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Storia di un Modello - Magellano

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Sommario<br />

In questo numero<br />

3 <strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong>a Nave<br />

Parliamo della “Monarca”<br />

7 Intervista con <strong>un</strong> Modellista<br />

Una giornata con Enrico Pilani<br />

13 <strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

Il Rimorchiare Muimota<br />

22 Didattica attorno al<br />

modellismo navale<br />

28 Botta e risposta<br />

Posta o e-mail dei nostri lettori<br />

32 Notizie dal Web<br />

Recensioni dal Web<br />

34 Com<strong>un</strong>icazioni Associazione<br />

Redazione<br />

2<br />

Moia Andrea<br />

Antoniazzi Pierangelo<br />

Bartolacci Ivan<br />

Oss Germano<br />

Tenti Massimiliano<br />

Ubol<strong>di</strong> Antonio<br />

Venturin Roberto<br />

Bragonzi Luciano<br />

Mattavelli Rodolfo<br />

Vassallo Andrea<br />

Aglitti Simona<br />

Impaginazione grafica<br />

Antonini Adriano<br />

Contatti<br />

Redazione <strong>di</strong> VM<br />

redazione@magellano.org<br />

Associazione AMN <strong>Magellano</strong><br />

Via Paravisi, 1<br />

20092 Cinisello Balsamo (Milano)<br />

C.F. 94598450156<br />

amn@magellano.org<br />

Foto in copertina “La Belle”<br />

modello <strong>di</strong> Riccardo Mattera<br />

E<strong>di</strong>toriale<br />

Carlo Cavaletto (Artigliere)<br />

È trascorso ormai più <strong>di</strong> <strong>un</strong> anno da quando è iniziata<br />

l’avventura <strong>di</strong> VM – In viaggio con <strong>Magellano</strong>. L’iniziativa<br />

nata quasi per gioco da <strong>un</strong>’idea del nostro Massimiliano<br />

Tenti, per tutti Max, voleva, all’inizio, essere<br />

semplicemente <strong>un</strong> magazine con il quale <strong>di</strong>vulgare la<br />

passione per le cose <strong>di</strong> mare che ci accom<strong>un</strong>a. Con il<br />

passar del tempo questa semplice raccolta <strong>di</strong> informazione<br />

si è trasformata in <strong>un</strong>a pubblicazione <strong>di</strong> cui oggi<br />

molti appassionati non possono più fare a meno.<br />

Per poter realizzare l’opera che avete tra le mani, si<br />

è dovuto creare <strong>un</strong> vero e proprio comitato <strong>di</strong> redazione,<br />

con compiti specifici e completa interattività tra i<br />

propri componenti. E’ stato redatto <strong>un</strong> piano e<strong>di</strong>toriale<br />

tale da poter trattare ad ogni uscita argomenti <strong>di</strong><br />

pubblico interesse e con cadenze fisse e continuative.<br />

Grazie ai soci dell’associazione “<strong>Magellano</strong>”, è stata<br />

rielaborata la grafica per il layout in modo tale da<br />

semplificare il più possibile l’impaginazione e la <strong>di</strong>vulgazione<br />

in tempi rapi<strong>di</strong> per <strong>di</strong>minuire al massimo il<br />

<strong>di</strong>sagio dell’attesa del nuovo numero. Insomma <strong>un</strong>a<br />

vera e propria redazione in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare anche<br />

le richieste dei più esigenti.<br />

Queste poche righe vogliono, in definitiva, esprimere<br />

il mio personale ringraziamento a tutti coloro che<br />

si sono pro<strong>di</strong>gati per la riuscita <strong>di</strong> <strong>un</strong>’opera che al<br />

momento non ha eguali in Italia. Non me la sento<br />

<strong>di</strong> nominare ogni singola persona che ha collaborato,<br />

perché rischierei <strong>di</strong> tralasciare qualc<strong>un</strong>o, visto il grande<br />

impegno profuso da tanti amici modellisti, soci e non <strong>di</strong><br />

“<strong>Magellano</strong>” affinché questo “magazine” possa essere<br />

pubblicato regolarmente. Il mio ringraziamento va<br />

anche a tutti coloro che con la loro collaborazione rendono<br />

possibile l’opera….mi riferisco a tutti coloro che<br />

inviano alla redazione i propri articoli, le proprie foto,<br />

e le proprie relazioni riguardo mostre e concorsi…..a<br />

tutti ancora <strong>un</strong> grande grazie.<br />

Visto che “VM” è <strong>un</strong>a rivista riservata ai soci dell’associazione<br />

“<strong>Magellano</strong>”, da questo numero nelle sue<br />

pagine troverete anche informazioni che riguardano<br />

la vita associativa, per permettervi <strong>di</strong> essere ancor più<br />

a contatto con tutti coloro che tanto de<strong>di</strong>cano all’arte<br />

del modellismo e dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> cose <strong>di</strong> mare.<br />

Carlo Cavaletto


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong>a Nave<br />

Parliamo della Monarca<br />

Marco Topa (Tricera)<br />

Vorrei iniziare su queste pagine <strong>un</strong> excursus attraverso<br />

la storia della nostra Marina, dai suoi albori fino ad<br />

oggi, presentando sia i fatti storici sia alc<strong>un</strong>e <strong>un</strong>ità navali<br />

o personaggi che mano a mano incontreremo nel<br />

nostro cammino, che spero troviate interessante.<br />

Il 17 marzo 1861, a seguito della proclamazione del<br />

Regno d’Italia da parte del parlamento <strong>di</strong> Torino e<br />

sotto la spinta del Conte <strong>di</strong> Cavour, allora Presidente<br />

Camillo Benso, Conte <strong>di</strong> Cavour<br />

del Consiglio e Ministro della Marina, nacque la Regia<br />

Marina; l’<strong>un</strong>ificazione delle Marine che la costituivano<br />

ñ sabauda, borbonica, toscana e pontificia - risaliva, invece,<br />

al 17 novembre 1860.<br />

La flotta navale, che aveva inglobato anche uomini<br />

e navi della squadra garibal<strong>di</strong>na, ere<strong>di</strong>tò la tra<strong>di</strong>zione<br />

marinara delle due maggiori marine che avevano concorso<br />

a comporla: quella del Regno <strong>di</strong> Sardegna ed<br />

in particolare quella del Regno delle Due Sicilie, dalla<br />

quale provenne gran parte dei mezzi e dalla quale si<br />

ripresero le <strong>un</strong>iformi, i gra<strong>di</strong> e i regolamenti.<br />

La Marina del Regno delle Due Sicilie<br />

Carlo <strong>di</strong> Borbone, Re <strong>di</strong> Napoli e <strong>di</strong> Sicilia, doveva<br />

fronteggiare il problema delle scorrerie dei pirati barbareschi<br />

che partivano dalle coste dell’Africa Settentrionale.<br />

Per questo motivo decise, nel 1835, <strong>di</strong> intraprendere<br />

<strong>un</strong>a forte politica che riguardava lo sviluppo<br />

della Marina che porto, tra l’altro alla nascita dell’Accademia<br />

della Real Marina.<br />

Venne così approntata <strong>un</strong>a squadra composta da<br />

quattro galere che avrebbero dovuto proteggere i<br />

commerci marittimi del Regno dalle incursioni dei pirati<br />

barbareschi.<br />

Nel 1741, le pressioni imposte dalla presenza della<br />

marina britannica affinché il Re, Carlo <strong>di</strong> Borbone, rimanesse<br />

neutrale riguardo alla guerra tra Spagna ed<br />

Austria, spinsero lo stesso sovrano a dare <strong>un</strong>’accelerazione<br />

alla formazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a flotta più imponente.<br />

Nel 1759, sul finire del regno <strong>di</strong> Carlo, la flotta era<br />

articolata così composta:<br />

Squadra delle navi<br />

Costituita dal vascello da 64 San Filippo la Reale, dalla<br />

fregata da 50 San Carlo la Partenope e da 3 fregate da<br />

40: Regina Concezione e Santa Amalia<br />

Squadra delle galere<br />

Formata dalle 4 galere: Capitana, Sant’Antonio, Patrona<br />

e San Gennaro<br />

Squadra degli sciabecchi<br />

Formata dai 6 sciabecchi da 20: S. Gennaro, S. Pasquale,<br />

S. Fer<strong>di</strong>nando, S. Gabriele, S. Luigi, S. Antonio.<br />

Sotto Fer<strong>di</strong>nando IV <strong>di</strong> Borbone la Marina fu trascurata,<br />

anche a seguito della scarsa fiducia dell’allora<br />

Ministro della marina nei piani del Sovrano. Solo per<br />

l’interesse della Regina Marina Carolina D’Asburgo si<br />

ebbe la rinascita della Marina borbonica.<br />

Il tenente generale John Edward Acton, già al servizio<br />

della del Granduca <strong>di</strong> Toscana, fu posto a capo del Ministero<br />

del commercio e Marina nel 1779 e, da uomo<br />

esperto <strong>di</strong> cose militari e <strong>di</strong> mare, conoscitore degli<br />

uomini e dei tempi, fu líorganizzatore sapiente della<br />

nuova Marina. In primo luogo, rior<strong>di</strong>nò su solo due<br />

Squadre la flotta, Squadra dei Vascelli e Squadra degli<br />

Sciabecchi. Acquistò nuove navi e spinse per la costruzione<br />

<strong>di</strong> nuove <strong>un</strong>ità, ampliò il Collegio <strong>di</strong> Marina, inviò<br />

alc<strong>un</strong>i giovani guar<strong>di</strong>amarina con altri ufficiali ad acquisire<br />

esperienza su navi delle maggiori Marine militari<br />

europee. Fondò il famoso Cantiere navale <strong>di</strong> Castellammare<br />

<strong>di</strong> Stabia, istituì il Corpo <strong>di</strong> Fanteria <strong>di</strong> Marina, denominato<br />

Reggimento Real Marina.<br />

Con la presa <strong>di</strong> Napoli da parte delle truppe francesi<br />

3


Fer<strong>di</strong>nando IV <strong>di</strong> Napoli, poi<br />

Fer<strong>di</strong>nando I delle DueSicilie<br />

4<br />

nel 1799, Fer<strong>di</strong>nando IV<br />

scappo in Sicilia, e vanne<br />

fondata la Repubblica<br />

Napoletana. Due sono i<br />

fatti principali che hanno<br />

caratterizzato questo<br />

periodo: l’incen<strong>di</strong>o della<br />

parte <strong>di</strong> flotta che non<br />

aveva seguito il Re in Sicilia<br />

e gli eventi che portarono<br />

all’impiccagione<br />

dell’Ammiraglio Francesco<br />

Caracciolo, la storia<br />

del quale verrà approfon<strong>di</strong>ta<br />

in <strong>un</strong> successivo<br />

articolo.<br />

Dopo questi fatti, sempre<br />

nel 1799, F e r d i -<br />

nando IV rientrò a Napoli dove governò ancora fino<br />

al 1806 quando la città finì nuovamente in mano ai<br />

francesi sotto il governo <strong>di</strong> Giuseppe Bonaparte che<br />

riorganizzò la Marina secondo i canoni <strong>di</strong> quella francese.<br />

Nel 1816, con la caduta <strong>di</strong> Napoleone, Fer<strong>di</strong>nando IV<br />

rientrò nuovamente a Napoli e fondo il Regno delle<br />

due Sicilie assumendo il nome <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I delle<br />

due Sicilie.<br />

Nel 1825 succedette al trono il figlio <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando,<br />

Francesco I, che regnò fino al 1830, quando il figlio<br />

Fer<strong>di</strong>nando II prese il suo posto.<br />

Durante il regno <strong>di</strong> Francesco I, nel biennio 1827-<br />

1828, i cantieri <strong>di</strong> Castellammare <strong>di</strong> Stabia varano la<br />

fregata Regina Isabella da 44 cannoni, la corvetta Cristina<br />

da 32 cannoni e i brigantini Principe Carlo e Francesco<br />

I. Nel 1830 viene ultimata la scorridora Etna, nel 1832<br />

il brigantino Zeffiro da 18 cannoni, nel 1834 le fregate<br />

Partenope da 50 cannoni, e Urania da 46 pezzi.<br />

Come accennato i precedenza, nel 1830 salì al trono<br />

Fer<strong>di</strong>nando II e sotto il suo regno la Marina borbonica<br />

fu investita da nuove “folate” <strong>di</strong> innovazione: nel850<br />

iniziò i lavori per la costruzione del primo bacino <strong>di</strong><br />

carenaggio italiano in muratura.<br />

Re Fer<strong>di</strong>nando ha <strong>un</strong>a grande passione per la propulsione<br />

a vapore applicata alla marina e, per questo,<br />

acquista in Gran Bretagna, nel 1834, tre piroscafi (ri-<br />

<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong>a Nave<br />

battezzati Fer<strong>di</strong>nando II, Nett<strong>un</strong>o, San Wenefrido), sostituendone<br />

l’originario personale <strong>di</strong> macchina inglese<br />

che si era rifiutato <strong>di</strong> partecipare ad azioni belliche<br />

contro i propri connazionali.<br />

Istituì così, presso “Real Opificio Meccanico Militare” <strong>di</strong><br />

Pietrarsa, la prima “Scuola <strong>di</strong> Ingegneri Meccanici” d’Italia,<br />

alla quale viene annessa <strong>un</strong>a fabbrica d’attrezzi e macchine<br />

marine per armare le pirofregate napoletane.<br />

Nel 1842 alc<strong>un</strong>i ufficiali della Marina Sarda, tra cui il<br />

conte Carlo Pellion <strong>di</strong> Persano, furono inviati a stu<strong>di</strong>are<br />

gli or<strong>di</strong>namenti ed i progressi della Marina Napoletana<br />

che, passate le vicende del 1848 visse <strong>un</strong> periodo<br />

apparentemente calmo durante il quale furono varate<br />

<strong>di</strong>verse <strong>un</strong>ità che svolgeranno servizio anche nella Regia<br />

Marina <strong>un</strong>itaria: ricor<strong>di</strong>amo in particolare il vascello<br />

Monarca poi Re Galantuomo che con gli 86 pezzi su 3<br />

ponti e 3.669 t. <strong>di</strong> <strong>di</strong>slocamento, risultò la più potente<br />

<strong>un</strong>ità da guerra delle Marine pre<strong>un</strong>itarie, singolarmen-<br />

La fregata da 50 cannoni Partenope<br />

te somigliante alla Nave Scuola Amerigo Vespucci che<br />

sarà costruita 80 anni più tar<strong>di</strong> nello stesso cantiere,<br />

nonché la pirofregata Ettore Fieramosca, la prima nave<br />

mossa da caldaia <strong>di</strong> produzione nazionale.<br />

Minata peraltro al suo interno dai fermenti <strong>un</strong>itari che<br />

erano coltivati in particolare dall’alta ufficialità, mancò<br />

totalmente al momento dello sbarco garibal<strong>di</strong>no.<br />

Nel 1860, con l’ingresso <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> a Napoli, si avvia<br />

al tramonto la storia della Marina borbonica e dei Marinai<br />

delle Due Sicilie.<br />

Questo articolo rappresenta solo l’inizio del nostro<br />

viaggio attraverso la storia delle varie Marine che,


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong>a Nave<br />

come detto all’inizio, <strong>di</strong>edero vita alla Marina Italiana;<br />

nei prossimi numeri andremo a raccontare <strong>di</strong> eventi e<br />

<strong>di</strong> uomini la cui storia si fonde con quella della Marina.<br />

Adesso vorrei presentare alc<strong>un</strong>e delle <strong>un</strong>ità navali che<br />

sono state citate raccontando i fatti fin qui riportati.<br />

La mia scelta è caduta sul Monarca, che, <strong>un</strong>a volta <strong>un</strong>ificate<br />

le varie Marine per formare la Regia Marina, prese<br />

il nome <strong>di</strong> Re Galantuomo.<br />

Vascello a tre ponti Monarca, poi Re Galantuomo<br />

La Monarca<br />

Fu l’<strong>un</strong>ico vascello della Marina italiana. Fu<br />

impostato per la Marina borbonica col<br />

nome <strong>di</strong> Monarca e nell’agosto del 1860<br />

si trovava in allestimento nell’Arsenale<br />

<strong>di</strong> Napoli al comando del C.V. Giovanni<br />

Vacca. Nella notte del 21 agosto 1860<br />

la fregata garibal<strong>di</strong>na Tukery cercò <strong>di</strong><br />

catturarlo, ma il tentativo fu respinto<br />

dall’equipaggio guidato dal Comandante<br />

in 2ª Guglielmo Acton.<br />

Passò nella Marina Italiana il 17 marzo<br />

1861 e ne <strong>di</strong>venne la nave più grande, benché<br />

già <strong>di</strong> scarsissima potenza bellica perché<br />

sprovvisto <strong>di</strong> corazza e dotato <strong>di</strong> <strong>un</strong>a velocità<br />

