N° 1 del 2012 - Collegio IPASVI Pavia
N° 1 del 2012 - Collegio IPASVI Pavia
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Registrazione presso il Tribunale di <strong>Pavia</strong> n. 355 <strong>del</strong> 08.02.1989. Sped. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di <strong>Pavia</strong> - IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TASSA - REINVIARE ALL’UFFICIO PAVIA-FERROVIA<br />
Infermiere<br />
1/<strong>2012</strong><br />
aP<br />
A V I A<br />
Rinnovati gli Organi<br />
Collegiali<br />
ISSN 1722-2214
E “i<br />
DITORIALE<br />
Duilio Loi<br />
Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
Rivista trimestrale <strong>del</strong> <strong>Collegio</strong> IP.AS.VI. di <strong>Pavia</strong><br />
Anno XXIV n. 1/<strong>2012</strong> gennaio-marzo <strong>2012</strong><br />
Editore <strong>Collegio</strong> Infermiere professionali,<br />
Assiatenti Sanitarie, Vigilatrici d’Infanzia<br />
<strong>del</strong>la Provincia di <strong>Pavia</strong><br />
Direttore Responsabile Enrico Frisone<br />
Direttore Editoriale Duilio Loi<br />
Segretaria di Redazione Emanuela Cattaneo<br />
Responsabili settori<br />
Clinico: Monica Gabetta<br />
Sociale: Ruggero Rizzini<br />
Formazione, Ricerca e<br />
Aggiornamento: Paola Ripa<br />
Etico Deontologico: Annamaira Tanzi<br />
Vita di <strong>Collegio</strong>: Giuseppe Braga e Gabriele Ciancio<br />
Redattori: Cinzia Ancarani, Carina Gomez Añamuro,<br />
Giovanni Baccalini, Mauretta Cattanei,<br />
Gabriele Ciancio, Claudia Fiore, Silvia Giudici,<br />
Nadia Granata, Nunzio Giuseppe Greco,<br />
Emanuela Sacchi, Maria Teresa Visconti Tosco<br />
Hanno collaborato Giuseppe Bolognese, Federica Della Fiore,<br />
a questo numero: Silvia Lodola, Laura Nicola, Barbara Pellegrini<br />
Anna Sponton<br />
Immagine di copertina “Araba fenice” opera di Mario Palmieri,<br />
fotografia di Giuseppe Braga<br />
Impianti e stampa Gemini Grafica snc - Melegnano (MI)<br />
Direzione, Redazione, Via A. Volta, 25 - 27100 <strong>Pavia</strong><br />
Amministrazione Tel. 0382/525609, Fax 0382/528589<br />
CCP n. 108162700<br />
I punti di vista e le opinioni espressi negli articoli sono degli<br />
autori e non rispettano necessariamente quelli <strong>del</strong>l’Editore.<br />
Manoscritti e fotografie, anche se non pubblicati,<br />
non saranno restituiti.<br />
Registrazione presso il Tribunale di <strong>Pavia</strong> n. 355 <strong>del</strong> 08.02.1989.<br />
Spedizione. in abb. postale - Comma 20/C 2 L. 662/96 - Fil. di <strong>Pavia</strong>.<br />
La rivista è inviata gratuitamente agli iscritti al <strong>Collegio</strong> IP.AS.VI.<br />
di <strong>Pavia</strong>. Finito di stampare nel mese di febbraio <strong>2012</strong> presso<br />
Gemini Grafica snc di A. Girompini & C., Melegnano (MI)<br />
Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
HOmO, HOmini, lupus!!<br />
vecchi anima bianca di calce in controluce,<br />
occhi annacquati dalla pioggia <strong>del</strong>la vita,<br />
i vecchi soli come i pali <strong>del</strong>la luce<br />
e dover vivere fino alla morte che fatica”<br />
Era il 1981, in Italia usciva l’album di Claudio Baglioni “Strada Facendo”, all’interno,<br />
vi era una profonda e toccante canzone che raccontava <strong>del</strong>la solitudine<br />
degli anziani, “I Vecchi”.<br />
Trent’anni fa si paventava e metteva in evidenza quale piaga sociale, la solitudine,<br />
oggi, registriamo che sempre più frequentemente la stessa solitudine, ha<br />
fatto per cosi dire “carriera”, diventando inaudita e gratuita VIOLENZA. Complimenti,<br />
bel salto di qualità!!<br />
È il 18 gennaio <strong>2012</strong> sia in televisione, sia sul web, passano le immagini raccapriccianti<br />
relative alla Casa di Riposo” Borea” di Sanremo.<br />
Si ripropone l’ennesima regressione ancestrale che evidenzia con una certa<br />
disinvoltura il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> “homo, homini, lupus”, ovvero, l’uomo è lupo per gli<br />
altri uomini; <strong>del</strong>la serie: l’uomo che diventa capace di infliggere sofferenze al<br />
suo simile, meglio di chiunque altro!!<br />
Le immagini offrono una sequenza di assurdi maltrattamenti, in uno scenario<br />
dove la sofferenza legata alla disabilità e alla dipendenza è già particolarmente<br />
elevata.<br />
Sofferenza elevata a potenza, tradotta in violenze continuate e gratuite a carico<br />
di persone disabili non autosufficienti; inermi e impossibilitati ad esprimere le<br />
barbarie subìte.<br />
Si possono osservare e vi invito a visionare il video sul web (http://www.youtube.com/watch?v=dSmJqXtYix0),<br />
gomitate in pieno volto, persone che negli<br />
spostamenti letto-carrozzina vengono afferrate e scaraventate con violenza come<br />
fossero sacchi di immondizia, strattonamenti nella vestizione, schiaffi e spinte,<br />
accompagnati da una gestualità violenta e ricca di inaudito disprezzo.<br />
Di ciò, la cronaca ci informa che: “Infermieri e Personale di supporto per coprire<br />
grida e gemiti degli anziani ospiti, sistematicamente oggetto di documentati<br />
maltrattamenti, alzavano il volume <strong>del</strong>la radio. Dall’ora <strong>del</strong>la sveglia fino al<br />
momento di mettere a letto chi, appunto, non era in grado di farlo da solo”.<br />
Le indagini sulla vicenda sono state condotte dalla Guardia di Finanza e dopo<br />
3 mesi di monitoraggio tramite intercettazioni ambientali con telecamere nascoste,<br />
ha prodotto: segnalazioni all’autorità giudiziaria verso 16 persone e di<br />
queste, 7 sottoposte a custodia cautelare, ovvero arrestate.<br />
Nello specifico: il presidente <strong>del</strong>la casa di riposo, 2 infermiere e 4 ASA.<br />
Vedendo queste immagini, non si può non provare indignazione; viene naturale<br />
pensare ai riferimenti deontologici traditi (articolo 3): “La responsabilità<br />
<strong>del</strong>l’infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cura <strong>del</strong>la persona<br />
nel rispetto <strong>del</strong>la vita, <strong>del</strong>la salute, <strong>del</strong>la libertà e <strong>del</strong>la dignità <strong>del</strong>l’individuo”.<br />
Quale dignità? Quale libertà? Quale rispetto? Quale prendersi cura?<br />
Confidando nel corretto corso <strong>del</strong>la giustizia penale, affinché possa assicurare<br />
velocemente alle patrie galere questi Delinquenti, per i quali non è ipotizzabile<br />
giustificazione alcuna, non posso però non guardare oltre il fatto stesso e segnalare<br />
che:<br />
- si tratta di un fenomeno collettivo agito indistintamente e a volte in complicità
3<br />
Numero 1/<strong>2012</strong> PAGINA<br />
(non opera di un singolo soggetto, al<br />
quale viene facile attribuire il “vizio”<br />
di mente);<br />
- abbiamo a che fare con un fenomeno<br />
non isolato, avente precedenti analoghi<br />
e di rilievo (per citare i più recenti:<br />
La Spezia e Lamezia Terme, le<br />
condizioni assurde degli OPG, per<br />
non parlare <strong>del</strong>la sequela dei tanti<br />
asili nido e scuole materne, dove a<br />
cambiare e soltanto l’età anagrafica<br />
<strong>del</strong>le vittime).<br />
Quello a cui assistiamo è disgustoso ma probabilmente<br />
rappresenta solo la punta di un iceberg alla cui base spesso<br />
si collocano eventi sicuramente meno eclatanti, ma non per<br />
questo sempre leciti.<br />
Rifletto su quanto possa essere alto il rischio di contaminazione<br />
e sulle possibili responsabilità esistenti a vario livello.<br />
I fatti di Sanremo, gettano ombre su tutti e a rimetterci,<br />
oltre alle persone fragili e indifese, ci sono anche coloro che<br />
quotidianamente svolgono con abnegazione e professionalità,<br />
il proprio dovere; persone che con forza vanno sostenute<br />
e tutelate!!<br />
Auspico una maggiore incisività <strong>del</strong>la comunità professionale<br />
nel prendere nettamente le distanze da qualsiasi ipotesi<br />
comportamentale contravvenente il Codice Deontolo-<br />
gico (articolo 33) “L’infermiere che<br />
rilevi maltrattamenti o privazioni a<br />
carico <strong>del</strong>l’assistito mette in opera<br />
tutti i mezzi per proteggerlo, segnalando<br />
le circostanze, ove necessario,<br />
all’autorità competente.” e (articolo<br />
51), “…segnala al proprio <strong>Collegio</strong><br />
Professionale le situazioni in cui sussistono<br />
circostanze o persistono condizioni<br />
che limitano la qualità <strong>del</strong>le<br />
cure e <strong>del</strong>l’assistenza o il decoro <strong>del</strong>l’esercizio<br />
professionale.” e in ragione di ciò, amplificando<br />
il grido di dolore dei “senza voce”, sollecito l’intero Consiglio<br />
Direttivo a rinforzare le già presenti azioni di ascolto e<br />
tutela, senza Se e senza Ma!!<br />
I n d i c e<br />
“i vecchi povere stelle,<br />
i vecchi povere patte sbottonate,<br />
guance raspose arrossate<br />
di mal di cuore e di nostalgia.<br />
i vecchi sempre tra i piedi,<br />
chiusi in cucina se viene qualcuno,<br />
i vecchi che non li vuole nessuno<br />
i vecchi da buttare via…”.<br />
Duilio Loi<br />
Direttore Editoriale<br />
Laura Nicola - Linee guida, procedure e protocolli <strong>del</strong>lo scompenso<br />
cardiocircolatorio: il ruolo <strong>del</strong>l’infermiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Silvia Giudici - L’infermiere ed il paziente straniero: filo diretto con la<br />
mediazione linguistico-culturale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />
Servizio di mediazione linguistico culturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />
Ruggero Rizzini - Incontro ravvicinato con i disagi <strong>del</strong> paziente straniero<br />
ospedalizzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15<br />
Inserto VIta dI CollegIo<br />
Chi fa mediazione sanitaria a <strong>Pavia</strong> e in provincia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />
Cinzia Ancarani, Federica Della Fiore - Esperienza di volontariato in Togo . . . . . . . 19<br />
Barbara Pellegrini, Giuseppe Bolognesi - Un mondo poco, o per nulla<br />
conosciuto: la Neuropsichiatria infantile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
Cinzia Ancarani, Silvia Lodola - Sorveglianza e controllo <strong>del</strong>l’infezione da Hiv:<br />
nuovo progetto nell’Asl <strong>del</strong>la provincia di <strong>Pavia</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25<br />
Anna Sponton - La simulazione con Human Patient Simulator (HPS): un veicolo<br />
a supporto <strong>del</strong>l’apprendimento e <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>le competenze<br />
nell’infermiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
Silvia Giudici - Aggiornamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
4PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
* Laura Nicola<br />
rIassunto<br />
L’approccio infermieristico al paziente<br />
con scompenso cardiaco instabile può<br />
essere schematizzato in momenti che<br />
partono dall’ inquadramento iniziale, alla<br />
messa in atto <strong>del</strong> piano di terapia deciso<br />
dal medico, alla sorveglianza <strong>del</strong>l’evoluzione<br />
<strong>del</strong> paziente e arrivano alla<br />
definizione di un programma a mediolungo<br />
termine (educazione, presa in carico<br />
alla dimissione e per il follow-up<br />
successivo).<br />
L’infermiere svolge un ruolo importante<br />
in tutte le tappe gestionali: nell’inquadramento<br />
iniziale, nella fase terapeutica<br />
farmacologica e non, nella sorveglianza<br />
<strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong> quadro clinico e al<br />
momento <strong>del</strong>la dimissione.<br />
Nello scompenso cardiaco, come probabilmente<br />
in tutte le malattie croniche,<br />
i mo<strong>del</strong>li assistenziali efficaci hanno come<br />
caratteristiche la continuità <strong>del</strong>l’assistenza<br />
e l’educazione <strong>del</strong> paziente,<br />
chiamato a co-gestire la sua malattia.<br />
L’educazione al paziente comincia già<br />
durante il ricovero quando si ha la possibilità<br />
di insegnare alcuni comportamenti<br />
(es. pesarsi tutti i giorni alla stessa<br />
ora con lo stesso vestiario): la percezione<br />
da parte <strong>del</strong> paziente <strong>del</strong>l’importanza<br />
che a questi viene data dal personale<br />
rappresenta il primo stimolo a<br />
mantenere il comportamento appreso.<br />
linee guida, procedure e<br />
protocolli <strong>del</strong>lo scompenso<br />
cardiocircolatorio: il ruolo<br />
<strong>del</strong>l’infermiere<br />
lo sCompenso CardIaCo<br />
l’accoglienza<br />
Alla nostra osservazione in regime di ricovero<br />
giungono, nella maggior parte dei<br />
casi, pazienti in stato di acuzie, solo in percentuale<br />
minore pazienti che necessitano<br />
un migliore inquadramento diagnostico attraverso<br />
appropriate metodiche strumentali.<br />
L’approccio infermieristico al paziente<br />
con scompenso cardiaco instabile può essere<br />
schematizzato in momenti che partono<br />
dall’ inquadramento iniziale, alla messa<br />
in atto <strong>del</strong> piano di terapia deciso dal medico,<br />
alla sorveglianza <strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong><br />
paziente e arrivano alla definizione di un<br />
programma a medio-lungo termine (educazione,<br />
presa in carico alla dimissione e<br />
per il follow-up successivo).<br />
L’infermiere svolge un ruolo importante<br />
in tutte le tappe gestionali <strong>del</strong> paziente ricoverato<br />
per scompenso cardiaco: nell’in-<br />
abstraCt<br />
the nursing approach to patients with<br />
unstable heart failure may be summarized<br />
in several phases: the initial classification,<br />
the implementation of the therapy<br />
plan decided by the physician, the<br />
monitoring of the clinical evolution and<br />
the definition of a medium to long-term<br />
program (educational program, followup<br />
after discharge).<br />
In heart failure, as probably in all chronic<br />
diseases, successful care mo<strong>del</strong>s<br />
have characteristics such as the continuity<br />
of care and patients education,<br />
who are asked to co-manage their illness.<br />
Patient education begins during the<br />
hospital stay when the medical staff can<br />
teach specific behaviors (for example,<br />
to control weight daily at the same time<br />
and in the same clothes); the patient’s<br />
perception of the importance that is given<br />
to these issues by health personnel<br />
is the first stimulation to maintain<br />
learned behavior.<br />
quadramento iniziale, nella fase terapeutica<br />
farmacologica e non, nella sorveglianza<br />
<strong>del</strong>l’evoluzione <strong>del</strong> quadro clinico e al momento<br />
<strong>del</strong>la dimissione.<br />
L’inquadramento al momento <strong>del</strong> ricovero<br />
e finalizzato a:<br />
- Stabilire l’ambiente di ricovero appropriato<br />
- Identificare eventuali fattori scatenanti lo<br />
scompenso<br />
- Prescrivere le prime cure e definire i criteri<br />
di verifica e sorveglianza<br />
- Delineare un programma a medio e lungo<br />
termine<br />
- Costruire un punto di riferimento per la<br />
verifica <strong>del</strong>l’effetto terapeutico nelle ore<br />
e nei giorni successivi<br />
La scelta <strong>del</strong>l’ambiente di ricovero dipende<br />
dalle informazioni ricevute ( es. paziente<br />
proveniente dal pronto soccorso o<br />
trasferito da altro ospedale) e dalla prima<br />
valutazione clinica <strong>del</strong> medico. Per il paziente<br />
con severa instabilità emodinamica<br />
sarà necessario il ricovero in unità di terapia<br />
intensiva o sub-intensiva ma anche in<br />
corsia è bene che vi sia la disponibilità per<br />
un eventuale monitorizzazione elettrocardiografica.<br />
Le caratteristiche cliniche <strong>del</strong> paziente<br />
con i dati raccolti dall’infermiere e dal medico<br />
vanno a costituire la base conoscitiva<br />
sulla quale non solo valutare il paziente all’ingresso,<br />
identificare i bisogni, pianificare<br />
l’assistenza, ma anche verificare l’evoluzione<br />
a breve e medio termine.<br />
L’accoglienza <strong>del</strong> paziente risulta per<br />
tanto essere un momento fondamentale in<br />
quanto definisce le strategie di intervento.<br />
raccolta di dati anagrafici<br />
I dati previsti in questa parte possono<br />
essere raccolti direttamente dall’ufficio ricoveri,<br />
ed essenzialmente sono: cognome<br />
nome, data di nascita, rec. Telefonico<br />
comprensivo di famigliare di riferimento, il<br />
consenso o meno al trattamento dei dati<br />
personali. È opzionale ma utile raccogliere<br />
il nome ed il recapito telefonico <strong>del</strong> medico<br />
di famiglia per facilitare lo scambio di<br />
informazioni.
