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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE<br />
DIPARTIMENTO DI SCIENZE AGRONOMICHE E<br />
GESTIONE DEL TERRITORIO AGROFORESTALE<br />
Corso <strong>di</strong> Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie<br />
Tropicali e Subtropicali<br />
PAOLO CASINI<br />
LEGUMINOSE DA<br />
GRANELLA DEGLI<br />
AMBIENTI TROPICALI<br />
Firenze, novembre 2003<br />
Seconda E<strong>di</strong>zione<br />
1
INDICE<br />
1. PREMESSA 5<br />
2. IMPORTANZA NELL’ALIMENTAZIONE UMANA 6<br />
3 RICHIAMI SULLA FISSAZIONE SIMBIONTICA DELL’AZOTO 7<br />
4. LIMITI DELLA COLTIVAZIONE 14<br />
5. DISTRIBUZIONE 14<br />
6. RICHIAMI DI BOTANICA E TASSONOMIA 15<br />
7. CLASSIFICAZIONE 18<br />
8. UTILIZZAZIONI 20<br />
9. LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE SPECIE RAPPRESENTATIVE 25<br />
Pisello del Tropico 27<br />
Voandzeia 35<br />
Fagiolo Alato 41<br />
Fagiolo d’Egitto 47<br />
Fagiolo <strong>di</strong> Lima 53<br />
Fagiolo Mungo 59<br />
Fagiolo dall’Occhio 65<br />
TABELLA 1 - COMPOSIZIONE MEDIA DELLA GRANELLA E<br />
DI ALCUNE PARTI DI PIANTA 72<br />
TABELLA 2 - SPETTRO AMINOACIDICO DEI SEMI 73<br />
3
1. PREMESSA<br />
C on il termine leguminose da granella viene in<strong>di</strong>cato un gruppo <strong>di</strong> specie in grado <strong>di</strong> fornire<br />
granella altamente proteica utilizzabile per l’alimentazione umana.<br />
Sono circa 24 le specie maggiormente coltivate nei tropici in estensioni variabili secondo<br />
la loro utilizzazione ed i sistemi agricoli nei quali sono inserite. La maggior parte delle leguminose<br />
da granella sono in grado <strong>di</strong> produrre in una grande varietà <strong>di</strong> climi ed in terreni poveri senza<br />
ricorrere a concimazioni azotate; caratteristica, che risulta particolarmente utile nell’agricoltura<br />
<strong>di</strong> sussistenza in molte aree depresse.<br />
I semi delle leguminose hanno un contenuto <strong>di</strong> proteine piuttosto elevato (dal 20 al 40%),<br />
superiore a quello dei cereali (8-10%) e delle piante da tubero o da ra<strong>di</strong>ce (2-9%). Le proteine<br />
delle leguminose sono ricche in lisina tanto che possono integrare e completare adeguatamente<br />
quelle dei cereali. In alcune specie i semi contengono, oltre alle proteine, anche grassi in quantità<br />
tali (arachide 45-48%, soia 18-20%) da rendere conveniente la loro estrazione industriale<br />
per essere utilizzati come olii alimentari o come materia prima per l’industria.<br />
L’accrescimento rapido <strong>di</strong> alcune specie annuali come il fagiolo dall’occhio (Vigna<br />
unguiculata), l’elevata produttività della soia (Glycine max) e dell’arachide (Arachis hypogaea),<br />
le specie caratterizzate da lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> fruttificazione (es.: Fagiolo <strong>di</strong> Lima - Phaseolus<br />
lunatus) e quelle semi-legnose perenni (es.: Pisello del tropico - Cajanus cajan) conferiscono<br />
alle leguminose la caratteristica <strong>di</strong> specie “plastiche” ed insostituibili in tutti i sistemi agricoli<br />
tropicali. Le leguminose presentano molti vantaggi rispetto ad altre piante alimentari e risiedono<br />
soprattutto nella loro semplicità <strong>di</strong> preparazione e nella varietà <strong>di</strong> parti eduli. Alcune specie,<br />
come Sphenocarpus stenocarpa (Yam bean), oltre ai semi producono ra<strong>di</strong>ci ingrossate che possono<br />
essere utilizzate per l’alimentazione umana. La stessa caratteristica si riscontra nel fagiolo<br />
alato (Psophocarpus tetragonolobus) del quale, oltre ai semi ver<strong>di</strong> e secchi, sono utilizzabili i<br />
germinelli, le giovani foglie, i baccelli ver<strong>di</strong> e le ra<strong>di</strong>ci.<br />
5
6<br />
L’eccellente valore nutrizionale della maggior parte delle leguminose in termini <strong>di</strong> proteine,<br />
calorie, vitamine e minerali le caratterizza come preziose fonti alimentari complementari<br />
delle <strong>di</strong>ete nei tropici che comprendono frutta, ra<strong>di</strong>ci, cereali, ortaggi e poche proteine animali.<br />
Tra gli alimenti proteici non lavorati o concentrati, i semi delle leguminose possono essere<br />
ottenuti a bassi costi e risultano facilmente trasportabili ed immagazinabili per il consumo sia in<br />
ambito rurale che urbano.<br />
Secondo le statistiche FAO nel mondo si coltivano ogni anno circa 68,4 Mha <strong>di</strong> leguminose<br />
da granella con una produzione stimata in 55,2 Mt. I Paesi maggiori produttori sono: Cina,<br />
In<strong>di</strong>a, Sri Lanka e Pakistan in Asia; Tanzania, Burun<strong>di</strong>, Zaire, Etiopia e Algeria in Africa; Brasile<br />
e Messico in America.<br />
Nell’ultimo mezzo secolo la produzione delle leguminose da granella è aumentata a un<br />
ritmo inferiore a quello dei cereali; per frumento e riso, ad esempio, c’è stato un raddoppiamento,<br />
mentre le leguminose sono aumentate solo del 25%. Da evidenziare, inoltre, che mentre<br />
l’incremento <strong>di</strong> produzione dei cereali è stato conseguito prevalentemente con aumenti delle<br />
rese, quello delle leguminose da granella è stato ottenuto aumentando le superfici.<br />
2. IMPORTANZA NELL’ALIMENTAZIONE UMANA<br />
Le popolazioni <strong>di</strong> molti Paesi in via <strong>di</strong> sviluppo (PVS) si basano la loro alimentazione su<br />
prodotti ricchi in amido, come cereali e tuberi, ma carenti per le proteine sia sotto l’aspetto<br />
quantitativo che qualitativo. Ottenere un miglioramento della loro <strong>di</strong>eta esclusivamente con<br />
prodotti zootecnici (carne, formaggio, latte) non è pensabile perché troppo costosi in termini <strong>di</strong><br />
energia spesa per produrli. Considerando le modeste con<strong>di</strong>zioni socio-economiche in cui solitamente<br />
versano queste popolazioni e il carico demografico sempre superiore alle risorse del territorio,<br />
un notevole contributo alla soluzione del problema potrebbe essere trovato in un maggior<br />
consumo <strong>di</strong> legumi espandendone la coltivazione e migliorandone la tecnica colturale.<br />
Il fabbisogno proteico giornaliero dell’uomo è <strong>di</strong> circa 55 g d -1 . Gli alimenti <strong>di</strong> origine<br />
vegetale contribuiscono per circa il 70% alle necessità proteiche mon<strong>di</strong>ali, ma in molti PVS<br />
questa proporzione può essere maggiore fino ad arrivare anche al 90%. I cereali costituiscono<br />
circa il 68% <strong>di</strong> tutte le proteine <strong>di</strong> origine vegetale consumate <strong>di</strong>rettamente; le leguminose da<br />
granella il 18,5% ed altre fonti (ra<strong>di</strong>ci, tuberi, noci, frutta ed ortaggi) il 13,5%. La produzione <strong>di</strong><br />
proteine <strong>di</strong> origine vegetale ammonta a circa 153 Mt equivalenti, su base mon<strong>di</strong>ale, a circa 43.0<br />
kg pro capite anno -1 ma, per i PVS tale quota scende a 24-26 kg pro capite anno -1 .<br />
La qualità della nutrizione umana è spesso collegata al clima: ad esempio, può decrescere<br />
proporzionalmente con la <strong>di</strong>minuzione dell’altitu<strong>di</strong>ne ed aumentare con la me<strong>di</strong>a annuale delle<br />
precipitazioni. In Nigeria la <strong>di</strong>sponibilità sia <strong>di</strong> proteine che <strong>di</strong> energia calorica, <strong>di</strong>minuisce dal<br />
Nord più arido all’Ovest sub-umido ed al Sud-est umido. Alcuni stu<strong>di</strong> hanno messo in evidenza<br />
che sia l’energia (2719 cal pro capite d -1 ) che le proteine (80 g pro capite d -1 ) sono adeguate<br />
nella regione semi-arida del nord, ma risultano al <strong>di</strong>sotto dei livelli nutrizionali minimi nell’ovest<br />
(1909 cal e 40 g <strong>di</strong> proteine pro capite d -1 ) e nel sud-est (1774 cal e 33 g pro capite <strong>di</strong><br />
proteine per d). Mentre i cereali rappresentano il 64% dell’apporto calorico nel nord, le ra<strong>di</strong>ci ed<br />
i tuberi costituiscono rispettivamente il 53% ed il 68% delle risorse energetiche nell’ovest e<br />
nell’est.
Gli effetti della nutrizione non bilanciata nelle aree dove le risorse energetiche potrebbero<br />
essere adeguate, possono essere drammatici. In alcune aree <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne interme<strong>di</strong>a a clima<br />
umido o sub-umido come l’Uganda (1000-1200 m slm) dove i carboidrati sono più che adeguati<br />
(3000-4000 cal pro capite d -1 ), ma non le proteine, si può registrare una mortalità infantile fino<br />
al 5% soprattutto nei bambini in <strong>di</strong>vezzamento. In generale sembra che le aree semi-aride e le<br />
altitu<strong>di</strong>ni maggiori con bassa pressione <strong>di</strong> popolazione, dove cereali e legumi sono più facilmente<br />
coltivati ed immagazzinati, siano migliori per una nutrizione bilanciata. Tuttavia, queste statistiche<br />
spesso non tengono conto delle variabilità climatiche e delle carestie cicliche delle regioni<br />
sub-umide e semi-aride. In questo contesto, il settore delle attività agricole più vulnerabile<br />
è quello dei noma<strong>di</strong> poiché, la loro sopravvivenza, <strong>di</strong>pende principalmente dagli animali domestici<br />
allevati nelle regioni più aride climaticamente incostanti.<br />
3. RICHIAMI SULLA FISSAZIONE SIMBIONTICA DELL’AZOTO<br />
L’azoto (N) è un elemento essenziale per la vita sia vegetale che animale. E’ quasi inerte e<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile da legare chimicamente con altri elementi. I composti azotati sono continuamente<br />
prodotti o demoliti come risultato <strong>di</strong> vari processi biologici e chimici; la figura 1 ne evidenzia<br />
alcuni. L’N elementare o gassoso (N 2 ) può essere fissato o combinato con altri elementi soprattutto<br />
dai batteri (Rhizobium sp. e Frankia sp.) e dai cianobatteri in simbiosi con l’Azolla, una<br />
piccola felce. Anche i prodotti secondari della combustione comportano la formazione naturale<br />
dell’N. L’N atmosferico può essere incluso nelle proteine delle piante che possono in seguito<br />
essere utilizzate dagli animali che le convertono a loro volta in proteine o carne. Parte dell’N<br />
trasformato dagli animali torna nel terreno e quin<strong>di</strong>, alle piante sottoforma <strong>di</strong> escrementi. L’N<br />
<strong>di</strong>stribuito al terreno con i fertilizzanti può essere utilizzato dalle colture o perduto con la<br />
percolazione profonda o con lo scorrimento superficiale. Infine, alcuni batteri possono riconvertire<br />
l’N contenuto nel terreno o nelle piante in composti gassosi che possono ritornare nell’atmosfera.<br />
L’N rappresenta uno dei principali nutrienti delle piante come si può osservare dalla figura<br />
2, nella quale sono riportate le esigenze <strong>di</strong> N e la produzione <strong>di</strong> granella per unità <strong>di</strong> prodotto<br />
fotosintetizzato delle principali specie alimentari. La linea tratteggiata orizzontale rappresenta<br />
l’assorbimento massimo <strong>di</strong> N <strong>di</strong> molte colture che corrisponde a 5 kg ha -1 d -1 per una produzione<br />
<strong>di</strong> fotosintati pari a 250 kg ha -1 d -1 . Nella figura, le specie situate sopra la linea <strong>di</strong> 20 mg <strong>di</strong> N<br />
per g <strong>di</strong> prodotto fotosintetizzato, necessitano quantitativi <strong>di</strong> N superiori a quelli normalmente<br />
ottenibili dal terreno e quin<strong>di</strong>, in natura, costrette ad approvvigionarsi da altre fonti (fissazione<br />
simbiontica).<br />
In base alla loro esigenza <strong>di</strong> N, le colture riportate nella figura 2 possono essere sud<strong>di</strong>vise<br />
in 4 gruppi:<br />
1. cereali produttori <strong>di</strong> granella in modo efficiente;<br />
2. leguminose, altrettanto efficienti produttrici <strong>di</strong> granella, sebbene necessitano<br />
<strong>di</strong> quantitativi <strong>di</strong> N superiori al gruppo 1.<br />
3. oleaginose che producono granella meno efficientemente dei gruppi 1 e 2 in<br />
cambio della produzione <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong>;<br />
4. soia, che per il suo contenuto <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong> e proteine si colloca tra le leguminose e<br />
le oleaginose.<br />
7
8<br />
Sebbene il ruolo delle leguminose nel miglioramento e mantenimento della fertilità del<br />
terreno sia conosciuto fin dall’antichità, è soltanto verso la fine del XIX secolo che tale fenomeno<br />
è stato approfon<strong>di</strong>tamente stu<strong>di</strong>ato. Quasi tutte le leguminose sono provviste <strong>di</strong> noduli sull’apparato<br />
ra<strong>di</strong>cale contententi batteri che hanno la caratteristica <strong>di</strong> fissare l’azoto atmosferico in<br />
cambio <strong>di</strong> carboidrati da parte della pianta. Una quota dell’N è <strong>di</strong>sponibile per la pianta e, con la<br />
degradazione dei noduli, parte <strong>di</strong> questo elemento viene rilasciato nel terreno. Questa caratteristica<br />
ha fatto sì che le leguminose hanno assunto una grande importanza nell’agricoltura; infatti,<br />
oltre ad arricchire il terreno in azoto e costituire una preziosa fonte <strong>di</strong> proteine per l’uomo, hanno<br />
un ruolo prioritario nelle rotazioni colturali, nella costituzione <strong>di</strong> pascoli (in consociazione con<br />
le graminacee), nella funzione <strong>di</strong> specie da copertura del terreno e per la concimazione verde<br />
(sovescio o “green manuring”). Queste caratteristiche sono state stu<strong>di</strong>ate approfon<strong>di</strong>tamente nei<br />
Paesi a clima temperato ma, relativamente pochi stu<strong>di</strong> sono stati condotti sul valore delle<br />
leguminose nel mantenimento della fertilità nei tropici.<br />
Figura 1. Ruolo delle leguminose nel ciclo dell’azoto (10 6 t).
Figura 2. Relazione tra la quantità <strong>di</strong> N richiesto ed il peso della granella per unità <strong>di</strong> prodotto<br />
fotosintetizzato delle principali specie alimentari.<br />
I batteri del genere Rhizobium che si trovano normalmente nel terreno, quando non fissano<br />
l’azoto sono attratti verso le ra<strong>di</strong>ci delle leguminose in sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> plantule (figura 3a). I batteri<br />
penetrano nelle ra<strong>di</strong>ci attraverso i peli ra<strong>di</strong>cali e passano nella corteccia dove provocano la <strong>di</strong>visione<br />
cellulare (figura 3a). Tali cellule sono tetraploi<strong>di</strong> e producono i noduli che appaiono sulla<br />
superficie delle ra<strong>di</strong>ci. I primor<strong>di</strong> dei noduli sono circondati da un meristema le cui cellule non<br />
sono infettate dal Rhizobium ma si moltiplicano provvedendo all’accrescimento del nodulo (figura<br />
3b). Nell’area interme<strong>di</strong>a fra la superficie del nodulo ed il suo centro, si trova l’area <strong>di</strong><br />
fissazione (figura 3c). Qui i tessuti sono costituiti da batterioi<strong>di</strong>, cellule delle piante con i<br />
Rhizobium che hanno assunto una forma globulare. I batteri contengono un enzima, la nitrogenasi,<br />
che li rendono capaci <strong>di</strong> fissare l’N atmosferico. La nitrogenasi contiene Fe e Mo, metalli in<strong>di</strong>spensabili<br />
per il trasporto <strong>degli</strong> elettroni necessari alla reazione <strong>di</strong> riduzione. Le cellule attive<br />
sono colorate <strong>di</strong> rosso per la presenza della legemoglobina, il pigmento che trasporta ossigeno ai<br />
batterioi<strong>di</strong>. Al centro dei noduli si trova l’area <strong>di</strong> degenerazione (figura 3d), <strong>di</strong> colore verde o<br />
marrone, all’interno della quale non avviene alcun processo <strong>di</strong> fissazione. Il sistema vascolare<br />
derivato dai vasi della ra<strong>di</strong>ce (figura 3e) ha funzione trofica trasportando i carboidrati necessari<br />
per la reazione <strong>di</strong> fissazione ed i composti azotati elaborati dal nodulo alle foglie.<br />
I noduli si possono osservare ad occhio nudo dopo 10-14 d <strong>di</strong> accrescimento della piantina<br />
in un substrato privo <strong>di</strong> N. Il tempo necessario tuttavia, <strong>di</strong>pende dalla leguminosa e dalla <strong>di</strong>mensione<br />
del seme. In campo, me<strong>di</strong>amente, i noduli sono visibili dopo 21-28 d dall’emergenza. Le<br />
<strong>di</strong>mensioni e la morfologia dei noduli variano considerevolmente ma la loro forma è costante<br />
9
10<br />
per ogni specie <strong>di</strong> leguminosa. La crescita (figura 4) e l’efficienza dei noduli è influenzata dal<br />
rapporto C:N della pianta e dalla presenza nel terreno <strong>di</strong> P, Ca, Mg, Mo e B. La presenza ed il<br />
numero dei noduli non è in<strong>di</strong>ce della loro efficacia. Se i noduli non sono efficaci, per la pianta i<br />
batteri costituiscono solo dei parassiti nei riguar<strong>di</strong> dell’N e le leguminose devono approvvigionarsi<br />
<strong>di</strong> questo elemento <strong>di</strong>rettamente dal terreno. In questo caso le leguminose esauriscono le<br />
riserve <strong>di</strong> N più rapidamente dei cereali e delle graminacee in genere.<br />
Figura 3. Processo <strong>di</strong> infezione e sviluppo del nodulo nelle ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> soia (Glycine max).<br />
Trifolium repens Glycine max Arachis hypogaea Cajanus sp. Lupinus sp.<br />
Figura 4. Vari tipi <strong>di</strong> noduli.
I noduli efficaci contengono la legemoglobina, <strong>di</strong> colore rossastro, che può essere in<strong>di</strong>viduata<br />
tagliando trasversalmente i noduli. I noduli non efficienti appaiono invece piccoli, consistenti,<br />
sferici e <strong>di</strong> colore verdastro internamente.<br />
In presenza <strong>di</strong> elevate quantità <strong>di</strong> N nel terreno od in caso <strong>di</strong> fertilizzazioni, lo sviluppo dei<br />
noduli viene ritardato. Nei climi tropicali tuttavia, la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> piccole dosi <strong>di</strong> N vengono<br />
spesso impiegate per stimolare l’accrescimento iniziale della coltura. L’effetto complessivo <strong>di</strong><br />
questa concimazione sullo sviluppo della pianta può talvolta risultare positivo.<br />
Nei tropici le leguminose hanno la capacità <strong>di</strong> produrre noduli in terreni aci<strong>di</strong> carenti in P,<br />
Ca ed altri nutrienti, in maggior misura rispetto a quanto avviene nelle aree temperate. In quest’ultime<br />
la nodulazione risulta carente nelle stagioni con fotoperiodo breve e scarsa intensità<br />
luminosa.<br />
Sono stati in<strong>di</strong>viduati molti ceppi <strong>di</strong> Rhizobium alcuni dei quali specifici per un certo<br />
numero <strong>di</strong> leguminose. Ogni ceppo è in grado <strong>di</strong> produrre noduli ra<strong>di</strong>cali su qualsiasi gruppo <strong>di</strong><br />
leguminose botanicamente vicine a quella specifica ma non su altre. Per esempio, il ceppo <strong>di</strong><br />
Rhizobium japonicum della Vigna unguiculata è molto <strong>di</strong>ffuso nei tropici ed è in grado <strong>di</strong> provocare<br />
la nodulazione in molti generi <strong>di</strong> leguminose tropicali. Questo è possibile poiché tale ceppo<br />
è probabilmente quello ancestrale ed il meno specializzato dei Rhizobium.<br />
Quando si introducono leguminose in nuovi ambienti è sempre consigliabile inoculare i semi<br />
con il ceppo appropriato; questo, se la specie introdotta non risulta essere in simbiosi con il R.<br />
japonicum. La soia, per esempio, necessita del batterio specifico. Poche specie della famiglia<br />
Caesalpinoideae producono noduli mentre questi vengono largamente prodotti dalle specie delle<br />
famiglie Mimosoideae e Papilionoideae.<br />
La fissazione simbiontica dell’N riveste una grande importanza nel complesso sistema<br />
suolo-pianta-atmosfera. Non deve essere sottovalutato l’aspetto energetico <strong>di</strong> tale processo. Infatti,<br />
da alcuni calcoli sulla energia libera <strong>di</strong> Gibbs necessaria per la fissazione simbiontica<br />
dell’N, è emerso che per questo processo sono necessarie circa 85 Kcal mole -1 +<br />
<strong>di</strong> NH4 fissato<br />
contro le 163 Kcal mole -1 +<br />
<strong>di</strong> NH4 prodotto industrialmente con la sintesi <strong>di</strong> Haber-Bosch.<br />
Il fenomeno della fissazione simbiontica dell’N in ambienti tropicali deve ancora essere<br />
aprofon<strong>di</strong>tamente stu<strong>di</strong>ato soprattutto in relazione ai ceppi specifici <strong>di</strong> Rhizobium occorrenti per<br />
le numerose specie <strong>di</strong> leguminose.<br />
Leucaena leucocephala<br />
Erba me<strong>di</strong>ca<br />
Pisello del tropico<br />
Fagiolo dal’occhio<br />
Pisello mungo<br />
Stylosanthes<br />
Soia<br />
Cece<br />
Arachide<br />
Cyamopsis sp.<br />
Figura 5. Quantitativi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto fissati da alcune leguminose (kg N ha -1 anno -1 ).<br />
11
12<br />
Figura 6. Pianta <strong>di</strong> fagiolo comune (Phaseolus vulgaris) ben nodulata.