<strong>di</strong> soli 4,5 no<strong>di</strong> che però, con l’adozione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a nuova<br />

elica a 4 pale al posto <strong>di</strong> quella a 2 pale, aumentò<br />

a 8,5 no<strong>di</strong>.<br />

Era stato progettato come nave a vela, con scafo in<br />

legno senza sperone, tre alberi a vele quadre, bompresso<br />

e fiocchi.<br />

Durante l’allestimento vi fu aggi<strong>un</strong>to <strong>un</strong> apparato motore<br />

costruito dalla <strong>di</strong>tta inglese Maudslay, alimentato<br />

da 4 caldaie tubolari.<br />

L’armamento originale era costituito da<br />

64 cannoni: nel 1860 vi erano 6 cannoni<br />

da 160 mm, 7 da 200 mm rigati, 2 obici<br />

da 200 mm, 24 cannoni da 160 mm e 4<br />

da 200 mm lisci.<br />

Prima ancora <strong>di</strong> essere incorporato<br />

ufficialmente nella Marina italiana fu impiegato<br />

nelle operazioni contro Gaeta<br />

del febbraio 1861.<br />

Nel settembre 1863 partì per gli Stati<br />

Uniti per trasportarvi l’equipaggio delle fregate<br />

corazzate Re d’Italia e Re <strong>di</strong> Portogallo in<br />

costruzione nel cantiere <strong>di</strong> Webb.<br />

5


Dal 1867 al ‘1871 fu destinato a nave scuola cannonieri<br />

e con R.D. 31 marzo 1875 ra<strong>di</strong>ato, rimanendo in<br />

servizio a La Spezia come nave caserma.<br />

DATI TECNICI<br />

Nome: Re Galantuomo (ex Monarca borbonico)<br />

Tipo: Vascello a elica <strong>di</strong> 3° rango<br />

Cantiere: Castellammare dl Stabia<br />

Varo: 5.6.1858<br />

Entrata in servizio<br />

con la Regia Marina: 17.3.1861<br />

Ra<strong>di</strong>azione: 3 1.3.1875<br />

L<strong>un</strong>ghezza: m 58,40 (pp)<br />

Larghezza: m 15,50<br />

Immersione: m 7,10<br />

Dislocamento: t 3800<br />

Apparato motore: 4 caldaie tubolari<br />

1 motrice alternativa<br />

Potenza: 1.351 HP<br />

6<br />

Tentativo da parte <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

catturare in porto la Monarca<br />

<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong>a Nave<br />

Velocità: no<strong>di</strong> 4,5<br />

(dopo cambio elica no<strong>di</strong> 8,5)<br />

Armamento: 64 cannoni <strong>di</strong> ferro lisci ad<br />

avancarica<br />

Equipaggio; 658 uomini<br />

Attrezzatura velica: 3 alberi a vele quadre,<br />

bompresso e fiocchi<br />

Scafo: in legno


Intervista ad <strong>un</strong><br />

Modellista<br />

Luciano Bragonzi (Lubra)<br />

UNA GIORNATA CON<br />

ENRICO PILANI<br />

Quando andai da Enrico<br />

per questa intervista,<br />

pensai che mi sarei<br />

trovato in <strong>un</strong> super laboratorio,<br />

super come i<br />

suoi modelli.<br />

Niente <strong>di</strong> tutto ciò, mi<br />

portò nella cameretta<br />

che fu <strong>di</strong> sua figlia (ormai<br />

felicemente maritata<br />

e con <strong>un</strong> bei frugoletto<br />

che impegna, non<br />

poco il felice nonno).<br />

Al centro <strong>un</strong> piccolo<br />

tavolo, forse <strong>un</strong> metro quadro, in <strong>un</strong> angolo <strong>un</strong> mobiletto,<br />

non molto grande,ove è riposto tutto quello che serve al<br />

suo modellismo, con sopra due o tré scatolette, <strong>un</strong> tornietto<br />

e <strong>un</strong>a colonnina porta trapanino, a fianco la postazione<br />

computer.<br />

Sopra <strong>un</strong> piccolo scaffale con alc<strong>un</strong>i libri, nient’altro, tutto<br />

or<strong>di</strong>nato e chiuso come se la figlia vivesse ancora lì.<br />

La chiacchierata è avvenuta nel soggiorno con moltissimi<br />

dei suoi modelli, ma che non da l’idea, viste le molte bacheche<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong> museo navale.<br />

é <strong>un</strong> normale e ben arredato ambiente che non ha certo<br />

<strong>un</strong> aspetto museale.<br />

Penso però che ciò sia merito <strong>di</strong> <strong>un</strong> amico mobiliere, ma<br />

veniamo alla intervista.<br />

Domanda - Da quanti anni è che fai modellismo navale.<br />

Risposta - fin da piccolo, 7/8 anni, ero affascinato dai libri<br />

<strong>di</strong> Emilio Salgari.<br />

Dalla loro lettura ho appreso la terminologia navale, parole<br />

come delfiniera, capo<strong>di</strong>banda, sartia, sabordo eccetera mi<br />

sono state subito familiari e questa conoscenza è stata in<br />

seguito la base del mio essere modellista.<br />

La passione per i romanzi <strong>di</strong> mare è poi continuata con<br />

autori più impegnativi come Forester, OíBrian eccetera e <strong>di</strong><br />

pari passo è aumentata la conoscenza delle navi a vela, del<br />

loro f<strong>un</strong>zionamento e del modo <strong>di</strong> manvorarle.<br />

Verso i 10/12 anni ci fu <strong>un</strong>a mostra <strong>di</strong> modellismo vicino<br />

a casa a Milano forse la prima del dopoguerra. La visita alla<br />

7


mostra mi fece chiedere, come regalo <strong>di</strong> natale <strong>un</strong>a barchetta.(era<br />

per me sottinteso a vela) La scelta <strong>di</strong> mio padre<br />

cadde su <strong>un</strong> transatlantico a molla (allora era <strong>un</strong> regalo notevole),<br />

è <strong>un</strong>a cosa che ancora adesso, dopo 60 anni, non<br />

mi riesce <strong>di</strong> perdonare a mio padre, così come penso che<br />

lui non mi abbia perdonato il fatto che in <strong>un</strong> breve lasso <strong>di</strong><br />

tempo lo abbia spianato delle sovrastrutture sostituendole<br />

con <strong>un</strong> bastoncino <strong>di</strong> legno con appeso <strong>un</strong>o straccetto a<br />

moí <strong>di</strong> vela.<br />

Probabilmente è qui che si è concretizzata la voglia <strong>di</strong> fare<br />

modellismo, che ovviamente negli anni che seguirono ha avuto<br />

varie pause, vuoi per adolescenziali e giovanili <strong>di</strong>strazioni,<br />

e seguite più tar<strong>di</strong> per impegni precedenti e conseguenti al<br />

matrimonio.<br />

Com<strong>un</strong>que dopo le prime esperienze con due scatole<br />

<strong>di</strong> montaggio realizzate senza variazioni, ma la cui qualità<br />

(come ricostruzione) non mi aveva sod<strong>di</strong>sfatto ne ho realizzato<br />

<strong>un</strong>a terza provvedendo a notevoli variazioni e implementazioni<br />

rispetto al kit.<br />

Ho presentato questo modello a Novegro (1982)e con mia<br />

sorpresa mi venne assegnato il primo premio.<br />

Convinto <strong>di</strong> aver ottenuto <strong>un</strong> buon grado <strong>di</strong> realizzazione<br />

ho portato il mio modellino da visionare alla NAVIMODEL.<br />

Il responso è stato a <strong>di</strong>r poco massacrante, ma non mi sono<br />

depresso, anzi ho cercato <strong>di</strong> fare tesoro delle stroncature<br />

e dei suggerimenti e frequentando modellisti più navigati <strong>di</strong><br />

me ho piano a piano rubato il mestiere. Difatti cercando <strong>di</strong><br />

documentarmi sempre <strong>di</strong> più e reperendo <strong>di</strong>segni affidabili<br />

con i riscontri sui giusti testi, sono potuto passare all’auto<br />

costruzione. Tutto ciò fece si, che dopo alc<strong>un</strong>i anni, abbia<br />

ottenuto anche medaglie ai campionati Navimodel.<br />

Domanda - é quin<strong>di</strong> da queste frequentazioni che<br />

poi nacque il conosciuto “trio dei maestri d’ascia”.<br />

8<br />

Intervista ad <strong>un</strong><br />

Modellista<br />

Risposta - Quello che tu chiami trio è l’evoluzione <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

antefatto che ha coinvolto più persone (<strong>di</strong>eci circa) che si<br />

trovavano presso la sede Navimodel e (dato che in sede si<br />

<strong>di</strong>scuteva soprattutto <strong>di</strong> problemi burocratici e <strong>di</strong> campionati)<br />

ad <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to ha preso líabitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ritrovarsi<br />

presso i rispettivi atelier a commentare i modelli in costruzione.<br />

Il gruppo si autodefinì “Mastri díAscia” era ed è caratterizzato<br />

dalla mancanza <strong>di</strong> : sede, tessere, statuti e <strong>di</strong> altri orpelli<br />

<strong>un</strong>ica regola líingresso allo stesso avviene per cooptazione<br />

previo ok allíumanimità.<br />

Il museo navale <strong>di</strong> Camogli , tempo dopo, fece <strong>un</strong> concorso<br />

con la richiesta ai modellisti <strong>di</strong> costruire il modello <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

brigantino il DITTATORE GARIBALDI <strong>di</strong> cui forni dei piani<br />

estremamente schematici e <strong>un</strong>a riproduzione <strong>di</strong> <strong>un</strong> quadro.<br />

Gli amici Bellabarba e Osculati coinvolsero me e altri modellisti<br />

del gruppo, nel progetto <strong>di</strong> realizzare il modello e<br />

<strong>di</strong> partecipare al concorso, ma a causa dei tempi ristretti a<br />

<strong>di</strong>sposizione (allíepoca eravamo tutti impegnati professionalmente<br />

oltre che in famiglia), collegialmente pensammo <strong>di</strong><br />

farlo a più mani, <strong>di</strong>videndo i compiti.<br />

Mentre alc<strong>un</strong>i facevano lo scafo altri preparavano alberi ,<br />

vele e manovre, attrezzature, imbarcazioni guadagnando<br />

così tempo. La cosa f<strong>un</strong>zionò e in effetti il nostro modello si<br />

classificò secondo <strong>di</strong>etro a quel mostro sacro <strong>di</strong> Fieschi.<br />

Il modello è stato poi venduto ad <strong>un</strong> giapponese.<br />

Per <strong>un</strong> certo periodo ogn<strong>un</strong>o <strong>di</strong> noi è tornato a lavorare<br />

su modelli propri, fino a quando la rivista Yacht Digest ha<br />

cominciato a pubblicare articoli <strong>di</strong> modellismo realizzati prima<br />

da Bellabarba Osculati e successivamente da Bellabarba<br />

Guerreri relativi a barche tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Venne proposto <strong>di</strong> completare gli articoli, oltre che con<br />

<strong>di</strong>segni , con foto <strong>di</strong> modelli .<br />

Per i primi articoli si usarono modelli già realizzati (pinco ,<br />

feluca , tartana), ma terminati i modelli esistenti si pensò <strong>di</strong>


Intervista ad <strong>un</strong><br />

Modellista<br />

costruirli <strong>di</strong> pari passo con gli articoli , pura utopia impossibile<br />

rispettare i tempi.<br />

Venne quin<strong>di</strong> riesumato il metodo Dittatore Garibal<strong>di</strong> <strong>di</strong>videndo<br />

il lavoro .<br />

Si è formato cosií il gruppo <strong>di</strong> 3 elementi: Enzo, Albino ed io.<br />

Naturalmente nemmeno cosií si riusciva a tenere il passo ,<br />

ma oramai eravamo lanciati e andammo avanti ed abbiamo<br />

continuato anche dopo la fine degli articoli con altri modelli .<br />

Enzo è lo scafista, ed essendo <strong>un</strong> brianzolo costruttore <strong>di</strong><br />

mobili, <strong>un</strong> giorno <strong>di</strong>sse che per lui segare pezzi per <strong>un</strong>o o<br />

per tré “l’è listess “(traduzione = è uguale). Ciò fece si che si<br />

realizzassero 3 modelli per tipo in modo che ogn<strong>un</strong>o <strong>di</strong> noi<br />

ha il suo . Io faccio gli alberi, le vele e li assemblo col sartiame<br />

e manovre, monto anche le varie attrezzature che crea<br />

Albino grazie alla sua esperienza con le tecniche plasticare.<br />

Qui nelle bacheche ce ne sono <strong>un</strong>a quin<strong>di</strong>cina del trio, i<br />

rimanenti invece, sono stati fatti totalmente ed esclusivamente<br />

da me.<br />

Domanda - Puoi descriverci il “tuo” modellismo<br />

Risposta - Forse per colpa <strong>di</strong> Salgari o per la mia, ormai<br />

antica, voglia <strong>di</strong> andar a vela con la mia barchetta (purtroppo<br />

da tempo relegata nel Box) io faccio solo barche <strong>di</strong> ogni tipo<br />

(militari , mercantili o da pesca) ma esclusivamente a vela.<br />

Cerco <strong>di</strong> dare al modello <strong>un</strong> aspetto che quando lo guar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>a l’impressione che sia il più vero possibile, per capirci,<br />

come se tu vedessi la foto della nave vera.<br />

Non cerco in modo maniacale <strong>di</strong> eseguire tutti i pezzi come<br />

sono nella realtà, ma che <strong>di</strong>a la sensazione del più verosimile<br />

possibile.<br />

Per spiegarmi meglio: io non so saldare, pur avendo avuto<br />

in regalo <strong>un</strong> saldatore che è rimasto sigillato nella sua scatola.<br />

Va da se che, per esempio, per la ferramenta del timone, o<br />

a volte, per le lande, o per la cerchiatura degli alberi e altro<br />

io uso carta o cartoncino al posto del metallo ottenendo<br />

risultati migliori per quando riguarda la verosimiglianza o il<br />

rispetto della scala.<br />

Il rivestimento <strong>di</strong> rame dell’opera viva (quando richiesto)<br />

lo faccio con rettangolini <strong>di</strong> carta millimetrata che poi pitturo<br />

color rame.<br />

D’altra parte il regolamento Naviga per i campionati non ti<br />

chiede la fedeltà al vero per i materiali , ma solo che líaspetto<br />

corrisponda al vero.<br />

Cerco primariamente che ciò che faccio sembri o assomigli<br />

al vero anche se fatto <strong>di</strong> semplice carta o qual si voglia altro<br />

materiale.<br />

Debbo anche <strong>di</strong>re che costruendo quasi esclusivamente in<br />

scala 1:75, ciò è più facilmente applicabile.<br />

Sai io lavoro in casa, al quinto piano in <strong>un</strong>o spazio limitato<br />

9


se facessi dei modelli voluminosi oltretutto, non saprei dove<br />

collocarli e avrei anche grosse <strong>di</strong>fficoltà a portarli alle eventuali<br />

mostre.<br />

Uso prevalentemente questa scala anche perché mi risulta il<br />

“giusto compromesso” tra lo spazio che ho per lavorare e la<br />

possibilità <strong>di</strong> sufficienti particolari<br />

che aiutano la verosimiglianza<br />

del modello che<br />

contrariamente <strong>di</strong>ventano<br />

impossibili o poco veritieri<br />

in scale più piccole.<br />

L’abitu<strong>di</strong>ne all’ 1:75 mi ha<br />

ormai dato, <strong>di</strong>ciamo, “<strong>un</strong><br />

occhio metrico” tarato su<br />

questo tipo <strong>di</strong> scala, senza<br />

dover continuamente fare<br />

verifiche sulle misure e <strong>di</strong><br />

tutto l’insieme.<br />

Ritornando alla carta, puoi<br />

vedere 2 scialuppe, sui 10<br />

cm. circa <strong>di</strong> l<strong>un</strong>ghezza, ove<br />

il fasciame a clinker è fatto<br />

in cartoncino. Se fatto in<br />

legno, è molto <strong>di</strong>fficile che<br />

riesca bene con tali misure,<br />

mentre risulta più facile e viene sicuramente meglio con il<br />

cartoncino.<br />

Va anche detto che non farò mai <strong>un</strong> modello da cantiere,<br />

non solo perché è <strong>un</strong> tipo <strong>di</strong> modellismo che, date le premesse<br />

sullíorigine del mio interesse per i modelli, non sento,<br />

inoltre non potrei farlo con le mie poche attrezzature.<br />

Amo invece molto i <strong>di</strong>orami che si avvicinano al mio modo<br />

<strong>di</strong> pensare il modellismo, anche se proprio per evidenti problemi<br />

