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14 >MATELICA< <strong>L'Azione</strong> 19 GENNAIO 2<strong>01</strong>3<br />
Un matelicese in Brasile<br />
Lo storico dell'arte Delpriori curerà una mostra sul Rinascimento<br />
di ANTONIO GENTILUCCI<br />
Dap<strong>prima</strong> conosciuto<br />
con l’immancabile<br />
camicia<br />
azzurra e il fazzoletto<br />
biancorosso, dell’amato<br />
gruppo Scout.<br />
Ora apprezzato critico d’arte<br />
e curatore di mostre dal<br />
blasone sempre più nobile.<br />
Anche se lui ama ricordare<br />
scherzando che quando<br />
gli si chiede che mestiere<br />
faccia, alla risposta “Lo<br />
storico dell’arte”, si sente<br />
replicare: “Ah bello, ma per<br />
vivere…?”.<br />
A pensarci bene, c’è una relazione<br />
tra gli scout e l’attuale<br />
carriera di storico dell’arte di<br />
Alessandro Delpriori.<br />
A instradarlo all’analisi delle<br />
pennellate è stato infatti<br />
quel Don Piero che era (ed<br />
è tuttora) sì direttore del<br />
Museo Piersanti, ma anche<br />
infaticabile animatore dello<br />
scoutismo matelicese. Dopo<br />
un corso universitario in Storia<br />
e Conservazione dei Beni<br />
Culturali a Macerata, alla<br />
corte del professor De Vecchi<br />
(quello del manuale Arte nel<br />
"Dottoressa" del restauro: il laboratorio di Angela<br />
C’è un luogo, al Museo Piersanti,<br />
dove le opere d’arte riprendono<br />
luce, colore, ritrovano un’anima.<br />
Dove la scienza, a partire dalla<br />
chimica, è un elemento fondamentale,<br />
al servizio del bello. E’ un<br />
laboratorio di restauro. A lavorarci,<br />
la giovane restauratrice matelicese<br />
Angela Allegrini. Appena entrati,<br />
sarà stata suggestione, ma ci ha<br />
colpito quell’atmosfera di serena e<br />
calma operosità che immaginiamo<br />
fosse peculiare delle botteghe artistiche<br />
e artigiane del ‘400 e del<br />
‘500. Siamo andati a trovarla perché,<br />
in un periodo in cui sempre si<br />
parla di una disoccupazione giovanile<br />
crescente e di una generazione<br />
che non sa cosa può e deve fare (e<br />
se può farlo in Italia…), questa ci è<br />
Tempo, sopra il quale hanno<br />
sudato tanti liceali), inizia la<br />
sua avventura come organizzatore<br />
di mostre ed eventi,<br />
mentre inizia un dottorato a<br />
Firenze.<br />
Tra le cose più recenti, ha<br />
curato una mostra di Vittore<br />
Crivelli a Sarnano e di Luca<br />
Signorelli a Perugia.<br />
E ora Alessandro?<br />
“Ora c’è questa mostra in<br />
Brasile, che ha un’impostazione<br />
molto divulgativa:<br />
una sorta di manifesto, lo<br />
scopo è quello di presentare<br />
l’Italia in Brasile e l’idea è<br />
quella di…mostrare un po’ i<br />
muscoli, a livello culturale.<br />
E che cosa, dunque, più del<br />
Rinascimento?”.<br />
Come avete pensato di<br />
strutturare l’esposizione?<br />
“Il progetto è quello di<br />
presentare la pluralità del<br />
Rinascimento, che non è<br />
stato solo Roma o Firenze<br />
ma anche Urbino, Venezia,<br />
Mantova… Una pluralità<br />
che è anche la pluralità<br />
delle specificità turistiche<br />
dell’Italia. Abbiamo dunque<br />
pensato questa mostra come<br />
sembrata una storia da raccontare.<br />
Già il logo scelto per la sua attività<br />
parla chiaro: “Angela Allegrini.<br />
Una vita per l’arte”.<br />
“Eh sì, n da piccola ho sempre<br />
amato disegnare. Questo mi ha<br />
portato dritta all’Istituto d’Arte a<br />
Macerata, dove mi sono diplomata<br />
nel 1999”.<br />
Quando hai iniziato a subire il<br />
fascino del restauro?<br />
“Ci portavano a vedere i musei, le<br />
pinacoteche. Ma volevo vedere le<br />
opere da vicino, respirarle, toccarle<br />
e mi dispiaceva non poterlo fare”.<br />
Un bisogno quasi sico di vivere<br />