Presenza <strong>di</strong> noduli ra<strong>di</strong>cali su piantine <strong>di</strong> cece a 30 giorni dall’emergenza.<br />
Sezioni <strong>di</strong> noduli ra<strong>di</strong>cali a <strong>di</strong>fferente sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> accrescimento. La colorazione rossastra in<strong>di</strong>ca la<br />
presenza <strong>di</strong> legemoglobina e la conseguente efficienza del nodulo.<br />
13
14<br />
4. LIMITI DELLA COLTIVAZIONE<br />
Le leguminose da granella tropicali si sono evolute in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> forti stress e non<br />
risultano geneticamente idonee ad adattarsi a con<strong>di</strong>zioni ambientali particolarmente favorevoli<br />
nelle quali, generalmente, non raggiungono sod<strong>di</strong>sfacenti rese sia dal punto <strong>di</strong> vista quantitativo<br />
che qualitativo. Tuttavia, l’adattabilità a con<strong>di</strong>zioni ambientali sfavorevoli costituisce uno dei<br />
principali pregi <strong>di</strong> molte leguminose.<br />
Tra i fattori che limitano la produttività delle leguminose nei tropici si ricordano le avversità,<br />
le umi<strong>di</strong>tà estreme, le alte temperature, la bassa insolazione, l’inadeguata o sbilanciata<br />
<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nutrienti e la scarsa fertilità del terreno. Quando non è possibile ridurre i limiti<br />
ambientali attraverso una migliore tecnica colturale, come il controllo delle avversità, risulta<br />
importante fare ricorso a specie o varietà caratterizzate da meccanismi genetici <strong>di</strong> tolleranza<br />
come ad esempio l’interruzione od il rallentamento dell’accrescimento durante i perio<strong>di</strong> ari<strong>di</strong>.<br />
Sebbene le leguminose rivestano una notevole importanza nell’alimentazione umana, non risultano<br />
prive <strong>di</strong> qualche caratteristica negativa come la carenza <strong>di</strong> aminoaci<strong>di</strong> solforati (cistina e<br />
metionina), il contenuto <strong>di</strong> alcuni fattori <strong>di</strong> flatulenza (soprattutto oligosaccari<strong>di</strong>), la presenza <strong>di</strong><br />
odori sgradevoli, il contenuto <strong>di</strong> inibitori metabolici (come quelli della tripsina). Inoltre, i semi<br />
<strong>di</strong> molte specie contengono sostanze tossiche, come alcaloi<strong>di</strong>, amminoaci<strong>di</strong> non proteici,<br />
neurotossine od emolisine. Comunque, molte <strong>di</strong> queste sostanze possono essere allontanate o<br />
inattivate con semplici trattamenti come cottura, ammollo e tostatura.<br />
Alcune leguminose caratterizzate da elevate rese e con ottime caratteristiche nutritive vengono<br />
scarsamente utilizzate soprattutto in conseguenza <strong>di</strong> ignoranza o <strong>di</strong> scarsa famigliarità con<br />
i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> coltivazione e <strong>di</strong> preparazione. È il caso della soia, caratterizzata da un contenuto <strong>di</strong><br />
proteine e <strong>di</strong> olio superiore rispetto alla maggioranza delle altre specie, che non è stata accettata<br />
nei tropici africani nonostante i vari tentativi <strong>di</strong> una sua introduzione ripetutasi a partire dal<br />
1920. Tuttavia, la crescente richiesta a livello mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> olii vegetali e <strong>di</strong> mangimi ha favorito<br />
l’espansione della soia in molte aree tropicali suprattutto a livello industriale (come “cash crop”)<br />
e poco per uso domestico.<br />
La risposta alla concimazione delle leguminose non è così pronta e, a volte, spettacolare<br />
come nei cereali; in particolare l’azoto non ha effetti apprezzabili, mentre con il fosforo si riescono<br />
ad ottenere incrementi <strong>di</strong> produzione talvolta anche notevoli.<br />
La produttività delle leguminose è più bassa rispetto a quella <strong>di</strong> altre specie (es. cereali)<br />
per la maggior quantità <strong>di</strong> energia necessaria per sintetizzare proteine e grassi, rispetto a quella<br />
impiegata per i carboidrati.<br />
5. DISTRIBUZIONE<br />
Più <strong>di</strong> una dozzina <strong>di</strong> specie contribuisce alla produzione <strong>di</strong> leguminose da granella nelle<br />
regioni tropicali. Di queste, il fagiolo comune (Phaseolus vulgaris), il cece (Cicer arietinum), la<br />
soia (Glycine max), il pisello (Pisum sativum), la lenticchia (Lens esculenta), la fava (Vicia<br />
faba) ed il lupino (Lupinus sp.) sono specie adatte anche a climi freschi e quin<strong>di</strong> da considerare<br />
specie per aree <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a od alta altitu<strong>di</strong>ne nei tropici. Similmente, il pisello del tropico (Cajanus<br />
cajan), il fagilo dall’occhio (Vigna unguiculata), l’arachide (Arachys hipogaea) ed altre specie
come fagiolo mungo (Vigna ra<strong>di</strong>ata), rice bean (Vigna umbellata = Phaseolus calcaratus),<br />
moth bean (Vigna aconitifolia = Phaseolus aconitifolius) sono solitamente coltivati ad altitu<strong>di</strong>ni<br />
inferiori.<br />
La maggioranza delle leguminose tropicali si riscontrano soprattutto nelle aree a clima<br />
sub-umido o semi-arido. Il pisello del tropico, una delle specie più conosciute, si riscontra in una<br />
grande variabilità <strong>di</strong> climi. Generalmente le leguminose non sono coltivate estensivamente andando<br />
a costituire per la maggior parte, fonti <strong>di</strong> alimento complementare ad altri prodotti <strong>di</strong><br />
origine vegetale e/o animale nell’agricoltura <strong>di</strong> sussistenza. Soprattutto nei tropici umi<strong>di</strong> si riscontra<br />
una grande varietà <strong>di</strong> leguminose ma, in genere, la loro produzione a livello mon<strong>di</strong>ale<br />
risulta sempre <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile determinazione. La descrizione dettagliata della <strong>di</strong>stribuzione delle<br />
singole specie è riportata nelle schede monografiche.<br />
6. RICHIAMI DI BOTANICA E TASSONOMIA<br />
Le leguminose appartengono all’Or<strong>di</strong>ne Leguminosae e la maggioranza delle specie è<br />
classificata nella grande famiglia delle Papilionaceae che comprende 480 generi e 12.000 specie<br />
ampiamente <strong>di</strong>stribuite nei climi sia tropicali che temperati. Poche specie <strong>di</strong> importanza<br />
economica si riscontrano invece nelle famiglie Caesalpinieceae (152 generi e 2800 specie) e<br />
Mimosaceae (56 generi e 2800 specie).<br />
Le caratteristiche botaniche che <strong>di</strong>stinguono le leguminose sono le seguenti:<br />
1. foglie solitamente alternate e composte, pinnate o trifogliate;<br />
2. fiori ermafro<strong>di</strong>ti solitamente con 5 petali e 5 sepali;<br />
3. ovario supero con un unico carpello ed uno stilo;<br />
4. il frutto è un baccello formato da un unico carpello e deiscente in corrispondenza<br />
<strong>di</strong> entrambe le suture dorsale e ventrale che separano le due valve;<br />
5. semi costituiti da due cotiledoni e un embrione che contiene un endosperma<br />
molto piccolo (spesso assente).<br />
Le Papilionaceae si <strong>di</strong>stinguono dalle altre due famiglie soprattutto per i fiori zigomorfi a<br />
simmetria bilaterale <strong>di</strong> tipo pentamero. Il petalo superiore, sessile, è solitamente il più grande e<br />
costituisce il vessillo. I due petali laterali sono paralleli fra <strong>di</strong> loro e formano le ali; i due petali<br />
inferiori, solitamente uniti per il margine inferiore, costituiscono la carena che protegge gli stami<br />
e l’ovario. Normalmente gli stami sono 10 e possono essere monoadelfi (saldati insieme) o<br />
<strong>di</strong>adelfi (9 stami uniti ed uno libero). Le antere hanno due loculi e deiscono per il senso della<br />
lunghezza. L’ovario è supero costituito da un carpello e qualche volta provvisto <strong>di</strong> un falso<br />
setto; gli ovuli possono essere da 1 ad oltre 20 e sono attacchati alla sutura ventrale del frutto. La<br />
fecondazione è incrociata e/o autogama. Il frutto è il tipico legume o baccello, normalmente<br />
deiscente, <strong>di</strong> forma, colore e <strong>di</strong>mensionmi variabilissime; in alcune specie si accrescono sotto il<br />
livello del terreno (es. arachide e Voandzeia subterranea).<br />
15
16<br />
I semi sono estremamente <strong>di</strong>versificati per forma, colore e <strong>di</strong>mensioni; presentano tegumenti<br />
consistenti e a volte impermeabili all’acqua (semi duri). Il loro interno è totalmente occupato<br />
dall’embrione, costituito in massima parte da due cotiledoni ripieni <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong> riserva<br />
(carboidrati, proteine e grassi); il seme, nella maggior parte delle specie, non contiene endosperma<br />
perchè riassorbito durante la formazione dell’embrione. Un elemento caratteristico, <strong>di</strong> una certa<br />
importanza tassonomica in alcune leguminose, è l’ilo. Esso rappresenta l’area dove era inserito<br />
il funicolo che sosteneva il seme al baccello e lo alimentava; alla maturazione fisiologica nel<br />
punto <strong>di</strong> contatto seme-funicolo si forma uno strato suberificato <strong>di</strong> colore, forma e posizione<br />
caratteristici per le <strong>di</strong>verse specie. L’ilo funziona come una valvola che permette la <strong>di</strong>sidratazione<br />
del seme quando è in ambiente asciutto e ne impe<strong>di</strong>sce la reidratazione quando l’atmosfera si<br />
arricchisce <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà; in questo caso la chiusura è quasi istantanea.<br />
Figura 7. Fiore tipico <strong>di</strong> una Papilionacea (Cicer arietinum). a. fiore intero; b. ala; c. carena; d. vessillo<br />
o stendardo.<br />
Figura 8. Gineceo ed androceo <strong>di</strong> una Papilionacea (Cicer arietinum). a. stilo e stigma; b. ovario, stilo<br />
e stigma; c. stami; d. stame; e. colonna staminale.
L’apparato ra<strong>di</strong>cale è sempre fittonante ma può accrescersi in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi:<br />
a. asse principale ben sviluppato con ramificazioni piuttosto corte (es. lupino);<br />
b. asse e ramificazioni ben sviluppati, ma le seconde più corte dell’asse (es. cece);<br />
c. asse e ramificazioni ben sviluppati che raggiungono pressoché la stessa profon<strong>di</strong>tà<br />
(es. vigna, soia, fagiolo).<br />
Le famiglia delle Papilionaceae è sud<strong>di</strong>visa in 12 tribù ma quasi tutte le leguminose da<br />
granella <strong>di</strong> importanza economica appartangono alla tribù delle Phaseoleae. Poche appartengono<br />
alla Cicereae ed altre, come le arachi<strong>di</strong>, alle Hedysareae. Le specie delle Phaseoleae possono<br />
essere piante erbacee, erette, rampicanti o prostrate oppure arbustive o semi-arbustive. Le<br />
foglie sono imparipennate; le stipole sono presenti e gli stami non sono allargati all’apice. La<br />
tribù delle Hedysareae si <strong>di</strong>stingue dalle altre per avere i baccelli riuniti a grappoli; inoltre, le<br />
pareti dei bacceli sono compressi nello spazio fra seme e seme e si rompono facilmente in senso<br />
trasversale; in qualche specie sono presenti le stipole fogliari.<br />
Una chiave botanica semplificata per le leguminose tropicali è stata approntata da <strong>di</strong>versi<br />
autori. I generi Cicer, Lens, Pisum, Vicia, Lathyrus e Lupinus sono omessi poichè, come già<br />
riportato, sono piante delle aree più temperate e spesso utilizzate in semina autunno-vernina<br />
nelle regioni subtropicali e temperate.<br />
In seguito ad approfon<strong>di</strong>ti stu<strong>di</strong> sulla morfologia delle foglie e del polline, sulla struttura<br />
del fiore ed analisi elettroforetiche <strong>degli</strong> estratti dei semi, in questa classificazione, Phaseolus<br />
mungo, P. aureus, P. ra<strong>di</strong>atus, P. acontifolius, P. anguralis e P. calcaretus sono stati inseriti in<br />
Vigna sp..<br />
A. FRUTTI CHE MATURANO SOTTO IL LIVELLO DEL TERRENO<br />
B. Foglie pinnate con quattro foglioline; foglioline senza stipole; stami monoadelfi, fiori<br />
ascellari e solitari; baccelli raggruppati con pareti compresse nello spazio fra i semi<br />
Arachis<br />
BB. Foglie trifogliate, glabre, stami liberi dalla prossimità della base alla parte superiore;<br />
stilo peloso; calice con denti corti e larghi ............................................... Voandzeia<br />
C. Stilo glabro, calice <strong>di</strong>viso in due lobi stretti ....................... ........Kerstingiella<br />
AA. FRUTTI CHE MATURANO SOPRA IL TERRENO<br />
B. Foglie trifogliate<br />
C. Stame libero dalla base alla sommità<br />
E. Carena e stilo spiralati a 360° per 1-5 volte; morfologia del polline non ben definita;<br />
vessillo con scalanatura trasversa alla sommità dell’attaccatura al calice, <strong>di</strong><br />
solito privo <strong>di</strong> appen<strong>di</strong>ci (se presenti in numero <strong>di</strong> due) ................ Phaseolus<br />
EE. Carena e stilo arcuati o curvati ma non spiralati a 360°; stipole cordate o con<br />
appen<strong>di</strong>ci alla base; polline fortemente reticolato<br />
F. Stigma obliquo o introrso; ra<strong>di</strong>ci non tuberose........................ Vigna<br />
FF. Stigma subgloboso situato sulla faccia interna dello stilo; ra<strong>di</strong>ci tuberose<br />
Pachyrrhizus<br />
D. Stilo glabro con stigma terminale<br />
E. Carena e stilo rostrati piegati all’interno<br />
F. Stigma peloso. ....................................................................... ..Dolichos<br />
17
18<br />
DD. Stilo peloso da una parte, stigma glabro ........................................... Lablab<br />
F. Stigma peloso, lateralmente obliquo, incappucciato o piatto e largo più o meno<br />
spatolato ma privo <strong>di</strong> appen<strong>di</strong>ci; carena non piegata; stami eretti o sinuosi<br />
Sphenostylis<br />
BB. Foglie trifogliate con glandole puntiformi nella parte inferiore; oblungo-lanceolate<br />
C. Fiori gialli od arancioni attaccati in racemi ascellari subcapitati; stame vessillario<br />
libero dalla prossimità della base alla sommità; più <strong>di</strong> 4 ovuli; arbusti eretti perennanti<br />
Cajanus<br />
BBB. Foglie trifogliate, prive <strong>di</strong> glandole puntiformi nella parte inferiore<br />
C. Stame vessilario libero dalla base in su<br />
E. Brattee e bratteole piccole e caduche:<br />
F. Carena più lunga del vessillo; baccello ispido con peli pungenti; fiori in racemi<br />
a zigzag corti o talvolta umbellati.............................................Stizolobium<br />
FF. Carena più corta del vessillo<br />
CC. Stilo glabro; calice con 4 lobi, lobo superiore parzialmente o totalmente bidentato;<br />
no<strong>di</strong> dei racemi non gonfi; vessillo quasi totalmente pubescente; fiori piccoliGlycine<br />
D. Stame vessillare unito nella parte <strong>di</strong>stale con gli altri stami, libero nella parte<br />
inferiore<br />
E. Baccello squadrato con 4 ali longitu<strong>di</strong>nali con 5-6 semi; foglie 1-3 fogliate;<br />
rampicante erbacea............................................................... Psophocarpus<br />
EE. Baccello non alato; molti semi; foglie trifogliate<br />
CCC. No<strong>di</strong> dei racemi rigonfi, apice del frutto non uncinato, stami tutti fertili<br />
D. Calice con lobi <strong>di</strong>seguali in <strong>di</strong>mensioni; i due lobi superiori arrotondati e più gran<strong>di</strong><br />
dei tre inferiori; baccello largo, solcato lungo la sutura superiore...................Canavalia<br />
E. Baccello con 1-3 semi, no<strong>di</strong> dei racemi rigonfi, rampicante, legnosa....Dioclea<br />
7. CLASSIFICAZIONE<br />
Le leguminose da granella tropicali possono essere <strong>di</strong>stinte in due categorie:<br />
1. oleaginose (arachide, soia);<br />
2. da granella (pisello del tropico, fagiolo dall’occhio ecc).<br />
Un gruppo secondario <strong>di</strong> leguminose include molte specie <strong>di</strong> uso locale con potenziale<br />
produttivo non determinato. Le principali specie del secondo gruppo sono: Lablab purpureus,<br />
Dolichos biflorus, Phaseolus lunatus, Sphenostylis stenocarpa, Vigna umbellata, Cajanus cajan,<br />
Vigna acontifolia e Mucuna sp.(=Stizolobium). In termini <strong>di</strong> adattamento queste specie potrebbero<br />
essere classificate nelle seguenti categorie:<br />
I. Regioni semiaride, precipitazioni annuali
II. Regioni da semi-aride a sub-umide, precipitazioni 600-900 mm<br />
1. Arachide a me<strong>di</strong>o e lungo ciclo<br />
2. Fagiolo dall’occhio a me<strong>di</strong>o e lungo ciclo<br />
3. Pisello del tropico (Cajanus cajan)<br />
4. Pisello mungo (Vigna ra<strong>di</strong>ata)<br />
5. Hyacinth bean (Lablab purpureus)<br />
6. Horse gram (Dolichos biflorus)<br />
III. Regioni da sub-umide ad umide, precipitazioni 900-1500 mm<br />
1. Pisello del tropico a me<strong>di</strong>o e lungo ciclo<br />
2. Fagiolo dall’occhio a me<strong>di</strong>o e lungo ciclo<br />
3. Fagiolo mungo a me<strong>di</strong>o e lungo ciclo<br />
4. Fagiolo <strong>di</strong> Lima (Phaseolus lunatus)<br />
5. Fagiolo comune (Phaseolus vulgaris)<br />
6. Soia (Glycine max)<br />
IV. Regioni a umide a molto umide, precipitazioni >1500 mm<br />
1. Fagiolo <strong>di</strong> Lima, tipo rampicante<br />
2. Yam bean (Sphenostylis stenocarpa)<br />
3. Rice bean (Vigna umbellata;<br />
syn. Phaseolus calcaretus)<br />
4. Velvet bean (Mucuna pruriens var. utilis<br />
= Stizolobium aterrimum)<br />
5. Pisello del tropico a lungo e me<strong>di</strong>o ciclo<br />
Una classificazione più dettagliata dell’ecologia delle leguminose risulta <strong>di</strong>fficile poiché<br />
l’adattabilità è con<strong>di</strong>zionata da altri fattori, oltre alle precipitazioni annuali come:<br />
1. andamento delle precipitazioni (mono- o bimodale);<br />
2. <strong>di</strong>stribuzione dell’umi<strong>di</strong>tà;<br />
3. temperature e nuvolosità;<br />
4. umi<strong>di</strong>tà relativa;<br />
5. capacità <strong>di</strong> ritenzione idrica del terreno;<br />
6. fertilità del terreno e struttura fisica;<br />
7. eventuali attacchi <strong>di</strong> patogeni e <strong>di</strong> insetti;<br />
8. interazione del genotipo con l’ambiente.<br />
La <strong>di</strong>versità genetica all’interno <strong>di</strong> una specie è notevole, spesso in misura maggiore rispetto<br />
alla variabilità riscontrabile fra le specie. Caratteristiche come tolleranza alle avversità,<br />
rapida germinazione e primo accrescimento, precocità, tolleranza alle alte temperature, apparato<br />
ra<strong>di</strong>cale profondo, accrescimento indeterminato, sensibilità al fotoperiodo, capacità produttiva<br />
ed altri fattori ere<strong>di</strong>tabili hanno una profonda influenza sull’adattabilità a situazioni ecologiche<br />
specifiche. Nell’adattabilità all’ambiente, vi sono altre caratteristiche da prendere in considerazione<br />
come la preferenza per alcune specie rispetto ad altre da parte dell’uomo e le relative<br />
necessità. Infatti, spesso vengono coltivate alcune specie o varietà con bassa resa solo per motivi<br />
<strong>di</strong> gusto, <strong>di</strong> utilizzazioni specifiche e <strong>di</strong> esigenze <strong>di</strong> mercato. A causa delle notevoli fluttuazioni<br />
dei molti fattori legati all’ambiente molto spesso vengono consocitate due o più colture come:<br />
leguminosa + cereale, leguminosa + specie da ra<strong>di</strong>ce o da tubero, leguminosa + pianta da frutto<br />
o, più raramente, leguminosa + leguminosa.<br />
19
20<br />
8. UTILIZZAZIONI<br />
Oltre che per la granella, alcune leguminose possono essere coltivate anche per altri scopi<br />
la cui importanza economica o <strong>di</strong> sussistenza, può talvolta essere pari o superiore a quella del<br />
seme. Alcuni prodotti hanno rivestito o rivestono tuttora una grande importanza sul mercato<br />
mon<strong>di</strong>ale. E’ sufficiente ricordare la produzione <strong>di</strong> alcuni legnami pregiati o la possibilità <strong>di</strong><br />
rivalutare l’utilizzazione <strong>di</strong> alcune specie tintorie. Qui <strong>di</strong> seguito, a titolo esemplificativo, si<br />
riportano in sintesi le varie utilizzazioni alle quali possono andare incontro alcune leguminose<br />
tropicali.<br />
8.1 Colture da copertura<br />
Soprattutto nei tropici umi<strong>di</strong> molte leguminose assumono una grande importanza come<br />
specie da copertura (“cover crops”). Tale importante funzione è loro conferita soprattutto dal<br />
rapido accrescimento e dall’architettura della pianta che permette una uniforme copertura del<br />
terreno. Questa caratteristica viene soprattutto sfruttata nelle piantagioni <strong>di</strong> specie perenni, sotto<br />
le quali, la copertura <strong>di</strong> leguminose assolve molteplici funzioni:<br />
1. Controllo delle infestanti: esercitato in seguito alla forte competizione <strong>di</strong><br />
queste specie nei confronti della luce, dell’acqua e <strong>degli</strong> elementi nutritivi.<br />
Inoltre, il controllo delle avventizie, è favorito anche dalla proprietà <strong>di</strong> alcune<br />
specie <strong>di</strong> emettere sostanze allelopatiche inibitrici l’accrescimento delle infestanti.<br />
L’esempio più conosciuto è quello della Canavalia ensiformis nei confronti<br />
del Cyperus rotundus, graminacea che, generalmente, presenta <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> controllo;<br />
2. Controllo dell’erosione idrica: tale effetto è assicurato dalla notevole massa<br />
<strong>di</strong> vegetazione che ricopre il terreno e che, principalmente, impe<strong>di</strong>sce l’azione<br />
battente delle pioggie e lo scorrimento superficiale dell’acqua;<br />
3. Mantenimento della fertilità del terreno: <strong>di</strong>rettamente per la fissazione<br />
simbiontica dell’N e per i residui della vegetazione che cadono al suolo ed<br />
in<strong>di</strong>rettamente per la limitazione dell’erosione superficiale e <strong>di</strong> quella profonda.<br />
La copertura del terreno con la Pueraria phaseoloides è comune nelle piantagioni <strong>di</strong> gomma<br />
(Hevea brasiliensis) e <strong>di</strong> palmito da frutto (Bactris gasipaes) ma è generalmente sconsigliata<br />
durante i primi anni dell’impianto a causa della sua eccessiva aggressività. In questo caso si<br />
preferisce fare riscorso a specie con accrescimento prostrato come il Desmo<strong>di</strong>um ovalifolium.<br />
Le specie utilizzate per questo scopo sono molte, fra le principali, oltre a quelle già in<strong>di</strong>cate si<br />
ricordano: Pueraria lobata, Calopogonium mucunoides, Centrosema plumieri, Centrosema<br />
pubescens, Stizolobium aterrimum, Stizolobium deeringianum e Stylosanthes guianensis.