<strong>di</strong> ingombro degli stessi sono stato costretto a limitarmi<br />

allíammirazione per chi riesce a realizzarli avendone<br />

io realizzato solo <strong>un</strong>o.<br />

Domanda - E tutto ciò è fatto con pochissima attrezzatura<br />

meccano/elettrica.<br />

Risposta - Si ! io ho <strong>un</strong>a certa i<strong>di</strong>osincrasia verso le macchine,<br />

da giovane poi, i sol<strong>di</strong> non mi permettevano grossi<br />

acquisti e si è incancrenito in me <strong>un</strong> approccio a risolvere le<br />

varie problematiche senza pensare all’uso delle macchine.<br />

Conservo ed uso ancora il seghetto e il trapanino a mano<br />

regalatomi quando andavo alle me<strong>di</strong>e.<br />

Posseggo <strong>un</strong> trapanino elettrico e <strong>un</strong> piccolo tornietto che<br />

uso solamente per fare i fusti degli alberi e per i pennoni, la<br />

sega circolare ( regalatami ) è finita in solaio , francamente<br />

ne ho paura la considero <strong>un</strong>a minaccia per le mie preziose<br />

mani.<br />

Per farti <strong>un</strong> esempio <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>di</strong>verso approccio: l’amico Albino<br />

a fronte <strong>di</strong> <strong>un</strong> pezzo da realizzare affronta la sfida da<br />

10<br />

Intervista ad <strong>un</strong><br />

Modellista<br />

<strong>un</strong> p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista tecnologico con uso <strong>di</strong> tornio , tavola a<br />

croce , master e riproduzioni in resina ecc. io per lo stesso<br />

problema penso a carta , legno e a mo<strong>di</strong>fiche <strong>di</strong> elementi<br />

esistenti.<br />

Naturalmente non sempre il mio metodo f<strong>un</strong>ziona od ottiene<br />

il risultato migliore in<br />

effetti senza Albino alc<strong>un</strong>i<br />

modelli non avrebbero visto<br />

la luce.<br />

Io com<strong>un</strong>que penso ostinatamente<br />

alla soluzione<br />

manuale.<br />

Debbo anche <strong>di</strong>re che<br />

questa mia carenza <strong>di</strong> passione<br />

per le attrezzature<br />

è facilitata dal fatto che<br />

l’amico Enzo è quello che<br />

mi fornisce il vario pezzame<br />

<strong>di</strong> legno, anche se grezzo,<br />

in varie misure.<br />

Tutto ciò non mi costringe<br />

a dover pellegrinare negli<br />

ormai poco forniti negozi.<br />

È altresì vero che non<br />

<strong>di</strong>sdegno <strong>di</strong> comperare bigotte<br />

o bozzelli e altro; <strong>di</strong>fatti avrai visto che mi sono fatto<br />

<strong>un</strong> piccolo frullatore per stondare i bozzelli.(ndr: visibile nel<br />

portale <strong>di</strong> <strong>Magellano</strong> assieme a molti altri suoi articoli).<br />

Domanda - quali parti <strong>di</strong> <strong>un</strong> modello consideri <strong>di</strong><br />

curare <strong>di</strong> più per ottenere <strong>un</strong> buon risultato.<br />

Risposta - Dipende dal modello che vuoi fare. Se fai <strong>un</strong><br />

modello da scatola o da <strong>di</strong>segno, ma a scafo chiuso, per intenderci<br />

a falsachiglia e poche or<strong>di</strong>nate/piene, la profonda<br />

conoscenza della vera struttura dello scafo non è in<strong>di</strong>spensabile.<br />

È sufficiente <strong>un</strong>a “infarinatura” su come sia l’ossatura


Intervista ad <strong>un</strong><br />

Modellista<br />

del medesimo, che ti evitino , ad esempio, sistemazioni <strong>di</strong><br />

elementi esterni incompatibili con la struttura dello scafo.<br />

Per il principiante poi, il fasciame è solitamente il primo<br />

vero incaglio che incontra e a volte è causa <strong>di</strong> abbandono<br />

del modellismo navale.<br />

Qui <strong>di</strong>venta allora vitale, non solo,conoscere la miglior tecnica<br />

sul come rastremare, piegare e fissare i corsi <strong>di</strong> fasciame,<br />

ma anche sapere come e quale forma prendano verso<br />

prua e verso poppa, è questo forse l’abc del modellismo.<br />

Diventa invece in<strong>di</strong>spensabile la conoscenza totale della<br />

vera struttura della barca, <strong>di</strong> cui vuoi fare il modello, se è a<br />

scafo aperto, e ancor più se lo fai da cantiere.<br />

Sia da scatola (<strong>di</strong> montaggio) o a scafo aperto o altro, la<br />

precisione nell’armamento è importante ed è bene avere<br />

conoscenze precise.<br />

Con armamento non mi riferisco ai cannoni ma ad alberi<br />

e manovre.<br />

Costruire vele senza ferzi o fatti in misure sbagliate, manovre<br />

che si incepperebbero perché non giuste, sartie e stragli<br />

che non sembrino impeciati, bozzelli montati al contrario,<br />

alberi con incappellagli improbabili, sono da evitare.<br />

Tutto ciò che è bene in vista e non nascosto nel modello,<br />

ha bisogno <strong>di</strong> profonde conoscenze, che si otterranno, su<br />

libri adatti.<br />

Com<strong>un</strong>que qual<strong>un</strong>que sia il tipo <strong>di</strong> modello che si faccia, la<br />

fedeltà della scala è primaria.<br />

Ho visto molti modelli, sicuramente ben fatti da modellisti<br />

con <strong>un</strong>a “buona mano”, ma ad esempio, con le scalette per<br />

accedere ai vari ponti con scalini, che se rapportati alla scala<br />

reale sarebbero stati alti 80/100 cm., o con simili misure<br />

nei capo<strong>di</strong>banda o com<strong>un</strong>que con elementi assolutamen-<br />

te spropositati. In genere i problemi <strong>di</strong> scala vanno sempre<br />

verso la sovra<strong>di</strong>mensione , <strong>di</strong>pende dal fatto che nei kit si<br />

applica la filosofia più grande è più facile).<br />

I p<strong>un</strong>ti critici in genere sono: timoni a ruota con le caviglie<br />

che se reali sarebbero delle piccole anfore, o la pala del medesimo,<br />

staccata dalla chiglia perché priva dello scasso degli<br />

agugliotti, e potremmo continuare con <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga lista.<br />

Per concludere <strong>di</strong>rei che farsi <strong>un</strong>a cultura <strong>di</strong> architettura<br />

navale e attrezzatura navale con libri adatti non guasta, anzi<br />

<strong>di</strong>rei che sia in<strong>di</strong>spensabile.<br />

Si eviterebbe <strong>di</strong> commettere líerrore per esempio <strong>di</strong> mettere<br />

la ruota del timone sui modelli <strong>di</strong> epoca precedente alla<br />

sua introduzione.<br />

Possedere <strong>un</strong>a buona manualità costruttiva aiuta, efficienti<br />

attrezzi manuali o elettrici aiutano, ma non basta per aver <strong>un</strong><br />

buon modello se manca la conoscenza della terminologia e<br />

della f<strong>un</strong>zione dei componenti.<br />

In sostanza è impossibile realizzare <strong>un</strong> modello corretto<br />

se si lavora senza sapere cosa si sta costruendo e quale è il<br />

suo scopo.<br />

Domanda - Quali consigli daresti ad <strong>un</strong> principiante<br />

che vuole cimentarsi nel modellismo navale<br />

Risposta - Sicuramente iniziare con <strong>un</strong>a scatola <strong>di</strong> montaggio,<br />

evitando <strong>di</strong> comprare kit <strong>di</strong> vascelli da 120 cannoni o simili<br />

la probabilità <strong>di</strong> riuscire a portarli a termine è minima.<br />

11


Si a modelli semplici, senza avere la pretesa <strong>di</strong> fare subito<br />

<strong>un</strong> capolavoro.<br />

Il primo modello deve servire essenzialmente a fare esperienza.<br />

Continuando dopo il primo, con <strong>un</strong> kit più complesso e<br />

cercando <strong>di</strong> migliorarsi, avendo <strong>un</strong> approccio critico sostituendo<br />

alc<strong>un</strong>e parti che non risultino in scala, oppure aggi<strong>un</strong>gendo<br />

attrezzature che il modello può avere ma che<br />

sono omesse dalla confezione, ma per fare questo ci vuole<br />

la conoscenza che si otterrà con la lettura <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> modellismo<br />

o com<strong>un</strong>que <strong>di</strong> argomento navale, frequentando altri<br />

modellisti attraverso <strong>un</strong> club, e se non è possibile, farlo via<br />

internet, per poter avere <strong>un</strong> confronto, consigli e suggerimenti<br />

.<br />

A questo p<strong>un</strong>to se ci si sente pronti, si può passare all’autocostruzione.<br />

Se si vuole fare questa bisogna utilizzare piani costruttivi<br />

o monografie valide, è del tutto sbagliato pensare <strong>di</strong> fare<br />

autocostruzione partendo da piani commerciali (per intendersi<br />

quelli dei kit) avremo tutti i <strong>di</strong>fetti degli stessi senza il<br />

vantaggio <strong>di</strong> avere i materiali relativi e non risparmieremo<br />

nemmeno, il costo necessario per líacquisto dei componenti<br />

supererà quello del kit.<br />

Prima <strong>di</strong> iniziare <strong>un</strong>a autocostruzione consiglio <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are<br />

bene il tutto, documentandosi il più possibile sulla nave vera,<br />

se non è possibile documentarsi sui modelli fatti da altri<br />

modellisti.<br />

Pianificare bene le varie fasi costruttive e verificare bene<br />

tutto esaminando attentamente i <strong>di</strong>segni. Se certe fasi o<br />

pezzi vi preoccupano perché pensate che siano troppo <strong>di</strong>fficili<br />

per voi, fatele per prime .<br />

Se dopo più tentativi proprio non ci riuscite, rin<strong>un</strong>ciate a<br />

quel particolare modello e de<strong>di</strong>catevi ad <strong>un</strong> modello che<br />

non presenti quella <strong>di</strong>fficoltà altrimenti il rischio è <strong>di</strong> spendere<br />

tempo e denaro e bloccarsi a metaí dellíopera.<br />

Un esempio pratico: nel caso <strong>di</strong> <strong>un</strong> modello molto decorato<br />

affrontare subito il problema decorazioni e se non riuscite<br />

a risolverlo de<strong>di</strong>carsi ad <strong>un</strong> modello da questo p<strong>un</strong>to<br />

<strong>di</strong> vista più sobrio.<br />

In <strong>un</strong>a intervista non è certo possibile <strong>di</strong>re tutto quanto<br />

possa servire a chi inizia e quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>rei com<strong>un</strong>que che il frequentare,<br />

personalmente o per via me<strong>di</strong>atica, altri modellisti<br />

sia la miglior cosa da fare.<br />

Oggi in internet è possibile avere miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> informazioni e<br />

quin<strong>di</strong> anche informazioni specifico/modellistiche, con portali<br />

italiani e internazionali<br />

Penso che non possa esistere <strong>un</strong> buon e vero modellista,<br />

che sia <strong>di</strong>ventato tale, chiuso nel suo laboratorio senza ness<strong>un</strong><br />

contatto con altri modellisti.<br />

L’hobby del modellismo navale è <strong>un</strong> meraviglioso e vasto<br />

mondo, che è si fatto <strong>di</strong>: manualità, <strong>di</strong> varie e molte tecniche<br />

12<br />

e anche <strong>di</strong> conoscenze storiche, ma tutto ciò non è sempre<br />

reperibile sui soli libri o da tutti i libri esistenti.<br />

Domanda - Quale è l’ultimo modello che hai fatto.<br />

Risposta - È l’HOTSPUR (letteralmente l’arrabbiata) l’ho<br />

fatto dopo che ho letto il libro <strong>di</strong> Cecil S.Forester IL RI-<br />

TORNO DI HORNBLOWER.<br />

Ho praticamente dovuto partire da zero perché non ci<br />

sono documentazioni a parte <strong>un</strong> libro in inglese ìThe shipës<br />

of Hornblowerî visto al National Maritime Museum che in<strong>di</strong>ca<br />

però solo la tipologia delle navi utilizzate nei romanzi<br />

<strong>di</strong> Forester.<br />

Scusa Enrico se ti interrompo, ma vedendo il modello e<br />

quanto stai <strong>di</strong>cendo penso che tutto ciò <strong>di</strong>venterà e meriterà<br />

<strong>un</strong> altro vero e proprio articolo per <strong>un</strong> prossimo numero<br />

<strong>di</strong> VM, e quin<strong>di</strong> con líintervista ci fermiamo qui, ci rivedremo<br />

e ti ringrazio.<br />

Luciano Bragonzi<br />

Intervista ad <strong>un</strong><br />

Modellista


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

Il Rimorchiatore Muimota<br />

Teresio Orrico (Tere)<br />

C’è <strong>un</strong> momento nella nostra esistenza in cui l’uomo<br />

torna bambino, spesso perché logoro della quoti<strong>di</strong>anità.<br />

E’ stata questa mia necessità a far sì che mi avvicinassi<br />

per la prima volta in vita mia al mondo del modellismo<br />

navale. Perché <strong>un</strong>a nave e perché proprio <strong>un</strong> rimorchiatore?<br />

Molto centrano i miei ricor<strong>di</strong> dell’infanzia<br />

trascorsi in Liguria<br />

dalla nonna,<br />

quando<br />

ammiravoestasiatoqueste<br />

piccole<br />

imbarcazioni<br />

da lavoro “imbavagliare”<br />

quelle<br />

grosse petroliere proprio<br />

davanti ai miei occhi, io che<br />

stavo sdraiato sul bagnasciuga ad<br />

osservarle e loro leste ad esibirsi in<br />

questo danzare.<br />

Ho scoperto questo kit <strong>di</strong> costruzione praticamente<br />

per caso, lontanamente consapevole <strong>di</strong> dove poi sarei<br />

andato a parare, e cioè l’innamorarmi <strong>di</strong> tutto ciò che<br />

sul mare fatica, suda, lavora e galleggia.<br />

Mi sono buttato senza avere ness<strong>un</strong>a conoscenza, né<br />

tantomeno esperienza pratica <strong>di</strong> modellismo: in questo<br />

<strong>Magellano</strong> è stato il tutor che mi ha permesso il completamento<br />

<strong>di</strong> questo mio primo modello.<br />

Infatti, senza gli aiuti, i consigli, i rimbrotti e lo sprone<br />

dei componenti <strong>di</strong> questa board, non sarei mai stato<br />

in grado <strong>di</strong> superare ed aggirare certe problematiche,<br />

che per <strong>un</strong> neofita sarebbero<br />

state insormontabili e forse<br />

mi avrebbero anche portato<br />

a gettare la spugna e quin<strong>di</strong><br />

desistere dall’ultimare il natante.<br />

Fondamentale è il supporto<br />

umano ma importante e basilare<br />

è pure <strong>un</strong>a buona documentazione;<br />

in questo ci<br />

viene d’aiuto la rete ed i suoi<br />

innumerevoli links, oltre che<br />

a pubblicazioni specifiche e <strong>di</strong> facile<br />

reperibilità.<br />

Impostato il lavoro iniziale, de<strong>di</strong>cato<br />

principalmente al giusto posizionamento<br />

delle or<strong>di</strong>nate ed<br />

al rivestimento dello scafo con<br />

la posatura del fasciame, ho<br />

cominciato ad immaginarmi<br />

come potessero anche<br />

essere i locali <strong>di</strong> questo<br />

rimorchiatore da kit,<br />

che nella realtà non è<br />

mai esistito.<br />

Difatti il nome<br />

Muimota è<br />

nient’altro<br />

che la parola<br />

Atomium<br />

scritta al<br />

contrario,<br />

monumento<br />

in acciaio<br />

costruito nel<br />

1958 e che si<br />

trova nel Parco<br />

Heysel <strong>di</strong> Bruxelles,<br />

nome scelto per battezzare<br />

originariamente questo modello nato negli anni<br />

sessanta app<strong>un</strong>to.<br />

Mi sono così <strong>di</strong>vertito a personalizzare questo kit della<br />

Corel con molti particolari autocostruiti.<br />

E proprio grazie alla realizzazione <strong>di</strong> questi particolari<br />

non presenti nella scatola <strong>di</strong> montaggio, che ho compreso<br />

meglio quanto sia importante <strong>un</strong>a buona conoscenza<br />

<strong>di</strong> base che si acquisisce<br />

ovviamente solo attraverso <strong>un</strong><br />

attento e misurato stu<strong>di</strong>o ed<br />

approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> come è<br />

fatta <strong>un</strong>a nave.<br />

Qui il fattore uomo è importantissimo,<br />

perché attraverso le<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> modellisti navigati,<br />

si viene correttamente in<strong>di</strong>rizzati<br />

sui testi più consoni, nel<br />

mio caso, <strong>un</strong>o su tutti “British<br />

Steam Tugs” <strong>di</strong> P. N. Thomas.<br />

13


Con la volontà <strong>di</strong> realizzare gli interni, ho anche cominciato<br />

ad apprendere le prime nozioni <strong>di</strong> come nella<br />

realtà è poi <strong>un</strong> rimorchiatore e cioè <strong>un</strong> mezzo da lavoro,<br />

senza fronzoli e dove ogni più piccolo particolare<br />

non è messo lì per caso, ma ha <strong>un</strong>a sua valenza specifica<br />

ed <strong>un</strong> suo perché.<br />

Questo mix tra scatola e autocostruito, ha fatto sì<br />

che mi imbattessi nelle tecniche più <strong>di</strong>sparate, legnami<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa essenza, resine, materiali d’impronta, metalli,<br />

collanti vari, saldature, componenti elettronici, ecc.<br />

Difatti, abbinare tecniche <strong>di</strong>verse, come anche molto<br />

spesso il fare e rifare, lo smonta e correggi, hanno inciso<br />

positivamente sulla manualità e sulla mia sicurezza<br />

man mano che avanzavo.<br />

Passione, pazienza, fame <strong>di</strong> conoscenza, tenacia sono<br />

solo alc<strong>un</strong>i degli ingre<strong>di</strong>enti richiesti, ma anche partire<br />

da <strong>un</strong> buon kit l’ho trovato sicuramente propedeutico<br />

per <strong>un</strong> neofita come il sottoscritto, pur riconoscendo<br />

tutti i limiti intrinseghi delle varie scatole <strong>di</strong> montaggio<br />

che normalmente sono poste in ven<strong>di</strong>ta, ma ripeto, io<br />

le reputo pur sempre <strong>un</strong> ottimo trampolino <strong>di</strong> lancio.<br />

