso<br />

profondamente religioso. Esso è composto da<br />

due parti: la prima significa divinità/sacralità,<br />

in quanto figura concernente la vittima<br />

sacrificale offerta a Dio sull'altare; la seconda<br />

indica lo stato di separatezza/purezza con cui<br />

rapportarsi con il divino. Nella sua globalità,<br />

quindi, l'ideogramma dello Zen indica l'essere<br />

separato/puro in attitudine di culto/offerta<br />

verso la divinità.<br />

II<br />

L'io profondo e le componenti<br />

costitutive della persona<br />

L'esperienza della preghiera profonda, ossia<br />

del rientro in se stessi come condizione per<br />

aprirci a Dio nella verità e nella integralità del<br />

nostro essere, ci consente di cogliere meglio<br />

la complessità della persona umana e delle<br />

sue componenti. Che la dimensione fisica non<br />

esaurisca tutto l'uomo, ma che costituisca<br />

l'involucro esteriore e rimandi a corpi più<br />

sottili, è convincimento radicato nella grandi<br />

tradizioni sapienziali dell'umanità. Tutte<br />

concordano sulla realtà di una struttura arcana<br />

e complessa dell‟essere umano, ammettendo<br />

che il corpo fisico è soltanto la costituzione<br />

densa e visibile di aspetti o corpi<br />

normalmente invisibili, temporaneamente<br />

aggregati, ciascuno esistente in altre<br />

dimensioni sempre più sottili. Ad esempio,<br />

nel pensiero egizio si considerava l‟uomo<br />

costituito da una serie di corpi, a partire dal<br />

corpo fisico soggetto a putrefazione Khat, o<br />

Sahu, se nobilitato dalla conoscenza<br />

spirituale, fino ad altre entità man mano meno<br />

4

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