91 TAVOLA ROTONDA Deficit immunitari - Bambino Progetto Salute
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12Rβ1, INFγR1, IFNγR2 o Stat 1. Il comune denominatore patogenetico in questi pazienti è<br />
risultato essere l'incapacità di produrre interferonγ, o di rispondere ad esso. Per altro, anche<br />
qualche eccezionale deficit acquisito di IFNγ e TNFα è stato segnalato (12). E in questo<br />
eterogeneo gruppo di deficit molecolari si esprimono con quadri clinici ostinati e gravi determinate<br />
infezioni da ceppi, di per sé, «debolmente patogeni» di batteri a vita intracellulare: micobatteri<br />
(micobatteri non tubercolari o Mycobatterium bovis bacillo di Calmette-Guerin) o salmonellae<br />
(12).<br />
C) E veniamo all'«uomo molecolare»<br />
Pochi dubbi che la compiuta (e completa) definizione del genoma umano (1999) abbia fornito<br />
l'analitica dimostrazione all'uomo (e al singolo essere umano) della sua tipicità molecolare. Ma che<br />
ogni essere umano fosse diverso da un altro (gemelli omozigoti a parte) era noto da gran tempo<br />
(13).<br />
Ed era noto, altrettanto da gran tempo, che - proprio in funzione delle sue peculiarità molecolari<br />
espresse su particolari linee cellulari immuno-inerenti - l'«uomo molecolare», appunto, fosse in<br />
grado di reagire ad antigeni cioè a stimoli ambientali-alimentari, a molecole allergenicheantigeniche<br />
(quelle micro-organismiche comprese) in modo altrettanto peculiarmente individuale<br />
(14).<br />
Il concetto, del pari noto da gran tempo (15), che molte di queste peculiarità fossero, a loro<br />
volta, HLA-inerenti, non poteva che proiettare significativamente su questo sistema il ruolo delle<br />
principali, individuali caratteristiche reattive ben collegandone l'essenza e il significato con il ruolo<br />
(biologicamente primario e "naturalmente" istituzionale) che questo sistema HLA MHC (o sistema<br />
della istocompatibilità maggiore) ha svolto elettivamente lungo tutta la storia (e la lezione) dei<br />
trapianti di CSE, soprattutto.<br />
Oggi abbiamo ricordato un altro paragrafo bene aderente a questa storia, soffermandoci sulla<br />
lezione di alcune malattie e infezioni, in particolare. Anche in questo settore, le "peculiarità"<br />
immunoreattive (di predisposizione o di resistenza) sono straordinariamente individuali. Sono tali<br />
e tante da evocare (qui magari provocatoriamente) una massima già cara a più di un Clinico del<br />
secolo passato: non esistono le malattie, esistono i malati ...<br />
E, allora, potrebbe essere persino breve il passo (magari provocatorio, anch'esso) verso uno<br />
switch classificativo delle infezioni. Alcune malattie infettive (in funzione dei loro quadri clinici<br />
individualmente differenziati) già, ovviamente, attribuite alla categoria delle patologie esogene<br />
potrebbero venire allocate in quella delle multifattoriali ... per un certo sbiadimento del confine fra<br />
esogeno ed endogeno, ammettendone un'eziologia francamente esogena (nessuno può<br />
dubitarne), ma valorizzando, non meno, una patogenesi (una maniera di reagire)<br />
"individualmente endogena". «Mutatis mutandis» potrebbe forse evocarsi, in questo senso,<br />
qualche suggestivo richiamo al modello fisiopatologico raffigurato per la celiachia (Fig. 2).<br />
Al di là di ogni sottigliezza semantica, può comunque emergere l'importanza di considerare<br />
vieppiù il valore delle terapie patogenetiche, oltre che quello dei trattamenti eziologici. Peraltro,<br />
fra le ricadute più pratiche della conoscenza del genoma quella della possibilità di prevedere<br />
terapie in un certo senso individualizzate è stata considerata e persino enfatizzata.<br />
Chi vivrà vedrà.<br />
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