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N. 5 - Settembre/Ottobre 2006 - cerca - Fiba

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A cosa portano<br />

le grandi manovre<br />

del credito?<br />

di Matteo Ghisellini e Andrea Scaglioni<br />

RISIKO FINANZIARIO<br />

Il sistema bancario italiano ha cambiato struttura<br />

La partita di vertice pare essersi conclusa. In meno<br />

di un anno il sistema bancario italiano ha cambiato<br />

struttura.<br />

Avevamo tre gruppi medio grandi (Unicredit, Sanpaolo, Intesa),<br />

oggi abbiamo due gruppi di taglia europea. Unicredit,<br />

europeo oltre che per dimensione anche per mercati<br />

dopo gli acquisti all’Est e la fusione con Hvb; Intesa – San<br />

Paolo, europea al momento per dimensione ma con i muscoli<br />

per diventarla anche sui mercati. Due banche medie,<br />

Antonveneta e Bnl sono possedute la prima dal gruppo<br />

olandese Abn Amro e la seconda dai francesi di Paribas.<br />

Due grandi gruppi con un solido insediamento in Italia<br />

era un obiettivo minimo per un paese che è comunque<br />

tra le principali economie del mondo. Forse si poteva<br />

puntare a tre, coinvolgendo Mps e Capitalia rispettivamente<br />

con San Paolo e Intesa ma la strada non si è dimostrata<br />

percorribile.<br />

→ segue da pag. 3<br />

Ne emerge un’idea di banca alla quale tendere, capace di<br />

innovare il modo di produrre valore (rispettoso della centralità<br />

delle persone ed alieno al mal di budget); di riequilibrare<br />

a favore dei lavoratori, della clientela, della comunità<br />

di riferimento, la ripartizione del valore prodotto; di<br />

uscire dalle ossessioni di breve periodo che impediscono la<br />

proiezione strategica; di realizzare governance partecipative<br />

aperte agli stokeholders a partire dai lavoratori azionisti.<br />

In questo contesto prende avvio la seconda generazione di<br />

concentrazioni bancarie.<br />

La brevi note storiche che precedono ci consentono di delinearne<br />

le specificità.<br />

FOCUS<br />

Lavoro Bancario e Assicurativo - settembre/ottobre <strong>2006</strong><br />

6<br />

Nei prossimi mesi è alla lega inferiore per dimensioni<br />

che si dovrà guardare e cioè a Capitalia, Monte dei Paschi<br />

e alle Popolari che potranno comportare assestamenti<br />

importanti ma che non sembrano comunque in<br />

grado di incidere sui già definiti rapporti di forza.<br />

Rimane il nodo Generali, di cui Unicredit è azionista importante<br />

attraverso Mediobanca, e che sono a loro volta<br />

azionisti di Intesa – San Paolo, gruppo con il quale le<br />

Generali hanno importanti rapporti operativi; un triangolo<br />

anomalo, complicato dal fatto che con le Generali<br />

ha a che fare anche Capitalia, anch’essa importante<br />

azionista di Mediobanca.<br />

Questo quadro di estrema sintesi porta a stimare in 100<br />

miliardi il valore in euro per le fusioni ed acquisizioni<br />

sul mercato italiano nel <strong>2006</strong> con una accelerazione nel<br />

secondo semestre dopo che nel primo il totale si era fermato<br />

a 39 miliardi.<br />

Ogni generazione rivendica, infatti, la propria identità,<br />

spesso irriducibile. Perciò il dialogo intergenerazionale è<br />

opportuno e fecondo.<br />

La seconda generazione ha il carattere distintivo della contendibilità<br />

proprietaria europea.<br />

La battaglia di retroguardia in difesa dell’italianità delle banche<br />

e la fine ingloriosa dei suoi protagonisti, un mix inquietante<br />

tra concezione feudale della banca centrale ed avventurismo<br />

predatorio di provincia, ci dicono che le concentrazioni<br />

sovrannazionali domineranno la scena nel lungo periodo.<br />

Le concentrazioni europee scatenano ulteriori concentrazioni<br />

nazionali. L’unica risposta alle scalate europee consiste<br />

nell’alzarne il costo, aumentando il più possibile la capi-

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