Per far ciò, oltre al resto, in verità devo <strong>di</strong>re che occorre<br />

anche <strong>un</strong> minimo <strong>di</strong> attrezzatura <strong>di</strong> base.<br />

Un altro risvolto positivo è stato che questo travaso<br />

<strong>di</strong> esperienze facesse nascere nuove conoscenze ed<br />

amicizie nel campo modellistico, che ora si manifestano<br />

anche oltre l’aspetto lu<strong>di</strong>co.<br />

E’ molto importante per il principiante non sentirsi<br />

abbandonato a se stesso, poiché è sempre alla continua<br />

ricerca <strong>di</strong> come poter realizzare i propri sogni; in<br />

fondo, quando costruiamo queste barchette, non è <strong>un</strong><br />

po’ come voler tornare ragazzi?<br />

14<br />

<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

E io fin dall’inizio <strong>di</strong> questa mia avventura col modellismo<br />

navale, mi sono sempre prefisso <strong>di</strong> vederle pure<br />

navigare le mie barchette, e quin<strong>di</strong>, da perfetto impaziente<br />

auto<strong>di</strong>datta, mi son dovuto scontrare con leggi<br />

fisiche che regolano sovrane anche questo mio nuovo<br />

modo <strong>di</strong> passar il poco tempo libero e la loro <strong>di</strong>retta<br />

e in<strong>di</strong>spensabile applicazione.<br />

Il modellismo navale <strong>di</strong>namico, infatti, oltre alle <strong>di</strong>fficoltà<br />

tecniche oggettive intrinseche nella realizzazione<br />

del manufatto in sé, richiede poi <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> passaggi<br />

obbligati prima che il modello possa esser impiegato,<br />

senza riserve, nel suo ambiente naturale e cioè l’acqua.<br />

Una su tutte la giusta <strong>di</strong>sposizione degli apparati elettronici<br />

interni e, quale <strong>di</strong>retta conseguenza, la corretta<br />

<strong>di</strong>stribuzione dei pesi, che poi determinerà in positivo<br />

o in negativo tutte le caratteristiche <strong>di</strong> navigazione dei<br />

nostri tanto agognati modelli.<br />

Ma an<strong>di</strong>amo con or<strong>di</strong>ne.<br />

Per il mio Muimota, essendo <strong>un</strong> modello <strong>di</strong> oltre <strong>un</strong><br />

metro e venti, vengono richiesti almeno <strong>un</strong>a quin<strong>di</strong>cina<br />

<strong>di</strong> chili <strong>di</strong> zavorra: sottratto il peso degli apparati elettronici,<br />

appare subito chiaro che, per la trasportabilità<br />

del modello, in totale saremo abbondantemente oltre i<br />

venticinque chili, quin<strong>di</strong> la zavorra deve esser per forza<br />

<strong>di</strong> cose mobile e non fissa.<br />

Ora, potevo affrontare il problema in due <strong>di</strong>verse maniere:<br />

bustine <strong>di</strong> plastica riempite <strong>di</strong> com<strong>un</strong>issimi pallini<br />

da caccia, oppure contenitori amovibili.<br />

Ho p<strong>un</strong>tato subito sulla seconda soluzione perché la<br />

ritenevo la più sod<strong>di</strong>sfacente.<br />

In origine avevo pensato a dei tubi <strong>di</strong> metallo riempiti<br />

sempre da pallini <strong>di</strong> piombo, ma poi visto l’area


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

occupata, il problema del loro bloccaggio e il relativo<br />

poco peso imbarcabile, ho preferito utilizzare tutto lo<br />

spazio libero <strong>di</strong>sponibile costruendo dei como<strong>di</strong> contenitori<br />

in legno, ove versargli il piombo <strong>un</strong>a volta fuso,<br />

per mezzo <strong>di</strong> <strong>un</strong> crogiuolo ricavato da <strong>un</strong> vecchio mestolo.<br />

Per il piombo mi sono rivolto ad <strong>un</strong> amico gommista,<br />

che molto gentilmente m’ha regalato dei piombi per<br />

l’equilibratura delle ruote per autovetture: la parola<br />

“gratis”, scusate il voluto gioco <strong>di</strong> parole, spesso gratifica<br />

il modellista!<br />

Su questo invece ho fermato il variatore elettronico.<br />

Ovviamente sono ancora da finire, ma <strong>un</strong>a volta determinato<br />

il loro esatto posizionamento all’interno<br />

dello scafo in base alle doti<br />

<strong>di</strong> navigabilità e manovrabilità<br />

che si vogliono ottenere<br />

dal modello, saranno<br />

sigillati e verniciati, come<br />

quello che appare nella<br />

foto qua in basso.<br />

In questo invece, oltre alla<br />

zavorra, ho celato i collega-<br />

15


menti che sono serviti a portare corrente ad entrambi<br />

i motori: o<strong>di</strong>o per natura cavi, cavetti e fili elettrici,<br />

ovvero tutto ciò che sia a vista.<br />

Le batterie invece le ho alloggiate in questa specie <strong>di</strong><br />

contenitore, sia per preservarle da <strong>un</strong> eventuale contatto<br />

con acqua, e sia anche per nascondere i collegamenti<br />

necessari per metterle in serie.<br />

Qui si vedono posizionate all’interno del modello. Da<br />

questa foto si capisce poi l’importanza che la zavorra<br />

sia fissata in più il basso possibile e in maniera stabile,<br />

onde evitare brutte sorprese.<br />

In <strong>un</strong> futuro lo stesso contenitore mi servirà per<br />

16<br />

<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

contenere batterie d’antifurto, che, se pur più pesanti<br />

(dovrò infatti levare qualche panetto <strong>di</strong> piombo), mi<br />

permetteranno d’estendere ulteriormente l’autonomia<br />

dei miei due motori.<br />

L’ho poi fissato con dei semplici pernetti ricavati da<br />

<strong>un</strong> tubicino <strong>di</strong> ottone, che si infilano nelle loro se<strong>di</strong><br />

(a loro volta tubicini in alluminio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro consone<br />

ad accoglierli) nella chiglia.<br />

Il contenitore verrà posizionato e fissato esattamente<br />

sopra i panetti <strong>di</strong> piombo, me<strong>di</strong>ando quin<strong>di</strong> tra baricentro<br />

(o centro <strong>di</strong> gravità) e metacentro (che rappresenta<br />

il limite <strong>di</strong> stabilità del modello), forze che se ben<br />

comprese e tenute in debita considerazione, daranno<br />

la corretta andatura al modello.<br />

Detto questo tentiamo ora <strong>di</strong> capire cosa <strong>di</strong>sciplina il<br />

nostro navigare.<br />

Come tutto ciò che accade in natura, anche questo<br />

fenomeno è regolato da <strong>di</strong>versi fattori, i quali spesso<br />

interagiscono tra loro.


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

A noi in particolare ne interessano tre: la spinta <strong>di</strong><br />

Archimede, la velocità del modello, ed il suo peso.<br />

Archimede ci <strong>di</strong>ce perché <strong>un</strong> corpo galleggia (oppure<br />

affonda): <strong>un</strong> corpo immerso (totalmente o parzialmente)<br />

in <strong>un</strong> fluido riceve <strong>un</strong>a spinta (detta forza <strong>di</strong> galleggiamento<br />

app<strong>un</strong>to) verticale pari al peso <strong>di</strong> <strong>un</strong>a massa<br />

<strong>di</strong> fluido <strong>di</strong> forma e volume uguale a quella della parte<br />

immersa del corpo.<br />

E’ facile intuire che i corpi con peso specifico maggiore<br />

dell’acqua spostata affondano, poiché la spinta che<br />

ricevono dall’acqua è minore del loro stesso peso.<br />

La spinta idro<strong>di</strong>namica invece è quella che determina<br />

anche la velocità della barca, e qui, a secondo che lo<br />

scafo sia solcante o planante, si ottengono comportamenti<br />

<strong>di</strong>namici alquanto <strong>di</strong>versi.<br />

Uno scafo planante è <strong>un</strong>o scafo che durante il suo<br />

moto, trova tutto sostegno grazie alla reazione <strong>di</strong>namica<br />

che l’acqua esercita su <strong>di</strong> esso.<br />

In poche parole scivola sulla superficie dell’acqua,<br />

contrad<strong>di</strong>stinguendosi così da <strong>un</strong>o scafo tra<strong>di</strong>zionale<br />

(detto scafo solcante app<strong>un</strong>to), che viceversa ci galleggia<br />

solamente fendendola.<br />

E’ la velocità stessa a far alzare la prua, quin<strong>di</strong> è la<br />

spinta <strong>di</strong>namica che ad alta velocità sostiene quasi interamente<br />

il peso delle barche plananti: l’azione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

superficie planante è del tutto simile a quella <strong>di</strong> <strong>un</strong> c<strong>un</strong>eo<br />

forzato al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> <strong>un</strong> certo peso con l’intento<br />

d’alzarlo.<br />

Ma il mio Muimota ha invece <strong>un</strong>o scafo solcante, cioè<br />

<strong>un</strong>o scafo che taglia l’acqua e per questo motivo non<br />

plana mai.<br />

La sua carena è contrad<strong>di</strong>stinta da forme arrotondate<br />

e per <strong>un</strong>a legge fisica, <strong>un</strong> determinato scafo non supera<br />

<strong>un</strong>a propria velocità caratteristica.<br />

Si può <strong>di</strong>re che <strong>un</strong>o scafo l<strong>un</strong>go e stretto è più veloce<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong>o corto e largo, quale app<strong>un</strong>to è il mio rimorchiatore.<br />

Però, anche nel caso <strong>di</strong> <strong>un</strong>o scafo solcante, la prua<br />

tende ugualmente a sollevarsi per effetto della spinta<br />

dell’elica da poppa e per la resistenza che l’acqua esercita<br />

invece a prora: <strong>un</strong> corpo che si muova in <strong>un</strong> mezzo<br />

ad <strong>un</strong> fluido viscoso incontra <strong>un</strong>a resistenza dovuta<br />

all’opposizione degli strati del fluido a scorrere gli <strong>un</strong>i<br />

sugli altri, e in gergo si <strong>di</strong>ce che lo scafo “sale l’acqua”.<br />

Questo principio applicato all’architettura navale, ci<br />

spiega che quando l’opera viva, e cioè la parte immersa<br />

dello scafo, si muove nel mezzo viscoso rappresentato<br />

dall’acqua, porta con sé per effetto dell’attrito, lo strato<br />

<strong>di</strong> molecole <strong>di</strong> acqua che si trova a contatto <strong>di</strong>retto<br />

con lo scafo.<br />

Così facendo le forze <strong>di</strong> spinta che si manifestano secondo<br />

l’asse longitu<strong>di</strong>nale dello scafo, si scompongono<br />

in due <strong>di</strong>rezioni, <strong>un</strong>a parallela alla superficie dell’acqua<br />

(ed è quella utile al moto), l’altra in verticale (quella<br />

che solleva la prua) ed è <strong>un</strong>a forza inutile, <strong>di</strong> conseguenza<br />

persa.<br />

Tradotto in soldoni, più la prua si solleva e più la forza<br />

utile <strong>di</strong>minuisce: da qui il p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> equilibrio che determina<br />

la velocità massima per <strong>un</strong> determinato scafo,<br />

che nel mio caso non è determinante visto che si tratta<br />

<strong>di</strong> <strong>un</strong> rimorchiatore.<br />

E’ a questo p<strong>un</strong>to che noi dobbiamo intervenire con il<br />

peso, zavorrando lo scafo, per annullare queste forze.<br />

Nel farlo si dovrà com<strong>un</strong>que tener sempre presente<br />

che, <strong>un</strong> giusto compromesso tra galleggiabilità statica e<br />

galleggiabilità <strong>di</strong>namica, avrà <strong>di</strong>rette implicazioni anche<br />

sul modo <strong>di</strong> navigare del nostro modello.<br />

La galleggiabilità statica è subor<strong>di</strong>nata alla legge <strong>di</strong> Archimede<br />

che recita: “Ogni corpo immerso in <strong>un</strong> liquido,<br />

riceve <strong>un</strong>a spinta dal basso verso l’alto, pari al peso<br />

del liquido spostato”.<br />

In altre parole, se immergo in acqua <strong>un</strong> corpo che<br />

pesa <strong>un</strong> chilogrammo, esso può affondare o no secondo<br />

il “volume” <strong>di</strong> acqua che sposta.<br />

Dato che parliamo <strong>di</strong> acqua, se l’esempio è <strong>di</strong> <strong>un</strong> chilogrammo,<br />

significa che il volume <strong>di</strong> acqua spostata è <strong>di</strong><br />

<strong>un</strong> litro, <strong>di</strong> conseguenza se il volume del corpo immerso<br />

è meno <strong>di</strong> <strong>un</strong> litro (corrisponde ad <strong>un</strong> decimetro<br />

cubo), allora il corpo affonda; al contrario ovviamente<br />

galleggia.<br />

Su questo principio si basa il f<strong>un</strong>zionamento dei sommergibili:<br />

essi sono in grado <strong>di</strong> variare il volume <strong>di</strong> acqua<br />

spostata e pertanto secondo l’assetto o stanno a<br />

galla, oppure vanno sotto.<br />

Per tornare al nostro argomento, ecco che per far sì<br />

che <strong>un</strong>o scafo rispetti la famigerata linea <strong>di</strong> galleggiamento,<br />

esso deve pesare esattamente quanto il volume<br />

d’acqua spostato dallo scafo <strong>un</strong>a volta immerso<br />

fino alla linea <strong>di</strong> galleggiamento.<br />

Nel caso dei modelli è normale che essi siano più<br />

leggeri del necessario e così siamo costretti ad aggi<strong>un</strong>gere<br />

del peso morto, quello che si chiama corretta-<br />

17


mente “zavorra”, andando così ad equilibrare la nostra<br />

riproduzione modellistica.<br />

Per equilibratura si intende il rispetto della linea <strong>di</strong><br />

galleggiamento per tutta la l<strong>un</strong>ghezza dello scafo e<br />

l’orizzontalità del ponte in senso trasversale.<br />

Non è sufficiente, infatti, raggi<strong>un</strong>gere la linea <strong>di</strong> galleggiamento,<br />

ma è necessario spostare i pesi all’interno<br />

dello scafo in modo che tale linea sia rispettata sia a<br />

prua, sia a poppa.<br />

Se lo scafo è già sulla linea al centro, ma non alle estremità,<br />

non bisogna aggi<strong>un</strong>gere peso, ma solo cambiargli<br />

<strong>di</strong> posto: troppo appruato = peso più in<strong>di</strong>etro; troppo<br />

appoppato = peso più avanti.<br />

Lo stesso <strong>di</strong>scorso vale per la linea trasversale: scafo<br />

sbandato a destra = spostare peso a sinistra e viceversa.<br />

Di solito queste prove si fanno nella vasca da bagno,<br />

per como<strong>di</strong>tà (sempre che il modello abbia <strong>di</strong>mensioni<br />

ragionevoli), e fin qui raramente si incontrano grossi<br />

problemi, ma è quando andremo a verificare sia la galleggiabilità<br />

<strong>di</strong>namica che il suo equilibrio, che cominceranno<br />

i primi grattacapi del modellista <strong>di</strong>namico!<br />

Del resto è solo dopo aver centrato il modello staticamente,<br />

che si procede con le prove <strong>di</strong>namiche.<br />

Ma qui il <strong>di</strong>scorso si <strong>di</strong>vide in due, a seconda se lo<br />

18<br />

<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

scafo è del tipo “solcante” oppure “planante”.<br />

Nel caso <strong>di</strong> scafo “solcante” si verifica la stabilità<br />

nelle virate e sulle onde, ma se il modello è ben centrato<br />

staticamente si incontrano (<strong>di</strong> solito) pochi<br />

problemi, nel caso <strong>di</strong> <strong>un</strong>o scafo planante la storia è<br />

molto <strong>di</strong>versa.<br />

Uno scafo “solcante” rimane immerso nell’acqua in<br />

tutte le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> moto, <strong>un</strong>o scafo “planante” ad<br />

