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FAGIOLO D’EGITTO<br />

Lablab purpureus (L.) Sweet<br />

Sinonimi: Dolichos lablab L., Dolichos purpureus L., Lablab niger Me<strong>di</strong>k., Lablab vulgaris<br />

Savi., Dolichos albus Lour., Dolichos cultratus Thumb., Dolichos lablab var. hortensis Schwenf<br />

& Muschler, Lablab leucocarpus Davi, Lablab nankinikus Davi, Lablab perennans DC., Lablab<br />

vulgaris var. niger DC.<br />

Cromosomi: 2n = 22, 24<br />

Nomi comuni: Inglese: hyacinth bean, bonavist chicaros, chink, egyptian bean, pharao, seem,<br />

val; Francese: dolique, pois d’Egypte; Spagnolo: dolico lablab.<br />

Altri nomi: fiwi (Africa orientale); kashrengeig (Sudan); amora-guaya (Etiopia); anunula, ararai,<br />

chapprada, chikkudu, field bean, mochair, parta (In<strong>di</strong>a); agaya, apikat, batao, hab (Filippine);<br />

kara-karci (Malesia); kerana (Indonesia); tua nang (Tailan<strong>di</strong>a); caraota chivata, gallinazo blanco<br />

(Venezuela); finjol bocon (Perù); poroto bombero (Cile).<br />

Origine e <strong>di</strong>ffusione: Alcuni autori in<strong>di</strong>cano l’origine del Lablab purpureus (LP) in In<strong>di</strong>a o<br />

nell’Asia sud orientale. Altri invece in<strong>di</strong>cano l’Africa come centro <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione. E’ una<br />

specie <strong>di</strong>ffusa in tutte le aree tropicali e subtropicali del pianeta. Negli Stati Uniti è principalmente<br />

coltivata come specie ornamentale annuale nei giar<strong>di</strong>ni dai quali spesso sfugge naturalizzandosi<br />

nelle aree limitrofe.<br />

Importanza ed utilizzazione: Questa specie viene coltivata principalmente per l’alimentazione<br />

umana. I baccelli possono essere consumati freschi o cucinati come verdura. Anche i semi secchi<br />

possono essere utilizzati per l’alimentazione umana; in In<strong>di</strong>a per esempio, insieme ad altri<br />

legumi, vengono impiegati per la preparazione <strong>di</strong> dolci fritti (“tanniah”). Le piante inoltre possono<br />

essere coltivate per foraggio per l’alimentazione <strong>di</strong> caprini, bovini, suini e, in miscela con<br />

avena somministrate ai cavalli. La produzione <strong>di</strong> biomassa fresca è quasi doppia rispetto a quella<br />

prodotta dal fagiolino dall’occhio (v.); gli steli sono consistenti e più fibrosi e le foglie molto<br />

succulente. In alcune aree, dopo aver tenuto a bagno i semi per una notte, si fanno germinare ed<br />

in seguito, i germinelli così ottenuti, vengono essiccati al sole e conservati. I semi freschi contengono<br />

acido prussico e sono considerati velenosi; per questo motivo, prima della loro consumazione<br />

devono essere sottoposti a processi <strong>di</strong> cottura. Molto spesso i semi più scuri contengono<br />

anche cianuro.<br />

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