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
raccolta di dati clinici e farmacologici<br />
Sono importanti e ricavabili insieme con<br />
il medico accettante e sono: la classe funzionale<br />
NYHA (New York heart Association)<br />
che definisce la severità <strong>del</strong>lo scompenso,<br />
la storia farmacologica ( terapia attuale<br />
e abituale, allergie, intolleranze), raccolta<br />
di informazioni specifiche su eventuale<br />
pace makers o defibrillatore impiantabile.<br />
Classificazione secondo la new York<br />
Heart association (nYHa)<br />
Classe I: nessuna limitazione: l’attività<br />
fisica abituale non causa astenia, dispnea<br />
o palpitazioni.<br />
Classe II: limitazione lieve all’attività fisica:<br />
benessere a riposo ma l’attività fisica<br />
abituale causa affaticamento, palpitazioni<br />
o dispnea.<br />
Classe III: limitazione notevole all’attività<br />
fisica: benessere a riposo ma attività<br />
fisiche di entità inferiore a quelle abituali<br />
causa la comparsa di sintomi.<br />
Classe IV: incapacità a svolgere qualsiasi<br />
attività fisica senza disturbi: i sintomi<br />
di scompenso sono presenti già a riposo<br />
ed aumentano ad ogni minima attività.<br />
Comuni aggettivi usati per descrivere<br />
la gravità <strong>del</strong>lo scompenso<br />
lieve: il paziente può muoversi senza<br />
limitazioni importanti<br />
moderato: intermedio fra lieve e grave<br />
grave: molto sintomatico, che ha bisogno<br />
di prestazioni assistenziali frequenti<br />
parametri obiettivi e strumentali<br />
L’esame obiettivo comprende la rilevazione<br />
<strong>del</strong> peso corporeo abituale, attuale e<br />
stimato (qualora non si riuscisse a pesare).<br />
Il peso va controllato regolarmente tutti i<br />
giorni, al mattino, a digiuno, dopo la minzione,<br />
con lo stesso abbigliamento, sulla<br />
stessa bilancia e riportare il dato su apposita<br />
scheda grafica; la temperatura corporea<br />
(timpanica, o rettale nel caso di vasocostrizione<br />
importante), che nei pazienti<br />
febbrili verrà ripetuta più volte al dì; la frequenza<br />
cardiaca (rilievi ripetuti), la pressione<br />
arteriosa in clinostatismo (rilievi ripetuti)<br />
ed in ortostatismo (quando è possibile).<br />
Il primo approccio strumentale è rappresentato<br />
dall’elettrocardiogramma per la<br />
valutazione <strong>del</strong> ritmo, di disturbi <strong>del</strong>la conduzione<br />
e per la valutazione di eventuali<br />
aritmie.<br />
L’RX torace: se le condizioni <strong>del</strong> paziente<br />
lo consentono dovrà essere eseguito in<br />
radiologia, in ortostatismo; è importante<br />
per evidenziare la presenza di versamenti<br />
pleurici, di focolai broncopneumonici e per<br />
quantificare radiologicamente la stasi polmonare.<br />
Gli esami ematochimici: generalmente si<br />
controllano l’emocromo con formula, la<br />
VES, la funzionalità renale ed epatica, gli<br />
elettroliti e l’attività protrombinica. Nel sospetto<br />
di un evento ischemico acuto si<br />
esegue il controllo degli enzimi cardiaci;<br />
se è in trattamento con amiodarone si esegue<br />
il controllo <strong>del</strong>la funzionalità tiroidea;<br />
se è in trattamento con digitale si controlla<br />
la digossinemia; se è diabetico si esegue il<br />
controllo <strong>del</strong>l’emoglobina glicosilata.<br />
Emogasanalisi arteriosa: è richiesta dal<br />
medico in presenza di importanti segni di<br />
bassa portata e quando vi sia dispnea importante.<br />
Via venosa: è importante avere a disposizione<br />
un catetere venoso per garantire la<br />
somministrazione dei farmaci e la eventuale<br />
reintegrazione di elettroliti. Nei pazienti<br />
che necessitano di una terapia infusiva<br />
non complessa può essere sufficiente il<br />
posizionamento di un catetere venoso periferico;<br />
nel caso sia necessario intraprendere<br />
terapia con amiodarone verrà posizionato<br />
un catetere venoso di grosso calibro<br />
tipo Drum o Angiocath (rischio di flebite);<br />
nel caso di instabilità clinica con necessità<br />
di infusioni plurime (incompatibilità<br />
fra farmaci) è fondamentale posizionare<br />
un catetere venoso centrale a più lumi che<br />
permetta l’infusione in vie indipendenti.<br />
Per l’infusione di inotropi e di vasodilatatori<br />
è indispensabile l’impiego di pompe di<br />
infusione che assicurano una somministrazione<br />
precisa ed un rapido aggiustamento<br />
<strong>del</strong>le dosi.<br />
Monitorizzazione cruenta <strong>del</strong>la pressione<br />
arteriosa: è utilizzata nei casi di severa<br />
ipotensione/shock , instabilità pressoria. Si<br />
incannula una arteria (radiale, brachiale,<br />
femorale) e si connette il catetere con una<br />
via di rilievo pressorio emodinamico; si misura<br />
la differenza di pressione con uno zero<br />
ambientale.<br />
Monitorizzazione emodinamica: è indicata<br />
dal medico in casi rari, spesso viene<br />
preferita quella non invasiva ecocardiografica.<br />
È utile nei pazienti più gravi, con comportamento<br />
difficilmente interpretabile,<br />
con alternanza di segni di congestione e di<br />
bassa portata. Si attua attraverso l’inserimento<br />
in una via venosa centrale (di solito<br />
la succlavia o la giugulare ) di un catetere<br />
di Swan-Ganz che permette la rilevazione<br />
di curve di pressione atriale destra (0-8<br />
mmHg), ventricolare destra (Sistolica 15-<br />
30mmHg, diastolica 0-8 mmHg), polmonare<br />
(PAP Sistolica 15-30 mmHg, media 9-19<br />
mmHg, diastolica 4-12 mmHg) e capillare<br />
polmonare (Wedge 4-12 mmHg). Il catetere<br />
di Swan-Ganz permette anche la misurazione<br />
<strong>del</strong>la portata cardiaca con il metodo<br />
<strong>del</strong>la termodiluizione.<br />
5 PAGINA<br />
la terapia farmacologica <strong>del</strong>lo scompenso<br />
Relativamente alla piano di terapia farmacologia<br />
impostato dal medico, questo<br />
avrà come obiettivi quelli di ridurre i sintomi,<br />
eliminare la congestione (polmonare<br />
e/o periferica), mantenere la perfusione e<br />
la funzione d’organo (rene, fegato), contrastare<br />
l’ipertensione polmonare.<br />
I farmaci infusivi più frequentemente utilizzati<br />
nei pazienti instabili sono i seguenti.<br />
diuretici:<br />
Indicazioni di impiego: Segni/sintomi di<br />
congestione polmonare e/o periferica, dati<br />
radiologici, bioumorali suggestivi di stasi,<br />
elevate pressioni di riempimento destra<br />
e/o sinistra misurate o stimate ecocardiograficamente.<br />
Farmaci di scelta: Diuretici <strong>del</strong>l’ansa (furosemide,<br />
acido etacrinico, torasemide).<br />
Associazione con idroclorotiazide, amiloride,<br />
metolazone, kanreonato di potassio,<br />
spironolattone se non presente iponatremia.<br />
Dosaggi: Vengono decisi dal medico tenendo<br />
contro <strong>del</strong>la dose già in atto prima<br />
<strong>del</strong> ricovero, e <strong>del</strong>le informazioni cliniche<br />
raccolte.<br />
I segni da monitorizzare, indici di eccessiva<br />
disidratazione sono: l’ipotensione sintomatica<br />
a riposo o nelle attività minime,<br />
un emoconcentrazione (Ht , Hb , protidemia<br />
), lo sviluppo di iperazotemia sproporzionata<br />
alla creatininemia, di iponatriemia<br />
e ipernatruria.<br />
Modalità di somministrazione: Il medico<br />
potrà indicare la somministrazione endovena<br />
a boli a dosi ridotte, oppure alte (furosemide<br />
fino a 500 mg, acido etacrinico<br />
25-50 mg, più volte al giorno) quando sia<br />
necessario un effetto immediato e vi sia<br />
insufficienza renale (anche prerenale) acuta<br />
(oliguria), o cronicizzata severa; oppure<br />
la somministrazione infusiva continua (furosemide<br />
125-1000 mg/die) che è più efficace<br />
<strong>del</strong>la somministrazione a boli a pari<br />
dose, ha maggiore (e più prevedibile) velocità<br />
d’escrezione <strong>del</strong> farmaco.<br />
Preparazione: Deve avvenire in soluzione<br />
fisiologica.<br />
Integrazioni elettrolitiche: Il medico può<br />
decidere di integrare potassio e/o magnesio<br />
anche in assenza di ipopotassiemia<br />
(K < 3.5 mEq/l) o ipomagnesemia (<<br />
1.6 mEq/l) quando il diuretico è in infusione<br />
continua, quando il paziente è in infusione<br />
con dobutamina e/o dopamina.<br />
È utile poi mantenere i valori di kaliemia<br />
>4.5 mEq (associando diuretici risparmiatori<br />
di potassio e anche integrando con<br />
potassio per os o endovena).<br />
Orario di somministrazione: Poiché l’effetto<br />
<strong>del</strong> diuretico viene potenziato dal clinostatismo,<br />
viene generalmente prescritta<br />
la prima somministrazione alle ore 6, in
6PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
modo che sia anche distante dalla somministrazione<br />
di farmaci vasodilatatori. In caso<br />
di associazione di diuretici tiazidici,<br />
questi vengono prescritti generalmente<br />
un’ora prima <strong>del</strong>la furosemide.<br />
Monitorizzazione: Va controllato ogni<br />
mattina il peso corporeo e annotata la diuresi<br />
<strong>del</strong>le 24 ore precedenti. Vengono<br />
controllati tutti i giorni in caso di infusione<br />
continua o di boli a dosi alte (da 100<br />
mg/die in sù), due volte la settimana in caso<br />
di dosi refratte e inferiori a 100 mg/die,<br />
i valori di azotemia, creatininemia, elettroliti<br />
(sodio potassio cloro magnesio), bilirubinemia;<br />
una volta la settimana l’ematocrito<br />
e l’uricemia. Il quadro elettrolitico viene ripetuto<br />
nel pomeriggio e il mattino successivo<br />
se il dato <strong>del</strong> mattino indica sodiemia<br />
145 mEq/l, o potassiemia 5 mEq/l, indipendentemente dalle eventuali<br />
correzioni.<br />
Vasodilatatori e.v.<br />
Nitroprussiato di sodio<br />
Indicazioni di impiego: Congestione polmonare<br />
severa, insufficienza mitralica grave<br />
Dosaggi: generalmente si inizia con<br />
0.25 gamma/Kg/min e, se tollerati, dopo<br />
10-15 min siaumenta di 0.5 gamma/Kg/min<br />
ogni 10-15 minuti fino alla dose voluta o<br />
tollerata.<br />
Monitorizzazione: Va controllata la pressione<br />
arteriosa ogni 10-15 min durante la<br />
fase di adeguamento <strong>del</strong> dosaggio, poi<br />
ogni mezz’ora per la prima ora (eventuale<br />
impostazione allarmi sul monitor).<br />
Per evitare lo sviluppo di tollerance, viene<br />
spesso utilizzato:<br />
1) un dosaggio inferiore di giorno e maggiore<br />
di notte, per il tempo strettamente<br />
necessario<br />
2) un trattamento solo notturno (dalle ore<br />
20 alle ore 6 o 8)<br />
3) un’alternanza fra nitroprussiato e nitrati<br />
per 12 ore die ciascuno<br />
Il trattamento intermittente è preferito<br />
notturno per ovviare ai problemi relativi al<br />
clinostatismo e permettere al paziente di<br />
riposare di notte, risultato assai importante<br />
in questa fase.<br />
Preparazione <strong>del</strong>l’infusione: per la diluizione<br />
va utilizzata soluzione glucosata. La<br />
preparazione deve essere eseguita al riparo<br />
dalla luce. Vengono utilizzati deflussori<br />
schermati. Non deve essere utilizzata dopo<br />
4 ore dalla preparazione o anche prima<br />
se si scolora. Non deve essere aggiunto<br />
nessun altro farmaco alla soluzione. Se<br />
somministrato per più di 12 ore, va sostituito<br />
farmaco e set di infusione ogni 12<br />
ore.<br />
La monitorizzazione dei tiocianati non è<br />
necessaria di routine, ma solo in caso di<br />
sospetta intossicazione (vedi sotto) o di<br />
necessità di prolungata somministrazione<br />
in continuo. Il livello considerato tossico è<br />
di 100mg/ml. Va ridotta la dose <strong>del</strong> nitroprussiato<br />
o le ore di somministrazione<br />
quando i tiocianati superano i 50mg/ml.<br />
Intossicazione da nitroprussiato Il NTP<br />
viene convertito in cianmetemoglobina e<br />
sali di cianuro liberi nei globuli rossi, i sali<br />
di cianuro sono convertiti in tiocianati nel<br />
fegato e eliminati dai reni (emivita 7 gg). I<br />
cianuri accumulati producono acidosi lattica<br />
Sospetto: grave ipotensione in corso di<br />
trattamento. Confema: acidosi metabolica<br />
all’EGA<br />
Trattamento: 1) sospendere l’infusione,<br />
2) Somministrare nitrito d’amile per inalazione<br />
per 15-30” al minuto intanto che si<br />
prepara soluzione di nitrito di sodio al 3%<br />
da somministrare ev a 2.5-5 ml/min fino a<br />
una dose totale di 10-15 ml. Controllare<br />
PAs. Eventuale uso di amine. 3) Somministrare<br />
tiosolfato di sodio ev al dosaggio di<br />
12.5 g in 50 ml di destrosio al 5%, iniettato<br />
in 10’.Se i sintomi di sovradosaggio continuano<br />
si può ripetere il trattamento con nitrito<br />
di sodio e tiosolfato di sodio a dosaggio<br />
dimezzato.<br />
Nitroglicerina e.v.<br />
Indicazioni di impiego: Congestione polmonare<br />
severa, insufficienza mitralica grave;<br />
sono i farmaci di scelta nei pazienti con<br />
ischemia documentata.<br />
Dosaggi: Generalmente si inizia con<br />
0.25 gamma/Kg/min e, se tollerati, dopo<br />
10-15 min si aumenta di 0.5 gamma/Kg/min<br />
ogni 10-15 minuti fino alla dose voluta o tollerata.<br />
Monitorizzazione: Va controllata la pressione<br />
arteriosa ogni 10-15 min durante la<br />
fase di adeguamento <strong>del</strong> dosaggio (eventuale<br />
impostazione allarmi sul monitor),<br />
poi ogni mezz’ora per la prima ora. Informare<br />
il paziente di riferire eventuali sintomi<br />
sopraggiunti dopo l’inizio <strong>del</strong>l’infusione<br />
(es cefalea).<br />
Per evitare lo sviluppo di tolerance, viene<br />
spesso utilizzato:<br />
1) un dosaggio inferiore di giorno e maggiore<br />
di notte, per il tempo strettamente<br />
necessario<br />
2) un trattamento solo notturno (dalle ore<br />
20 alle ore 6 o 8)<br />
3) un’alternanza fra nitroprussiato e nitrati<br />
per 12 ore die ciascuno<br />
Preparazione <strong>del</strong>l’infusione: per la diluizione<br />
va utilizzata soluzione glucosata o fisiologica.<br />
Utilizzare solo contenitori di vetro.<br />
Se somministrato per più di 12 ore, va<br />
sostituito farmaco e set di infusione ogni<br />
12 ore.<br />
Inotropi non digitalici<br />
Dopamina: Farmaco con azione molteplice<br />
nei diversi range di dosaggio; utile in<br />
monoterapia o in associazione con altri<br />
inotropi<br />
Indicazioni e Dosi :<br />
- Dosi “renali” (fino a 5 gamma/Kg/min):<br />
quando vi è la necessità di rapido potenziamento<br />
<strong>del</strong>la diuresi o necessità di diuretici<br />
ad alte dosi o refrattarietà al trattamento<br />
diuretico; o quando vi sia la tendenza a<br />
sviluppare insufficienza renale (aumenti<br />
dei valori di azotemia e creatininemia, oliguria)<br />
- Dosi “inotrope” (5-10 gamma/Kg/min):<br />
quando vi sia ipotensione o tachicardizzazione<br />
con Dobutamina<br />
- Dosi alfa- e beta-stimolanti (>10 gamma/Kg/min):<br />
quando vi sia necessità di effetto<br />
pressorio rapido con monoterapia.<br />
Preparazione: Diluita in fisiologia o glucosata,<br />
generalmente ad elevata concentrazione<br />
(es 4 fiale =800 mg in 250 cc) per<br />
ridurre la quantità di liquidi introdotti. Per<br />
evitare ipokaliemia e ipomagnesemia,<br />
può essere aggiunta sol 4 (20 mEq) 1 o 2<br />
fiale e MGSO4 250 mg, 1 fl nell’infusione.<br />
Viene più frequentemente utilizzata l’associazione<br />
dobutamina e dopamina a dosi<br />
renali (permette di mantenere entrambi<br />
gli inotropi a basso dosaggio).<br />
Monitorizzazione: Vanno controllate le risposte<br />
pressoria, in frequenza (eventuale<br />
impostazione allarmi sul monitor), il tracciato<br />
ECG per eventuali aritmie, la diuresi<br />
e i segni clinici di perfusione periferica nelle<br />
prime ore di terapia (segni “clinici” di aumento<br />
<strong>del</strong>la portata), in maniera da eventualmente<br />
adeguare i dosaggi in tempi ragionevolmente<br />
brevi. Per i dosaggi renali,<br />
non è necessaria la telemetria il paziente.<br />
Dobutamina<br />
Indicazioni: È utilizzata nei pazienti instabili<br />
con quadro prevalentemente di bassa<br />
portata, (indice cardiaco
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
trodotti. Per evitare ipokaliemia e ipomagnesemia,<br />
può essere aggiunta sol 4 (20<br />
mEq) 1 o 2 fiale e MGSO4 250 mg, 1 fl nell’infusione.<br />
Monitorizzazione: Vanno controllate le risposte<br />
pressoria, in frequenza (eventuale<br />
impostazione allarmi sul monitor), il tracciato<br />
ECG per eventuali aritmie, la diuresi<br />
e i segni clinici di perfusione periferica nelle<br />
prime ore di terapia (segni “clinici” di aumento<br />
<strong>del</strong>la portata), in maniera da eventualmente<br />
adeguare i dosaggi in tempi ragionevolmente<br />
brevi. La monitorizzazione<br />
ECG è discrezionale. Viene preferita se in<br />
anamnesi vi sono episodi di aritmie sostenute;<br />
spesso si telemetra solo all’avvio <strong>del</strong>la<br />
terapia.<br />
Noradrenalina<br />
Indicazioni: Utilizzata durante le manovre<br />
di rianimazione cardiopolmonare e nei<br />
casi gravi di shock specie se settico.<br />
Dosi e preparazione: Per iniezione diretta<br />
si diluisce 1 f (2mg) in 20 ml di glucosata.<br />
Per infusione continua si consiglia diluizione<br />
di 2 o 4 f (=4 o 8 mg) in 50 ml d glucosata.<br />
Si inizia con 0.01 g/Kg/min in infusione<br />
continua titolando sulla pressione<br />
arteriosa.<br />
Monitorizzazione: Vanno controllate le risposte<br />
pressoria, in frequenza (eventuale<br />
impostazione allarmi sul monitor), il tracciato<br />
ECG per eventuali aritmie. la diuresi<br />
e i segni clinici di perfusione periferica.<br />
Inibitori <strong>del</strong>la fosfodiesterasi (amrinone,<br />
enoximone)<br />
Indicazioni: Hanno le stesse indicazioni<br />
<strong>del</strong>le dobutamina, preferiti a questa se il<br />
paziente è in trattamento con b.bloccante.<br />
Dosi e preparazione: possono essere<br />
somministrati in bolo (3-5 minuti) e in infusione<br />
continua. Occorre utilizzare un lume<br />
<strong>del</strong> catetere libero da altri farmaci. L’amrinone<br />
ha incompatibilità assoluta con la furosemide.<br />
Non utilizzare glucosata per diluire<br />
l’amrinone.<br />
Amrinone: dose di attacco 0.75-1<br />
mg/Kg, di mantenimento: 5-10 g/Kg/min<br />
Enoximone: dose di attacco 0.5-1<br />
mg/Kg, di mantenimento 5-20 g/Kg/min<br />
Note sulla terapia farmacologica orale<br />
nel paziente instabile<br />
Gli ACE-inibitori (o inibitori recettoriali<br />
<strong>del</strong>l’angiotensina, detti semplicemente<br />
sartanici) vengono mantenuti anche nelle<br />
fasi di aggravamento <strong>del</strong>lo scompenso,<br />
salvo che in caso di ipotensione marcata<br />
(PAs
8PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
duale (ad esempio iniziando con un bilancio<br />
negativo di 50-100 ml/ora, aumentabile<br />
secondo tolleranza e necessità). L’ultrafiltrazione<br />
può essere sospesa quando si<br />
sia ristabilita un’adeguata funzione renale<br />
e/o si sia ottenuta una riduzione <strong>del</strong>l’accumulo<br />
di liquidi.<br />
L’emodialisi<br />
ha indicazione quando si sia instaurata<br />
grave insufficienza renale.<br />
L’assistenza ventricolare<br />
È indicata raramente (contropulsatore o<br />
cuore artificiale o meccanico) nel caso di<br />
soggetti totalmente non responders alla<br />
terapia quando vi sia a breve una soluzione<br />
(es.trapiantologia).<br />
La sorveglianza <strong>del</strong>l’evoluzione si basa<br />
sulla monitorizzazione <strong>del</strong> decorso clinico,<br />
che viene documentata attraverso la registrazione<br />
dei dati riportati nella valutazione<br />
iniziale ad ogni momento di controllo. I dati<br />
di verifica sono complessivamente quindi<br />
quelli clinici (sintomi e segni), ematochimici<br />
e radiologici, ed eventualmente strumentali<br />
In base alla risposta alle cure, i pazienti<br />
potranno essere inquadrati in 3 gruppi:<br />
1) responder: raggiungono gli obiettivi,<br />
tollerano lo svezzamento dai farmaci<br />
e.v., presentano stabilità a riposo e nelle<br />
attività minime. Dopo verifica <strong>del</strong>la<br />
stabilità clinica e <strong>del</strong>la funzione d’organo<br />
in terapia orale, possono essere<br />
considerati dimissibili. In questi pazienti<br />
andrà avviata l’educazione sanitaria e<br />
impostato il piano di follow up;<br />
2) responder parziali: raggiungono gli<br />
obiettivi, ma presentano ricadute a breve<br />
distanza dalla sospensione dei farmaci<br />
ev, o con l’avvio <strong>del</strong>la mobilizzazione<br />
attiva. Questi pazienti verranno rivalutati<br />
criticamente per verificare se ulteriori<br />
variazioni terapeutiche potranno<br />
portare a uno svezzamento stabile;<br />
3) non responder: non raggiungono o raggiungono<br />
solo in parte gli obiettivi, non<br />
sono svezzabili dalla terapia e.v., necessitano<br />
di incremento progressivo<br />
dei dosaggi dei diuretici e/o degli inotropi.<br />
In questi pazienti a prognosi assai<br />
grave, il medico valuterà eventuali altre<br />
scelte terapeutiche. Il trapianto di cuore<br />
può essere considerato nei pazienti con<br />
scompenso severo senza alternativa di<br />
altro trattamento (compreso quello farmacologico,<br />
elettrico, chirurgico). Il paziente<br />
dovrebbe esprimere la volontà e<br />
la capacità a proseguire il trattamento,<br />
dovrebbe essere emotivamente stabile.<br />
La definizione di un programma a medio-lungo<br />
termine infermieristico comprende<br />
l’educazione <strong>del</strong> paziente da cominciare<br />
già in ricovero, la sua presa in carico alla<br />
dimissione e per il follow-up successivo<br />
Quale strumento operatIVo per<br />
l’InfermIere?<br />
Lo strumento operativo che risulta essere<br />
più idoneo per raccogliere tutte le informazioni<br />
utili è la cartella infermieristica.<br />
La cartella infermieristica è lo strumento<br />
cartaceo o informatizzato che raggruppa<br />
in sé una serie di informazioni relative al<br />
processo di nursing destinata alla singola<br />
persona assistita. Attraverso la compilazione<br />
<strong>del</strong>la cartella si ottengono alcuni scopi:<br />
favorire la continuità e la personalizzazione<br />
<strong>del</strong>l’assistenza, migliorandone la qualità;<br />
documentare l’assistenza erogata ai<br />
malati; evidenziare la specificità operativa<br />
e gli ambiti di competenza; sostenere l’integrazione<br />
tra le varie figure coinvolte nel<br />
processo assistenziale.<br />
Un riferimento legislativo molto preciso<br />
viene segnalato nelle Linee Guida emanate<br />
dalla Regione Lombardia nel mese di<br />
Luglio 2001. All’art. 3 lettera E si evidenzia<br />
“la documentazione di altri operatori sanitari<br />
’’ ed in modo particolare la cartella infermieristica.<br />
