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Jakob Stauder racconta TESTIMONIANZE - EmScuola

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<strong>TESTIMONIANZE</strong><br />

StoriaE – Anno 3 - n. 2 – Maggio 2005 Insegnare la Resistenza<br />

<strong>Jakob</strong> <strong>Stauder</strong> <strong>racconta</strong><br />

<strong>Jakob</strong> <strong>Stauder</strong><br />

è nato a Sarentino<br />

(Bolzano) l’11 novembre<br />

del 1921;<br />

qui ha frequentato<br />

la scuola elementare<br />

per otto anni fino, al<br />

1935 (in Alto Adige,<br />

anche durante<br />

il periodo fascista,<br />

l’obbligo scolastico<br />

andava dai 6 ai 14<br />

anni). Ottenuto il<br />

diploma di licenza<br />

elementare, ha dovuto<br />

lavorare come<br />

pastore e servo agricolo<br />

presso facoltosi<br />

contadini del posto.<br />

E’ stato anche portalettere supplente finchè,<br />

nel 1961, viene assunto dalla “Lancia” di Bolzano<br />

come operaio. Vi rimane fino al pensionamento.<br />

Dal padre, grande invalido della prima guerra<br />

mondiale, ha imparato a fare il bottaio e ancora<br />

oggi, nei mesi invernali, si dedica con passione<br />

a questa attività artigianale.<br />

Non ha dimenticato nemmeno il primo impiego:<br />

quello di pastore. Passa infatti ogni estate<br />

a fare il mandriano e dorme in una malga vicino<br />

al “Lago dei Morti” situata appena sotto la Sella<br />

di Sarentino.<br />

E’ lì che ho conosciuto il signor <strong>Stauder</strong> alcuni<br />

anni fa ed abbiamo scambiato due parole. Questo<br />

incontro occasionale mi ha poi permesso di<br />

intervistarlo quest’anno proprio prima della sua<br />

partenza per la malga.<br />

Quando ci siamo visti l’ultima volta, lei mi ha<br />

parlato di un viaggio a Roma con i balilla…<br />

No con i balilla, con gli avanguardisti! Col camion<br />

siamo partiti da Sarentino e ci hanno portato<br />

fino a Bolzano, in via Bottai vicino al “Cavallino<br />

Bianco”. Eravamo circa in venti di Sarentino. Uno<br />

si è messo a piangere e io ho pensato:” Ma adesso<br />

dove andiamo a finire?” Alla Casa del Littorio<br />

abbiamo ricevuto il cappello degli alpini, pantaloni<br />

verdi fino al ginocchio, la camicia nera, il fazzoletto<br />

blu e la fascia. Un vestito proprio bello con<br />

la fascia come gli alpini della musica.<br />

Eravate solo voi di Sarentino?<br />

No, eravamo in tanti. Tutti avanguardisti.<br />

E come i soldati ci mettevano in fila al suo-<br />

Tra storia e memoria<br />

di Renzo Miclet<br />

no della tromba:<br />

c’erano “bambini”<br />

che facevano i capo<br />

squadra con 10-12<br />

compagni, poi c’era<br />

il capo manipolo<br />

con 30-40 ragazzi e<br />

infine c’era il capo<br />

centuria che comandava<br />

80 avanguardisti.<br />

Poi abbiamo ricevuto<br />

la gavetta e<br />

via tutti a prendere<br />

il rancio e mangiare<br />

una buona pastasciutta:<br />

mai avuta a<br />

casa!<br />

Siamo rimasti lì<br />

tutto il giorno, dalla mattina fino alla sera e alla<br />

fine abbiamo ricevuto anche uno zaino. Verso<br />

sera quando è diventato buio abbiamo marciato<br />

da Piazza Verdi fino alla stazione .<br />

Lì c’era il treno che ci aspettava e poi tutti<br />

dentro: in 1200 avanguarsisti. C’era anche il prefetto;<br />

si chiamava Renato Ricci, dopo è venuto<br />

Mastromattei, quando c’era l’opzione.<br />

E il viaggio come è stato?<br />

E’ andato tutto bene. Solo nelle gallerie tra<br />

Bologna e Firenze abbiamo dovuto chiudere le<br />

finestre perché i vagoni si riempivano di fumo e di<br />

carbone e tutti i nostri vestiti diventavano neri.<br />

Era il suo primo viaggio?<br />

Certo. E’ stata una gioia. Siamo arrivati a<br />

Roma, mi sembra, alle dieci. C’erano pronti i<br />

pullman e ci hanno portati in una caserma dove<br />

c’era un monumento a Garibaldi: tutti in fila,<br />

tutti 1200 a marciare. I capi manipolo e i capi<br />

centuria comandavano: loro erano più vecchi di<br />

noi, avevano di sicuro 15 anni.<br />

La sera tutti, in branda, uno sotto e uno sopra.<br />

