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1^ CORTE DI ASSISE DI APPELLO DI TORINO N. 2/12 ... - LeggiOggi

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Il processo che è scaturito dalle indagini ha impegnato per molte udienze la Corte d’Assise di<br />

Torino perché l’organo di accusa non ha solo investigato sulle cause materiali immediate del<br />

disastro (risultate subito connesse all’innesco costituito dallo sfregamento del nastro di acciaio<br />

contro i bordi dell’impianto e alla massiva presenza sul posto di materiale combustibile, cioè carta<br />

e olio, che avevano preso fuoco), ma anche sulle possibili cause di queste cause, secondo un<br />

paradigma proprio del nostro sistema penale 3 .<br />

Qui si è ricostruito che la dirigenza della TKAST aveva già deciso da tempo la chiusura dello<br />

stabilimento torinese per accorpamento della produzione nell'altro suo polo industriale a Terni<br />

(decisione resa pubblica solo nel giugno/luglio del 2007); attraverso l’acquisizione di documenti<br />

aziendali e di testimonianze, si è ricostruito che tale decisione aveva comportato il progressivo<br />

assottigliamento, soprattutto nel corso del 2007, delle lavorazioni, dei mezzi e degli uomini<br />

impegnati a Torino, con uscita dallo stabilimento dei dipendenti (naturalmente più anziani ed<br />

esperti) addetti alle lavorazioni, alla manutenzione, alle ispezioni sugli impianti, ai servizi di<br />

emergenza; si è inoltre appurato che nello stabilimento torinese si erano già verificati focolai o veri<br />

e propri incendi diffusivi.<br />

Ecco che l'obiettivo d'Accusa diventava dunque la verifica di un nesso fra le ultime decisioni<br />

gestionali dello stabilimento di Torino in vista della sua chiusura e l'insorgenza degli incendi che si<br />

erano in effetti verificati, compreso quello del 6.<strong>12</strong>.07, con ricadute per coloro che ricoprivano<br />

ruoli di garanzia nella struttura.<br />

***<br />

Veniamo ora a dar conto di due circostanze che si sono verificate nel processo e che è il caso di<br />

tenere presenti perché esse sono ancora rilevanti nella presente fase d’appello.<br />

La prima descrive il contesto in cui si inquadrano le eccezioni di nullità che le Difese hanno<br />

premesso nei loro atti d’appello.<br />

1. Il P.M. perseguiva l’obiettivo delineato ricercando materiale, specie documentale ma non<br />

solo, anche con perquisizioni a sorpresa in luoghi diversi dallo stabilimento di Torino (in<br />

specie negli uffici di Terni): ciò portava all’acquisizione di ingente materiale documentale,<br />

anche in inglese e tedesco (lingue abitualmente usate dalla dirigenza e dai tecnici), estratto<br />

dai dossier conservati e dai pc, il che permetteva di risalire anche al flusso di comunicazioni<br />

che era intervenuto fra varie persone nel corso degli anni in cui si era sviluppata la vicenda.<br />

Su tale materiale la Procura ha disposto una ct affidata ai Dott. Paolo Rivella e Dott. Rocco<br />

Antonio Pedone che hanno estrapolato una serie di documenti, ritenuti rilevanti, che hanno<br />

3 in realtà l’ampiezza delle indagini è stata ancor maggiore perché è emerso che si sono iniziati procedimenti anche a<br />

carico dei medesimi imputati per contravvenzioni antinfortunistiche risultate non riconnesse alla dinamica<br />

dell’incendio e anche a carico di funzionari della ASL, già preposti ai controlli dello stabilimento, per abuso d’ufficio e<br />

falso ideologico.<br />

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