Si evidenzia quanto segue: la<br />
cartella infermieristica è lo strumento cartaceo<br />
o informatizzato, che documenta la<br />
pianificazione <strong>del</strong>la assistenza infermieristica<br />
elaborata dall’infermiere per ogni singola<br />
persona assistita. L’elaborazione di<br />
una cartella infermieristica richiede quale<br />
presupposto l’adozione di un mo<strong>del</strong>lo<br />
concettuale di riferimento quale ad esempio<br />
il mo<strong>del</strong>lo che si rifà alla “scuola dei bisogni’’<br />
che si caratterizza per la relazione<br />
tra il concetto di assistenza e quello di bisogno.<br />
Il processo di assistenza infermieristica<br />
è il metodo che la disciplina infermieristica<br />
adotta per identificare i bisogni <strong>del</strong><br />
singolo utente e per pianificare una risposta<br />
efficace ed efficiente a tali problemi, attraverso<br />
un complesso di prestazioni.<br />
Tale metodo è strutturato in due momenti<br />
fondamentali: il processo diagnostico,<br />
cioè l’insieme <strong>del</strong>le operazioni logiche finalizzate<br />
ad un giudizio clinico circa i problemi<br />
di salute di competenza infermieristica<br />
e la pianificazione, cioè l’insieme <strong>del</strong>le<br />
operazioni logiche dedicate alla scelta e<br />
alla realizzazione degli interventi che il professionista<br />
ritiene possano condurre alla<br />
risoluzione dei problemi.<br />
Nelle Linee Guida si raccomanda che la<br />
struttura <strong>del</strong>la cartella infermieristica preveda<br />
le seguenti sezioni:<br />
Raccolta di informazioni<br />
Identificazione dei bisogni<br />
Formulazione degli obiettivi<br />
Pianificazione azioni infermieristiche<br />
Diario<br />
Valutazione dei risultati<br />
Allegati<br />
Relativamente al paziente ricoverato si<br />
sottolinea che le caratteristiche cliniche<br />
<strong>del</strong> paziente con i dati raccolti nella cartella<br />
infermieristica dall’infermiere e nella cartella<br />
clinica dal medico vanno a costituire<br />
la base conoscitiva sulla quale non solo<br />
valutare il paziente all’ingresso ma anche<br />
verificarne l’evoluzione a breve e lungo termine.<br />
Il programma eduCazIonale<br />
L’infermiere si inserisce come educatore<br />
alla salute, egli reca all’utente l’aiuto di cui<br />
può aver bisogno per compiere degli atti<br />
che contribuiscono al mantenimento e al<br />
recupero <strong>del</strong>la salute e che egli stesso<br />
compirebbe se avesse abbastanza forza e<br />
conoscenza.<br />
Questo ruolo <strong>del</strong>l’infermiere è previsto<br />
nel DM 739 <strong>del</strong> 14/9/94: L’infermiere è responsabile<br />
<strong>del</strong>l’assistenza generale infermieristica…,<br />
l’assistenza infermieristica di<br />
natura curativa, palliativa e riabilitativa è di<br />
natura tecnica, relazionale, educativa… Le<br />
principali funzioni sono la prevenzione <strong>del</strong>le<br />
malattie, l’assistenza dei malati e disabili<br />
di tutte le età e l’educazione sanitaria.<br />
L’insegnamento agli utenti deve considerare<br />
tre ambiti: sapere, saper fare, saper<br />
essere.<br />
Il sapere, le conoscenze che gli utenti<br />
possono avere l’esigenza di acquisire, sono<br />
molteplici; tra i metodi da adottare è<br />
l’insegnamento persona a persona, un<br />
metodo che può essere utilizzato anche in<br />
modo informale al letto <strong>del</strong> malato. A volte<br />
può assumere la forma di semplice informazione,<br />
altre volte può avere un obiettivo<br />
più ambizioso poiché tende a modificare<br />
un comportamento che fa parte <strong>del</strong>lo stile<br />
di vita.<br />
Il saper fare, cioè le abilità pratiche, si<br />
avvale essenzialmente <strong>del</strong>la dimostrazione.<br />
La dimostrazione è un metodo che va<br />
applicato con grande attenzione e correttezza;<br />
il contesto deve essere adatto,<br />
l’operatore deve agire lentamente, passo<br />
per passo, mettendo l’accento sui passaggi<br />
più importanti o complessi e mostrandosi<br />
disponibile a ripetere più volte.<br />
Il saper essere, cioè dei modi di pensare<br />
e degli atteggiamenti, è quello in cui l’insegnamento<br />
si rivela più difficile in quanto<br />
la finalità è ottenere l’apprendimento di<br />
comportamenti e atteggiamenti adeguati.<br />
Il metodo più idoneo è l’insegnamento<br />
persona a persona coinvolgendo anche i<br />
famigliari.<br />
Nello scompenso cardiaco, come probabilmente<br />
in tutte le malattie croniche, i<br />
mo<strong>del</strong>li assistenziali efficaci hanno come<br />
caratteristiche la continuità <strong>del</strong>l’assistenza<br />
e l’educazione <strong>del</strong> paziente, chiamato a<br />
co-gestire la sua malattia. Non solo, ma è
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
ormai consolidato dalla letteratura che i<br />
mo<strong>del</strong>li assistenziali che si basano sulla<br />
gestione infermieristica diretta <strong>del</strong> paziente<br />
determinano una riduzione <strong>del</strong> numero<br />
e <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong>le ri-ospedalizzazioni, un<br />
miglioramento <strong>del</strong>lo stato di salute <strong>del</strong> paziente<br />
con un aumento <strong>del</strong>la sua soddisfazione<br />
per le cure ricevute.<br />
L’educazione al paziente comincia già<br />
durante il ricovero quando si ha la possibilità<br />
di insegnare alcuni comportamenti (es.<br />
pesarsi tutti i giorni alla stessa ora con lo<br />
stesso vestiario): la percezione da parte<br />
<strong>del</strong> paziente <strong>del</strong>l’importanza che a questi<br />
viene data dal personale rappresenta il primo<br />
stimolo a mantenere il comportamento<br />
appreso. Per l’approccio educazionale si<br />
possono utilizzare vari metodi: distribuzione<br />
di opuscoli informativi, riunioni di gruppo,<br />
contatto singolo. Non deve essere dimenticato<br />
che ogni occasioni è indicata<br />
per spiegare, verificare e rafforzare messaggi<br />
educazionali.<br />
Il controllo <strong>del</strong> peso corporeo: Occorre<br />
insegnare a pesarsi tutti i giorni al mattino,<br />
a digiuno, indossando lo stesso abbigliamento,<br />
sulla stessa bilancia, dopo la minzione<br />
e riportare il peso su apposito diario<br />
per permettere di confrontare il peso <strong>del</strong><br />
giorno con quelli precedenti.<br />
Il controllo <strong>del</strong>la pressione arteriosa: è<br />
utile insegnare l’autocontrollo <strong>del</strong>la pressione<br />
a domicilio, va stimolata la registrazione<br />
su un diario da portare ai controlli<br />
ambulatoriali. È utile insegnare a misurare<br />
la pressione sia in posizione seduta che<br />
eretta per rilevare eventuali ipotensioni ortostatiche,<br />
in presenza di sintomi e in orari<br />
diversi <strong>del</strong>la giornata per monitorare eventuali<br />
picchi ipotensivio o ipertensivi.<br />
Il controllo <strong>del</strong>la frequenza cardiaca: è<br />
utile invitare il paziente all’autocontrollo a<br />
domicilio dopo adeguata istruzione a rilevare<br />
la frequenza periferica al polso.<br />
La riduzione <strong>del</strong>l’apporto idrico: è necessario<br />
insegnare al paziente a controllare<br />
l’apporto idrico giornaliero ricordando<br />
Note di segreteria<br />
che i liquidi comprendono sia l’acqua bevuta<br />
sia i liquidi contenuti in frutta, verdura,<br />
minestre. Si possono dare suggerimenti<br />
su come combattere la sete ad esempio<br />
succhiando piccoli cubetti di ghiaccio,<br />
sciacquare la bocca senza ingerire l’acqua,<br />
bere piccole quantità di acqua in più<br />
riprese, non mangiare salato, limitare le<br />
bevande gassate.<br />
La scelta <strong>del</strong>la dieta: va consigliata una<br />
dieta iposodica, escludendo i cibi ricchi di<br />
sale quali quelli in scatola o conservati in<br />
salamoia, i salumi, gli spuntini e i formaggi<br />
stagionati. È bene suggerire alcune modalità<br />
di cottura degli alimenti quali evitare le<br />
fritture e raccomandare la cottura a vapore.<br />
Insaporire gli alimenti con spezie e aromi.<br />
I controlli clinici: aiutare il paziente a<br />
programmare su un agenda o un diario i<br />
controlli medici e gli esami da effettuare, in<br />
modo da rispettare le scadenze ottimali.<br />
l’assunzione dei farmaci: per evitare<br />
problemi di dimenticanza o di errore potrebbe<br />
essere utile preparare una tabella<br />
scritta a caratteri grandi e comprensibili<br />
con gli orari, il nome <strong>del</strong> farmaco e la dose,<br />
consigliare di assumere le medicine alla<br />
stessa ora ogni giorno, consigliare di tenere<br />
una copia <strong>del</strong>lo schema nel portafogli<br />
, chiedere al paziente di rileggere lo schema<br />
per verificare la comprensione, ricordare<br />
al paziente di segnalare sempre gli<br />
effetti collaterali.<br />
L’autogestione <strong>del</strong> diuretico: nel caso in<br />
cui il medico sia d’accordo, si può insegnare<br />
al paziente a modificare la dose <strong>del</strong><br />
diuretico quando si accorge di rapidi aumenti<br />
di peso (es. 2 chili in 2-3 giorni). Si<br />
aumenta di solito la furosemide perché<br />
agisce più rapidamente, ricordando al paziente<br />
di ritornare alla dose precedente<br />
una volta ripristinato il peso abituale.<br />
Una buona comunicazione fra infermiere<br />
e paziente è un requisito essenziale per<br />
favorire una buona aderenza alle prescrizioni<br />
terapeutiche.<br />
Gli orari di apertura al pubblico sono i seguenti:<br />
Lunedì e Giovedì dalle ore 09.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle<br />
ore 17.00 - Martedì, Mercoledì e Venerdì chiusura totale<br />
bibliografia<br />
9 PAGINA<br />
– C. Opasich et alt., Manuale infermieristico<br />
ragionato- lo scompenso cardiaco<br />
cronico,<br />
– Gissi-HF, 2002<br />
– Linee Guida Regione Lombardia, art. 3<br />
lettera E, Documentazione di altri operatori<br />
sanitari, 2001<br />
– O. Bassetti, Educare assistendo, Rosini<br />
editore, 1994<br />
– A. Gioia, L’infermiere e il malato cardiaco,<br />
Masson, 2002<br />
gli autori<br />
* Infermiere<br />
Coordinatore Divisione di Riabilitazione Specialistica<br />
Cardiologica, Responsabile Scientifico<br />
formazione infermieristica, Auditor interno<br />
di sistemi gestione per la qualità nel settore<br />
sanità<br />
I.R.C.C.S. Fondazione Salvatore Maugeri,<br />
Centro Medico di <strong>Pavia</strong>
10 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
* Silvia Giudici<br />
rIassunto<br />
Il Nursing Transculturale è quella disciplina<br />
che ha come cardine il concetto <strong>del</strong>la<br />
human care, meglio conosciuto come il<br />
“prendersi cura”, cioè l’insieme di tutti<br />
quegli atti di sostegno e di aiuto rivolti ad<br />
un individuo di etnia diversa dalla autoctona,<br />
cioè allo straniero immigrato.<br />
Obiettivo <strong>del</strong> Nursing Transculturale è<br />
quello di educare gli operatori sanitari ad<br />
agire senza pregiudizi, stereotipi, discriminazioni,<br />
etnocentrismo e relativismo<br />
culturale. Malgrado questa scienza insegni<br />
a lavorare rispettando lo straniero, la<br />
stessa non è sufficiente a far conoscere<br />
a fondo tutte le etnie presenti sulla Terra.<br />
La mediazione linguistica culturale<br />
(MLC) è la risposta efficace a questa carenza.<br />
Chi ricopre questo ruolo è un<br />
professionista che appartiene preferibilmente<br />
al Paese di origine <strong>del</strong> malato, ne<br />
condivide rappresentazioni mentali,<br />
mo<strong>del</strong>li di riferimento socio-culturali, appartenenze<br />
e competenze linguistiche e<br />
comunicative (che non sono esclusivamente<br />
attinenti all’ambito verbale). Il<br />
MLC ha specifiche competenze relazionali<br />
e di gestione dei conflitti e degli stati<br />
emotivi, è dotato di particolare sensibilità<br />
e disponibilità nei confronti <strong>del</strong>l’immigrato<br />
e deve agire con neutralità e<br />
con capacità di decentramento, rispettando<br />
segreto professionale e privacy.<br />
L’ottimale sarebbe quello di avere un<br />
Servizio di Mediazione Linguistica Culturale<br />
all’interno degli ospedali e nelle<br />
realtà extraospedaliere.<br />
In questo articolo vengono analizzate,<br />
attraverso esempi di casi clinici, le più<br />
comuni difficoltà che si riscontrano nella<br />
gestione di un utente straniero ed i limiti<br />
<strong>del</strong>l’approccio relazionale <strong>del</strong> nursing.<br />
l’infermiere ed il paziente<br />
straniero: filo diretto con<br />
la mediazione linguisticoculturale<br />
Keyword: nursing transculturale, paziente straniero,<br />
assistenza infermieristica agli immigrati, mediazione<br />
linguistica culturale, tradizioni e credenze nelle etnie<br />
L’attività infermieristica si dovrebbe basare<br />
sulla relazione d’aiuto cioè sulla capacità<br />
di instaurare un rapporto empatico,<br />
il più possibile paritario, in cui il sapere <strong>del</strong>l’assistito<br />
e quello <strong>del</strong>l’infermiere, quest’ultimo<br />
consapevole <strong>del</strong>la dimensione olistica<br />
<strong>del</strong>l’assistenza, cercano le modalità di<br />
risoluzione ai problemi di salute, tenendo<br />
summarY<br />
Transculturale Nursing is the discipline<br />
that has its cornerstone of human care<br />
best known as the caring, the set of all<br />
those acts of support and assistance<br />
aimed at an individual’s ethnic group different<br />
from ours.<br />
The aim of transcultural nursing is to educate<br />
health professionals to act without<br />
prejudice, stereotypes, discrimination,<br />
ethnocentrism, cultural relativism.<br />
Transcultural Nursing is identified with<br />
the holistic dimention of care and is the<br />
starting point of mediation.<br />
Despite this science to work by teaching<br />
the stranger, the same, despite its<br />
efforts, is not sufficient to fully know all<br />
the ethnic groups on Earth.<br />
Transcultural linguistic mediation is the<br />
right answer to this shortage. Who<br />
holds this role is a professional who<br />
must first belong to the original culture<br />
of the patient, must have specific competences,<br />
management, language and<br />
must be equipped with special sensitivity<br />
towards the patient and availability,<br />
all acting with neutrality, respecting confidentiality<br />
and privacy.<br />
The ideal would be to have a Service of<br />
Cultural Mediation in hospitals and outside<br />
hospitals.<br />
This article analyzed through examples<br />
of some clinical cases, the most common<br />
difficulties encountered in the<br />
management of a foreign individual and<br />
the limits of the relationship of nursing.<br />
conto <strong>del</strong>la specificità di entrambi e <strong>del</strong><br />
contesto globale in cui vivono.<br />
In ambito assistenziale è molto importante<br />
la valutazione <strong>del</strong>la cultura di appartenenza<br />
e di come questa influisca sul modo<br />
di vivere la salute e la malattia, soprattutto<br />
quando il contesto culturale <strong>del</strong>l’operatore<br />
e <strong>del</strong> paziente sono particolarmente<br />
diversi.<br />
Quando si assiste un paziente straniero,<br />
non si può non menzionare il Nursing e la<br />
Medicina Transculturale, discipline che<br />
hanno come cardine il concetto di human<br />
care, meglio conosciuto come il prendersi<br />
cura, ovvero l’insieme degli atti di sostegno<br />
e di aiuto rivolti ad un individuo bisognoso<br />
di cura, in grado di essere efficaci nella relazione<br />
terapeutica con persone di diversa<br />
etnia. Esso è un fenomeno universale, ma<br />
le espressioni, i processi ed i mo<strong>del</strong>li variano<br />
in base alle culture dei soggetti.<br />
Nella realtà dei fatti, quando ci troviamo<br />
di fronte un paziente straniero immigrato,<br />
ci comportiamo davvero secondo i canoni<br />
dettati da queste due scienze?<br />
Secondo Ma<strong>del</strong>eine Leininger, l’assistenza<br />
infermieristica, se lasciata a se<br />
stessa, “porta all’etnocentrismo come modo<br />
intenzionale di imporre il proprio punto<br />
di vista, i propri valori, credenze e pratiche<br />
su altri in quanto l’esercente le ritiene superiori<br />
o migliori”.<br />
Secondo gli studiosi di psicologia sociale,<br />
i pregiudizi e gli stereotipi sono a tutt’oggi<br />
vivi anche in quei contesti in cui, sia<br />
per diritto, sia secondo codice deontologico<br />
che per regolamenti interni, le condizioni<br />
a rischio di discriminazione dovrebbero<br />
ricevere ancor più attenzione e cura. La<br />
causa di tutto ciò (comportamenti e azioni)<br />
sarebbe la non conoscenza, l’etnocentrismo<br />
per l’appunto, il relativismo culturale.<br />
La necessità <strong>del</strong> popolo ospitante di convivere<br />
improvvisamente con individui di cui<br />
si conoscono a mala pena i costumi, le<br />
abitudini ed i riti, poco o per nulla la lingua,<br />
i principi <strong>del</strong>la religione di appartenenza, la
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
realtà politica-legale, parenterale-sociale,<br />
la realtà educativa,<br />
tecnologica ed ambientale<br />
<strong>del</strong> loro Paese, aggiungendo<br />
infine il tabù irrisolto<br />
<strong>del</strong> colore <strong>del</strong>la pelle<br />
(tutt’oggi causa di razzismo e<br />
xenofobismo), genera atteggiamenti<br />
di diffidenza che<br />
vanno dal dileggio verbale, al<br />
rifiuto di ogni forma di comunicazione<br />
o contatto, dalla<br />
segregazione all’aggressione.<br />
L’assistenza infermieristica<br />
ad un paziente straniero non<br />
è semplice, e per essere il più<br />
possibile personalizzata ed<br />
efficace, deve tener conto di<br />
alcuni limiti. Ma quali problemi<br />
può riscontrare un operatore<br />
sanitario nella gestione<br />
di un malato straniero?<br />
L’infermiere deve sapere<br />
che frequentemente vi è una<br />
carenza di rete familiare. Il<br />
malato si sente solo, malgra-<br />
11 PAGINA<br />
do abbia vicino a sé persone<br />
conosciute (parenti ed amici,<br />
ma non la figura cardine quale<br />
la moglie o la madre a cui<br />
affidare le proprie cure); le disponibilità<br />
economiche sono<br />
limitate; vi è una precarietà<br />
alloggiativa o lavorativa<br />
(spesso inesistente) che diventa<br />
problema vissuto come<br />
più importante <strong>del</strong>la salute<br />
stessa; mancano le conoscenze<br />
sui sistemi di cura <strong>del</strong><br />
Paese ospitante; vi è un utilizzo<br />
diverso ed inappropriato<br />
di farmaci, sostanze e presidi,<br />
incongruente con i principi<br />
<strong>del</strong>la medicina allopatica;<br />
l’insicurezza emotiva procura<br />
preoccupazione ed ansia<br />
sproporzionata verso piccoli<br />
problemi; e non per ultime<br />
sono presenti difficoltà linguistiche-culturali.<br />
Ma quali sono le priorità<br />
d’intervento nei confronti di<br />
tali persone?
12 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
Non essendo un tuttologo, nella speranza<br />
che riconosca questo suo limite, l’infermiere<br />
deve attivarsi affinchè venga riconosciuta<br />
l’importanza <strong>del</strong> Mediatore Linguistico<br />
Culturale e quindi in prima istanza<br />
conoscerne il tipo di professionalità.<br />
In questo contesto sembra pertinente e<br />
necessaria una riflessione: la società, di<br />
fatto sempre più multiculturale, non solo<br />
deve dotare i suoi servizi di strumenti adeguati<br />
per accompagnare e favorire il processo<br />
di integrazione dei cittadini stranieri,<br />
ma deve realisticamente mettere in discussione<br />
i propri mo<strong>del</strong>li culturali, accettando<br />
il fatto che esistono anche altri stili di vita,<br />
usanze, credenze.<br />
Gli stessi operatori sanitari devono mettersi<br />
in discussione attraverso l’autoanalisi<br />
e l’autocritica, ed arrivare alla conclusione<br />
che, per promuovere una human care<br />
transculturale adeguata e personalizzata,<br />
è necessaria l’attivazione <strong>del</strong>la mediazione<br />
culturale.<br />
La mediazione culturale non è la risposta<br />
ad una esigenza di “traduzione”. Que-<br />
sto vuol dire che il mediatore linguisticoculturale<br />
non fa l’interprete e basta. È colui<br />
che riesce a creare un ponte tra due culture<br />
diverse, nel pieno rispetto di entrambe,<br />
senza creare fusione tra i due saperi culturali,<br />
dando tutti quegli input che facilitano<br />
il rapporto tra infermiere e paziente sulla<br />
concezione <strong>del</strong> corpo nelle diverse culture,<br />
sul concetto di salute/malattia, sulla<br />
manifestazione e l’espressione <strong>del</strong> sintomo<br />
da parte <strong>del</strong> paziente, sulla tipologia<br />
<strong>del</strong>le cure tradizionali popolari e moderne.<br />
Per ricoprire questo ruolo, il mediatore<br />
linguistico-culturale deve innanzitutto appartenere<br />
alla cultura d’origine <strong>del</strong>l’utente,<br />
deve quindi conoscere la lingua parlata<br />
dal paziente, avere specifiche competenze<br />
quali la capacità di gestire una relazione di<br />
aiuto. In più deve conoscere la legislazione<br />
italiana in materia di accesso <strong>del</strong>lo straniero<br />
nel paese ospitante, conoscere la legislazione<br />
sanitaria ed il sistema dei servizi<br />
sanitari con relative modalità di fruibilità,<br />
conoscere l’ambiente, le abitudini, gli<br />
aspetti culturali, sociali <strong>del</strong> paese d’origine<br />
e <strong>del</strong> paese ospitante, essere in grado di<br />
rapportarsi con malati ed operatori sanitari,<br />
il tutto operando con neutralità e rispettando<br />
il segreto professionale e la privacy.<br />
Come si può notare, il compito di questa<br />
figura è tutt’altro che facile ed implica non<br />
solo una preparazione teorica adeguata,<br />
ma anche una particolare sensibilità e disponibilità,<br />
un percorso personale che<br />
conduca ad una rivisitazione <strong>del</strong> proprio<br />
“essere straniero” e una visione critica <strong>del</strong>la<br />
propria cultura.<br />
L’appartenenza <strong>del</strong> mediatore allo stesso<br />
Paese d’origine <strong>del</strong> paziente non sempre<br />
facilita la comunicazione dal momento<br />
che possono nascere diffidenze e conflittualità<br />
(ciò è particolarmente frequente nel<br />
campo <strong>del</strong>le problematiche ostetrico-ginecologiche<br />
a seguito di alcuni principi eticoculturali-religiosi<br />
di determinate etnie) o<br />
difficoltà linguistiche come nel caso di assistiti<br />
di etnia nomade-berbera, dove la lingua<br />
parlata è un dialetto che varia non solo<br />
da Paese a Paese, ma anche da regione<br />
