Untitled - Istituto per la storia della Resistenza e della società ...
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Il tempo dell’“attendismo”<br />
Nel Biellese le centinaia e centinaia di militari che <strong>la</strong> sera dell’8 settembre 1943, dopo<br />
aver appreso <strong>la</strong> notizia dell’armistizio, avevano abbandonato l’esercito ed erano riusciti<br />
a raggiungere le loro famiglie, trascorsi un po’ di giorni a casa, salirono “in montagna”.<br />
La decisione presa dagli ex militari fu spontanea e, salvo in alcune località dove <strong>la</strong> loro<br />
partenza venne organizzata da comunisti e da qualche ufficiale, essi raggiunsero i luoghi<br />
scelti in gruppi più o meno numerosi.<br />
Occupate le baite di molti pascoli che si trovano nelle alte val<strong>la</strong>te del Viona, dell’Elvo,<br />
del Cervo, dello Strona e del Sessera, furono le famiglie che nei primi giorni resero<br />
possibile l’esistenza in montagna degli ex militari, il cui timore più grande era quello<br />
del<strong>la</strong> cattura e del<strong>la</strong> deportazione in Germania.<br />
Non meno drammatica di quel<strong>la</strong> degli ex soldati sbandati era, in quel momento, <strong>la</strong><br />
vicenda dei prigionieri inglesi, australiani, neoze<strong>la</strong>ndesi, fuggiti dopo l’8 settembre dal<br />
campo di prigionia Pg 106 situato nel Vercellese. Milleseicento uomini che, una volta<br />
liberi, scelsero in parte di raggiungere <strong>la</strong> Svizzera, come i mille che vi riuscirono grazie<br />
all’impegno di tanti antifascisti e molti col<strong>la</strong>boratori occasionali; oppure di partecipare<br />
al<strong>la</strong> lotta contro i nazifascisti come i non molti che rimasero con i partigiani; o anche di<br />
nascondersi fino al<strong>la</strong> liberazione con l’aiuto e <strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in località<br />
del Biellese, del<strong>la</strong> Valsesia e del Vercellese come decisero gli altri 1 .<br />
Verso <strong>la</strong> fine di settembre alcuni ufficiali biellesi, d’accordo con un comando militare<br />
che si era sistemato all’Albergo Savoia vicino al <strong>la</strong>go Mucrone, si attivarono nelle<br />
zone di Donato, del santuario di Graglia, del<strong>la</strong> conca d’Oropa, del monte Cucco, del<br />
Bocchetto Sessera dove più alto era il numero degli ex militari, <strong>per</strong> organizzare gli sbandati<br />
e costituire dei reparti di cui prendere il comando.<br />
A sostenere l’iniziativa di questi ufficiali vi era il Comitato di liberazione nazionale di<br />
Biel<strong>la</strong> il quale, potendo contare su un rego<strong>la</strong>re e consistente contributo finanziario da<br />
parte di numerosi industriali, era in grado di garantire il sostentamento degli sbandati in<br />
montagna. Facile fu quindi <strong>per</strong> gli ufficiali aggregare gli sbandati e assumere il comando<br />
di questi gruppi: impossibile invece il ripristino di quel<strong>la</strong> disciplina formale, sommamente<br />
detestata dai soldati, già esistente nell’ex esercito e al<strong>la</strong> quale tenevano.<br />
Risolto il problema esistenziale con una rete logistica e di rifornimenti che assicurava<br />
il minimo vitale agli uomini, ai primi di ottobre i comunisti avanzarono <strong>la</strong> richiesta di<br />
poter affiancare al comandante un commissario politico, rec<strong>la</strong>marono <strong>la</strong> distribuzione<br />
delle armi, proposero di intraprendere delle azioni contro i nazifascisti.<br />
1 Notizie sugli ex prigionieri in ANELLO POMA - GIANNI PERONA, La <strong>Resistenza</strong> nel Biellese,<br />
Parma, Guanda, 1972, pp. 57-58; CLAUDIO DELLAVALLE, O<strong>per</strong>ai, industriali e Partito comunista<br />
nel Biellese 1940-1945, Mi<strong>la</strong>no, Feltrinelli, 1978, pp. 65-66; LUIGI MORANINO, ll campo di<br />
prigionia Pg 106, in “l’impegno”, a. V, n. 1, aprile 1989, pp. 44-48.<br />
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