N. 5 - Settembre/Ottobre 2006 - cerca - Fiba

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Qual è il termine oltre il quale non è più possibile esercitare un diritto, fino a quando si è tenuti a conservare le ricevute di pagamenti e non essere più tenuti a dimostrare nulla. In questa sintetica scheda proviamo a riepilogare i termini della prescrizione e della decadenza di un diritto e quando far “pulizia” delle molteplici ricevute alle quali siamo soggetti. La prescrizione e la decadenza sono istituti legati al decorrere del tempo. La prescrizione comporta l’estinzione di un diritto se non esercitato nell’arco di tempo previsto dalla legge (artt. 2934 e seguenti del c.c.) Essa inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. È un istituto di ordine pubblico e la sua disciplina è inderogabile. La rinuncia del diritto, mentre decorre il termine prescrizionale, determina l’interruzione della prescrizione. I diritti si estinguono – per prescrizione – decorsi dieci (10) anni, salvo i casi in cui la legge prevede tempi diversi. La prescrizione in materia di lavoro è: • decennale per i diritti non retributivi come la qualifica superiore; • quinquennale per le differenze retributive e in tutti i casi di prestazioni periodiche come: la retribuzione e le indennità spettanti al lavoratore per la cessazione del rapporto di lavoro; • triennale per le retribuzioni corrisposte per periodi superiori al mese; • annuale per le retribuzioni corrisposte per periodi non superiori al mese. Le prescrizioni triennali e annuali sono dette “presuntive”, per indicare che al decorrere dei tempi stabiliti si devono ritenere ormai soddisfatte. Quindi il diritto viene soddisfatto in via presuntiva (e non estinto per prescrizione), salvo la possibilità di fornire la prova contraria. La decadenza si ha quando un soggetto deve far valere un diritto entro un determinato periodo di tempo, decorso il quale perde la possibilità di esercitarlo (prescrizione). Può essere stabilita nell’interesse generale (diritti indisponibili); in questo caso la sua disciplina è inderogabile, irrinunciabile dalle parti e rilevabile dal giudice d’ufficio, come ad esempio il termine: • di 60 giorni per impugnare il licenziamento; • di 6 mesi per impugnare le rinunce e le transazioni; • di 20 giorni per invocare la procedura innanzi al collegio arbitrale in tema di procedimenti disciplinari (art. 7 Statuto dei diritti dei lavoratori). La decadenza può essere disposta anche nell’interesse individuale di una delle parti; in tal caso trattandosi di diritti disponibili, la disciplina è derogabile dalle parti. La rinuncia e la transazione sono due negozi dispositivi che intervengono nel rapporto di lavoro, limitando l’esercizio delle facoltà di disporre di un diritto soggettivo. La rinuncia è l’atto tendente alla dismissione di un diritto soggettivo da parte del titolare. La transazione è il contratto mediante il quale le parti, facendosi reciproche concessioni, rimuovono o prevengono una lite (negozio di autocomposizione della lite). La rinuncia e la transazione possono essere impugnate dal lavoratore con qualsiasi atto scritto (anche stragiudiziale, purchè idoneo a rendere nota la propria volontà) entro sei mesi, con decorrenza dalla data di cessazione del rapporto se rinuncia COME CALCOLARE... Prescrizione e decadenza: nel rapporto di lavoro e per la conservazione dei documenti a cura di Cesare Sandulli o transazione sono avvenuti nel corso del rapporto di lavoro, ovvero dalla data della stessa rinuncia o transazione se avvenuta a rapporto concluso. Segue quindi la procedura di annullamento da parte del Giudice con il ripristino dei diritti lesi. Sono VALIDE e quindi NON impugnabili le rinunce o transazioni che siano avvenute o stipulate innanzi al giudice, alle commissioni presso le Direzioni provinciali del lavoro, o secondo procedure previste dai CCNL, poiché il lavoratore in questa sede perde il ruolo di contraente debole. Nel mondo del lavoro ci troviamo spesso di fronte alle cosiddette QUIETANZE a SALDO ossia documenti sottoscritti dal lavoratore, solitamente a fine rapporto, quando, nel ricevere una certa somma (TFR, tredicesima, ecc), si evince la piena soddi- Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong> 18 sfazione del prestatore che non ha più nulla da pretendere in quanto a crediti di lavoro. In realtà, questo atto non implica una rinuncia ad eventuali compensi che, in un secondo momento, potrebbe accorgersi di non aver percepito. In sostanza: • La quietanza è una mera dichiarazione senza alcuna efficacia negoziale. Il lavoratore potrà sempre far valere i propri diritti entro i termini di prescrizione e senza il “limite” di impugnazione di 6 mesi previsto per rinuncia/transazione; • Per conferire alle quietanze rilevanza negoziale al pari di rinuncia/transazione è necessaria la presenza di elementi specifici, chiari e oggettivamente determinabili, dai quali risulti la concreta volontà del lavoratore di abbandonare diritti e ragioni.
COME CALCOLARE... la conservazione dei documenti questi documenti vanno conservati per quanto tempo ? Abbonamento TV (relative ricevute di pagamento) ➡ 10 anni Affittto (relative ricevute di pagamento) ➡ 5 anni Atti di compravendita e proprietà della casa ➡ sempre Atti notarili in genere ➡ sempre Atti di matrimonio - di separazione ecc… ➡ sempre Assicurazioni (ricevute pagamento premi) ➡ 1 anno dalla scadenza Bollette/fatture energia elettrica - gas - rifiuti ➡ 5 anni - ma consigliamo almeno 10 anni Bollette telefono fisso ➡ 5 anni - ma consigliamo almeno 10 anni Bollette telefoni mobili-cellulari ➡ 10 anni Bollettini-ricevute pagamento ICI ➡ 5 anni dall’anno successivo a quello di pagamento Bollo auto (relative ricevute di pagamento) ➡ 3 anni dalla scadenza/ consigliamo però di conservare le ricevute per almeno 5 anni Contributi previdenziali INPS ➡ sempre Contratti di affitto ➡ sempre Documentazione relativa a dichiarazioni dei redditi ➡ fino alla scadenza del 4° anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione si consiglia però la conservazione per almeno 6-7 anni Estratti conto bancari ➡ 60 giorni per contestare le risultanze contabili in caso di errori od omissioni ci sono però 10 anni di tempo per proporre l’impugnazione dell’e/c Fatture di alberghi e ristoranti ➡ 6 mesi Fatture di artigiani ➡ 10 anni (consiglio) Multe stradali ➡ 5 anni Mutui (ricevute di pagamento delle rate) ➡ sempre Pagamenti rateali ➡ 5 anni Parcelle/fatture di liberi professionisti (avvocati-notai…) ➡ 3 anni Referti medici (ricoveri-analisi-lastre ecc…) ➡ sempre Scontrini di acquisto merce ➡ 26 mesi (sia ai fini della prova di acquisto, sia per esercitare i diritti di garanzia) Spese condominiali ➡ 5 anni Titoli di Stato ➡ 5 anni (scadenza del titolo) per la restituzione del titolo e per la richiesta degli interessi NOTA: in ogni caso si consiglia di trattenere copia delle ricevute per almeno altri 2-3 anni oltre le scadenze indicate; questo in quanto rispetto a certi termini di prescrizione possono esserci ancora incertezze interpretative Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong> 19
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