36 la maturazione del senso dell’alterità e dei benefici derivanti dall’esperienza della tolleranza e del farsi prossimo. Numerosi, e altrettanto importanti, sono gli interventi che possiamo fare in relazione ai contesti in cui i ragazzi trascorrono <strong>il</strong> loro tempo; in casa, in primo luogo, vale la pena impegnarsi per regolarizzare i ritmi della quotidianità, rendere più tranqu<strong>il</strong>la e pacifica la convivenza, rafforzare <strong>il</strong> rispetto di sé, degli altri, degli ambienti e delle situazioni; favorire la comunicazione delle emozioni problematiche e dei sentimenti negativi. Ma anche in riferimento agli altri “territori” in cui abitano i figli è doveroso che facciamo la nostra parte: è necessario che facciamo esercizio di corresponsab<strong>il</strong>ità quando a scuola non ci sono le condizioni giuste per tenere sotto controllo l’aggressività degli studenti, per stimolare <strong>il</strong> senso del dovere, per garantire una socializzazione equ<strong>il</strong>ibrata; è bene stab<strong>il</strong>ire contatti con i genitori dei loro amici per fissare in modo condiviso i permessi e i divieti in relazione all’uso del tempo libero; perfino in parrocchia si rende sempre più necessaria qualche “incursione” perché l’educazione religiosa non sconfini in forme di falso pietismo e di sopportazione di coloro che non sanno affrontare in modo serio i percorsi formativi e la vita dell’oratorio. C’è <strong>il</strong> rischio di essere invadenti? Credo di no; la prevenzione è sempre faticosa e talvolta esposta a qualche incomprensione; ma è meglio degli allarmismi e soprattutto delle azioni tardive di tamponamento di quel che non va. E non dobbiamo neppure avere paura di entrare in contatto con modi diversi di pensare e di agire: vivere <strong>nel</strong> pluralismo non deve mai portarci a scegliere la neutralità etica. D’altronde, quando i ragazzi hanno comportamenti aggressivi, <strong>il</strong> più delle volte stanno testando la forza del nostro amore: quando ci mettono alla prova così duramente, è perché vogliono essere sicuri che non siamo soltanto capaci di coccole, ma anche di orientare la loro esistenza verso approdi esigenti. FEBBRAIO <strong>2008</strong> <strong>BS</strong> ARTE SACRA: CROCIFISSI di F<strong>il</strong>ippo Manoni f<strong>il</strong>ippo652@interfree.it Sic<strong>il</strong>iano, classe 1943. È pittore, giornalista, critico d’arte, poeta. Innumerevole la produzione sia come poeta, sia come critico, sia come pittore. Ha esposto in varie parti d’Italia e conquistato la ribalta internazionale. ROSARIO VELARDI LA SICILIA SUL GOLGOTA Rosario Velardi si forma in un primo momento come giornalista e poeta, ma in fondo è proprio qui che si radica in maniera inscindib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> suo rapporto con la terra natia che poi farà da sfondo scenico alle sue opere pittoriche, <strong>nel</strong>le quali usa prevalentemente la tecnica mista, che permette di esaltare ai massimi livelli le qualità e le capacità ottiche delle interazioni cromatiche. Nelle sue pitture, grande è l’influenza della cosiddetta era di mezzo. Il mondo medievale, <strong>il</strong> viver quotidiano di questo misterioso e attraente periodo, e la sua specifica ambientazione sicula entrano in ogni “testo pittorico” quasi a volerne sottolineare l’attualità. E non sorprenda <strong>il</strong> gusto e l’ispirazione tratta dal naif che permea anche la resa dei soggetti sacri. >> È una Sic<strong>il</strong>ia che trasporta <strong>il</strong> tempo, quella di Velardi, non che sopporta <strong>il</strong> tempo! Del resto è nota la commistione di popoli, etnie e culture che coesistono ancora oggi in quella terra, rendendola carica di aspetti antropologici e culturali a loro modo interessanti e contradditori. Per questo sembra di vivere immersi in un sogno fiabesco guardando una pittura di Velardi abitata da re e regine, vassalli e valvassori, popolani e cortigiani, dove la contemporanea convivenza di tempi diversi crea una scena a-temporale e dove la rappresentazione degli spazi “comuni” della Sic<strong>il</strong>ia di sempre produce una terra in realtà inesistente dove l’unica forma di prospettiva – come soleva dire Piero della Francesca – è <strong>il</strong> colore che, tuttavia, crea ciò che anche un bambino può capire. >> Per giungere alla sua Crocifissione, occorreva questa premessa. Il soggetto sacro, elemento importante della sua produzione artistica, è quanto di più intriso di “sic<strong>il</strong>ianità” ci si poteva attendere da un sic<strong>il</strong>iano doc come Velardi. La croce, elemento che buca e supera <strong>il</strong> tempo, si stacca imperiosa sul paesaggio sottostante in cui la devozione si manifesta <strong>nel</strong> più totale s<strong>il</strong>enzio, un s<strong>il</strong>enzio che rasenta l’indifferenza. Le donne continuano <strong>il</strong> loro lavoro, un giovane ammicca con <strong>il</strong> sorriso una seducente fanciulla, <strong>il</strong> fiume prosegue placido <strong>il</strong> suo scorrere, mentre Gerusalemme <strong>nel</strong>la più completa immob<strong>il</strong>ità rimane quasi addormentata, come incurante del dramma che si consuma subito fuori delle sue mura. E <strong>il</strong> Messia, <strong>nel</strong>l’attimo del dolore e del supremo sacrificio, è rappresentato già in trionfo, lontano dalle immagini medievali del “Christus patiens”. Le sue braccia non sembrano inchiodate alla croce quanto piuttosto rivolte al cielo, al Padre, per invocare sul popolo di Sic<strong>il</strong>ia e del mondo <strong>il</strong> perdono e la benedizione. La Crocifissione è la preghiera di Velardi sulla Sic<strong>il</strong>ia, “Lamma Sabactani”, non abbandonare <strong>il</strong> nostro popolo!
LAETARE ET BENEFACERE… AFORISMI di Francesco Ferrara 1) Chi crede in qualcosa rischia di rimanere deluso. Chi crede in niente è già deluso. 2) Voler bene a cento donne è fac<strong>il</strong>e. Il diffic<strong>il</strong>e è amarne una. <strong>BS</strong> FEBBRAIO <strong>2008</strong> 37