“Sicilia perla del Mediterraneo”

Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari
LILLO E LA MATTANZA
Tante sono le storie che si raccontano intorno alla mattanza, le cosiddette tonnare,
oggi quasi tutte chiuse.
Tra Messina e Palermo ne esistevano tante e l’uccisione dei tonni, spinti dentro
una specie di gabbia fatta dalle reti che i marinai chiamano la “camera della mor-
te”. Quando i tonni sono entrati tutti, i pescatori chiudono le reti ed inizia
l’orrendo “spettacolo” della mattanza, nessun animale, per quanti sforzi faccia,
riesce a sfuggire ad una morte orribile: il caporais dà il via ed i marinai dalle bar-
che con le fiocine, gli arpioni, gli uncini uccidono gli animali terrorizzati. E’ un or-
gia di sangue, di urla dei marinai, di incitamento del caporais ad uccidere. I tonni
morti galleggiano sul dorso nell’acqua rossa del loro sangue.
Quindi vengono uncinati dalle barche e portati a riva, lì il “razionante” (il contabi-
le) e gli “obbligati” (compratori) si metteranno d’accordo sul prezzo.
Questa storia che ora riporteremo si svolge a Milazzo dove il caporais (parola che
viene dall’arabo, rais significa colui che comanda) Giuseppe decide di portare alla
mattanza il nipotino Lillo di appena otto anni.
Lillo, aveva appena fatto la prima comunione e quale regalo migliore gli poteva
fare il nonno che quello di portarlo con sé, come una “persona grande” alla mat-
tanza?
Il compito di spiegare come si svolge la mattanza c’è l’ha lo zio Luigi, l’avvocato,
che con la sua fluente e persuasiva parlantina incantava tutti, da vero principe del
foro qual’era!
“Anzitutto vi dirò che non esiste forma di uccisione di animali in Italia che abbia
aspetti così rituali come la mattanza, che vuol dire uccisione dei tonni in Sicilia. La
parola mattanza viene dallo spagnolo matar – uccidere - però questo modo di pe-
scare non viene dalla Spagna. Bisogna tuffarsi nella notte dei tempi per ritrovarne
le origini. I caporais si trasmettono di padre in figlio, prima di tuo nonno ci fu suo
- pag. 42 -