a regione. Proprio per queste differenze,<br />
non sempre l’intervento di un MLC proveniente<br />
dallo stesso Paese è unica e sufficiente<br />
garanzia di un’ottimale mediazione.<br />
In alcuni casi, infatti, è determinante<br />
saper ridestinare l’intervento ad un diverso<br />
MLC in base a quanto emerge da un primo<br />
incontro (si riporta l’esempio di una donna<br />
berbera <strong>del</strong> Marocco che dopo un primo<br />
incontro con la MLC arabofona di Rabat<br />
viene ridestinata alla MLC marocchina ma<br />
di origine berbera e con uno stesso substrato<br />
culturale e linguistico).<br />
È doveroso in questo contesto fare una<br />
puntualizzazione su quello che può essere<br />
definito il ruolo <strong>del</strong>la religione all’interno<br />
dei comportamenti umani, in particolare riferendosi<br />
all’influenza che essa stessa<br />
esercita nei confronti <strong>del</strong>le persone che<br />
adottano il credo musulmano ad esempio,<br />
che vanta non solo dedizione e osservanze,<br />
ma anche obblighi e divieti, elementi<br />
che in alcuni casi possono essere motivo<br />
di discordanza con alcuni principi diffusi<br />
nel mondo occidentale. Si aggiungano poi<br />
le difficoltà interpretative legate alla teatralità,<br />
gestualità, ai significati dei diversi atteggiamenti<br />
corporei, alla diversa percezione<br />
<strong>del</strong>la malattia, al significato <strong>del</strong> dolore,<br />
ai ruoli sociali, ai ritualismi. Un concentrato<br />
di ostacoli per nulla semplici da superare,<br />
ma non impossibili se l’operatore sanitario<br />
si apre alla conoscenza e al confronto.<br />
Sempre più frequentemente in ospedale<br />
vengono ricoverati pazienti stranieri provenienti<br />
dal Nord Africa, Bosnia-Erzegovina,<br />
Albania, Romania, Sud America, ed altri<br />
Paesi, ciascuno con un proprio bagaglio<br />
culturale, un proprio vissuto, un proprio<br />
modo di vivere la malattia. Molte realtà
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
ospedaliere ed extraospedaliere, su sensibilizzazione<br />
e sollecitazione <strong>del</strong> proprio<br />
personale, si sono attivate per garantire<br />
agli utenti stranieri un percorso di cura<br />
personalizzato, che tiene in considerazione<br />
le origini ed il contesto culturale e sociale<br />
di ognuno. La problematica è stata<br />
assimilata a tal punto da diventarne motivo<br />
di “qualità” per le aziende stesse.<br />
Ne è un esempio l’IRCCS Fondazione<br />
Salvatore Maugeri di <strong>Pavia</strong> che ha stipulato<br />
una convenzione con la Cooperativa<br />
Sociale “Progetto Con- Tatto” – Onlus,<br />
quest’ultima impegnata dal 2000 sul territorio<br />
pavese nel promuovere e sostenere<br />
interventi sociali, sanitari, educativi e culturali<br />
su tutte le tematiche riguardanti l’immigrazione.<br />
Grazie a questa collaborazione, molte<br />
<strong>del</strong>le problematiche relazionali/assistenziali<br />
con il paziente straniero in ambito sanitario,<br />
che un tempo affliggevano reparti e<br />
servizi, hanno trovato un’adeguata risposta,<br />
dignitosa e soddisfacente sia per il paziente<br />
che per l’operatore. Il tutto coadiuvato<br />
dalla formazione attiva degli infermieri<br />
mediante corsi residenziali, improntati a<br />
far conoscere e sviluppare il significato<br />
<strong>del</strong>l’human care, fornendo ai partecipanti<br />
una serie di dati utili allo sviluppo <strong>del</strong>le<br />
proprie abilità nelle risposte assistenziali<br />
multietniche, ma soprattutto competenze<br />
relazionali fondamentali per un approccio<br />
personalizzato al paziente straniero.<br />
L’ottimale sarebbe quello di avere un<br />
servizio di MLC all’interno <strong>del</strong>la struttura di<br />
cura e un’equipe multidisciplinare dove i<br />
mediatori, all’occorrenza, partecipano ai ricoveri,<br />
alle visite mediche, ai follow up,<br />
agli esami diagnostici, alle dimissioni, al<br />
care giver, interpretando richieste, bisogni<br />
e sintomi espressi dal paziente straniero,<br />
chiarendo fraintendimenti ed incomprensioni.<br />
Come già detto, non è semplice relazionarsi<br />
con una cultura che poco conoscia-<br />
mo. Dobbiamo riconoscere che non siamo<br />
gli unici al mondo e che il mo<strong>del</strong>lo di vita<br />
occidentale non è esclusivo. Aprire la<br />
mente e diventare più elastici, questa è la<br />
risposta giusta! Se un malato musulmano<br />
ci chiede ad esempio, con discrezione, di<br />
pregare cinque volte durante la giornata in<br />
un angolo isolato <strong>del</strong> reparto, o di mangiare<br />
cibi speziati a lui graditi, portati da parenti<br />
ed amici, molto apprezzati dal suo<br />
palato, ma molto meno dal nostro olfatto,<br />
o di usare, in concomitanza al piano terapeutico<br />
farmacologico cosiddetto tradizionale,<br />
rimedi rituali o piante medicamentose,<br />
perché non farlo? Così come nel lutto,<br />
perché non permettere ai familiari di prendersi<br />
cura <strong>del</strong>la salma e di commemorarla<br />
secondo usi e tradizioni? Per non tralasciare<br />
quella donna immigrata, riservata,<br />
come la vuole la sua cultura d’origine, che<br />
chiede di essere svestita, lavata, visitata<br />
esclusivamente da operatori di sesso femminile.<br />
Oppure quel parente stretto, giunto<br />
in Italia clandestinamente per assistere il<br />
coniuge improvvisamente malato, che<br />
chiede ospitalità in reparto poiché senza<br />
un domicilio e senza soldi per pagarsi un<br />
albergo. Queste sono tutte situazioni realmente<br />
accadute nella realtà lavorativa in<br />
cui opero e che ho affrontato con spirito<br />
solidale e con benevolenza, coadiuvata<br />
dalla centralissima figura <strong>del</strong> mediatore linguistico-culturale,<br />
ottenendo ottimi risultati<br />
e grandi soddisfazioni non solo professionali<br />
ma anche personali.<br />
Vi invito a leggere la successiva testimonianza<br />
affinchè possiate riflettere sull’agire<br />
infermieristico in un contesto assistenziale<br />
non semplice, il reparto di Malattie<br />
Infettive e Tropicali, dove la sofferenza<br />
causata dalla solitudine, il disagio<br />
<strong>del</strong>la malattia, l’alterità, accompagnano il<br />
paziente straniero per tutta la degenza ed<br />
oltre. Disagi che si possono attutire o addirittura<br />
azzerare con l’impegno di ciascuno<br />
di noi.<br />
bibliografia<br />
13 PAGINA<br />
1) Andolfi M., Famiglie immigrate e psicoterapia<br />
transculturale, Franco Angeli<br />
Ed., Milano, 2004:16-21<br />
2) Cavalli Sforza L.L, Geni, popoli e lingue,<br />
A<strong>del</strong>phi Editore, Milano, 2000:10-<br />
20<br />
3) Colasanti R., Geraci S., Medicina e Migrazioni:<br />
nuovi mo<strong>del</strong>li per una politica<br />
sanitaria multiculturale, in Affari Sociali<br />
Internazionali, n. 3<br />
4) Di Leo L., Aletto L., Nursing nella società<br />
multiculturale. Guida per l’infermiere,<br />
Carocci Faber Ed., Roma,<br />
2009: 69-77<br />
5) Favaro G., Napoli M., Come un pesce<br />
fuor d’acqua, Mondadori Editore, Milano,<br />
2002: 76-87<br />
6) Freidson E., Dilemmas in the Doctor-<br />
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Ed., London, U.K., 2006: 102-123<br />
7) Gallisot R., Rivera A., L’imbroglio etnico,<br />
Dedalo Edizioni, Bari, 2010: 45-62<br />
8) Giudici S., Immigrazione, transculturalità<br />
e relativismo culturale: come vaccinarsi<br />
contro il pregiudizio, tesi di laurea,<br />
<strong>Pavia</strong>, 2003/2004: 11-14<br />
9) Mazzetti M., Il dialogo transculturale.<br />
Manuale per operatori sanitari e altre<br />
professioni d’aiuto, Carocci Faber Ed.,<br />
Roma, 2004: 27-32<br />
10) Moro M.R., Bambini immigrati in cerca<br />
di aiuto, Utet, 2001<br />
11) Siniscalchi V., Antropologia culturale.<br />
Introduzione per le professioni sociosanitarie,<br />
Carocci Editore, Roma,<br />
2010: 34-40<br />
12) Tabet P., La pelle giusta, Einaudi Edizioni,<br />
Torino, 2000: 15-34<br />
13) Tosi A., Immigrati e senza casa, Franco<br />
Angeli Editore, Milano, 2008: 65-74<br />
14) Urli N., L’ambiguità <strong>del</strong> corpo nelle cure<br />
infermieristiche, Casa Editrice Ambrosiana,<br />
Milano, 2004: 93-104<br />
15) www.progettocontatto.it; www.immigrazione.biz<br />
16) www.stranieriinitalia.it; www.infermierionline.net;www.click.vi.it/sistemieculture<br />
17) esperienze <strong>del</strong>l’autore in ambito sanitario<br />
l’autore<br />
* Infermiera<br />
Neuroriabilitazione<br />
Fondazione Salvatore Maugeri<br />
<strong>Pavia</strong>, sede di via Boezio
14 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
Servizio di mediazione linguistico culturale<br />
Cooperativa Sociale Onlus “Progetto ConTatto s.c.r.l.”<br />
e<br />
Fondazione Salvatore Maugeri<br />
L’ospedale interculturale rappresenta un microcosmo dove le diverse culture, i diversi gruppi nazionali, etnici<br />
e religiosi si incontrano e mantengono relazioni aperte di interazione, interscambio e mutuo riconoscimento<br />
dei propri valori e stili di vita. Nella presa in carico e nella cura <strong>del</strong> paziente straniero, sia a livello ambulatoriale<br />
che di ricovero, la Cooperativa offre un servizio di mediazione linguistico culturale da concordare<br />
nei tempi e nei modi più rispondenti alle esigenze <strong>del</strong>l'istituto scientifico, compatibilmente e a vantaggio <strong>del</strong>l'attività<br />
medico-scientifica stessa. Gli interventi dei mediatori su chiamata e concordati su appuntamento<br />
prevedono che il servizio sia attivabile inviando un fax alla Cooperativa che invierà una risposta con la previsione<br />
<strong>del</strong>l’intervento (previsto entro 72 ore). Per le emergenze sarà possibile richiedere il servizio via fax<br />
con tale specifica e in tal caso l'intervento di mediazione viene garantito tra le 24 e le 48 ore successive alla<br />
chiamata.<br />
È possibile inoltre prevedere un servizio denominato “SOS Mondo”, di mediazione linguistica via cellulare<br />
per casi di urgenza, da concordare nelle modalità di attivazione a seconda dei casi. La Cooperativa provvederà<br />
a fornire i numeri di cellulare di mediatori linguistici che potranno essere reperibili secondo orari concordati<br />
e rispondenti alle esigenze.<br />
Il mediatore negli interventi sul posto potrà: affiancare il personale sanitario al momento <strong>del</strong>la visita ambulatoriale<br />
e/o <strong>del</strong> ricovero per una corretta anamnesi <strong>del</strong> paziente; se ritenuto utile potrà accompagnare il percorso<br />
di ricovero o gli accertamenti diagnostici <strong>del</strong> paziente straniero; offrirà un servizio di consulenza agli<br />
operatori sanitari e di traduzione/accoglienza/mediazione culturale per la famiglia eventualmente coinvolta.<br />
Il servizio di MLC può prevedere anche interventi di traduzione di documentazione medica.<br />
I mediatori linguistico culturali (MLC) coprono principalmente le seguenti aree linguistiche:<br />
albanese, rumeno, arabo, berbero, russo, ucraino, serbo, croato, moldavo, bulgaro, cinese, amarico (Etiopia),<br />
tagalog (Filippine), Hindi, punjabi, cingalese (Sri Lanka), francese, inglese, tedesco, spagnolo, swhaili (Africa<br />
Orientale Subsahariana), tigrino (Eritrea), wolof (Senegal), ungherese, turco, portoghese, farsi (Iran) e altre<br />
su richiesta. Azioni formative e di aggiornamento: formazione <strong>del</strong> personale medico e di assistenza su tematiche<br />
relative all’accoglienza e all'assistenza <strong>del</strong> paziente straniero (titoli da concordare in base alle esigenze<br />
<strong>del</strong>l’Ente Committente, con interventi da parte di MLC /formatori); workshop/tavole rotonde inerenti<br />
la conoscenza di usanze, tradizioni e rappresentazioni di determinati eventi cardine in differenti culture (nascita<br />
e mo<strong>del</strong>li di maternage, morte, malattia, rappresentazioni mentali legate al dolore e alla sofferenza/dolore,<br />
crescita e dinamiche evolutive ) e l'organizzazione <strong>del</strong> sistema sanitario nei differenti Paesi per i quali<br />
venisse richiesto.<br />
La Cooperativa garantisce un coordinatore responsabile <strong>del</strong>l'assistenza fornita, che sarà reperibile da parte<br />
<strong>del</strong>la Direzione <strong>del</strong>l'istituto <strong>del</strong>la Fondazione.<br />
Cooperativa Sociale Progetto Con-Tatto<br />
Via Porta Calcinara, 11<br />
27100 <strong>Pavia</strong> (PV)<br />
tel. e fax 0382/30.11.83<br />
info@progettocontatto.it<br />
www.progettocontatto.it<br />
Centro di Formazione (Accredit. MIUR D.M. 177/2000)
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
* Ruggero Rizzini<br />
15 PAGINA<br />
incontro ravvicinato con i<br />
disagi <strong>del</strong> paziente<br />
straniero ospedalizzato<br />
Sono tante le storie di reparto che nessuno<br />
conosce perché si parla sempre<br />
troppo spesso di mala sanità trascurando,<br />
non quella buona che ha il suo spazio sui<br />
giornali, ma il quotidiano che è fatto di incontri,<br />
scontri, amicizie, crescita umana,<br />
scambi, conoscenze, episodi che lasciano<br />
un segno e dopo mesi o anni ritornano in<br />
mente e fanno riflettere dopo aver rivisto<br />
un particolare o aver ascoltato una parola<br />
camminando per strada, leggendo il giornale<br />
o ascoltando un programma radiofonico.<br />
Il quotidiano in un reparto di malattie infettive<br />
e tropicali è la storia <strong>del</strong>la donna<br />
marocchina di 50 anni che non comunica<br />
in italiano o quella <strong>del</strong> ragazzo di colore<br />
malato di AIDS con una moglie <strong>del</strong> nord<br />
europa e tre figli piccoli a casa, che lentamente<br />
“perde la pelle” - sembra quasi che<br />
cambi colore ma non si lamenta - o l’uomo<br />
albanese che dopo un mese di degenza,<br />
con accanto sempre la giovane moglie<br />
(tutte e due non parlano italiano!), che si<br />
corica di notte in un materasso azzurro di<br />
quelli gonfiabili messo a terra vicino al letto<br />
<strong>del</strong> marito, viene trasferito in un altro reparto<br />
per curarsi un tumore al polmone o<br />
la ragazza africana, alta, magra, bella, tutto<br />
il giorno sola con due figli piccoli lasciati<br />
a casa e una malattia infettiva, “regalo” di<br />
un uomo che l’ha sempre picchiata e sfruttata<br />
facendola prostituire, come mi raccontò,<br />
quando la ragazza venne dimessa,<br />
l’assistente sociale che la seguiva. Tutte<br />
storie che nessuno dirà mai, che non interessano<br />
ai media locali ma che fanno parte<br />
di un quotidiano di reparto che non si<br />
può dimenticare e quando si vive lascia un<br />
segno se si ha voglia di guardare in profondità.<br />
Tutte storie che, per quanto mi riguarda,<br />
hanno una caratteristica comune:<br />
la difficoltà nella comunicazione e nella relazione;<br />
da parte loro e da parte mia, per<br />
una scarsissima conoscenza <strong>del</strong>le rispettive<br />
lingue, dei loro usi e costumi con conseguente<br />
qualità <strong>del</strong>le cure infermieristiche,<br />
ridotte perché limitate alle cose essenziali<br />
e tecniche come la distribuzione<br />
<strong>del</strong>la terapia, il prelievo o la preparazione<br />
all’esame diagnostico.<br />
La non conoscenza <strong>del</strong>la lingua non è<br />
un alibi ma, nel quotidiano assistenziale,<br />
un problema umano, professionale e legale.<br />
Potrei benissimo, compatibilmente con<br />
le mie capacità e conoscenze, fare una ricerca<br />
bibliografica e “ricopiare” cose già<br />
dette ma scientifiche. Preferisco invece impostare<br />
questa mia parte scritta come il<br />
racconto <strong>del</strong> mio vissuto.<br />
Al di la di tutti i problemi che presenta<br />
una professione come la nostra, sono convinto<br />
che poi, alla fine, l’ospedale siamo<br />
noi e dobbiamo, anche in un contesto particolare<br />
come questo, rinnovarci e aprirci<br />
all’altro. Certo, non si può pretendere che<br />
si conoscano tutte le lingue <strong>del</strong> mondo però<br />
dobbiamo attivarci per fare in modo che<br />
la degenza sia priva di ostacoli e pensare<br />
e pretendere, - non dobbiamo accontentarci<br />
di sopravvivere professionalmente -,<br />
ad un supporto collaborativo <strong>del</strong> mediatore<br />
linguistico culturale come un passo<br />
avanti che ci può permettere di risolvere<br />
alcuni importanti problemi assistenziali.<br />
Ma il mediatore linguistico non basta. Sono<br />
convinto che un’assistenza infermieristica<br />
seria passa anche attraverso la conoscenza<br />
<strong>del</strong> contesto sociale, politico e culturale<br />
<strong>del</strong>le persone. Poi, come sempre,<br />
manca il tempo, manca la voglia per aggiornarsi<br />
e pensare ad un piano assistenziale<br />
mirato alla persona che in quel momento<br />
è ricoverata e dobbiamo seguire.<br />
Questo è un altro discorso! Però, se vogliamo<br />
essere veramente dei professionisti<br />
non bastano i protocolli e le linee guida<br />
che troppo spesso, purtroppo, non vengono<br />
messi in pratica (spesso ho sentito dire<br />
da alcuni miei colleghi che…più <strong>del</strong> protocollo<br />
fa l’esperienza!), occorre considerare,<br />
ad esempio, come dice Emanuele Crialese,<br />
regista <strong>del</strong> film “terraferma”, se non<br />
lo avete ancora visto non perdetevelo, “Gli<br />
stranieri sono persone che quando vanno<br />
via dal loro Paese attraversano un’odissea”.<br />
Aggiungo che sono persone a cui qualcuno<br />
ha tentato di far perdere loro la dignità,<br />
che vogliono riacquistare nel presente.<br />
Forse sto esagerando. In fin dei conti la<br />
nostra professione, ora, temo sia ridotta a<br />
una serie di azioni tecniche che meccani-
16 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
camente eseguiamo giorno dopo giorno,<br />
turno dopo turno. Sono provocatorio, lo<br />
so, però un fondo di verità purtroppo c’è<br />
perché sono anch’io turnista e siamo talmente<br />
stressati e stanchi che ci va bene<br />
anche accettare questo tipo di comportamento.<br />
Negarlo sarebbe mentire e non fare<br />
nulla per far crescere la nostra professione.<br />
Sempre più spesso sento dire:<br />
“Faccio quello che devo fare e non di<br />
più!”oppure: “Cosa dobbiamo fare di più<br />
di quello che facciamo?”.<br />
Quasi mi convinco. Ma non mi rassegno!<br />
E ancora: “Dobbiamo anche, per assistere<br />
bene una persona, sapere la storia<br />
<strong>del</strong> suo Paese? Ma per favore!!!”.<br />
Sarà, però se non vogliamo essere classificati<br />
come dei mestieranti, come diceva<br />
madre Chiarina Garbossa, direttrice <strong>del</strong>la<br />
vecchia scuola per infermieri <strong>del</strong> Policlinico<br />
San Matteo di <strong>Pavia</strong>, bisogna aprire la<br />
nostra mente e conoscere, capire, studiare<br />
le tradizioni e la cultura di un popolo.<br />
Non c’è altra scelta. È, da parte nostra,<br />
onestà intellettuale ammettere che il mondo<br />
cambia, le migrazioni sono la quotidianità<br />
e non ci saranno più solamente i nostri<br />
“vecchi” che parlano il dialetto, da assistere<br />
e curare. Se vogliamo costruire un percorso<br />
assistenziale serio dobbiamo farci<br />
aiutare e non trovo scandaloso che qualcuno,<br />
un giorno, venga a raccontarci in un<br />
contesto seminariale i motivi per cui masse<br />
di persone lasciano i loro paesi d’origine.<br />
Oppure che qualche responsabile di<br />
un centro di prima accoglienza migranti ci<br />
aiuti a capire come dobbiamo comportarci<br />
di fronte al fenomeno <strong>del</strong>le migrazioni. E<br />
ancora: perché non confrontarsi con chi<br />
lavora negli ambulatori per migranti? D’altronde<br />
“dobbiamo capire che viviamo in<br />
una società che è sempre più globalizzata,<br />
diversa da quella di venti anni fa.” come dice<br />
Francesco Paterno, regista <strong>del</strong> lungometraggio<br />
“Cose <strong>del</strong>l’altro mondo”, un<br />
film realistico <strong>del</strong>la situazione dei migranti<br />
in provincia di Treviso, terra leghista, da<br />
non perdere assolutamente. Un altro tipo<br />
di assistenza è un problema anche nostro<br />
e non lo possiamo <strong>del</strong>egare. Se lo facciamo,<br />
il loro dolore, il dolore degli altri, come<br />
canta il maestro De Andrè, sarà sempre un<br />
dolore a metà.<br />
Ritornando a noi, voglio concentrarmi<br />
sul ricordo <strong>del</strong>la storia di una donna marocchina<br />
di 50 anni. Me la ricordo sempre<br />
a letto, con un copricapo sobrio a raccogliere<br />
i lunghi capelli che una sola volta ho<br />
visto sciolti quando una sua parente la stava<br />
pettinando. Sempre in silenzio ma circondata<br />
da tanti familiari che, rispettosi dei<br />
tempi e <strong>del</strong>le regole di reparto, entravano<br />
uno alla volta e rigorosamente durante le<br />
ore previste dal regolamento interno. Que-<br />
sta donna chiaramente non parlava italiano<br />
per cui aspettavamo uno dei figli per<br />
poter comunicare con lei. Non comunicava<br />
nemmeno il suo dolore, ricordo che era<br />
entrata per un herpes che si estendeva su<br />
parte <strong>del</strong> corpo. Faceva le sue terapie,<br />
punto e basta. Ogni sera c’era il rito <strong>del</strong>la<br />
comunicazione tra figlio e infermiere dove<br />
ci si passava le “consegne” per cui noi venivamo<br />
a conoscenza di particolari utili per<br />
poter assistere nel migliore dei modi. Chissa’<br />
se ce l’abbiamo fatta!!!!. Ogni sera il rito<br />
<strong>del</strong> bagno, aiutata dalla figlia, e il rito <strong>del</strong><br />
cibo (proibitissimo portare cibo dall’esterno!!!!).<br />
I figli le portavano alcuni piatti <strong>del</strong>la<br />
sua cucina che lasciavano un profumo<br />
intenso in camera che se ne andava dopo<br />
ore.<br />
Tra poco ci troveremo a dover pianificare<br />
“un’altra assistenza” fatta di incastri culturali<br />
che vanno conosciuti e dovremo<br />
convincerci che l’Italia e il microcosmo in<br />
cui viviamo è in continua evoluzione, anche<br />
se ci riesce difficile accettarlo. “L’infermiere<br />
dovrà adattare la sua prospettiva ad<br />
una visione più dinamica <strong>del</strong>la società in<br />
cui vive e <strong>del</strong> mondo e dovrà essere pronto<br />
a rispondere agli stimoli socio-culturali<br />
di un ambiente di lavoro destinato a cambiare<br />
in senso multietnico: capire le esigenze<br />
degli utenti immigrati e stabilire un<br />
buon rapporto con le altre culture saranno<br />
aspetti sempre più importanti <strong>del</strong> suo lavoro.<br />
All’infermiere è quindi richiesta, oggi<br />
più che in passato, una formazione che lo<br />
renda capace di fornire un’assistenza multiculturale.<br />