8.2 Sovescio o “green manuring”<br />
Per apportare elementi minerali al terreno in<br />
mancanza <strong>di</strong> fertilizzanti, si può fare ricorso all’interramento<br />
<strong>di</strong> leguminose coltivate appositamente per<br />
tale scopo. L’interramento delle piante in piena fioritura<br />
consente <strong>di</strong> sfruttare al massimo soprattutto<br />
l’elevato contenuto <strong>di</strong> N delle parti ver<strong>di</strong> oltre ad<br />
utilizzare i residui <strong>di</strong> questo elemento lasciato nel<br />
terreno dall’attività dei batteri azotofissatori. La pratica<br />
del “green manuring” prevede anche l’apporto<br />
<strong>di</strong> residui vegetali delle leguminose non coltivate<br />
<strong>di</strong>rettamente sul posto. Infatti, tale materiale può essere<br />
reperito da specie spontanee o da coltivazioni<br />
vicine. In quest’ultimo caso ad esempio, il materiale<br />
verde può essere ricavato dal perio<strong>di</strong>co lavoro <strong>di</strong> taglio<br />
della Pueraria phaseoloides sotto le piantagioni<br />
arboree.<br />
8.3 Specie ornamentali<br />
Molte delle più belle piante da fiore del mondo<br />
sono leguminose. Per esempio, nei climi temperati<br />
si possono riscontrare la wisteria (Wisteria sp.),<br />
il laburno (Luburnum sp.), il pisello odoroso<br />
(Lathyrus odoratus) e la Clitoria ternatea. Ma è soprattutto<br />
nei tropici che si incontra il maggior numero<br />
<strong>di</strong> leguminose ornamentali. Fra queste si ricordano:<br />
la poinciana reale (Delonix regia), la pioggia<br />
d’oro o “chuva de oiro” (Cassia fistula), “pik and<br />
white shower” (Cassia nodosa), “l’orgoglio delle<br />
Barbados” (Caesalpinia pulcherrima), gli alberi delle<br />
orchidee (Bauhinia sp., B. purpurea, B. variegata e<br />
B. monandra) ed il “cocks comb coral tree”<br />
(Erythrina crista-galli).<br />
8.4 Legname<br />
Leguminose ornamentali: Laburnum sp.<br />
Leguminose ornamentali: Lathyrus odoratus<br />
Molte leguminose arboree producono legname<br />
<strong>di</strong> pregio che riesce a spuntare ottimi prezzi sul<br />
mercato internazionale. Alcune specie (Baphia nitida,<br />
Pterocarpus spp., Dalbergia spp.) hanno avuto<br />
un importanza mercantile notevole per secoli e sono<br />
tuttora tra i legnami da costruzione universalmente<br />
noti. La maggioranza <strong>di</strong> queste specie sono a lento<br />
accrescimento e la loro coltivazione specializzata<br />
rimane ancora non sperimentata. Leguminose ornamentali: Caesalpinia sp.<br />
21
22<br />
8.5 Coloranti<br />
Nei secoli passati le leguminose hanno rivestito una notevole importanza come piante<br />
coloranti. Attualmente, dopo l’incontrastata ascesa dei coloranti sintetici durata per decenni, il<br />
ricorso alle piante come fonti <strong>di</strong> coloranti sia per tessuti che per alimenti ha ripreso vigore.<br />
L’indaco è sempre stato il colorante <strong>di</strong> origine vegetale maggiormente utilizzato ed estratto dalla<br />
leguminosa del genere In<strong>di</strong>gofera prodotto soprattutto in In<strong>di</strong>a ed esportato in Cina ed in Europa.<br />
In Africa orientale, invece, l’indaco viene ancora ottenuto dalla leguminosa arborescente<br />
Lonchocarpus cyanescens. Oltre alle spezie, proprio la possibilità <strong>di</strong> produrre coloranti fu uno<br />
dei fattori che spinsero Portoghesi, Tedeschi ed Inglesi a colonizzare l’In<strong>di</strong>a. Allo stesso modo,<br />
nel 1638 il brasiletto (o campeggio), legno dell’Haematoxylon campechianum, spinse gli inglesi<br />
nel Belize. I colori estratti da questo legno hanno costituito il maggior prodotto <strong>di</strong> esportazione<br />
spagnolo dall’America centrale per oltre un secolo. In Sud America i Portoghesi<br />
commercializzavano il legno tintorio della Caesalpinia echinata (legno del Brasile o pernambuco),<br />
con il quale si era in grado <strong>di</strong> ottenere un colore rosso-vinoso per tingere stoffe <strong>di</strong> cotone. Tale<br />
prodotto aveva un grande mercato in Europa dove, fino ad allora, si importava il sapan, legno<br />
della Caesalpinia sappan importato dall’Asia fino dal Me<strong>di</strong>oevo. Attualmente, sia il brasiletto<br />
che il sapan sono richiesti per la costruzione <strong>di</strong> archetti per violino o per piccoli lavori fini.<br />
8.6 Altri usi<br />
Leguminose da legno:<br />
la pianta ed il campione <strong>di</strong><br />
legname <strong>di</strong><br />
Pterocarpus in<strong>di</strong>cus.<br />
Altri prodotti che si possono ottenere dalle leguminose sono la senna (Cassia angustifolia<br />
e specie affini), ampiamente utilizzata per la sua proprietà lassativa; il rotenone, insetticida,<br />
estratto da Derris sp., Lonchocarpus sp. e Tephrosia sp..
Leguminose coloranti. SOPRA: la pianta <strong>di</strong> Haematoxylon.<br />
SOTTO: lana colorata con l’estratto <strong>di</strong> In<strong>di</strong>gofora (indaco).<br />
Nell’Asia sud-orientale ed In<strong>di</strong>a, i giovani rami <strong>di</strong> leguminose, in seguito all’attacco <strong>di</strong> un<br />
insetto, sono impiegati per la produzione <strong>di</strong> gommalacca in scaglie utilizzata in passato come<br />
isolante elettrico e come ingre<strong>di</strong>ente per la lacca per capelli.<br />
I semi <strong>di</strong> tonka o “tonka bean” (Dipteryx odorata) sono stati esportati per secoli dal Sud<br />
America come spezia per conferire l’odore <strong>di</strong> vaniglia al tabacco o ad alcuni alimenti. Tuttavia,<br />
recenti considerazioni sulla sicurezza alimentare della cumarina, l’ingre<strong>di</strong>ente attivo della D.<br />
odorata, ha comportato la cessazione del commercio.<br />
I semi del fieno greco (Trigonella foenum-graecum), fortemente aromatizzanti, sono utilizzati<br />
come spezia nel curry, nelle salamoie e nella salsa in<strong>di</strong>ana.<br />
Alcune delle migliori resine per coppali rinomate per la loro resistenza e durata nel tempo<br />
sono prodotte da alcune leguminose come Hymeneae sp. e Copaifera sp.. Gli olii essenziali <strong>di</strong><br />
quest’ultima specie sono anche utilizzati come balsamico per la tosse ed altre preparazioni me-<br />
23
24<br />
<strong>di</strong>cinali.<br />
Molti alimenti <strong>di</strong> preparazione<br />
industriale come la maionese<br />
ed i gelati, contengono gomme<br />
estratte da leguminose; fra<br />
queste si riscordano Acacia<br />
senegal (gomma arabica) e<br />
Cyamopsis tetragonoloba<br />
(guar). Alcune sostanze inoltre,<br />
come quelle estratte dalla<br />
Acacia farnesiana, sono utilizzate<br />
come base nei profumi.<br />
La corteccia <strong>di</strong> Acacia<br />
mearnsii serve per l’estrazione<br />
<strong>di</strong> tannini per la lavorazione<br />
Cassia angustifolia dalla quale si estrae la senna (lassativo).<br />
della pelle.<br />
Molte leguminose sono importanti<br />
per la produzione <strong>di</strong> miele sia nelle aree temperate che<br />
nei tropici. Per le zone tropicali si ricordano: Pithecellobium sp.,<br />
Hymenea courbaril, Inga sp., Gliciri<strong>di</strong>a sepium, An<strong>di</strong>ra inermis<br />
ed alcune specie <strong>di</strong> Acacia.<br />
Infine si ricorda la Glycyrrhiza glabra, piccolo arbusto dalle<br />
cui ra<strong>di</strong>ci si estrae la liquirizia.<br />
Un prodotto farmaceutico<br />
contro le<br />
fermentazioni intestinali<br />
a base <strong>di</strong> estratto<br />
<strong>di</strong> Cassia senegal.
LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE<br />
SPECIE RAPPRESENTATIVE<br />
9.<br />
25
Sinonimi: Cajanus in<strong>di</strong>cus Spreng.<br />
Cromosomi: 2n = 22, 44, 66<br />
PISELLO DEL TROPICO<br />
Cajanus cajan (L.) Millsp.<br />
Nomi comuni: Italiano: caiano, pisello del tropico. Inglese: pigeon pea, red gram, gungo pea,<br />
no-eye pea, Congo pea, Angola pea, yellow dhal. Francese: Pois d’Angole. Spagnolo: guando.<br />
Portoghese: guandu.<br />
Altri nomi: ads sudani, lubia adassi (Sudan); burusa, apena, lopena (Uganda), mbani (Tanzania);<br />
ohota-farengota (Etiopia); vio-vio (Nigeria); adhaki, arahar, ihora, kandalu, cror, rahan<br />
thuraran, dhal, guandu (In<strong>di</strong>a); ca<strong>di</strong>os, ka<strong>di</strong>os (Filippine); goode, katjang goode (Indonesia);<br />
ihora parippu thoraroy (Sri Lanka); kachang dal (Malesia); pay-inchang (Birmania); togare (Tailan<strong>di</strong>a);<br />
guando, puso-poroto (America Latina); gandul (America Centrale); chicoro de arbol<br />
(Messico); chinchancho (Venezuela).<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: L’origine del pisello del tropico è incerta. Duke (1981) in<strong>di</strong>ca il probabile<br />
centro <strong>di</strong> origine in In<strong>di</strong>a da dove fu introdotto in Africa alcuni millenni fa evolvendosi in vari<br />
ceppi <strong>di</strong>versi. Quest’ultimi furono introdotti nel Nuovo Mondo dopo Colombo probabilmente<br />
nel XVI secolo. Tuttavia, un ampia <strong>di</strong>ffusione della leguminosa avvenne soltanto a partire dalla<br />
fine del ‘700.<br />
Del tutto <strong>di</strong>versa invece l’ipotesi <strong>di</strong> Rachie e Roberts i quali in<strong>di</strong>cano l’Africa come area <strong>di</strong><br />
origine ed i ceppi in<strong>di</strong>cati da Duke <strong>di</strong>ffusi nelle regioni sub-sahariane, come specie spontanee. In<br />
Madagascar il caiano sarebbe coltivato fin dai tempi più remoti e da qui in seguito sarebbe stato<br />
introdotto in In<strong>di</strong>a. Sempre secondo Duke la specie spontanea <strong>di</strong> Cajanus non sarebbe mai stata<br />
trovata e quelle in<strong>di</strong>cate fino ad ora potrebbero essere costituite soltanto da in<strong>di</strong>vidui sfuggiti<br />
alle coltivazioni.<br />
In alcune foreste tropicali dell’In<strong>di</strong>a orientale si riscontrano popolazioni <strong>di</strong> Cajanus e quella<br />
che è considerata la specie spontanea più vicina a quella coltivata: l’Atylosa cajanifolia Haines..<br />
Altre specie <strong>di</strong> Atylosia sono state riscontrate in In<strong>di</strong>a e nel nord dell’ Australia. In Africa il<br />
Cajanus kerstingii cresce nelle aree più aride del Senegal, Ghana, Togo e Nigeria.<br />
27
28<br />
Figura 9. Cajanus cajan: A. stelo con fiori e frutti; B. fiore in sezione<br />
longitu<strong>di</strong>nale; C. semi .<br />
Semi <strong>di</strong> caiano sono<br />
stati trovati nelle tombe<br />
egizie della XII Dinastia<br />
e ciò in<strong>di</strong>ca che<br />
questo legume era<br />
coltivato nell’Africa<br />
Nord-orientale fino<br />
dal 2000 AC quando<br />
cioè, relazioni commerciali<br />
erano state<br />
già avviate con altri<br />
Paesi africani e con<br />
quelli arabi orientali.<br />
Attualmente il pisello<br />
del tropico si<br />
colloca al quinto posto<br />
nel mondo fra le<br />
leguminose da<br />
granella destinate alla<br />
utilizzazione umana,<br />
sebbene la sua coltivazione<br />
sia soltanto <strong>di</strong><br />
tipo familiare e la<br />
granella consumata<br />
quasi esclusivamente<br />
per la sussistenza.<br />
La produzione<br />
mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> semi secchi<br />
è pari a circa 2 Mt<br />
<strong>di</strong> cui l’87% prodotta<br />
esclusivamente in In<strong>di</strong>a<br />
su una superficie<br />
<strong>di</strong> 2,5 Mha. l’Africa<br />
produce in me<strong>di</strong>a<br />
70.000 t <strong>di</strong> semi secchi,<br />
il Nord America<br />
41.000 t ed il Sud<br />
America 4.000 t. Si<br />
pensa tuttavia che le<br />
statistiche che si rife-<br />
riscono all’Africa siano sottostimate <strong>di</strong> 2-4 volte poiché il caiano viene frequentemente coltivato<br />
negli orti famigliari (kitchen gardens), dalle aree umide a quelle semiaride, sia a basse che<br />
elevate altitu<strong>di</strong>ni. Coltivazioni leggermente più estese rispetto agli orti famigliari si riscontrano<br />
in Mali, Uganda ed in altri Paesi dell’Africa Centrale. Anche nei tropici americani il caiano<br />
riveste una grande importanza nell’alimentazione essendo consumato sia come verdura (semi<br />
freschi bolliti) che come granella secca. I maggiori produttori sono la Repubblica Dominicana,<br />
Trinidad, Porto Rico, Hawaii, Bahamas e Venezuela; in misura minore la coltura è <strong>di</strong>ffusa anche<br />
in altri Paesi del Caribe e del resto dell’America Latina dove la produzione del caiano è anche<br />
industriale per la produzione <strong>di</strong> semi in conserva.
A sinistra: semi immaturi <strong>di</strong> Cajanus in conserva. A destra: semi secchi pronti per la<br />
consumazione.<br />
Importanza ed utilizzazione: Il pisello del tropico riveste una grande importanza per molte<br />
popolazioni dei tropici sia per la sua adattabilità alle più <strong>di</strong>sparate con<strong>di</strong>zioni ambientali che per<br />
le varie utilizzazione a cui è soggetto. Semi e baccelli freschi costituiscono una importante fonte<br />
alimentare. La granella secca può essere utilizzata per sfarinati od i semi brillati come principale<br />
costituente del “dhal”, piatto tipico in<strong>di</strong>ano, consumato generalmente insieme al riso. Secondo<br />
la varietà coltivata e la preparazione il dhal contiene circa il 22% <strong>di</strong> proteine:<br />
Del caiano si utilizzano anche le giovani foglie come spezia. I semi maturi sono impiegati<br />
per la produzione <strong>di</strong> germinelli.<br />
Le piante <strong>di</strong> caiano producono una grande quantità <strong>di</strong> biomassa verde e quin<strong>di</strong> sono largamente<br />
impiegate come foraggera perennante o per sovescio. Spesso il pisello del tropico è impiegato<br />
come specie da ombra (cacao, vaniglia, kola, palma da olio ecc.), da copertura, per la<br />
costituzione delle file della coltura a vialetti (“alley cropping”) ed occasionalmente anche come<br />
frangivento. In Tailan<strong>di</strong>a il caiano funge da ospite per l’insetto che produce la gommalacca. In<br />
Madagascar le foglie sono utilizzate come alimento per i bachi da seta mentre, gli steli essiccati,<br />
come combustibile e per la costruzione <strong>di</strong> tetti e cesti.<br />
Molte sono le utilizzazioni del caiano nella me<strong>di</strong>cina popolare. Fra le più importanti si<br />
ricordano: giovani foglie per lenire le ferite, polvere delle foglie per eliminare i calcoli della<br />
vescica, succo delle foglie con aggiunta <strong>di</strong> sale per l’itterizia, decotto delle foglie per molte<br />
irritazioni cutanee, decotto dei fiori per le bronchiti ed affezioni respiratorie in generale, semi<br />
decorticati aggiunti al caffè come analgesico, ra<strong>di</strong>ci essiccate come antielmintico, espettorante,<br />
sedativo e vulnerario.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologiche: Questa leguminosa ha l’aspetto <strong>di</strong> un arbusto perenne<br />
alto da 1 a 4 m. L’apparato ra<strong>di</strong>cale è profondo con ra<strong>di</strong>ci laterali molto allungate nelle<br />
varietà semierette o prostrate, più corte nelle varietà erette. Il numero, la posizione ed angolo <strong>di</strong><br />
inserzione delle ramificazioni cambia con le varietà. La prima ramificazione si può riscontrare<br />
dal VI al XVI nodo e l’angolo <strong>di</strong> inserzione è <strong>di</strong> circa 30° nelle varietà erette e <strong>di</strong> 60° in quelle<br />
prostrate.<br />
29
30<br />
Cajnuas cajan - Le foglie composte ed i racemi con i<br />
fiori dalla tipica colorazione gialla quando aperti e<br />
rossastra quando ancora in boccio.<br />
Cajnuas cajan -<br />
SOPRA: baccelli<br />
immaturi.<br />
SOTTO: semi<br />
maturi..<br />
Le foglie trifogliate, <strong>di</strong>sposte a spirale<br />
con una fillotassi <strong>di</strong> 2/5, hanno la tendenza<br />
ad essere decidue; picciolo<br />
solcato ventralmente lungo 2-8 cm;<br />
stipole piccole, ovate, pelose, lunghe<br />
circa 4 mm; pulvini presenti alla base<br />
dei piccioli ed a quella delle foglioline;<br />
foglioline da lanciolate a quasi<br />
ellittiche con angolo acuto in entrambe<br />
le estremità, margine intero, pelose<br />
sia sulla pagina inferiore che superiore;<br />
in quella inferiore, <strong>di</strong> colore<br />
grigiastro, si osserva la presenza <strong>di</strong> piccole<br />
glandole resinose giallastre; la fogliolina<br />
centrale (6-15 x 2-6 cm) è<br />
provvista <strong>di</strong> un picciolo generalmente<br />
più lungo rispetto a quello delle foglioline<br />
laterali. Le infiorescenze sono piccoli<br />
racemi terminali e/o ascellari lunghe<br />
circa 4-12 cm provviste <strong>di</strong> molti<br />
fiori. La fioritura è indeterminata e si<br />
prolunga anche per alcuni mesi. I fiori<br />
sono lunghi circa 2,5 cm; il calice presenta<br />
4 lobi, i due superiori risultano<br />
saldati insieme; vessillo provvisto <strong>di</strong><br />
auricole, <strong>di</strong> colore giallo, talvolta rosso<br />
o viola nella parte dorsale o giallo<br />
striato <strong>di</strong> rosso o viola; ali e carena, <strong>di</strong><br />
lunghezza identica, sono <strong>di</strong> colore giallo;<br />
la carena risulta ricurva all’apice ed<br />
obtusa; gli stami <strong>di</strong>adelfi; antere uniformi,<br />
piccole, oblunghe, gialle,<br />
dorsifisse; ovario e base dello stilo<br />
provvisti <strong>di</strong> peli; stigma a forma <strong>di</strong> pomello.<br />
La fecondazione è prevalentemente<br />
autogama; la percentuale <strong>di</strong><br />
allogamia è del 20% circa, ma con<br />
oscillazioni tra il 5 e il 40% a seconda<br />
della presenza dei pronubi.<br />
I legumi sono appiattiti, lunghi<br />
5-10 cm, <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso colore, spesso ricoperti<br />
<strong>di</strong> peli; sui due lati sono evidenti<br />
strozzature oblique tra i semi. I<br />
semi sono roton<strong>di</strong> od ovali, leggermente<br />
schiacciati lunghi 5-8 mm, <strong>di</strong>versamente<br />
colorati (bianchi, grigi, rossi,<br />
bruni), ma tutti con piccolo ilo bianco;<br />
il peso <strong>di</strong> 100 semi oscilla tra 5 e 28 g;<br />
germinazione ipogea.
