marzo-aprile 2010 - Fnsi

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sul vostro giornale che c’è polemica in Italia sull’inno nazionale e non posso resistere alla Lleggo tentazione di dire anche la mia. Fui mandato in America come giornalista nel lontano 1949 e ormai ho tutta una numerosa famiglia americana e una doppia cittadinanza: italiana e americana. Mi sovrastano quindi due inni nazionali e, in tempi di olimpiadi invernali come questo in cui scrivo, quasi preferirei perdere che vincere e sorbirmi l’uno o l’altro o magari tutti e due fra i più inetti inni nazionali del mondo. Al sicuro dai miei sogni atletici di settant’anni fa, sono ormai un vecchietto raggrinzito, rattrappito, risecchito e a parere di maggioranza rimbambito e il mio solo sport è quello di lamentarmi. Questo mio lamento comincia con l’inno americano che si basa su un combattimento del 1812 che, più che una vittoria americana fu una sconfitta britannica. Canta l’inno americano”... e le bombe scoppiando in cielo e il bagliore rosso dei razzi ci mostravano che la nostra bandiera era ancor a là ...” E questo si spiega: quel genio dell’ammiraglio britannico si era dimenticato le maree e da dove poteva avvicinarsi al forte Mc Henry di Baltimora. Le sue palle da cannone con la miccia accesa scoppiavano in cielo e non arrivavano al bersaglio. Quanto poi al bagliore rosso dei razzi ora si sa che il bagliore dei razzi moderni è blu o così bianco da essere accecante quindi il bagliore rosso denunziava razzi primitivi e inefficienti. Storia passatissima e pressochè offensiva per la Gran Bretagna che, riconosciamolo, e ormai il più affidabile alleato del- PREMIO ALLA CARRIERA A GIANCARLO BO Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Veneto ha conferito, all’unanimità, il “Premio alla carriera 2010” al collega Giancarlo Bo, segretario del Gruppo regionale dell’UNGP. A Bo, 84 anni il 22 maggio, più di 60 di giornalismo, da sempre impegnato nell’Ordine, nel sindacato, all’INPGI, i nostri migliori auguri. maggiogiugno ’10 LETTERA DALLA CALIFORNIA INNO d’ITAlIA? PEGGIO dI quEllO AmErIcANO bisognerebbe cambiarlo con la musica del “va pensiero” e un testo nuovo che vi propongo l’America. Figuriamoci gli altri. Ma la musica è peggio. Derivava da una canzone inglese: Ad Anacreonte in cielo che ringraziava un poeta greco beone per l’ispirazione che dava a beoni inglesi del 18° secolo. È una musica difficile da cantare che, con le sue sgangherate note su e giù bene rammenta il barcollante ritorno a casa degli ubriachi E questo quando ci sarebbe una magnifica canzone: America the beautiful che enumera convincentemente le ragioni per amare l’America ieri, oggi e domani. “...Oh bella dai cieli spaziosi e dalle ambrate onde di grano, dalla purpurea maestà delle montagne al di là della fertile piana...” Ci potrebbe essere una scelta americana peggiore? Ahimè si: l’inno nazionale italiano. Se si può criticare l’inno americano per essere anacronistico, che dire dell’inno di Mameli? Deriva da una ubriacatura nazionalistica, non solo italiana, del diciannovesimo secolo, causata da prematuri tentativi di aggregare un impero plurietnico, l’Austro-ungarico, che si frantumò alle forze centrifughe di popoli artificialmente riuniti. “Va fiori d’Italia. Va fuori che è l’ora Va fuori d’Italia va fuori stranier.” Storia morta e sotterrata.. È ora di pentirci. “Ritorna straniero, ritorna che è l’ora ...” Rivolgiti all’Ente Nazionale Turistico per chiarimenti. La musica? Come accettarla quando un’alternativa potrebbe essere il coro dal Nabucco Verdiano: Va pensiero? Tanto per cominciare un’esortazione