Maggiore attenzione deve essere<br />
dedicata al processo di comunicazione:<br />
una particolare apertura mentale e una modifica<br />
di atteggiamenti stereotipici sono necessarie<br />
al fine di accettare e capire la diversità.<br />
Garantire il diritto alla salute allo<br />
straniero vuol dire anche preparare l’infermiere<br />
ad accoglierlo e a dargli un’assistenza<br />
personalizzata. La formazione antropologica,<br />
ma anche la riscoperta <strong>del</strong>la relazione<br />
interetnica e interpersonale, permettono<br />
un migliore approccio con gli utenti di<br />
altre culture. Ecco quindi che l’incontro<br />
con gli utenti immigrati rappresenta un’occasione<br />
per diventare professionisti più<br />
competenti anche in ambito isoculturale,<br />
oltre che persone umanamente e intellettualmente<br />
più ricche.”<br />
(tratto da: http://www.click.vi.it/sistemieculture/Bortolaso5.html)<br />
l’autore<br />
* Infermiere<br />
Malattie Infettive e Tropicali<br />
IRCCS San Matteo - <strong>Pavia</strong><br />
Presidente AINS Onlus
EDITORIALE<br />
Vita<br />
1/<strong>2012</strong><br />
di<br />
collegio<br />
* Enrico Frisone<br />
«Gli uomini viaggiano per meravigliarsi<br />
<strong>del</strong>l’altezza <strong>del</strong>le montagne<br />
<strong>del</strong>le enormi onde <strong>del</strong> mare<br />
dei lunghi corsi dei fiumi,<br />
<strong>del</strong>l’immensa superficie <strong>del</strong>l’oceano,<br />
<strong>del</strong> movimento circolare <strong>del</strong>le stelle,<br />
e passano vicino a loro stessi senza meravigliarsi.»<br />
Sant’Agostino<br />
E di nuovo siamo qui, un altro triennio davanti ai nostri<br />
occhi pronto a stupirci con i suoi eventi positivi e negativi,<br />
con le sue speranze da realizzare e le <strong>del</strong>usioni da<br />
confortare.<br />
Ogni volta ci carichiamo di aspettative e buoni propositi<br />
per poi finire a rincorrere gli eventi nel desiderio<br />
di ottenere il miglior risultato possibile.<br />
Tutto questo viaggiare ormai da diversi anni mi stupisce,<br />
ogni volta, le onde che attraversiamo con la nostra<br />
piccola barca, non smettono di ricordarmi quanta fatica<br />
e quanto pericoloso sia navigare nel mare <strong>del</strong>la politica<br />
soprattutto quella professionale.<br />
Questa volta però è diverso; molto diverso.<br />
Le recenti elezioni hanno raggiunto un importante<br />
traguardo: la partecipazione.<br />
Avete risposto numerosi ad una chiamata che per<br />
troppo tempo è rimasta disattesa. Il costante appello, la<br />
presenza diffusa sul territorio <strong>del</strong> consiglio direttivo potrebbe<br />
essere una possibile spiegazione <strong>del</strong> fenomeno.<br />
Ma sono convinto che non sia proprio così, lo sento, lo<br />
percepisco dalle richieste di consulenza e dai contatti<br />
sempre più numerosi che i colleghi effettuano attraverso<br />
i nostri canali di comunicazione.<br />
Credo infatti che stia germogliando quel seme che,<br />
tre mandati fa, in un editoriale definii come “il sogno di<br />
un futuro per le nuove generazioni di infermieri”.<br />
La crescita culturale e non solo specialistica, credo<br />
sia la chiave di Volta <strong>del</strong> processo evolutivo di un gruppo.<br />
Il dibattito interno che indica la linea da percorrere,<br />
consente l’assunzione di posizioni verso i governi locali e<br />
nazionali non esclusivamente corporativistiche ma centrate<br />
sul raggiungimento <strong>del</strong>l’ideale, ovvero l’interesse<br />
verso l’uomo. Guai però in questo momento a sedersi sugli<br />
allori o perdere di vista il fine <strong>del</strong> collegio. Questo è il<br />
momento di concentrarsi sui risultati da raggiungere grazie<br />
alla credibilità ed autorevolezza conquistata nel mondo<br />
socio-sanitario provinciale. Pertanto che ognuno continui<br />
a fare il proprio lavoro focalizzandosi su l’unità<br />
d’intenti che ha permesso un’ampia e diffusa partecipazione<br />
degli iscritti, sia durante il periodo elettorale, che<br />
nelle manifestazioni sociali e culturali.<br />
Il nuovo consiglio direttivo eletto ha ulteriormente incrementato<br />
nella sua composizione, la presenza di rappresentatività<br />
territoriale e culturale. Ma ormai lo sappiamo<br />
se il consiglio è la rappresentanza, gli iscritti sono<br />
la FORZA.<br />
In questi giorni stiamo costruendo un programma<br />
che possa garantire una risposta locale al difficile momento<br />
socioeconomico che a tutti i livelli la nostra popolazione<br />
sta vivendo.<br />
Gli ultimi, i meno capaci a proteggersi, le vittime di<br />
un sistema economico avido e spietato devono essere i<br />
nostri principali soggetti di attenzione.<br />
L’informazione pubblica troppo spesso confonde le<br />
notizie per ottenere significati riscontri ed aumenti di audience.<br />
Il processo evolutivo di una società passa necessariamente<br />
attraverso momenti di trasformazione e il tentativo<br />
di liberalizzazione di alcuni ordini professionali ne è un<br />
esempio.<br />
Vi chiedo pertanto di prestare molta attenzione all’informazione<br />
offerta dai media, spesso fuorviante rispetto il<br />
futuro <strong>del</strong> sistema ordinistico<br />
Gli infermieri a differenza di altri ordini storici, non<br />
hanno privilegi da perdere, posizioni da difendere, poteri<br />
politici da preservare… anzi direi che questo è proprio il<br />
momento nel quale è necessario porre sul piatto <strong>del</strong>la bilancia<br />
il valore intrinseco <strong>del</strong>le professioni e farne valere<br />
i diritti.<br />
Assistere le persone, attraverso atti di Care, non potrà<br />
che essere l’unica vera sfida alla politica fallimentare<br />
e al potere fine a se stesso: Raggiungendo gli uomini<br />
senza distinguerne il valore, l’etnia o la condizione.<br />
Auguro, a tutti noi infermieri, ispirandoci a S. Agostino,<br />
di avere occhi per “meravigliarci durante il nostro<br />
cammino”.<br />
Enrico Frisone<br />
<strong>IPASVI</strong>
2<br />
PAGINA V I TA D I C O L L E G I O Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
elezIonI per Il rInnoVo deglI organI CollegIalI<br />
Come noto nelle giornate 26-27-28 novembre u.s. si sono svolte<br />
le elezioni per il rinnovo degli Organi collegiali.<br />
Alla data <strong>del</strong>le elezioni risultavano n. 3979 iscritti aventi diritto al<br />
voto; hanno esercitato il loro diritto l’11,49% degli elettori, pari<br />
a n. 457.<br />
Votanti suddivisi per sesso<br />
Sesso Aventi diritto al voto Votanti % votanti<br />
Uomini 578 95 16,44 %<br />
Donne 3401 362 10,64 %<br />
% di votanti suddivisi per classi di età<br />
Classe di età Numero assoluto % di votanti in base<br />
votanti alla classe di età<br />
61 anni: 15 8,29%<br />
Al termine <strong>del</strong>le operazioni vi voto, si è proceduto allo spoglio<br />
<strong>del</strong>le schede. Le preferenze espresse per i componenti il Consiglio<br />
Direttivo sono risultate:<br />
Nominativo candidato Numero di preferenze<br />
Frisone Enrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 244<br />
Loi Duilio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191<br />
Quattrocchi Salvatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 124<br />
Braga Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116<br />
Tanzi Annamaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113<br />
Belotti Luigia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113<br />
Ciancio Gabriele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107<br />
Maiocchi Enrica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99<br />
Pontello Giuseppina Maria . . . . . . . . . . . . . . . . 95<br />
Rizzini Ruggero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92<br />
Baglioni Elena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85<br />
Cattaneo Emanuela. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85<br />
Costa Rosanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80<br />
Mutti Daniele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79<br />
Mazzucco Antonella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68<br />
Quaglini Elena Maria Rita . . . . . . . . . . . . . . . . . 68<br />
Pellegrino Eugenia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66<br />
Rampi Annamaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64<br />
Gomez Anamuro Carina . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55<br />
Camerlingo Luigi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54<br />
Zambotti Enrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52<br />
Cerri Laura. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52<br />
Donati Nadia Annamaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51<br />
Bonalumi Silvia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42<br />
Chiappedi Enrica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
Hanno ricevuto preferenze altri 79 colleghi.<br />
Le preferenze espresse per il Revisore dei conti supplente sono<br />
risultate:<br />
Nominativo candidato Numero di preferenze<br />
Roversi Paolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195<br />
Cestari Vittorina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69<br />
Petullo Franca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Hanno ricevuto preferenze altri 27 colleghi.<br />
Risultano essere eletti quali membri <strong>del</strong> Consiglio Direttivo:<br />
Frisone Enrico Pontello Giuseppina Maria<br />
Loi Duilio Rizzini Ruggero<br />
Quattrocchi Salvatore Baglioni Elena<br />
Braga Giuseppe Cattaneo Emanuela<br />
Tanzi Annamaria Costa Rosanna<br />
Belotti Luigia Mutti Daniele<br />
Ciancio Gabriele Mazzucco Antonella<br />
Maiocchi Enrica<br />
A seguito <strong>del</strong>la scelta <strong>del</strong>la candidata Costa Rosanna di accettare<br />
l’elezione quale membro <strong>del</strong> Consiglio Direttivo, rinunciando<br />
quindi a ricoprire il ruolo di Revisore dei conti, risultano essere<br />
eletti quali membri <strong>del</strong> <strong>Collegio</strong> dei Revisori dei conti:<br />
Di Martino Raffaella<br />
Bergomi Piera<br />
Bassi Claudio<br />
Risulta essere eletto quale Revisore dei conti supplente il candidato<br />
Roversi Paolo<br />
Nei termini previsti dalla normativa vigente il Consiglio Direttivo<br />
e il <strong>Collegio</strong> dei Revisori dei conti neo insediati, hanno proceduto<br />
alle elezioni di secondo livello per eleggere le cariche istituzionali.<br />
Dopo tali operazioni il <strong>Collegio</strong> <strong>IPASVI</strong> <strong>del</strong>la provincia di <strong>Pavia</strong><br />
sarà governato nel triennio in corso dai seguenti colleghi:<br />
Nominativo eletto Organismo Carica/Ruolo<br />
Frisone Enrico Consiglio Direttivo Presidente<br />
Loi Duilio Consiglio Direttivo Vicepresidente<br />
Braga Giuseppe Consiglio Direttivo Tesoriere<br />
Quattrocchi Salvatore Consiglio Direttivo Segretario<br />
Baglioni Elena Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Belotti Luigia Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Cattaneo Emanuela Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Ciancio Gabriele Consiglio Direttivo Consigliere<br />
Costa Rosanna Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Maiocchi Enrica Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Mazzucco Antonella Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Mutti Daniele Consiglio Direttivo Consigliere<br />
Pontello Giuseppina Maria Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Rizzini Ruggero Consiglio Direttivo Consigliere<br />
Tanzi Annamaria Consiglio Direttivo Consigliera<br />
Bergomi Piera <strong>Collegio</strong> Revisore dei conti Presidente<br />
Bassi Claudio <strong>Collegio</strong> Revisore dei conti Componente<br />
Di Martino Raffaella <strong>Collegio</strong> Revisore dei conti Componente<br />
Roversi Paolo <strong>Collegio</strong> Revisore dei conti Supplente<br />
<strong>IPASVI</strong><br />
Le preferenze espresse per i componenti il <strong>Collegio</strong> dei Revisori<br />
dei conti sono risultate:<br />
Nominativo candidato Numero di preferenze<br />
Di Martino Raffaella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164<br />
Bergomi Piera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141<br />
Costa Rosanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118<br />
Bassi Claudio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111<br />
Buscaglia Nicola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82<br />
Cestari Vittorina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49<br />
Piovera Daniele Maria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
Hanno ricevuto preferenze altri 44 colleghi.<br />
La comunità professionale augura alla rappresentanza così<br />
espressa un triennio di proficuo lavoro.
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
* Giuseppe Braga<br />
In quest’ultimo periodo sono arrivate molte telefonate di colleghi<br />
allarmati che iniziavano proprio con la frase “Mi è arrivata<br />
una comunicazione da ENPAPI … cosa devo fare?”<br />
Abbiamo contattato direttamente la sede centrale di ENPAPI<br />
che ha chiarito sia il senso <strong>del</strong>la comunicazione che le modalità<br />
che devono attuare tutti i colleghi destinatari <strong>del</strong>la stessa.<br />
Innanzitutto si tratta di una procedura posta in essere al fine<br />
di garantire che il passaggio <strong>del</strong>le contribuzioni previdenziali,<br />
erroneamente versate alla Gestione Separata INPS, siano state<br />
imputate, sia nel totale che nella correttezza, al professionista<br />
avente diritto.<br />
Visto che tali missive sono state inviate a molti colleghi che<br />
non esercitano la Libera Professione o che pensano di non aver<br />
mai effettuato prestazioni in tale regime, ritengo opportuno fare<br />
un piccolo passo indietro per meglio comprendere il lungo percorso<br />
che ci ha portato a questa situazione.<br />
Il D.Lgs. 10 febbraio 1996, n. 103 “Attuazione <strong>del</strong>la <strong>del</strong>ega<br />
conferita dall’art. 2, comma 25, <strong>del</strong>la legge 8 agosto 1995, n.<br />
335, in materia di tutela previdenziale obbligatoria dei soggetti<br />
che svolgono attività autonoma di libera professione” ha aperto<br />
la strada, imboccata immediatamente dal Comitato Centrale<br />
<strong>del</strong>la Federazione dei Collegi <strong>IPASVI</strong>, per la costituzione di un<br />
Ente privato per la tutela pensionistica degli iscritti agli Albi professionali<br />
<strong>IPASVI</strong>.<br />
Nasce la Cassa di Previdenza <strong>IPASVI</strong>, rinominata successivamente<br />
ENPAPI (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza <strong>del</strong>la<br />
Professione Infermieristica. Tale Ente, a norma di Legge, è<br />
l’UNICO ente previdenziale al quale far confluire le contribuzioni<br />
per la previdenza obbligatoria, per i professionisti <strong>IPASVI</strong>.<br />
Ciò premesso si comprende anche la difficoltà nel raggiungere<br />
tutti i Libero Professionisti, nel guidarli, consigliarli e accompagnarli<br />
sulla strada corretta per non eludere le normative vigenti.<br />
Ma prima di ENPAPI, i professionisti dovevano comunque<br />
versare i contributi previdenziali all’INPS, nel “cassetto” <strong>del</strong>la<br />
Gestione Separata.<br />
Ecco che, nato l’Ente previdenziale autonomo, il versamento<br />
<strong>del</strong>le contribuzioni alla Gestione Separata INPS (GIS) non solo<br />
è errata, ma contro la Legge e, di conseguenza, sanzionabile!<br />
Come potete ben immaginare non è facile interloquire con<br />
l’INPS per farsi ridare quanto erroneamente versato, ma a questo<br />
ci ha pensato ENPAPI. Dopo diversi anni di incontri, discussioni,<br />
se vogliamo anche “minacce”, i due Enti previdenziali sono<br />
giunti a un accordo che prevede che tutti i versamenti effettuati<br />
da iscritti <strong>IPASVI</strong>, presenti nelle casse <strong>del</strong>la GIS, sono stati<br />
trasferiti all’unico Ente avente diritto di gestione degli stessi<br />
3<br />
V I TA D I C O L L E G I O PAGINA<br />
enpapI e gestIone separata Inps:<br />
Cosa è CambIato<br />
per poter garantire ai propri iscritti le prestazioni previste dallo<br />
Statuto (derivante, ovviamente, dalla normativa citata).<br />
Da non sottovalutare che ENPAPI è venuta incontro a tutti gli<br />
iscritti in diversi modi, innanzitutto non colpevolizzando gli<br />
iscritti che, affidatisi a esperti <strong>del</strong> settore (rivelatisi poi poco avvezzi<br />
alla normativa vigente) hanno versato le contribuzioni alla<br />
GIS, in secondo luogo proprio attraverso il citato accordo con<br />
l’INPS e infine inviando a ciascuno una comunicazione per segnalare<br />
a tutti gli interessati il passaggio <strong>del</strong>le contribuzioni dalla<br />
GIS a ENPAPI stesso.<br />
Molti hanno “sorvolato”, senza troppo preoccuparsi di una<br />
comunicazione ufficiale di un Ente previdenziale, sulla prima<br />
comunicazione <strong>del</strong> 2009 e una hanno ricevuto una seconda nel<br />
dicembre u.s. (vedi esempio a pagina 17 <strong>del</strong>la rivista). E allora<br />
è nato il panico.<br />
Cosa bisogna fare oggi?<br />
Innanzitutto è importante verificare, recandosi all’INPS, la<br />
propria posizione previdenziale richiedendo l’estratto conto<br />
contributivo.<br />
Poi è necessario mediante internet andare sulla home page<br />
<strong>del</strong> sito www.enpapi.it<br />
<strong>IPASVI</strong><br />
Da lì inserendo il codice fiscale come nome utente e la password<br />
che vi è stata segnalata nella lettera, sarete riconosciuti<br />
dal sistema e potrete accedete alla vostra area personale da cui<br />
potete consultare la vostra posizione previdenziale.<br />
Andate a controllare la posizione trasferita
4<br />
PAGINA V I TA D I C O L L E G I O Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
È necessario confrontare se quanto è indicato dall’INPS coincida<br />
con quanto trasferito a ENPAPI.<br />
Infine bisogna compilare il modulo di agiornamento dati.<br />
State attenti nella compilazione, il modulo è semplice, ma ha un<br />
piccolo “baco” informatico in quanto nella prosecuzione <strong>del</strong>la<br />
compilazione vi vengo richiesti i dati <strong>del</strong>l’estratto conto INPS e l’inserimento<br />
<strong>del</strong>le cifre NON ammette errori, nel caso è sufficiente ripetere<br />
la procedura di compilazione <strong>del</strong> modulo dall’inizio.<br />
Il modulo stesso vi chiederà (verso la fine <strong>del</strong> modulo) la vostra<br />
posizione lavorativa e qui dovete dichiarare se state esercitando<br />
la Libera Professione oppure no (o ha nel frattempo<br />
smesso).<br />
Chi non esercita la Libera Professione ha terminato il proprio<br />
impegno e non deve comunicare più nulla a ENPAPI, chi sta ancora<br />
esercitando continuerà a farlo senza altra preoccupazione.<br />
Ma quanto versato che fine fa?<br />
Chi non esercita la Libera Professione ha due possibilità: cancellarsi<br />
da ENPAPI e quindi al raggiungimento <strong>del</strong>l’età pensionabile<br />
potrà richiedere il montante contributivo maturato oppure<br />
può chiedere di mantenere aperta la posizione e può scegliere<br />
di effettuare dei versamenti di contributi volontari per accrescere<br />
il proprio montante contributivo. Con questa seconda ipotesi<br />
si hanno due vantaggi, uno fiscale immediato in quanto i<br />
versamenti a un Ente previdenziale simulano i versamenti per<br />
una pensione integrativa e, di conseguenza, sono deducibili<br />
dall’imponibile fiscale, il secondo ci consentirà, al raggiungimento<br />
<strong>del</strong>l’età pensionabile di poter accedere a una (piccola in<br />
quanto calcolata sul montante contributivo versato) pensione integrativa.<br />
Chi esercita ancora l’attività libero professionale vedrà incrementato<br />
il proprio montante contributivo pari alle somme trasferite<br />
dal GIS.<br />
Se vi sono rimasti ancora dei dubbi, ricordo a tutti voi che in<br />
<strong>Collegio</strong> è presente un gruppo di lavoro sulla Libera Professione<br />
che è stato costituito per sostenere, guidare e consigliare tutti<br />
gli iscritti che vogliono esercitare la Libera Professione, ma anche<br />
per dare risposte a tutti gli iscritti che possano avere dei<br />
dubbi, riferibili alla problematica affrontata in queste brevi pagine,<br />
ma anche sulle possibilità di esercizio libero professionale<br />
pur in regime di attività di lavoro dipendente.<br />
<strong>IPASVI</strong><br />
l’autore<br />
* Infermiere Coordinatore<br />
Tesoriere <strong>Collegio</strong> <strong>IPASVI</strong> di <strong>Pavia</strong><br />
Referente <strong>del</strong> gruppo di lavoro “Libera Professione”
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
E N P A P I<br />
ENTE NAZIONALE PREVIDENZA e ASSISTENZA <strong>del</strong>la PROFESSIONE INFERMIERISTICA<br />
17 PAGINA
18 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
Chi fa mediazione sanitaria a <strong>Pavia</strong> e in provincia<br />
Babele Onlus<br />
Associazione di volontariato e solidarietà familiare<br />
In questi anni l’Associazione Babele si è occupata in modo particolare dei problemi legati alla sanità. Da un<br />
lato il notevole incremento <strong>del</strong>la popolazione straniera, dall’altro la complessità <strong>del</strong>la rete dei servizi sanitari<br />
offerti dal territorio, insieme con le difficoltà connesse alle diversità linguistiche rendono difficile l’approccio<br />
alle strutture sanitarie e possono disorientare gli immigrati, che non sempre sono a conoscenza <strong>del</strong>le opportunità<br />
offerte dai servizi territoriali e ospedalieri nonché <strong>del</strong>le procedure per accedervi. Inoltre le persone<br />
straniere, soprattutto se il loro arrivo è recente, si trovano spesso in estrema indigenza e in una grande solitudine,<br />
senza il fondamentale sostegno di parenti ed amici, completamente sradicati dalla propria appartenenza<br />
culturale.<br />
E questo è drammaticamente rilevante quando riguarda i minori, le donne in stato di gravidanza o in puerpuerio.<br />
L’Associazione ha perciò organizzato una rete di supporto e di accompagnamento alle persone ammalate<br />
presso le strutture sanitarie e i consultori; ha fornito informazioni per l’ottenimento <strong>del</strong> codice STP o<br />
<strong>del</strong> libretto sanitario; ha garantito, quando necessario, la mediazione linguistica in modo che il linguaggio<br />
medico diventi una comunicazione comprensibile ad utenti che non parlano la lingua italiana. Inoltre è possibile<br />
richiedere un servizio di traduzione nelle lingue europee ed extraeuropee di moduli, dépliant informativi<br />
e regolamenti di tipo sanitario.<br />