l’universo artistico dunque.<br />
“Da lì è nata la scintilla e ho capito<br />
che volevo fare la restauratrice.<br />
Angela Allegrini con Vittorio Sgarbi e Mons. Francesco Brugnaro,<br />
dopo il restauro di un'opera della mostra "Meraviglie del Barocco nelle Marche"<br />
Il Cristo Redentore di Raffaello, uno dei pezzi forti dell'esposizione<br />
un percorso, un viaggio<br />
nell’Italia del Quattrocento.<br />
E il messaggio che deve pas-<br />
sare è: questo viaggio potete<br />
farlo anche oggi! La mostra<br />
sarà inaugurata a luglio, a<br />
Dunque, una volta diplomata,<br />
sono andata a Firenze, dove ho<br />
frequentato l’Istituto per l’Arte e il<br />
Restauro Palazzo Spinelli, a Firenze.<br />
Lì ho affrontato i primi lavori<br />
di restauro”.<br />
E nalmente hai potuto accarezzare<br />
un’opera d’arte, e lavorarci<br />
per riportarla alle origini. E la<br />
<strong>prima</strong> volta…<br />
"... Ho pianto! Mi è venuto istintivo”,<br />
ammette con candore. Da lì ha<br />
inizio la sua attività. “Prima per una<br />
ditta di Urbino che lavorava per la<br />
Soprintendenza di Urbino e poi, nel<br />
2006, mi sono messa in proprio”.<br />
Lavori più con il pubblico o con<br />
i privati?<br />
“All’inizio i privati, poi sono arrivate<br />
diverse committenze pubbliche”.<br />
Ti trovi davanti un nuovo dipinto<br />
da restaurare. Quali sono i diversi<br />
passi da compiere?<br />
“La <strong>prima</strong> cosa è creare una precisa<br />
documentazione fotogra ca, poi si<br />
deve analizzare lo stato di conservazione<br />
dell’opera, quindi la tecnica<br />
e tutti i vari strati di preparazione<br />
che il dipinto presenta. Con tutte<br />
le informazioni acquisite si fa una<br />
relazione tecnica delle varie fasi<br />
di restauro previste che si invia<br />
alla Sovrintendenza, naturalmente<br />
parlo dei restauri di opere museali<br />
o comunque protette dalla Sovrintendenza<br />
stessa. Se tale relazione<br />
viene vistata e approvata, ci si mette<br />
al lavoro, con la <strong>prima</strong> fase, ossia<br />
la pulitura. Dopo questo si deve<br />
riavere l’ok del sovrintendente.<br />
Ogni fase deve essere controllata”.<br />
Le tempistiche?<br />
“A volte anche un mese di attesa”.<br />
Qual è stato il restauro che ha<br />
richiesto il lavoro più complesso?<br />
“Un dipinto che si trova a San Filippo,<br />
è stato il più complesso per<br />
le grandi dimensioni e soprattutto<br />
per le tempistiche strette che avevo,<br />
Brasilia”.<br />
Quali sono i…pezzi da<br />
novanta che i brasiliani<br />
potranno ammirare?<br />
“La Soprintendenza di Venezia<br />
ci ha prestato opere<br />
di Bellini, Tiziano, Palma il<br />
Giovane, Tintoretto e Lotto.<br />
Poi ci sono tre dipinti di<br />
Raffaello, uno da Urbino,<br />
uno di Parma e uno di Brescia<br />
(in foto)” quel Cristo<br />
Redentore che ai brasiliani<br />
non potrà non far pensare alla<br />
statua che domina Rio dal<br />
Pan di Zucchero, “e poi un<br />
Leonardo Da Vinci dalla galleria<br />
Borghese a Roma, due<br />
disegni di Michelangelo da<br />
Casa Buonarroti a Firenze.<br />
Non mancheranno naturalmente<br />
Botticelli, Perugino,<br />
Pinturicchio, Ghirlandaio. E<br />
poi c’è quel Trittico di Cascia<br />
di Reggello, di Masaccio, che<br />
è considerato la <strong>prima</strong> opera<br />
del Rinascimento Italiano”.<br />
Come è nata la tua partecipazione<br />
a questo evento?<br />
“Ad organizzare l’esposizione,<br />
voluta e pagata nientemeno<br />
che dal Banco Nazionale<br />
del Brasile, è una società<br />
italo-brasiliana che si chiama<br />
ma anche il più bello, il più affascinante<br />
da eseguire. Era un’opera<br />
di Giacinto Brandi (l’immagine in<br />
foto), da restaurare per una mostra<br />
