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1^ CORTE DI ASSISE DI APPELLO DI TORINO N. 2/12 ... - LeggiOggi

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• esposizione alle fiamme (per 5/10 minuti) 11 del flessibile e/o del suo serraggio metallico<br />

(che lo teneva raccordato al tubo fisso d’acciaio) con espansione del volume dell’olio<br />

all’interno del condotto e suo scoppio e/o sfilamento del flessibile dal serraggio <br />

• proiezione e nebulizzazione dell’olio a pressione nell’aria<br />

• deflagrazione della miscela nebulizzata per la presenza delle fiamme libere, cd. “flash<br />

fire”<br />

• investimento degli otto operai, che nel frattempo si erano avvicinatisi a spegnere le fiamme<br />

con estintori a corta gittata <br />

• ingravescenza ulteriore delle fiamme con sfilamento o scoppio di almeno altri 11 flessibili<br />

collocati a varie altezze <strong>12</strong> e altri flash fire <br />

• perdita massiva di olio dal sistema oleodinamico e raggiungimento del suo livello minimo<br />

nel serbatoio della centrale oleodinamica con blocco automatico della lavorazione e<br />

azzeramento della pressione dell’olio nei flessibili alle ore 00.53<br />

• inefficacia delle misure, degli uomini e dei mezzi di spegnimento interni allo stabilimento e<br />

ulteriore divampamento dell’incendio<br />

• intervento dei Vigili del fuoco pubblici con opera di spegnimento lunga e laboriosa e con<br />

utilizzo di proprie pompe, fino alla sedazione dell’incendio avvenuta alle ore 2.50 ma non<br />

completamente perché ancora alle 6 del 6.<strong>12</strong>.0 vi fu un ulteriore focolaio sprigionatosi al<br />

primo livello soprelevato dell'impianto 13 .<br />

E’ altrettanto pacifica l’individuazione:<br />

• del preciso punto di sfregamento delle superfici metalliche che portò all’innesco del focolaio<br />

lungo l'impianto (come vedremo, al livello del pinzatore, cd pinchroll 2 dell’aspo 1, come si<br />

è detto a quota +3 metri dal suolo sotto l’impianto),<br />

• e del punto del suolo in cui l’incendio ulteriormente divampò alimentato da carta e ristagni<br />

d’olio e dal cedimento del flessibile (fossa sottostante il predetto punto di sfregamento, e<br />

cioè come vedremo sotto la raddrizzatrice dell’aspo 2 e il pinchroll 2 dell’aspo 1).<br />

Ma, pur innanzi a questo nucleo di fatti pacifici, le ricostruzioni delle Accuse pubblica e privata e<br />

della Corte -da una parte- e delle Difese degli imputati -dall’altra- divergono, sulla base di<br />

argomenti tecnici sui quali si tornerà ma sui quali è bene appuntare subito l'attenzione.<br />

Infatti:<br />

• Accuse e Corte ritengono che la carta intrisa d’olio che prese inizialmente fuoco fu<br />

indifferentemente quella che era rimasta adesa al nastro d'acciaio e si era accartocciata<br />

vicino al punto di sfregamento col bordo fisso ovvero quella, attinta da scintille, già rotta<br />

in precedenza che era caduta in brandelli al suolo al di sotto dell’impianto, non era stata<br />

rimossa e si era adagiata sopra un ristagno di olio, altrettanto non rimosso;<br />

• Le Difese sostengono invece che la carta che si infiammò per prima non poteva che essere<br />

quella che era rimasta adesa al nastro d’acciaio in lavorazione, per essersi sfrangiata nel<br />

11 ct del PM PICCININI, p. 81 trascr. ud. 7.4.09<br />

<strong>12</strong> fra il livello suolo e quota +2 metri V.tabella a p. 35 di relaz. QUETO-BETTA<br />

13 Verb. rilevi tecnici Polizia Scientifica in n. 1 di Fald. 2<br />

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