La mattina suonava ancora il rancio e tutti in fila<br />

abbiamo ricevuto cacao, caffè e pane bianco:<br />

quello era buono, importante.<br />

Per quanto tempo siete rimasti a Roma?<br />

Siamo rimasti a Roma una settimana: una volta<br />

ci hanno portato al giardino zoologico, una volta<br />

a Ostia al mare, ci hanno fatto vedere tutto il Colosseo<br />

e tutti quei musei. Una domenica abbiamo<br />

marciato fino alla Basilica di S.Pietro dove siamo<br />

stati a Messa. E dopo abbiamo ancora marcia-<br />

12 storiae StoriaE rivista di storia e didattica della storia. Sovrintendenza Scolastica Bolzano. www.emscuola.org/labdoc storia/storiae


StoriaE – Anno 3 - n. 2 – Maggio 2005 Insegnare la Resistenza<br />

to. C’era una festa nazionale a<br />

quel tempo là e abbiamo dovuto<br />

marciare fuori fino alla piazza<br />

Venezia.<br />

Ha visto il Duce allora?<br />

Eh sì, lui veniva fuori sul<br />

balcone e gridava:”Italiani, italiani,<br />

dobbiamo cercare lavoro.”<br />

E noi abbiamo dovuto gridare:<br />

”Abbissinia, Abbissinia !” Ma<br />

noi di Bolzano abbiamo gridato:<br />

“Absuinde” (modifica di Armersünder),<br />

che vuol dire “povero<br />

peccatore”.<br />

Dopo lo abbiamo visto al<br />

Monumento alla Vittoria, io ero<br />

in prima fila. Lui continuava a<br />

ridere, era contento di vedere<br />

1200 avanguardisti della provincia<br />

di Bolzano: dalla Val Pusteria, dalla Val<br />

Venosta… e c’erano anche italiani di Bolzano.<br />

Che anno era quando è andato a Roma?<br />

Aspetti che penso. Forse era l’ ultimo anno di<br />

scuola, allora era il 1934, forse il 35. Sì era il 35<br />

perché io sono andato a scuola un anno dopo a<br />

causa di un incidente.<br />

Quando siete ritornati a casa avevate sicuramente<br />

molte cose da <strong>racconta</strong>re…<br />

Quando siamo arrivati, era una domenica, il<br />

signor Gelmi e tutti i maestri ci hanno aspettato<br />

là in piazza dove c’è il comune. Subito ci hanno<br />

detto di <strong>racconta</strong>re cosa abbiamo visto, cosa<br />

ci piaceva del viaggio. Sicuro ci piaceva a noi<br />

bambini, mai stati a Roma con “quei anni”, come<br />

soldati già…<br />

Del viaggio a lei è rimasto molto impresso il pane<br />

bianco. Non si mangiava allora a Sarentino?<br />

C’era, sì, ma poco. Invece giù a Roma di quei<br />

panetti piccoli bianchi ce n’erano molti. Tanti li<br />

hanno buttati via nei rifiuti. Io però li ho raccolti<br />

e li ho portati a casa e la mamma li ha tagliati e<br />

ha fatto i canederli.<br />

Allora col pane del Duce avete fatto i canederli…<br />

Sì, sì. Era un peccato che l’avevano buttato via.<br />

Adesso invece basta vedere cosa c’è nei rifiuti.<br />

La chiacchierata continua e si va parlare di<br />

altri aspetti che in queste interviste ricorrono<br />

abbastanza frequentemente.<br />

Come si comportavano con voi i maestri? Erano<br />

cattivi?<br />

No, no. Solo abbiamo dovuto sempre imparare<br />

a memoria la storia: i fratelli Bandiera, Mazzini,<br />

Vittorio Emanuele, Garibaldi, Cesare Battisti…Sì<br />

c’era un libro grande così, ma come si poteva<br />

imparare a memoria solo in un giorno: così quasi<br />

tutta la classe riceveva un castigo.<br />

Solo per questo erano cattivi?<br />

Troppo severi erano con quei bambini che<br />

abitavano su in montagna e che in inverno dovevano<br />

venire a scuola con gli zoccoli di legno.<br />

Si lamentavano perché non erano<br />

puliti, ma come si poteva pretendere.<br />

Così andavano anche in<br />

chiesa, ma nessuno però diceva<br />

niente.<br />

Mia moglie veniva sempre<br />

sgridata perché sua sorella non<br />

andava mai a scuola. La scusa<br />

era sempre la stessa: aveva mal di<br />

pancia, ma in verità doveva badare<br />

ai due fratelli gemelli. Un giorno<br />

20. <strong>Jakob</strong> <strong>Stauder</strong>.<br />

21. Lo spaccio del Dopolavoro<br />

di Sarentino, anni Trenta.<br />

22. Sarentino, piazza del paese,<br />

StoriaE rivista di storia e didattica della storia. Sovrintendenza Scolastica Bolzano. www.emscuola.org/labdoc storia/storiae<br />