L’associazione ha dedicato particolare impegno nel seguire alcune famiglie con bambini affetti da gravi patologie<br />
leucemiche.<br />
Sono, infatti, numerose le famiglie straniere, che, ricorrendo ai fondi stanziati ogni anno dalla Regione Lombardia<br />
per interventi sanitari a favore dei cittadini extracomunitari, si rivolgono al reparto di Oncoematologia<br />
Pediatrica <strong>del</strong> l’I.R.C.C.S. Ospedale San Matteo per l’inquadramento diagnostico e la terapia <strong>del</strong>le patologie<br />
leucemiche, terapie di alta specialità impossibili nei paesi di origine.<br />
Nel 2002 l’associazione è stata contattata ed ha collaborato con da La Sociedad de Lucha contra el cancer <strong>del</strong><br />
Ecuador nell’ aiuto a bimbi ecuadoriani, la cui unica possibilità di sopravvivenza è legata alle nuove tecniche<br />
di trapianto midollare. Ricordo che in Ecuador, come in tanti altri paesi disagiati, l’assistenza sanitaria è<br />
fornita solo a pagamento e che una confezione di antibiotico può valere l’intero stipendio mensile di un lavoratore<br />
medio.<br />
L’associazione Babele, nel caso di interventi in favore di famiglie con figli colpiti da particolari forme di tumore,<br />
opera in collaborazione con la Direzione <strong>del</strong> <strong>del</strong> Reparto di Oncoematologia pediatrica <strong>del</strong>l’IRCCS San<br />
Matteo, con l’Assessorato alla Sanità <strong>del</strong>la Regione Lombardia, con l’Agal (Associazione genitori e amici<br />
dei bambini leucemici, con sede presso l’Irccs San Matteo) ed il gruppo Emmaus, che dà ospitalità ai parenti<br />
dei bambini malati. L’associazione Babele Onlus si presta ad interventi di mediazione in ambito sanitario<br />
sia a richiesta degli utenti che a richiesta <strong>del</strong>le strutture sanitarie.<br />
Contatti<br />
Mail: info@babeleonlus.it<br />
Telefono: 0382 460199<br />
Cellulare: 340 9108141<br />
Sede: Viale Campari 62C - 27100 <strong>Pavia</strong>
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
* Cinzia Ancarani<br />
* Federica Della Fiore<br />
abstraCt<br />
Thanks to the project of cultural exchange,<br />
sponsored by the College <strong>IPASVI</strong><br />
with the voluntary associations of <strong>Pavia</strong>,<br />
Cynthia and Federica were able to experience<br />
living on the outskirts of Lomé<br />
in Togo enriching their culture and sharing<br />
both professionally and personally<br />
a short walk of life.<br />
Esperienza di<br />
volontariato in Togo<br />
“… Si l’africa sta cambiando.<br />
Non con lo stesso ritmo ovunque e non<br />
nella stessa direzione.<br />
Ma è chiaro che i popoli d’africa stanno<br />
esprimendo un nuovo senso di responsabilità<br />
per il proprio destino.<br />
Africa, hai <strong>del</strong>le necessità così grandi,<br />
ma hai anche così tanto da dare…!!”<br />
Queste parole di Papa Giovanni Paolo II<br />
sono la giusta premessa per la nostra breve<br />
esperienza a Agoniyvè, periferia di Lomè<br />
in Togo .<br />
Grazie al progetto di “interscambio culturale”<br />
promosso dal <strong>Collegio</strong> <strong>IPASVI</strong> con<br />
le Associazioni di Volontariato di <strong>Pavia</strong> abbiamo<br />
vissuto due settimane presso la casa<br />
di volontari VOICA (volontariato internazionale<br />
Canossiane) presente da quindici<br />
anni nel paese africano. Da cinque anni è<br />
attivo un dispensario sanitario che accoglie<br />
a prezzi ridotti o gratuitamente la popolazione<br />
locale, per compensare un sistema<br />
pubblico e privato a pagamento.<br />
“… hai un profondo senso <strong>del</strong>la comunità<br />
e un vivo senso <strong>del</strong>la dimensione Spirituale<br />
<strong>del</strong>la vita umana … “<br />
continua Papa Giovanni Paolo II<br />
La strada è la casa ; rossa, sterrata,per-<br />
19 PAGINA<br />
corre il Togo da Nord a Su, incombe selvaggia<br />
la vegetazione tropicale, talvolta<br />
secolare come le antiche tradizioni. Ai lati<br />
spuntano baracche di legno, capanne costruite<br />
con foglie secche di cocco o di banano;<br />
macchie di colori contrastanti si<br />
muovono a ritmo di musica durante il giorno<br />
e la notte. La strada è il letto, il bagno,<br />
la cucina, il lavoro, la scuola, il gioco … la<br />
strada è la vita, la comunità.<br />
Fatalisti per necessità, appartenenti a<br />
varie etnie, per lo più fe<strong>del</strong>i a credenze animistiche.<br />
Il protestantesimo e il cattolicesimo<br />
interessano una piccola parte <strong>del</strong>la popolazione<br />
ma, per chi si è convertito, hanno<br />
un forte senso Spirituale.<br />
Sono persone, alle quali sembra, che<br />
per ragioni sconosciute, sia negata una visione<br />
nitida <strong>del</strong> mondo:<br />
come ciechi in una stanza, coscienti solo<br />
di ciò che viene a contatto con loro! E’<br />
come aver viaggiato a ritroso nel tempo,<br />
verso i primordi <strong>del</strong> mondo. Non contagiati<br />
dal materialismo e conseguente individualismo,<br />
vivono ancora il valore <strong>del</strong>la famiglia,<br />
l’amore per i bambini, la solidarietà,<br />
l’ospitalità nei confronti <strong>del</strong>l’uomo bianco<br />
chiamato Iavò.<br />
Gli stregoni e gli indovini hanno un ruolo<br />
importante nella vita di tutti i giorni, questo<br />
è uno dei motivi per cui accedono alle<br />
cure come ultima spiaggia, quando ormai<br />
solo il fato o la divina provvidenza può esserti<br />
d’aiuto .<br />
Al dispensario abbiamo lavorato con altri<br />
volontari e personale sanitario Togolese.<br />
Abbiamo curato malaria, dolori addominali,<br />
sintomi febbrili,lesioni cutanee. Seguito<br />
il programma nutrizionale per bambini<br />
denutriti . Siamo entrate in sala operatoria<br />
come “aiuto” chirurgo per interventi di ernie<br />
scrotali e isterectomie.<br />
Il dispensario è un punto di ritrovo,dove<br />
nessuno a fretta e il tempo è scandito dal<br />
sole, si affidano alle tue capacità, ringraziandoti<br />
e sorridendo anche nei momenti<br />
disperati.<br />
Inutile dire che tali esperienze arricchiscono<br />
l’animo. Che cos’è il volontariato?<br />
Ognuno di noi da il giusto significato ma, è<br />
la motivazione, lo studio, la curiosità per<br />
un nuovo paese che muove il desiderio di<br />
andare o in alcuni casi di restare.<br />
A questo proposito allego la cronaca, di<br />
giornate in sala operatoria, scritta da una
20 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
operatrice volontaria ormai in Togo da anni<br />
(improvvisata ferrista per necessità).<br />
11.11.11 data storica. Operiamo per la<br />
prima volta SENZA Antonio (chirurgo italiano)<br />
due donne: un fibroma e un’ovaia cistica.<br />
Il prof si rifiuta di entrare a dare anche<br />
solo il supporto; suo cognato dice che<br />
siamo pazzi a fare isterectomie senza la<br />
rianimazione. Pericolo emorragie ecc.<br />
Il nostro Japhet tanto amato, invece, dice<br />
che opera da 10 anni, a beh, e non ci<br />
sono problemi. 5 giorni di ricovero post<br />
operatorio al massimo e tutte a casa. Certo,<br />
è molto, molto più impressionante. A<br />
parte quello che si estrae dal ventre, che<br />
ieri era un utero con fibromi grosso come<br />
un neonato e <strong>del</strong> peso di 2.5 kg sicuri.<br />
Poi, certo, la “finezza”, il tatto, che non è<br />
“la classe”, ma il trattare il corpo sotto le<br />
proprie mani come animale da macello. E<br />
sottolineo che Japhet è uno che tiene ai<br />
pazienti come esseri viventi, come persone.<br />
Immagino come fanno gli altri..! insomma,<br />
dopo il taglio <strong>del</strong> bisturi parte con<br />
l’elettro bisturi a 100 (con Antonio è sul 50)<br />
e si taglia sottocute, grasso e fascia muscolare<br />
addominale, che salta contratta ad<br />
ogni affondo.<br />
È normale, dicono. La manovra che ancora<br />
mi sconvolge e che preferisco non<br />
guardare è quella che precede il posizionamento<br />
dei divaricatori: in due, Jap e il<br />
suo aiuto Leon, infilano le mani e allargano,<br />
a strapponi, uno di qua e uno di là dal<br />
tavolo operatorio che si muove e si sposta.<br />
Chiamano, a sto’ punto, i divaricatori, e immediatamente<br />
la mano <strong>del</strong> chirurgo è di<br />
nuovo dentro a cercare l’utero, che non fatica<br />
a trovare viste le dimensioni. Ecco allora<br />
che emerge una palla deforme e dura,<br />
di color rosa striato. Ci mostra, tutto quello<br />
che taglieremo: tube, alle quali si attaccano<br />
i ferri emostatici (o i coker!), ovaie, e<br />
collo. C’ è un’arteria cui fare attenzione e a<br />
cui si attacca un ferro detto Jean Louis<br />
Four, a tenuta impeccabile, come dice<br />
Japh. Se così non fosse si creerebbe<br />
un’emorragia e, “addio core!”.<br />
Si continua, quasi fosse una lotta contro<br />
il tempo, e in un certo senso lo è; è infatti<br />
consigliato tenere il meno possibile il ventre<br />
<strong>del</strong> paziente aperto. Però, si va così di<br />
lena che faccio fatica a capire cosa fa<br />
adesso e cosa gli serve al prossimo passaggio!<br />
Imparerò già al terzo intervento<br />
che i ferri sono pochi e sempre quelli e che<br />
qui non si fa altro che pinzare e tagliare,<br />
tamponare il sangue (Lesly) o aspirare.<br />
Dopo aver estratto la cosa abominevole e<br />
deforme, ci mostra, infilando una garza<br />
con Betadine, la vagina. Riprenderemo la<br />
garzetta alla fine, eastraendola dall’esterno<br />
<strong>del</strong> corpo <strong>del</strong>la signora, come fosse un<br />
tampax. Dieci minuti ed è finito l’intervento,<br />
che in tutto dura meno di un’ora. Si lega<br />
quello che resta <strong>del</strong>le tube fra di loro,<br />
per evitare che collassino ed escano, come<br />
è uscito l’utero ad un’altra! Si ricuce<br />
tutto e c’est fini!<br />
Una scena trash accaduta ieri: durante<br />
l’intervento, basso ventre squarciato, aperto,<br />
da sotto il telo verde che forma il campo<br />
operatorio, sbuca una mano nera e si<br />
infila dentro, come a grattarsi l’intestino!<br />
Mamma mia... io e Lesly ci guardiamo... la<br />
signora sente un po’ male... c’è da aumentare<br />
la dose di anestetico, please! Poi tutto<br />
ricomincia tranquillamente.<br />
Vogliamo parlare poi di Sr. I-Pod Estrel?!<br />
Che scattava foto a tutto spiano e si lamentava<br />
con la tipa <strong>del</strong> fatto che non sorridesse?!?<br />
14.11.11 lunedì. Si ricomincia con<br />
serietà, in sala il prof. (Volontario) e 4<br />
casi dei suoi: 2 ernie scrotali e due cisti<br />
funicolari. Tutto si è svolto nella<br />
massima professionalità, come sempre<br />
con lui, ma stamattina ero particolarmente<br />
in forma ed ho lavorato come<br />
una vera ferrista! Solo un paio di volte<br />
mi ha chiesto le forbici, per il resto,
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
21 PAGINA<br />
passavo a tempo dedito i ferri<br />
che gli servivano!<br />
Non è successo nulla di che,<br />
se non che durante il primo intervento<br />
mi son scesi i pantaloni<br />
a terra!!! Mamma mia! Ho bisbigliato<br />
a Estrel “Pardon, j’ ai<br />
besoin de toi...mes pantalon<br />
sont tombés!” lei è corsa subito,<br />
mentre Antonio si fermava e diceva<br />
“che fai? Perdi i pantaloni<br />
adesso? Roba da matti!”. Il primo<br />
a scomodarsi dallo sgabello<br />
è stato comunque l’anestesista<br />
Ouro Salami!!! E meno male<br />
non c’ era quell’ altro...<br />
gli autori<br />
* Infermiera<br />
Asl <strong>Pavia</strong><br />
Dip. prevenzione medica uff.<br />
mal infettive<br />
** Infermiera<br />
IRCCS s. matteo Ematologia
22 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
* Barbara Pellegrini<br />
Giuseppe Bolognese<br />
abstraCt<br />
La neuropsichiatria infantile è una disciplina<br />
medica che trae origine alla fine<br />
<strong>del</strong>l’ottocento in seguito all’incremento<br />
<strong>del</strong>la <strong>del</strong>inquenza minorile conseguente<br />
ai rapidi processi di industrializzazione<br />
e di urbanizzazione. Sulla base <strong>del</strong>la<br />
premessa che i problemi psicologici<br />
hanno inizio nell’infanzia e che un intervento<br />
tempestivo può essere il modo<br />
migliore per prevenire l’insorgenza di<br />
malattie mentali, subito dopo la fine <strong>del</strong>la<br />
seconda guerra mondiale nacquero<br />
negli USA le prime Child Guidance Clinic.<br />
In Italia sorsero analoghi centri medico<br />
psicopedagogici, “culla” <strong>del</strong>la pratica<br />
<strong>del</strong>la Neuropsichiatria Infantile, in<br />
cui i minori venivano seguiti da assistenti<br />
sociali, psicologici e neuropsichiatri.<br />
A <strong>Pavia</strong> il reparto di neuropsichiatria<br />
infantile (NPI) nasce nei primi<br />
anni settanta all’interno <strong>del</strong>la sede storica<br />
<strong>del</strong>l’Istituto di Clinica <strong>del</strong>le Malattie<br />
Nervose e Mentali “C. Mondino” per iniziativa<br />
<strong>del</strong> Prof. Giovanni Lanzi.<br />
L’attuale struttura complessa di NPI presente<br />
nel nuovo edificio <strong>del</strong>la Fondazione<br />
Istituto Neurologico Nazionale C.<br />
Mondino si occupa <strong>del</strong>la diagnosi e cura<br />
di diverse patologie <strong>del</strong>l’età evolutiva<br />
(0-18 anni) sia in regime di ricovero ordinario<br />
che di DH o di prestazioni ambulatoriali;<br />
Essa è sede di diversi centri di<br />
riferimento regionale specializzati nello<br />
studio di malattie rare.<br />
un mondo poco,<br />
o per nulla conosciuto:<br />
la neuropsichiatria<br />
infantile<br />
breVI CennI storICI (*)<br />
La nascita di questa disciplina, benché<br />
sia difficile da collocare con precisione, si<br />
può far risalire alla fine <strong>del</strong>l’800, quando i<br />
rapidi processi di industrializzazione, modificando<br />
radicalmente il tessuto sociale di<br />
vaste aeree europee, spinsero grandi<br />
masse di contadini a riversarsi nelle città.<br />
Una <strong>del</strong>le conseguenze di queste profonde<br />
trasformazioni fu un forte incremento<br />
<strong>del</strong>la <strong>del</strong>inquenza minorile, che sollecitò<br />
un nuovo approccio al problema con<br />
l’adozione di interventi innovativi. Altro<br />
problema concomitante ed emergente era<br />
l’inserimento sociale di soggetti oligofrenici.<br />
Molti studiosi hanno contribuito ad identificare<br />
e a rendere autonoma questa nuova<br />
disciplina medica, e tra essi i pionieri<br />
<strong>del</strong>la Pedagogia sperimentale come Pestalozzi<br />
e Froebel, ma anche il medico dei<br />
sordomuti Itard, con l’esperienza <strong>del</strong> “selvaggio<br />
<strong>del</strong>l’Aveyron”, nonché Esquirol e<br />
Séguin .<br />
Gli studi sui piccoli pazienti con disturbi<br />
psichiatrici si avvalsero molto <strong>del</strong> lavoro di<br />
Binet che insieme a Simon mise a punto in<br />
quel periodo il famoso test per misurare<br />
l’intelligenza. Negli stessi anni, agli inizi <strong>del</strong><br />
‘900, Freud pubblicò la prima analisi infantile:<br />
“Il piccolo Hans” sancendo la nascita<br />
ufficiale <strong>del</strong>la psicanalisi.<br />
In Italia Sante De Sanctis studiò e pubblicò<br />
un caso di “demenza precocissima”<br />
o “schizofrenia infantile” e fondò i primi<br />
ambulatori pedo-psichiatrici.<br />
Negli Stati Uniti fu fondata dapprima<br />
l’Igiene Mentale, con presidi dedicati ai minori<br />
e, a ridosso <strong>del</strong>la seconda guerra<br />
mondiale, sorsero le Child Guidance Clinic<br />
sulla base <strong>del</strong>la premessa che i problemi<br />
psicologici hanno inizio nell’infanzia e che<br />
un intervento tempestivo può essere il modo<br />
migliore per prevenire l’insorgenza di<br />
malattie mentali.<br />
Alla fine <strong>del</strong>la guerra anche in Italia sorse<br />
qualcosa di analogo: i Centri Medico-<br />
Psico-Pedagogici (CMPP) ed è in questi<br />
luoghi che si può ricondurre la “pratica”<br />
<strong>del</strong>la Neuropsichiatria Infantile Italiana con<br />
metodi propri di lavoro.<br />
I minori che afferivano ai CMPP venivano<br />
seguiti in prima istanza dall’assistente<br />
sociale che aveva il compito di individuarne<br />
il contesto familiare ed extrafamiliare, e<br />
poi presi in carico da psicologi e neuropsichiatri.<br />
Questa visione multidisciplinare caratterizza<br />
tuttora la Neuropsichiatria infantile<br />
italiana, la quale considera i domini<br />
neurologici e psichiatrici come aspetti tra<br />
loro inscindibili.<br />
Oltre all’attività svolta presso i CMPP,<br />
presenti in quasi tutte le città, la disciplina<br />
andava sviluppandosi anche in ambito<br />
ospedaliero e universitario. Nel 1918 a Rosario,<br />
in Argentina, fu istituita la prima cattedra<br />
di Neuropsichiatria Infantile, cui fece<br />
seguito quella di Praga, di Mosca e di Leningrado<br />
(1935). In Italia Ugo Cerletti aprì<br />
il primo reparto universitario di Neuropsichiatria<br />
Infantile a Genova nel 1930, seguito<br />
poco dopo da Sante De Sanctis, subito<br />
dopo essere stato chiamato a dirigere la<br />
Clinica Neuropsichiatrica di Roma. A partire<br />
dalla seconda metà degli anni ‘50, le<br />
Università istituirono le prime cattedre e furono<br />
aperte le prime scuole di specializzazione,<br />
nel 1959 a Roma, nel 1960 a Genova,<br />
nel 1962 a Pisa. Quasi contemporaneamente<br />
vennero aperti molti CMPP, e<br />
così pure numerosi Istituti Medico-Psico-<br />
Pedagogici per ragazzi e bambini in difficoltà.<br />
la neuropsICHIatrIa InfantIle a<br />
paVIa<br />
A <strong>Pavia</strong> il reparto di neuropsichiatria infantile<br />
(NPI) nasce nei primi anni settanta<br />
all’interno <strong>del</strong>la sede storica <strong>del</strong>l’Istituto di<br />
Clinica <strong>del</strong>le Malattie Nervose e Mentali
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
“C. Mondino” per iniziativa <strong>del</strong> Prof. Giovanni<br />
Lanzi.<br />
Nell’attuale nuovo edificio il dipartimento<br />
di NPI è situato al terzo piano, accoglie<br />
pazienti in età evolutiva (0 - 18 anni), ed è<br />
organizzato come segue: 18 posti letto di<br />
degenza e 2/4 posti letto per il day hospital;<br />
dei 18 posti letto 2 sono destinati a ricoveri<br />
riabilitativi (degenza superiore ai 15<br />
giorni), 3 accolgono bambini con epilessia<br />
e i restanti 13 posti sono a disposizione di<br />
pazienti affetti dalle più svariate patologie<br />
neuropsichiatriche. I ricoveri possono essere<br />
effettuati con modalità programmata<br />
oppure in regime d’urgenza.<br />
patologIe studIate e trattate<br />
presso la sC-npI <strong>del</strong>la fondazIone<br />
C. mondIno<br />
Per quanto riguarda l’area neurologica<br />
le malattie <strong>del</strong> sistema nervoso centrale e<br />
periferico <strong>del</strong>l’infanzia e <strong>del</strong>l’adolescenza<br />
costituiscono uno dei motivi più frequenti<br />
di accesso all’Unità Operativa. Sono<br />
oggetto di particolare studio le malattie<br />
neuromuscolari e dismetaboliche genetiche,<br />
le paralisi cerebrali infantili, l’epilessia,<br />
le sindromi genetiche rare come la sindrome<br />
di Aicardi-Goutières, [il Mondino è<br />
sede <strong>del</strong>la International Aicardi-Goutières<br />
Syndrome Association (IAGSA)] e l’Amaurosi<br />
congenita di Leber (l’Associazione Italiana<br />
Amaurosi Congenita di Leber, IALCA,<br />
ha pure sede presso la UO di NPI), le malattie<br />
Neuroftalmologiche per le quali è disponibile<br />
un laboratorio specificamente attrezzato<br />
per la valutazione neuroftalmologica<br />
e di impostazione terapeutica riabilitativa<br />
di bambini di qualsiasi età.<br />
In collaborazione con l’Unità Operativa<br />
di Neonatologia, Patologia Neonatale e Terapia<br />
Intensiva Neonatale <strong>del</strong> Policlinico<br />
San Matteo di <strong>Pavia</strong> è inoltre condotto il<br />
follow-up neuropsichico dei neonati a rischio<br />
( e cioè nati pretermine, piccoli per<br />
l’età gestazionale, nati a termine con asfissia<br />
neonatale, con stroke neonatale o con<br />
lesioni cerebrali pre-perinatali documentate,<br />
etc.) al fine di permettere una diagnosi<br />
precoce e un eventuale trattamento terapeutico<br />
riabilitativo tempestivo e mirato.<br />
CentrI speCIalIstICI<br />
Per quanto riguarda l’epilessia, l’unità<br />
di epilettologia <strong>del</strong>l’età evolutiva è centro<br />
riconosciuto dalla L.I.C.E. (Lega Italiana<br />
contro l’Epilessia), e si occupa di tutte<br />
le forme di epilessia <strong>del</strong>l’età evolutiva ed in<br />
particolare <strong>del</strong>le encefalopatie epilettiche<br />
farmaco resistenti, sia con un approccio di<br />
studio neurofisiologico pre-chirurgico, sia<br />
con terapie alternative a quelle tradizionali,<br />
quali la dieta chetogenica di cui l’Unità è<br />
uno dei centri di riferimento a livello nazionale.<br />
Vengono trattati inoltre pazienti affetti<br />
da patologie metaboliche ereditarie quali<br />
la Malattia di Lafora e GLUT-1 Deficiency.<br />
Nell’ambito <strong>del</strong>le forme di epilessia infantile<br />
particolare interesse viene riservato alla<br />
sindrome di West, alla sindrome di Dravet,<br />
alla sindrome di Lennox Gastaut,e alla sindrome<br />
di Landau Kleffner. La Struttura<br />
Semplice di Epilettologia <strong>del</strong>l’età evolutiva<br />
è anche il centro di riferimento regionale<br />
per la Sclerosi Tuberosa.<br />
Alla Struttura Complessa di Neuropsichiatria<br />
Infantile afferisce anche il Centro<br />
regionale di neuroftalmologia <strong>del</strong>l’età<br />
evolutiva, che si occupa <strong>del</strong>la diagnosi e<br />
<strong>del</strong>la presa in carico riabilitativa di:<br />
• pazienti in età evolutiva 0-18 anni<br />
con deficit visivo di origine centrale, secondario<br />
ad un danno/malfunzionamento<br />
<strong>del</strong>le vie visive centrali;<br />
• soggetti con malattie rare che comportano<br />
deficit visivo, quali ad esempio le distrofie<br />
retiniche ad esordio precoce (es.<br />
l’amaurosi congenita di Leber), le sindromi<br />
oculo-cerebello-renali (es. sindrome<br />
di Joubert, altre malformazioni cerebellari<br />
congenite), i disordini <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
cerebrale (es. displasia setto-ottica,<br />
malformazioni corticali), le malformazioni<br />
e le anomalie di sviluppo <strong>del</strong>le<br />
strutture oculari;<br />
• soggetti in età evolutiva a rischio di danno<br />
neurologico e visivo (es. prematuri).<br />
E’ frequentemente presente un’associazione<br />
tra la problematica visiva ed altre<br />
anomalie <strong>del</strong>lo sviluppo neuropsichico<br />
sia di tipo neuromotorio, che cognitivo<br />
ed emotivo-relazionale, anche in considerazione<br />
<strong>del</strong> ruolo cruciale svolto dalla<br />
funzione visiva nei diversi ambiti <strong>del</strong>lo<br />