Del C. cajan sono<br />
<strong>di</strong>stinguibili due varietà botaniche:<br />
flavus e bicolor. La prima<br />
è piuttosto precoce, bassa,<br />
con fiori gialli, legumi glabri,<br />
ver<strong>di</strong>, contenenti solitamente<br />
tre semi; è <strong>di</strong>ffusa in quasi tutta<br />
l’In<strong>di</strong>a dove è conosciuta<br />
come “tur”. La seconda è perenne,<br />
tar<strong>di</strong>va, <strong>di</strong> grande sviluppo.<br />
Il fiore ha lo stendardo<br />
con venature rosse; i legumi<br />
sono pelosi, screziati, con 4-6<br />
semi; <strong>di</strong>ffusa nel nord dell’In<strong>di</strong>a<br />
con il nome “arhar”. Le due<br />
varietà sono interfeconde.<br />
Ecologia: Il caiano presenta<br />
una notevole adattabilità sia<br />
nei riguar<strong>di</strong> del clima che del<br />
terreno. E’ tollerante alle alte<br />
temperature ed ai terreni poveri.<br />
Nei riguar<strong>di</strong> della ari<strong>di</strong>tà il<br />
pisello del tropico mostra una<br />
elevata tolleranza e riesce a<br />
Cajnuas cajan var bicolor - Questa specie può raggiungere le<br />
<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un albero e può essere utilizzata come pianta da<br />
ombra, come frangivento o inserita in sistemi agroforestali a più<br />
livelli. Sottoposta a taglio è in grado <strong>di</strong> emettere ricacci.<br />
vegetare ed a produrre in presenza <strong>di</strong> una pluviometria me<strong>di</strong>a annuale <strong>di</strong> 500-650 mm. Tale<br />
caratteristica gli è conferita dall’apparato ra<strong>di</strong>cale molto profondo. Questa leguminosa tuttavia,<br />
si adatta molto bene anche a climi umi<strong>di</strong> (700-1000 mm) nei quali le con<strong>di</strong>zioni più favorevoli<br />
alla coltivazione sono umi<strong>di</strong>tà durante i primi 60-65 giorni dalla semina e perio<strong>di</strong> più ari<strong>di</strong><br />
durante la fioritura ed il riempimento dei baccelli. Nei tropici più umi<strong>di</strong> il pisello del tropico<br />
evidenzia un lussureggiamento della vegetazione a scapito della produzione <strong>di</strong> granella; se la<br />
fioritura avviene durante la stagione delle piogge si possono riscontrare <strong>di</strong>minuzioni<br />
dell’allegagione ed attacchi <strong>di</strong> insetti sui baccelli.<br />
Il caiano risulta sensibile al fotoperiodo ma tale caratteristica varia notevolmente con le<br />
varietà. In ambienti a giorno corto si riscontra l’anticipo della fioritura.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> accrescimento ottimali sono temperature comprese fra 18 e 29°C anche<br />
se alcune varietà tollerano 10°C in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà e 35°C in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà. Il<br />
caiano cresce in vari tipi <strong>di</strong> suoli, dai sabbiosi a quelli argillosi ma quest’ultimi devono essere<br />
ben drenati poichè la leguminosa non tollera ristagni idrici. Il C. cajan tollera con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
salinità pari a 0.6-1.2 mS cm -1 . Il pH ottimale è compreso fra 4.5 e 8.4.<br />
Le fasi vegetative sono <strong>di</strong> durata estremamente variabile. L’antesi può iniziare in un periodo<br />
compreso fra 60 e 200 d dalla semina secondo il genotipo, il fotoperiodo, la temperatura<br />
me<strong>di</strong>a e lo stato idrico del terreno. Il primo accrescimento del caiano è molto lento e per questo<br />
viene spesso consociato con specie a ciclo corto (cereali o leguminose). La competizione nei<br />
riguar<strong>di</strong> delle infestanti risulta scarsa durante le prime 4-6 settimane dalla semina ma <strong>di</strong>venta<br />
eccellente una volta che la pianta riesce a coprire il terreno. La notevole massa <strong>di</strong> foglie che<br />
cadono al suolo non solo impe<strong>di</strong>scono l’accrescimento delle avventizie ma contribuiscono validamente<br />
ad ostacolare l’erosione superficiale.<br />
31
32<br />
Tecnica colturale: Il pisello del tropico può essere propagato per talea, tuttavia l’impiego del<br />
seme è il metodo <strong>di</strong> gran lunga più utilizzato. Nelle semine a fila vengono utilizzati in me<strong>di</strong>a 10-<br />
22 kg ha -1 <strong>di</strong> granella anche se, molto spesso, la semina avviene a spaglio e la quantità <strong>di</strong> seme<br />
occorrente risulta notevolmente più elevata. La germinazione ha luogo dopo circa 10-15 d.<br />
In coltura pura il seme viene posto ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 2,5-5,0 cm ed in file <strong>di</strong>stanti<br />
30-90 cm con piante intervallate da 30-45 cm. La <strong>di</strong>stanza tra le file <strong>di</strong>pende dalla utilizzazione<br />
prevalente che si vuol fare della coltura: foraggio, coltura da sovescio o produzione <strong>di</strong> seme. Le<br />
<strong>di</strong>stanze maggiori devono essere impiegate per la produzione <strong>di</strong> granella con una densità <strong>di</strong> 6-10<br />
piante per m 2 .<br />
La coltura è frequentemente consociata con sorgo, sesamo, arachide, manioca, ananas,<br />
cotone, miglio e mais. In questo caso si seminano 1-3 file <strong>di</strong> caiano alternate con 3-10 file della<br />
coltura consociata. A seconda della specie in consociazione, le file <strong>di</strong> caiano possono essere<br />
<strong>di</strong>stanziate <strong>di</strong> 1,2-2,1 m e la semina può essere affettuata a postarelle utilizzando 3-4 semi per<br />
buchetta e, a germinazione avvenuta, <strong>di</strong>radando a 2 piante.<br />
In coltura pura il controllo delle infestanti risulta in<strong>di</strong>spensabile e deve essere effettuato<br />
fino alla chiusura dell’interfila.<br />
Il caiano presenta una scarsa risposta alla concimazione ed in alcune ricerche è stata osservata<br />
una relazione negativa alla somministrazione <strong>di</strong> N quando consociato con cereali. Le<br />
asportazioni <strong>di</strong> macroelementi per ogni 100 kg <strong>di</strong> granella sono <strong>di</strong> 3,5 kg <strong>di</strong> N, 0,3 kg <strong>di</strong> P 2 O 5 e<br />
1,4 kg <strong>di</strong> K 2 O. La somministrazione <strong>di</strong> 20-80 kg ha -1 <strong>di</strong> P 2 O 5 associata a quella <strong>di</strong> S contribuisce<br />
in genere ad un incremento delle rese e ad un incremento della fissazione dell’N.<br />
Le varietà precoci maturano in 150-180 d mentre quelle tar<strong>di</strong>ve in 270-360 d. Il caiano<br />
può essere anche sottoposto a perio<strong>di</strong>che sfalciature per la produzione <strong>di</strong> foraggio ed in questo<br />
caso la coltura può assumere la caratteristica <strong>di</strong> poliennale (3-5 anni); la produzione <strong>di</strong> granella<br />
però <strong>di</strong>minuisce dopo il primo anno e la coltura <strong>di</strong>viene soggetta ad attacchi parassitari.<br />
Raccolta: Uno dei maggiori problemi della raccolta del caiano è la maturazione scalare, accentuata<br />
soprattutto nelle varietà molto tar<strong>di</strong>ve. Secondo i genotipi, il clima e l’epoca <strong>di</strong> semina, la<br />
fioritura può avere una durata molto <strong>di</strong>versa. Nel caso <strong>di</strong> maturazione spiccatamente scalare, la<br />
prima produzione <strong>di</strong> baccelli risulta relativamente scarsa e, generalmente, si procede con una<br />
raccolta manuale. Quando la coltura risulta matura si può procedere al taglio della pianta intera<br />
lasciando completare l’essiccamento in campo. Per la trebbiatura si procede alla battitura con<br />
correggiati <strong>di</strong> legno od al calpestio delle piante effettuato da animali domestici su appositi pavimenti;<br />
con l’utilizzazione <strong>di</strong> questi meto<strong>di</strong>, la pulitura dei semi avviene con la vagliatura. Il<br />
caiano può essere raccolto anche meccanicamente facendo attenzione alla regolazione delle<br />
macchine soprattutto nei riguar<strong>di</strong> della velocità del battitore e della <strong>di</strong>stanza fra questo ed il<br />
controbattitore.<br />
La resa in baccelli freschi può variare da 1 a 9 t ha -1 e la produzione <strong>di</strong> granella secca può<br />
arrivare a 2,5 t ha -1 in coltura pura, ma la me<strong>di</strong>a mon<strong>di</strong>ale si aggira intorno alle 0,6 t ha -1 .<br />
Come già ricordato la principale forma <strong>di</strong> utilizzazione del caiano è il “dhal” che può<br />
essere preparato con due meto<strong>di</strong>:<br />
Metodo secco: la granella viene fatta asciugare al sole per 3-4 d dopo<strong>di</strong>ché i semi vengono<br />
parzialmente lavorati con macine <strong>di</strong> pietra e trattati con olii vegetali per la conservazione. Per<br />
perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> conservazione che non superano il mese viene adoperato olio <strong>di</strong> sesamo o <strong>di</strong> cocco<br />
(quest’ultimo utilizzato soprattutto in Sri Lanka). Per lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> conservazione viene<br />
impiegato l’olio <strong>di</strong> ricino. L’olio viene assorbito dai semi e facilita le successive lavorazioni <strong>di</strong><br />
preparazione. I semi lavorati vengono separati dai rivestimenti esterni tramite setacciatura. Il
dhal preparato con questo metodo risulta <strong>di</strong> forma sub-globulare e riesce a spuntare prezzi più<br />
elevati rispetto al dhal preparato con il metodo umido. La resa in dhal è <strong>di</strong> circa 45%.<br />
Metodo umido: i semi vengono sciacquati in acqua per circa 6 ore, scolati e mischiati con terra<br />
fine ben setacciata nella proporzione 1:20. Questa mistura viene sistemata in piccoli cumuli ed<br />
essiccata al sole per qualche giorno. In seguito vengono tolte le impurità ed i semi lavorati in<br />
macine <strong>di</strong> pietra. La resa in dhal è del 75%.<br />
Il dhal preparato con entrambi i meto<strong>di</strong> viene venduto senza ulteriore aggiunta <strong>di</strong> olio ma,<br />
per la preparazione casalinga, ne viene aggiunto circa 40 g ogni kg <strong>di</strong> prodotto. Il prodotto si<br />
conserva per circa 2-3 mesi.<br />
Avversità: Il caiano è interessato da molte avversità le principali delle quali sono fungine e<br />
provocate da insetti.<br />
Funghi: la fusariosi provocata dal Fusarium udum è la più grave. Causa un avvizzimento generalizzato<br />
della pianta; si in<strong>di</strong>vidua per un imbrunimento della base dello stelo e della parte interna<br />
delle ra<strong>di</strong>ci. L’insorgenza della malattia è favorito da una temperatura del terreno 17-20°C. Il<br />
patogeno penetra nella pianta attraverso le ra<strong>di</strong>ci e può persistere nel terreno per lunghi perio<strong>di</strong>.<br />
L’unico metodo <strong>di</strong> lotta efficace è quello preventivo con l’utilizzazione <strong>di</strong> genotipi tolleranti (C-<br />
11, C-36, NP-15, NP-38, T-17) od il ricorso alle rotazioni (ad esempio in rotazione con il tabacco<br />
ed in consociazione con il sorgo).<br />
Di minore importanza, ma particolarmente dannosa nella zona dei Caraibi è Physalospora<br />
cajanae, agente del cancro dello stelo.<br />
Altri patogeni fungini possono colpire il caiano, ma l’entità dei danni è quasi sempre<br />
trascurabile e <strong>di</strong> importanza locale. Tra questi si ricordano: Cercosposa spp., Colletotrichum<br />
cajaneae, Corticium solani, Diploi<strong>di</strong>a cajani, Macrophomina phaseoli, Phoma cajani,<br />
Phyllosticta cajani, Rhizoctonia bataticola, Rosellinia sp., Sclerotium rolfsii.<br />
Insetti: L’insetto più dannoso è l’Heliothis armigera, lepidottero che colpisce i baccelli in tutta<br />
l’Asia e l’Africa. Questo insetto è particolarmente dannoso quando colpisce i baccelli giovani.<br />
In In<strong>di</strong>a gravi danni ai baccelli si osservano frequentemente in seguito all’attacco del <strong>di</strong>ttero<br />
Melanagromyza obtusa.<br />
Virosi: Le uniche virosi che si riscontrano con una certa frequenza sul caiano ed in grado <strong>di</strong><br />
provocare ripercussioni negative sulle rese sono: SMV (sterility mosaic virus) e l’YMV (yellow<br />
mosaic virus).<br />
Nemato<strong>di</strong>: Raramente provocano danni gravi alle colture. Fra le principali specie si ricordano:<br />
Helicotylenchus cavevessi, H. <strong>di</strong>hiptera, H. pseudorobustus, Heterodera sp., Meloidogine<br />
javanica, M. incognita acrita, M. hapla, Scutellonema bradys.<br />
Composizione: La composizione me<strong>di</strong>a del seme secco è: acqua 10%, proteine 21,6%, carboidrati<br />
72,7%, grassi 1,4%, ceneri 4,2%, fibra 8,1%. Ulteriori dettagli sulla composizine chimica sono<br />
riportati nelle tabelle 1 e 2.<br />
33
VOANDZEIA<br />
Voandzeia subterranea (L.) Thouars<br />
Sinonimi: Voandzeia subterranea (L.) var. subterranea, Voandzeia subterranea forma sativa<br />
Jacques-Felix, Vigna subterranea, Glycine subterra L.<br />
Cromosomi: 2n = 22<br />
Nomi comuni: Inglese: bambara groundnut, ground bean, earth nut, Madagascar groundnut,<br />
baffin pea, Congo goober, kaffir pea, tugo bean, stone groundnut. Francese: bambara erdnuss,<br />
bambara d’Angole.<br />
Altri nomi: njugo bean (Sud Africa), voandzou (Madagascar), pararu (Africa Occidentale),<br />
aboboi (Ghana), epi rorojgujuya (Nigeria), intoyoj ntoyo (Zambia), njama o nzama (Malawi),<br />
nlubu o nyimo (Burkina Faso), manila bean (Malesia), kachang bogor (In<strong>di</strong>a), okpa otuanya<br />
(Ibo), juijiya (Hausa), njugu mawe (Swahili), guerte o gertebe (Arabo).<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: La Voandzeia subterranea (VS) si ritiene originaria dell’Africa Occidentale<br />
con alcuni centri <strong>di</strong> origine in<strong>di</strong>viduati in Nigeria e nel Cameroun del Nord. Altro centro <strong>di</strong><br />
origine sembra quello localizzato lungo le rive del Nilo, mentre l’Africa Centrale costituirebbe<br />
un importante area <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione della leguminosa.<br />
Harper (1963) in<strong>di</strong>ca in V. subterranea var. spontanea (Harms) (sinonimo <strong>di</strong> V. subterranea<br />
forma spontanea) la specie spontanea da cui sarebbe originata quella attualmente coltivata.<br />
Nel XVII secolo la VS raggiunge il Brasile ed il Surinam dai quali, più tar<strong>di</strong>, venne importata<br />
in America Centrale ed in Asia (Filippine ed Indonesia).<br />
Attualmente la coltura è <strong>di</strong>ffusa in tutta l’Africa tropicale dal Senegal al Kenya e dal Sahara al<br />
Sud Africa compreso il Madagascar dove, insieme all’arachide, pisello del tropico, fagiolo e<br />
fagiolo dall’occhio rappresenta la leguminosa da granella più conosciuta ed apprezzata essendo<br />
coltivata su una superficie <strong>di</strong> circa 400.000 ha. I maggiori produttori sono: Nigeria (330.000 t),<br />
Burkina Faso (65.000 t), Niger (30.000 t), Ghana (20.000 t), Togo (8.000 t), Costa D’Avorio<br />
(7000 t ). In questi Paesi, tuttavia, la coltura viene praticata quasi esclusivamente su piccole<br />
superfici per consumo familiare; superfici più estese si riscontrano invece in Zambia. La VS è<br />
anche coltivata nei seguenti Paesi: Mauritius, In<strong>di</strong>a, Sri Lanka, Malesia, Nuova Caledonia, Australia<br />
del Nord, America Centrale, Suriname e Brasile.<br />
35
36<br />
Figura 10. Voandzeia subterranea: A. pianta con fiori e frutti; B. fiore in sezione longitu<strong>di</strong>nale; C.<br />
seme.
Importanza ed utilizzazione: Della VS vengono<br />
utilizzati soprattutto i semi i quali contengono<br />
un <strong>di</strong>screto contenuto <strong>di</strong> proteine ed<br />
un elevato tenore <strong>di</strong> carboidrati che conferiscono<br />
a questa specie la caratteristica <strong>di</strong> vera<br />
e propria pianta “energetica”. Infatti, 100 g<br />
<strong>di</strong> semi essiccati forniscono in me<strong>di</strong>a 400 calorie.<br />
Il contenuto in grassi è basso; tuttavia,<br />
alcune popolazioni del Congo usano arrostire<br />
i semi i quali, in un secondo momento,<br />
vengono macinati e pestati in appositi attrezzi<br />
per estrarre l’olio.<br />
Generalmente vengono consumati i<br />
semi freschi e immaturi prima che <strong>di</strong>ventino<br />
troppo duri. La granella matura invece, deve<br />
essere tenuta a mollo e poi bollita oppure,<br />
molto spesso viene essiccata per la preparazione<br />
<strong>di</strong> dolci. I semi immaturi, con o senza<br />
guscio, vengono anche ridotti in poltiglia con<br />
la quale si prepara un tipo <strong>di</strong> “porridge” molto<br />
compatto che si conserva per molto tempo;<br />
in questo modo, può essere consumato<br />
quando si affrontano lunghi viaggi.<br />
La granella cucinata in vari mo<strong>di</strong> può<br />
essere servita come con<strong>di</strong>mento, antipasto o<br />
accompagnata con manioca o platano; oppure,<br />
pestando i semi insieme a vari tipi <strong>di</strong> spe-<br />
Ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> legumi essicati <strong>di</strong> bambara groundnut in<br />
un mercato africano.<br />
zie, si ottiene una specie <strong>di</strong> ripieno che viene avvolto in foglie <strong>di</strong> banano o <strong>di</strong> amaranto.<br />
In Africa non mancano esempi <strong>di</strong> utilizzazioni industriali della VS; per esempio in Ghana,<br />
vengono prodotti annualmente circa 40.000 t <strong>di</strong> semi in conserva. I baccelli, infine, possono<br />
essere utili come succedanei del caffè. Talvolta, le foglie, ricche <strong>di</strong> azoto e fosforo, sono lasciate<br />
pascolare dagli animali domestici oppure somministrate insieme al foraggio fresco.<br />
Non esiste un mercato mon<strong>di</strong>ale della VS, tuttavia questa leguminosa assume un ruolo <strong>di</strong><br />
primaria importanza come coltura alimentare locale soprattutto per le aree più povere dell’Africa.<br />
In questi ambienti, l’importanza della coltivazione della VS è seconda soltanto al fagiolo<br />
dall’occhio ed all’arachide.<br />
Questa leguminosa può avere anche una utilizzazione come coltura “ristoratrice” della<br />
fertilità. Grazie alla elevata capacità <strong>di</strong> fissazione dell’N atmosferico ed alla qualità dei suoi<br />
residui colturali, risulta una ottima coltura in rotazione con il mais. I suoi residui infatti, possono<br />
essere agevolmente sfruttati dal cereale grazie alla loro più rapida mineralizzazione rispetto ad<br />
altre leguminose come ad esempio l’arachide.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologiche: È una specie annuale che raggiunge l’altezza massima<br />
<strong>di</strong> circa 25 cm e può presentarsi in <strong>di</strong>versi habitus vegetativi: da prostato ad eretto, con<br />
molte ramificazioni ad interno<strong>di</strong> ravvicinati che fanno assumere alla pianta l’aspetto a rosetta.<br />
Dai no<strong>di</strong> vengono emesse facilmente le ra<strong>di</strong>ci. Apparentemente la VS è molto simile all’arachide<br />
dalla quale si <strong>di</strong>fferenzia per avere foglie con tre foglioline pinnatiformi con picciolo peloso,<br />
37
38<br />
eretto, scanalato, infossato alla base con<br />
stipole che si inseriscono sullo stelo con un<br />
angolo molto ampio. Secondo la varietà, i<br />
piccioli e gli steli possono assumere <strong>di</strong>versi<br />
colori quali rosa, viola o grigio-bluastro. La<br />
fogliolina terminale è sottesa da due stipole<br />
mentre le laterali ne hanno una ciascuna. Le<br />
foglioline sono caratterizzate dal margine intero;<br />
quelle laterali hanno una forma meno<br />
regolare e risultano anche più corte rispetto a<br />
quella terminale.<br />
In corrispondenza dei no<strong>di</strong> dello stelo vengono<br />
emessi i bottoni fiorali (che risultano<br />
quin<strong>di</strong> molto vicini al terreno) portati da un<br />
peduncolo peloso che, generalmente, portano<br />
da 1 a 3 fiori che possono essere provvisti<br />
Piante <strong>di</strong> voandzeia con baccelli immaturi.<br />
<strong>di</strong> un corto pe<strong>di</strong>cello.<br />
I fiori sono cleistogami e nella maggior<br />
parte delle varietà i petali sono <strong>di</strong> colore bianco-giallastro<br />
mentre, in altre, può essere giallo scuro con striature rosso-scuro o, più raramente,<br />
rosa chiaro. Lo stilo, corto, ricurvo e peloso, porta uno stigma piccolo in posizione laterale. A<br />
fecondazione avvenuta il pe<strong>di</strong>cello si curva verso il terreno e vi penetra trascinando con se il<br />
baccello in accrescimento che conclude la sua maturazione a circa 1 cm <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.<br />
Il baccello è rotondeggiante, circa 1,2-2,5 cm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, costituito da due valve,<br />
indeiscente, <strong>di</strong> colore bianco e con superficie liscia appena maturo, per <strong>di</strong>ventare progressivamente<br />
brunastro e rugoso con l’approssimarsi del processo <strong>di</strong> essiccazione naturale. A maturazione<br />
i baccelli si staccano dal lungo peduncolo con il quale erano uniti allo stelo. All’interno dei<br />
baccelli sono contenuti 1 o 2 semi rotondeggianti o leggermente appiattiti da un lato, qualche<br />
volta con ilo ben evidente, duri e con superficie liscia, gran<strong>di</strong> circa 1-1,5 cm e con un peso <strong>di</strong> 100<br />
semi pari a 50-75 g. I semi possono essere <strong>di</strong> colore bianco, rosso, viola, marrone o nero con<br />
screziature <strong>di</strong> varie tonalità.<br />
Ecologia: La VS è <strong>di</strong>ffusa negli areali della savana o nelle aree <strong>di</strong> transizione foresta pluvialesavana<br />
in Africa. Tuttavia, questa specie risulta molto adattabile e tollera con<strong>di</strong>zioni pedo-climatiche<br />
avverse meglio <strong>di</strong> altre leguminose. Infatti, riesce a fornire produzioni interessanti in<br />
ambienti troppo ari<strong>di</strong> per arachide, mais o sorgo, vegetando con una precipitazione annuale<br />
anche <strong>di</strong> soli 50 mm. Per questa sua caratteristica “Bambara” è chiamato un <strong>di</strong>stretto vicino a<br />
Timbuktu nella fascia meri<strong>di</strong>onale del deserto del Sahara. In definitiva la VS risulta una specie<br />
preziosissima in regioni caldo-aride dove la coltivazione <strong>di</strong> altre leguminose può incontrare<br />
qualche <strong>di</strong>fficoltà<br />
Per la già ricordata adattabilità questa pianta viene coltivata anche in regimi a foresta<br />
pluviale e negli altopiani a clima fresco e umido fino ad una altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1.500 m s.l.m..<br />
La VS cresce rigogliosa e fornisce i risultati produttivi migliori in ambienti con forte<br />
illuminazione, alte temperature (me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 20-28°C) e pioggie frequenti dalla semina alla fioritura.<br />
E’ una specie brevi<strong>di</strong>urna e compie il proprio ciclo colturale in un periodo compreso fra 90 e<br />
120 d per le varietà a portamento compatto e fra 120 e 150 d per quelle a portamento lasso.<br />
Per quanto riguarda il terreno, la VS tollera terreni poveri; quelli troppo fertili stimolano la<br />
specie ad un eccessivo rigoglio vegetativo a scapito della produzione <strong>di</strong> baccelli e <strong>di</strong> semi.