a pensare non mi sembra superflua per italiani, americani e chissà quanti altri. Lo so che, come dice Riccardo Muti, il Verdiano Va pensiero è un nostalgico coro di esuli ebrei. Ma che c’entra? Si cambiano le parole e diventa un inno. Sarebbe la prima volta? Certo no: l’inno nazionale Il GIOrNAlISTA | mAGGIO | GIuGNO | 2010 8 musicalmente più bello e nobile è il tedesco Deutschland ueber alles. La musica non è responsabile del nazionalismo tedesco, è semplicemente l’adagio da un quartetto di Haydn. Le parole ce le hanno messe dopo, quando Bismark fondò la Germania moderna. Similmente si può fare del Va pensiero: una musica solenne e nobile, cantabile e già nota al gran pubblico italiano. Ecco la mia proposta: Va pensiero con animo grato Al ricordo di glorioso passato Ma più ancora alla forza e all’ardire Per le sfide d’un fulgido avvenire Va pensiero all’ italico ingegno Associato a grandissimo impegno Va pensiero alla gloria dell’oro Che compensa l’onesto lavoro Va pensiero con lunga visione Che ci sprona alle scelte e all’azione O qualcosa di simile. Lo so che nel Nabucco c’è più musica. C’è anche più musica nel quartetto di Haydn. Lo so che qui si tratta di manipolare un po’ le strofe e ridurle per non annoiare le folle sportive quando vinciamo o sovraccaricare la memoria degli scolaretti. Lo so che, in politica democratica, potrebbe essere controproducente cercare di convincere l’Italiano medio a cercare gloria e oro nell’onesto lavoro o a non usare l’italico ingegno solo a ideare intrighi, imbrogli, inganni, intrallazzi e inghippi. So anche che si può sostenere che un inno nazionale non può essere razionale; deve vaneggiare per infiammare le soldatesche. Lo so che un calmo esame delle vere glorie nazionali potrebbe lasciare freddi. Ma sarebbe poi un gran male? Un po’ di pensiero non guasta mai. | AURO | ROSELLI |
ci volete fare, è la crisi. Persino Obama, in ristrettezze, taglia i finanziamenti alla Nasa Cche per la missione del 2020 e deve rinunciare alla Luna. Mancano i soldi, non è finito il peggio come raccontano alcuni, raccontavano nel secondo mese dell’anno, a Ballarò e altrove. L’economista Spaventa lanciò nel talk show una proposta: affittiamo un palasport e ci riuniamo tutti quelli della mia fascia di reddito, che pagano tutto e in quella riunione ci chiederemo come fanno quelli che guadagnano meno di noi ma girano in Ferrari e vanno in vacanza alle Bahamas. Ecco il vero problema italiano, parlando di qualsiasi cosa sempre lì si finisce, alle tasse che troppi, tanti, la maggioranza degli italiani non paga e continuerà a non pagare. Altro che il rubinetto impugnato dal viceministro Castelli che dice che è colpa dei cinesi, come per il computer Olivetti made in China. Intanto l’opinione pubblica è scettica sulla fine della crisi, chi fa le domande agli italiani, Pagnoncelli e gli altri, si sente dire che non è vero che è finita, almeno per più della metà. Così due o tre mesi fa, così adesso, a maggio. Quella serata in tv, casa Floris. Casini attacca Tremonti che non è vero che aveva capito tutto prima degli altri, altrimenti non avrebbe perorato la Robin tax e i Tremonti bond. E perchè se ne vanno dall’Italia le multinazionali? La bella Concita, direttore de L’Unità, replica : e perché non dovrebbero se siamo assediati in questa Italia da mafie di tutti i tipi, anche al Nord, anche a Milano? E grandi lagne perché la Fiat non produrrà più auto a Termini Imerese, ma – aggiunge la direttora - non ci sono neppure le autostrade per arrivare a Termini Imerese! E naturalmente il ministro Bondi bacchetta ogni giornalista e ogni servizio di