Usi civili e militari dei satelliti - Accademia Militare
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possiamo confrontare questa energia con quella rilasciata dalla<br />
combustione di un chilogrammo di miscela idrogeno-ossigeno in<br />
proporzioni stechiometriche, che risulta dell’ordine di 1.3·10 7 J. Il<br />
“combustibile nucleare” ha dunque un potenziale energetico di ben 6-7<br />
ordini di grandezza superiori a quelli chimici, e quindi rappresenta una<br />
fonte di energia estremamente attraente. Per contro, la massa del<br />
reattore nucleare e degli impianti connessi risulta alquanto elevata; pur<br />
tuttavia, la propulsione nucleare rimane a tutt’oggi la sola alternativa<br />
potenzialmente praticabile agli endoreattori chimici per propulsiori ad alta<br />
spinta. Si pensa di poter raggiungere rapporti spinta/peso F/ W ≈ 3,<br />
quindi alquanto più bassi di quelli degli endoreattori chimici, ma<br />
accettabili se compensati da un ridotto consumo di propellente grazie ad<br />
un’alta velocità efficace di uscita. Nei reattori a fusione nucleare il<br />
processo che si intende utilizzare è invece la fusione di due nuclei di<br />
elementi leggeri (idrogeno, deuterio, o tritio) in un nucleo di elemento più<br />
pesante (es. tritio, elio); anche in questo caso si ha un difetto di massa<br />
che risulta in un rilascio di energia. Tale processo al momento attuale<br />
non è ancora controllabile, per cui i propulsori basati su di esso hanno<br />
per ora un interesse speculativo.<br />
Le migliori prestazioni <strong>dei</strong> propulsori nucleari rispetto a quelli chimici<br />
consentirebbero di ridurre drasticamente la durata della missione,<br />
consentendo così l’esposizione dell’equipaggio alle radiazioni cosmiche,<br />
che risulterebbe altrimenti pericolosa.<br />
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