Daniela Sacco, Pensiero in azione. Bertolt Brecht ... - Engramma
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<strong>Daniela</strong> <strong>Sacco</strong><br />
Qe 03• <strong>Pensiero</strong> <strong>in</strong> <strong>azione</strong><br />
<strong>in</strong>carnata <strong>in</strong>dividualmente dal personaggio teatrale <strong>in</strong> cui ‘risuona’ il valore universale. Il<br />
concetto di risonanza, che ricava dalla conoscenza dell’uso del suono nel teatro Nō, è <strong>in</strong>dicativo<br />
per Sellars dell’importanza della musica nel teatro al punto da fargli affermare tra i due una<br />
perfetta equivalenza o – che è lo stesso – di non essersi mai occupato di prosa <strong>in</strong> vita sua<br />
(DELGADO 1999, p. 28). Per questo considera l’opera il genere teatrale da privilegiare, per<br />
l’utilizzo della musica che, se da un lato ha una formul<strong>azione</strong> completamente astratta – gli artisti<br />
cantano note e non si confonde il cantante dal ruolo che impersona – dall’altra implica anche<br />
una identific<strong>azione</strong> emozionale totale, e questi due aspetti sono simultanei, implicando al tempo<br />
stesso distanziamento e immediatezza emotiva (TROUSDELL 1991, pp. 67-70). Per questa stessa<br />
ragione può affermare come la poetica brechtiana sia stata redenta dalla musica e che la musica<br />
implica di per sé un effetto di straniamento. L’opera è da privilegiare <strong>in</strong> un’epoca <strong>in</strong> cui la<br />
questione dei rapporti e delle <strong>in</strong>terazioni tra le cose è centrale:<br />
“Per la sua dimensione multil<strong>in</strong>gue, multiculturale, multimediale, per il suo aspetto diacronico,<br />
dialogico, dialettico, per quel strano diletto che provoca, è la sola forma capace di evocare e di<br />
rappresentare la simultaneità degli eventi, la loro confusione, la loro giustapposizione, l’amara<br />
tragedia del mondo – <strong>in</strong> breve, tutto il caos che costituisce la trama della storia contemporanea”<br />
(SELLARS [1989] 2003, p. 16).<br />
Sellars <strong>in</strong>travvede nell’opera la tragedia greca analizzata da Aristotele: “Nella Poetica sostiene<br />
una s<strong>in</strong>tesi ibrida composta da musica, danza, poesia, di pittura e di spirito civico”, genere che è<br />
stato cont<strong>in</strong>uamente re<strong>in</strong>ventato nel corso delle epoche f<strong>in</strong>o ad arrivare alla contemporaneità.<br />
L’amore per l’opera lo ha portato ad occuparsene di frequente e a essere il più delle volte<br />
iconoclasta rispetto alla tradizione consolidata del genere.<br />
Un esempio significativo di re<strong>in</strong>venzione di opera è Kafka Fragments andato <strong>in</strong> scena per la<br />
prima volta nel 2005 a New York, e portato <strong>in</strong> Italia nel novembre del 2010 al Teatro Palladium<br />
di Roma, <strong>in</strong> occasione del Roma Europa Festival. Quest’opera, come molte altre, affronta un<br />
tema ricorrente nelle produzioni di Sellars: il confronto tra culture diverse che si ritrovano a<br />
vivere assieme, la questione della condivisione, della comunione. Il regista <strong>in</strong>fatti non si stanca<br />
mai di ripetere che la questione fondamentale del XXI secolo è come condividere il territorio e<br />
le risorse pianeta: è la massa di persone che abbandonano le loro terre <strong>in</strong> cerca di cibo,<br />
protezione, asilo nel mondo occidentale. Kafka Fragments è messa <strong>in</strong> scena dell’opera<br />
composta da György Kurtág per soprano e viol<strong>in</strong>o su una tessitura di frasi tratte dai diari, lettere<br />
e aforismi privati di Franz Kafka. I Kafka Fragmente, creati tra il 1985 e il 1986 dal<br />
compositore romeno naturalizzato ungherese, sono costituiti da quaranta frammenti, divisi <strong>in</strong><br />
quattro parti, che musicati durano da una manciata di secondi f<strong>in</strong>o a sette m<strong>in</strong>uti.<br />
I frammenti che il compositore seleziona da Kafka sembrano corrispondere allo stile aforistico<br />
che lo contraddist<strong>in</strong>gue, <strong>in</strong> cui brevità e profondità fanno la qualità delle sue ricerche sul suono.<br />
Questi frammenti sono estratti dal contesto d’orig<strong>in</strong>e e ridisposti secondo delle costellazioni a<br />
cui Kurtág dà una coloratura esistenziale e psicologica, e non a caso dedicherà l’opera alla sua<br />
psicoanalista. I temi che emergono dalla selezione sono vari: si spazia dall’amore, il sogno, la<br />
disper<strong>azione</strong>, l’esilio, alla salvezza, gli animali, il sentiero, il suolo. Portati sulla scena i<br />
frammenti sono cantati da un soprano e musicati da un viol<strong>in</strong>o, accostamento ardito, ma<br />
coerente alle sperimentazioni di Kurtág, se si pensa che il suono risulta più acuto della voce<br />
diversamente dal canone che vuole il suono più grave rispetto alla voce. Soprano e viol<strong>in</strong>o si<br />
avvicendano così per tessere la partitura dei frammenti, che sono scollegati come <strong>in</strong> un flusso di<br />
coscienza ma trovano un fil rouge proprio <strong>in</strong> questo duetto di voce e suono, <strong>in</strong> cui spesso il<br />
viol<strong>in</strong>o gioca con le onomatopee aiutando così la recezione del testo cantato. Ma soprano e<br />
viol<strong>in</strong>o sono anche personaggi: Sellars attribuisce alla prima il ruolo di una casal<strong>in</strong>ga e al<br />
secondo quello di un musicista da strada. Per cui i frammenti, altissimi nella tensione poetica<br />
che sprigionano, vengono catapultati a terra, perché cantati dalla casal<strong>in</strong>ga impegnata tra una<br />
faccenda e l’altra. Il passaggio tra un atto e l’altro è scandito dall’avvicendarsi della casal<strong>in</strong>ga<br />
tra una tavola da stiro, un secchio, uno straccio, una ramazza, nella volontà di creare un<br />
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