Senza titolo-1 - EmScuola
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silenziosamente il favore di buona parte della<br />
popolazione di lingua tedesca, prevalentemente<br />
legata ad una cultura tradizionale e rurale, verso<br />
la componente filo-nazista insediatasi stabilmente<br />
già a partire dal giugno 1933 nella società sudtirolese,<br />
attorno ai cosiddetti Völkischer Kampfring<br />
Südtirols clandestini. Questi circoli erano stati<br />
dapprima istituiti in funzione di disturbo verso<br />
la politica di snazionalizzazione forzata voluta<br />
dal fascismo, ma dal 1940 gli accordi nazifascisti<br />
avevano favorito la creazione dell’istituzione<br />
per le opzioni “Arbeitsgemeinschaft der Optanten<br />
für Deutschland” 2 guidata da Peter Hofer.<br />
Vennero create scuole - in lingua tedesca, dopo<br />
anni di divieto! - per le famiglie degli optanti<br />
per la Germania, furono sostenute le tradizioni<br />
locali precedentemente vietate dal fascismo, e<br />
via discorrendo: la breccia che l’ideologia nazista<br />
aveva prodotto nel compatto edificio della società<br />
e della popolazione sudtirolese risultò comunque<br />
non troppo ampia, a causa dell’atteggiamento non<br />
eccessivamente simpatizzante che l’ideologia<br />
nazista aveva suscitato nel clero locale e quindi<br />
in gran parte della popolazione rurale, tradizionalmente<br />
molto legata alla tradizione cattolica. Il<br />
nazismo presentava infatti un volto solo parzialmente<br />
accettabile per le componenti moderate, se<br />
non conservatrici, nel mondo rurale alpino: alla<br />
fine degli anni trenta i caratteri neopaganeggianti<br />
del mito razziale nazista, l’esaltazione di temi<br />
ideologici ben lontani dalla tradizione cattolica,<br />
risultavano ormai ben visibili, e non favorirono<br />
un inserimento più profondo e strutturale di tale<br />
ideologia 3 . È pur vero che però le massime gerarchie<br />
ecclesiastiche assunsero successivamente<br />
un atteggiamento apertamente “collaborativo”<br />
– sia il vescovo Geisler che soprattutto il vicario<br />
generale di origine ampezzana Pompanin - , ma<br />
sostanzialmente buona parte della popolazione<br />
sudtirolese, in seguito anche al fallimento della<br />
politica delle opzioni, provocato dall’inizio e dal<br />
perdurare della guerra dal 1940, rimase poco permeabile<br />
alle lusinghe dell’ideologia hitleriana.<br />
1943: l’inizio dell’occupazione<br />
e il Gauleiter Hofer<br />
La situazione cambiò bruscamente con l’8 settembre<br />
1943, con l’occupazione militare tedesca<br />
diretta del territorio sudtirolese, e l’inserimento<br />
nell’Operationszone Alpenvorland, la Zona di<br />
operazione Prealpi - guidata direttamente dal<br />
Gauleiter nazista Franz Hofer da Innsbruck - che<br />
unificava le province di Trento e Belluno insieme<br />
a quella di Bolzano. La politica del gerarca austriaco<br />
fu molto accorta: per aumentare o sostenere<br />
il consenso attorno alla presenza nazista nella<br />
provincia di Bolzano, venne immediatamente<br />
proibita la ricostituzione del partito fascista, ora<br />
diventato repubblicano, favorendo la nomina nel<br />
Trentino di prefetti e podestà generalmente non<br />
fascisti, soprattutto di area liberale autonomista 4 ,<br />
così talvolta anche nei territori annessi a Bolzano<br />
di Livinallongo, Colle S. Lucia e Cortina d’Ampezzo.<br />
Parallelamente venne rafforzata la politica<br />
precedentemente rappresentata dall’Arbeitsgemeinschaft<br />
der Optanten für Deutschland (ADO)<br />
di Peter Hofer, sostegno alla rinascita identitaria<br />
Volksdeutsch dei sudtirolesi: scuole e pubblicazioni<br />
in lingua tedesca, feste e apparati di consenso;<br />
sostituzione nell’apparato amministrativo<br />
di personale di lingua italiana con elementi di<br />
lingua tedesca, battaglia frontale contro i Dableiber,<br />
che avevano scelto di rimanere nel territorio<br />
italianizzato, attacco culturale e organizzativo<br />
alla chiesa di base che si era mostrata ostile alla<br />
politica filo-hitleriana del Völkischer Kampfring<br />
Südtirols. Nel frattempo, la piccola minoranza<br />
di lingua italiana - ancora formalmente dentro<br />
i confini dell’Italia di Salò ma di fatto staccata,<br />
con l’amministrazione tutta in mano direttamente<br />
ai nazisti – veniva tenuta calma con l’analogo<br />
divieto di costituzione del partito nazional-socialista,<br />
messa all’angolo e rigidamente controllata<br />
dall’incombente apparato repressivo e politico,<br />
collocato dietro la bandiera nazista sventolante<br />
sul Corpo d’armata e sul palazzo Ducale.<br />
Quale resistenza?<br />
Quale resistenza, dunque,<br />
con un panorama di questo<br />
tipo? Eppure si possono riconoscere<br />
almeno tre tipi di forme<br />
di opposizione al nazismo ed<br />
all’alleato fascista: 1) il primo<br />
di tipo attivo, collocato all’interno<br />
della ristretta comunità di<br />
lingua italiana, e caratterizzato<br />
dal protagonismo di una piccola<br />
classe operaia industriale con<br />
l’apporto fondamentale di gruppi<br />
intellettuali politicizzati; 2) il secondo<br />
ancora di tipo attivo nella<br />
comunità di lingua tedesca, con<br />
la limitata ma fortemente significativa<br />
esperienza dell’opposizione<br />
di ispirazione patriottica<br />
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