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Daniela Sacco, Pensiero in azione. Bertolt Brecht ... - Engramma

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<strong>Daniela</strong> <strong>Sacco</strong><br />

Qe 03• <strong>Pensiero</strong> <strong>in</strong> <strong>azione</strong><br />

contrasto forte tra le altezze dello spirito ma anche le passioni dell’anima e la banale realtà<br />

quotidiana.<br />

E il viol<strong>in</strong>o accanto <strong>in</strong>carna nelle <strong>in</strong>tenzioni del regista lo z<strong>in</strong>garo che solo, per strada, non ha<br />

una casa e non avrà mai una casa. Il tema del frammento è da Sellars strettamente collegato a<br />

Kurtág e alla sua condizione di rifugiato. Si tratta di fatto dello stesso valore che acquisisce il<br />

frammento nell’esperienza dell’esilio osservata anche per <strong>Brecht</strong>. Kurtág più precisamente<br />

compone i Kafka Fragmente <strong>in</strong> virtù del suo essere rifugiato, avendo alle spalle l’esperienza<br />

dell’esilio a seguito della rivoluzione ungherese del 1956. La frantum<strong>azione</strong> è tutto quello che<br />

rimane della vita precedente; ovvero come nel caso di <strong>Brecht</strong>, è l’unica forma di pensiero di cui<br />

si è capaci vivendo <strong>in</strong> una condizione precaria di esilio. E dai frammenti c’è la possibilità di<br />

ricom<strong>in</strong>ciare la ricostruzione per una nuova esistenza: Sellars riconosce questa condizione come<br />

propria dell’esperienza degli immigrati, che ricostruiscono le loro vite e creano nuove narrative<br />

dai pezzi rotti. I frammenti tratti dalle macerie trovano qu<strong>in</strong>di nella composizione la possibilità<br />

di una nuova comb<strong>in</strong><strong>azione</strong> e di una ricostruzione; quello vuole far vedere <strong>in</strong> scena Sellars è<br />

<strong>in</strong>fatti anche un grande meccanismo <strong>in</strong> cui vengono montati e ricomposti i frammenti che sono<br />

leggibili su schermi alle spalle dei due personaggi e si alternano a una serie di immag<strong>in</strong>i<br />

proiettate di cont<strong>in</strong>uo, che fanno da eco o da contrappunto ai testi. Si tratta per lo più di<br />

immag<strong>in</strong>i di persone – come ci racconta Sellars <strong>in</strong> occasione di un’<strong>in</strong>tervista alla prima romana<br />

dello spettacolo – “co<strong>in</strong>volte <strong>in</strong> progetti di recupero, <strong>in</strong> comunità per alcolisti e<br />

tossicodipendenti: persone che avevano la vita a pezzi ma che hanno <strong>in</strong>iziato a raccogliere i<br />

pezzi per ricostruirsi la vita” (si veda, <strong>in</strong>fra, Intervista a Peter Sellars).<br />

L’idea del frammento è <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>secamente legata a quella di montaggio. Ne è parte costitutiva, la<br />

particella elementare e però allo stesso tempo rimanda alla composizione, all’<strong>in</strong>tero senza avere<br />

la pretesa di esserlo; per questo <strong>in</strong>carna: “l’idea di una verità frammentaria” e però <strong>in</strong> grado di<br />

rappresentare la verità, perché “non pretende di essere totale, perché dice s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio che è<br />

una comprensione parziale, e non pretende di essere l’<strong>in</strong>tero”.<br />

Il frammento apre all’<strong>in</strong>tervallo, all’<strong>in</strong>terruzione della narr<strong>azione</strong> permessa dall’oper<strong>azione</strong> del<br />

montaggio che, <strong>in</strong>terrompendo il flusso normale della narrativa, lima i marg<strong>in</strong>i della verità, o di<br />

una particolare narr<strong>azione</strong> per sovrapporne altre. Per Sellars l’uso del montaggio è un<br />

meccanismo tanto potente perché “crea una situ<strong>azione</strong> <strong>in</strong> cui guardi le cose da tante<br />

sfaccettature anziché da una sola, da tanti punti di vista differenti”. Allo stesso modo “la<br />

narr<strong>azione</strong> non è mai una s<strong>in</strong>gola narr<strong>azione</strong>, ossia non vi è un s<strong>in</strong>golo montaggio: ma sono<br />

sempre narrazioni ‘multiple’, ovvero immag<strong>in</strong>i multiple. Tutto è multiplo e dunque vi è spazio<br />

per molte narrazioni e meta-narrazioni”.<br />

Il meccanismo del montaggio è quanto è esplicitamente utilizzato <strong>in</strong> Kafka Fragments sia nella<br />

composizione di Kurtág che nella messa <strong>in</strong> scena del regista americano, e scopertamente visibile<br />

a partire dalla sua particella costitutiva elementare: il frammento. Ma il montaggio è anche il<br />

metodo con cui Sellars compone le sue opere sia che si costruiscano su vicende sia che non<br />

abbiano una trama def<strong>in</strong>ita, o immediatamente riconoscibile. In entrambi i casi il montaggio è<br />

cruciale, e come ha osservato lo stesso regista si tratta di un meccanismo assolutamente<br />

contemporaneo ma allo stesso tempo antico, si tratta della stessa tecnica con cui lavoravano i<br />

tragici greci:<br />

“Sofocle creava sempre degli episodi che poi venivano tagliati e <strong>in</strong> cui <strong>in</strong>seriva il coro: <strong>in</strong> lui<br />

non vedi il dispiegarsi degli eventi nel tempo reale, c’è tantissimo che non mostra, anzi esclude.<br />

Sofocle presenta un momento molto specifico nel tempo, poi taglia <strong>in</strong> un altro momento e<br />

affianca questi due momenti nel tempo contigui: ciò ha un impatto emotivo straord<strong>in</strong>ario,<br />

esattamente perché Sofocle lavora al montaggio di questi pezzi. […] Da questi momenti<br />

distribuiti nel tempo che normalmente non vengono attaccati assieme, ma che vengono connessi<br />

grazie a questa tecnica, si ottengono dei contrasti molto <strong>in</strong>tensi e molto estremi. Si crea una<br />

crisi, ma anche qualcosa di più profondo, ossia la consapevolezza che tutto è connesso” (si<br />

veda, <strong>in</strong>fra, Intervista a Peter Sellars).<br />

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