sviluppo.<br />
La valutazione neuroftalmologica si basa<br />
su un approccio diagnostico multidisciplinare<br />
che prevede l’interazione e l’integrazione<br />
fra gli specialisti <strong>del</strong>l’area neuropsichiatrica<br />
infantile e di quella oftalmologica,<br />
coordinati dal neuropsichiatra infantile,<br />
ed è mirato alla diagnosi eziopatogenetica<br />
e funzionale, premessa indispensabile<br />
per la messa a punto/supervisione<br />
<strong>del</strong> programma terapeutico-abilitativo.<br />
Le patologie neuromuscolari ereditarie<br />
sono malattie evolutive che possono manifestarsi<br />
sia in età evolutiva sia in età adulta<br />
(per esempio: distrofie muscolari, amiotrofie<br />
spinali, neuropatie, miositi, etc.). La definizione<br />
comprende un vasto ed eterogeneo<br />
gruppo di patologie che interessano<br />
la muscolatura scheletrica, ma anche altri<br />
apparati - in particolare cardiaco e respiratorio,<br />
ma in alcuni casi anche il Sistema<br />
Nervoso Centrale - e necessitano pertanto<br />
di una presa in carico multidisciplinare. Si<br />
tratta di patologie progressive ed invali-<br />
23 PAGINA<br />
danti. La gravità <strong>del</strong>l’interessamento clinico<br />
varia da forma a forma, è in genere progressivamente<br />
più severo e complesso<br />
con l’età; anche all’interno <strong>del</strong>la stessa forma<br />
può assumere caratteristiche molto variabili.<br />
Al momento non esistono terapie risolutive.<br />
Nell’Istituto ha sede il Centro regionale<br />
per le malattie neuromuscolari <strong>del</strong>l’età<br />
evolutiva. L’offerta assistenziale <strong>del</strong> Centro<br />
consta di una parte diagnostica e di<br />
presa in carico clinica, alla quale si affianca<br />
e si integra l’attività di ricerca.<br />
attIVItà dI dIagnostICa<br />
Le attività di diagnostica clinica e alcune<br />
attività strumentali (EMG/ENG; ecografia<br />
muscolare; RM muscolare ed encefalo se<br />
utile), così come una parte <strong>del</strong>la diagnostica<br />
molecolare (gene <strong>del</strong>la distrofina; gene<br />
SMN1) è effettuata all’interno <strong>del</strong>l’Istituto;<br />
per quanto riguarda la diagnostica istopatologica<br />
(biopsie muscolari), il Centro garantisce<br />
il prelievo dei campioni di tessuto,<br />
il loro congelamento e la conservazione,<br />
appoggiandosi attualmente ad altri laboratori<br />
per la processazione <strong>del</strong> campione e<br />
per le analisi molecolari non effettuate in<br />
sede.<br />
La presa in carico <strong>del</strong> paziente e <strong>del</strong> suo<br />
nucleo familiare dal momento <strong>del</strong>l’inquadramento<br />
diagnostico è sempre orientata<br />
dalla conoscenza <strong>del</strong>la storia naturale <strong>del</strong>le<br />
malattie neuromuscolari e <strong>del</strong>le loro<br />
complicanze oltre che dalle specifiche esigenze<br />
assistenziali evidenziate nella letteratura<br />
scientifica e nelle linee <strong>del</strong> settore.<br />
Il Centro collabora a progetti scientifici<br />
sulle malattie neuromuscolari con altri<br />
Centri Italiani ed internazionali.<br />
Disturbi psichiatrici <strong>del</strong>l’infanzia e <strong>del</strong>l’adolescenza.<br />
Vengono diagnosticate e trattate varie<br />
patologie patologie <strong>del</strong> funzionamento psicosomatico<br />
come le turbe precoci <strong>del</strong> sonno,<br />
i disturbi <strong>del</strong>l’alimentazione e le emicranie<br />
e cefalee <strong>del</strong>l’età evolutiva; i disturbi<br />
<strong>del</strong>lo sviluppo, l’autismo, le psicosi precoci<br />
i disturbi <strong>del</strong> linguaggio; le turbe psichiatriche<br />
<strong>del</strong>l’adolescente come le psicosi,<br />
i disturbi <strong>del</strong>la condotta e le patologie<br />
<strong>del</strong>la personalità; la sintomatologia ticcosa,<br />
la balbuzie, i disturbi cognitivi come il<br />
ritardo mentale e disturbi <strong>del</strong>l’apprendimento;<br />
i disturbi di tipo emozionale come<br />
ansia-angoscia, fobie, disturbo ossessivocompulsivo,<br />
disturbi da conversione e le<br />
sindromi meno frequenti come la sindrome<br />
di Gilles de la Tourette.<br />
Il Laboratorio di Psicodiagnostica utilizza<br />
le metodiche diagnostiche più tradizionali<br />
così come quelle più aggiornate,<br />
come ad esempio sedute di gioco videoregistrato,<br />
osservazioni libere o semi-
24 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
strutturate <strong>del</strong>la relazione genitori-bambino,<br />
colloqui con i genitori, scale e questionari<br />
standardizzati e validati, test psicodiagnostici<br />
per valutare lo stile e le difficoltà<br />
di personalità e test per la valutazione<br />
<strong>del</strong> profilo di funzionamento cognitivo,<br />
lo studio neuropsicologico <strong>del</strong>l’attenzione<br />
e <strong>del</strong>la memoria oltre che <strong>del</strong>le<br />
funzioni esecutive. Inoltre è preoccupazione<br />
costante <strong>del</strong> team effettuare una<br />
valutazione accurata con le più moderne<br />
tecniche diagnostiche sia di neuroimmagini<br />
con Risonanza magnetica nucleare<br />
sia elettrofisiologica con Elettroencefalogramma,<br />
Poligrafia e Potenziali evocati,<br />
sia con esami metabolici al fine di individuare<br />
le componenti biologiche e la sottotipizzazione<br />
di tali malattie. Le tecniche<br />
terapeutiche impostate e utilizzate sono<br />
prevalentemente a orientamento psicodinamico<br />
e/o, se necessario, psicofarmacologico,<br />
e si basano anche sulla costruzione<br />
di una rete terapeutica con i Servizi<br />
<strong>del</strong> territorio.<br />
Nel campo psichiatrico l’attività di ricerca<br />
è prevalentemente rivolta, nell’ambito<br />
di collaborazioni nazionali e internazionali,<br />
sia ai disturbi <strong>del</strong> comportamento alimentare,<br />
sia alla psicopatologia <strong>del</strong>l’adolescenza<br />
che ai disturbi pervasivi <strong>del</strong>lo sviluppo<br />
e all’autismo.<br />
Le patologie <strong>del</strong> comportamento alimentare<br />
come l’anoressia e la bulimia da<br />
circa quarant’anni vengono curate con<br />
grandissima competenza ed efficacia,<br />
con approccio sia ambulatoriale che di<br />
day-hospital e di ricovero. In questo specifico<br />
settore il Centro interdipartimentale<br />
di ricerca per la diagnosi e cura dei disturbi<br />
<strong>del</strong> comportamento alimentare<br />
promuove le attività di ricerca clinica<br />
e biologica volte a migliorare la qualità<br />
<strong>del</strong> lavoro clinico. Le tecniche utilizzate,<br />
oltre a un aggiornato protocollo di diagnosi<br />
testale, sono caratterizzate da un<br />
approccio globale che prende in cura<br />
contemporaneamente la condizione somatica,<br />
l’aspetto psicologico sofferente<br />
<strong>del</strong> singolo paziente e le relazioni con i famigliari.<br />
Efficaci metodiche diagnostiche e terapeutiche<br />
oltre che una lunga e approfondita<br />
esperienza nel settore vengono offerte<br />
al piccolo paziente o all’adolescente<br />
con cefalea ed emicrania: Il Centro cefalee<br />
per l’età evolutiva offre ambulatori<br />
specialistici plurisettimanali e possibilità<br />
di ricovero in DH o in regime ordinario per<br />
la diagnosi e cura <strong>del</strong>le emicranie e cefalee<br />
complesse, <strong>del</strong>le cefalee croniche e<br />
da farmaci, <strong>del</strong>le forme a componente<br />
emozionale o per la diagnosi differenziale<br />
con le forme secondarie. Viene effettuata<br />
se necessaria una valutazione neuropsichiatrica<br />
completa con esami biochimici,<br />
neuroradiologici, neurofisiologici e psicologici.<br />
La terapia utilizzata comprende sia<br />
presidi farmacologici che non farmacologici,<br />
seguendo le linee guide nazionali e<br />
internazionali di buona pratica clinica e<br />
l’esperienza accumulata negli anni dal<br />
Centro.<br />
L’unità è anche sede <strong>del</strong> Centro regionale<br />
per l’ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity<br />
Disorder) e offre al bambino con ipercinesia,<br />
impulsività e disturbo <strong>del</strong>l’attenzione<br />
le più moderne tecniche di diagnosi e cura<br />
compresa l’applicazione <strong>del</strong>lo specifico<br />
protocollo diagnostico clinico e testale e<br />
l’offerta di tecniche di cura aggiornate ed<br />
efficaci, anche di tipo farmacologico.<br />
(*) Le Informazioni storiche sopra riportate sono<br />
state ricavate da: “Nascita <strong>del</strong>la Neuropsichiatria<br />
Infantile: Intervista a Giovanni Lanzi”. Articolo<br />
tratto da DM 159 - settembre 2006. DM<br />
è un trimestrale edito dalla Direzione Nazionale<br />
<strong>del</strong>l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia<br />
Muscolare. La Redazione di DM ha sede in:<br />
Via P.P. Vergerio, 19 - 35126 Padova, Tel. 049-<br />
8024303.<br />
Articoli specifici riguardanti il lavoro nel Dipartimento<br />
<strong>del</strong>la Neuropsichiatrica Infantile verrano<br />
trattati successivamente.<br />
Il gruppo dI laVoro<br />
Nel reparto di neuropsichiatria infantile<br />
(NPI) prestano il loro operato diverse figure<br />
professionali: medici strutturati specializzati,<br />
e medici in formazione, una logopedista,<br />
quattro fisioterapisti (2 che si occupano<br />
degli aspetti motori e 2 che prestano<br />
servizio presso il centro di neuro-oftalmologia<br />
<strong>del</strong>l’età evolutiva coadiuvati dagli<br />
studenti <strong>del</strong> corso di laurea in neuropsicomotricità<br />
<strong>del</strong>l’età evolutiva), 2 tecnici di<br />
neurofisiopatologia che effettuano gli elettroencefalogrammi,<br />
una psicologa.<br />
Il gruppo infermieristico è composto dalla<br />
Coordinatrice, 12 infermieri e 3 figure intermedie<br />
( 2 OTA e 1 OSS ).<br />
gli autori<br />
* Infermieri<br />
Neuropsichiatria infantile<br />
Istituto Neurologico Casimiro Mondino
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
* Cinzia Ancarani<br />
** Silvia Lodola<br />
abstraCt<br />
HIV infection is not yet beaten, but it can<br />
be controlled using a combination of<br />
antiretroviral therapy able to cause viremia<br />
suppression, the stabilization of immunological<br />
conditions, and the lowering<br />
of opportunistic infections, increasing<br />
the number of persons living with<br />
HIV or AIDS. Here we expose the project<br />
sponsored by the Regione Lombardia<br />
and developed at the ASL of <strong>Pavia</strong><br />
City.<br />
Quando I progettI … dIVentano<br />
formazIone!!<br />
Gli sviluppi <strong>del</strong> presente Progetto, hanno<br />
portato a stringere collaborazioni interessanti.<br />
Ne segnaliamo una particolare, di tipo<br />
Formativo, che grazie ai contenuti di<br />
questo Progetto è avvenuta con l’Università<br />
di <strong>Pavia</strong>.<br />
È stato messo a punto e attivato il corso<br />
FAD, rivolto agli operatori sanitari di <strong>Pavia</strong><br />
e provincia.<br />
Il Corso è gratuito e prevede l’assegnazione<br />
di 15 crediti formativi ECM.<br />
Lo trovate all’indirizzo:<br />
www.ecm.unipv.it<br />
dove è sufficiente registrarsi e seguire le<br />
istruzioni online.<br />
A nome <strong>del</strong> Consiglio Direttivo e <strong>del</strong> Comitato<br />
di Redazione, esprimo un sentito<br />
ringraziamento alle Colleghe, per l’ulteriore<br />
prezioso contributo offerto alla Comunità<br />
Professionale.<br />
duilio loi<br />
sorveglianza e controllo<br />
<strong>del</strong>l’infezione da Hiv:<br />
nuovo progetto nell’Asl<br />
<strong>del</strong>la provincia di pavia<br />
premessa<br />
Pur conoscendoci, abitando in una piccola<br />
provincia e lavorando nella stessa<br />
Azienda, un Workshop <strong>del</strong>la Commissione<br />
Regionale AIDS, dal titolo ” Infezione da<br />
HIV, una sfida sempre attuale” ci ha accomunato<br />
in una esperienza che cambia le<br />
cose.<br />
La prima cosa che è cambiata consiste<br />
nell’aver creduto nelle nostre forze e ad un<br />
possibile progetto di prevenzione <strong>del</strong>l’HIV.<br />
A distanza di tre anni la Regione Lombardia<br />
ha dato l’input per partire in questa<br />
direzione e noi, che non aspettavamo altro,<br />
ci siamo buttate a capofitto.<br />
Noi siamo quattro Professionisti che<br />
hanno voluto mettere insieme esperienze<br />
e conoscenze diverse, per produrre una<br />
riorganizzazione locale per la Provincia di<br />
<strong>Pavia</strong>.<br />
Ci siamo proposte un approccio che in<br />
poco tempo ha rivisto le organizzazioni in<br />
atto rendendole desuete riguardo la Prevenzione<br />
<strong>del</strong>la diffusione <strong>del</strong> virus HIV.<br />
Questo progetto non sarebbe stato possibile<br />
senza il finanziamento <strong>del</strong>la Regione<br />
e senza tutte le persone che hanno creduto<br />
in noi. E noi ci auguriamo che la ricaduta<br />
sul territorio possa essere concreta e significativa.<br />
Il problema e l’obIettIVo<br />
L’infezione da HIV non è radicabile, ma<br />
può essere ben controllata, mediante l’impiego<br />
di una terapia antiretrovirale combinata<br />
in grado di indurre la soppressione<br />
<strong>del</strong>la viremia, la stabilizzazione <strong>del</strong>le condizioni<br />
immunologiche, la riduzione <strong>del</strong>le<br />
infezioni opportunistiche, con conseguente<br />
aumento <strong>del</strong> numero di persone viventi<br />
affette da HIV o AIDS.<br />
Il progetto, per il quale stiamo lavorando<br />
da circa un anno, prevede:<br />
• il potenziamento <strong>del</strong>le attività di scree-<br />
25 PAGINA<br />
ning;<br />
• la riorganizzazione dei presidi territoriali<br />
per l’offerta <strong>del</strong> test HIV;<br />
• la formazione <strong>del</strong> personale sanitario<br />
per l’inclusione <strong>del</strong> test HIV nei percorsi<br />
diagnostici;<br />
• la costituzione di una rete di collaborazione<br />
tra i servizi coinvolti e le associazioni<br />
e i gruppi di interesse;<br />
una campagna informativa.<br />
Individuando come target entrambi i<br />
sessi con una fascia di età dai 12 anni agli<br />
over 65 e con uno o più fattori di rischio<br />
quali: relazioni etero/omo/bisessuali a rischio,<br />
uso di sostanze d’abuso, provenienza<br />
da paesi ad altra prevalenza per<br />
HIV.<br />
sItuazIone ItalIana<br />
Dai dati italiani è emerso che la via di trasmissione<br />
principale è rappresentata dai<br />
contatti sessuali non protetti che non sono<br />
percepiti come a rischio, in particolare dalle<br />
persone in età matura e dalle donne;<br />
queste ultime dichiarando di sapere che il<br />
partner è infetto da HIV, riferiscono un rischio<br />
consapevole.<br />
È diventato necessario implementare gli<br />
interventi di prevenzione primaria mediante<br />
eventi informativi, rivolti alla popolazione,<br />
volti a non sottovalutare la percezione<br />
<strong>del</strong> rischio di infezione da HIV e di prevenzione<br />
secondaria favorendo l’accesso al<br />
test HIV e al trattamento antiretrovirale <strong>del</strong>le<br />
persone a rischio di infezione.<br />
Riteniamo che il test deve essere proposto<br />
in modo routinario anche in luoghi diversi<br />
da quelli che sino ad ora sono stati<br />
individuati come ad esempio SERT, Malattie<br />
Infettive, etc…<br />
sItuazIone paVese<br />
Per contestualizzare la parte operativa<br />
<strong>del</strong> progetto, mediante l’analisi epidemio-
26 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
logica, abbiamo effettuato una ricostruzione<br />
storica <strong>del</strong>la distribuzione<br />
<strong>del</strong>l’infezione HIV/AIDS nel territorio<br />
Pavese (dal 2005 al 2011) per genere<br />
e fasce d’età <strong>del</strong>la popolazione<br />
residente, ricavandola dai flussi dei<br />
ricoveri ospedalieri, prestazioni ambulatoriali,<br />
esenzioni etc.. L’indagine<br />
ha fatto emergere quanto segue:<br />
• la popolazione straniera, residente<br />
nel nostro territorio, non si sottopone<br />
al test di screening per HIV;<br />
dei 255 soggetti con infezione da<br />
HIV nell’anno 2010, 166 maschi e<br />
89 femmine il 95% è rappresentato<br />
da soggetti italiani; solo una<br />
piccola quota (13 soggetti) proviene<br />
dalle zone <strong>del</strong>l’Africa Sub-Sahariana;<br />
• un incremento percentuale <strong>del</strong>le<br />
donne infette, si passa dal 25%<br />
nel 2005 al 35% nel 2010, con<br />
maggior frequenza nel periodo<br />
fertile (25-45 aa), periodo in cui il<br />
test per HIV viene eseguito di routine<br />
nei i controlli pre/gravidanza;<br />
• l’infezione nel sesso maschile è invece<br />
maggiormente rappresentata<br />
nella fascia di età compresa tra<br />
i 35 e i 64 anni, segnalando negli<br />
over 65 anni un picco di diagnosi<br />
(presumibilmente tardive);<br />
• stabilizzazione <strong>del</strong>le diagnosi di HIV, l’incidenza<br />
(nuovi casi per anno su 100000<br />
abitanti) maggiore nelle donne (che si<br />
sottopongono di più al test) rispetto agli<br />
uomini è rimasta costante dopo l’impennata<br />
<strong>del</strong> 2008 e si attesta intorno a 1.6,<br />
circa 90 nuovi casi l’anno;<br />
• lo screening <strong>del</strong>l’HIV non viene effettuato<br />
in maniera omogenea in entrambi i<br />
sessi distinti per fasce d’età e le donne<br />
si sottopongono prevalentemente all’accertamento<br />
durante l’età fertile mentre<br />
gli uomini dopo i 45 anni, i giovani di entrambi<br />
i sessi (14/20 anni) non si sottopongono,<br />
invece, al test HIV;<br />
• l’incidenza in età pediatrica, pari a 1.2,<br />
interessa prevalentemente i nuovi nati<br />
italiani in disaccordo con i dati <strong>del</strong>l’ISS<br />
che riferisce un incremento <strong>del</strong>l’infezione<br />
dei nuovi nati stranieri, come ad indicare<br />
che alcuni soggetti sfuggono allo<br />
screening HIV pre-gravidanza;<br />
• dalla mappatura <strong>del</strong> territorio, nei primi 6<br />
mesi <strong>del</strong> 2011, sembra che la popolazione<br />
dei Distretti di Vigevano si sottoponga<br />
di più al test HIV rispetto alla popolazione<br />
<strong>del</strong> Distretto di <strong>Pavia</strong> e di Voghera;<br />
fase operatIVa <strong>del</strong> progetto<br />
Considerando questi aspetti e tenendo<br />
presenti le indicazioni Regionali, abbiamo<br />
<strong>del</strong>ineato e organizzato il programma<br />
operativo:<br />
• formazione a distanza (FAD) gratuita,<br />
con 15 crediti ECM e di durata annuale,<br />
riservata agli operatori sanitari/psicologi<br />
per l’inclusione <strong>del</strong> test HIV nei percorsi<br />
diagnostico terapeutici;<br />
• riorganizzazione dei presidi territoriali<br />
di offerta test HIV con il potenziamento<br />
degli ambulatori con accessi diretti<br />
(senza prescrizione medica) rivolti a<br />
tutta la popolazione indipendentemente<br />
dal rischio di esposizione, per l’esecuzione<br />
gratuita e con possibilità di esecuzione<br />
in anonimato <strong>del</strong> test HIV; saranno<br />
gestiti da personale sanitario specialista<br />
in Malattie Infettive e counselling; verrà<br />
effettuato counselling pre e post test<br />
HIV, restituzione <strong>del</strong> test , segnalazione<br />
dei contatti a rischio e continuità assistenziale<br />
con i reparti di Malattie Infettive<br />
o altri reparti per il passaggio in cura dei<br />
soggetti HIV positivi o con altre patologie<br />
in atto. A questo proposito è stato<br />
bandito dall’ASL di <strong>Pavia</strong> un avviso pubblico<br />
per l’assunzione di un medico Infettivologo<br />
e di un Infermiere a tempo<br />
determinato (1 anno);<br />
• promozione <strong>del</strong> test HIV anche in collaborazione<br />
con associazioni e gruppi di<br />
interesse creando percorsi agevolati e<br />
informando la popolazione con pubblicità<br />
statica e dinamica, incontri nelle scuole,<br />
incontri con le associazioni, serate,<br />
manifestazioni etc.<br />
Gli indicatori <strong>del</strong> raggiungimento<br />
<strong>del</strong>l’obiettivo saranno:<br />
– Un incremento nel numero di test<br />
HIV (in particolare nel distretto di Voghera)<br />
– Invio e presa in carico alle Malattie<br />
Infettive <strong>del</strong>le persone positive al<br />
test HIV<br />
– Stratificazione <strong>del</strong>le nuove diagnosi<br />
per numero di CD4+<br />
– Valutazione <strong>del</strong>le percentuali di<br />
test HIV effettuati e n° di test restituiti<br />
ali pazienti<br />
– Questionari compilati dai pazienti<br />
con relativa percezione <strong>del</strong>lo stigma.<br />
Il progetto ha durata annuale<br />
(<strong>2012</strong>) e l’ equipe sanitaria dipendente<br />
ASL <strong>del</strong> Dipartimento di Prevenzione<br />
Medico, Unità Operativa<br />
Prevenzione Malattie Infettive (Assistente<br />
Sanitario Silvia Lodola, Infermiera<br />
Cinzia Ancarani, medico responsabile<br />
UO Prevenzione Malattie<br />
Infettive e referente <strong>del</strong> Progetto Ivana<br />
Aquino e un medico <strong>del</strong> Dipartimento<br />
Dipendenze Raffaella Brigada),<br />
sarà reperibile telefonicamente<br />
al Numero Verde aziendale dedicato<br />
(800 034933) o via mail (saranno resi<br />
disponibili sulla pagina web <strong>del</strong>l’ASL<br />
di <strong>Pavia</strong>).<br />
bibliografia<br />
– Decreto Regione Lombardia 11572 <strong>del</strong><br />
16 novembre 2010<br />
– Notiziario ISS supplemento 1-2010, Volume<br />
23 - Numero 4<br />
– Report Malattie Infettive regione Lombardia<br />
anno 2010<br />
– Data warehouse Aziendale supportata<br />
da SAS<br />
– Sito web di riferimento:<br />
www.iss.it/coa<br />
www.who.int<br />
www.asl.pavia.it<br />
gli autori<br />
* Infermiera<br />
ipartimento di Prevenzione Medico<br />
UO Prevenzione Malattie Infettive<br />
ASL <strong>Pavia</strong><br />
** Assistente Sanitaria<br />
Dipartimento di Prevenzione Medico<br />
UO Prevenzione Malattie Infettive<br />
ASL <strong>Pavia</strong>
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
* Anna Sponton<br />
abstraCt<br />
“L’esperienza <strong>del</strong>la simulazione oggi è una realtà non solo<br />
nella formazione di base ma anche e soprattutto in quella continua.<br />
Se ad essa si associa una casistica, mirata e pertinente,<br />
i corsi presentati offrono l’apprendimento sia gestuale che<br />
cognitivo”<br />
“The experience of the simulation is now a reality not only in<br />
basic training but also and especially in that constant. If it is<br />
associated with a case study, focused and relevant courses<br />
have presented both gestural and cognitive learning”.<br />
Note di segreteria<br />
Si rammenta a tutti gli iscritti di effettuare il versamento<br />
