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Untitled - Istituto per la storia della Resistenza e della società ...

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Il risoluto intervento dei partigiani in favore degli o<strong>per</strong>ai convinse le ditte del<strong>la</strong> Valsessera<br />

e delle zone limitrofe a soddisfare le richieste dei <strong>la</strong>voratori. Fu poi <strong>la</strong> volta degli<br />

imprenditori delle altre val<strong>la</strong>te biellesi e di Biel<strong>la</strong>, i quali non poterono più tergiversare e<br />

furono costretti a dare ai propri dipendenti quanto era già stato corrisposto ai <strong>la</strong>voratori<br />

delle altre ditte.<br />

Nell’indurre gli industriali valsesserini ad accettare le richieste o<strong>per</strong>aie, decisivo fu<br />

il ruolo del “Pisacane”, nel<strong>la</strong> cui sede di Postua, oltre a parenti, amici e col<strong>la</strong>boratori dei<br />

partigiani, si recarono industriali <strong>per</strong> discutere con “Gemisto” (Francesco Moranino) i<br />

problemi re<strong>la</strong>tivi agli spacci aziendali ed alle forniture militari ai tedeschi.<br />

Il dinamismo del “Pisacane”, in alcune circostanze marcatamente antipadronale, sancì<br />

<strong>la</strong> definitiva rottura tra i partiti del Cln ed i comunisti, ai quali le forze antifasciste moderate<br />

e conservatrici attribuivano <strong>la</strong> responsabilità del<strong>la</strong> situazione che si era venuta a<br />

creare nel Biellese a causa degli scio<strong>per</strong>i, ma che di fatto erano stati <strong>la</strong>sciati soli nell’organizzare<br />

e dirigere <strong>la</strong> lotta armata contro i nazifascisti. Per le autorità provinciali nazifasciste<br />

invece, <strong>la</strong> presenza a Postua dei partigiani, le cui iniziative rafforzavano i loro<br />

rapporti con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, diventava, col passare dei giorni, un problema politico serio<br />

da risolvere presto. Il fatto poi che i tito<strong>la</strong>ri dei <strong>la</strong>nifici Trabaldo Pietro Togna di Pray e<br />

Bozzal<strong>la</strong> & Lesna di Coggio<strong>la</strong> avessero avuto approcci <strong>per</strong> dirimere questioni inerenti<br />

al<strong>la</strong> produzione dei loro stabilimenti con il Comando del “Pisacane”, mandava in furia i<br />

fascisti che accusavano molti industriali di fare il doppio gioco e creava un precedente<br />

che i tedeschi non potevano accettare.<br />

Intanto i partigiani dei distaccamenti “Bixio”, “Mameli”, “Bandiera” 31 e “Piave”, dopo<br />

le azioni in appoggio agli o<strong>per</strong>ai in scio<strong>per</strong>o, erano ritornati alle loro basi. Praticamente<br />

iso<strong>la</strong>ti, alle prese con crescenti problemi <strong>per</strong> il rifornimento di viveri, essi erano<br />

preoccupati <strong>per</strong> come <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, ed in partico<strong>la</strong>re gli o<strong>per</strong>ai, si sarebbero comportati<br />

nei loro confronti in seguito al<strong>la</strong> rappresaglia attuata dai nazifascisti nelle giornate<br />

tra il 21 e il 23 dicembre. Una barbara ritorsione, pagata con decine di vittime inermi, <strong>la</strong><br />

cui responsabilità i nazifascisti cercavano di far ricadere sui partigiani, che avevano<br />

osato colpire a morte appartenenti alle loro forze armate. Ma il tentativo dei tedeschi e<br />

dei repubblichini di criminalizzare i partigiani <strong>per</strong> dividere il popolo da essi non riuscì.<br />

In breve tempo vennero ristabiliti i collegamenti tra i distaccamenti e <strong>la</strong> rete dei col<strong>la</strong>boratori,<br />

il che consentì ai partigiani di compiere nuovamente azioni in tutto il Biellese 32 .<br />

Purtroppo, l’impossibilità di dare ai giovani partigiani - molti dei quali non avevano<br />

mai sparato un colpo - un’adeguata istruzione all’uso delle armi e l’eccessiva disinvoltura<br />

con cui queste venivano maneggiate, fu causa del<strong>la</strong> morte di alcuni di essi. Pierino<br />

Mi<strong>la</strong>nesio (c<strong>la</strong>sse 1925), del distaccamento “Bixio”, <strong>per</strong>se <strong>la</strong> vita il 13 gennaio 1944 <strong>per</strong><br />

un colpo partito accidentalmente dall’arma di un compagno. Per lo stesso motivo Al-<br />

31 Il 24 dicembre il distaccamento “Bandiera” <strong>la</strong>sciava <strong>la</strong> base del monte Cucco. Dei suoi<br />

effettivi una trentina raggiunsero il Bocchetto Sessera, ove si sistemarono in un edificio colà<br />

esistente, mentre alcuni altri si trasferirono al “Bixio” nell’alta valle dell’Elvo.<br />

32 Il 6 gennaio 1944 Morsero telegrafava al Ministero dell’Interno: «In questi giorni gennaio<br />

rinnovatesi azioni sporadiche ribelli quasi in tutte le località ove reparti hanno o<strong>per</strong>ato<br />

rientrando senza possibilità <strong>la</strong>sciare presidi» (ASV, Prefettura repubblicana 1943-45, Gabinetto,<br />

mazzo 65).<br />

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