Cresce bene in terreni sabbiosi, con pH <strong>di</strong> 5,0-6,5 ma a patto che i terreni siano ben drenati. La<br />
VS ha <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> non avere preferenze nei riguar<strong>di</strong> della tessitura.<br />
Tecnica colturale: La tecnica colturale della VS è molto simile a quella dell’arachide e viene<br />
spesso inserita in rotazione per permettere alle colture successive <strong>di</strong> usufruire dell’arricchimento<br />
in azoto del terreno favorito dalla leguminosa. La VS produce meglio in coltura pura ma<br />
molto spesso si trova consociata con cereali (miglio perlato, mais, canna da zucchero), specie da<br />
ra<strong>di</strong>ce o da tubero e con altre leguminose. Nei tropici, con l’utilizzazione <strong>di</strong> varietà precoci sono<br />
possibili due coltivazioni annuali. La prima semina si può effettuare in Maggio-Giugno mentre,<br />
la seconda in Luglio-Agosto. L’epoca <strong>di</strong> semina varia a secondo della <strong>di</strong>stanza dall’equatore e,<br />
generalmente, avviene durante la stagione delle pioggie. Per esempio, in Tanzania si considera<br />
una semina precoce della VS quella effettuata entro la prima decade <strong>di</strong> Febbraio mentre in Sud<br />
Africa risulta tar<strong>di</strong>va se effettuata alla metà <strong>di</strong> Novembre.<br />
La quantità <strong>di</strong> seme e le <strong>di</strong>stanze fra le piante sono molto variabili. In me<strong>di</strong>a si utilizzano<br />
25-75 kg ha -1 <strong>di</strong> seme sgusciato in file <strong>di</strong>stanti da 15 fino a 95 cm; le <strong>di</strong>stanze maggiori vengono<br />
utilizzate per consentire una agevole operazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>serbo. A questo scopo, la VS può anche<br />
essere seminata a file binate <strong>di</strong>stanti 20 cm alla sommità <strong>di</strong> solchi <strong>di</strong>stanti 0,60 m. Lungo la fila<br />
i semi si <strong>di</strong>spongono ogni 10-55 cm secondo la <strong>di</strong>stanza fra le file al fine <strong>di</strong> ottenere una densità<br />
<strong>di</strong> circa 15 piante per m 2 . Per la semina, nella maggior parte dei casi, vengono utilizzati i semi<br />
sgusciati posti ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 7 cm secondo la tesitura del terreno. Tuttavia, possono<br />
essere utilizzati anche i baccelli interi. I semi sgusciati germinano dopo circa 6-8 giorni.<br />
Per consentire ai fiori fecondati <strong>di</strong> penetrarvi e <strong>di</strong> permettere una regolare maturazione dei<br />
baccelli, il terreno deve essere lavorato abbastanza in profon<strong>di</strong>tà ed in modo tale da risultare<br />
leggero.<br />
Il controllo delle infestanti viene praticato manualmente quasi ovunque. La prima scerbatura<br />
viene eseguita quando le piante hanno raggiunto un’altezza <strong>di</strong> circa 10 cm. Un secondo intervento<br />
viene praticato poco prima od al momento della fioritura al fine <strong>di</strong> non ostacolare il normale<br />
sviluppo dei baccelli che poco più avanti si troveranno nel terreno. Oltre al controllo delle<br />
avventizie, altra pratica a cui si fa ricorso frequentemente è quella della rincalzatura al fine <strong>di</strong><br />
favorire lo sviluppo dei baccelli.<br />
Gran parte delle varietà <strong>di</strong> VS riescono a nodulare in presenza del Rhizobium in<strong>di</strong>geni. La<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> N minerale provoca un ingrossamento dei noduli ed un loro incremento <strong>di</strong> peso<br />
secco ma l’efficienza della fissazione viene notevolmente ridotta. Ciò non accade in presenza <strong>di</strong><br />
basse dosi <strong>di</strong> N equivalenti a circa 10-20 kg ha -1 . Riflessi positivi sulla resa si ottengono soltanto<br />
con elevate dosi <strong>di</strong> N anche se è stata riscontrata una certa varibilità del comportamento delle<br />
varietà. Un incremento delle rese può essere ottenuto inoculando i semi con ceppi selezionati <strong>di</strong><br />
Rhizobium. Alcune ricerche hanno constatato che ceppi selezionati <strong>di</strong> batteri incrementano significativamente<br />
il numero dei noduli, il peso secco delle ra<strong>di</strong>ci oltre alla resa. In Africa sono<br />
stati selezionati molti ceppi idonei per la VS, fra questi si ricordano TAL 169, TAL 1380 e<br />
NifTAL isolati dalla Vigna unguiculata.<br />
La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> fertilizzanti minerali non è pratica comune. Tuttavia, sensibili incrementi<br />
<strong>di</strong> resa si possono ottenere con la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> 30-40 kg ha -1 <strong>di</strong> P 2 O 5 effettuata alla<br />
semina o dopo circa 10-15 d dalla emergenza. In terreni estremamente poveri, è sempre<br />
consigliabile, oltre alla <strong>di</strong>stribuzione alla semina <strong>di</strong> P 2 O 5 , anche quella <strong>di</strong> circa 20 kg ha -1 <strong>di</strong> N<br />
effettuata dopo circa 3 settimane dalla semina.<br />
Raccolta: La raccolta si effettua quando le foglie iniziano a colorarsi <strong>di</strong> giallo. Se il prodotto è<br />
destinato all’alimentazione umana, i semi non devono essere completamente maturi. Per la pro-<br />
39
40<br />
duzione <strong>di</strong> seme le piante vengono sra<strong>di</strong>cate a mano o con l’ausilio <strong>di</strong> una zappa. In questo modo<br />
la maggioranza dei baccelli rimane attacata alla pianta ma, generalmente, si procede anche ad<br />
una ricerca dei baccelli rimasti nel terreno. Le piante, poste su appositi sostegni o graticci, vengono<br />
lasciate ad essiccare in campo per 1-2 giorni.<br />
Ai fini della raccolta il clima deve essere asciutto. Infatti, in presenza <strong>di</strong> eccessiva umi<strong>di</strong>tà<br />
i semi possono germinare all’interno dei baccelli che, in più, possono andare incontro a deiscenza<br />
anche subito dopo la raccolta. I baccelli possono essere sgusciati imme<strong>di</strong>atamente o lasciati ad<br />
essiccare al sole per 1-4 settimane.<br />
Generalmente la sgusciatura viene eseguita manualmente ed i semi conservati in sacchi <strong>di</strong><br />
paglia o vasi <strong>di</strong> terracotta. Per limitare i danni dagli attacchi <strong>di</strong> tonchi, ai semi immagazzinati<br />
può essere aggiunta cenere od olii vegetali come quelli <strong>di</strong> palma e <strong>di</strong> karité.<br />
Le rese in semi sgusciati sono molto variabili e possono essere compresa fra 0.5 e 1.1 t ha -<br />
1 . In letteratura sono state riscontrate rese massime <strong>di</strong> 4.4 t ha -1 . In consociazione con la canna<br />
da zucchero la VS può fornire circa 2.0-2.4 t ha -1 <strong>di</strong> semi freschi (50% <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà). In Africa si<br />
ritengono me<strong>di</strong>e le rese <strong>di</strong> 0.6-0.8 t ha -1 con minimi <strong>di</strong> <strong>di</strong> 0.05-0.11 t ha -1 registrati in Zambia e<br />
massimi <strong>di</strong> 3.6 t ha -1 registrate in Zimbabwe.<br />
Avversità: La colture <strong>di</strong> VS non sono generalmente attaccate da particolari avversità; Tuttavia,<br />
fra le principali si ricordano:<br />
Funghi: Ascochyta phaseolorum (colpisce prevalentemente le foglie), Cercospoea canescens,<br />
C. voandzeia, Coletotrichum capsici, Corticium solani, Elsinoe sp., Erysiphe polygoni, Fusarium<br />
oxysporium, Leptosphaerulina trifolii, Meliola vignaegrauilis, Phaseolus manihotis (marciumi<br />
ra<strong>di</strong>cali), Phyllostica voandzeiae, Sclerotium rolfsii, Rhizoctonia bataticola, Sphaerotheca<br />
voandzeiae, Synchytrium dolichi.<br />
Insetti: Cica<strong>di</strong><strong>di</strong> come Empoasca facialis, Hilda patruelis, Diacrisia maculosa, Lamprosema<br />
in<strong>di</strong>cata. Fra gli insetti che colpiscono i semi immagazzinati: Callosobruchus maculatus, C.<br />
subinnotatus, Ctenocampa hilda, Piezotrachelus ugandanus.<br />
Virosi: virus del mosaico dell’erba me<strong>di</strong>ca, del fagiolo e del trifoglio bianco.<br />
Nemato<strong>di</strong>: Meloidogyne javanica, Meloidogyne sp..<br />
Composizione: I semi maturi contengono in me<strong>di</strong>a: 17,8% <strong>di</strong> proteine, 6,7% <strong>di</strong> grassi, 72,2% <strong>di</strong><br />
carboidrati, 3,3% <strong>di</strong> ceneri. Ulteriori dettagli sulla composizine chimica sono riportati nelle<br />
tabelle 1 e 2.
Cromosomi: 2n = 18<br />
FAGIOLO ALATO<br />
Psophocarpus tetragonolobus (L.) DC.<br />
Nomi comuni: Inglese: winged bean, asparagus pea, four-angled bean, goa bean, Manila bean,<br />
princess pea; Francese: haricot de Birmanie.<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: Il centro <strong>di</strong> origine <strong>di</strong> questa leguminosa non è stato ancora ben definito<br />
ma si sostiene che sia proveniente dalle Mauritius e dal Madagascar. La prima segnalazione <strong>di</strong><br />
questa leguminosa risale alla prima metà del XVII secolo nell’arcipelago delle Molucche da<br />
dove, secondo alcuni autori ne sarebbe originaria e da cui si sarebbe <strong>di</strong>ffusa nelle altre parti del<br />
mondo. È estesamente coltivato in In<strong>di</strong>a, Birmania, Indonesia e Nuova Guinea mentre, solo<br />
recentemente è stato introdotto in Africa. Nel mondo è <strong>di</strong>ffusa un’altra specie <strong>di</strong> Psophocarpus,<br />
P. palustris. Tuttavia, la prima è quella più utilizzata soprattutto per la sua maggiore produzione.<br />
Spesso il fagiolo alato viene confuso con una specie morfologicamente molto simile (Lotus<br />
tetragonolobus L. sin. Tetragonolobus purpureus Moench.) che cresce spontaneamente nel bacino<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo. Di questa specie si utilizzano occasionalmente i baccelli immaturi o<br />
viene utilizzata come verdura.<br />
Non sono <strong>di</strong>sponibili dati sulla produzione mon<strong>di</strong>ale poiché lo Psophocarpus è una specie<br />
coltivata quasi esclusicamente per consumo locale e per la sussistenza.<br />
Importanza ed utilizzazione: Il fagiolo alato è principalmnete coltivato per la produzione <strong>di</strong><br />
baccelli freschi (consumati cru<strong>di</strong>) e per la sua utilizzazione come verdura cotta. Foglie, germogli<br />
e fiori sono utilizzati come componenti <strong>di</strong> zuppe. La granella secca è utilizzata per la preparazione<br />
<strong>di</strong> un alimento fermentato, il “tampeh”, popolare soprattutto in Indonesia. L’olio estratto dai<br />
semi, molto simile a quello <strong>di</strong> soia, è utilizzato per cucinare, come combustibile per l’illuminazione<br />
e per la fabbricazione <strong>di</strong> sapone. I panelli <strong>di</strong> sansa sono utilizzati come foraggio.<br />
Nell’Isola <strong>di</strong> Giava i semi arrostiti sono consumati insieme al riso ed i fiori sono aggiunti<br />
in varie pietanze per conferirgli un colore bluastro e per aromatizzare i funghi. Sempre nell’Isola<br />
<strong>di</strong> Giava le giovani piantine attaccate dal fungo Synchytrium psophocarpi sono considerate una<br />
ghiottoneria.<br />
41
42<br />
Distribuzione geografica del fagiolo alato.<br />
Figura 11. Psophocarpus tetragonolobus: A. foglia; B. fiore visto ventralmente; C. fiore in sezione<br />
longitu<strong>di</strong>nale; D. baccello; E. seme.
In Nuova Guinea le ra<strong>di</strong>ci tuberizzate sono consumate crude o bollite. Le piante intere<br />
trinciate sono utilizzate come fertilizzante e per la pacciamatura.<br />
A causa della eccezionale nodulazione il fagiolo alato è considerato anche una buona<br />
coltura per ripristinare la fertilità. Alcune esperienze hanno messo in evidenza notevoli incrementi<br />
<strong>di</strong> resa (fino al 50%) della canna da zucchero in succesione con lo Psophocarpus. Questa<br />
specie può essere utilizzata anche come coltura da copertura nelle piantagioni <strong>di</strong> gomma.<br />
Il fagiolo alato viene utilizzato anche nella me<strong>di</strong>cina popolare. In Birmania i semi sono<br />
considerati afro<strong>di</strong>siaci e le ra<strong>di</strong>ci vengono impiegate come cataplasma per curare le vertigini. Le<br />
foglie sono utilizzate in Malesia contro il vaiolo.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologiche: Pianta perenne rampicante, glabra, comunemente<br />
utilizzata come annuale; ra<strong>di</strong>ci numerose, quelle laterali crescono orizzontalmente al terreno a<br />
modesta profon<strong>di</strong>tà, in seguito si ingrossano <strong>di</strong>ventando tuberizzate <strong>di</strong> aspetto nodoso; gli steli<br />
crescono circa 2-3 m per anno; le foglie sono trifogliate, foglioline ampiamente ovate, sottili,<br />
margine intero, lunghe 8-15 cm, larghe 4-12 cm, provviste <strong>di</strong> stipole bipartite; fiori posti in<br />
racemi ascellari (lunghi fino a 15 cm) in numero <strong>di</strong> 2-10; corolla grande, vessillo ampio, solcato,<br />
auricolato alla base, <strong>di</strong> colore grigio chiaro sul retro, bianco o blu chiaro all’interno, <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong><br />
2,5-4,0 cm; ali irregolarmente obovate; stame vessillare libero alla base saldato con gli altri a<br />
In senso orario: pianta rampicante con baccelli<br />
immaturi, particolare del baccello, particolare del fiore.<br />
43
44<br />
Del fagiolo alato si consumano anche le ra<strong>di</strong>ci<br />
tuberizzate che si raccolgono alla fine del ciclo<br />
riproduttivo.<br />
metà lunghezza; antere uniformi; stilo lungo,<br />
ricurvo; stigma globoso terminale, peloso;<br />
baccelli lunghi 15-30 cm e larghi 2,5-3,5<br />
cm, sud<strong>di</strong>visi in 2 valve, a sezione più o meno<br />
quadrata, presenza <strong>di</strong> 4 rilievi irregolarmente<br />
seghettati nel senso della lunghezza; presenza<br />
<strong>di</strong> 8-17 semi parzialmente immersi nel<br />
tessuto dei baccelli, <strong>di</strong> forma globosa, lunghi<br />
fino ad 1 cm, <strong>di</strong> colore bianco, giallo,<br />
marrone o nero, con la superficie liscia e lucida;<br />
peso <strong>di</strong> 100 semi circa 30 g.<br />
Ecologia: Lo Psophocarpus è coltivato nei<br />
tropici umi<strong>di</strong> dal livello del mare fino ad altitu<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong> 2000 m. Si adatta a molti tipi <strong>di</strong><br />
suolo ma necessita <strong>di</strong> un ottimo drenaggio.<br />
Si considera che il fagiolo alato necessiti <strong>di</strong><br />
una pluviometria annua minima superiore ai<br />
1500 mm e che quella ottimale superi i 2500<br />
mm (fino a 4100 mm). Può essere coltivato<br />
anche nei tropici semi-ari<strong>di</strong> con il ricorso<br />
all’irrigazione E’ una specie sensibile alla<br />
ari<strong>di</strong>tà ed alla salinità. L’induzione a fiore<br />
avviene in regime <strong>di</strong> giorno corto mentre la<br />
temperatura non sembra influire in maniera<br />
determinante su questo parametro.<br />
Nelle aree <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>ffusione della<br />
leguminosa, la nodulazione è molto abbondante<br />
(in me<strong>di</strong>a più <strong>di</strong> 400 noduli per per<br />
pianta); il ceppo <strong>di</strong> Rhizobium è quello della Vigna unguiculata spp. unguiculata. I noduli possono<br />
raggiungere il <strong>di</strong>ametro 1,2 cm ed un peso <strong>di</strong> 0,6 g.<br />
La temperatura me<strong>di</strong>a richiesta dalla specie è <strong>di</strong> 15,4-27,5°C mentre per il pH i valori sono<br />
<strong>di</strong> 4,3-7,5.<br />
Tecnica colturale: Come molte altre colture <strong>di</strong>ffuse prevalentemente nei tropici, il fagiolo alato<br />
viene spesso coltivato in consociazione. In Nuova Guinea viene consociato con patata dolce,<br />
canna da zucchero, taro, banana, ortaggi ed altri legumi. In Indonesia viene coltivato ai bor<strong>di</strong><br />
delle risaie.<br />
La semina avviene prima della stagione <strong>di</strong> maggiore pluviometria. I semi vengono posti<br />
ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 2,5-7,5 cm in buchette <strong>di</strong>stanti 60 x 120 cm vicino a supporti per consentire<br />
alla pianta <strong>di</strong> arrampicarsi. Nel caso che il fagiolo alato venga utilizzato come copertura i sostegni<br />
sono necessari. Per la produzione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci tuberizzate le piante sono <strong>di</strong>stanziate sulla fila da<br />
10 cm. Per favorire la produzione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci tuberizzate è pratica comune il <strong>di</strong>radamento dei fiori.<br />
La produzione delle piante coltivate su supporti è quasi doppia rispetto a quelle prive.<br />
Durante il primo mese dalla semina la coltura richiede molte attenzioni soprattutto nei<br />
riguar<strong>di</strong> del controllo delle infestanti, della concimazione e delle lavorazione del terreno. In<br />
seguito le piante crescono molto velocemente. Dopo la fruttificazione le estremità delle piante<br />
muoiono ma nuovi germogli vengono emessi lateralmente consentendo alla pianta <strong>di</strong> compor-
tarsi come perenne. Inoltre, le riserve <strong>di</strong> nutrienti immagazzinati nelle ra<strong>di</strong>ci consentono la ripresa<br />
della vegetazione dopo un periodo <strong>di</strong> pluviometria sub-ottimale per la specie o dopo la<br />
raccolta.<br />
Raccolta:<br />
Baccelli freschi e semi secchi: I primi baccelli freschi sono pronti per la raccolta dopo circa 6-10<br />
settimane dalla semina (2 settimane dopo la fecondazione). Dopo altre 3 settimane i baccelli<br />
<strong>di</strong>ventano fibrosi e non più commestibili e, trascorse ulteriori 3 settimane i semi raggiungono la<br />
maturità. In me<strong>di</strong>a, la produzione <strong>di</strong> granella secca si può ottenere dopo circa 160-270 d dalla<br />
semina. In seguito alla prima raccolta la pianta prosegue la produzione <strong>di</strong> baccelli ma con una<br />
resa progressivamente decrescente. Per questo motivo, il fagiolo alato viene spesso coltivato<br />
come specie annuale. Nel caso si intenda sfruttare le caratteristiche <strong>di</strong> pianta perenne, <strong>di</strong>venta<br />
necessaria una somministrazione <strong>di</strong> fertilizzanti ogni 2-3 settimane al fine <strong>di</strong> garantire una produzione<br />
<strong>di</strong> circa 25 baccelli per pianta ogni 5-6 d.<br />
Le rese me<strong>di</strong>e sono <strong>di</strong> 0,5-1,0 t ha -1 ; quelle maggiori, fino a 2,0 t ha -1 si registrano in<br />
Nigeria, Malesia, Nuova Guinea ed Australia occidentale.<br />
Ra<strong>di</strong>ci tuberizzate: Le ra<strong>di</strong>ci si raccolgono dopo circa 4-8 mesi dalla semina quando hanno<br />
raggiunto il <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 2-4 cm e la lunghezza <strong>di</strong> 8-12 cm. Le rese sono molto variabili, da 2 a 10<br />
t ha-1<br />
Avversità: In colture consociate per orti famigliari o nell’agricoltura itinerante la specie, generalmente,<br />
non subisce particolari danni da attacchi parassitari. Tuttavia, i patogeni e gli insetti<br />
più frequentemente riscontrati sul fagiolo alato sono i seguenti:<br />
Funghi: Cercospora arantae, C. canescens, C. psophocarpi, C. cruenta, Corticium solani,<br />
Erysiphe cichoracearum, Oi<strong>di</strong>um sp., Synchytrium psophocarpi.<br />
Insetti: Occasionalmente si riscontrano danni da minatori <strong>di</strong> baccelli o delle foglie. Altrettanto<br />
occasionali risultano gli attacchi da ragnetti.<br />
Virosi: Virus del mosaico della Crotolaria hirsuta, YMV (yellow mosaic virus) del Cajanus<br />
cajan.<br />
Nemato<strong>di</strong>: Meloidogyne javanica, M. incognita; quest’ultimo in grado <strong>di</strong> provocare gravi ripercussioni<br />
negative sia sulla resa che sulla qualità del seme.<br />
Composizione:<br />
Semi secchi: acqua 6-25%, proteine 36,4%, grassi 18,8%, carboidrati 40,5%, fibra 5-12%, ceneri<br />
4,4%.<br />
Baccelli freschi: acqua 76-92%, proteine 18,1%, grassi 1,0%, carboidrati 72,5%, fibra 15,2%,<br />
ceneri 5,7%.<br />
Ulteriori dettagli sulla composizine chimica sono riportati nelle tabelle 1 e 2.<br />
45
FAGIOLO D’EGITTO<br />
Lablab purpureus (L.) Sweet<br />
Sinonimi: Dolichos lablab L., Dolichos purpureus L., Lablab niger Me<strong>di</strong>k., Lablab vulgaris<br />
Savi., Dolichos albus Lour., Dolichos cultratus Thumb., Dolichos lablab var. hortensis Schwenf<br />
& Muschler, Lablab leucocarpus Davi, Lablab nankinikus Davi, Lablab perennans DC., Lablab<br />
vulgaris var. niger DC.<br />
Cromosomi: 2n = 22, 24<br />
Nomi comuni: Inglese: hyacinth bean, bonavist chicaros, chink, egyptian bean, pharao, seem,<br />
val; Francese: dolique, pois d’Egypte; Spagnolo: dolico lablab.<br />
Altri nomi: fiwi (Africa orientale); kashrengeig (Sudan); amora-guaya (Etiopia); anunula, ararai,<br />
chapprada, chikkudu, field bean, mochair, parta (In<strong>di</strong>a); agaya, apikat, batao, hab (Filippine);<br />
kara-karci (Malesia); kerana (Indonesia); tua nang (Tailan<strong>di</strong>a); caraota chivata, gallinazo blanco<br />
(Venezuela); finjol bocon (Perù); poroto bombero (Cile).<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: Alcuni autori in<strong>di</strong>cano l’origine del Lablab purpureus (LP) in In<strong>di</strong>a o<br />
nell’Asia sud orientale. Altri invece in<strong>di</strong>cano l’Africa come centro <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione. E’ una<br />
specie <strong>di</strong>ffusa in tutte le aree tropicali e subtropicali del pianeta. Negli Stati Uniti è principalmente<br />
coltivata come specie ornamentale annuale nei giar<strong>di</strong>ni dai quali spesso sfugge naturalizzandosi<br />
nelle aree limitrofe.<br />
Importanza ed utilizzazione: Questa specie viene coltivata principalmente per l’alimentazione<br />
umana. I baccelli possono essere consumati freschi o cucinati come verdura. Anche i semi secchi<br />
possono essere utilizzati per l’alimentazione umana; in In<strong>di</strong>a per esempio, insieme ad altri<br />
legumi, vengono impiegati per la preparazione <strong>di</strong> dolci fritti (“tanniah”). Le piante inoltre possono<br />
essere coltivate per foraggio per l’alimentazione <strong>di</strong> caprini, bovini, suini e, in miscela con<br />
avena somministrate ai cavalli. La produzione <strong>di</strong> biomassa fresca è quasi doppia rispetto a quella<br />
prodotta dal fagiolino dall’occhio (v.); gli steli sono consistenti e più fibrosi e le foglie molto<br />
succulente. In alcune aree, dopo aver tenuto a bagno i semi per una notte, si fanno germinare ed<br />
in seguito, i germinelli così ottenuti, vengono essiccati al sole e conservati. I semi freschi contengono<br />
acido prussico e sono considerati velenosi; per questo motivo, prima della loro consumazione<br />
devono essere sottoposti a processi <strong>di</strong> cottura. Molto spesso i semi più scuri contengono<br />
anche cianuro.<br />
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48<br />
Figura 12. Lablab purpureus: A. foglia; B. fiore in sezione longitu<strong>di</strong>nale; C. baccello; D. seme.