<strong>del</strong>la quota annuale, immodificata dallo<br />
scorso anno, nei modi indicati nel bollettino MAV<br />
che avete ricevuto al vostro domicilio.<br />
Chi non avesso ricevuto il bollettino è invitato a<br />
verificare l'esattezza <strong>del</strong>l'indirizzo con l'impiegata<br />
Giusy Ferrato<br />
27 PAGINA<br />
la simulazione con Human<br />
patient simulator (Hps):<br />
un veicolo a supporto<br />
<strong>del</strong>l’apprendimento e <strong>del</strong>lo<br />
sviluppo <strong>del</strong>le competenze<br />
nell’infermiere<br />
IntroduzIone<br />
La salute <strong>del</strong>l’assistito, così come l’esito di un intervento assistenziale,<br />
dipendono dalle conoscenze e dalle competenze <strong>del</strong><br />
personale dedicato alla cura <strong>del</strong>la persona. Il circolo <strong>del</strong>l’apprendimento<br />
insegna che acquisire tali conoscenze e competenze<br />
è un processo graduale e continuo che consta di cinque<br />
fasi:<br />
1) Acquisizione di conoscenze<br />
2) Abilità gestuali<br />
3) Simulazione al computer<br />
4) Simulazione in team<br />
5) Esperienza clinica<br />
I fattori che assicurano un’adeguata pratica clinica sono molteplici,<br />
da una parte la tecnologia che studia soluzioni per realizzare<br />
dispositivi salva vita sempre più efficaci dall’altra la competenza<br />
<strong>del</strong> personale sanitario, fattore quest’ultimo che incide<br />
notevolmente sulla qualità <strong>del</strong>l’assistenza erogata, anche in termini<br />
di sicurezza <strong>del</strong> paziente. La formazione <strong>del</strong> personale deve<br />
quindi avvenire nel modo più sicuro possibile per il paziente;<br />
spesso si esperisce direttamente al letto <strong>del</strong>l’assistito, sotto guida<br />
e controllo di personale esperto, ovviamente senza alcuna<br />
possibilità di sbagliare. La simulazione rappresenta una soluzione<br />
per l’apprendimento sicuro in quanto offre due grandi vantaggi:<br />
da una parte la “possibilità di commettere errori” dall’altra
28 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
di imparare attraverso l’esperienza pratica. Secondo Gaba il<br />
quadro di riferimento <strong>del</strong>la simulazione si esprime attraverso:<br />
scopi e obiettivi, partecipanti e loro livello di esperienza, discipline<br />
su cui si applica, tipologia di conoscenze che si vogliono insegnare,<br />
scenari creati in base all’età <strong>del</strong> paziente, la tecnologia<br />
disponibile o necessaria per la simulazione, il luogo per la conduzione,<br />
il debriefing (figura 1). 1<br />
FIGURA 1 - Fonte: Gaba DM. The future vision of simulation in health care.<br />
BMJ Quality and Safety, 13, suppl 1, 2004<br />
sImulazIone ed applICazIone <strong>del</strong>l’Hps:<br />
la letteratura<br />
La simulazione, intesa come strategia atta ad anticipare situazioni<br />
reali attraverso esperienze guidate con modalità interattiva<br />
(Tilghman, 2006), sta assumendo anche nel contesto italiano<br />
sempre più rilievo. Nata intorno agli anni 1930 nel campo <strong>del</strong>l’aviazione<br />
con Edwin Link, in campo sanitario ha lunga storia<br />
anche se l’utilizzo di manichini, a grandezza naturale, come mo<strong>del</strong>lo<br />
di simulazione è relativamente nuovo (anni 50-60). 2<br />
Oggi essa comprende una vasta gamma di metodi (da simulatori<br />
“di base” a manichini interattivi che permettono case studies,<br />
role playing…) ed il suo utilizzo ed incremento negli ultimi<br />
20 anni è stato sicuramente aiutato dall’evoluzione tecnologica<br />
da una parte e dai profondi e continui mutamenti nel contesto<br />
socio culturale politico dei paesi dall’altra. Attualmente l’utilizzo<br />
<strong>del</strong>l’Human Patient Simulator (HPS) è dibattuto all’interno sia<br />
<strong>del</strong>la letteratura medica che infermieristica. 3<br />
Nel nostro paese esempi concreti di applicazione di tale metodologia<br />
sono riscontrabili in molti centri ospedalieri e non solo<br />
per quanto riguarda il settore didattico: Padova, Modena, Firenze,<br />
Prato, Catania, Palermo, oltre a programmare regolarmente<br />
attività formativa attraverso l’uso dei simulatori, si stanno<br />
dedicando ad attività mirate alla gestione <strong>del</strong> rischio clinico (definite<br />
“in situ simulation”, simulazioni direttamente al letto <strong>del</strong> paziente<br />
atte a verificare le possibili sorgenti di rischio). 4<br />
In Europa l’utilizzo <strong>del</strong>la simulazione attraverso Human Patient<br />
Simulator è realtà consolidata da anni, molte Università hanno<br />
costruito, sviluppato, centri di simulazione con ampie aree dedicate,<br />
si cita come esempio il DIMS (Danish Institute for Medical<br />
Simulation) a Copenaghen dove, all’interno <strong>del</strong>l’ospedale universitario,<br />
2800 mq sono dedicati a tale attività, oppure l’università<br />
di Tuebingen in Germania che dal 1998 ha un centro dedicato.<br />
Per quanto riguarda la formazione infermieristica in UK la simulazione<br />
viene utilizzata in circa 50 centri di formazione High<br />
Education Intitute’s (HEI) e negli USA 16 stati su 44 hanno ottenuto<br />
il permesso di aumentare le ore da dedicare ad essa nel<br />
percorso di apprendimento. Infine Canada ed Australia prevedono<br />
già nel curriculum formativo <strong>del</strong>l’infermiere tale strategia. 3,4<br />
L’obiettivo primario <strong>del</strong>la simulazione oggi è quello di contrastare<br />
la minaccia <strong>del</strong>l’errore umano (diminuzione <strong>del</strong> rischio di<br />
eventi avversi) ed aumentare quindi la sicurezza <strong>del</strong>l’assistito<br />
migliorando la performance lavorativa <strong>del</strong> professionista (impatto<br />
sulle competenze). Difatti gli scenari che il personale dedicato<br />
a tale attività crea, sono rivolti non solo all’area critica (corsi<br />
BLSD, ALS) bensì,ad esempio, alle malattie polmonari, ai traumi,<br />
agli aspetti etici legati alla relazione con il paziente terminale,<br />
al dolore toracico, al perioperatorio… situazioni quindi comuni<br />
a tutti i reparti di degenza che l’infermiere, così come il medico,<br />
si può trovare a dover affrontare in situazione di improvvisa<br />
emergenza. 3<br />
Il presupposto teorico <strong>del</strong>la simulazione trova ragion d’essere<br />
nella teoria andragogica di Malcom Knowles (1913-1997) noto<br />
studioso <strong>del</strong>l’apprendimento <strong>del</strong>l’adulto, riassumibile in cinque<br />
punti:<br />
1) Gli adulti sono indipendenti ed auto diretti<br />
2) Gli adulti hanno molta esperienza (notevole risorsa per l’apprendimento)<br />
3) Gli adulti apprezzano un apprendimento che si integra con le<br />
risorse <strong>del</strong>la vita quotidiana<br />
4) Gli adulti dimostrano maggior interesse ad un approccio immediato<br />
focalizzato su un problema piuttosto che incentrato<br />
su una materia<br />
5) Gli adulti sono motivati ad imparare spinti da stimoli interni ed<br />
esterni 5
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
Osservare, riflettere, sperimentare alcune manovre tecniche<br />
professionali arrivando progressivamente alla loro applicazione<br />
in contesto reale sulla persona si avvicina al concetto di simulazione<br />
che per definirsi tale deve prevedere fondamentalmente<br />
due momenti:<br />
1) La presentazione <strong>del</strong> caso (scenario): realistico, che tenga in<br />
considerazione la complessità <strong>del</strong> sistema,il contesto clinico,<br />
la composizione <strong>del</strong> team, la presenza reale di risorse umane<br />
e materiali<br />
2) Il debriefing: ovvero la valutazione assolutamente formativa e<br />
non giudicante <strong>del</strong> processo finalizzata all’analisi ed alla riflessione<br />
critica di quanto fatto.<br />
Studi condotti pur evidenziando risultati positivi sottolineano<br />
che per validare l’efficacia <strong>del</strong>la simulazione l’aspetto più importante<br />
è proprio quello legato al debriefing, che da solo vale circa<br />
il 70 % di tutto il processo, in quanto migliora le capacità di<br />
pensiero critico e di autovalutazione rispetto all’assistenza al paziente.<br />
Mc Causland, Currand, Cataldi, (2004) hanno condotto uno<br />
studio di simulazione su scenario di paziente con insufficienza<br />
cardiaca congestizia. Il campione composto da 72 studenti al<br />
termine <strong>del</strong>l’esperienza si è così pronunciato:<br />
• 83% degli studenti ha indicato di essere stato preparato a<br />
prendere decisioni<br />
• 97% ha indicato che la simulazione può aiutarli nel momento<br />
in cui si troveranno ad affrontare la situazione critica nella<br />
realtà<br />
• 96% crede che la simulazione abbia insegnato molto, soprattutto<br />
il debriefing<br />
• 90% considera l’esperienza positiva<br />
• 56% eccellente. 6<br />
Bearnson e Wiker (2005) in uno studio descrittivo relativo ai<br />
vantaggi e limiti <strong>del</strong>l’HPS e simulazioni su scenari correlati al<br />
post operatorio, hanno concluso che l’utilizzo <strong>del</strong> HPS produce<br />
un aumento <strong>del</strong>le conoscenze (in questo studio relativo ai farmaci<br />
e alla somministrazione) e <strong>del</strong>la fiducia rispetto alle competenze<br />
gestuali così come gli autori Rhodes e Curran (2005)<br />
che da uno studio pilota su 21 studenti avente come obiettivo<br />
quello di migliorare le capacità di pensiero critico riflessivo hanno<br />
confermato che l’HPS è effettivamente uno strumento per<br />
promuovere il pensiero critico rispetto all’assistenza al paziente.<br />
7,8<br />
La simulazione offre quindi la possibilità di apprendere in un<br />
ambiente protetto, ma simile a quello <strong>del</strong>la vita reale; attraverso<br />
i due momenti (scenario e debriefing), il discente sia esso studente<br />
o professionista, può essere aiutato ad esplorare e sviluppare<br />
abilità psicomotorie, pensiero critico, problem solving e<br />
decision making utilizzando scenari standardizzati graduando la<br />
difficoltà e facilitando l’apprendimento prima di trovarsi nella realtà<br />
operativa. 3<br />
Nella tabella sottostante sono sintetizzati i benefici e le<br />
sfide/barriere che la simulazione offre (tabella 1) 9<br />
Tabella 1.<br />
puntI dI<br />
forza/VantaggI<br />
• Gli errori possono essere<br />
commessi senza danni ai<br />
pz<br />
• La situazione clinica può<br />
essere manipolata<br />
• La pianificazione <strong>del</strong> tempo<br />
di apprendimento può<br />
29 PAGINA<br />
CrItICItà/sfIde/<br />
barrIere<br />
• Maggior tempo di preparazione<br />
dei docenti<br />
• Ansia da prestazione per<br />
docenti e studenti<br />
• Nr di studenti per sessione<br />
limitato<br />
• Necessità di spazio fisico<br />
e <strong>del</strong>le idonee attrezzature<br />
I benefici quindi legati a tali strategie sono chiari, rimane la sfida<br />
legata alla performance <strong>del</strong> facilitatore, di colui il quale<br />
crea,orienta, gestisce, guida la simulazione, di fatto più aumenta<br />
il livello tecnologico più si innalza l’ansia da prestazione in<br />
quanto gli attori coinvolti potrebbero sentirsi meno in grado di<br />
utilizzare le nuove tecnologie. 3 All’interno di questo contesto le<br />
caratteristiche di un efficace “Clinical teacher” possono essere<br />
così riassunte:<br />
• Deve essere in grado di creare un ambiente “conduttore” di<br />
apprendimento: questo richiede necessariamente conoscenza<br />
e competenza clinica ma anche capacità legate all’insegnamento<br />
• Deve essere di sostegno al discente: ciò richiede la conoscenza<br />
<strong>del</strong> discente e rispetto reciproco<br />
• Deve essere in possesso di competenze didattiche in grado<br />
di massimizzare l’apprendimento dei discenti: questo presuppone<br />
una buona capacità di far diagnosi <strong>del</strong> bisogno formativo<br />
dei discenti, <strong>del</strong>le loro capacità e potenzialità.<br />
• Deve promuovere l’indipendenza cosicchè il discente apprenda<br />
(impari) ad apprendere. 9<br />
sImulazIone: la perCezIone deglI InfermIerI<br />
Un’esperienza recente (Wilson M et al, 2005) conferma che la<br />
simulazione è una strategia molto utile: è stato sviluppato uno<br />
strumento per valutare la percezione degli infermieri sulle componenti<br />
e funzioni <strong>del</strong> manichino Nursing Anne ® in termini di<br />
realismo, adeguatezza percepita a scopo didattico (valutazione<br />
su scala Likert a cinque punti) come confronto con altri strumenti<br />
didattici.<br />
Il manichino è stato immesso in due reparti ospedalieri per un<br />
mese: il campione di infermieri (n=70) ha riferito che la maggior<br />
parte <strong>del</strong>le componenti e <strong>del</strong>le funzioni di Nursing Anne ®<br />
(aspetto, movimenti, procedure, suoni) sono realistici ed adatti<br />
per scopi didattici. Nel complesso i risultati hanno indicato che<br />
la simulazione è molto utile perché potenzialmente riduce eventi<br />
avversi ed incrementa esiti positivi sui pazienti. 10<br />
Nell’ambito di alcuni workshop organizzati durante il 2011<br />
(Corso di Laurea in Infermieristica sez. Garbagnate e <strong>Collegio</strong><br />
<strong>IPASVI</strong> <strong>Pavia</strong>, con il contributo di Laerdal) avente come titolo<br />
“L’apprendimento <strong>del</strong>l’esperienza simulata” è emerso chiaramente<br />
l’interesse <strong>del</strong>la professione verso tale strategia formativa<br />
(gradimento <strong>del</strong>l’iniziativa formativa ottima per il 72.7%), i discenti<br />
ritengono di avere necessità di ulteriore approfondimento<br />
(grafico 1)
30 PAGINA Infermiere a <strong>Pavia</strong><br />
grafico 1<br />
rispetto agli argomenti trattati nell’ambito <strong>del</strong>l’iniziativa<br />
formativa, ha ulteriori esigenze formative?<br />
Inoltre ritengono concretamente applicabile quanto esperito<br />
durante la giornata di lavoro (71.4%) auspicando il confronto<br />
con le esperienze internazionali, e pensando all’utilizzo sempre<br />
più concreto <strong>del</strong>l’HPS nell’ambito <strong>del</strong>la formazione permanente<br />
attraverso la costruzione di casi clinici creati “ad hoc” in base alle<br />
ricadute organizzative, in termini di competenze acquisite e/o<br />
da consolidare che ogni azienda vuole perseguire.<br />
ConClusIonI<br />
La simulazione appare quindi una strategia innovativa in ambito<br />
formativo con innumerevoli vantaggi,negli ultimi quindici<br />
anni l’interesse per il suo utilizzo è cresciuto, soprattutto per migliorare<br />
la sicurezza <strong>del</strong> paziente, tuttavia per raggiungere un<br />
buon successo formativo è necessaria la collaborazione di tutti<br />
gli attori coinvolti ed un coinvolgimento <strong>del</strong>le istituzioni.<br />
Attraverso la simulazione si offre al discente la possibilità di<br />
imparare attraverso l’esperienza pratica,di vivere in un ambiente<br />
costruito ad hoc, ma che rispecchia quello reale,scenari relativi<br />
a condizioni e a situazioni che non si sono mai verificate prima,<br />
oppure casi insoliti che non sono ancora entrati a far parte<br />
<strong>del</strong>la propria esperienza professionale, sviluppando capacità di<br />
problem solving e di decision making. Gran parte <strong>del</strong>la simulazione<br />
è comunque dedicata al debriefing che assume una rilevanza<br />
fondamentale in quanto permette ai discenti di riflettere in<br />
modo critico su ciò che è stato realmente fatto durante la simulazione<br />
stessa, senza averne solamente un ricordo o un’impressione<br />
personale.<br />
bibliografia<br />
1. Gaba DM. The future vision of simulation in health care. BMJ<br />
Quality and Safety, 13, suppl 1, 2004<br />
2. Tilghman J. Innovation approches to use of technological<br />
avances in nursing education. Amenrican Black Nurses Faculty<br />
Journal, 17 (3)99, 2006<br />
3. Ricketts B. The role of simulation for learning within pre registration<br />
nursing education. A literature review. Nurse Education<br />
Today,vol 31(7) october2011: 605-654<br />
4. http://www.laerdal.com/it/casestudies (consultato gennaio<br />
<strong>2012</strong>)<br />
5. Knowles M. La formazione degli adulti come autobiografia.<br />
Milano: Cortina, 1989<br />
6. Mc Causland L, Curran C, Cataldi P. Use of a human patient<br />
simulator for undergraduate nurse education. International<br />
Journal of Nursing Education Scholarship 1 (1):1-17<br />
7. Bearnson CS, Wilker KM. Human patient simulators:a new<br />
face in baccalaureate nursing education at Brigham Young<br />
University. J Nurs Educ.2005; 44(9):421-425<br />
8. Rhodes M, Curran C.use of the humanpatient simulator to<br />
teach clinical judgment skills in a baccalaureate nursing program.<br />
CINComputers, Informatics, Nursing 2005; 23(3):256-<br />
264<br />
9. Billings DM, Halstead JA. Teachin in nursing. A guide for Faculty<br />
(3th ed) St Louis, Missouri: Saunders Elsevier, 2009<br />
Chapter 10, pg 160<br />
10. Wilson M, Sheperd I, Kelly C, Pitzner J. Assessment of a lowfi<strong>del</strong>ity<br />
human patient simulator for the acquisition of nursing<br />
skills. NET, 2005, 56-57.<br />
l’autore<br />
* Coordinatore Didattico<br />
Sezione CLI Università degli Studi di Milano<br />
Facoltà di Medicina e Chirurgia<br />
Sezione Garbagnate Mil.se<br />
Workshop<br />
Human patient simulation (Hps)<br />
l’apprendimento dall’esperienza simulata - Learning by simulated experience<br />
<strong>Collegio</strong> S. Caterina da Siena - Via S. Martino, 17 - <strong>Pavia</strong><br />
sabato 14 aprile <strong>2012</strong> - ore 8,30-12,30<br />
Obiettivi<br />
La giornata di lavoro vuole focalizzarsi su scopi e vantaggi<br />
<strong>del</strong>la simulazione, intesa come strategia integrante nel percorso<br />
formativo permanente, che vede impegnati gli infermieri<br />
nell’aggiornamento continuo secondo i migliori riferimenti<br />
scientifici disponibili.<br />
Programma e contenuti<br />
Presentazione, saluti e introduzione:<br />
Rappresentante Consiglio Direttivo <strong>IPASVI</strong> <strong>Pavia</strong><br />
L’Human Patient Simulation:<br />
vantaggi e limiti <strong>del</strong>la simulazione: A. Sponton<br />
Work Groups - Nelson e Brigit:<br />
A. Ia<strong>del</strong>uca, A. Brancatelli, - S. Lomuscio<br />
Dibattito e chiusura dei lavori.<br />
Richiesti Crediti ECM<br />
Info e iscrizioni:<br />
Bquadro Congressi srl<br />
Via San Giovanni in Borgo, 4 - 27100 PAVIA<br />
Tel: 0382/302859 - Fax: 0382/27697<br />
email: bolla@bquadro-congressi.it<br />
sito web: www.bquadro-congressi.it
Numero 1/<strong>2012</strong><br />
* Silvia Giudici<br />
Aggiornamento<br />
aggIornamento In andata - lombardIa<br />
aspettI partIColarI <strong>del</strong>le terapIe<br />
antICoagulantI: daI nuoVI farmaCI<br />
alla gestIone deI pazIentI<br />
Cremona, 2 marzo <strong>2012</strong><br />
ecm: in fase di accreditamento<br />
euro: 100,00<br />
tel 0685305621; fax 0685351294<br />
e-mail: nl@nlcongressi.it<br />
l’energIa <strong>del</strong>la rabbIa nelle relazIonI:<br />
un messaggero <strong>del</strong>l’amore?<br />
<strong>Pavia</strong>, 5 marzo <strong>2012</strong><br />
ecm: 12<br />
euro: 85,00<br />
tel 0376262195; fax 0376268894<br />
e-mail: stampa@studiaelavora.it; formazione@studiaelavora.it<br />
l’amore CHe trattIene e l’amore<br />
CHe lIbera. l’affettIVItà eVoluta<br />
nella relazIone d’aIuto<br />
<strong>Pavia</strong>, 6 marzo <strong>2012</strong><br />
ecm: 12<br />
euro: 85,00 (se si partecipa al corso <strong>del</strong><br />
05/03/<strong>2012</strong> euro 140,00 per entrambi gli<br />
eventi)<br />
tel 0376262195; fax 0376268894<br />
e-mail: stampa@studiaelavora.it; formazione@studiaelavora.it<br />
Corso dI addestramento alla<br />
rIanImazIone CardIo polmonare<br />
e defIbrIllazIone preCoCe<br />
Milano, 9 marzo <strong>2012</strong><br />
ecm: in fase di accreditamento<br />
euro: 250,00<br />
tel 081480693; fax 081480693<br />
e-mail: antonella.perasole@swingapology.com<br />
musICoterapIa: premesse sCIentIfICHe<br />
e applICazIonI In ambIto<br />
neurologICo<br />
<strong>Pavia</strong>, 23 marzo <strong>2012</strong><br />
ecm: in fase di accreditamento<br />
euro: 50,00<br />
tel 3292838479; fax 038227697<br />
e-mail: rr@aquarius-eventi.it<br />
sito web: www.aquarius-eventi.it<br />
31 PAGINA<br />
l’IntegrazIone tra professIonIstI<br />
ed operatorI dI supporto<br />
Bollate (MI), 23 marzo <strong>2012</strong><br />
ecm: 8<br />
euro: 60,00<br />
tel e fax non disponibili<br />
sito web: www.corsiecm.it<br />
la gestIone InfermIerIstICa <strong>del</strong>le<br />
ferIte aCute e subaCute: se-<br />
Condo modulo<br />
<strong>Pavia</strong>, 7 aprile <strong>2012</strong><br />
ecm: in fase di accreditamento<br />
euro: 60,00 + IVA soci Aislec; 80,00 + IVA<br />
non soci Aislec<br />
tel 3401644020; fax 0382523203<br />
e-mail: segreteria@aislec.it<br />
ComplIanCe In ambIto sanItarIo<br />
<strong>Pavia</strong>, 15 e 16 maggio <strong>2012</strong><br />
ecm: 16<br />
euro: 30,00 associati Fials; 85,00 non associati<br />
Fials<br />
tel 3392201764; fax 0382049316<br />
e-mail: svetri@alice.it<br />
Come Condurre un rCt nel Campo<br />
<strong>del</strong> Wound Care<br />
<strong>Pavia</strong>, 9 giugno <strong>2012</strong><br />
ecm: in fase di accreditamento<br />
euro: 60,00 + IVA soci Aislec; 80,00 + IVA<br />
non soci Aislec<br />
tel 3401644020; fax 0382523203<br />
e-mail: segreteria@aislec.it
<strong>Collegio</strong><br />
Infermieri<br />
Professionali<br />
Assistenti<br />
Sanitari<br />
Vigilatrici<br />
d’Infanzia<br />
<strong>del</strong>la<br />
Provincia di<br />
<strong>Pavia</strong><br />
A ssemblea<br />
Elettiva<br />
1ª Convocazione 10 Aprile <strong>2012</strong> alle ore 21:00 in Via Volta 25, <strong>Pavia</strong><br />
2° convocazione<br />
Sabato 14 aprile <strong>2012</strong> - ore 12:30<br />
Al termine <strong>del</strong> Workshop accreditato ECM<br />
“Human Patient Simulation” (info a pagina 30)<br />
Aula Enrico Magenes<br />
<strong>Collegio</strong> Santa Caterina da Siena<br />
Via San Martino, 17 - PAVIA<br />
OrDiNe Del GiOrNO:<br />
relAziONe Del PresiDeNte<br />
CONtO CONsuNtivO 2011<br />
relAziONe Del COlleGiO Dei revisOri Dei CONti<br />
PrOGrAmmA <strong>2012</strong><br />
CONtO PreveNtivO <strong>2012</strong><br />
Delega (si ricorda che ciascun iscritto non può presentare più di due <strong>del</strong>eghe)<br />
"<br />
Nome e Cognome <strong>del</strong> <strong>del</strong>egante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />
n° iscrizione all’Albo Professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .<br />
data. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . firma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .