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LE ANGIOSPERME (Magnoliophyta1)

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chiamano perfetti (o monoclini, o ermafroditi). I fiori diclini (o unisessuali) portano invece solo stami<br />

(fiori maschili) o solo carpelli (fiori femminili) e si trovano sullo stesso individuo nelle piante monoiche<br />

(come il mais o la quercia) e su individui diversi nelle piante dioiche (come i salici).<br />

Non sempre tutti i verticilli sono presenti. Uno o più di essi possono mancare e si possono così avere<br />

fiori monoclamidati, fiori nudi, fiori unisessuali, fiori sterili, ecc. La successione dei verticilli è però la<br />

stessa in tutte le angiosperme e questo costituisce uno degli indizi a favore di una loro origine<br />

monofiletica. Nei fiori impollinati da insetti è frequente la presenza di nettàrii, strutture più o meno<br />

evidenti dove viene raccolto il nèttare. I nettàrii possono trovarsi alla base dei petali, sul ricettacolo,<br />

sulle pareti o alla base dell'ovario o altrove; anche petali o sepali possono essere trasformati<br />

parzialmente o totalmente in nettàrii. In alcune piante i nettàrii si trovano su organi vegetativi come<br />

foglie o stipole (nettàrii extrafiorali).<br />

La disposizione verticillata ha consentito la fusione tra elementi di ciascun verticillo o di verticilli<br />

adiacenti, con la comparsa - ad esempio - di calici gamosepali e corolle gamopetale, di stami<br />

epicorollini, del passaggio alla posizione infera dell’ovario con la saldatura sulla sua parete delle basi<br />

degli altri pezzi fiorali.<br />

Nella maggior parte dei casi, la selezione naturale ha premiato i tipi di fiori in cui viene favorita<br />

l’allogamia, cioè l’unione tra gameti geneticamente diversi perché provenienti da fiori o addirittura da<br />

individui diversi. Questa offre infatti maggiori possibilità di ricombinazione genetica e comparsa di<br />

nuovi caratteri. Ciò non toglie che in alcuni casi ci sia stata invece un’evoluzione verso l’autogamia (o<br />

addirittura verso forme diverse e anche molto raffinate di propagazione vegetativa, come l’apomissia),<br />

laddove le condizioni ambientali la rendevano vantaggiosa.<br />

Molte caratteristiche del fiore sono legate al tipo di impollinazione, cioè di trasporto del polline dalle<br />

antere degli stami fino allo stimma del pistillo. Nei fiori entomogami (o entomofili), in cui il trasporto<br />

del granulo è affidato a insetti, si ha in genere un particolare sviluppo della corolla, con forme, colori,<br />

odori, strutture meccaniche atte a favorire la visita degli animali, massimizzando l’efficienza nel<br />

trasporto del polline, minimizzando i danni e nelle forme più evolute arrivando a selezionare i pronubi.<br />

La varietà dei fiori entomogami è il risultato di processi di coevoluzione che hanno interessato<br />

angiosperme e insetti dal Cretaceo in avanti. Al contrario, nei tipici fiori anemogami, dove è il vento il<br />

vettore del polline, si assiste ad un insieme di adattamenti morfo-funzionali che facilitano il trasporto, da<br />

alcuni indicati come “sindrome anemogama”: polline abbondante e leggero, stami con antere mobili e<br />

filamenti lunghi, perianzio ridotto o assente e privo di profumi, stimmi voluminosi e piumosi, elevato<br />

rapporto numero di stimmi/numero di ovuli, da cui derivano frutti spesso monospermi. L’anemogamia è<br />

diffusa tra le specie erbacee di ambienti aperti (praterie), come le graminacee, e tra le specie arboree<br />

degli strati superiori delle foreste. Un tempo le angiosperme anemofile, caratterizzate da fiori con<br />

struttura semplice e ridotta, erano considerate meno evolute rispetto a quelle con i più complessi fiori<br />

entomogami, secondo un’interpretazione che vedeva l’evoluzione come un processo sempre diretto<br />

verso una maggiore complessità delle strutture. In seguito si sono trovate le prove che angiosperme<br />

anemofile a fiori estremamente ridotti erano derivate da forme con fiori entomofili complessi. È bene<br />

tenere sempre presente che non esistono caratteri in assoluto più e meno evoluti, ma solo più e meno<br />

adatti a particolare condizioni ambientali che li rendono vincenti nella selezione. Un carattere punito<br />

dalla selezione in un ambiente e in un’epoca può essere premiato in un ambiente diverso o ricomparire<br />

in un’epoca successiva.<br />

La riproduzione sessuale.<br />

Come detto, nel fiore sono riunite le strutture dove si svolgono tutte le fasi della riproduzione, fasi<br />

che nelle altre piante terrestri avvengono in luoghi diversi e al di fuori del diretto controllo<br />

dell’individuo genitore.<br />

I microsporangi sono riuniti a gruppi di quattro a costituire le quattro logge o sacche polliniche delle<br />

antere degli stami (microsporofilli). In ogni sporangio si riconoscono, a partire dall’esterno, un tessuto<br />

protettivo bistratificato (esotecio e endotecio), un tappeto nutritivo e un tessuto sporigeno o<br />

archesporio, formato di cellule madri delle microspore, ognuna delle quali per meiosi originerà quattro<br />

microspore.<br />

Le microspore, avvolte come nelle gimnosperme da esina e endina, germinano ancora nell’antera,<br />

producendo al loro interno un minuscolo gametofito costituito da una cellula vegetativa (o cellula del<br />

tubetto) che include una piccola cellula generativa. La maggior parte dei granuli pollinici (microspore<br />

germinate) lascia l’antera a questo stadio di sviluppo (pollini binucleati); in poche angiosperme più<br />

evolute, prima che il polline venga rilasciato la cellula generativa si divide in due gameti maschili o<br />

cellule spermatiche (pollini trinucleati). Le caratteristiche morfologiche dell'esina e in particolare la<br />

presenza e il tipo di solchi o pori di germinazione sono specifiche nei diversi gruppi sistematici e

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