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Daniela Sacco, Pensiero in azione. Bertolt Brecht ... - Engramma

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<strong>Daniela</strong> <strong>Sacco</strong><br />

Qe 03• <strong>Pensiero</strong> <strong>in</strong> <strong>azione</strong><br />

riconoscibile proprio dallo sguardo d’<strong>in</strong>sieme capace di cogliere visivamente immag<strong>in</strong>e e testo<br />

<strong>in</strong> modo s<strong>in</strong>ottico.<br />

Didi-Huberman, <strong>in</strong> riferimento al Bilderatlas Mnemosyne, riprendendo una afferm<strong>azione</strong> di<br />

Saxl secondo cui nell’Atlante si avrebbe una "dimostr<strong>azione</strong> ad oculos", osserva come questa<br />

dimostr<strong>azione</strong> non ha "la forma di un sillogismo classico: non riduce il diverso all’unità di una<br />

funzione logica" (DIDI-HUBERMAN [2002] 2006, p. 424). Qu<strong>in</strong>di è il primato della vista, non<br />

dell’argoment<strong>azione</strong> logico discorsiva, che guida il senso e il significato della disposizione e<br />

della lettura di tale disposizione. E attraverso la vista si configura propriamente la forma di<br />

conoscenza mediata dal montaggio: <strong>in</strong> esso si dispiega la complessità, la molteplicità non<br />

riconducibile a univocità che la tensione polare cont<strong>in</strong>uamente rifrange.<br />

Ponendo una proporzione esplicativa si potrebbe affermare che il montaggio sta al pensiero<br />

fantastico/immag<strong>in</strong>ale come la logica sta al pensiero razionale. Nel primo caso le particelle<br />

elementari che vengono composte dal montaggio sono immag<strong>in</strong>i che, <strong>in</strong>tese come frammenti,<br />

r<strong>in</strong>viano sempre ad altro, accostate tra di loro per giustapposizione, secondo legami associativi<br />

guidati da un pr<strong>in</strong>cipio di polarità semantica di modo da creare una rete di rapporti non univoci.<br />

Nel secondo caso le particelle elementari sono concetti, qu<strong>in</strong>di astrazioni che sussumono una<br />

molteplicità sensibile <strong>in</strong> una unità di segno, legati tra loro secondo rapporti univoci di<br />

consequenzialità logica, tali da garantire la non equivocità del senso.<br />

L’associ<strong>azione</strong> tra immag<strong>in</strong>i e testi avviene qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> virtù di un rapporto di giustapposizione<br />

permesso da una dimensione e colloc<strong>azione</strong> spaziale. Significativamente Jean Luc Nancy,<br />

<strong>in</strong>troducendo il concetto di ‘spaziatura’ (NANCY [1996] 2001), usa la giustapposizione di parole<br />

per <strong>in</strong>dicare il rapporto tra "essere s<strong>in</strong>golare e plurale" che si può pensare solo dopo la f<strong>in</strong>e di<br />

ogni ontologia metafisica, svelando però <strong>in</strong> questo modo quale sia il limite della signific<strong>azione</strong><br />

discorsiva rispetto alla potenza della colloc<strong>azione</strong> spaziale, visiva. La giustapposizione di parole<br />

riproduce il meccanismo di segment<strong>azione</strong> dell’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong> <strong>in</strong>quadrature semplicemente poste<br />

l’una accanto all’altra – senza che vi siano qu<strong>in</strong>di segni <strong>in</strong>terpuntivi o congiunzioni – come è<br />

proprio del l<strong>in</strong>guaggio c<strong>in</strong>ematografico. “Essere s<strong>in</strong>golare plurale" è a tutti gli effetti un<br />

montaggio di parole accostate, dove l’<strong>in</strong>tervallo, lo spazio tra le parole è fondante, perché<br />

l’assenza di determ<strong>in</strong><strong>azione</strong> s<strong>in</strong>tattica garantisce il significato che il filosofo francese <strong>in</strong>tende<br />

comunicare: "‘essere’ può essere verbo e sostantivo, ‘s<strong>in</strong>golare’ e ‘plurale’ possono essere<br />

aggettivi o sostantivi, si può scegliere la comb<strong>in</strong><strong>azione</strong> che si vuole – marcano al tempo stesso<br />

un’equivalenza assoluta e la sua articol<strong>azione</strong> aperta, impossibile da racchiudere <strong>in</strong> un’identità".<br />

Qui <strong>in</strong> discussione è l’essere che agli albori della filosofia ha fondato il pr<strong>in</strong>cipio di identità e<br />

non contraddizione, e che è stato posto come sostanza preesistente all’esistenza; l’essere che<br />

<strong>in</strong>tende svelare Nancy è "s<strong>in</strong>golarmente plurale e pluralmente s<strong>in</strong>golare" e "non preesiste al suo<br />

s<strong>in</strong>golare plurale". Nella spaziatura c’è allora la co-essenzialità dell’essere, quella "spartizione<br />

<strong>in</strong> guisa di assemblaggio", dove la rel<strong>azione</strong> è fondante, il ‘con’ fa essere, non è semplicemente<br />

aggiunto all’essere.<br />

Significativamente è <strong>in</strong> riferimento a <strong>Brecht</strong> che è stato <strong>in</strong>trodotto per la prima volta da Roger<br />

Planchon nel contesto teatrale il concetto di ‘scrittura scenica’, <strong>in</strong>dice del mutato rapporto con lo<br />

spazio proprio del teatro novecentesco. Ossia lo spazio <strong>in</strong>teso non come semplice contenitore<br />

ma come campo di segni; secondo Planchon per <strong>Brecht</strong> "la rappresent<strong>azione</strong> forma al contempo<br />

una scrittura drammatica e una scrittura scenica; ma questa scrittura scenica – ed è stato il primo<br />

a dirlo […] – ha una responsabilità uguale alla scrittura drammatica e, <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva, un<br />

movimento sulla scena, la scelta di un colore, di una decor<strong>azione</strong>, d’un costume, etc., impegna<br />

una responsabilità totale" (PLANCHON [1961] 2003). E la nuova spazialità auspicata <strong>in</strong> realtà già<br />

dalle Avanguardie Storiche – per non parlare di Artaud – è riflesso di una trasform<strong>azione</strong> della<br />

visione del mondo che co<strong>in</strong>volge tutti gli ambiti discipl<strong>in</strong>ari. Come ha osservato Michel<br />

Foucault – tra i primi a mettere l’accento sulla questione negli anni ’60 – se "la grande<br />

ossessione che ha assillato il XIX secolo è stata la storia […] forse quella attuale potrebbe<br />

essere considerata l’epoca dello spazio" (FOUCAULT [1967/1984] 2001, p. 19).<br />

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