a San Severino, curata da Vittorio<br />
Sgarbi”.<br />
Periodo?<br />
“Siamo in pieno ‘700. E’ un quadro<br />
stupendo e, nel curarlo, ero proprio<br />
emozionata. Non dal valore o<br />
dal nome dell’artista, ma proprio<br />
dall’immagine che vedevo: mi<br />
trasmetteva una sensazione incredibile”.<br />
Quali sono stati i dipinti di maggior<br />
pregio affrontati?<br />
“Sicuramente quelli restaurati alla<br />
scuola a Firenze, dove lavoravamo<br />
al deposito degli Uf zi. Qui a Matelica<br />
ho restaurato una natura morta<br />
di Carlo Maratta (importante artista<br />
del tardo Barocco italiano n.d.a.)”.<br />
C’è un periodo storico le cui<br />
opere ti creano qualche dif coltà<br />
in più?<br />
“Sì, diciamo dal ‘300 al ‘400,<br />
quando le pitture erano per lo più<br />
su tavola: c’è la presenza del legno,<br />
che con il suo continuo movimento<br />
mette sempre in dif coltà il restauratore.<br />
Altre dif coltà sono legate<br />
agli artisti che improvvisavano, che<br />
volevano sperimentare nuove tecniche,<br />
per vari motivi. Un esempio è<br />
stata proprio la predella del ‘500,<br />
ora in mostra al Piersanti. L’anonimo<br />
autore forse non aveva soldi o<br />
non aveva tempo, fatto sta che non<br />
fece la preparazione preliminare<br />
del legno”.<br />
Che tipo è il cliente tipico che si<br />
rivolge a te?<br />
“Beh, c’è un 70% che sa quello che<br />
ha, il 30% invece si prende cura di<br />
un dipinto più per una questione<br />
affettiva. Il primo cliente che ho<br />
avuto qui apparteneva alla <strong>prima</strong><br />
categoria ma… E’ una storia particolare.<br />
Aveva comprato un dipinto<br />
Base Sette. E’ stata questa<br />
società a rivolgersi alla Civita,<br />
di Roma, per chiedere<br />
un progetto su questi temi. Io<br />
avevo già gestito dei progetti<br />
con Civita, sono in un certo<br />
senso il loro referente per<br />
il Rinascimento. Sono stati<br />
dunque loro a chiamarmi<br />
e a coinvolgermi in questa<br />
iniziativa”.<br />
Di cosa ti stai occupando<br />
ora, oltre a questo progetto?<br />
“Dopo aver nito il dottorato<br />
di ricerca a Firenze, ho<br />
iniziato a fare il curatore e<br />
conservatore di una raccolta<br />
privata molto importante,<br />
sempre nella città medicea”.<br />
In pratica…<br />
“…Studio collezioni, curo i<br />
restauri e qualche volta anche<br />
le vendite”.<br />
E la tesi di dottorato?<br />
“L’Arte a Spoleto nel ‘300,<br />
che si adombrava potesse<br />
esserci, ma senza conferme”.<br />
E…?<br />
“... E c’è, con caratteri suoi<br />
particolari, pur derivanti dal<br />
ceppo dell’arte assisiate.<br />
A breve dovrei pubblicare<br />
comunque il lavoro”.<br />
Angela Allegrini al lavoro<br />
a Roma. Si tratta di una battaglia<br />
navale ma, lavorandoci, nelle spaccature<br />
del colore non vedo lo strato<br />
preparatorio sotto, ma colori diversi.<br />
Intuisco che poteva esserci sotto<br />
un’altra immagine. Porto il dipinto<br />
nel laboratorio specializzato di un<br />
chimico, ad Urbino, e i raggi X<br />
confermano l’ipotesi. Con il consenso<br />
della proprietaria riportiamo<br />
alla luce la vecchia immagine. Era<br />
il ritratto di un uomo nobile, che<br />
fa letteralmente piangere la mia<br />
cliente, appena lo vede: il ritratto<br />
aveva una somiglianza incredibile<br />
con un suo nonno!”.<br />
Il cliente più dif cile?<br />
“In generale gli antiquari, perché<br />
sanno valutare cosa hanno e vogliono<br />
che il lavoro venga eseguito<br />
velocemente”.<br />
Lavori in corso d’opera?<br />
“Adesso sto lavorando ad un ritratto<br />
di Fidanza. E’ incredibile come, con<br />
tre tocchi di matita, riuscisse a dare<br />
un’anima alle sue immagini”.<br />
a.g.<br />
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