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StoriaE – Anno 3 - n. 2 – Maggio 2005 Insegnare la Resistenza<br />

23<br />

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adoperato due ore e mezza: da quel giorno non<br />

ha più sgridato mia moglie.<br />

E poi non volevano che noi mettessimo i grembiuli<br />

blu, gli “Schurz” e li hanno “tirati via”, proprio<br />

non li volevano. E poi non volevano le calze<br />

bianche. Quando ho visto Pertini in Val Gardena<br />

con le calze bianche ho pensato: “Sono proprio<br />

cambiati i tempi.”<br />

Dovevate pagare la tessera dei balilla?<br />

Eh sì. Abbiamo dovuto pagare e anche giurare<br />

“Nel nome di Dio giuro di essere fedele a Sua<br />

Maestà Vittorio Emanuele, alla Regina Elena di<br />

Savoia e al Duce”. E abbiamo dovuto fare così<br />

(saluto) al gagliardetto.<br />

La tessera costava 5 lire in quel tempo. Invece<br />

un lavoratore giornaliero guadagnava solo 3<br />

lire.<br />

Lei ha frequentato le Katakombenschule?<br />

Sì, avevamo una maestra, la maestra Kofler.<br />

Eravamo 10-12, nascosti in un posto tutto chiuso,<br />

nascosto; si capisce era proibito. C’era un corridoio<br />

di sabbia prima di entrare in casa. Ci dicevano<br />

di non dire niente a nessuno che venivamo<br />

qui a imparare il tedesco, la scrittura gotica.<br />

Ma un giorno sono arrivati i carabinieri; la<br />

nonna ha cominciato a piangere e la sorella è<br />

andata fuori ad aprire.<br />

A noi la maestra ci ha detto di nasconderci. Lì,<br />

nella stanza accanto c’erano due o tre letti, quelli<br />

alti di una volta. Ci siamo messi tutti sotto, sentivo<br />

i passi dei carabinieri lungo il corridoio.<br />

Il maresciallo, come avesse sentito tutto, è<br />

entrato nella stanza e ha acceso la luce. Ha visto<br />

sbucare tutti questi piedi da sotto i letti e ha<br />

gridato:”fuori!”<br />

Come si tremava!<br />

E poi cosa è successo?<br />

Abbiamo dovuto portare i libri e i quaderni<br />

nella stube e metterli sul tavolo. Vicino alla porta<br />

c’erano due carabinieri col fucile. Il maresciallo<br />

ha cominciato a chiedere nome e cognome, nome<br />

e cognome del papà e della mamma. Era proprio<br />

un brutto momento.<br />

Quando abbiamo dato i nostri nomi il maresciallo<br />

ci ha mandati tutti a casa; e noi via di corsa<br />

verso casa. Ci siamo fermati vicino al ponte, ci<br />

siamo guardati negli occhi, tutti avevamo paura di<br />

andare in galera. Io non ho nemmeno cenato, anche<br />

se mio padre ha detto di non preoccuparmi.<br />

E’ successo qualcosa?<br />

No, niente.<br />

E alla maestra?<br />

Un giorno abbiamo visto i carabinieri, il podestà<br />

e tutti quelli che comandavano venire giù<br />

dalla parte dove c’è adesso la farmacia e portare la<br />

maestra in comune. Si diceva che volevano mandarla<br />

giù in Italia a insegnare là. Ma pare che un<br />

suo fratello sacerdote abbia parlato col vescovo<br />

Enrici e che poi non sia più successo niente.<br />

Come avete fatto ad imparare l’italiano? Lei lo<br />

parla ancora molto bene.<br />

Abbiamo dovuto impararlo. Per forza.<br />

Ma sarà stato difficile!<br />

No, no. Non è mica difficile con la lingua italiana.<br />

Con la lingua tedesca è difficile.<br />

23. Il saluto romano dal libro di Stato della III<br />

classe elementare, anni Trenta.<br />

24. Caricatura in “Semplicissimus”, 1927.<br />

25. Pubblicità per l’editoria per ragazzi<br />

“L’Economia Nazionale”, 1928.<br />

14 storiae StoriaE rivista di storia e didattica della storia. Sovrintendenza Scolastica Bolzano. www.emscuola.org/labdoc storia/storiae<br />

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