A sinistra: semi e baccelli immaturi. A destra: semi maturi.<br />
Nella me<strong>di</strong>cina popolare i semi sono utilizzati contro l’alessia (afasia sensoriale), come<br />
antispasmotico, afro<strong>di</strong>siaco, antipiretico e stomachico ed utilizzati nella menopausa. Le infusioni<br />
<strong>di</strong> foglie sono utilizzate contro le coliche e la gonorrea. In Malesia le foglie <strong>di</strong> LP, insieme a<br />
farina <strong>di</strong> riso e curcuma, vengono impiegate per la preparazione <strong>di</strong> un cataplasma. Il succo<br />
estratto dai baccelli freschi viene usato per applicazioni locali su orecchi infiammati e per il mal<br />
<strong>di</strong> gola.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologiche: Il fagiolo d’Egitto può comportarsi come perenne<br />
ma viene coltivato soprattutto come specie annuale o biennale. Il portamento è molto variabile:<br />
l’aspetto è generalmente arbustivo rampicante.<br />
Gli steli sono volubili, pelosi o glabri, lunghi 2-3 m ma spesso raggiungono anche i 10 m;<br />
si possono riscontrare genotipi nani ed arborescenti. Le foglie sono pinnate e trifogliate con<br />
foglioline obovate; quelle laterali <strong>di</strong> forma irregolare, lunghe 7,5-15 cm e larghe quasi altrettanto,<br />
acuminate. Fiori da viola a rosa o bianchi in numero <strong>di</strong> 2-4 posti su un lungo racemo che si<br />
<strong>di</strong>parte da ogni nodo del fusto lunghi 2,5 cm; baccelli appiattiti o gonfi, lunghi 5-20 cm, larghi 1-<br />
5 cm, pubescenti o lisci, cartacei, <strong>di</strong>ritti o più raramente ricurvi, colore verde o viola; semi in<br />
numero <strong>di</strong> 3-6 per baccello, lunghi 0,6-1,3 cm, schiacciati, oblunghi con l’estremità<br />
rotondeggiante, <strong>di</strong> colore nero o bianco nelle varietà a fiore bianco; ilo e rafe prominenti;<br />
germinazione epigea. Fra i vari genotipi si possono riscontrare notevoli variazioni morfologiche,<br />
alcune delle quali sono state in<strong>di</strong>cate come caratteristiche <strong>di</strong> sottospecie. La variabilità può essere<br />
riscontrata con maggiore frequenza nella forma, <strong>di</strong>mensioni e colore dei baccelli (ver<strong>di</strong>, bianchi,<br />
viola o violetti ai margini, <strong>di</strong> consistenza fibrosa o teneri); forma, <strong>di</strong>mensioni e colore dei<br />
semi (bianchi o gialli, neri o rossastri-violetti); caratteristiche dei fiori (bianchi, rosa o viola);<br />
<strong>di</strong>mensioni della corolla ed intensità del profumo; lunghezza del peduncolo; abbondanza dei<br />
fiori; panicoli situati alla estremità <strong>di</strong> un corto peduncolo con 10-20 fiori o su un uno lungo circa<br />
30 cm e resistente provvisto, <strong>di</strong> 20-30 fiori; colore delle foglie (da ver<strong>di</strong> a viola o punteggiate <strong>di</strong><br />
viola; piante da glabre a quasi tomentose.<br />
Le varietà “Darkness” a semi neri e “Daylight” a fiori bianchi sono coltivate quasi esclusivamente<br />
come ornamentali. I genotipi “Highworth” e “Rongai” (quest’ultima a fioritura tar<strong>di</strong>va)<br />
sono impiegate come specie da foraggio soprattutto in Australia.<br />
49
50<br />
In base alla suddetta variabilità il fagiolo d’Egitto può essere classificato in tre sottospecie:<br />
1. Lablab purpureus ssp. uncinatus Verdcourt - Infiorescenze piccole, legumi gran<strong>di</strong>, lunghi<br />
circa 4 cm e larghi 1,5 cm.<br />
Sinonimi: Lablab uncinatus A. Rich., Dolichos lablab forma uncinatus Penzig,<br />
Dolichos uncinatus Schweinf., Dolichos lablab var. uncinatus (Schweinf.) Chiov.,<br />
Lablab niger var. uncinatus (A. Rich.) Cuf., Lablab niger var. crenatifructus Cuf..<br />
2. Lablab purpureus ssp. bengalensis (Jacq.) Verdcourt - Baccelli simili a quelli del fagiolo <strong>di</strong><br />
Lima (Phaseolus lunatus).<br />
Sinonimi: Dolichos bengalensis Jacq., Dolichos lablab ssp. bengalensis (Jacq.)<br />
Rivals, Lablab niger ssp. bengalensis (Jacq.) Cuf..<br />
3. Lablab purpureus var. rhomboideus (Schinz) Verdcourt - Foglie glabre, bratteole larghe e<br />
baccelli leggermente pubescenti.<br />
Sinonimi: Dolichos lablab var. rhomboideus Schinz, Dolichos pearsonii Hutch..<br />
Ecologia: Il LP viene coltivato in aree con temperature me<strong>di</strong>e variabili fra 18 e 30°C; temperature<br />
superiori non sembrano influenzare negativamente la coltura. Coltivazioni <strong>di</strong> fagiolo dall’occhio<br />
sono state riscontrate anche in aree con temperature minime annuali <strong>di</strong> 9-10°C. La<br />
coltura richiede una certa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> acqua (meteorica o <strong>di</strong> irrigazione) durante i primi 60-<br />
90 d dalla semina. In seguito la specie tollera con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ari<strong>di</strong>tà continuando nell’accrescimento<br />
e nella produzione <strong>di</strong> fiori per molti mesi. Questa caratteristica gli è conferita dall’apparato<br />
ra<strong>di</strong>cale particolarmente profondo ed in grado <strong>di</strong> sfruttare al massimo tutta l’umi<strong>di</strong>tà residua<br />
del terreno. La coltura non tollera le acque salmastre ed il ristagno idrico.<br />
Si possono riscontrare sia varietà a giorno corto che lungo. L’induzione a fiore nella maggior<br />
parte dei genotipi non risulta influenzata dalla temperatura.<br />
La leguminosa può essere coltivata sia in terreni sabbioso-limosi che in quelli argillosi. In<br />
In<strong>di</strong>a la coltura è <strong>di</strong>ffusa in aree aride fino ad una altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 1.830 m slm con una pluviometria<br />
<strong>di</strong> 600-900 mm annui. Il freddo colpisce soprattutto le foglie ma, brevi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> basse temperature<br />
non comportano gravi effetti negativi alla coltura. Il pH ottimale è compreso fra 5,0 e 6,5.<br />
Tecnica colturale: Le tecniche <strong>di</strong> semina impiegate possono essere le più varie in relazione alla<br />
intensità colturale. Secondo la modalità utilizzata occorrono 20-70 kg ha -1 <strong>di</strong> seme. In coltura<br />
pura, intervendo <strong>di</strong> 1 o 2 zappature per controllare le infestanti, la coltura viene utilizzata come<br />
miglioratrice del terreno. Le varietà arbustive o semiarbustive sono seminate a file <strong>di</strong>stanti 90<br />
cm. Distanze <strong>di</strong> 90 x 90 cm si impiegano per semine a postarella utilizzando 6-10 semi per<br />
buchetta. In questo caso, dopo circa un mese si <strong>di</strong>rada a 4 piante le quali vengono lasciate libere<br />
<strong>di</strong> accrescersi su sostegni <strong>di</strong> vario tipo. La leguminosa produce una <strong>di</strong>screta quantità <strong>di</strong> biomassa<br />
che può essere facilmente essiccata in considerazione del basso contenuto <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà.<br />
Il LP può essere consociato con il mais in una proporzione del 10-20% e concimato con<br />
pollina ad<strong>di</strong>zionata con 10% in peso <strong>di</strong> superfosfato. Subito dopo l’emergenza il LP cresce<br />
molto lentamente in modo tale da non competere eccessivamente con il cereale. Quando il mais<br />
si approssima alla maturazione la leguminosa inizia ad arrampicarsi sui fusti ed a crescere in<br />
modo vigoroso. Dopo la raccolta del mais il fagiolo d’Egitto è in grado <strong>di</strong> coprire tutta la superficie<br />
del terreno formando uno spessore <strong>di</strong> biomassa alta 40-70 cm. La leguminosa fiorisce per<br />
molti mesi e, poiché i baccelli non sono deiscenti, la raccolta può essere eseguita al momento<br />
più conveniente. L’eccessiva umi<strong>di</strong>tà favorisce l’insorgenza <strong>di</strong> malattie e quin<strong>di</strong> si deve preve-
dere la semina del LP per far coincidere la fioritura con la stagione asciutta. Il mais consociato<br />
con il LP è in grado <strong>di</strong> fornire produzioni quasi il doppio rispetto alla coltura pura.<br />
In Africa il LP precede i cereali ma in alcune zone si trova frequentemente in rotazione<br />
dopo le colture <strong>di</strong> sorgo o <strong>di</strong> cotone. In Kenya la coltura è seminata dopo l’inizio della stagione<br />
delle piogge; i quantitativi <strong>di</strong> seme impiegati sono 20-30 kg ha -1 in file <strong>di</strong>stanti 75 x 100 cm. In<br />
In<strong>di</strong>a è comune la consociazione con il miglio perlato, o miglio a candela, (Pennisetum<br />
americanum) nelle aree semi-aride con pluviometria <strong>di</strong> 600-800 mm. In questo caso si <strong>di</strong>stribuiscono<br />
alla coltura 45 kg ha -1 <strong>di</strong> N e 20 kg ha -1 <strong>di</strong> P 2 O 5 in seguito alla prima scerbatura.<br />
Allo scopo <strong>di</strong> migliorare la fertilità del terreno, il LP può essere consociato in misura del<br />
10% con il caiano (Cajanus cajan). Dopo circa 120 d la consociazione può essere pascolata dai<br />
bovini. Il fagiolo d’Egitto inoltre, può essere consociato con il caffé o costituire un ottimo tappeto<br />
erboso (se tagliato frequentemente) nei frutteti.<br />
Raccolta: La raccolta si effettua quando i baccelli sono secchi e <strong>di</strong> colore giallastro. Secondo i<br />
genotipi e l’ambiente <strong>di</strong> coltivazione la prima maturazione può avvenire da 60 a 300 d dalla<br />
semina. Dato il portamento della pianta la raccolta è <strong>di</strong>fficile e le rese non sono generalmente<br />
elevate. I genotipi rampicanti forniscono le migliori rese quando sono coltivati in coltura pura.<br />
Le piante sono sra<strong>di</strong>cate a mano e messe ad essiccare al sole. I baccelli maturi possono<br />
essere raccolti <strong>di</strong>rettamente in campo ottenedo così un seme <strong>di</strong> migliore qualità. La trebbiatura<br />
avviene battendo le piante con bastoni <strong>di</strong> legno, utilizzando rulli o facendo calpestare le piante<br />
dai bovini (In<strong>di</strong>a). In seguito i semi vengono setacciati per eliminare i residui ed i semi delle<br />
infestanti.<br />
Il fagiolo d’Egitto ha la tendenza a comportarsi da autoriseminante, spesso in modo tale da<br />
essere considerato come una infestante (Haiti).<br />
La resa me<strong>di</strong>a del LP è <strong>di</strong> circa 0,5 t ha -1 quando coltivato in consociazione e <strong>di</strong> 1,5 t ha -1<br />
in coltura pura. In In<strong>di</strong>a le rese in baccelli freschi raggiungono 2,6-4,5 t ha -1 . Le rese in foraggio<br />
variano fra 5 e 10 t ha -1 .<br />
Avversità: Le colture <strong>di</strong> LP non sono generalmente colpite in modo grave dalle avversità. Alcune<br />
varietà sono colpite da fusariosi e da nemato<strong>di</strong>.<br />
Funghi: I funghi che interessano il dolico sono moltissimi. I principali sono: Alternaria tenuis,<br />
Ascochyta dolichi, Cercospora canescens, Corticium solani, Elsinoe dolichi, Phyllostica dolichi,<br />
Septoria sp., Uromyces appen<strong>di</strong>culatus.<br />
Batteri: Macrophomina phaseoli, Xanthomonas phaseoli.<br />
Insetti: I più comuni sono: Heliothis armigera, Exelastis atomosa e Maruca testualis. I fiori<br />
sono colpiti dai <strong>di</strong>tteri del genere Mylabris. Le piantine possono essere <strong>di</strong>strutte dalle larve <strong>di</strong><br />
Schizonycha sp.. Si ricorda inoltre attacchi alle foglie da parte della Cerotoma ruficormis e<br />
dell’afide Coptasoma eribraria.<br />
Virosi: Alcune virosi del mosaico, AMV (alfalfa mosaic virus), ACMV (alsike clover mosaic<br />
virus), BCRV (bean chlorotic ringspot virus), BTSV (Brazilian tobacco streak virus).<br />
Nemato<strong>di</strong>: Aphelenchoides becaudatus, Caconema ra<strong>di</strong>cicola, Heteronema glycines,<br />
Meloidogyne incognita acrita, M. javanica, Pratylenchus brachyurus, Rotylenchus reniformis.<br />
51
52<br />
Altre: Piante parassite del genere Striga (S. asiatica, S. gesnerioides, S. hermonthica) che possono<br />
essere controllate dal batterio Bacterium cereus var. thuringensis.<br />
Composizione: La composizione me<strong>di</strong>a dei semi secchi è la seguente: proteine 25,1%, grassi<br />
1.7%, carboidrati 68,9%, fibra 7,8%, ceneri 4%. Ulteriori dettagli sulla composizine chimica<br />
sono riportati nelle tabelle 1 e 2.
FAGIOLO DI LIMA<br />
Phaseolus lunatus L.<br />
Sinonimi: Phaseolus limensis Macf., Phaseolus inamoenus L., Phaseolus bipunctatus Jacq.<br />
Cromosomi: 2n = 22<br />
Nomi comuni: Inglese: Lima bean, Sieva bean, butter bean, Madagascar bean, sugar bean,<br />
Towe bean, Birmania bean, Rangoon bean; Francese: haricot de Lima; Spagnolo: judía de Lima.<br />
Altri nomi: akpaka, kokondo (Africa occidentale); apatrani (Ghana); awuje (Nigeria); maharage<br />
(Africa orientale); abangbang, chuku (Uganda); toaj (Sudan); lubia (Egitto); curry bean (Africa);<br />
dafal, double bean lobia, sem (In<strong>di</strong>a); hanichvela, zabache (Filippine); kachange china (Malesia);<br />
lajang koakara (Indonesia); khasu kollu (Tamil); rothud, hambala (Sri Lanka); tua rachamat<br />
(Tailan<strong>di</strong>a); avitas poroto (Perù); poroto de manteca, poroto de Lima (Argentina); frijol comba<br />
(Messico).<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: Specie nativa dell’America tropicale (Messico, Guatemala, Brasile del<br />
sud, Perù e Argentina) è stata riscontrata in alcuni siti archeologici in Perù datati 6000-5000 anni<br />
A.C.. Il fagiolo <strong>di</strong> Lima a semi piccoli invece, è stato trovato in Messico in reperti archeologici<br />
datati 500-300 anni A.C.. Gli Spagnoli portarono questa leguminosa nelle Filippine e da qui in<br />
Asia da dove si <strong>di</strong>ffuse più tar<strong>di</strong> in Africa.<br />
Phaseolus lunatus L. var silvester Baudet è considerata la specie spontanea del fagiolo <strong>di</strong><br />
Lima riscontrabile in Messico meridonale e Guatemala.<br />
Attualmente il Phaseolus lunatus (PhL) è estesamente coltivato negli Stati Uniti, nel Canada<br />
meri<strong>di</strong>onale ed in tutta l’America Latina per inscatolamento, surgelazione e come prodotto<br />
fresco.<br />
Importanza ed utilizzazione: Il fagiolo <strong>di</strong> Lima viene coltivato per la produzione <strong>di</strong> semi ver<strong>di</strong><br />
(freschi) o secchi consumati in vario modo. La granella è commercializzata fresca od essiccata,<br />
inscatolata o surgelata. I baccelli ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> alcune varietà, così come i germinelli, sono consumati<br />
come verdura.<br />
53
54<br />
Figura 13. Phaseolus lunatus: A. foglia; B. fiore; C. fiore in sezione longitu<strong>di</strong>nale; D. baccello; E.<br />
seme.