<strong>un</strong>a certa velocità “esce” dall’acqua e vi rimbalza sopra,<br />

allo stesso modo <strong>di</strong> <strong>un</strong> sasso piatto lanciato <strong>di</strong> taglio<br />

sulla superficie dell’acqua.<br />

Uno scafo “solcante” nel muoversi incontra <strong>un</strong>a resistenza<br />

dovuta principalmente al fatto che esso “spo-<br />

sta” l’acqua che notoriamente preferisce restare dove<br />

si trova.<br />

L’impronta dello scafo fende l’acqua e manda a destra<br />

e a sinistra l’acqua stessa, poi, <strong>un</strong>a volta passato,<br />

costringe l’acqua a rioccupare il volume in precedenza<br />

occupato dallo scafo.<br />

Questi movimenti creano due resistenze: la prima è<br />

<strong>un</strong>a contro-spinta <strong>di</strong> prua, la seconda <strong>un</strong> risucchio <strong>di</strong><br />

poppa e pertanto per far muovere <strong>un</strong>o scafo bisogna<br />

imprimergli <strong>un</strong>a forza che si oppone alle precedenti.<br />

Nel frattempo l’acqua <strong>di</strong> prua, oltre a spostarsi ai lati,<br />

crea anche <strong>un</strong>a specie <strong>di</strong> turbolenza che fa “salire” la


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

prua e che noi chiamiamo “baffo” <strong>di</strong> prua.<br />

Siccome lo scafo è <strong>un</strong> elemento meccanicamente rigido,<br />

e dato che la legge <strong>di</strong> Archimede continua a f<strong>un</strong>zionare,<br />

esso assume <strong>un</strong> assetto in salita e più aumenta la<br />

velocità, più l’assetto <strong>di</strong> salita aumenta e conseguentemente<br />

aumenta la potenza necessaria per procedere.<br />

Ad <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, pur aumentando la potenza, si<br />

raggi<strong>un</strong>ge <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to d’equilibrio che corrisponde, guarda<br />

caso, alla velocità massima per quel determinato<br />

scafo.<br />

Nei modelli la velocità massima risulta fuori scala solo<br />

perché l’acqua (che non è ridotta in scala), risulta essere<br />

molto più fluida <strong>di</strong> quello che dovrebbe, considerata<br />

la scala del modello e pertanto lo scafo scorre con<br />

maggiore facilità.<br />

Concludendo per quanto riguarda l’assetto per <strong>un</strong>o<br />

scafo solcante non ci sono soverchi problemi: si tratta<br />

semmai <strong>di</strong> trimmare la velocità in modo che non<br />

assomigli <strong>di</strong> più ad <strong>un</strong>’auto <strong>di</strong> F1, piuttosto che ad <strong>un</strong><br />

modellino <strong>di</strong> nave.<br />

Ed ora viene il bello, e cioè l’equilibratura <strong>di</strong>namica:<br />

tanto essa più curata sarà, e tanto più realisticamente<br />

il nostro manufatto navigherà.<br />

Qui il <strong>di</strong>scorso è più <strong>di</strong>fficile, perché l’acqua ha il cattivo<br />

<strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> muoversi, specie in superficie. In presenza<br />

<strong>di</strong> onde poi, lo scafo “ondeggia”.<br />

Il movimento <strong>di</strong> salita-<strong>di</strong>scesa da prua a poppa si <strong>di</strong>ce<br />

“beccheggio”, mentre quello laterale si <strong>di</strong>ce “rollio”.<br />

Generalmente il mal <strong>di</strong> mare è causato dal beccheggio.<br />

Quello che si nota <strong>di</strong> più in <strong>un</strong> modello è viceversa<br />

il rollio.<br />

Per inciso, si ha rollio quando lo scafo oscilla attorno<br />

al suo asse longitu<strong>di</strong>nale, e beccheggio quando oscilla<br />

attorno al suo asse verticale.<br />

Ora, la stabilità <strong>di</strong> <strong>un</strong>o scafo è determinata da due<br />

“p<strong>un</strong>ti”: il baricentro ed il metacentro. Il baricentro è il<br />

p<strong>un</strong>to in cui si concentra la gravità <strong>di</strong> <strong>un</strong> determinato<br />

corpo solido.<br />

Se si potesse appendere il nostro modello attaccando<br />

il gancio nel p<strong>un</strong>to corrispondente al baricentro,<br />

dandogli delle spintarelle, lo vedremmo oscillare per<br />

<strong>un</strong> po’ per poi ritornare dolcemente nella posizione<br />

iniziale <strong>di</strong> partenza.<br />

Il metacentro è il p<strong>un</strong>to in cui si concentrano le spinte<br />

idrostatiche dello scafo e <strong>di</strong>pende da due fattori:<br />

il peso e la forma, in particolar modo la forma della<br />

parte immersa che non a caso si chiama “opera viva”.<br />

Tenendo presente che gli scafi hanno forme simmetriche<br />

(in senso trasversale) è facile<br />

intuire che il famigerato metacentro giace sulla linea<br />

<strong>di</strong> mezzeria dello scafo, mentre per far sì che il baricentro<br />

giaccia sulla stessa linea è necessario che tutti<br />

i pesi interni siano <strong>di</strong>sposti in modo opport<strong>un</strong>o (equilibratura<br />

statica).<br />

Orbene, se il baricentro (forza che tira in basso) si<br />

trova più in basso del metacentro (forza che spinge in<br />

alto) allora si genera <strong>un</strong>a nuova forza detta “raddrizzante”<br />

che si oppone a perturbazioni del sistema che<br />

si trova normalmente in equilibrio naturale.<br />

In altre parole, se <strong>di</strong>amo <strong>un</strong>a spintarella laterale<br />

(<strong>un</strong>’onda), dato che le due forze tendono ogn<strong>un</strong>a nella<br />

propria <strong>di</strong>rezione, esse si oppongono al ribaltamento<br />

e raddrizzano lo scafo.<br />

Pertanto, considerando che mentre per il metacentro<br />

la questione della sua posizione all’interno dello scafo<br />

<strong>di</strong>pende sostanzialmente dalla forma dell’opera viva (e<br />

quin<strong>di</strong> per noi che abbiamo fatto <strong>un</strong>o scafo in scala<br />

non c’è niente da fare), per il baricentro dobbiamo fare<br />

in modo che esso risulti “sotto” al metacentro e così<br />

metteremo la zavorra in basso e “prima” della zavorra,<br />

avremo collocato i vari componenti pesanti interni<br />

(batterie, motori), il più in basso possibile compatibilmente<br />

con le necessità pratiche.<br />

Se avremo fatto le cose per bene, non solo il nostro<br />

modello virerà senza problemi, ma solcherà anche acque<br />

perturbate superando con eleganza le onde create<br />

da altri modelli che, invi<strong>di</strong>osi del nostro (che è sempre<br />

il più bello), tenteranno <strong>di</strong> affondarlo.<br />

Come potete facilmente immaginare, l’esistenza <strong>di</strong><br />

tutti questi aspetti sono stati da me compresi o scoperti<br />

solo dopo aver praticamente terminato l’intero<br />

manufatto e osservando come navigavano magnificamente<br />

i modelli <strong>di</strong> altri miei valenti colleghi, ma mi<br />

serviranno senz’altro per i prossimi a venire!<br />

Diciamo che il tutto è iniziato come <strong>un</strong> gioco, ma anche<br />

nel giocare esistono regole e canoni ben definiti.<br />

Come <strong>un</strong> gioco, perché ad <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to il Muimota<br />

è <strong>di</strong>ventato “il mio Muimota”.<br />

Così ho deciso <strong>di</strong> realizzarlo come più piaceva al sottoscritto,<br />

stravolgendo i canoni dei modellisti puristi e<br />

facendo arricciare a più <strong>di</strong> <strong>un</strong>a persona il naso.<br />

19


Per prima cosa al mio capitano oltre che ai coman<strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>spensabili alla navigazione.<br />

Sarebbe servito sicuramente <strong>un</strong> bagno e perché<br />

no, anche <strong>un</strong>a doccia.<br />

I servizi sono in <strong>un</strong> altro locale a<strong>di</strong>acente a questo.<br />

Il pavimento è nient’altro che <strong>un</strong>a scacchiera stampata<br />

su carta fotografica non lucida e le tende sono <strong>di</strong><br />

carta imbevuta <strong>di</strong> vinavil <strong>di</strong>luito con acqua e poi dato a<br />

pennello per fissarla nelle forme e poi pure per irrobustirla.<br />

Mentre i mobili sono ovviamente in mogano.<br />

Ovviamente il capitano <strong>di</strong>spone pure della sua cabina.<br />

20<br />

<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

Stufa, letto, scrivania, <strong>di</strong>vanetto, insomma mi pare<br />

che ci sia tutto l’arredo che poi si trova pure su <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

vera imbarcazione, mobilio compreso app<strong>un</strong>to<br />

Inutile <strong>di</strong>rvi che le”licenze poetiche” sul mio modello<br />

sono ahimè molte e l’approssimazione regna com<strong>un</strong>que<br />

sovrana, ma credo siano tipiche <strong>di</strong> chi come me<br />

è agli inizi ed ancora poco sa <strong>di</strong> come poi <strong>un</strong>a barca<br />

sia nella realtà, ma <strong>di</strong>ciamo che idealmente almeno <strong>un</strong><br />

poco gli si avvicina...<br />

Questo sono io: tipico esempio <strong>di</strong> megalomania<br />

pseudo modellistica.<br />

Non ho trascurato nemmeno l’equipaggio


<strong>Storia</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>Modello</strong><br />

Ed allora anche qui letti a castello, tavolo e panche,<br />

arre<strong>di</strong> vari e, passata la porta stagna, ho ricavato <strong>un</strong><br />

ipotetico locale lavoro, proprio dove ci sono i passaggi<br />

delle ancore e relativo pozzo catene.<br />

Poi sono passato al cuore della mia nave: il ponte<br />

<strong>di</strong> comando e la sala delle carte.<br />

Diciamo subito che, per esser <strong>un</strong> modello <strong>di</strong>namico,<br />

tutti questi orpelli sono esagerati e magari anche superflui,<br />

perché prima <strong>di</strong> tutto introducono peso super-<br />

fluo in alto e, alla luce <strong>di</strong> quanto più sopra esposto, non<br />

è propriamente il massimo.<br />

In conclusione posso solo aggi<strong>un</strong>gere che, dopo tre<br />

anni <strong>di</strong> lavoro ed infinite nottate trascorse in compagnia<br />

del mio bestione, ora siamo <strong>un</strong>a bella coppia, anche<br />

se lui è figlio <strong>di</strong> <strong>un</strong>a scatola <strong>di</strong> montaggio ed io, per<br />

il momento, solo <strong>un</strong> costruttore... <strong>di</strong> giocattoli!<br />

Teresio Oricco<br />

21


Un metodo pratico per la misura delle aree e la ricerca<br />

grafico-analitica del baricentro o centro<br />

<strong>di</strong> carena <strong>di</strong> <strong>un</strong>o scafo, per chi non possiede computer<br />

e relativo software CAD.<br />

PREMESSA:<br />

1. – Galleggiamento e stabilità <strong>di</strong> navigazione:<br />

oltre alla galleggiabilità per l’assetto della nave, è<br />

molto importante considerare la stabilità. Il baricentro<br />

<strong>di</strong> carena deve trovarsi sempre sopra il baricentro<br />

del modello e questo si ottiene sistemando i componenti<br />

più pesanti (batterie, motori ecc; nella parte più<br />

bassa dello scafo) e costruire la soprastruttura con<br />

materiali più leggeri.(le navi da guerra hanno la sovrastruttura<br />

d’alluminio che pesa circa 3 volte meno del<br />

ferro). Ecco perché è importante sapere la posizione<br />

del centro <strong>di</strong> carena nella fase <strong>di</strong> progettazione <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

modello.<br />

Il peso del battello è uguale al peso dell’acqua spostata<br />

dal volume <strong>di</strong> carena e viene chiamato <strong>di</strong>slocamento<br />

(da non confondere con la stazza, che è, invece, la<br />

capacità <strong>di</strong> carico <strong>di</strong> <strong>un</strong>a nave, determinata da <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ità<br />

<strong>di</strong> misura (‘tonnellata <strong>di</strong> stazza’) , pari a mc. 2,83168!<br />

5. Baricentro:<br />

Per lo stu<strong>di</strong>o ed il calcolo <strong>di</strong> <strong>un</strong> qualsiasi baricentro<br />

o <strong>di</strong> <strong>un</strong> centro <strong>di</strong> figura è in<strong>di</strong>spensabile la misura <strong>di</strong><br />

superfici: specialmente se <strong>di</strong> contorno irregolare.<br />

I meto<strong>di</strong> possono essere i seguenti:<br />

1. Con il computer e CAD, seguendo il perimetro<br />

della superficie stessa.<br />

2. Con <strong>un</strong> planimetro polare Amsler, seguendo il peri<br />

metro della superficie stessa<br />

3. Con il metodo grafo-numerico, metodo dei trape-<br />

zio <strong>di</strong> Bezout (<strong>di</strong>videndo la superficie in trapezi ecc)<br />

4. Con <strong>un</strong> reticolo, sovrapponendo <strong>un</strong> reticolato tra<br />

sparente alla figura, come carta millimetrata traspa -<br />

rente (reticola <strong>di</strong> Banberg), ecc. contando i quadretti<br />

interessati dalla figura.<br />

5. Con la squadretta iperbolica <strong>di</strong> Beauvais..come <strong>di</strong><br />

seguito spiegato.<br />

Con il metodo <strong>di</strong> Beauvais, <strong>un</strong>a volta costruita la squadretta,<br />

(anche con cartoncino), è molto facile e veloce<br />

calcolare la superficie, in particolare per le superfici <strong>di</strong><br />

forma irregolare.<br />

Costruzione della squadretta.<br />

1 – Scegliere la costante <strong>di</strong> squadra. Esempio. 5 cmq.<br />

Significa che ad ogni passo o spostamento <strong>di</strong> squadra,<br />

22<br />

Didattica attorno al<br />

Modellismo Navale<br />

Simone Matera<br />

la superficie misurata è sempre 5 cmq.<br />

La somma dei passi, o spostamenti, della squadretta,<br />

positivi e negativi, moltiplicati per la costante <strong>di</strong> squadra<br />

danno la superficie della figura analizzata.<br />

La formula è la seguente:<br />

esempio per costante da 5 cmq. 5cm. <strong>di</strong>viso X = Y<br />

come si vede nella tabella seguente dove :<br />

5 <strong>di</strong>viso 4 = 1,25<br />

5 <strong>di</strong>viso 3 = 1,67<br />

5 <strong>di</strong>viso 2 = 2,5<br />

5 <strong>di</strong>viso 1 = 5<br />

così <strong>di</strong> seguito in modo da costruire l’intera squadretta<br />

che ritagliata su <strong>un</strong> foglio sottile <strong>di</strong> plastica è pronta<br />

per l’uso. Ve<strong>di</strong> figura 1<br />

Nota d’esempio: l’ascissa sull’or<strong>di</strong>nata 5 è 1 +1, per<br />

cui il triangolo formato<br />

Con il polo zero della squadretta è:<br />

5 x 2 = 10 DIVISO 2 = 5<br />

che è app<strong>un</strong>to la costante della squadretta<br />

Tabella 1<br />

Ascissa X Or<strong>di</strong>nataY<br />

4 1,25<br />

3 1,67<br />

2 2,50<br />

1 5,00<br />

0,5 10,00<br />

0,33 15,15<br />

-0,33 15,15<br />

-0,5 10,00<br />

-1 5,00<br />

-2 2,50<br />

-3 1,67<br />

-4 1,25


Didattica attorno al<br />

Modellismo Navale<br />

Misura <strong>di</strong> <strong>un</strong>a superficie irregolare con la<br />

squadretta iperbolica.<br />

IL metodo <strong>di</strong> misura della superficie della figura, consiste<br />

nel fissare l’origine della squadretta in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to (con<br />

<strong>un</strong>o spillo) e <strong>di</strong> percorrere il perimetro della superficie<br />

contando i “passi” della squadretta in andata (positivi) e<br />

in ritorno (negativi). Ve<strong>di</strong> figura 2. e figura 3)<br />

Ad ogni passo, la squadretta misura la superficie uguale<br />

alla costante della stessa, dall’estremità al p<strong>un</strong>to fisso<br />

<strong>di</strong> rotazione. In questo caso 5 cmq.<br />

Nell’esempio qui riportato, sono<br />

12 passi per 5cmq = 60 cmq. <strong>di</strong> superficie lorda.<br />

Lo stesso occorre fare con i passi in<strong>di</strong>etro per avere<br />

la superficie netta. Vedere come evidenziato nelle due<br />

figure 2 e 3<br />

E’ intuitivo, se la superficie da misurare è così grande<br />

da contenere all’interno la squadretta, allora tutti i<br />

passi della stessa saranno positivi.<br />

Nella fase <strong>di</strong> ritorno sono 5,5 passi, moltiplicati per la<br />

costante 5cmq. = 27,5 cmq. Di superficie negativa.<br />

Superficie lorda 60 cmq meno 27,5 cmq = 32,5 <strong>di</strong><br />

superficie netta.<br />

Ancora più semplice: 12 passi positivi meno 5,5<br />

negativi<br />

12 - 5,5 = passi 6,5 x costante 5 = 32,5 cmq. <strong>di</strong><br />

superficie netta!!<br />

Calcolo dei baricentri con il metodo<br />

graficoanalitico dei momenti statici.<br />

Uno stu<strong>di</strong>o importante d’Archimede è stato quello <strong>di</strong><br />

trovare il p<strong>un</strong>to dove la spinta del liquidospostato (<strong>di</strong>slocamento)<br />

