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Untitled - Istituto per la storia della Resistenza e della società ...

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Lunedì 31 gennaio un’autocolonna di militari germanici dotata di cannoncini, mortai<br />

ed appoggiata da autoblindo puntò su Bagneri: località del<strong>la</strong> valle dell’Elvo ove da<br />

due giorni si trovava il distaccamento “Bixio”. I garibaldini, che disponevano solo di<br />

fucili con poche munizioni, più che a resistere si limitarono a control<strong>la</strong>re e a ostaco<strong>la</strong>re<br />

i movimenti del nemico con qualche colpo di fucile, ritirandosi poi più in alto <strong>per</strong> evitare<br />

l’accerchiamento.<br />

Il mattino del 2 febbraio un’autocolonna tedesca in azione di rastrel<strong>la</strong>mento, dopo<br />

aver raggiunto Oriomosso (Quittengo) nell’alta valle Cervo, attaccò il “Mameli”. Nel<br />

corso dell’o<strong>per</strong>azione, che si protrasse <strong>per</strong> diverse ore, vennero «sparati diversi colpi<br />

di cannone» che provocarono «incendi nei boschi, mentre molte cascine venivano incendiate<br />

dalle truppe stesse» 40 . Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> giornata i partigiani, che erano riusciti a<br />

su<strong>per</strong>are <strong>la</strong> prova del rastrel<strong>la</strong>mento senza dar segni di sbandamento, <strong>la</strong>mentavano <strong>la</strong><br />

morte di Pierino Lanati, fatto prigioniero e fuci<strong>la</strong>to dai tedeschi tra le macerie fumanti<br />

delle baite dell’alpe Orio Secco, e <strong>la</strong> distruzione delle modeste riserve di viveri. Costretti<br />

ad abbandonare Orio Secco, sede del distaccamento, gli uomini del “Mameli” ritornarono<br />

nuovamente in una baita del<strong>la</strong> Costa Pessine.<br />

comunque delle <strong>per</strong>sone antirepubblicane del<strong>la</strong> zona, dovrebbe certamente conoscere i retroscena<br />

ed i responsabili morali e materiali dell’uccisione del Centurione Peraldo e del Commissario<br />

prefettizio di Muzzano signor Dondana, il sottufficiale opportunamente interrogato<br />

ha dichiarato che è sua convinzione che l’aggressione predetta è esclusivamente dovuta ad<br />

iniziativa dei ribelli e che fosse diretta soprattutto, e forse unicamente contro il Peraldo il<br />

quale, sia come podestà del comune di Sordevolo prima, sia come giudice componente il<br />

tribunale speciale di Novara, era malvisto da molti. Agli atti di ufficio del<strong>la</strong> compagnia di<br />

Biel<strong>la</strong> sono stati rinvenuti gli allegati esposti contro il Peraldo, allorquando ricopriva <strong>la</strong> carica<br />

di podestà. Da essi si rileva che il Peraldo aveva nell’ambiente vari oppositori e <strong>per</strong>ciò<br />

non è importante che - specie ora che egli era stato chiamato a far parte del tribunale speciale<br />

- abbia attirato verso di sé le attenzioni di quanti lo osteggiavano, che forse gli hanno creato<br />

nell’ambiente dei ribelli quell’atmosfera di odio, senza <strong>la</strong> quale evidentemente essi non avrebbero<br />

osato recarsi a casa sua col determinato proposito di ucciderlo, come infatti è avvenuto.<br />

Dalle indagini sui responsabili morali e tanto meno sugli esecutori materiali, data <strong>la</strong> situazione<br />

- è ovvio dirlo - sono difficili. Il predetto sottufficiale ha dichiarato di non essere assolutamente<br />

in grado di fornire elementi in merito e non ritiene prudente <strong>per</strong> il momento fare<br />

delle indagini finché non migliori <strong>la</strong> situazione locale. Ho proposto il maresciallo Forte <strong>per</strong><br />

trasferimento ad altra sede» (ASV, Prefettura repubblicana 1943-45, Gabinetto, mazzo 66).<br />

40 ASV, Prefettura repubblicana 1943-45, Gabinetto, mazzo 66.<br />

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