I semi maturi contengono il glucoside<br />
lutanina (o phaseololutanina). In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
adeguata umi<strong>di</strong>tà o quando i tessuti vengono<br />
schiacciati o macinati un enzima presente nei semi<br />
provoca la liberazione <strong>di</strong> HCN. L’enzima può<br />
essere <strong>di</strong>sattivato tramite bollitura. Il limite <strong>di</strong><br />
HCN tollerato dalle leggi <strong>degli</strong> Stati Uniti è 100<br />
ppm. Contenuti <strong>di</strong> HCN <strong>di</strong> 800-900 ppm sono<br />
considerati pericolosi per la salute umana. In passato,<br />
i semi con testa colorata in rosso o nero venivano<br />
considerati ricchi in glucosi<strong>di</strong> cianogenici.<br />
Con la selezione, soprattutto negli Stati Uniti, i<br />
contenuti <strong>di</strong> tali sostanze sono stati portati a livelli<br />
<strong>di</strong> sicurezza. La supposizione che i semi bianchi<br />
non contenessero HCN si è rilevata errata non<br />
essendo stata riscontrata nessuna correlazione fra<br />
il colore dei semi ed il contenuto <strong>di</strong> sostanze tossiche.<br />
Ai semi vengono attribuite proprietà<br />
astringenti e sono in<strong>di</strong>cati nella <strong>di</strong>eta <strong>di</strong> persone<br />
febbricitanti. Il decotto <strong>di</strong> baccelli ver<strong>di</strong>, semi e<br />
steli è considerato efficace contro il morbo <strong>di</strong><br />
Bright (nefrite cronica), il <strong>di</strong>abete, l’anasarca e<br />
l’eclampsia. A Java, i semi sono utilizzati come<br />
cataplasma sull’addome per i dolori <strong>di</strong> stomaco.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologiche: Pianta<br />
erbacea annuale o perenne. Le forme arbustive<br />
raggiungono un’altezza <strong>di</strong> circa 60 cm mentre,<br />
quelle rampicanti arrivano fino a 4 m. Foglie <strong>di</strong><br />
forma molto variabile, trifogliate, generalmente<br />
pelose; picciolo lungo 8-17 cm; stipole piccole,<br />
triangolari; foglioline da ovate a lanceolate,<br />
acuminate, provviste <strong>di</strong> corti peli sulla pagina inferiore,<br />
lunghe 5-13 cm, larghe 3-9 cm, foglioline<br />
laterali poste obliquamente rispetto a quella<br />
centrale; infiorescenza portata da racemi ascellari<br />
lunghi fino a 15 cm, provvista <strong>di</strong> molti fiori (in<br />
numero <strong>di</strong> 2-4 per ogni nodo); calice campanulato<br />
con denti molto corti; corolla larga 0,7-1,0 cm,<br />
In alto: semi maturi del tipo “Java Beans”<br />
caratterizzati dall’elevato contenuto in HCN.<br />
Sotto: baccelli ver<strong>di</strong> del tipo “Java Beans”.<br />
vessillo verde chiaro, qualche volta violetto, bianco-giallastro o rosato-viola; ali bianche, quando<br />
il vessillo è colorato anche le ali, generalmente lo sono; carena molto allungata in avanti fino<br />
a formare una spirale completa; stami in numero <strong>di</strong> 10, stilo spiralato; baccelli appiattiti, lunghi<br />
5-12 cm larghi fino a 2,5 cm, oblunghi, generalmente incurvati contenenti 2-4 semi, talvolta<br />
deiscenti; semi variabili in forma colore e <strong>di</strong>mensioni, lunghi 1-3 cm, possono essere appiattiti o<br />
rigonfi, <strong>di</strong> colore bianco, crema, marrone, rosso, viola o nero, <strong>di</strong> colore uniforme o screziato (es.<br />
bianco con venature violacee); ilo bianco con linee traslucide che si <strong>di</strong>ramano da questo al bordo<br />
della testa. Peso <strong>di</strong> 100 semi 45-200 g.<br />
55
56<br />
Semi del tipo “Lima beans”, <strong>di</strong><br />
colore bianco e privi <strong>di</strong> HCN.<br />
Chiamati commercialmente “butter<br />
beans”, sono impiegati<br />
dall’industria conserviera per la<br />
preparazione <strong>di</strong> cibi precotti.<br />
Si ritiene che la forma spontanea <strong>di</strong> PhL, Phaseolus lunatus var silvester, sia stata soggetta<br />
a tre linee <strong>di</strong> espansione le quali hanno originato tre sottogruppi o “cultigroup” (cvgr):<br />
1. Cvgr “Potato” o CARIB, corrispondente al Phaseolus bipunctatus Jacq., linea<br />
<strong>di</strong> espansione verso le In<strong>di</strong>e occidentali; caratterizzata da semi più o meno sferici ed<br />
una elevata concentrazione <strong>di</strong> HCN (fino a 900-1000 ppm);<br />
2. Cvgr “Big Lima “o INCA, corrispondente al Phaseolus inamoenus L., linea <strong>di</strong><br />
espansione verso Sud; semi gran<strong>di</strong> ed appiattiti, basso contenuto <strong>di</strong> HCN (25-55<br />
ppm).<br />
3. Cvgr “Sieva” o HOPI, corrispondente al Phaseolus lunatus L. sensu stricto,<br />
linea <strong>di</strong> espansione Nord, contenuto interme<strong>di</strong>o <strong>di</strong> HCN rispetto alle precedenti Cvgr.;<br />
Il Phaseolus ritensis M.E. Jones può essre incrociato con il PhL per migliorare alcune<br />
caratteristiche agronomiche e conferire tolleranza ad alcune avversità. I genotipi <strong>di</strong> PhL si possono<br />
<strong>di</strong>stinguere anche per molte altre caratteristiche tipiche <strong>di</strong> alcune aree <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione.<br />
Per esempio, i genotipi provenienti dalla Colombia o dalla Bolivia sono caratterizzati da un<br />
elevato contenuto <strong>di</strong> carotene superiore <strong>di</strong> 14-18 volte a quello riscontrabile nelle altre varietà.<br />
Le varietà <strong>di</strong> PhL si possono classificare in tipi eretti o rampicanti. Commercialmente,<br />
sulla base della morfologia, colore e contenuto <strong>di</strong> HCN del seme, si <strong>di</strong>stinguono 4 gruppi:<br />
1. “Java beans”-Semi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni me<strong>di</strong>e, qualche volta <strong>di</strong> colore rosso-violaceo,<br />
contenenti elevate quantità <strong>di</strong> HCN;<br />
2. “Red Rangoon beans”-Semi piccoli, rossastri, generalmente gonfi, raramente<br />
con macchie violacee, contengono tracce <strong>di</strong> HCN;<br />
3. “White Ragoon” o “White Burma”-In<strong>di</strong>cati talvolta come “Sugar beans”, han-
no semi gonfi, somiglianti ai fagioli comuni, contenenti solo tracce <strong>di</strong> HCN ma,<br />
talvolta, secondo i genotipi i quantitativi possono essere anche leggermente superiori;<br />
4. “Lima beans” o “Butter beans”-Somiglianti a gran<strong>di</strong> fagioli comuni, spesso <strong>di</strong><br />
colore bianco, privi <strong>di</strong> HCN.<br />
Ecologia: Il fagiolo <strong>di</strong> Lima può essere coltivato nella maggior parte dei Paesi tropicali dal<br />
livello del mare fino ad una altitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> 2.400 m. Rappresenta la principale leguminosa da<br />
granella delle foreste umide Africane ed è largamente coltivata in In<strong>di</strong>a e Birmania.<br />
La temperatura ottimale per la germinazione è compresa fra 21 e 27°C; la minima deve<br />
essere superiore ai 15°C. La temperatura me<strong>di</strong>a ottimale è <strong>di</strong> 15,5-21,0°C; livelli termici inferiori<br />
a 13°C ritardano l’accrescimento e temperature notturne superiori a 21°C accellerano la<br />
maturazione ma riducono il numero e le <strong>di</strong>mensioni dei semi. Oltre i 32°C si riscontrano <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> allegagione e cascola dei baccelli.<br />
L’impollinazione è autogama ma è stata riscontrata una impollinazione incrociata fino al<br />
18%.<br />
Il terreno deve essere ben areato e drenato con pH neutro poiché la maggior parte dei<br />
genotipi non tollera l’aci<strong>di</strong>tà. Si riscontrano sia varietà a giorno corto che neutro<strong>di</strong>urne. La<br />
germinazione è epigea.<br />
Tecnica colturale: Le varietà erette possono essere seminate sia a mano che con la seminatrice.<br />
Le <strong>di</strong>stanze sulla file possono variare da 5 a 20 cm e l’interfila da 80 a 90 cm. Le varietà rampicanti<br />
si seminano a postarelle <strong>di</strong>stanti 90-120 cm ponendo 3-4 semi per buchetta. Coltivazioni<br />
intensive <strong>di</strong> PhL rampicante possono prevedere sostegni costituiti da fili metallici posti ad una<br />
altezza <strong>di</strong> circa 2 m allo scopo <strong>di</strong> sostenere sia il fagiolo <strong>di</strong> Lima che altre specie.<br />
Per la semina a file i semi vengono posti nel terreno ad una profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 2,5-5 cm in<br />
quantità variabili secondo il genotipo: per le varietà a semi grossi occorrono 130-170 kg ha -1 <strong>di</strong><br />
granella mentre, per quelle a semi piccoli 60-80 kg ha -1 . I semi secchi rimangono vitali per circa<br />
3 anni.<br />
Il fagiolo <strong>di</strong> Lima necessita <strong>di</strong> terreni fertili e ben lavorati; la sistemazione del terreno in<br />
solchi non risulta idonea alla coltivazione <strong>di</strong> questa leguminosa. Le lavorazioni del terreno devono<br />
essere frequenti al fine <strong>di</strong> controllare le infestanti almeno fino alla fioritura.<br />
Nelle aree temperate la semina viene affettuata in primavera mentre, nei tropici, all’inizio<br />
o durante il primo periodo della stagione delle pioggie.<br />
Questa specie risponde favorevolmente alle concimazioni azotate ed all’apporto <strong>di</strong> letame.<br />
La nodulazione con il Rhizobium specifico non risulta necessaria poiché il ceppo che interessa<br />
il fagiolino dall’occhio riesce a provocare la nodulazione anche in presenza del PhL. Le<br />
giovani piantine del fagiolo <strong>di</strong> Lima sono molto sensibili ai sali solubili nel terreno tanto da<br />
dover porre particolare attenzione a non <strong>di</strong>stribuire i fertilizzanti troppo vicino ai semi (almeno<br />
oltre 8 cm). Secondo la fertilità del terreno si possono <strong>di</strong>stribuire 50-90 kg ha -1 <strong>di</strong> P 2 O 5 e 15-<br />
140 kg ha -1 <strong>di</strong> K 2 O. Se il pH supera il valore <strong>di</strong> 6,5 può essere necassaria la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> 5-<br />
10 kg ha -1 <strong>di</strong> Mn.<br />
Raccolta: Le varietà precoci maturano dopo circa 100 d dalla semina. Le varietà rampicanti a<br />
seme grosso del Perù e del Madagascar necessitano <strong>di</strong> almeno 9 mesi.<br />
I baccelli freschi sono raccolti a mano non appena quest’ultimi hanno quasi raggiunto le<br />
<strong>di</strong>mensioni definitive. Per ottenere rese in semi freschi sod<strong>di</strong>sfacenti le raccolte devono essere<br />
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58<br />
ripetute molte volte. Questo incide notevolmente sui costi tanto da limitare le coltivazioni <strong>di</strong><br />
PhL per questo tipo <strong>di</strong> produzione. Nelle coltivazioni il cui prodotto viene destinato alla trasformazione,<br />
le piante sono tagliate a macchina ed i baccelli sgranati <strong>di</strong>rettamente in campo. Per<br />
ottenere la massima resa in semi ver<strong>di</strong> le piante vengono raccolte quando soltanto il 3-5% della<br />
granella è <strong>di</strong> colore bianco. I semi ver<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa leguminosa sono trasformati imme<strong>di</strong>atamente<br />
dopo la raccolta ma possono essere conservati per 10 d alla temperatura <strong>di</strong> 0°C. I semi bianchi<br />
non sono utilizzabili per l’inscatolamento o per la surgelazione poiché, via via che il colore vira<br />
dal verde al bianco il contenuto <strong>di</strong> amido aumenta mentre quello <strong>degli</strong> zuccheri <strong>di</strong>minuisce.<br />
Per la produzione <strong>di</strong> semi secchi, le piante vengono tagliate meccanicamente la mattina<br />
presto o la sera quando i baccelli sono umi<strong>di</strong>. Dopo aver lasciato le piante ad essiccare per circa<br />
10 d, si procede alla trebbiatura.<br />
Le rese in granella secca variano da 1,0 a 4,5 t ha -1 . In In<strong>di</strong>a, con 12-14 raccolte si possono<br />
raggiungere produzioni <strong>di</strong> 5-8 t ha -1 <strong>di</strong> baccelli ver<strong>di</strong> ma solo 0,2-0,3 t ha -1 <strong>di</strong> granella. La<br />
produzione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> semi ver<strong>di</strong> è <strong>di</strong> circa 2,5 t ha -1 .<br />
Avversità:<br />
Funghi: Alternaria tenuis, Ascochyta boltshauseri, Diaporthe phaseolorum, Fusarium solani,<br />
Phytophtora phaseoli, Sclerotinia sclerotium, Uromyces phaseoli.<br />
Batteri: Achromobacter lipopticum, Bacillus lathyri, Corynebacterium flaccumfaciens, Erwinia<br />
carotovora, Pseudomonas coadunata, Xanthomonas phaseoli.<br />
Insetti: Gli insetti che colpiscono il fagiolo <strong>di</strong> Lima sono gli stessi del fagiolo comune. Le larve<br />
dell’insetto pantropicale Etiella zinckenella attaccano i baccelli provocando gravi danni. Un<br />
insetto che interessa frequentemente la leguminosa è l’Hylema platura che colpisce soprattutto<br />
i semi a lenta germinazione. Altri insetti sono il coleottero Epilachna varivestis e quelli che<br />
interessano la granella conservata come Callosobruchus chinensis e Acanthoscelides obtectus.<br />
Virosi: AMV (alfalfa mosaic virus), ABMV (asparagus bean mosaic virus), BCR (bean chlorotic<br />
ringspot) CMV (cucumber mosaic virus).<br />
Nemato<strong>di</strong>: Belonolaimus gracilis, Heliocotylenchus <strong>di</strong>gonicus, Meloidogyne arenaria, M. incognita,<br />
M. javanica, Paratylenchus sp., Trichodorus christie.<br />
Composizione: Semi secchi: proteine 25%, grassi 1,5%, carboidrati 73,2%, fibra 4,9%, ceneri<br />
3,4%. Ulteriori dettagli sulla composizine chimica sono riportati nelle tabelle 1 e 2.
FAGIOLO MUNGO<br />
Vigna ra<strong>di</strong>ata (L.) Wilczek<br />
Sinonimi: Azukia ra<strong>di</strong>ata (L.) Ohwi, Phaseolus aureus Roxb., Phaseolus ra<strong>di</strong>atius L., Rudua<br />
aurea (Roxb.) Maekawa, Vigna aureus (Roxb.) Hepper.<br />
Cromosomi: 2n = 22<br />
Nomi comuni: Inglese: green gram, golden gram, mungo bean, mungbean; Francese: haricot<br />
velu; Spagnolo: ju<strong>di</strong>a de Mungo.<br />
Altri nomi: chiroko, chickasano (Africa); kifudu (Uganda); kanyensi (Zambia); lubia chiroko<br />
(Africa orientale); tientsin green bean (Asia); moong, mag mash (In<strong>di</strong>a); cherupayaru (In<strong>di</strong>a,<br />
Malesia); pachapayara pasipayeru (Tamil); minetu (Sri Lanka); too-akeeo, tua-kiev (Tailan<strong>di</strong>a).<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: Il fagiolo mungo è una coltura conosciuta sin dall’antichità in In<strong>di</strong>a (probabile<br />
centro <strong>di</strong> origine), da dove si è <strong>di</strong>ffusa in tutto il Sud-est asiatico. Recentemente è stata<br />
introdotta nell’Africa centro-orientale, nelle In<strong>di</strong>e occidentali e, marginalmente, negli Stati Uniti<br />
ed in Australia.<br />
I maggiori produttori sono: In<strong>di</strong>a (490.000 t), Tailan<strong>di</strong>a ( 190.00 t), Indonesia (17.000 t),<br />
Filippine (16.000 t), Bangla Desh (14.000 t), Sri Lanka (6.000 t), Taiwan (3.000 t). Estese coltivazioni<br />
<strong>di</strong> V. ra<strong>di</strong>ata (VR) si possono riscontrare in Cina, In<strong>di</strong>a, Sri Lanka e Stati Uniti.<br />
Importanza ed utilizzazione: Il fagiolo mungo è, tra<strong>di</strong>zionalmente, una coltura <strong>di</strong> secondaria<br />
importanza ed è coltivata in aree marginali per fertilità e <strong>di</strong>sponibilità idriche. Spesso segue<br />
colture più importanti ed è realizzata con una tecnica colturale ridotta al solo controllo delle<br />
malerbe senza alcuna concimazione, né irrigazione o controllo dei parassiti.<br />
In In<strong>di</strong>a costituisce una preziosa fonte alimentare. I semi secchi, altamente nutritivi, vengono<br />
utilizzati interi o spezzetati, bolliti od arrostiti. I baccelli freschi sono consumati come<br />
verdura. In Cina e negli Stati Uniti i germogli sono largamente impiegati in molte pietanze. I<br />
germogli vengono ottenuti tenendo i semi in acqua per una notte; in seguito, l’accrescimento dei<br />
germogli avviene in contenitori posti al buio ed al caldo. In queste con<strong>di</strong>zioni i germinelli sono<br />
sciacquati ogni 4-6 ore ed entro 1 settimana sono pronti per essere consumati. Da 1 kg <strong>di</strong> semi<br />
secchi si ottengono 6-8 kg <strong>di</strong> germogli.<br />
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60<br />
Figura 14. Vigna ra<strong>di</strong>ata: A. branca fruttifera; B. fiore in sezione longitu<strong>di</strong>nale; C. baccello; D. seme.
Il fagiolo mungo viene coltivato anche per<br />
sovescio, come copertura vegetale e per foraggio.<br />
Nella me<strong>di</strong>cina popolare i semi sono<br />
utlizzati come me<strong>di</strong>camento sia per uso interno<br />
che esterno contro le paralisi, i reumatismi e per<br />
affezioni del fegato e dell’apparato respiratorio.<br />
Altra utilizzazione dei semi è quella antipiretica.<br />
Le ra<strong>di</strong>ci sono considerate narcotiche.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologiche: La<br />
sistematica delle specie <strong>di</strong> Vigna ha sempre creato<br />
pareri <strong>di</strong>scordanti. Infatti, questo genere è ricco<br />
<strong>di</strong> piante molto simili fra <strong>di</strong> loro e con caratteristiche<br />
sia botaniche che morfologiche non sempre<br />
nette. Attualmente, nella Vigna ra<strong>di</strong>ata vengono<br />
incluse Phaseolus aureus Roxb. (mung<br />
bean, gree gram, golden gram) ed il Phaseolus<br />
mungo (L.) Hepper (black gram, urad, mash,<br />
wooly pyrol). Alcuni autori preferiscono in<strong>di</strong>care<br />
con Vigna ra<strong>di</strong>ata var. aureus (l’attuale V.<br />
ra<strong>di</strong>ata) la prima specie e V. ra<strong>di</strong>ata var. mungo<br />
la seconda. Secondo questa classificazione le due<br />
specie sono <strong>di</strong>stingubili essenzialmente per i baccelli<br />
ricurvi e provvisti <strong>di</strong> corti peli della V.r. var.<br />
aureus ed i baccelli eretti o subricurvi con peli<br />
lunghi della V.r. var. mungo.<br />
Pianta semiarbustiva eretta o semieretta,<br />
piuttosto pelosa, annuale, altezza 0,3-1,2 m, ramificata,<br />
con ra<strong>di</strong>ci profonde. Le foglie sono alternate,<br />
trifogliate, <strong>di</strong> colore verde scuro provviste<br />
<strong>di</strong> peli sparsi su entrambe le pagine e sui<br />
piccioli; foglioline ampie, lunghe 5-10 cm, ovate,<br />
intere o raramente trilobate; stipole sporgenti,<br />
Dall’altto: semi, particolare del fiore e i germogli<br />
<strong>di</strong> fagiolo mungo.<br />
61
62<br />
Pianta con baccelli in fase<br />
<strong>di</strong> maturazione.<br />
peltate; stipole lunghe circa 5-10 cm; fiori giallo chiaro riuniti in racemi ascellari o terminali in<br />
gruppi <strong>di</strong> 10-25 unità; baccelli <strong>di</strong> colore nero, grigio o marrone chiaro, lunghi 2,5-10 cm, larghi<br />
4-6 mm, ricurvi, provvisti <strong>di</strong> peli corti; semi in numero <strong>di</strong> 10-20, globosi od oblunghi, lunghi<br />
3,2-5 mm e larghi 3-3,8 mm, leggermente schiacciati, generalmente <strong>di</strong> colore verde scuro (oliva)<br />
ma si possono riscontrare genotipi con semi <strong>di</strong> colore giallo, marrone, marrone-violetto, con<br />
venature tipo marmo od a chiazze; ilo piatto, lungo 1,3-1,7 mm, largo 0,5-0,6 mm, strettamente<br />
obovato, margine appena concavo; superficie dei semi liscia o appena colorata, farinosa; peso <strong>di</strong><br />
100 semi 1,5-4 g; germinazione epigea.<br />
Ecologia: Nei tropici la VR è coltivata dal livello del mare fino a 2000 m slm generalmente in<br />
asciutto dopo il riso. E’ una specie arido-resistente, sucettibile al ristagno ed alla salinità ma si<br />
possono riscontrare varietà che hanno <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> possedere un certo grado <strong>di</strong> tolleranza.<br />
Per un ottimale accrescimento della coltura è necessaria una pluviometria <strong>di</strong> 700-900 mm ben<br />
<strong>di</strong>stribuita durante il corso dell’anno. Nei tropici umi<strong>di</strong> la leguminosa viene coltivata dopo il<br />
periodo <strong>di</strong> maggiore pluviometria poiché piogge eccessive durante il periodo della fioritura<br />
comportano una scarsa allegagione.<br />
Il fagiolo mungo è coltivato in terreni limosi, in vertisuoli o alluvionali a patto che quest’ultimi<br />
siano sufficientemente profon<strong>di</strong>. Nei riguar<strong>di</strong> del fotoperiodo si riscontrano sia varietà<br />
a giorno corto che lungo. Ci sono anche genotipi fotoin<strong>di</strong>fferenti che fioriscono dopo appena 30<br />
d dalla semina. I limiti <strong>di</strong> temperatura per l’accrescimento della VR sono compresi tra 7,8 e<br />
27.8°C mentre il pH tra 4,3 e 8,1.<br />
Tecnica colturale: La VR può essere coltivata pura o consociata con specie che la superano in<br />
altezza e con ciclo colturale molto più lungo come ad esempio il sorgo. Il fagiolo mungo può<br />
essere coltivato anche per sovescio o come coltura intercalare. In rotazione può precedere o<br />
seguire il riso.<br />
Nei terreni lateritici tropicali può risultare utile una <strong>di</strong>stribuzione in pre-semina <strong>di</strong> 80 kg
ha -1 <strong>di</strong> P2O5 e <strong>di</strong> 20 kg ha -1 <strong>di</strong> N. Alcune ricerche hanno <strong>di</strong>mostrato che la dose ottimale <strong>di</strong> P 2 O 5<br />
è <strong>di</strong> circa 15-40 kg ha -1 .<br />
In In<strong>di</strong>a la semina avviene a spaglio od in solchi continui <strong>di</strong>stanti 25-50 cm. Con questa<br />
tecnica la quantità <strong>di</strong> seme occorrente è pari a circa 13-17 kg ha -1 . Nel caso <strong>di</strong> semina a buchette<br />
od a file con l’uso <strong>di</strong> seminatrici (come ad es. negli Stati Uniti) la quantità <strong>di</strong> seme occorrente<br />
scende a 6-9 kg ha -1 .<br />
La germinazione avviene dopo circa 3-5 d. Per il controllo delle infestanti sono necessari<br />
almeno due interventi manuali o meccanici dopo 20 e 35-40 d dalla semina. Nelle aree più aride<br />
può essere necessario il ricorso ad una irrigazione <strong>di</strong> soccorso.<br />
Raccolta: I baccelli freschi si possono raccogliere dopo circa 50-70 d dalla semina mentre per la<br />
granella, secondo la varietà, occorrono 60-150 d. La maggioranza dei genotipi è caratterizzato<br />
da una maturazione fortemente scalare ma, alcune varietà (es. “Pusa Baisakhi”), raggiungono il<br />
75% della loro produzione potenziale alla prima raccolta ed il rimamente nei successivi 10 d. Le<br />
piante sono sra<strong>di</strong>cate e lasciate ad essiccare al sole, trebbiate o battute con bastoni oppure calpestate<br />
da bovini. In alcune aree tutte le procedure <strong>di</strong> raccolta possono essere meccanizzate; in<br />
questo caso, la scalarità <strong>di</strong> maturazione incide fortemente sui costi colturali.<br />
Le rese me<strong>di</strong>e sono <strong>di</strong> circa 0,45-0,56 t ha -1 <strong>di</strong> semi secchi. In In<strong>di</strong>a le produzioni me<strong>di</strong>e<br />
sono <strong>di</strong> 0,1-0,2 t ha -1 e sono considerate buone quelle <strong>di</strong> 0,3-0,5 t ha -1 . In Sri Lanka e negli Stati<br />
Uniti si riportano rese <strong>di</strong> 1,0-1,2 t ha -1 . Sempre negli Stati Uniti le rese in foraggio essiccato<br />
all’aria sono <strong>di</strong> 2-7 t ha -1 mentre annualmente sono prodotte circa 15.000 t <strong>di</strong> germinelli. Una<br />
varietà che ha <strong>di</strong>motsrato una buona contemporaneità <strong>di</strong> maturazione alla prima raccolta è la<br />
filippina PHLV 18; le rese me<strong>di</strong>e fatte registrate da questo genotipo sono abbastanza stabili in<br />
<strong>di</strong>versi ambienti e raggiungono in me<strong>di</strong>a 1,5-1,8 t ha -1 .<br />
Avversità:<br />
Funghi: Le malattie fungine che possono colpire la VR sono moltissime, fra le principali si<br />
ricordano quelle della “rabbia” (Ascochyta phaseolorum, Macrophomina phaseoli) ed altri come:<br />
Botrytis cinerea, Cercospora canescens, Colletotrichum lindemuthianum, Corticium solani,<br />
Erysiphe polygoni, Fusarium solani f. sp. phaseoli, Mycosphaerella phaseoli, Phoma<br />
subcircinata, Tythium spp., Rhizoctonia solani, Sclerotinia rolfsii, S. sclerotiorum, Uromyces<br />
appen<strong>di</strong>culatus.<br />
Batteri: Corynebacterium glaucum, C. faciens, Xanthomonas phaseoli.<br />
Insetti: Il Melanagromyza phaseoli (<strong>di</strong>ttero) colpisce le foglie della VR subito dopo l’emergenza<br />
e le larve, scavando nei tessuti, raggiungono il fusto e poi il colletto dove provocano marciumi.<br />
Questo insetto risulta molto <strong>di</strong>ffuso in Sri Lanka. In Asia sud orientale costituisce la principale<br />
avversità provocando talvolta la completa <strong>di</strong>struzione della coltura.<br />
Agroti<strong>di</strong> dei generi Chrysodeixis, Mocis e Spodoptera, il ragnetto rosso Tetranychus<br />
cinnabarinus e molte specie <strong>di</strong> afi<strong>di</strong> si riscontrano frequentemente nelle colture <strong>di</strong> VR.<br />
I semi immagazzinati sono colpiti dal bruchide Callosobruchus chinensis che, talvolta<br />
però, inizia a danneggiare la granella già nei baccelli ancora in campo.<br />
Virosi: AMV (alfalfa mosaic virus), BV (Brassica virus), BTS (Brazilian tobacco streak), CYM<br />
(clover yellow mosaic)<br />
63
64<br />
Nemato<strong>di</strong>: Heterodera glycines, Hoplolaimus in<strong>di</strong>cus, Meloidogyne arenaria, M. hapla, M. incognita,<br />
M. javanica, Paratylenchus minutus.<br />
Composizione: 100 g <strong>di</strong> semi secchi contengono in me<strong>di</strong>a: acqua 10%, proteine 25,6%, grassi<br />
1,3%, carboidrati 69,2%, fibra 4,9%, ceneri 3,9%. Ulteriori dettagli sulla composizine chimica<br />
sono riportati nelle tabelle 1 e 2.