è applicata in relazione con il baricentro<br />

del battello. Questo p<strong>un</strong>to baricentrico importante è<br />

il centro <strong>di</strong> carena o bari entro <strong>di</strong> carena.<br />

Conoscere la sua posizione è molto importante per il<br />

progetto <strong>di</strong> <strong>un</strong>a nave perché se i baricentri sono male<br />

calcolati lo scafo non è stabile in particolar modo nei<br />

modelli male calcolati si vedono rullare in modo non<br />

simpatico, ed, in certe situazioni possono sbandare eccessivamente<br />

al p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> affondare.<br />

Famoso è il caso del Wasa (si pron<strong>un</strong>cia Wuòsa) avvenuto<br />

nel 1628 nel porto <strong>di</strong> Stocolma, sbandando<br />

talmente al p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> affondare al momento del suo<br />

viaggio inaugurale Come trovare il baricentro <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

sezione <strong>di</strong> carena con il metodo dei momenti statici.<br />

23


Come trovare il baricentro <strong>di</strong> <strong>un</strong>a sezione <strong>di</strong><br />

carena con il metodo dei momenti statici.<br />

Dalle sezioni <strong>di</strong> carena del progetto si. <strong>di</strong>vide la stessa in<br />

zone parallele <strong>di</strong> forma quasi trapezia. L’area <strong>di</strong> ogni zona<br />

si moltiplica per la <strong>di</strong>stanza del suo baricentro da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to<br />

fisso scelto a piacere (p<strong>un</strong>to “O” della figura 4 a fianco).<br />

Ottenendo così il momento statico. La somma elle 6 aree<br />

delle zone della figura è l’area <strong>di</strong> carena, mentre la somma <strong>di</strong><br />

tutti i momenti statici <strong>di</strong>visa dall’area della carena è la <strong>di</strong>stanza<br />

del centro <strong>di</strong> carena al p<strong>un</strong>to “O”.<br />

Abbiamo così calcolato la posizione del baricentro <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

sezione <strong>di</strong> carena a simmetria bilaterale, il p<strong>un</strong>to G.<br />

La tabella sotto spiega meglio le operazioni effettua-<br />

te per la ricerca analitica del baricentro <strong>di</strong> <strong>un</strong>a figura,<br />

come quella <strong>di</strong> esempio a simmetria bilaterale, che è<br />

tipico per le sezioni <strong>di</strong> carena delle navi.<br />

24<br />

Didattica attorno al<br />

Modellismo Navale<br />

Dopo aver calcolato il baricentro <strong>di</strong> tutte le sezioni <strong>di</strong><br />

carena del progetto, si esegue il calcolo del baricentro<br />

<strong>di</strong> carena del progetto, in analogia a quello eseguito per<br />

<strong>un</strong>a singola sezione, come qui <strong>di</strong> seguito è espresso.<br />

Vedere figura n° 5 sotto.<br />

Il centro <strong>di</strong> carena gioca <strong>un</strong> ruolo molto importante<br />

per la stabilità del natante in particolare per i battelli a<br />

vela perché è in<strong>di</strong>spensabile per il calcolo <strong>di</strong> stabilità in<br />

rapporto con il centro velico, ecc.<br />

Calcolo della posizione del centro<br />

<strong>di</strong> carena del battello<br />

Tabella n°2 Aree <strong>di</strong>st. momenti<br />

cmq. Baric. Statici<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 3 3,62 x 2,6 = 9,41<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 4 8,36 x 2,4 = 20,06<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 5 11,70 x 2,2 = 25,74<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 6 16,20 x 2,0 = 32,40<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 7 11,00 x 2,2 = 24,20<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 8 1,50 x 2,8 = 4,20<br />

Or<strong>di</strong>nata n° 9 0,30 x 3,0 = 0,90<br />

Totale aree cmq. 52,68 tot. Mom. 116,92<br />

Baricentro carena 116,92/52,68 = 2,22 cm.


Didattica attorno al<br />

Modellismo Navale<br />

Calcolo del <strong>di</strong>slocamento <strong>di</strong> <strong>un</strong> natante e del suo centro <strong>di</strong> spinta o baricentro<br />

Calcolo del Dislocamento.<br />

Dalla sezione delle or<strong>di</strong>nate del trittico, abbiamo le singole aree <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>nata già calcolata.<br />

Ve<strong>di</strong> tabella n° 2.<br />

Si sommano le aree <strong>di</strong> due or<strong>di</strong>nate corrispondenti; la loro me<strong>di</strong>a si moltiplica per la <strong>di</strong>stanza fra loro<br />

stesse, ottenendo <strong>un</strong> volume come da esempio sotto riportato.<br />

Il volume <strong>di</strong> carena, come detto in precedenza, corrisponde al peso totale del natante in<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> navigare a pieno carico.<br />

Centro <strong>di</strong> spinta o baricentro <strong>di</strong> <strong>un</strong> natante con il metodo analitico dei momenti statici.<br />

La superficie <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> carena è moltiplicata per la sua <strong>di</strong>stanza dalla prua, ottenendo così <strong>un</strong><br />

“momento statico” che è <strong>un</strong>ità <strong>di</strong> terzo or<strong>di</strong>ne. Ve<strong>di</strong> figura 6.<br />

La sommatoria <strong>di</strong> tutti i momenti statici delle or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> carena, <strong>di</strong>viso la sommatoria delle superfici<br />

delle or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> carena, che è <strong>un</strong>ità <strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne, dà, come risultato, la <strong>di</strong>stanza del baricentro <strong>di</strong><br />

carena dalla prua del natante, <strong>un</strong>ità, app<strong>un</strong>to <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne.<br />

Distanza. Baricentrica D = Σ mom.stat. / Σ superfici <strong>di</strong> carena<br />

Σ superfici <strong>di</strong> carena cmq. 52,60 Σ mom.stat. 333.50 cmc.<br />

Distanza. Baricentrica D = 333,50 / 52,50 = 6,34 cm. dalla prua<br />

25


Nella figura 6 è riportata la posizione del centro <strong>di</strong> carena secondo i calcoli eseguiti negli esempi precedenti.<br />

Figura 6<br />

METACENTRO<br />

Sia G il centro <strong>di</strong> gravità del battello e C il centro <strong>di</strong><br />

carena (fig. a). Nel caso della figura, il battello, è in equilibrio<br />

(centro <strong>di</strong> carena C è superiore al baricentro del<br />

battello G), inoltre, la spinta CQ è uguale e contraria al<br />

peso GP del battello stesso l<strong>un</strong>go la retta <strong>di</strong> simmetria<br />

A–B (asse primitivo),<br />

Inclinando <strong>di</strong> poco il battello, l’asse <strong>di</strong> simmetria si sposta<br />

in A’–B’ (fig. b) ed il centro <strong>di</strong> spinta occupa <strong>un</strong>’altra<br />

posizione in C’. Il p<strong>un</strong>to d’incontro M della verticale<br />

C’-Q (spinta della carena) con l’asse <strong>di</strong> simmetria A’– B’. <strong>di</strong>cesi METACENTRO (fig. b).<br />

È evidente che la spinta della carena Q ed il peso del battello P, formano <strong>un</strong> coppia <strong>di</strong> forze che tende<br />

a fare ruotare lo scafo con <strong>un</strong> momento stabilizzante!.<br />

26<br />

Didattica attorno al<br />

Modellismo Navale


Didattica attorno al<br />

Modellismo Navale<br />

l’equilibrio è stabile (fig. b) se il p<strong>un</strong>to M (metacentro), cade al <strong>di</strong> sopra del centro <strong>di</strong> gravità G,<br />

perché, cessando la forza ribaltabile (vento, spostamento <strong>di</strong> carico, ecc.), la coppia peso-spinta lo conduce<br />

alla posizione <strong>di</strong> iniziale.<br />

l’equilibrio è instabile (fig. c) quando il p<strong>un</strong>to M (metacentro), cade sotto il baricentro G (infatti<br />

il baricentro <strong>di</strong> carena è al <strong>di</strong> sotto del baricentro del battello G (fig. c). Perchè la coppia peso-spinta allontana<br />

sempre più lo scafo dalla sua posizione iniziale, quin<strong>di</strong> è <strong>un</strong>a coppia <strong>di</strong> forze che tende a fare ruotare lo<br />

scafo con <strong>un</strong> momento ribaltante!.<br />

l’equilibrio è in<strong>di</strong>fferente (fig. d) quando il p<strong>un</strong>to M (metacentro), coincide sempre con G, qual<strong>un</strong>que<br />

sia la posizione dello scafo. Non c’è coppia e ness<strong>un</strong> momento (fig. d).<br />

Metacentro è chiamato così il p<strong>un</strong>to M, la cui considerazione è dovuta a Clairaut.<br />

In conclusione: l’equilibrio <strong>di</strong> <strong>un</strong> galleggiante è stabile, instabile e in<strong>di</strong>fferente secondo che il metacentro<br />

è al <strong>di</strong> sopra, al <strong>di</strong> sotto o in coincidenza del centro <strong>di</strong> gravità G o baricentro del battello<br />

galleggiante.<br />

Per qualsiasi quesito sull’argomento, chi è interessato può contattarmi al seguente in<strong>di</strong>rizzo E-Mail<br />

simone.matera@fastwebnet.it<br />

Simone Matera<br />

27


• Un buongiorno Ciurma!<br />

Colgo la palla al balzo, osservando il <strong>di</strong>segno del gozzo<br />

ligure capione <strong>di</strong> Patrizio, per domandarvi come<br />

posso interpretare, o meglio decriptare, la tabella<br />

che si vede in alto a destra del pdf.<br />

Ness<strong>un</strong>o in tutti questi anni ha saputo spiegarmi a<br />

cosa si riferiscano quelle tabelle e tutti quei numeri<br />

che ci sono scritti dentro.<br />

Mi spiego meglio, da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to modellistico quanto e<br />

come mi possono aiutare, servire oppure non?!<br />

Grazie gente!<br />

tere.<br />

• Tere,<br />

premetto due cose:<br />

non ho <strong>di</strong>sponibile il <strong>di</strong>segno dell’imbarcazione <strong>di</strong> cui<br />

parli;<br />

rispondo solo perché ness<strong>un</strong>o lo ha ancora fatto ma<br />

sopratutto perché, come tu <strong>di</strong>ci, ness<strong>un</strong>o ha saputo<br />

spiegartelo e ti chie<strong>di</strong> quanto ti possano aiutare dal<br />

p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista modellistico.<br />

La premessa fatta, ovviamente, riduce i margini <strong>di</strong><br />

atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> quanto stò per scrivere, ma vedendo<br />

nei dettagli la o le tabelle numeriche <strong>di</strong> cui parli, sarei<br />

in grado <strong>di</strong> rispondere col 95.45% <strong>di</strong> atten<strong>di</strong>bilità<br />

statistica!<br />

Per il Naviglio Minore, solitamente, al Piano <strong>di</strong> Costruzione<br />

vengono accluse delle Tabelle Numeriche<br />

aventi f<strong>un</strong>zioni <strong>di</strong>versificate, ma che generalmente si<br />

riferiscono al Rilevato <strong>di</strong> Progetto per il Tracciamento<br />

in Vera Grandezza.<br />

Pertanto, ai fini modellistici, salvo specifici particolari<br />

casi, generalmente possono aiutare solamente per<br />

Modellismo da Riproduzione.<br />

Sarò particolarmente lieto <strong>di</strong> ampliare l’argomento,<br />

ma ricordandoti che su questo settore navale sono<br />

totalmente privo <strong>di</strong> conoscenze, pertanto avrò assoluta<br />

necessità <strong>di</strong> avere <strong>di</strong>sponibili informazioni reali,<br />

facilmente leggibili e possibilmente analizzabili sotto<br />

l’aspetto tecnico.<br />

Buon lavoro e a presto risentirci,<br />

Giuseppe MERCATO (warship@alice. it)<br />

28<br />

Botta e risposta<br />

Posta o e-mail dei nostri lettori<br />

Tabelle numeriche <strong>di</strong><br />

Rilevato <strong>di</strong> Progetto per il Tracciamento in Vera Grandezza<br />

• Ciao Giuseppe,<br />

e grazie innanzitutto per avermi risposto!<br />

Ti ho girato sulla tua casella <strong>di</strong> posta privata la mail<br />

<strong>di</strong> Patrizio, dove in quel file .pdf trovi sia il piano del<br />

natante che quella criptica - per me - tabella.<br />

Non voglio la l<strong>un</strong>a, mi piacerebbe solamente capire<br />

come interpretarla, e possibilmente dargli <strong>un</strong> significato,<br />

visto che sovente ne ritrovo <strong>di</strong> identiche in<br />

piani da me acquistati oppure contenuti in pubblicazioni<br />

varie.<br />

Nè ho intenzione <strong>di</strong> costruirmi <strong>un</strong> gozzo in giar<strong>di</strong>no.<br />

Tutto qua!<br />

Tanto per chiarire ogni dubbio fin da subito, io sono<br />

<strong>un</strong>o scatolaro, e il modellismo come scienza esatta<br />

non mi appartiene.<br />

Ciò non toglie che sia anche curioso, e questa sfilza<br />

<strong>di</strong> numeri in quel riquadrino, beh... mi battono in<br />

testa.<br />

Con il tuo 95,45% credo d’aver posto la domanda<br />

al soggetto più in<strong>di</strong>cato per <strong>di</strong>panare proprio questi<br />

miei dubbi!<br />

E in ultima analisi: GRASSSSSIE GRASSSSSIE!!!!!!!!!<br />

tere.<br />

• Tere,<br />

eccomi al tuo rompicapo: la Tabella dei Numeri.<br />

Confermo pienamente quanto già anticipato come<br />

risposta generica e cioè che si tratta del Prospetto<br />

del Rilevato <strong>di</strong> Progetto per il Tracciamento in Vera<br />

Grandezza.<br />

1. La Tabella è composta da: 19 Colonne (verticali) e<br />

14 Righe (orizzontali) ;<br />

2. comprende due intestazioni:<br />

intestazioni <strong>di</strong> colonna (Poppa, 0.5, 1, 2, ............ .12,<br />

13, 13.5, Prora);<br />

intestazioni <strong>di</strong> riga sono sud<strong>di</strong>vise in due sezioni:<br />

sezione superiore de<strong>di</strong>cata alle Semilarghezze Orizzontali<br />

rette dello Scafo;<br />

sezione inferiore de<strong>di</strong>cata alle Altezze Verticali rette<br />

delle Sezioni Longitu<strong>di</strong>nali dello Scafo.<br />

3. La seconda colonna delle intestazioni <strong>di</strong> riga (sud<strong>di</strong>visa<br />

nelle due sezioni Semilarghezze e Altezze Verticali),<br />

merita <strong>un</strong>a più dettagliata presentazione:


Botta e risposta<br />

29


3.a. Semilarghezze Orizzontali rette dello Scafo<br />

Le Semilarghezze, date singolarmente per le 17 Sezioni<br />

Trasversali <strong>di</strong> cui la [7] a significare la Sezione<br />

Maestra, sono misurate alle <strong>di</strong>verse Altezze Verticali<br />

rette alle quali sono prefissate le Linee d’Acqua (o<br />

pseudo Linee d’Acqua nel caso lo Scafo fosse previsto<br />

per navigare con assetto appoppato).<br />

Le Linee d’Acqua sono numerate da I a VII e ad<br />

esse viene associato il Bordo Laterale Scafo: la Linea<br />

d’Acqua I è quella prossima alla Chiglia e la VII quella<br />

prossima al Bordo Laterale Scafo.<br />

Non sono certo sul modo in cui sono state prefissate<br />

Le Altezze Verticali rette delle Linee d’Acqua, ma<br />

osservando il Piano Verticale, sembra che l’intervallo<br />

tra le Linee d’Acqua sia stato determinato <strong>di</strong>videndo<br />

il valore numerico dell’Altezza Verticale retta al Bordo<br />

Laterale dello Scafo per 7.5 (cioè considerando<br />

che tra la Linea d’Acqua VII ed il Bordo Laterale si<br />

lasciasse 1/2 intervallo.<br />

Tutto ciò è da verificare con cognizione <strong>di</strong> causa,<br />

cognizione che io al momento non ho; tuttavia supposta<br />

vera la mia ipotesi, l’intervallo tra le Linee<br />

d’Acqua risulterebbe: 77 cm / 7.5 intervalli = 10.266<br />

cm, essendo 77 cm l’Altezza alla Maestra ( colonna<br />

[7] ) rilevabile dalla cella <strong>di</strong> riga Bordo e colonna [7].<br />

Ripeto il tutto è da accertare in maniera seria e non<br />

per ipotesi o supposizioni ! E’ <strong>un</strong>a cosa seria !<br />

3.b Altezze Verticali rette delle Sezioni Longitu<strong>di</strong>nali<br />

dello Scafo<br />

Le Altezze Verticali rette delle Sezioni Longitu<strong>di</strong>nali<br />

dello Scafo, date singolarmente per le 17 Sezioni Trasversali,<br />

essendo ovviamente la [7] quella chiamata<br />

Sezione Maestra, sono misurate alle <strong>di</strong>verse Semilarghezze<br />

Orizzontali rette <strong>di</strong>stanti dall’Asse Longitu<strong>di</strong>nale<br />

