I Diari delle Streghe – la fuga – Lisa Jane Smith - Liberi di Leggere
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all’in<strong>di</strong>etro. C’era una nota malinconica nei suoi occhi azzurri,<br />
dello stesso colore dei fiori <strong>di</strong> campo, ma non poteva<br />
farci niente. Nul<strong>la</strong> avrebbe potuto eliminar<strong>la</strong>.<br />
Non indossava cristalli per attirare gli uomini; aveva<br />
solo l’ematite in una tasca sotto il costume.<br />
«Chi sei?», <strong>di</strong>sse Deborah, guardando Cassie riflessa<br />
nello specchio.<br />
«Una musa dell’antica Grecia; è stata mia nonna a mostrarme<strong>la</strong><br />
in un libro. Più che dee, le muse erano una specie<br />
<strong>di</strong> guide <strong>di</strong>vine. Ispiravano <strong>la</strong> creatività degli uomini»,<br />
<strong>di</strong>sse Cassie. Si guardò con aria incerta. «Io dovrei essere<br />
Calliope, <strong>la</strong> musa del<strong>la</strong> poesia. C’era anche una musa <strong>delle</strong><br />
storia e così via».<br />
Me<strong>la</strong>nie <strong>di</strong>sse: «Nel<strong>la</strong> versione <strong>delle</strong> streghe, all’inizio<br />
c’era una so<strong>la</strong> musa: solo in seguito <strong>di</strong>vennero nove. Rappresentava<br />
lo spirito <strong>delle</strong> arti. Forse stasera tu impersoni<br />
lei».<br />
Cassie si voltò a guardare i loro costumi. Deborah era<br />
una rocker, tutta bracciali, borchie e giacca <strong>di</strong> pelle. Me<strong>la</strong>nie<br />
era Sophia, lo spirito del<strong>la</strong> saggezza, con un velo fine<br />
davanti al volto e una corona <strong>di</strong> stelle argentate sul<strong>la</strong> testa.<br />
Suzan aveva accettato il suggerimento <strong>di</strong> Cassie e si era<br />
vestita da Afro<strong>di</strong>te, <strong>la</strong> dea dell’amore. Cassie si era ispirata<br />
alle stampe <strong>di</strong> Diana e al libro dei miti greci del<strong>la</strong> nonna.<br />
«Si <strong>di</strong>ceva che Afro<strong>di</strong>te fosse nata dal mare», <strong>di</strong>sse. «Per<br />
questo ci sono le conchiglie».<br />
I capelli <strong>di</strong> Suzan ricadevano sulle spalle, il suo vestito<br />
era bianco come <strong>la</strong> schiuma del mare. Lustrini iridescenti,<br />
perline e piccole conchiglie decoravano <strong>la</strong> maschera che<br />
reggeva in una mano.<br />
Laurel era una fata. «Uno spirito del<strong>la</strong> natura», precisò,<br />
ruotando su se stessa per mostrare le lunghe e curve ali da<br />
libellu<strong>la</strong>. Sul<strong>la</strong> testa indossava una ghir<strong>la</strong>nda <strong>di</strong> foglie e<br />
fiori <strong>di</strong> seta.<br />
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