cronaca, “qui è tutto manipolato per denigrare il governo”. E dà persino ragione a Spaventa, è vero che la crisi non è finita, ma per fortuna c’è stato Tremonti con la sua azione. E – sempre Bondi dixit – il piano casa ha funzionato, abbiamo fatto grandi investimenti, non pos- Il PIcchIOrOSSO ADDAVENÌ SIcIlIA, AuTO AddIO ObAmA AddIO AllA luNA siamo abbassare le tasse adesso. Argomentazioni secche, contrastate dalla rappresentante Cgil che cita Rosarno, i condoni, le dichiarazioni del governo : “ La Fiat deve restare a Termini Imerese, frase ripetuta per dieci giorni e poi si cambia registro, siamo aperti a tutte le soluzioni”. Castelli: “E’ vero quello che dice Bondi, ma è vero anche quello che hanno fatto vedere i servizi“. E cita il sociologo Ricolfi, ci sono regioni del Paese dove si evade quasi tutto. “Invito la Guardia di Finanza a leggersi questo libro”, rincara la dose Castelli. E la Di Gregorio: “Ma perchè avete abolito l’Ici prima casa? E’ chiaro che il lavoro nero è una soluzione quando uno non ce la fa”. E Castelli .” Adesso L’Unità giustifica anche il lavoro nero”. Servizio da Torino, un operaio : “Trovare un lavoro è vincere alla lotteria”. E un altro: “Un lavoro? Solo in nero si trova”. Trionfo, dappertutto, del secondo lavoro, del lavoro del pensionato. Ci si deve arrangiare. Crisi, che continua. Confusione delle lingue per le soluzioni. Le Regioni, con le elezioni alle porte, hanno stabilizzato molti precari. Tutto fa brodo. La cosa fa il paio con le liquidazioni e le buonuscite per i politici trombati alle urne. Milioni e milioni di euro di debiti delle Regioni e ci chiediamo ogni volta perché questi baracconi (definizione di Casini) continuano a sprecare, sprecare, sprecare, regalare, facendo pagare a tutti noi il conto. Ancora : “Il piano casa è fallito ovunque, perché farraginoso, perché strutturalmente non poteva funzionare”. E Bondi: “Le Regioni offrono servizi ineffi- 9 Il GIOrNAlISTA | mAGGIO | GIuGNO | 2010 cienti”. E via con il bla-bla, il costo della sanità, il dibattito sul nucleare, mi permetta Floris, e Rutelli tira in ballo il turismo, la capacità di competere con l’estero, il ministro della cultura condivide, Castelli non condivide il “centralismo” turistico, tutti gridano, Castelli grida a Rutelli: “Alla Lombardia ci pensiamo noi”. “Federalismo fiscale e centralismo nucleare ?” chiosa Concita. E Casini: “Castelli, tu non se il ministro del Nord!”. Che cosa avrà capito il telespettatore? Spaventa bacchetta la Guidi, un filmato sulle frane messinesi mette fine ai confusi scontri verbali: “Gli sfollati sono ancora senza case”. E si riparla del Ponte sullo stretto, è partito il cantiere: “No, tagliano l’erba e basta”. Zero lavori, solo annunci. Fumo negli occhi? E si capisce perché la Fiat scappa dalla Sicilia. Concita: “Il Ponte non è la priorità, sarà una gigantesca torta per il solito clan”. E Castelli: “Il Ponte si farà”. E via con gli elogi alla classe dirigente meridionale che ha vinto le elezioni e scelto il ponte. Infine Floris annuncia che fino a dopo le elezioni in Rai niente dibattiti, bloccati i “contenitori politici”. Casini: “Mi sembra uno scherzo”. Il giorno dopo non si parla d’altro. Par condicio sì o no, con regolamento o a piacere? E una parolaccia “da pollaio” ? Nelle stesse ore esplode la bomba Bertolaso, quasi santo, quasi ministro ma ahimè indagato. Chissà chi ce l’ha con lui e i suoi amici. I giudici parlano di “sistema gelatinoso”degli inquisiti eccellenti. Il Cavaliere :”I pm si vergognino”. La storia sembra essere ( purtroppo) sempre la stessa.
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