<strong>di</strong> Simmetria dello Scafo nominate A, B,<br />

C, essendo A quella prossima all’Asse Longitu<strong>di</strong>nale<br />

<strong>di</strong> Simmetria dello Scafo, e la C quella alla Fiancata<br />

dello Scafo.<br />

Non sono certo sul modo come sono state prefissate<br />

le <strong>di</strong>stanze dei Piani <strong>di</strong> queste Sezioni Verticali<br />

rispetto l’Asse Longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> Simmetria dello<br />

Scafo, tuttavia dal <strong>di</strong>segno allegato mi pare <strong>di</strong> poter<br />

affermare (sic) che le <strong>di</strong>stanze siano pari ad 1/8 della<br />

Larghezza Massima alla Sezione Maestra che è pre-<br />

30<br />

Botta e risposta<br />

vista essere 2.02 m. Se così fosse, l’intervallo tra la<br />

Sezioni A, B, C, risulterebbero:<br />

2.02 m / 8 intervalli = 25.25 cm.<br />

Per correttezza devo far notare che da <strong>un</strong>a parte<br />

vien detto che lo Scafo è Largo 2.02 metri e poi<br />

sulla Tabella viene riferito che la Semilarghezza (riga<br />

superiore Bordo e colonna [7] Sezione Maestra) è<br />

<strong>di</strong> 100.9 cm : 100.9 x 2 = 201.8 cm.<br />

Naturalmente tutto il resto è conseguente e subor<strong>di</strong>nato<br />

a questa chiave <strong>di</strong> lettura.<br />

Se saranno necessarie altre informazioni <strong>di</strong> maggiore<br />

spessore tecnico, cortesemente ho necessità assoluta<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> materiale originale e possibilmente<br />

su file in formato dwg, perché in assenza <strong>di</strong> ciò escludo<br />

<strong>di</strong> potermi esporre.<br />

Cor<strong>di</strong>almente,<br />

Giuseppe MERCATO (warship@alice. it)<br />

• Accidenti a te Giuseppe!<br />

A momenti svengo... Cristoforo Colombo, ma ... ma<br />

... io solo la maturità!<br />

Come farò da ora in poi?! Questa è <strong>un</strong>a spiegazione<br />

degna <strong>di</strong> <strong>un</strong> ingegnere che tieni corsi al politecnico,<br />

he he he!!! ECCO UNA RISPOSTA COI CON-<br />

TRO.....! Stampata e salvata tra le cose sicuramente<br />

utili, o mio caro Warship! Io non sono certo <strong>un</strong><br />

modellista nel senso letterarale della parola, <strong>di</strong>ciamo<br />

che più che altro mi <strong>di</strong>letto in soprammobili da caminetto,<br />

ma magari in <strong>un</strong> futuro non prossimo, mi<br />

orienterò verso cose più impegnative, tempo, lavoro<br />

e famiglia permettendo.<br />

Però tutto quello che ruota attorno al modellismo<br />

mi incuriosisce e nel contempo m’aiuta a tenermi<br />

allenato, allontanando <strong>un</strong> po’ <strong>di</strong> quella pigrizia, <strong>di</strong><br />

quella voglia <strong>di</strong> domandarsi perchè o come, che inconsapevolmente<br />

cresce finito lo stu<strong>di</strong>o.<br />

Ti ringrazio immensamente!<br />

Vorrei poter restituire il favore in qualche maniera,<br />

ma data la mia scarsità nel campo, temo io debba<br />

rimandare!<br />

Una buona giornata e grazie ancora,<br />

tere.


Botta e risposta<br />

• Ciao Tere<br />

Vedo che Il sig. Mercato ha risposto egregiamente<br />

alla tua richiesta con termini appropriati alla materia,<br />

vorrei farlo anch’io con termini <strong>un</strong> pò più elementari<br />

atti a farli comprendere anche a chi come mè è <strong>un</strong><br />

pò in<strong>di</strong>etro con gli stu<strong>di</strong> he!!he!!he!!<br />

D<strong>un</strong>que, come si <strong>di</strong>vide la tabella l’ha già espresso<br />

chiaramente il sig. Mercato. Tenendo presente la vista<br />

<strong>di</strong> fronte delle or<strong>di</strong>nate ve<strong>di</strong>amo che sulla parte<br />

<strong>di</strong> sinistra abbiamo le semi or<strong>di</strong>nate che vanno da<br />

0,5 a 7 e la parte destra da 7a 13,5 e queste sono<br />

rappresentate sulla prima riga in alto della tabella.<br />

Nella seconda riga è rappresentato il bordo dell’imbarcazione<br />

cioè quella doppia riga che ve<strong>di</strong>amo sempre<br />

sulla vista frontale che possiamo definire volgarmente<br />

il perimetro e che in questa riga ci serve per<br />

stabilire le larghezze dei vari p<strong>un</strong>ti con la linea <strong>di</strong><br />

mezzaria, infatti ve<strong>di</strong>amo che dalla linea <strong>di</strong> mezzaria<br />

(linea centrale che <strong>di</strong>vide in due parti uguali la barca)<br />

al p<strong>un</strong>to poppa e prora abbiamo 3,0, questo ci in<strong>di</strong>ca<br />

che la chiglia sarà larga 6(3,0x2), che dalla linea <strong>di</strong><br />

mezzaria al p<strong>un</strong>to 0,5 ci sarà <strong>un</strong>a <strong>di</strong>stanza 33,0 e cosi<br />

via fino al p<strong>un</strong>to 13,5, naturalmente dal p<strong>un</strong>to7 verso<br />

prora e poppa le <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong>minuiscono essendo<br />

questa l’or<strong>di</strong>nata maestra.<br />

Dalla terza riga fino alla nona(quelle con i numeri<br />

romani) rappresentano le linee d’acqua con le varie<br />

larghezze dalla linea <strong>di</strong> mezzaria (come sopra).<br />

Alla decima riga abbiamo ancora la linea del bordo<br />

che questa volta ci serve per le altezze che vengono<br />

rappresentate dalle linee verticali A -B -C-(righe<br />

11, 12,13,) ultima riga è la battura che sul <strong>di</strong>segno<br />

è in<strong>di</strong>cata come linea <strong>di</strong> base(dove finisce il fasciame<br />

) che, come possiamo vedere sempre sulla vista<br />

frontale, tranne i p<strong>un</strong>ti 0,5 e 1<strong>di</strong> poppa, 13 e 13,5 <strong>di</strong><br />

prora le altre finiscono a 0cioè alla stessa altezza<br />

della battura.<br />

D<strong>un</strong>que abbiamo che dalla battura al p<strong>un</strong>to più basso<br />

dell’or<strong>di</strong>nata 05in cui si incontra con la chiglia<br />

<strong>un</strong>’altezza <strong>di</strong> 3,5.Mentre sempre l’ or<strong>di</strong>nata 05 incrocia<br />

la linea verticale A ad <strong>un</strong>a altezza <strong>di</strong> 70, il p<strong>un</strong>to<br />

1 ad <strong>un</strong>a altezza <strong>di</strong> 41,5 e così via per tutte le altre<br />

or<strong>di</strong>nate che passano per la verticale A. Lo stesso<br />

vale anche per la prora.Naturalmente tutte le misu-<br />

re sono espresse in cm come in<strong>di</strong>ca la tabella<br />

Spero <strong>di</strong> essermela cavata bene.<br />

vass<br />

• Grazie VASS!<br />

La spiegazione calza alla lettera, anche se devo ammettere<br />

che, almeno per quanto mi riguarda, non è<br />

mica stata imme<strong>di</strong>ata la cosa.<br />

In effetti stampando le vostre mail e avendo il piano<br />

davanti, mi rendo conto <strong>di</strong> quanto in realtà sia <strong>di</strong>fficile<br />

trasmettere certe conoscenze a noi profani, e<br />

quanto amore per questo hobby voi ci mettiate già<br />

solo nell’illuminarci.<br />

In soccorso poi mi è arrivato anche il Pilani, che con<br />

le sue scansioni ha completato il quadro.<br />

Stampato e salvato il tutto!<br />

Ma a quando <strong>un</strong> bel compen<strong>di</strong>o con tutto questo<br />

know-how?!<br />

tere.<br />

• Ciao Tere e Vass,<br />

ringrazio Vass per aver integrato <strong>di</strong>ligentemente<br />

quanto da me in<strong>di</strong>cato, sopratutto facendo esplicito<br />

riferimento al Piano Verticale dello Scafo, posto<br />

nell’imme<strong>di</strong>ata sinistra della Tabella Numerica.<br />

Tere, non esagerare con i complimenti: energie spese<br />

inutilmente; non mi monterò la testa !<br />

Buon fine settimana a tutti,<br />

Giuseppe MERCATO (warship@alice. it)<br />

• Caro Giuseppe,<br />

nel tuo caso i complimenti sono più che meritati,<br />

già solo per esserti pro<strong>di</strong>gato in tal maniera per il<br />

sottoscritto!<br />

E poi <strong>di</strong>ciamocelo pure, già solo per la qualità della<br />

risposta, mi pare anche che a livello conoscitivo hai<br />

due attributi così!<br />

Non me ne volere....<br />

Immensamente grato,<br />

tere.<br />

31


Gb: trovato relitto nave antenata ‘Victory’ <strong>di</strong> Nelson<br />

32<br />

Notizie dal Web<br />

Recensioni dal Web<br />

l relitto della H.M.S. Victory, nave da guerra britannica affondata nel<br />

canale della Manica nel 1744 e <strong>di</strong>retta antenata della più famosa imbarcazione<br />

omonima con cui l’ammiraglio Nelson vinse la battaglia <strong>di</strong><br />

Trafalgar, è stato ritrovato dalla società <strong>di</strong> recuperi marittimi stat<strong>un</strong>itense<br />

Odyssey.<br />

Risorse imternet<br />

http://abcnews.go.com/International/story?id=6780500&page=1<br />

http://www.laportadeltempo.com/news.asp?ID=3851<br />

http://archeologiasubacquea.blogspot.com/2009/02/in<strong>di</strong>viduato-il-relitto-della-hms.html<br />

http://ilprofessorechos.blogspot.com/2009/02/hms-victory-il-grande-ritrovamento.html<br />

http://www.elvux.biz/?&set=171&dom_id=&dom_sld=elvux&dom_tld=biz&no_tags=1&sito_grati<br />

s=&sito=&news1_categoria=prima&news1_id=795945&local_page=<br />

Video<br />

http://www.youtube.com/watch?v=1Ul2G6TltjQ<br />

Palazzo Zanca: In mostra il Rostro romano<br />

Il rostro <strong>di</strong> <strong>un</strong>a nave romana viene riportato alla luce dalla Soprintendenza<br />

del Mare e dalla RPM Nautical Foudation il 26 giugno, dopo tre<br />

anni <strong>di</strong> ricerche nelle acque delle Ega<strong>di</strong> nei fondali <strong>di</strong> Banco dei Pesci.<br />

Al momento, questo è il quinto rostro esistente al mondo <strong>di</strong>chiara<br />

Sebastiano Tusa ed insieme all’archeologo Jeffrey Royal della RPM notano<br />

la somiglianza a quello già esposto al museo Pepoli <strong>di</strong> Trapani. La<br />

Regione Siciliana adesso è l’<strong>un</strong>ica al mondo a possederne due. Grazie<br />

all’impegno costante prodotto dagli uomini della RPM Nautical<br />

Fo<strong>un</strong>dation ed a quelli della Soprintendenza del Mare, in particolare<br />

Stefano Zangara, Alessandro Urbano e Salvatore Palazzolo, si è arrivati<br />

ad <strong>un</strong> scoperta <strong>di</strong> altissimo livello storico; la scoperta<br />

infatti conferma la tesi del Soprintendente Tusa sullo scontro avvenuto fra la flotta romana e cartaginese il 10<br />

marzo 241 a.C. a nord-ovest <strong>di</strong> Levanzo. Il rostro è formato da <strong>un</strong> pezzo <strong>un</strong>itariamente fuso in bronzo che si<br />

andava ad inserire nel p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> congi<strong>un</strong>zione tra la parte finale pro<strong>di</strong>era della chiglia e la parte più bassa del dritto<br />

<strong>di</strong> prua. La parte anteriore del rostro è, infatti, costituita da <strong>un</strong> possente fendente verticale rafforzato da fendenti<br />

laminari orizzontali.<br />

Risorse internet.<br />

http://archeologiasubacquea.blogspot.com/2008/06/ritrovato-<strong>un</strong>-rostro-romano-della.html<br />

http://www.betasom.it/forum/index.php?s=1509dbc52a28627d9275af65875815a7&showtopic=268<br />

40&pid=264909&st=20&#entry264909


Notizie dal Web<br />

Il mistero della Mary Celeste<br />

I’Amazon era <strong>un</strong> brigantino canadese l<strong>un</strong>go 31 metri pesante 282<br />

tonnellate varato in Nuova Scozia nel 1860, nel 1869 gli fu cambiato<br />

il nome in Mary Celeste.<br />

Il 5 <strong>di</strong>cembre 1872 il Capitano David Morehouse Reed comandante<br />

del Gratia Dei, in navigazione nei pressi dell’Arcipelago delle Azzorre,<br />

avvistò <strong>un</strong> brigantino che andava alla deriva. Le vele lacere erano ammainate<br />

ma a bordo del brigantino non c’era ness<strong>un</strong>o. Il capitano Benjamin<br />

Briggs sua moglie la loro bimba e <strong>un</strong> equipaggio <strong>di</strong> sette persone<br />

erano scomparsi. Saliti a bordo del Mary Celeste gli uomini del Gratia<br />

Dei videro che dei 1700 barili <strong>di</strong> alcool che costituivano il carico, 9<br />

erano vuoti o com<strong>un</strong>que danneggiati. Gli abiti del comandante, della<br />

moglie e della bambina erano nella cabina del capitano, e anche quelli dell’equipaggio erano a bordo, vi era anche<br />

del denaro. Cerano acqua e cibo per sei mesi, mancava il sestante la bussola era rotta, i boccaporti erano aperti<br />

e la nave aveva imbarcato <strong>un</strong> pò d’acqua, mancava <strong>un</strong>a scialuppa e c’era <strong>un</strong> pezzo <strong>di</strong> corda rotta legata alla nave.<br />

Risorse imternet<br />

http://www.satorws.com/mary-celeste.htm<br />

http://blog.chatta.it/livorno970/9743907/NAVE-FANTASMA.aspx<br />

Video<br />

http://it.youtube.com/watch?v=ub6aLzLqZw8<br />

http://it.youtube.com/watch?v=qUSzRiiwAGc<br />

La barca <strong>di</strong> Gesù<br />

La barca <strong>di</strong> Gesù fu scoperta per caso più <strong>di</strong> vent’anni fa, nel lago <strong>di</strong> Tiberiade.<br />

Furono i giornali dell’epoca a chiamarla subito così, ma il culto dei fedeli è cresciuto negli<br />

ultimi tempi, quando la storia <strong>di</strong> questo legno è stata ricostruita meglio. Accadde durante <strong>un</strong>a<br />

stagione <strong>di</strong> grande siccità, il 1986: il livello dell’acqua scese al <strong>di</strong> sotto dei minimi storici e <strong>un</strong>a<br />

mattina due pescatori del kibbutz, i fratelli Moshe e Yuval Lufan, per poco non speronarono<br />

la prua che affiorava. Il relitto venne portato a riva fra mille cautele, poi <strong>un</strong>a squadra impiegò<br />

do<strong>di</strong>ci giorni e do<strong>di</strong>ci notti a ripulirlo del fango incrostato e della salse<strong>di</strong>ne, quin<strong>di</strong> servì<br />

immergere quel che restava della chiglia in <strong>un</strong> bagno <strong>di</strong> sostanze chimiche, per <strong>un</strong>’altra settimana.<br />