Sinonimi: Vigna sinensis (L.) Savi ex Hassk<br />
Cromosomi: 2n = 22<br />
FAGIOLO DALL’OCCHIO<br />
Vigna unguiculata spp. unguiculata (L.) Walp.<br />
Nomi comuni: Inglese: cowpea, blackeye bean, southern pea, Kaffir pea, marble pea, crowder<br />
pea,; Francese: niebe, lubia, coupé, frijóle; Spagnolo: fréjol de vaca, chicharo de vaca; Portoghese:<br />
ervihla de vaca, feijâo da China.<br />
Altri nomi: dagarti bean (Africa orientale); adanguari, nori (Etiopia); agwa, aki<strong>di</strong>ani, bean (Nigeria);<br />
amuli, boo-ngor, omugobe (Uganda); ilanda (Zambia); <strong>di</strong>nawa (Botswana); barbata, charla,<br />
Nindu pea (In<strong>di</strong>a); me-karak (Sri Lanka); paythenkai, thattapayru (Tamil); kachang bol (Malesia);<br />
karkala, kibal (Filippine); tonkin pea (Tailan<strong>di</strong>a).<br />
Origine e <strong>di</strong>ffusione: Forme selvatiche <strong>di</strong> fagiolino dall’occhio sono facilmente reperibili in<br />
<strong>di</strong>verse zone dell’Africa, dall’estremo sud del continente, allo Zimbabwe, al Natal (provincia<br />
della Repubblica Sudafricana), per cui è ragionevole supporre che questo sia il suo areale <strong>di</strong><br />
origine.<br />
L’Africa occidentale, dal Camerun al Senegal, è un centro secondario <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione;<br />
come lo è anche il Sud-est asiatico dove il fagiolo dall’occhio è arrivato in tempi remotissimi.<br />
Importanza ed utilizzazione: Questa leguminosa è coltivata per utilizzarne i semi secchi o<br />
freschi, i legumi immaturi, le foglie e i germogli; è impiegata anche come pianta da foraggio<br />
(fieno, insilato o pascolo).<br />
Il fagiolino dall’occhio è largamente coltivato in tutte le zone tropicali e sub-tropicali <strong>di</strong><br />
Africa, Asia e America latina, ma trova la massima <strong>di</strong>ffusione in Africa dove rappresenta il<br />
secondo legume per importanza dopo il fagiolo e dove viene realizzato oltre il 90% della produzione<br />
mon<strong>di</strong>ale. Il paese maggiore produttore è la Nigeria (850.000 t).<br />
65
66<br />
Figura 15. Vigna unguiculata spp. unguiculata: A. stelo con foglia ed infiorescenza; B. fiore visto<br />
ventralmente; C. parti della corolla e del calice: C1 vessillo, C2 ali, C3 carena, C4 calice; D. baccello; E.<br />
seme.<br />
Da sinistra: foglie, fiori e semi della V. unguiculata ssp.<br />
unguicultata.
Figura 16. Vigna unguiculata spp. sesquipedalis: A. foglia e baccello; B. fiore in sezione longitu<strong>di</strong>nale;<br />
C. seme.<br />
Figura 17. Vigna spp. unguiculata cylindrica.<br />
67
68<br />
In alto: baccelli e semi freschi <strong>di</strong> V. unguiculata<br />
ssp. unguicultata.<br />
Sotto: i lunghi baccelli della V. u. spp.<br />
sesquipedalis (asparagus bean) pronti per la<br />
ven<strong>di</strong>ta.<br />
Caratteristiche botaniche e morfologia:<br />
Non c’è concordanza <strong>di</strong> vedute sulla<br />
tassonomia <strong>di</strong> questa pianta; secondo alcuni<br />
autori la Vigna unguiculata è da considerare<br />
sinonimo <strong>di</strong> V. sinensis e V.<br />
sesquipedalis poichè tutti e tre i tipi sono<br />
facilmente interfertili, anche se sussistono<br />
alcune <strong>di</strong>fferenze nella loro morfologia.<br />
Secondo Verdcourt (1970), invece, V.<br />
unguiculata comprende cinque sottospecie:<br />
1. V. unguiculata ssp. unguiculata<br />
(L.) (Walp) Verdc. (fagiolo dall’occhio,<br />
common cowpea) con legumi<br />
pendenti anche quando poco cresciuti,<br />
lunghi 10-30 cm, semi lunghi 6-10<br />
mm, coltivata principalmente in Africa;<br />
2. V. unguiculata ssp. cylindrica (L.)<br />
Van Eseltine (catjang, catjang<br />
cowpea) con legumi eretti lunghi 7-<br />
12 cm, semi piccoli lunghi 3-6 mm,<br />
<strong>di</strong>ffusa in Africa e Asia;<br />
3. V. unguiculata ssp. sesquipedalis<br />
(L.) Verdc. (fagiolo asparago,<br />
asparagus bean) con fusto volubile,<br />
legumi pendenti lunghi da 30 a 100<br />
cm, semi lunghi 8-12 mm; coltivata<br />
soprattutto in Estremo oriente e<br />
marginalmente in Africa.<br />
4. V. unguiculata ssp. dekindtiana (Harms) Verdc., sottospecie selvatica;<br />
5. V. unguiculata ssp. mensensis (Schweinf.) Verd., sottospecie selvatica.<br />
Il fusto ha portamento variabile (eretto, cespuglioso, volubile), alto da 20 a 200 cm (quelle<br />
con fusto più lungo sono rampicanti). Le foglie sono picciolate, trifogliate con singole foglie<br />
ovato-romboidali a margine solitamente intero. Le infiorescenze sono ascellari con pochi (2-4)<br />
fiori bianchi, giallastri o violetti, lungamente peduncolati; si aprono al mattino presto e si<br />
richiudono verso mezzogiorno. La fecondazione è prevalentemente autogama con una percentuale<br />
<strong>di</strong> allogamia variabile con l’ambiente. I legumi presentano delle strozzature tra i semi;<br />
hanno forma, lunghezza e colore molto variabili.<br />
Anche per i semi (da 8 a 20 per legume) esiste una notevole variabilità <strong>di</strong> forma, <strong>di</strong>mensioni<br />
e colore (lisci o rugosi, globulari o reniformi, bianchi, ver<strong>di</strong>, bruni o con varie screziature);<br />
presentano tutti un ilo bianco circondato da un anello scuro, da cui il nome <strong>di</strong> fagiolo dall’occhio.<br />
Il peso dei 100 semi varia da 10 a 25 g.
Ecologia: Per i fabbisogni idrici c’è una certa <strong>di</strong>versificazione fra le prime tre sottospecie coltivate:<br />
il fagiolino dall’occhio può essere coltivato anche dove piovono solo 500 mm, mentre per<br />
i tipi “catjang” e “asparago” sono necessari 1200-1500 mm.<br />
Tutte le sottospecie sono estremamente adattabili ai <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> terreno, rifuggendo solo<br />
da quelli troppo salini e da quelli con ristagni idrici.<br />
Diversi genotipi della V.u. unguiculata rispondono al fotoperiodo come piante a giorno<br />
corto, mentre quelli della V.u sesquipedalis sono fotoin<strong>di</strong>fferenti ed a giorno corto le varietà<br />
della V.u cylindrica; in tutte le spp. le alte temperature accelerano la comparsa dei fiori.<br />
La germinazione è epigea e solitamente pronta (2-3 d con 28°C) e elevata in come percentuale<br />
per la lunga vitalità dei semi. L’accrescimento e lo sviluppo delle piante è più o meno<br />
rapido.<br />
Alcune varietà fioriscono entro 30 d dall’emergenza e sono pronte per la raccolta (seme<br />
secco) dopo altri 30 d; altre, invece, impiegano oltre 100 d per fiorire e concludono il ciclo in<br />
200-240 d.<br />
La maggior parte delle varietà <strong>di</strong> Vigna presenta sviluppo indeterminato per cui anche<br />
dopo l’inizio della fioritura la pianta continua ad emettere foglie e fiori.<br />
Il simbionte della Vigna è Rhizobium phaseoli; ne esistono alcuni ceppi particolarmente resistenti<br />
agli stress da alte temperature e siccità.<br />
Tecnica colturale: Il fagiolo dall’occhio può essere coltivato in coltura pura o, più spesso,<br />
consociato con mais, sorgo, miglio, manioca, ecc. È bene evitare la coltura ripetuta per non<br />
incorrere in attacchi <strong>di</strong> Striga o in malattie.<br />
L’epoca <strong>di</strong> semina dovrebbe essere scelta in modo da non interferire con le operazioni<br />
necessarie alle colture principali e, tenendo presente la lunghezza del ciclo della varietà <strong>di</strong> Vigna,<br />
da far coincidere la maturazione dei baccelli con un periodo caldo e secco dell’anno.<br />
In coltura consociata la densità delle piante é <strong>di</strong> 1-2 m 2 . Diverse ricerche condotte per<br />
in<strong>di</strong>viduare l’investimento migliore per la coltura specializzata hanno <strong>di</strong>mostrato che i valori<br />
ottimali <strong>di</strong> densità e spaziatura variano molto con il tipo <strong>di</strong> pianta. Nel caso <strong>di</strong> varietà prostrate<br />
l’investimento non dovrebbe superare le 2,5-3 piante per m- 2, mentre con tipi semi-eretti si può<br />
arrivare a 5-8 piante e con quelli eretti a 10-14 piante per m 2 . La <strong>di</strong>stanza tra le file può variare<br />
da 75 cm per i tipi semi-eretti, indeterminati, con ramificazioni impalcate alte, a 30-40 cm per i<br />
tipi eretti, determinati, con ramificazioni basse.<br />
La concimazione azotata dovrebbe essere effettuata solo in terreni poveri <strong>di</strong> sostanza organica e/<br />
o quando sfruttati in precedenza da colture come mais e sorgo; gli apporti debbono essere, comunque,<br />
contenuti entro 30-50 kg ha -1 . Particolarmente utile la concimazione fosfatica con 30-<br />
40 kg ha -1 <strong>di</strong> P 2 O 5 , mentre il potassio sarà somministrato solo quando necessario, in terreni<br />
potassio-carenti, fino a 100 kg ha -1 .<br />
Le cure colturali sono ridotte a delle sarchiature da effettuare più volte, se necessario, fino<br />
a quando la coltura “copre” l’interfila. Nelle colture in purezza le erbe infestanti possono essere<br />
controllate manualmente o con il <strong>di</strong>serbo chimico impiegando gli stessi principi attivi utilizzati<br />
per il fagiolo comune.<br />
Raccolta: La raccolta può iniziare dopo 40 d dalla semina per i baccelli ver<strong>di</strong> e dopo 50 d per i<br />
semi immaturi; per la granella secca bisogna attendere da 70 a 90 d e anche oltre, a seconda della<br />
precocità della varietà. Particolare attenzione deve essere prestata per evitare per<strong>di</strong>te per sgranatura.<br />
In Africa le produzioni <strong>di</strong> granella secca oscillano tra 0,1 e 0,3 t ha -1 ; questi valori sono<br />
molto al <strong>di</strong>sotto del potenziale produttivo della coltura stimato intorno alle 3,0 t ha -1 , quando<br />
coltivata razionalmente curando, in particolare, la <strong>di</strong>fesa dalle avversità.<br />
69
70<br />
Avversità:<br />
Funghi: Le malattie fungine sono particolarmente dannose in climi umi<strong>di</strong> dove si verificano<br />
attacchi <strong>di</strong> antracnosi (Colletotrichum lindemutianum), ruggine (Uromyces phaseoli), fusariosi<br />
(Fusarium oxysporum), cercosporiosi (Pseudocercospora cruenta) e altre malattie meno gravi.<br />
Batteri: Cancrena (Xanthomonas vignicola).<br />
Insetti: La coltura del fagiolino dall’occhio può essere danneggiata anche da molti insetti; particolarmente<br />
dannosi Ophiomyia phaseoli, Acanthoscelides obtectus e <strong>di</strong>versi minatori dei baccelli<br />
(generi Cosmalyce, Deudorix, Maruca, Spodoptera). Notevoli per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> prodotto si possono<br />
avere per attacchi da insetti durante la conservazione.<br />
Virosi: Tra le numerose avversità che colpiscono la Vigna le virosi si <strong>di</strong>mostrano particolarmente<br />
temibili e, a volte, possono avere effetti devastanti; gli attacchi si possono manifestare in<br />
particolari sta<strong>di</strong> o per tutto il ciclo della pianta. Sono stati in<strong>di</strong>viduati oltre 20 virus; alcuni hanno<br />
importanza locale, mentre altri sono <strong>di</strong>ffusi in molte regioni del mondo. I virus sono trasmessi<br />
prevalentemente dagli afi<strong>di</strong>.<br />
Composizione: La composizione me<strong>di</strong>a della granella secca è la seguente: acqua 11%, proteine<br />
27,1%, carboidrati 65,6%, grassi 2,4%, fibra 5,4%, ceneri 4,8%. Ulteriori dettagli sulla<br />
composizine chimica sono riportati nelle tabelle 1 e 2.
TABELLE<br />
71
72<br />
Tabella 1 - Composizione me<strong>di</strong>a della granella e <strong>di</strong> alcune parti <strong>di</strong> pianta. Valori espressi per 100 g <strong>di</strong> sostanza riportati a 0% <strong>di</strong> contenuto in acqua.<br />
Parte Carboidrati ß-carotene Acido<br />
Specie <strong>di</strong> pianta Calorie Proteine Grassi totali Fibra Ceneri Ca P Fe Na K equivalente Tiamina Riboflavina Niacina ascorbico<br />
(%) (%) (%) (%) (%) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) (µg) (mg) (mg) (mg) (mg)<br />
Cajanus cajan SS 383 21.6 1.4 72.7 8.1 4.2 179 316 16.6 16 61 0.80 0.16 3.22<br />
SV 383 24.1 1.9 69.6 4.5 84 435 4.2 14 1813 467 1.29 0.80 7.73 84<br />
BV 320 24.4 1.7 68.8 10.1 5.1 202 489 5.6 40 1748 407 1.24 0.44 5.05 90<br />
Lablab<br />
purpureus BV 312 25.0 2.7 65.2 16.1 7.1 509 473 8.9 18 2545 3108 0.80 0.98 8.04 179<br />
SS 382 25.1 1.7 68.9 7.8 4.0 82 472 5.8 0.70 0.20 2.37<br />
F 284 22.0 3.7 55.9 61.4 12.8 1100 523 155.9 28839 2.57 146<br />
Phaseolus<br />
lunatus SS 388 25.0 1.5 73.2 4.9 3.4 101 269 6.3 20 330 1 0.51 0.23 1.57 0<br />
SV 377 22.2 1.6 66.6 3.2 5.1 79 377 7.0 6 2368 285 0.50 0.50 4.75 95<br />
GE 306 36.1 2.2 55.6 1.7 6.1 303 1061 22.8 83 0.47 0.38 5.56 19<br />
F 286 21.4 0.0 60.7 17.9 285 1285 82.1<br />
Psophocarpus<br />
tetragonolobus BV 324 18.1 1.0 75.2 15.2 5.7 504 457 1.9 29 19513 237 1.81 0.76 9.52 200<br />
SS 450 36.4 18.8 40.5 4.4 88 222 2.2<br />
R 370 11.4 2.4 82.6 6.1 3.7<br />
F 313 33.4 3.3 56.7 6.7 894 540 41.4 20977 1.87<br />
Vigna ra<strong>di</strong>ata SS 381 25.6 1.3 69.2 4.9 3.9 118 370 7.9 7 62 0.59 0.29 2.80 4<br />
GE 303 42.4 2.0 50.5 9.1 5.0 152 717 12.1 71 2242 202 1.11 1.01 8.08 182<br />
Vigna<br />
unguiculata SV 382 27.1 2.4 65.6 5.4 4.8 81 518 6.9 6 1628 668 1.29 0.39 4.82 87<br />
SS 384 25.7 1.8 68.9 4.7 3.6 124 432 7.3 7 777 11 0.67 0.25 2.60 1<br />
Voandzeia<br />
subterranea SS 412 17.8 6.7 72.2 3.3 94 293 4.7 0 0.20 0<br />
BV: baccelli ver<strong>di</strong>; F: foglie; GE; germinelli; R: ra<strong>di</strong>ci; SS: semi secchi; SV: semi ver<strong>di</strong>;
Tabella 2 - Composizione aminoaci<strong>di</strong>ca dei semi (g/16 g N) o delle ra<strong>di</strong>ci tuberizzate (*).<br />
Specie Lis. Met. Cis. Arg. Gli. Ist. Ile. Leu. Fen. Tir. Tre. Val. Ala. Asp. Glu. Idp. Pro. Ser.<br />
Cajanus cajan 6.8 1.2 — 5.9 3.7 3.4 3.8 7.2 10.0 3.1 3.6 4.5 4.3 9.8 20.1 0.0 4.4 4.7<br />
Lablab<br />
purpureus 6.8 0.9 — 6.6 4.6 3.2 4.4 8.5 4.9 3.6 4.2 5.2 4.5 13.0 15.7 0.6 4.3 5.4<br />
Psophocarpus (*)<br />
tetragonolobus 7.7 1.3 2.3 4.7 4.7 3.2 4.4 7.0 5.0 3.5 4.8 6.1 4.8 17.7 10.0 — 7.0 5.9<br />
Vigna ra<strong>di</strong>ata (1) 9.4 2.0 0.5 6.3 3.3 2.9 4.1 7.0 5.5 2.4 3.9 4.3 3.5 10.7 13.6 — 3.5 4.0<br />
Vigna<br />
unguiculata 6.4 1.2 — 7.3 4.1 3.2 4.0 7.2 6.0 3.4 3.6 4.7 4.4 10.6 16.9 0.5 3.4 4.5<br />
(1) Contenuto in Triptofano=1.9.<br />
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