La barca ha i segni <strong>di</strong> molte riparazioni e questo fa pensare sia stata usata per decenni,<br />

forse per <strong>un</strong> secolo intero, <strong>di</strong> generazione in generazione <strong>di</strong> pescatori. «E siccome il Vangelo<br />

cita almeno cinquanta volte barche e pescatori – <strong>di</strong>ce Marina Banay, pr del museo – e Pietro<br />

e <strong>di</strong>versi apostoli erano pescatori che vivevano qui e lo stesso Gesù trascorse sul lago <strong>di</strong> Tiberiade parte della<br />

sua vita, per molti cristiani questa barca è qualcosa <strong>di</strong> speciale.<br />

Risorse imternet<br />

http://<strong>di</strong>gilander.libero.it/modromani/barcaspietro/barcaspietro.htm Il modello della barca <strong>di</strong> Gesu<br />

http://butindaro.wordpress.com/2008/05/31/video-galilea-lago-<strong>di</strong>-tiberiade-1986-ritrovata-barcadeltempo-<strong>di</strong>-gesu/<br />

33


Attività <strong>Magellano</strong><br />

34<br />

Com<strong>un</strong>icazioni<br />

Associazione<br />

Facciamo il p<strong>un</strong>to delle prime attività svolte nel corso <strong>di</strong> questi tre mesi del 2009, come peraltro<br />

già ann<strong>un</strong>ciate in assemblea pubblica.<br />

Nei giorni 28/02, 1/03 e 2/03 abbiamo partecipato a Novegro all’Hobby Model Expo Professional<br />

per la sezione “Educational”.<br />

Non abbiamo avuto grande riscontro<br />

per la carenza <strong>di</strong> visitatori e, come per lo<br />

scorso anno, per l’assoluta mancanza <strong>di</strong><br />

scolaresche che avrebbero dovuto partecipare.<br />

Abbiamo com<strong>un</strong>que intrapreso<br />

numerosi contatti, anche con case modellistiche,<br />

resesi <strong>di</strong>sponibili a <strong>di</strong>alogare<br />

per rendere più veritiere le scatole kit.<br />

Anche per questa occasione, ringrazio<br />

tutte le persone <strong>di</strong> “<strong>Magellano</strong> che hanno<br />

dato il proprio contributo, con la loro<br />

partecipazione ed il sostegno.<br />

Ad <strong>un</strong>a settimana esatta dopo Novegro siamo intervenuti con lo stand a Verona il 7 e 8 Marzo<br />

al Model Expo Italy. In questa esposizione le cose sono state decisamente <strong>di</strong>verse, sia per<br />

la grande affluenza <strong>di</strong> pubblico (più <strong>di</strong> 50.000 visitatori) che per i notevoli contatti avuti, con le<br />

case produttrici, con le associazioni presenti e con i tanti modellisti che ci hanno fatto visita. Per<br />

la realizzazione <strong>di</strong> questa esposizione, vanno i miei doverosi ringraziamenti agli amici modellisti<br />

residenti nella zona <strong>di</strong> Verona che hanno dato <strong>un</strong> notevole contributo per la perfetta riuscita.


Com<strong>un</strong>icazioni<br />

Associazione<br />

Nel mese <strong>di</strong> Aprile dovremmo inaugurare<br />

la Nuova sede dell’associazione “<strong>Magellano</strong>”<br />

a Cusano Milanino presso il Parco “La Bressanella”.<br />

Di questo avvenimento ne pubblicheremo<br />

i dettagli non appena le autorità<br />

locali ci com<strong>un</strong>icheranno la data esatta.<br />

ASSOCIAZIONE NAZIONALE<br />

MARINAI D’ITALIA<br />

MARINA MILITARE<br />

COMUNE<br />

S. BONIFACIO<br />

MANIFESTAZIONE P A TROCINATA DALL’ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI S. BONIFACIO<br />

MOSTRA DI MODELLISMO<br />

NAVALE<br />

ESPOSIZIONE CON ENTRATA LIBERA<br />

PRESSO EX CONSORZIO AGRARIO DI S. BONIFACIO<br />

<strong>di</strong> Via MAZZINI<br />

dal 25 aprile al 3 maggio<br />

Orario:<br />

MATTINO 10:00 - 12:30<br />

POMERIGGIO 15:00 - 19:00<br />

A.M.N.<br />

Nel mese <strong>di</strong> Marzo ci è stato consegnato, dalla tipografia, il Nostro<br />

primo libro che siamo riusciti a pubblicare; Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a<br />

e<strong>di</strong>zione speciale, numerata, del Trattato sull’alberatura delle navi<br />

<strong>di</strong> Forfait, tradotto da Giovanni Santi Mazzini e dallo stesso donato<br />

a “<strong>Magellano</strong>” per la sua <strong>di</strong>vulgazione riservata ai soci. Il libro<br />

è stato spe<strong>di</strong>to, a coloro che ne hanno fatto richiesta, proprio in<br />

questi giorni.<br />

In questi giorni stiamo organizzando la nostra 4° mostra <strong>di</strong> modellismo<br />

nel com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> San Bonifacio (Soave) <strong>di</strong> cui alleghiamo le<br />

domande <strong>di</strong> adesione.<br />

35


36<br />

ASSOCIAZIONE NAZIONALE<br />

MARINAI D’ITALIA<br />

MARINA MILITARE<br />

COMUNE<br />

S. BONIFACIO<br />

MANIFESTAZIONE PATROCINATA DALL’ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI S. BONIFACIO<br />

MOSTRA DI MODELLISMO<br />

NAVALE<br />

ESPOSIZIONE CON ENTRATA LIBERA<br />

PRESSO EX CONSORZIO AGRARIO DI S. BONIFACIO<br />

<strong>di</strong> Via MAZZINI<br />

dal 25 aprile al 3 maggio<br />

Orario:<br />

MATTINO 10:00 - 12:30<br />

POMERIGGIO 15:00 - 19:00<br />

A.M.N.


42<br />

Mostra - concorso “I 40 anni del G.M.S.”<br />

REGOLAMENTO<br />

ARTICOLO 1<br />

Il concorso e’ aperto a tutte le categorie del modellismo statico.<br />

Eventuali modelli “<strong>di</strong>namici” verranno com<strong>un</strong>que giu<strong>di</strong>cati con i criteri valutativi propri degli<br />

“statici”.<br />

Non sono ammessi modelli acquistati pronti dal commercio o da terzi.<br />

I premi saranno assegnati con la formula OPEN, nelle classi Oro, Argento e Bronzo.<br />

E' com<strong>un</strong>que possibile presentare modelli “fuori concorso”.<br />

Lo status <strong>di</strong> “fuori concorso” sarà chiaramente in<strong>di</strong>cato a fianco <strong>di</strong> ogni modello.<br />

I modelli elaborati dagli iscritti al G.M.S. sono esclusi dal concorso.<br />

ARTICOLO 2<br />

Nell’ambito della manifestazione verranno inoltre assegnati i seguenti premi speciali:<br />

- Premio speciale J<strong>un</strong>iores<br />

- BEST OF SHOW trofeo assegnato alla migliore realizzazione della mostra in concorso<br />

- Premi speciali offerti da Italian Kits:<br />

Coppa “Italian Kits” per il miglior modello italiano<br />

Coppa “Allarmi!” per il miglior figurino<br />

ARTICOLO 3<br />

All’atto dell’iscrizione i m odelli dovranno essere accompagnati dall’apposita scheda d i<br />

partecipazione compilata in ogni sua parte.<br />

Copia della scheda <strong>di</strong> iscrizione è allegata al presente regolamento.<br />

In base a llo s tatuto del G .M.S, che pone u n particolare accento sulla veri<strong>di</strong>cità delle<br />

realizzazioni, è importante che gli elaborati siano corredati da quanti più dati possibile <strong>di</strong><br />

riferimento all'oggetto vero rappresentato, l e descrizione esatta della t ipologia, i vi<br />

compresa l a collocazione s torico-geografica-temporale e le f onti storico-tecniche d i<br />

riferimento.<br />

Per agevolare il lavoro della Giuria, sarà importante elencare gli interventi specifici operati<br />

dal modellista al fine <strong>di</strong> esaltare la corrispondenza del modello in riferimento al soggetto<br />

reale.<br />

Per i modelli non auto-costruiti, è necessario in<strong>di</strong>care la scatola del Kit <strong>di</strong> partenza.<br />

La scheda farà parte integrante del pezzo esposto ed essenziale per la valutazione finale.<br />

Eventuale ulteriore documentazione esplicativa riguardante il m odello sarà gra<strong>di</strong>ta a lla<br />

giuria che n e avrà la m assima cura e che s i impegna a lla r estituzione a lla f ine della<br />

mostra.<br />

1


Ai fini organizzativi/statistici i modelli saranno sud<strong>di</strong>visi nelle seguenti categorie:<br />

A – A erei ed elicotteri scala 1/72 ed inferiori<br />

A1- A erei ed elicotteri scala 1/50 e superiori<br />

M – M ezzi militari scala 1/72 e inferiori<br />

M1- M ezzi militari scala 1/50 e superiori<br />

D – D iorami (metodo anglosassone)<br />

U – F igure umane<br />

NP– N avi costruite con prevalenza <strong>di</strong> uso <strong>di</strong> plastica<br />

NL- N avi costruite con prevalenza <strong>di</strong> uso <strong>di</strong> legno e altri materiali<br />

C – M ezzi civili<br />

F – Fantasy/fantascienza<br />

J – J<strong>un</strong>iores (<strong>un</strong>der 16)<br />

E – E<strong>di</strong>fici e costruzioni civili<br />

Ogni categoria avrà delle sotto-categorie che specificheranno la qualità del lavoro secondo<br />

i seguenti suffissi letterali:<br />

K – (Kit) - da scatola<br />

R – (mo<strong>di</strong>ficato) - modello da scatola rivisto e migliorato<br />

V – (derivato) - modello in <strong>un</strong>a versione <strong>di</strong>versa da quella previsto dalla scatola <strong>di</strong> partenza<br />

S – ( auto-costruzione) – m odello i cui e lementi sono s tati p revalentemente costruiti<br />

dall'esecutore, con pochi elementi reperiti dal commercio.<br />

Le categorie si considereranno costituite se vi saranno almeno 5 modelli concorrenti.<br />

In caso <strong>di</strong> mancato raggi<strong>un</strong>gimento del numero minimo, sarà cura della Giuria inserire tali<br />

modelli in categorie assimilabili.<br />

Ogni concorrente potrà p resentare più modelli i n <strong>un</strong>a s tessa categoria; in ogni caso l o<br />

stesso concorrente sarà eventualmente premiato <strong>un</strong>a sola volta per ogni singola categoria.<br />

Gli organizzatori non saranno responsabili <strong>di</strong> eventuali controversie circa la proprietà dei<br />

modelli, che dovranno essere tassativamente ritirati al termine della manifestazione, salvo<br />

eccezionali accor<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, preventivamente intercorsi.<br />

I modelli non ritirati rimarranno custo<strong>di</strong>ti nella sede del G.M.S. per <strong>un</strong> termine massimo <strong>di</strong><br />

30gg. Trascorso tale termine il G.M.S non risponderà della sorte <strong>di</strong> tali modelli.<br />

ARTICOLO 4<br />

All'atto della p resentazione, i m odelli dovranno essere corredati della scheda d i<br />

partecipazione ( ve<strong>di</strong> a rt. 3 ). A ll'atto della r egistrazione a d essi verrà assegnato <strong>un</strong><br />

cartellino numerato identificativo – Lo s tesso numero verrà apposto sulla scheda d i<br />

iscrizione e sull'eventuale imballo che per como<strong>di</strong>tà potrà essere custo<strong>di</strong>to nei locali della<br />

mostra.<br />

A insindacabile giu<strong>di</strong>zio degli Organizzatori, potranno NON essere accettati modelli che in<br />

qualche m odo o ffendano l a pubblica decenza, abbiano contenuti xenofobi, razzisti,<br />

ideologici contrari al buon costume.<br />

Per ragioni d i or<strong>di</strong>ne p ratico non saranno accettati m odelli non f issati alla base o con<br />

particolari sciolti. Modelli palesemente fragili non saranno accettati, a meno che non siano<br />

presentati in apposite teche protettive.<br />

ARTICOLO 5<br />

L'organizzazione s i riserva l a facoltà d i riprodurre tramite f otografie o i n video i m odelli<br />

esposti; l'uso <strong>di</strong> tali riprese sarà esclusivamente per attività <strong>di</strong>dattica e <strong>di</strong>vulgativa, in ogni<br />

caso senza scopo <strong>di</strong> lucro.<br />

ARTICOLO 6<br />

I modelli verranno valutati da <strong>un</strong>a apposita giuria, il cui giu<strong>di</strong>zio sarà insindacabile.<br />

2<br />

43


44<br />

ARTICOLO 7<br />

Il comitato organizzatore garantisce l'esposizione dei modelli in aree sorvegliate, coperte e<br />

chiuse, m a non s i assume responsabilità per eventuali danni o f urti a rrecati ai m odelli<br />

stessi. ARTICOLO 8<br />

All'interno della manifestazione sono ammessi esclusivamente scambi <strong>di</strong> opinioni, è fatto<br />

<strong>di</strong>vieto assoluto il proporre compra-ven<strong>di</strong>te.<br />

ARTICOLO 9<br />

I dati personali saranno trattati secondo le vigenti normative (legge 675/96); i dati forniti<br />

saranno utilizzati esclusivamente ai fini organizzativi della manifestazione e non verrano in<br />

ness<strong>un</strong> caso <strong>di</strong>vulgati a terze parti.<br />

ARTICOLO 10<br />

Sottoscrivendo l a scheda d i partecipazione, i l concorrente si i mpegna a d accettare<br />

integralmente il presente regolamento.<br />

ARTICOLO 11<br />

L'iscrizione é fissata in Euro 10,00 per ogni categoria, senza limitazione del numero <strong>di</strong><br />

modelli presentati.<br />

Nel caso <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong> modelli in <strong>di</strong>verse categorie, la quota massima <strong>di</strong> iscrizione<br />

richiesta sarà <strong>di</strong> Euro 30,00, in<strong>di</strong>pendentemente dal numero <strong>di</strong> categorie interessate.<br />

Per i soli partecipanti alla categoria J<strong>un</strong>iores ( <strong>un</strong>der 1 6), nonché per i m odelli “ fuori<br />

concorso” l’iscrizione è gratuita.<br />

ARTICOLO 12<br />

I modelli potranno essere consegnati presso la Sede della manifestazione nelle giornate<br />

<strong>di</strong>:<br />

Venerdì 15 Maggio 2009 dalle 15.00 alle 19.00<br />

Sabato 16 Maggio 2009 dalle 09.00 alle 12.30<br />

Modelli consegnati oltre g li o rari p revisti potranno essere accettati a d iscrezione<br />

degli organizzatori, in ogni caso saranno esclusi dal concorso e potranno essere<br />

eventualmente esposti esclusivamente “fuori concorso”.<br />

I modelli saranno riconsegnati ai legittimi proprietari al termine della manifestazione, dopo<br />

la cerimonia <strong>di</strong> premiazione, previa presentazione della ricevuta <strong>di</strong> iscrizione.<br />

Luogo della mostra:<br />

Palazzina “SPAZIO – ARTE” - via Maestri del Lavoro<br />

Sesto S. Giovanni (Mi)<br />

ORARI DI APERTURA AL PUBBLICO:<br />

Sabato 16 Maggio 2009 apertura ore 15.00 - chiusura ore 19.00<br />

Domenica 1 7 Maggio 2009 apertura ore 9.30 - chiusura ore 18.00<br />

Premiazione Domenica 17 Maggio 2009 ore 17.00<br />

Il ritiro dei modelli sarà possibile dopo il termine della cerimonia <strong>di</strong><br />

premiazione.<br />

La consegna dei modelli verrà effettuata iniziando dai partecipanti provenienti dai luoghi<br />

piu' lontani.<br />

Per il r itiro dei m odelli è necessario esibire l a ricevuta <strong>di</strong> consegna o ttenuta all'atto<br />

dell’iscrizione.<br />

Per informazioni rivolgersi a:<br />

Maurizio Mauro maurizio.mauro@tele2.it<br />

Cell.: 346 8644413<br />

Benedetto Albino albinoxid@libero.it<br />

Cell.: 328 1796791<br />

3


dati del modellista:<br />

Cognome: nome:<br />

in<strong>di</strong>rizzo:<br />

città: prov.: CAP<br />

tel: e-mail:<br />

club <strong>di</strong> appartenenza:<br />

scala:<br />

descrizione:<br />

collocazione storico-geografica:<br />

dati del modello:<br />

Categoria: A A1 M M1 D U<br />

NP NL C F J E<br />

Sotto-categoria: K R V S<br />

escluso sotto – categoria "S":<br />

kit <strong>di</strong> partenza:<br />

eventuali parti after-market:<br />

escluso sotto – categoria "K":<br />

descrizione degli interventi operati dal modellista:<br />

documentazione <strong>di</strong> riferimento:<br />

sig.<br />

modello:<br />

n°. <strong>di</strong> registrazione:<br />

parte riservata all'organizzazione<br />

ricevuta del modello valida per il ritiro al termine della manifestazione<br />

ricevuta N°.:<br />

Mostra - concorso<br />

"I 40 anni del G.M.S."<br />

scheda <strong>di</strong> iscrizione<br />

45

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